Passo per passo fino a Parigi: i giorni di Ganna spiegati da Cioni

27.06.2024
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Dal 2 luglio in Austria inizierà l’ultima corsa di preparazione di Filippo Ganna, che si concluderà cinque giorni dopo: venti esatti prima della cronometro olimpica di Parigi del 27 luglio. Dopo il campionato italiano su strada, chiuso al quarto posto su un percorso molto duro per le sue caratteristiche, il piemontese è tornato a lavorare in pista. E noi abbiamo approfittato dei pochi giorni prima del Tour of Austria per fare il punto della situazione con il suo allenatore Dario Cioni. Curiosamente, parlando di crono olimpica, nella Ineos Grenadiers correranno l’Austria anche Tobias Foss e Magnus Sheffield: due che con le loro nazionali saranno in lizza per le stesse medaglie.

«L’Austria è l’unica corsa a tappe per quelli che non fanno il Tour – spiega Cioni – e che hanno ancora del lavoro da fare. Non è neanche per il prologo, che forse si farà con la bici da strada, ma per quegli 800 chilometri di gara in cui si potrà lavorare cercando anche il risultato. Filippo ha appena concluso due giorni di lavoro in pista e poi uno di volume su strada. Se facesse tre giorni in velodromo, ne uscirebbe troppo stanco e senza portare a casa qualcosa di utile».

Il rendimento di Ganna in salita al tricolore è la somma dei lavori del Giro, dell’altura e della pista
Il rendimento di Ganna in salita al tricolore è la somma dei lavori del Giro, dell’altura e della pista
Ti aspettavi che andasse così forte nella gara tricolore su strada?

Dopo il Giro ha lavorato un po’. Ha assorbito il lavoro, poi è stato in altura e ha fatto un po’ di specifico. La settimana prima, sceso dall’altura era stato anche in pista. La vittoria del tricolore crono e quel quarto posto sono stati il risultato di tutto messo insieme.

Come mai in pista fa blocchi di due giorni e non più di tre?

Nei primi tempi si era iniziato con blocchi più lunghi, però proprio da Tokyo in avanti non si sono più ripetuti. In pista fai tanta qualità e secondo noi il terzo giorno si inizia a pagare. Ogni tanto ha rifatto anche tre giorni, non c’è una preclusione, ma volendo lavorare bene è meglio farne due per dedicarsi poi a un lavoro di volume. Quindi di fatto sono triplette, ma col terzo giorno su strada.

Il Tour of Austria ha le sue belle salite: può essere gestito oppure la corsa è corsa?

La corsa è corsa, non puoi prevedere più di tanto, a meno di non decidere che in qualche giorno particolare tiri a salvarti. Magari decidi che su cinque giorni, due li fai a tutta, due stai in gruppo e uno salvi la gamba o comunque cerchi di arrivare al traguardo avendo ancora energie nel serbatoio. Però non puoi gestirti come quando sei in allenamento e stabilisci quando lavorare in soglia e quando al medio. In gara dipende anche dagli altri, con la fortuna che non dovendo fare classifica, hai la possibilità di non andare ogni giorno fuori giri.

Il leit motiv di tutto l’anno ha visto Ganna e gli azzurri alternarsi fra strada e pista
Il leit motiv di tutto l’anno ha visto Ganna e gli azzurri alternarsi fra strada e pista
Dopo i campionati italiani, Ganna ha detto che a casa avrebbe usato la bici da crono simulando situazioni di gara.

Ha iniziato a farlo a Livigno, dove aveva quella nuova e l’ha usata un po’ di volte. Con lui grosse necessità non ci sono, perché passa molto bene da una bici all’altra. In pista ad esempio ha le stesse misure della bici da crono e poi comunque, essendo uno specialista, si adatta facilmente alla posizione. E comunque, se dovesse esserci da fare una sessione sui rulli perché fuori piove, molto probabilmente la farebbe con la bici da crono invece che con quella da strada.

Capita mai di fare dietro moto con Ganna sulla bici da crono?

E’ un po’ difficile, bisognerebbe andare a 70-80 all’ora e sulle strade statali sarebbe rischioso, in caso del minimo imprevisto. Servirebbe una superstrada, ma sono più problemi che altro. Tendenzialmente lui sulla bicicletta da crono, specialmente se è un allenamento assistito, cioè con qualcuno dietro, tende a fare il lavoro specifico e recupera fra un intervallo e l’altro. O al massimo capita di fare una salita, se vuole farla in posizione.

Avete già tutti i riferimenti che servono per il percorso di Parigi oppure è qualcosa che toccherà a Velo quando saranno là?

Il pacing, il ritmo di pedalata, l’ho sempre gestito io, anche nel mondiale e gli altri eventi con la nazionale, con la collaborazione che c’è sempre stata. Marco (Velo, ndr) fa soprattutto la parte esecutiva e gestisce l’avvicinamento nei giorni immediatamente prima, essendo il responsabile del settore crono. Abbiamo sempre fatto così, perché sarebbe assurdo cambiare il metodo di lavorare proprio in prossimità dell’evento, dopo che per tutto l’anno si è fatto in un certo modo e si è visto che funziona. Per cui va organizzata l’attività di supporto affinché Filippo senta il meno possibile la differenza.

La posizione in sella è praticamente perfetta, le alette del casco portano vantaggio, la bici nuova farà il resto
La posizione in sella è praticamente perfetta, le alette del casco portano vantaggio, la bici nuova farà il resto
Questa di Parigi è una crono che ha qualcosa di particolare dal punto di vista del pacing e della gestione dello sforzo oppure è abbastanza lineare?

Secondo me nessuno lo sa, finché non arriviamo lì e vediamo come metteranno le transenne. Può essere l’unica vera incognita, cioè vedere quanto rendono tecnico il percorso, soprattutto nelle curve. Quello influenza i rilanci. E poi c’è il meteo, se fa caldo o meno o se magari piove. Invece altimetricamente parliamo di poco o nulla. Quelli che sono andati a vederla riferiscono di un percorso molto veloce, perché comunque le poche curve che ci sono si fanno su strade grandi, per cui dipende da come metteranno le barriere restringendo la sede stradale.

Il vento?

Su un percorso cittadino così, difficilmente sarà un fattore. Per cui ci troviamo di fronte un percorso molto molto diverso da quello di Tokyo. L’ultimo setup da tutti i punti di vista si fa una volta che sei lì e hai visto come hanno tracciato le curve, per capire il pacing e capire in che modo distribuire le potenze. Però più è veloce e meno c’è da fare differenze di strategia.

L’anno scorso, dopo i mondiali, si parlava dei 12 secondi fra Evenepoel e Ganna, dici che sono stati colmati?

Avevamo parlato dei 12 secondi e del peso forma, ricordo. Per come poi abbiamo visto il percorso, qui il peso non è determinante: l’incidenza di un chilo è poco o nulla. Abbiamo lavorato molto, siamo stati in galleria per un totale di tre giornate, fra quelle con la squadra e quelle che ha fatto con la nazionale. Abbiamo affinato vari elementi. C’è una bici nuova, c’è un body nuovo. Credo ci sia tutto quello che serve, siamo convinti di arrivare a quel giorno pronti al punto giusto.

Ganna a Tokyo realizzò il quinto tempo nella crono su un percorso da scalatori: vinse Roglic su Dumoulin e Dennis
Ganna a Tokyo realizzò il quinto tempo nella crono su un percorso da scalatori: vinse Roglic su Dumoulin e Dennis

La nuova bici da crono

La nuova Pinarello da crono di Ganna e del Team Ineos Grenadiers debutterà al Tour de France e il piemontese non potrà usarla in gara prima delle Olimpiadi. Pare fosse da escludere l’anticipazione del lancio ai campionati nazionali. Da quello che si sa, dovrebbe essere la sintesi di quella in lega usata per il record dell’Ora e la Bolide da crono. Fra i dettagli, ma solo per sentito dire, sembra che la parte bassa del manubrio abbia corna rivolte verso l’alto, anziché verso il basso.

Debutto in gara, dunque, il 5 luglio nella Nuit Saint Georges-Gevrey-Chambertin, crono di 25,3 chilometri: 7ª tappa del Tour. Quel giorno invece Ganna correrà una bella tappa di montagna al Tour of Austria, con arrivo a St Johan/Alpendorf.

Villa, il dopo Giro e quelle sensazioni positive

24.06.2024
5 min
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Sono giorni intensi per Marco Villa che sta entrando nel clima olimpico. Quel clima che conosce molto bene, avendolo vissuto prima come atleta e poi come tecnico ottenendo sempre il massimo risultato. C’era molta curiosità per capire come avrebbe trovato il “suo” gruppo in uscita dal Giro d’Italia e i riscontri sono stati più che positivi.

«Ho dato loro qualche giorno di libertà com’era giusto che fosse, soprattutto per ricaricarsi mentalmente, poi abbiamo cominciato a lavorare il venerdì e il sabato e devo dire che ho trovato ragazzi carichi e rinfrancati soprattutto di testa. I primi riscontri sono stati oltre le mie aspettative, sicuramente diversi rispetto a quelli dello scorso anno».

Consonni con Milan e Ganna. Il quartetto azzurro (qui manca Lamon) parte in condizioni diverse rispetto al 2023
Consonni con Milan e Ganna. Il quartetto azzurro (qui manca Lamon) parte in condizioni diverse rispetto al 2023
Nello specifico?

Ad esempio ho trovato un Consonni che è tutt’altra persona rispetto al 2023 quand’era uscito dal Giro non nelle migliori condizioni. Lo stesso dicasi per Milan: lo scorso anno aveva sì vinto la maglia ciclamino, ma era molto affaticato negli ultimi 3 giorni, invece questa volta ha chiuso molto meglio. Ganna da parte sua l’ho trovato con il morale alto. In generale il gruppo è in condizioni migliori rispetto al 2023 e questo mi dà fiducia.

Com’è strutturato ora il lavoro, fra volume e tecnica?

C’è da lavorare soprattutto su quest’ultima, considerando che Ganna sarà con noi solo in dati periodi dovendo preparare anche la crono e avendo il Giro d’Austria. Lui infatti, appena finita la corsa a tappe tornerà in altura, il resto del gruppo l’ha già fatta. Il lavoro degli altri è stato modulato anche in base agli impegni di Pippo, ma comunque lavoreranno due-tre giorni a settimana.

Ganna ha chiuso il Giro con il sorriso. Abbinerà la pista alla preparazione per la crono olimpica
Ganna ha chiuso il Giro con il sorriso. Abbinerà la pista alla preparazione per la crono olimpica
Su quali basi?

Servirà innanzitutto lavorare sulle partenze da fermo e sulla prima parte, che nella passata stagione è stata per forza di cose il nostro tallone d’Achille. Noi abbiamo un problema: il quartetto principale, quello che ha vinto tre anni fa è tanto che non corre assieme quindi quando sarà presente Ganna, sarà necessario fare delle prove in assetto da gara, più che nelle normali tabelle perché abbiamo bisogno di riscontri.

Questo significa fare vere e proprie gare di 4 chilometri, con tempi che utilizzerai come metro di riferimento?

Sì, chiaramente però calibrati in base al fatto che si tratta di prove di allenamento e non di gara. Inoltre bisogna tenere presente che la pista di Montichiari in certi periodi dell’anno è molto lenta, per le caratteristiche del legno e la sua reazione alle temperature. Non saranno certo i tempi che ci aspettiamo a Parigi, ma ci serviranno per capire come arrivarci, per trovare i giusti meccanismi. Inoltre saranno prove utili per capire i carichi di lavoro di ognuno: quanto dovrà durare il lancio di Lamon, quanto dovrà tirare Consonni dopo la sparata iniziale, se Milan e Ganna dovranno fare due giri e mezzo o tre ognuno. Il lavoro di Consonni è fondamentale, perché dovrà poi tenere il ritmo di Milan e Ganna nella seconda parte quando Lamon si staccherà. Senza poi dimenticare Moro che mi tengo stretto a seconda delle esigenze del gruppo.

Su Milan, Villa conta molto per dare al quartetto uno sprint in più
Su Milan, Villa conta molto per dare al quartetto uno sprint in più
In questo momento sei ottimista più o meno rispetto a qualche settimana fa quando eravamo nel pieno della Nations Cup?

E’ un periodo diverso. Io mi raffronto con l’anno scorso e i riscontri sono molto positivi, Lamon ad esempio lo vedo anche superiore a quel che era a Tokyo, ma per vincere dovranno essere tutti al massimo. Io spero che a Parigi Milan sarà l’equivalente del Ganna di Tokyo e che Ganna… farà il Ganna. Allora potremo davvero giocarcela.

Bisogna considerare anche che alcuni dovranno lavorare anche per le altre discipline…

Dal 28 al 30 Consonni sarà a Gand per importanti gare su pista, dove purtroppo non ci sarà Viviani per impegni col team, altrimenti sarebbe stato utile vederli insieme nella madison. Lì gareggerà con Scartezzini, mentre fra le donne ci saranno Paternoster e Consonni entrambe impegnate nell’omnium e nella madison gareggeranno Guazzini e Consonni. Poi ci sarà l’appuntamento di Fiorenzuola anche quello utile per le altre specialità.

Gli azzurri saranno in gara a Parigi il 5 agosto per le qualificazioni. Finali il 7 agosto
Gli azzurri saranno in gara a Parigi il 5 agosto per le qualificazioni. Finali il 7 agosto
Accennavi alle donne: quanto influisce sull’economia dei valori dei quartetti l’infortunio della Archibald?

Non voglio stare tanto a guardare l’assenza della Archibald, che mi dispiace molto perché la conosco e so quanto ci teneva. Noi abbiamo messo in difficoltà le inglesi anche con lei presente e agli europei abbiamo battuto la Gran Bretagna senza di lei, faticando. Tutto ciò significa che dobbiamo guardare a noi stesse, tra l’altro sappiamo bene che cosa significa, visto quel che hanno passato Guazzini e Balsamo lo scorso anno.

Oltretutto anche Elisa viene da un bruttissimo incidente. Avete avuto modo di lavorare insieme dopo?

E’ stata con noi mercoledì al rientro da Livigno. Ha fatto prove di quartetto con partenze semilanciate con Consonni, Alzini e Fidanza per non stressare troppo il polso. Tra l’altro all’inizio della sessione aveva detto che in base a come si sentiva in allenamento avrebbe deciso se partecipare ai campionati italiani su strada, il fatto che abbia gareggiato a Firenze è un altro segnale positivo. Tornando al quartetto, noi non dobbiamo pensare a chi ci sarà o meno, dobbiamo essere consapevoli che si vincerà correndo sotto i 4’10” e come noi possono scenderci le britanniche, le neozelandesi con un occhio di riguardo anche alle francesi.

Per la Balsamo già ripresa la preparazione su pista dopo il terribile incidente in Spagna
Per la Balsamo già ripresa la preparazione su pista dopo il terribile incidente in Spagna
L’infortunio di Balsamo e Archibald ripropone il tema dei rischi sotto Olimpiade…

Sono giorni che vivo con molta apprensione, oltretutto le ragazze hanno ancora il Giro d’Italia da affrontare, ma se mi perdo dietro questi pensieri non ne esco più. Bisogna concentrarsi sul lavoro, su tutto quel che resta da qui a Parigi, poi faremo i conti con quel che abbiamo in mano.

Ganna, il quinto tricolore lancia la volata verso Parigi

20.06.2024
5 min
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GROSSETO – Ganna di nuovo campione italiano della crono, per la quinta volta. Il piemontese della Ineos Grenadiers si è trovato nella fornace del percorso dopo il ritiro in altura e per qualche istante deve essergli passato per la testa il fantasma di Faenza. Anche in quel giorno del 2021 il caldo non concedeva scampo, ma il percorso era più duro e alla fine Pippo si ritrovò al quarto posto, battuto da suo cognato Matteo Sobrero.

Anche oggi, come allora, sta preparando le Olimpiadi e anche questa volta è partito fortissimo. Forse troppo. E arrivare al traguardo è stato un bell’impegno.

Ganna è arrivato in calando dopo la partenza volutamente troppo allegra
Ganna è arrivato in calando dopo la partenza volutamente troppo allegra

Overpacing in avvio

L’inferno è più caldo, ma certo meno umido. Grosseto ha accolto i campionati italiani della crono con temperature che ti svuotano, è difficile immaginarsi come sia fare una crono di 35 chilometri. I corridori arrivano, si gettano sul marciapiede, sputano via la polvere e la fatica e ricominciano a parlare solo dopo qualche minuto.

«Sono partito troppo forte, perché era in previsione fare un overpacing per vedere cosa succedeva. Volevamo cercare di arrivare più vicini a una performance olimpica, però non sono ancora nella condizione che serve, quindi ho sofferto un po’ troppo. Nel finale ho faticato, però siamo riusciti a mantenere un buon ritmo e finire comunque con un’ottima prestazione. Diciamo che fare altura e poi scendere immediatamente… Ho avuto una settimana a casa, però ugualmente non sono riuscito a fare un ottimo adattamento al caldo e oggi un po’ l’ho sofferto».

L’assetto per Parigi è a posto: cambierà soltanto la bici, che sarà nuova
L’assetto per Parigi è a posto: cambierà soltanto la bici, che sarà nuova

La bici nuova

Parigi non è ancora dietro l’angolo, ma la conferenza stampa del 5 luglio metterà nero su bianco i nomi degli atleti e a quel punto avremo tutti la sensazione di qualcosa di immenso che sta per iniziare. Per ora si lavora. L’altura. La pista. Il tricolore crono e domenica quello su strada.

«Si lavora anche sui materiali – dice e sorride – praticamente è tutto fatto, manca soltanto la bicicletta, anche se da qualche parte si è già vista. Questa è stata l’ultima crono lunga prima delle Olimpiadi, ma a casa se ne simuleranno altre. I tempi saranno quelli. Si cercherà di fare allenamenti sempre più specifici sul tempo. La prova di oggi è buona, ma sono alla ripresa. Nelle crono del Giro i valori erano molto più alti, qua ho dovuto comunque tenere di più perché sennò non sarei arrivato al traguardo. E’ un avvicinamento buono, continuiamo così e vediamo come si arriva».

Per Affini il casco Giro che tanto ha fatto parlare alla Tirreno
Per Affini il casco Giro che tanto ha fatto parlare alla Tirreno

Fra crono e pista

Quella volta a Faenza mise su un muso che impiegò del tempo per passare. Si era nella rincorsa per Tokyo, l’oro del quartetto era una suggestione più che una possibilità, mentre oggi è tutto diverso. C’è più consapevolezza e forse il risultato di giornata è importante non tanto per se stesso quanto per la conferma di essere sulla strada giusta.

«Sappiamo a cosa andiamo incontro – dice – quindi le fatiche e gli allenamenti che ci saranno da fare. Come quartetto siamo motivati, ci siamo già trovati. Abbiamo già cercato di mettere giù un programma per trovarci quasi sempre tutti insieme. Poi ovviamente per obiettivi di squadra saremo anche impegnati in altre gare o ritiri, quindi abbiamo cercato di programmare il meglio per girare il più possibile insieme e cercare di fare più prove insieme. Cosa preferisco a livello del cuore fra crono e pista? Semplice, muoio in entrambe…».

Cioni fa parte da sempre del cerchio magico di Ganna assieme a Villa. A Parigi sarà invece con Tarling
Cioni fa parte da sempre del cerchio magico di Ganna assieme a Villa. A Parigi sarà invece con Tarling

Il Cioni condiviso

L’umore è buono, non potrebbe essere altrimenti. Passa Affini, che gli molla una battuta. Poco distante c’è Baroncini, il terzo di giornata. Gianluca Valoti, appostato dietro la transenna, fa notare che tutti e tre da U23 sono passati per il Team Colpack. E’ una riflessione che merita attenzione. Se un’ombra può esserci sulle Olimpiadi, riguarda l’assenza del suo allenatore Dario Cioni che, come pure agli ultimi mondiali, sarà impegnato accanto a Joshua Tarling. Il tema brucia: Tarling che a Glasgow era poco più di una promessa oggi è uno dei grandi favoriti. Quando scherzando abbiamo fatto su questo una battuta al toscano, lo sguardo ha lampeggiato.

«Io non ci penso – dice Ganna – alla fine con Dario ho un bel rapporto e abbiamo già discusso di questa cosa. Ovviamente quando saremo là, ci sarà un ottimo staff che mi seguirà e cercheremo di dare sempre il meglio. I rivali potrebbero essere gli stessi di Glasgow, quindi Remco e Tarling. Ma potrebbe venire fuori anche un Van Aert oppure Kung».

Dovendo e volendo pianificare ogni cosa nei dettagli, la Federazione non avrebbe potuto precettare Cioni e portarlo a Parigi? Si fa per parlare, ovviamente…

Jonathan Milan ha chiuso al quarto posto, a 1’01” da Ganna
Jonathan Milan ha chiuso al quarto posto, a 1’01” da Ganna

Il tempo delle pressioni

Il modo in cui si avvicinerà agli ultimi giorni resta coperto da un bello strato di segreto. Quando gli chiediamo se ha intenzione di simulare allenamenti a temperature simili, sorride dicendo di chiedere a Cioni. E così torniamo sulla partenza troppo allegra di giornata e del rischio di scoppiare prima del tempo.

«Me ne sono accorto all’intertempo dove avevo già 20 secondi di vantaggio su Affini – spiega – sapevo di aver scelto un passo un po’ troppo… ottimistico (sorride, ndr). Anche a Faenza avevo un po’ esagerato, vero, però l’ultima crono l’avevo fatta al Giro, in condizioni diverse. Non era una prova secca, adesso sarà da puntare un po’ più in alto. Cerchiamo di essere sempre sul pezzo, di lavorare sempre in ottica di Parigi. Non sarà facile, perché da una parte e l’altra inizieranno le pressioni. Perciò cerchiamo di rimanere calmi e di fare il meglio. Se tutto andrà bene, si festeggerà. Se non va bene, non credo che avrò ammazzato qualcuno. Non mi merito la galera…».

Italiani a cronometro, esame con Velo come professore

19.06.2024
5 min
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Grosseto, ultima fermata per Parigi. I campionati italiani a cronometro in programma nella città toscana hanno quest’anno un valore particolare, essendo un vero e proprio test generale sulla strada che porta a quel fatidico 27 luglio, giorno segnato in rosso nell’agenda non solo di Ganna e dei tecnici azzurri, ma di tutti gli appassionati, anche quelli non prettamente ciclistici, perché il primo giorno di gare dei Giochi Olimpici ha sempre un valore particolare. E’ come se chi è impegnato quel giorno si porti appresso anche i buoni auspici per tutta la spedizione futura. Chi ricorda il primo giorno di Atene 2004, con l’affondo ciclistico di Paolo Bettini (e anche quello schermistico di Aldo Montano) lo sa bene.

Ganna è il personaggio più atteso a Grosseto. Va verificare la forma a un mese dai Giochi
Ganna è il personaggio più atteso a Grosseto. Va verificare la forma a un mese dai Giochi

E’ un test particolare anche, anzi soprattutto dal punto di vista tecnico e il cittì azzurro Marco Velo non ne fa mistero: «Ho chiesto io alla Federazione e conseguentemente agli organizzatori di allestire un tracciato il più possibile simile a quello olimpico. La gara giunge a poco più di un mese da quella parigina, non ci saranno altre prove contro il tempo, è importante capire come stanno i ragazzi su un percorso come quello che affronteranno in Francia. Lunghezza di 35 chilometri, pochissime curve, tutto pianeggiante. E’ una vera prova generale. L’unica differenza è che a Parigi le donne gareggeranno sulla stessa distanza degli uomini, qui sono 25 chilometri».

Da Ganna, che abbiamo visto vincere al Giro d’Italia che cosa ti aspetti?

Spero che non sia al 100 per cento, ma che sia già in una buona condizione, che mi faccia vedere che il percorso di avvicinamento sta procedendo nel dovuto modo considerando che Pippo sta lavorando sia in funzione della cronometro, sia per la pista. Non mi aspetto la condizione super, ma che non sia poi tanto lontano, sapendo che poi ci sarà da fare ancora un po’ di volume e rifinire la condizione nelle quattro settimane che ci separano. Anche per questo il test è importante, ci darà riferimenti sui quali ragionare.

Guazzini e Longo Borghini ai tricolori a cronometro 2022. La sfida si rinnova
Guazzini e Longo Borghini ai tricolori a cronometro 2022. La sfida si rinnova
Che tu sappia, sono previste altre uscite su strada per lui?

Credo debba fare il Giro d’Austria che comunque è anche una buona cosa se inserito come gara di avvicinamento, per non staccare completamente con l’agonismo. Poi il 23 luglio ci trasferiremo a Parigi per fare il test del percorso olimpico il giorno dopo.

E’ chiaro che gran parte delle attenzioni sono per Filippo, ma c’è anche la gara femminile…

Anzi, quella delle ragazze per certi versi è anche più delicata perché dovrò operare una scelta che sarà comunque dolorosa, ma fa parte del mio lavoro. Vittoria Guazzini ed Elisa Longo Borghini vengono da ottimi periodi, hanno vinto la prima e ottenuto ottimi riscontri in Svizzera la seconda. So che entrambe sono motivatissime e ci tengono, paradossalmente la cosa che mi auguro è che non finiscano nello spazio di pochissimi secondi, altrimenti sarei davvero in difficoltà…

Ottime sensazioni da Bettiol al Giro di Svizzera. Sarà lui il secondo azzurro in gara il 27 luglio?
Ottime sensazioni da Bettiol al Giro di Svizzera. Sarà lui il secondo azzurro in gara il 27 luglio?
Torniamo agli uomini. Detto di Ganna, chi saranno i suoi principali avversari?

Su quel percorso vedo bene Affini e mi dispiace che Cattaneo non si sia ancora completamente ripreso dai problemi alla tiroide. Ci sarà anche Bettiol e intanto lo ringrazio per la sua disponibilità, sono molto interessato nel vederlo alla prova dopo le ottime prestazioni della scorsa settimana in Svizzera, peccato per quella caduta che l’ha costretto al ritiro. Io sono convinto che se è in giornata, soprattutto mentalmente, Alberto è davvero capace di tutto, può stupire in positivo.

Avvicinandoci alla scadenza olimpica bisogna guardare anche agli avversari. Ganna lo abbiamo visto al Giro, Evenepoel e Tarling al Delfinato. Immaginiamo che la loro cronometro tu l’abbia guardata con particolare interesse…

Sicuramente. Remco arrivava da un periodo di inattività il che significa anche maggior freschezza atletica e in gara l’ha dimostrato, poi chiaramente ha sofferto nei giorni successivi e si è un po’ perso. Resta sempre un esempio di aerodinamica. La gara francese secondo me ha confermato che i principali uomini per il podio olimpico sono questi, poi la disposizione dei posti dipenderà da mille fattori. Il belga comunque lo vedremo nell’arco delle tre settimane del Tour, dove invece Tarling non ci sarà seguendo un po’ lo stesso cammino di avvicinamenti di Ganna, d’altro canto entrambi sono preparati da Cioni. Ma a questo proposito voglio essere molto chiaro…

Joshua Tarling ha impressionato al Delfinato. Anche lui è seguito da Cioni come Ganna
Joshua Tarling ha impressionato al Delfinato. Anche lui è seguito da Cioni come Ganna
Ossia?

Non guardo con troppa attenzione a quel che fanno gli altri, Pippo sa quel che vale e deve pensare a se stesso, senza farsi condizionare. L’importante è arrivare a Parigi superpronti, poi la strada darà il suo verdetto, quel che conta è sapere di aver fatto tutto, ma proprio tutto quel che è necessario.

Ed è subito Remco. Altro che dubbi…

05.06.2024
5 min
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La cronometro del Delfinato ha messo subito in chiaro una cosa: Remco Evenepoel è tornato ed anche bene. A Neulise, il campione del mondo, è stato autore di una prova di grande spessore. E non solo per la vittoria, ma anche per come e quando è venuta questa vittoria.

Il come: non ha dominato a mani basse sin dal primo metro, come gli capita la maggior parte delle volte, ma se l’è dovuta sudare anche sul filo dei nervi contro Joshua Tarling. Il quando: questo era il primo vero grande test dopo l’incidente dei Paesi Baschi.

Ora Remco è leder con 33″ su Roglic, 1’04” su Jorgenson e 1’11” su Gee, maglia gialla prima della crono
Ora Remco è leder con 33″ su Roglic, 1’04” su Jorgenson e 1’11” su Gee, maglia gialla prima della crono

Parola a Velo

Con Marco Velo, tecnico delle cronometro della Federciclismo, abbiamo rivisto la gara contro il tempo del Delfinato. E lo abbiamo fatto anche in chiave olimpica, in chiave Filippo Ganna, tanto per non girarci intorno.

«Come ho visto Remco? Forte, molto forte. Che lo fosse non avevo dubbi, che dopo l’incidente fosse già a questo livello un po’ meno. Questa cosa non mi lascia tanto sereno! Ha battuto un ottimo Tarling. Che dire… si sapeva. Inutile girarci troppo attorno, i nomi per Parigi sono soprattutto questi tre: Remco, Tarling e Pippo. Sono loro che si andranno a giocare l’oro e le medaglie».

«Il percorso di oggi al Delfinato riprende abbastanza quello di Parigi. Forse era un po’ più duro nella seconda metà (nella parte più veloce Tarling è stato un filo più rapido di Remco, ndr). Questo ci dice che se la giocheranno sino all’ultimo. Ma credo anche che Pippo abbia la testa per arrivare al meglio a Parigi. Dieci giorni fa erano gli altri che lo guardavano al Giro, adesso li ha guardati lui e sicuramente avrà detto: ma quanto vanno forte!».

Per Velo resta importante il test del tricolore, soprattutto per analizzare poi wattaggi, efficienza e velocità in chiave olimpica. E anche le sensazioni…

E a proposito di sensazioni: se Remco ha continuato a dire che in posizione da crono la scapola gli faceva male, Velo ha esaltato la sua stabilità: «Mi è parso molto solido in generale e anche più composto del solito. Neanche sembrava che stesso spingendo poi così tanto. E si è confermato essere molto, molto aerodinamico», segno dunque che stava bene. «Speriamo stia già troppo bene!».

Non per smentire Velo, ma Remco stesso dopo l’arrivo ha detto di non essere ancora al top. «Ma – ha detto il belga – è andata meglio del previsto. E’ stata dura contro Tarling, specie quando ho saputo che al secondo intermedio ero ancora dietro. Ma questa vittoria è stata davvero un bel segnale».

L’adattamento di Roglic con i nuovi materiali sembra ottimale
L’adattamento di Roglic con i nuovi materiali sembra ottimale

Bravo Primoz

L’altra “notizia” di giornata, ma in chiave Tour de France stavolta è Primoz Roglic. Terzo a 39” da Remco, ma migliore tra i grandi della classifica generale. Non che Evenepoel non sia da annoverare tra i pretendenti alla maglia gialla, ma in tal senso dà meno garanzie di Vingegaard, Pogacar e Roglic stesso.

«In effetti – riprende Velo – Roglic ha fatto una buona crono. E’ pur sempre il campione olimpico di specialità, anche se va detto che quella di Tokyo era una crono particolare, molto dura con i suoi 650-700 metri di dislivello. Mi è piaciuta la sua gestione dello sforzo, si vede che ha esperienza e attitudine a questo tipo di prove. Di certo dopo questa crono prenderà confidenza, sotto tutti i punti di vista».

«Roglic si è portato dietro dalla Visma la cadenza. Era molto agile, sulle 100 o più rpm. Ha fatto tesoro di quelle conoscenze apprese nel vecchio team. Mi sembra si stia avvicinando al Roglic migliore e non è poco alla sua età (34 anni, ndr).

«Prima di tutto – ha ironizzato Roglic – sono rimasto sulla bici! Non sono caduto… Sono ancora in crescita, ma fare questi sforzi per me è importantissimo. In allenamento non riesco a spingermi a questo limiti. Crono bene dunque, ora vediamo le montagne».

L’esempio di Buitrago

Grandi note non ci sono dal Delfinato. E’ emerso il grande limite di certi team per questa disciplina nonostante atleti con ottime gambe, si legga Groupama-Fdj che sommando le prestazioni di Gregoire e Gaudu hanno incassato oltre 6′.

Ancora una volta è emersa la perfezione, sottolineata anche da Velo, della posizione e dei materiali della Visma-Lease a Bike, con un super Matteo Jorgenson. Una posizione del tutto moderna. Schiena piatta, “cascone” aerodinamico e praticamente chiusura totale tra mani e casco. Il tutto con un elevatissima agilità.

E poi c’è Santiago Buitrago. Il colombiano ha incassato 2′ tondi tondi da Remco, ma è senza dubbio il più scalatore. Si è visto che ha lavorato su questa disciplina. «Ed è importante farlo anche se non sei uno specialista», ha sottolineato Velo (ripensiamo per esempio ai due leader della Groupama-Fdj).

«Santiago quando sta bene è capace di fare belle prestazioni anche a corno e questo mi fa piacere. Penso ai nostri ragazzi e penso alle crono lunghe che sono state inserite in queste gare tra Giro, Delfinato… che sia la volta buona? Che si capisca una volta per tutte che questa disciplina è importantissima se vuoi fare bene anche nelle corse a tappe? E lo devono capire le società dei giovani… non i pro’.

«Domenica scorsa ero ad assistere alla crono organizzata dal Pedale Romanengo. C’erano tantissimi ragazzini, allievi e juniores, e anche under 23. Mi ha fatto molto, molto piacere vedere quel fermento e la voglia di migliorarsi anche se non si è degli specialisti come Buitrago».

La crono a Ganna, il re è tornato. E dice grazie a Pogacar

18.05.2024
6 min
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DESENZANO DEL GARDA – E’ fatta. Sotto il podio la grande famiglia di Ganna sorride come in poche occasioni, come dopo le vittorie più importanti. La cronometro ha ritrovato il suo re, ma gli ultimi minuti nell’attesa di Pogacar sono stati uno stillicidio insopportabile. Lombardi ha la faccia del pericolo scampato. I genitori sono dietro il podio. Papà Marco è seduto e dice che ci voleva, per tutto quello che avrebbe comportato un’eventuale sconfitta. La mamma guarda la cagnolina Mya stesa per terra e fa notare che anche lei è sfinita. Cioni dice che era ora.

«Per la forma che aveva – precisa il diesse toscano – e per il lavoro fatto. E’ stato sfortunato a Sanremo, era arrivato secondo nella crono della Tirreno. Fare secondo come a Perugia avrebbe bruciato come avere zero vittorie. Stamattina siamo tornati sul percorso. Abbiamo scelto il monocorona da 64 con pignoni 11-34 per avere una scala. Ha fatto fatica a ingranare per i primi 2-3 chilometri. Poi quando ha iniziato ad andare, andava veramente forte. Non ero tanto preoccupato, perché mi aspettavo che nel finale Pogacar calasse. Ma lo avevamo pensato anche a Perugia, per cui con Tadej non si può dare mai nulla per scontato».

Quel ragazzo in rosa

Ganna ha voglia di parlare. Tirare fuori il tumulto che aveva dentro e che spesso tiene per sé. Le immagini mentre aspettava che arrivasse Pogacar sono state estenuanti, aveva negli occhi la paura che si ripetesse la beffa di Perugia. Accanto a lui a un certo punto è spuntato Jonathan Milan, che per fortuna l’ha aiutato a calare la tensione. E Pippo racconta.

«Dietro a questa vittoria – dice – c’è tanto lavoro, soprattutto quando sai che al giorno d’oggi la differenza la fai veramente nelle piccole cose. Ormai anche l’uno per cento di ogni minima cosa ti fa fare la differenza. Siamo stati in galleria del vento prima di venire qua. Abbiamo cercato di migliorare la posizione, cercato di fare tutto il meglio. Anche nella crono di Perugia, quando era veloce, riuscivo a mantenere i miei soliti standard di velocità. E oggi non c’era la salita di quel giorno. E comunque c’è stato un ragazzo di rosa che mi ha fatto soffrire tanto».

Pogacar è stato in testa fino alle porte del tratto più veloce, poi è calato e ha preferito mollare
Pogacar è stato in testa fino alle porte del tratto più veloce, poi è calato e ha preferito mollare

Niente di scontato

Un Pogacar così forte a cronometro, specie se piatte, non se lo aspettava nessuno. Alla vigilia di questa tappa, tanti temevano che potesse batterlo ancora, come se nei giorni scorsi si fosse trattenuto dal dare tutto. E quando ai primi intermedi lo sloveno ha iniziato a fare tempi migliori rispetto all’azzurro, la paura si è fatta largo.

«Come ho detto già a tanti – riprende Pippo – devo anche ringraziarlo per avermi stimolato giorno per giorno. Per arrivare a questo obiettivo e cercare di vincere. Sembra facile. Ganna arriva alle crono e vince. Magari! Firmerei anche io un pezzo di carta in cui ci fosse scritto questo. Andrei a dormire molto più rilassato e alla mattina mi sveglierei come un bimbo. Però non è mai scontato, non è mai facile. Riuscire a vincere dà quel colpo in più di morale, anche in vista della prossima settimana.

«Il giorno dopo Perugia c’era una tappa veramente tosta e dopo due chilometri sono stato il primo a staccarmi insieme a Gaviria. Non so se di testa perché avevo mollato o se perché ho avuto una giornata no. Però l’idea di affrontare 160 chilometri di gruppetto non è mai facile. Per questo ogni giorno ho cercato non tanto di risparmiare, ma certo di tenere più energie possibili per arrivare a oggi e spingere sui pedali sia con le energie positive, sia con quelle negative».

Il test con Foccoli

Fuori c’è un baccano d’inferno di gente che chiama lui e chiama Pogacar, come un tifo trasversale che s’è innamorato sì dello sloveno in rosa, ma sa riconoscere la passione e la forza del gigante piemontese. E Ganna va avanti a raccontare.

«Devo dire grazie alla gente – dice – c’era tanta gente che mi ha dato veramente un supporto incredibile. Anche grazie a loro oggi siamo riusciti a portare a termine questa piccola impresa. Sono stati soltanto 32 chilometri, ma nella testa sono sembrati molto più lunghi, quasi una Sanremo. Volevo vincere. Desenzano è quasi la seconda casa, con la pista a pochi chilometri. Ero venuto a vedere il percorso anche prima del Giro, dopo il Tour of the Alps, insieme al meccanico Andrea Foccoli. Mi aveva seguito lui quel giorno, mi ha accontentato e ha detto: “Va bene, andiamo a provarla». Quindi devo dire grazie anche a lui e a tutta la squadra che mi ha fatto arrivare oggi qua con le migliori gambe, con la miglior forza nella testa e con tutto quello che serve per riuscire a vincere».

Alla fine Ganna era commosso: la vittoria sarà benzina per le sue motivazioni
Alla fine Ganna era commosso: la vittoria sarà benzina per le sue motivazioni

L’attesa con Milan

L’ultima battuta, proprio prima di tuffarsi nell’affetto di quel pubblio straordinario, Ganna la dedica a quegli estenuanti e assieme divertenti minuti assieme a Milan. Solo due atleti azzurri per ora hanno vinto tappe in questo Giro: loro due. Ed entrambi vengono dal gruppo della pista, che oggi si è presentato qui per fargli sentire il suo calore. Alla partenza c’erano Viviani, Scartezzini e Lamon, la sua famiglia: un altro motivo per dare tutto.

«Con Johnny – ride – abbiamo avuto anche tempo di scherzare. Gli ho detto: “Pensa Johnny, tu aspetti 4-5 ore di tappa, poi fai la volata. Sono 17-20 secondi di volata e sai immediatamente se hai vinto o perso. Io ho aspettato due ore, ti rendi conto? Io sono qui che ho finito. Ho fatto la mia migliore performance, però fino all’ultimo, finché l’altro non taglia il traguardo, non saprò mai se ho vinto oppure ho perso”. Quindi è stato un momento un po’ così. Lui è arrivato da dietro l’angolo, ha fatto cucù con la testa. Quando l’ho visto, gli ho detto: «Dai Johnny, vieni vicino perché mi serve un supporto per finire la giornata…».

Dietro l’attacco della Ineos c’era qualche ruggine nascosta?

17.05.2024
6 min
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CENTO – Milan esce dalla porta del camion interviste. Paolo Barbieri gli apre la strada, sotto un mare di ragazzini lo aspetta. Resta l’ultima domanda della sera, lo chiamiamo.

«Johnny!».

Si ferma sul secondo gradino e si volta.

«Quando ti hanno attaccato ti eri fermato a fare la pipì?».

«E già…».

Un ragazzo normale

Poi riprende a scendere. Sotto lo aspetta il dottor Daniele, probabilmente deve ancora andare all’antidoping. Però ora la sua risposta permette di rileggere le parole dopo l’arrivo. C’era Manuel Quinziato, il suo agente, vicino ai tifosi venuti da Buja. Si ragionava sul fatto che Jonathan sia quello di sempre e Manuel, sorridendo ha tirato fuori una massima.

«Lo diceva sempre Massimo Troisi – ha detto – o almeno credo sia stato lui, io però lo cito sempre. A uno che gli chiedeva se il successo lo avesse cambiato, rispose di no. “Uno stronzo diventa più stronzo, chi è normale resta normale”. E Johnny è rimasto normale, solo che a volte gli si chiude la vena e su questo deve lavorarci. Non l’ho visto, cosa ha fatto quando è rientrato in testa al gruppo? E’ la seconda volta che lo attaccano dopo che si è fermato a fare pipì. La prima a Lucca e dietro c’era anche Pogacar. S’è trattato di rientrare in salita e ovviamente Tadej ha fatto meno fatica. Mi chiedo se oggi quando è rientrato sia andato da qualcuno in particolare per dirgli qualcosa. Un po’ ho tremato…».

Chissà se fra i risvolti del Giro, dopo aver a lungo dissertato sulla tirata di Pogacar nella scia di Narvaez a Napoli, la tirata di Ganna abbia avuto il sapore della rivincita. Può esserci ancora la delusione per quando Consonni e Milan andarono a riprenderlo ad Andora? Di certo l’azione della Ineos non ha messo in difficoltà gli uomini di classifica, dato che erano tutti nel gruppo di testa.

E’ stata la Ineos Grenadiers ad aprire i ventagli: qui il forcing di Ganna
E’ stata la Ineos Grenadiers ad aprire i ventagli: qui il forcing di Ganna

Una volata irresistibile

L’attacco, come ha ben spiegato Popovych, è scattato mentre cercavano di rientrare dopo una sosta… tecnica. Davanti Ganna e la Ineos, dietro Milan e i suoi uomini. A quel punto nella testa di Johnny è scattato quasi un corto circuito, che fortunatamente la squadra ha saputo disinnescare. La volata e tutto quello che è venuto dopo sono stati un altro capolavoro della Lidl-Trek, la cui grandezza sta nelle parole di Aniolkowski, il polacco della Cofidis arrivato secondo.

«Ero lì che aumentavo – ha raccontato subito dopo l’arrivo a Benjamin Thomas che gli chiedeva come fosse andata – e mi sembrava di rimontarlo. Lo vedevo vicino e per un po’ ci ho creduto: spingevo e lui era lì. Ho pensato di dare tutto, che forse avrei potuto vincere. Poi ho alzato lo sguardo – si è messo a ridere – ho visto il cartello dei 100 metri e Milan se ne è andato…».

E con questa fanno tre: dopo Andora e Francavilla
E con questa fanno tre: dopo Andora e Francavilla
Johnny, che cosa hai detto e a chi quando sei rientrato in gruppo dopo la fine dei ventagli?

Ho detto: «Santo cielo!», (ride). Eravamo io e Simo (Simone Consonni, ndr) e questa è stata un po’ la reazione. Non è tanto quello che ho detto, quanto quello che ho pensato, perché comunque è stato un bello sforzo, devo ammetterlo. Ci siamo trovati in un posto sbagliato, stavamo per rientrare in gruppo e davanti è successo questo. E’ normale, con il vento che c’era. I ragazzi hanno fatto veramente un grandissimo sforzo. C’erano anche altre squadre che ci aiutavano, ci abbiamo messo un po’ perché davanti avevano un bel passo. E a quel punto ho deciso di andare immediatamente in testa e restarci.

Come mai?

Sapevamo che il finale era bello impegnativo, complicato, con curve, dossi, rotonde. Bisognava stare davanti, questo era fondamentale. Ce lo avevano spiegato nel meeting prima di partire e alla fine è andata bene. Devo dire grazie a due corridori come Stuyven e Theuns, sono due persone con una grandissima esperienza e penso che stiano facendo un lavoro impeccabile. Con loro due davanti, mi sento come se avessi dei bodyguard. Mi accompagnano fino al finale, credono in quello che facciamo e questo mi motiva un sacco. Il lavoro della squadra si vede dalle immagini, è semplicemente impressionante. Ma chiudere oggi è stato faticoso anche per loro.

Che cosa ti hanno detto dall’ammiraglia quando si è capito che la fase dei ventagli si poteva gestire?

Ci siamo accorti subito di quello che stava per succedere. Abbiamo alzato lo sguardo e abbiamo visto il ventaglio che si apriva e noi eravamo indietro. Dall’ammiraglia ci hanno avvisato per radio e abbiamo cercato di rimontare il gruppo il più possibile sulla sinistra, per rimanere nel secondo gruppo se si fosse spaccato in altre parti. Poi abbiamo iniziato subito a girare, non abbiamo mai avuto un grandissimo gap, però comunque è stato faticoso. Davanti andavano a tutta, avevano veramente un bel ritmo.

Theuns, assieme a Stuyven, è una delle due guardie del corpo di Milan
Theuns, assieme a Stuyven, è una delle due guardie del corpo di Milan
Cosa c’è negli abbracci con i tuoi compagni e come festeggiate poi la sera?

Quegli abbracci mi vengono abbastanza spontanei, il fatto di andare a cercarli è qualcosa che mi viene da dentro. Invece la sera a cena mi piace sempre parlare della giornata. Ci diciamo dove abbiamo sbagliato e dove abbiamo fatto bene. Ci si ride sopra, ma sono situazioni sempre diverse.

Sei contento?

E’ fantastico ottenere il terzo successo di tappa nonostante abbia temuto quando sono rimasto indietro a causa dei ventagli. I miei compagni di squadra mi hanno guidato alla perfezione, aiutandomi a rientrare in gruppo e successivamente a posizionarmi per lanciare la volata. Simone Consonni è stato fondamentale, tirando dai -400 metri. E’ impressionante vedere come tutti mi abbiano supportato al meglio per la volata, sono orgoglioso del mio team.

Per Pogacar, qui con l’addetto stampa McGuire, una tranquilla vigilia della crono
Per Pogacar, qui con l’addetto stampa McGuire, una tranquilla vigilia della crono

Pogacar e i selfie

Il tempo di salutare Pogacar e si va a scrivere. La maglia rosa confida che domani potrà fare bene la sua parte nella crono, sia pure su un percorso che non gli si addice. Ammette che non si aspettava tanta gente sulle strade del Giro, ma di trovarla rispettosa e capace di dare grandi emozioni. L’unica cosa che non tanto gli va a genio è dover fare tanti selfie.

«Adoro firmare autografi – ha detto – ma quando si fanno i selfie c’è sempre da aspettare il conto alla rovescia di cinque secondi e quello non mi piace troppo».

Tadej appare più sereno di qualche giorno fa. Domani nella crono vedremo se saprà chiudere ancora di più il Giro e soprattutto saremo tutti in attesa di una grande prestazione di Ganna: viatico necessario sulla via delle Olimpiadi di Parigi.

Crono ribaltata in salita: allora perché Pogacar è nervoso?

10.05.2024
5 min
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PERUGIA – Il podio è andato per le lunghe e quando Tadej Pogacar arriva davanti ai giornalisti, che le sue parole dovranno scriverle e non soltanto registrarle o mandarle in onda, sembra piuttosto nervoso. Entra nel van delle interviste masticando parole che non ti aspetti dopo una tappa in cui ha vinto rifilando minuti ai diretti avversari. A un certo punto anche il suo addetto stampa sembra mimare l’invito ad abbassare i toni, ma evidentemente qualcosa disturba la maglia rosa. Il protocollo dopo l’arrivo è lungo, ma non certo più di quanto lo sloveno viva costantemente da anni al Tour de France.

Pogacar si siede. Il suo primato stasera è ben più saldo di quanto fosse stamattina. Ha battuto un ottimo Ganna, rifilandogli un minuto sulla salita finale. Sul fronte degli sfidanti per la maglia rosa, Dani Martinez è secondo a 2’36”, Thomas terzo a 2’46”. Per vedere gli altri si deve andare oltre i tre minuti. La nota positiva di questa crono è il recupero di Antonio Tiberi, che scala 13 posizioni e si piazza a 1’21” da Pogacar, a 1’25” dal podio. Senza i minuti persi a Oropa per la doppia foratura, adesso forse il laziale sarebbe secondo.

Il piano era chiaro: gestire il ritmo nel primo settore, aumentare nel secondo, sparare tutto in salita
Il piano era chiaro: gestire il ritmo nel primo settore, aumentare nel secondo, sparare tutto in salita

Il lavoro sulla crono

La crono persa all’ultimo Tour da Vingegaard ha persuaso i tecnici della UAE Emirates a intervenire sulla bici. Dice Manolo Bertocchi, responsabile marketing di Colnago, che si tratta della stessa TT1 con cui lo sloveno ha corso nel 2023 e che delle modifiche sono state fatte sul manubrio, ma quelle le gestisce direttamente il team (dalla squadra si parla in realtà di telaio reso più leggero e nuovo manubrio). Non si trattava in effetti della bici più leggera del WorldTour (tanto che nel famoso giorno di Combloux, Tadej la cambiò all’inizio del tratto di salita, mentre Vingegaard continuò su quella da crono), ma resta indiscutibilmente veloce. Così si è lavorato sul manubrio e sulla posizione e lo sloveno infatti si è avvicinato a Ganna nel secondo settore di pianura e poi lo ha superato nei 6 chilometri finali in salita.

«Dall’anno scorso – spiega – ho cambiato posizione e ho lavorato per essere più a mio agio sulla bici, perché questa è la cosa principale. Soprattutto in giornate come oggi, quando la cronometro è molto lunga, devi essere comodo e in grado di spingere con una buona potenza. Non starò a dire il modo in cui abbiamo lavorato, perché sennò tutti farebbero lo stesso. Ma si parla di molto lavoro e molte ore anche dietro moto per prepararmi a questo. Quindi sono super felice: è la prova che il duro lavoro paga».

Tiberi ha corso un’ottima crono: 6° a 1’21”, recuperando 13 posizioni in classifica
Tiberi ha corso un’ottima crono: 6° a 1’21”, recuperando 13 posizioni in classifica
Hai ottenuto dei margini piuttosto ampi. Sei più sorpreso per la tua prestazione o per quella meno brillante dei tuoi avversari?

Forse per entrambe. Di sicuro sono sorpreso positivamente da me stesso. Ho avuto una bellissima giornata ed era quello a cui puntavo. Però è vero che mi aspettavo che soprattutto Thomas e Martinez fossero più vicini, ma non so cosa dire. E’ stata una giornata dura, era una cronometro dura. E se non avevi le gambe migliori, sull’ultima salita avresti potuto pagare e forse è quello che è successo. Però, detto questo, la strada per Roma è ancora molto lunga e non abbiamo ancora iniziato a fare le vere tappe di montagna.

Se non altro questo margine ti permetterà di correre più rilassato?

Non lo so, lo spero (finalmente sorridendo, ndr). Ma di sicuro ora tutti cercheranno di attaccare da lontano, andare in fuga e cercarsi delle opportunità. Penso che nei prossimi giorni sarà davvero difficile controllare il Giro sino alla fine. Altro non posso dire. Andiamo giorno per giorno, abbiamo una squadra super forte e in buona forma. E vedremo già domani come potremo muoverci.

L’obiettivo di oggi era gestire il ritmo fino alla salita finale e poi dare tutto lì?

Sì, volevo impostare un buon ritmo, ma senza esagerare. Dopo pochi chilometri ho capito che avrei potuto mantenere delle buone gambe gestendo lo sforzo. Nella seconda parte in piano ho provato a spingere un po’ di più, soprattutto dopo le curve, per aumentare la velocità. Nei due chilometri che precedevano la salita ho cercato di essere il più aerodinamico possibile e le gambe un po’ hanno respirato. E poi la salita è stata un attacco continuo dall’inizio alla cima.

Gianetti ha detto che non hai voluto in radio i tempi degli avversari: come mai?

Confermo che non volevo raffronti, ma solo i miei parziali. Per me la cosa più importante è avere dalla macchina le istruzioni sulle traiettorie, perché anche oggi c’erano alcune curve un po’ complicate. Di tanto in tanto il vento soffiava piuttosto forte, quindi era molto importante avere dei riferimenti dall’ammiraglia. Ho corso concentrandomi solo su me stesso ed è stato davvero bello.

Molto al di sotto delle attese la prova di Thomas, che ha subito un passivo di 2 minuti
Molto al di sotto delle attese la prova di Thomas, che ha subito un passivo di 2 minuti
Quanto è stressante portare la maglia rosa?

In realtà la parte stressante arriva alla fine con i media e tutti i passaggi nella zona delle interviste. Devi rispondere più o meno per dieci volte alle stesse domande e questa è l’unica parte estenuante dell’avere la maglia rosa. Per il resto mi diverto. La tappa di ieri era lunga 180 chilometri e per tutto il tempo ho ascoltato ripetere il mio nome ed è stato davvero bello. Ti dà una motivazione in più.

Credi che sarà difficile gestire il recupero questa sera, aspettando la tappa di montagna di domani?

Se la stampa e i media fossero un po’ più brevi, sarebbe molto meglio per il recupero.

Buona serata anche a te, Tadej. C’era spazio per un’ultima domanda, ma nessuno ha ritenuto di farla. Chissà, forse anche questa alla fine della giornata potrebbe considerarla una vittoria.

La giornata di Ganna: le scelte tecniche e 17″ di troppo

10.05.2024
6 min
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FOLIGNO – «Per me sarà una sfida fra gli specialisti e Pogacar». Dario David Cioni, tecnico della Ineos Grenadiers, fa subito centro. E inizia a parlarci della Foligno-Perugia, prima crono di questo Giro d’Italia che vede in Filippo Ganna uno dei grandissimi favoriti.

Pippo appartiene alla lista degli specialisti di cui sopra. A supportarlo c’è anche il cittì della pista, Marco Villa. Le premesse per una grande giornata ci sono tutte. 

Filippo Ganna durante la ricognizione. Alla radio parla con l’ammiraglia dove qualcuno registra le sue indicazioni (foto Simona Bernardini)
Filippo Ganna durante la ricognizione. Alla radio parla con l’ammiraglia dove qualcuno registra le sue indicazioni (foto Simona Bernardini)

La mattina

«Filippo – spiega Cioni – si è svegliato quel tanto per essere pronto per uscire dall’hotel alle 9,40. Alle 10,30 appena hanno aperto il percorso per le ricognizioni eravamo in sella. Ed ora eccoci qui…». 

E’ mezzogiorno e Cioni e il suo atleta sono appena arrivati in zona partenza, tra bus e motorhome. Meccanici da una parte, atleti dall’altra e nel mezzo un “cortile” riparato dalle tende dei rispettivi mezzi, sotto le quali ci sono le bici con i rulli e i ventilatori.

E’ così dunque che scorre la mattina di Ganna. Quando Filippo scende dall’ammiraglia per recarsi nel bus scherza con un operatore tv. Gli tocca la telecamera di spalle. E’ sereno, tranquillo. Qualche parola con Cioni. Doccia, poi si siede sullo scalino del bus in attesa del pranzo. Leggero e a base di carboidrati.

Due gel, uno a pochi istanti dall’inizio della partenza e uno durante la crono
Due gel, uno a pochi istanti dall’inizio della partenza e uno durante la crono

L’integrazione

Intanto Cioni ci spiega l’approccio di Pippo a questa corsa. Una crono che in qualche modo è iniziata già la sera prima.

«Siamo in una corsa a tappe – dice Cioni – e prima di tutto si pensa a recuperare lo sforzo del giorno. L’alimentazione è dunque importante. Come quantità, forse per la crono si spende qualcosa in meno in termini di calorie, in quanto il consumo è minore. Okay, oggi è lunga (40,6 km, ndr), ma non dura le cinque, sei ore di una tappa in linea. Spendono le calorie in modo diverso: lo sforzo è inteso, ma più breve. La crono non è dunque uno sforzo difficile dal punto di vista nutrizionale».

«Come si affronta? In una crono così, di oltre 50′, si parte con la borraccia d’acqua e anche un paio di gel, l’ultimo dei quali da prendere prima dello strappo».

Per Cioni è importante che Ganna spinga forte, ovviamente, è anche importante che si gestisca bene. E’ pur sempre una crono lunga. Per il tecnico toscano quindi non dovrà “solo” pensare a guadagnare nel tratto in pianura a lui più congeniale, ma dovrà darci dentro anche in salita.

Le scelte tecniche

La ricognizione è servita sia per visionare il percorso, sia per verificare che i rapporti scelti in precedenza fossero giusti.

«Io – riprende Cioni – avevo visionato questa crono già a novembre. Poi l’ho rivista un mese fa: era cambiata leggermente. Non si è trattato di cambiamenti grossi, sono stati aggiunti dei piccoli tratti. E’ leggermente più lunga.

«E’ una buona alternanza di tratti veloci e altri con delle curve più tecniche. E poi c’è la questione vento, che tendenzialmente è laterale o leggermente a favore. Il percorso, considerando anche lo strappo, è discretamente veloce, ma ci sono anche delle curve che si faranno con le mani sulle protesi. Non è dunque una crono velocissima».  

Il meccanico Diego Costa, ci mostra la bici di Pippo. Lui ci fa vedere quella azzurra, poi Pippo opterà per quella con i colori Ineos Grenadiers tradizionali. La Pinarello Bolide di Ganna monta una monocorona da 64 denti e una scala posteriore 11-34. Pedivelle da 175 millimetri. Ultima versione del manubrio stampato 3D e il sofisticato sistema Classified Cycling (qui tutte le info) che oggi ha tenuto banco.

E ancora: tubeless Continental da 28 millimetri al posteriore e 25 millimetri all’anteriore. 

Il riscaldamento

Cioni ci dice che Ganna inizia il riscaldamento alle 14,10 e che tutto sommato oggi rispetto a crono più brevi ed esplosive non è così fondamentale arrivare iper caldi. Alle 14 però Pippo è già sui rulli.

Ventilatore acceso, tavolinetto sul fianco sinistro con una borraccia pronta e giubbino refrigerante. Si scalda. Chiaramente ha già il body addosso.

«Per forza – riprende Cioni – il body ormai s’indossa prima, altrimenti per come sono stretti con il sudore non riuscirebbero a metterlo».

Ganna lascia i bus proprio all’ultimo. In zona partenza non ha la bici con i rulli. Pensate che Andrea Pasqualon, che partiva un minuto dopo di lui, aveva lasciato la zona dei motorhome almeno tre minuti prima. 

Posizione impeccabile per Ganna, ma le sensazioni a suo dire non erano splendide
Posizione impeccabile per Ganna, ma le sensazioni a suo dire non erano splendide

La gara

In gara il piemontese sembra volare, specie nella parte in pianura. E’ primo sul traguardo di Perugia. Poi però è lui stesso a gelare tutti: «E’ stata una giornata no». Una frase detta quando era ancora saldamente al comando. E infatti, man mano che arrivavano, gli uomini di classifica gli rosicchiavano qualche secondo nel segmento finale in salita. Pensando a Pogacar sarebbe stato un bel problema…

«Non trovavo il rapporto», ha aggiunto Pippo. Questa frase, nel giorno in cui si è parlato del nuovo sistema di cambio utilizzato per sfruttare al massimo la monocorona, assume un significato che va oltre il gergo. Un corridore dice di non trovare il rapporto quando non ha buone sensazioni.

Magari è solo una coincidenza, però sappiamo che durante i ritiri Pippo ha usato meno di altri questo sistema Classified. Sistema che, tra le altre cose, è vero “smorza” i grandi salti di rapporto che si hanno con il monocorona, specie se grande come il 64, però è anche vero che pesa quasi 4 etti. Insomma bisogna prenderci la mano.

Filippo Ganna lascia dunque Perugia con una stretta di mano e 17” secondi con Tadej Pogacar. Nel clan inglese, complice una prestazione così e così di Geraint Thomas, l’umore non è dei migliori. Però il bicchiere deve restare mezzo pieno: nel tratto in pianura, Pippo ha dominato e nella crono di Desenzano di salite non ce ne saranno.