Fondriest 2021

E Fondriest: «Crono brevi? Comanda lo spettacolo in Tv…»

22.06.2021
4 min
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Maurizio Fondriest non è certo famoso per essere stato un grande cronoman, la sua splendida storia ciclistica l’ha costruita nelle classiche, eppure è stato capace di accarezzare la gloria imperitura proprio in una gara contro il tempo, ai primi Giochi Olimpici riservati ai professionisti, ad Atlanta nel 1996, finendo ai piedi del podio.

«La mia sfortuna fu di correre con la strada bagnata – ricorda il trentino – altrimenti sarei salito sul podio, riuscii a realizzare un tempo clamoroso grazie alla guida, all’approccio delle curve, perché anche quello è un elemento che può fare la differenza. Era però una cronometro diversa da quelle che si affrontano oggi, più lunga, anche se il vento stava già cambiando».

Già, perché la lunghezza delle cronometro (ma delle prove ciclistiche in generale, possiamo dire) non è la stessa di allora, o ancor più degli anni precedenti. Non c’è bisogno di risalire ai tempi eroici del secondo dopoguerra, quando le gare a cronometro iniziarono a entrare in pianta stabile nei grandi Giri, basti ricordare ad esempio il 1987, quando Stephen Roche si aggiudicò la crono di Futuroscope al Tour lunga ben 87,5 chilometri, oppure quando nel 1991 Indurain batté Bugno e Chiappucci anche grazie alle crono di 73 e 57 chilometri.

Roche Tour 1987
Stephen Roche trionfatore alla crono di Futuroscope, ben 87,5 km nel 1987. Altri tempi…
Roche Tour 1987
Stephen Roche trionfatore alla crono di Futuroscope, ben 87,5 chilometri nel 1987. Altri tempi…

Cera una volta la crono da 87,5 chilometri…

Il Giro? Pur senza raggiungere questi numeri, anche la corsa rosa ha avuto chilometraggi importanti: nel 1980 Bernard Hinault mise al sicuro il trionfo nella crono di Turbigo, pur finendo dietro a Saronni dopo 50 km oppure nel 2000 quando a Bibione si corse una crono di 45 chilometri. C’è però da fare una distinzione, a proposito delle gare contro il tempo.

«Io credo che una crono tra i 40 e i 50 chilometri sia la distanza giusta per una gara titolata – riprende Fondriest – dai mondiali alle Olimpiadi, ma nei grandi Giri le crono lunghe rischiavano di ammazzare la corsa, creare distacchi troppo importanti a favore degli specialisti e togliere spettacolo».

Maurizio Fondriest
Maurizio Fondriest nella cronometro individuale ad Atlanta 1996, un quarto posto ancora amaro
Maurizio Fondriest
Maurizio Fondriest nella cronometro individuale ad Atlanta 1996, un quarto posto ancora amaro

Tecnica e spettacolo, il giusto equilibrio

Proprio questo, lo spettacolo, è una discriminante che nel ciclismo odierno non può essere sottovalutata, anzi regola fortemente i suoi processi: «Bisognerebbe trovare il giusto mix, contenere i tempi ma al tempo stesso mantenere le giuste caratteristiche tecniche. Le grandi classiche, per fare un esempio, non si sono piegate a questa legge e gli albi d’oro sono sempre firmati da grandi corridori. Non mi pare che la gente si lamenti per questo…».

La gara olimpica del 28 luglio sarà su 44 chilometri: «E’ una distanza equa per una cronometro, che lascia spazio a più corridori. In una gara del genere ci può stare la giornata storta di un favorito come l’exploit di una sorpresa, ma sarà sempre una sorpresa relativa, perché il podio uscirà sempre da una ristretta cerchia di meno di 10 nomi. L’importante è esserci, fra questi».

Sicuramente c’è Ganna: «Molti si sono preoccupati della sua sconfitta ai campionati italiani, ma solo lui sa come sono andate realmente le cose, perché è chiaro che il suo obiettivo non erano e non potevano essere quelli. Una giornataccia può rientrare nell’ordine delle cose, in fin dei conti anche Evenepoel e Campenaerts hanno perso il titolo belga contro Lampaert, che nessuno pronosticava. A Torino, al Giro, Ganna era andato fortissimo, ma veniva da cocenti sconfitte, non credo ci sia da fasciarsi la testa».

Ganna Tricolori 2021
Filippo Ganna, solo quarto ai Tricolori di Faenza, una sconfitta che a 35 giorni da Tokyo ha validi motivi
Ganna Tricolori 2021
Filippo Ganna, solo quarto ai Tricolori di Faenza, una sconfitta che a 35 giorni da Tokyo ha validi motivi

Eppure, quel giorno, con un po’ di fortuna…

Sul chilometraggio Fondriest ha ancora qualcosa da dire: «Proviamo a ribaltare il discorso e a guardare alla durata, invece che alla distanza: 20 minuti a tutta, fuori soglia, riescono a farli pressoché tutti, già a 30 minuti c’è una distinzione, a 40 devi essere uno specialista. Per questo credo che una cronometro di almeno 40 chilometri sia sufficiente per far emergere i reali valori».

Prima di chiudere la piacevole chiacchierata, Fondriest però vuole togliersi un sassolino dalla scarpa: «E’ vero che non ero uno specialista, ma nelle crono sono sempre andato abbastanza bene, nei grandi Giri finivo sempre nei primi 15 e al Trofeo Baracchi, crono a coppie che si correva oltre gli 80 chilometri, un anno rischiai di vincere insieme all’australiano Allan Peiper. Io rientravo in quella cerchia di 10 papabili di cui parlavamo prima, che con un po’ di fortuna può vivere la gara della vita. Io la sfiorai, la assaporai per brevi istanti».