Ripartire dopo 4 anni. Sentiamo il dottor Giorgi

23.11.2022
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Qualche giorno fa vi avevamo parlato di Andrea Innocenti, il ragazzo che è rimasto fermo oltre quattro anni per un intoppo con l’antidoping al primo anno tra gli U23. Al netto di questa vicenda (non è questo l’argomento), è scattata in noi la curiosità di sapere come si fa a tornare alle gare dopo uno stop tanto lungo. Una curiosità alla quale ha risposto il dottor Andrea Giorgi, in uscita dalla  Drone Hopper-Androni. Giorgi, va detto, è anche un eccellente preparatore.

Innocenti ci aveva detto che non aveva corso, ma che comunque si era allenato. E anche forte. Due picchi a stagione, con tanto di riposo e altura a seguire. Dietro motore con la bici da crono… Insomma non era rimasto a piangersi addosso.

Il dottor Giorgi con Bais…
Il dottor Giorgi con Bais…

L’aspetto mentale

«Quattro anni fermo sono davvero un tempo lungo – esordisce Giorgi – e soprattutto un tempo non facile da valutare specie per un adolescente. Intorno ai 17-18 anni, i ragazzi continuano a svilupparsi verso l’età adulta con importanti variazioni corporeo.

«Partendo dal caso di Innocenti, lui si è allenato e tutto sommato il suo “detraining”, il periodo di non allenamento, è stato più psicologico che fisico. Non ha continuato ad avere gli stimoli provenienti dalle competizioni: tensione, approccio alla gara, alimentazione prima, durante e dopo la la competizione… ma il resto tutto sommato c’era».

E infatti Innocenti stesso ha parlato di alcune difficoltà tecniche. Il ragazzo toscano, tornato in corsa questa estate al Giro del Friuli, ha detto di aver preso dietro lo Zoncolan in quanto si era staccato nella discesa precedente. Certe attitudini, certi automatismi si perdono a quanto pare. Non si ritrovano in un attimo, specie in questo ciclismo che corre veloce in tutti i sensi. Novità tecniche, materiali… anche il gruppo si muove diversamente.

Non è solo una questione di ritmo, stare fermi a lungo significa anche dover riprendere il feeling con il gruppo
Non è solo una questione di ritmo, stare fermi a lungo significa anche dover riprendere il feeling con il gruppo

Il detraining…

«Quando si parla di detraining – prosegue Giorgi – bisogna fare un distinguo tra breve e lungo periodo. Fino alle quattro settimane di stop si parla di breve periodo, sopra di lungo periodo. L’inattività rapidamente agisce negativamente sul sistema cardiovascolare e metabolico. Basti pensare che dopo due giorni si ha una riduzione del sistema cardiovascolare: iniziano a salire i battiti. Dopo quattro settimane diminuiscono le altre capacità. Il flusso ematico per esempio scende del 5-10 per cento. Poi si va a stabilizzare.

«Ci sono poi le variazione metaboliche: in cui l’organismo non è più grado di utilizzare certi sistemi energetici. Giusto ieri avete scritto quell’articolo con la Lombardi in cui si diceva che i grassi non si usano perfettamente come quando si è allenati. Infatti il sistema mitocondriale si “disallena” ad utilizzare i grassi, a favore degli zuccheri».

Giorgi prosegue e parla anche di importanti differenze ormonali. Ma in questo caso il capitolo è enorme e complicato. 

«Quel che invece va detto è che si assiste ad una perdita della forza muscolare. Con il tempo le fibre si riducono di volume».

In soldoni: si riduce l’attivazione e la dimensione dei muscoli e quindi meno forza.

«Però è anche vero che se una persona è abituata a fare sport e vuole ricominciare la sua attività, anche dopo un lungo stop non ripartirà del tutto da zero. Sarà uno step più avanti rispetto a chi inizia per la prima volta. Il suo organismo riconosce certi sforzi e si adatta meglio».

Già dopo un paio di giorni di inattività il battito cardiaco tende a salire
Già dopo un paio di giorni di inattività il battito cardiaco tende a salire

Perdite e guadagni

Stando fermi si perde parecchio, è vero. E si perde non solo da un punto di vista fisico, però si potrebbe pensare che questi anni di stop alla lunga potrebbero anche avere effetti positivi sulla carriera di un corridore. Di fatto per un certo periodo della sua vita da atleta, il soggetto in questione non si è logorato. Magari a 35 anni è più fresco di un coetaneo. Giorgi però non ne è convinto. 

«Non è detto che sia più fresco – dice il dottore – magari ha perso una fase importante della sua formazione in cui aveva determinati stimoli, come l’abituarsi a certi ambienti, viaggiare, fare certi sforzi massimali con l’obiettivo del traguardo… Il logorarsi di un atleta per me è più un discorso psicologico che fisico. Chiaramente se si gestiscono bene certe fasi e certi adattamenti sin da giovani. Ma vale il discorso che si fa spesso e cioè il crescere con pazienza.

«Faccio l’esempio di Masnada. Lui è passato con noi professionista a 25 anni. Se si avesse avuta fretta Fausto non sarebbe diventato un corridore da WorldTour. E’ uno di quei corridori che con il tempo va a migliorare specie nelle corse a tappe e in quelle dure. Ma nel ciclismo giovanile italiano, la maggior parte delle corse sono veloci e certi giovani come lui non hanno tempo per maturare e mettersi in mostra. E infatti oggi chi va avanti? Quelli più veloci. Chi ha le caratteristiche di Masnada fa più fatica ad emergere e quel ragazzo si perde».

Quindi un Innocenti della situazione senza aver corso potrebbe aver perso quella fase di adattamento che lo avrebbe visto emergere un po’ più là negli anni, ammesso che ne avesse avuto bisogno. O al contrario di accelerare i tempi.

«Quegli anni (17-18) non sono più importanti di altri nell’insieme della formazione di un atleta. Bisogna allenarsi in tutte le fasi della vita, ma in modo progressivo e nel rispetto dei tempi. Dal divertimento dei bambini, in cui subentrano anche aspetti sociali o la tecnica di guida… al professionista che cura i particolari. Ci sono stress che vanno gestiti a 360 gradi». 

Per Giorgi Masnada che aveva quasi smesso è un esempio di abnegazione
Per Giorgi Masnada che aveva quasi smesso è un esempio di abnegazione

Ritorno al top

Ed è complesso anche il discorso su quanto tempo ci si mette per tornare al top. 

«Dipende dall’obiettivo dell’atleta – conclude Giorgi – servono 4-5 settimane per tornare ad avere i primi adattamenti seri. Ci sono anche dei tempi tecnici per avere un certo livello d’ipertrofia muscolare. Pertanto direi un paio di mesi non dico per tornare al top, ma almeno per tornare alle corse (parlando di soggetti sani, ndr). Per stare bene in gruppo.

«Per la prestazione super, invece, serve più tempo, ma anche in questo caso molto dipende dal soggetto. Nel caso di Innocenti, che si è allenato molto, direi una mezza stagione. Per chi riparte da zero direi sei mesi di allenamento, due mesi di rodaggio con le corse e quindi alla fine ecco che è passata una stagione piena. Ma le variabili, ripeto, sono molte».