L’altro padre, “il Franceschi” lo aspettava a Como

13.10.2022
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L’onda lunga del ritiro di Vincenzo Nibali. Un addio così non svanisce in pochi giorni. Sul rettilineo di Como, ad attendere il suo figlioccio c’era, e non poteva essere altrimenti, anche Carlo Franceschi, presidente della Mastromarco Sensi Nibali, la squadra che ha lanciato il messinese al grande ciclismo.

“Il Franceschi”, lo ricordiamo, è colui che accolse lo Squalo quando Squalo ancora non era, ma era solo un ragazzino partito dalla Sicilia con un’immensa voglia di fare il corridore. Un ragazzino che prometteva bene, ma che chiaramente aveva più sogni che certezze. Franceschi gli aprì le porte di casa sua nel vero senso della parola. I genitori di Vincenzo glielo affidarono.

Carlo Franceschi, ex direttore sportivo e attuale presidente della squadra in cui correva Nibali da dilettante, sull’arrivo di Como
Lago di Como, Franceschi, attuale presidente della squadra in cui correva Nibali da U23

Ventidue anni

«E siamo arrivati a questo momento – dice Carlo con un tono velato di commozione – sono emozionato. La sua carriera è stata lunga. Ho visto la sua prima gara da professionista a Laigueglia nel 2005 e non potevo mancare oggi all’ultima, al Lombardia.

«Cosa devo dire? Dal 2000 (per Carlo “Nibali è iniziato” 5 anni prima degli altri, ndr) mi ha dato soddisfazioni ed emozioni incalcolabili».

Franceschi parla di un ragazzo che è sempre stato serio e maturo, in relazione alla sua età, e soprattutto è sempre stato motivato.

«E lo è stato fino alla fine. Prima della partenza di questo Lombardia era rilassato, ma anche un po’ teso, emozionato, perché comunque sapeva che era l’ultima gara. Mi ha detto però che aveva dormito bene nella notte, perché voleva cercare di dare un piccolo brio a tutti i suoi tifosi».

Per Franceschi la vittoria di Nibali alla Sanremo è stata la più emozionante
Per Franceschi la vittoria di Nibali alla Sanremo è stata la più emozionante

Quella Sanremo

Carlo con i “CanNibali” è partito in piena notte da Mastromarco. Non erano neanche la quattro, ma voleva farsi trovare presente alla sveglia di Vincenzo nell’hotel in cui alloggiava. Bisognava scortalo alla partenza. Poi è andato a vederlo anche in cima ad una delle prime salite.  «Cosa gli ho detto? Corri alla Nibali e poi vediamo che succede. E lui si è messo a ridere».

«Se chiudo gli occhi ho due vittorie di Vincenzo stampate qui dentro – mentre si porta il pollice alla fronte – la vittoria del Tour, soprattutto la prima tappa che vinse, e la Milano-Sanremo

«Alla Sanremo mi ha fatto quasi venire un infarto. Perché lui è abituato a prendere 100 metri e a portarli all’arrivo, ma farlo alla Classicissima era una cosa grossa… e ci è riuscito. Per me è la più bella vittoria della sua carriera. Non era una gara che gli si addiceva tanto. Quello è stato un numero da vero campione».

Il 22 marzo 2006 Nibali coglie la sua prima vittoria da pro’: la Cervia-Faenza, seconda tappa della Coppi e Bartali
Il 22 marzo 2006 Nibali coglie la sua prima vittoria da pro’: la Cervia-Faenza, seconda tappa della Coppi e Bartali

Tirate d’orecchie

In apertura abbiamo scritto che Carlo Franceschi è stato anche un padre per Nibali. E un padre non dice sempre e solo di sì. A volte tira le orecchie, rimprovera… ci si discute anche. E momenti così tra Franceschi e Nibali non sono mancati. Ma sono proprio questi momenti che innalzano il rapporto, lo rendono qualcosa di più. Lo fanno diventare una famiglia.

«Quando era junior e dilettante – va avanti Franceschi – ci ho litigato tanto. E ci ho litigato tanto perché tanto sciupava. Quando vinceva e sapeva che aveva sciupato, poi veniva da me e con un aria da furbetto mi faceva: “Hai visto che ho vinto lo stesso?”. Io però gli ribattevo: “Sì, però domenica scorsa non l’hai finita. E quella ancora prima le hai prese…”. Invece di 15 poteva averne vinte 18. Posto che poi quelle vittorie non contavano nulla perché una volta passato si azzerava, e si azzera, tutto. Ma era il concetto del correre bene che a me stava a cuore. Sembrava che non ascoltasse, però ascoltava e questo contava».

Quelle ramanzine da ragazzino sono servite. Certi errori magari da pro’ in corsa non li ha fatti. Ma Nibali e Franceschi si sono sentiti, anche durante la super carriera del siciliano.

«Mi ha sempre chiamato – prosegue Carlo – quando era ancora a casa mia, chiedeva i consigli e io gli spiegavo certe cose. Le direttive erano sempre quelle: nello sport bisogna essere leali, onesti e altruisti… Ma quando c’è la possibilità di andare, bisogna andare».

Dopo l’arrivo l’abbraccio di Nibali ai suoi genitori e a Carlo, a sinistra (foto Instagram)
Dopo l’arrivo l’abbraccio di Nibali ai suoi genitori e a Carlo, a sinistra (foto Instagram)

La Porsche no

Ma i consigli non erano da direttore sportivo a corridore, erano anche da “padre a uomo”, perché nel frattempo Nibali è chiaramente maturato, si è sposato e ha messo su famiglia.

«Una volta tornò dopo un buon Tour e mi disse: “Voglio farmi un regalo, mi compro una Porsche”. Io gli risposi: “No, la Porsche non si compra, prima finisci casa”. Aveva preso un appartamento nelle mie zone, doveva acquistare anche il garage e così fece… Poi comprò anche la Porsche! Ma intanto le priorità erano state rispettate. I consigli li chiedeva, dai…».

Franceschi continua il suo cammino verso la zona d’arrivo. Nell’area riservata, lo attendono i genitori di Vincenzo. E’ tutto pronto per quella che, a prescindere dal risultato, sarebbe stata una festa. Carlo aspettava il suo ragazzo, come tante volte aveva fatto in questi 22 anni che gli è stato al fianco. 

«Quando arriverà gli dirò grazie di averti trovato. E grazie delle tante emozioni che mi hai dato nella vita».