EDITORIALE / Il ciclismo in Italia, tesoro dimenticato

10.10.2022
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Alla vigilia del Lombardia, ospiti della cena per i 20 anni di Promoeventi Sport, che fra le sue cose organizza le corse bergamasche per RCS Sport, abbiamo ritrovato un gruppo di amici. E come accade da qualche tempo a questa parte, il discorso è finito sul ciclismo di casa nostra e la necessità di un team WorldTour italiano. Un concetto che oggi anche Ivan Basso riprende in un post pubblicato su Linkedin.

La cena per i 20 anni di Promoeventi di Bettineschi e Belingheri è stata l’occasione di riflessioni sul ciclismo italiano
La cena per i 20 anni di Promoeventi di Bettineschi e Belingheri è stata l’occasione di riflessioni sul ciclismo italiano

Un team italiano

Enrico Zanardo, che ha avuto squadre dilettanti per anni ed è oggi il referente di Vini Astoria nel ciclismo, era abbastanza perplesso circa la possibilità di fare una squadra di soli italiani. I grossi sponsor hanno interessi in tutto il mondo e questo fa sì che abbiano bisogno di corridori da diversi Paesi. Discorso ineccepibile.

Claudio Corti, manager della Saeco di Cunego e Simoni, ricordava di quando Sergio Zappella (il signor Saeco) raggiungeva il budget per la squadra raccogliendo il contributo delle filiali mondiali. Ne era ovviamente l’azionista di maggioranza, quindi l’impegno centrale era il suo, ma in questo modo raggruppava attorno alla squadra interessi in ogni angolo del mondo.

Serge Parsani, oggi alla Corratec (in procinto di rientrare come professional), ricordava gli anni alla Mapei in cui non mancavano corridori internazionali, ma con un forte nucleo italiano al centro. Sottolineando che anche il team di Giorgio Squinzi faceva un gran lavoro di coinvolgimento delle filiali estere.

La Saeco ruotava attorno a italiani come Cunego, Simoni, Cipollini e Savoldelli, ma vinse il mondiale con Astarloa
La Saeco ruotava attorno a italiani come Cunego, Simoni, Cipollini e Savoldelli, ma vinse il mondiale con Astarloa

Cresce la Svizzera

Oggi tutto questo sembra irraggiungibile. Eppure i grossi sponsor non mancano: manca piuttosto la voglia di fare il passo in più, impegnarsi davvero a fondo.

Probabilmente il sistema fiscale italiano non aiuta, magari è per quello che i nostri campioni risiedono all’estero e la nuova Q36.5, squadra di sponsor e dirigenza italiani, per partire ha scelto la Svizzera.

E proprio in Svizzera, i nuovi team saranno due. Oltre a quello che avrà fra le sue schiere un Vincenzo Nibali in veste di consulente d’eccezione, sarà varato il nuovo Tudor Pro Cycling Team di Fabian Cancellara. Mentre qui registriamo il rischio chiusura della Drone Hopper-Androni e non sarà certo il probabile ritorno della squadra toscana, che negli anni è andata e venuta con alterne vicende, a bilanciare la situazione.

L’addio di Nibali e Valverde al Lombardia non è stato il solo grande evento del weekend
L’addio di Nibali e Valverde al Lombardia non è stato il solo grande evento del weekend

La fuga dei talenti

E intanto i nostri se ne vanno all’estero ed entrano in un mercato florido che offre prospettive interessanti. In squadre ricche, che però metteranno al primo posto i corridori di casa. Pertanto, allo stesso modo in cui Paolo Bettini, già vincitore delle Liegi e dei mondiali, non ha mai potuto correre il Fiandre perché aveva davanti Boonen, altri verranno su come luogotenenti più che come leader. Perché il leader deve fare la corsa, non tirare per altri e poi osservarli andar via. Restano le poche occasioni di quando i capitani di casa non ci sono. E in quei casi i vari Bagioli, Aleotti e Covi hanno la possibilità di venir fuori. Ma non è facile. Il ciclismo non ti dà tutto e subito, la maturazione ha bisogno di esperienza e l’esperienza ha bisogno di occasioni ripetute.

In Belgio basta la presenza di un campione (qui Tom Boonen) per richiamare decine di media
In Belgio basta la presenza di un campione (qui Tom Boonen) per richiamare decine di media

Parliamo dei media

Il perché in Italia il ciclismo sia finito nell’angolo s’è sempre spiegato con i problemi di un tempo. Il fatto tuttavia è che niente è come prima, mentre provoca stupore il relativo disinteresse da parte dei grandi attori della comunicazione, che si sono ormai appiattiti sul calcio in modo a volte imbarazzante. I grandi giornali non mandano più inviati ai grandi eventi e quando lo fanno hanno vergogna di sparare la vittoria in prima pagina. Come il record dell’Ora di Ganna: il confronto delle prime pagine rispetto a quando il record lo fece Moser provoca ben più di un interrogativo.

La televisione ha aumentato le ore di diretta. Eurosport e i suoi ragazzi fanno vedere con competenza corse che un tempo erano soltanto nomi esotici, mentre la Rai continua con il suo lavoro complesso difendendo la posizione.

Lo scorso weekend è stato un fiorire di ciclismo, anche eccessivo (l’UCI compila i calendari senza logiche apparenti: non si è accorto il presidente Lappartient di non aver avuto il tempo per presenziare a tutti gli eventi?). Lombardia. Record dell’Ora. Parigi-Tours. Mondiale gravel (in apertura, Van der Poel firma autografi). Romandia donne. Perché lo si è vissuto come un problema e non come una risorsa?

La fantastica Ora di Ganna ha avuto il giusto risalto mediatico? Forse non del tutto
La fantastica Ora di Ganna ha avuto il giusto risalto mediatico? Forse non del tutto

Parliamo degli sponsor

In questo quadro avaro di coraggio, perché uno sponsor dovrebbe investire tutti quei soldi, se per molto meno può avere la scintillante vetrina del calcio? Giorgio Squinzi chiuse la Mapei ed entrò nel calcio, prima con la nazionale e poi col Sassuolo. Chi resta, attinge alla passione. Gli altri che magari vorrebbero, prendono atto delle porte chiuse e vanno altrove.

«Il nostro è uno sport che garantisce un ritorno importante – scrive Basso – ma non lo garantisce nell’immediato e io capisco che per un’azienda oggi è importante avere ritorni a breve termine. Però, il ciclismo non è solo un veicolo pubblicitario: è anche, e soprattutto, un veicolo di valori…».

Parole condivisibili, che faticano ad attecchire in un mondo in cui i grandi organizzatori cercano di accaparrarsi le corse importanti per arricchire il proprio portafogli. Nessuno si sogna di fare sistema, come ad esempio avviene in Francia con il Tour. Sono tutti attorno all’osso, vantando posizioni di privilegio vero o presunto, cercando di mangiarne più che possono.

Il record dietro le quinte di coach Cioni

10.10.2022
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Prima, durante e dopo. Con Dario Cioni, persona di una correttezza esemplare, abbiamo parlato prima che il tentativo di Ganna iniziasse. Lo abbiamo osservato impietrito e concentrato durante. Poi ci abbiamo parlato alla fine di tutto, prima che anche lui raggiungesse Pippo e gli altri ragazzi al McDonald’s di Grenchen.

Cioni è il preparatore di Ganna sin dai primi tempi alla Ineos
Cioni è il preparatore di Ganna sin dai primi tempi alla Ineos

Indiscrezioni australiane

Con il preparatore toscano della Ineos Grenadiers c’erano domande rimaste aperte dall’incontro ai mondiali australiani, quando non aveva potuto dire tutto. Quando forse non era neppure necessario. Eppure nel parco di quella intervista, sul tappeto era rimasto il grosso punto di domanda della crono andata male.

«La condizione c’è – aveva detto – e secondo me la crono di domenica scorsa è stata una giornata storta. Lo abbiamo visto con il Team Relay. E se fosse qualcosa di diverso da una giornata storta, bisognerà capire cosa non ha funzionato. Però personalmente sarebbe una grossa sorpresa».

Secondo Cioni, il passo falso nella crono iridata era dovuto a un giorno storto
Secondo Cioni, il passo falso nella crono iridata era dovuto a un giorno storto

Le giuste condizioni

Sono passate due settimane, ma sembra un secolo e forse è meglio così. Ganna ha trascorso qualche giorno in famiglia e poi si è immerso totalmente nei ritmi e nella magia della pista. Prima a Montichiari e poi qui a Grenchen, tempio della pista svizzera.

«Prima di tutto – diceva Cioni l’altra sera – doveva recuperare energie mentali, ritrovare un po’ di freschezza e digerire la sconfitta del mondiale. Però insieme doveva iniziare anche a guardare al record. E’ avvenuto tutto quello che speravamo. Anzi, secondo me è arrivato molto più convinto di come sarebbe stato se avesse vinto il mondiale. Forse più carico e insieme rilassato».

Una tribuna piena di tifosi di Ganna: a Grenchen Pippo non era solo
Una tribuna piena di tifosi di Ganna: a Grenchen Pippo non era solo

Sensazioni e rapporti

Il coach propone e osserva. Cioni sapeva che prima di partire per l’Australia, Pippo aveva fatto un primo test per il record. Poi ha osservato la sua delusione ai mondiali e l’ha confrontata con i dati di allenamento e le scorie di un viaggio così lungo. Per questo a Wollongong e malgrado le tante critiche, Dario non era parso troppo allarmato. Così lo ha ripreso per mano, ha costruito attorno l’ambiente migliore e ha rilanciato l’andatura.

«Nel famoso test di lunedì scorso – diceva prima del via – Pippo avrebbe voluto continuare, mentre a noi bastavano 35 minuti. La durata minima era di 30 minuti, la massima 40. Non perché a 40 minuti va in crisi il processo di smaltimento dell’acido lattico: quel limite lui ce l’ha più avanti. Solo abbiamo preferito non esagerare perché era lunedì, quindi se avesse fatto troppo, magari non avrebbe potuto recuperare per bene.

«Tante prove sono servite anche per scegliere il rapporto. Venerdì ha voluto provare il 65 e il 66. Ha girato un po’ col 65 ed era contento. Il problema è che se le cose vanno bene, il 66 magari è vantaggioso. Però nel momento in cui dovesse calare, quel dente in più potrebbe essere svantaggioso. Si tratta di pedalare oltre le 96 pedalate, nella fase finale saranno 97-98».

E’ arrivato Viviani, Ganna e Cioni lo salutano
E’ arrivato Viviani, Ganna e Cioni lo salutano

Un piccolo rimpianto

Durante il record, Cioni è rimasto all’interno della pista, leggendo i tempi e passando a Villa i cartelli concordati per segnalare a Ganna l’obiettivo raggiungibile e il ritmo necessario. Così se da un lato il tecnico della pista mostrava i tempi su giro con il tablet, Dario preparava dei grossi cartelli con informazioni supplementari.

Quando la corsa è finita e Pippo ha centrato il nuovo record in 56,792 chilometri, Cioni ha stretto i pugni e poi lentamente si è sciolto. Ha accolto il suo corridore. Ha stretto mani ai ragazzi dello staff. Ed è rimasto costantemente un passo indietro. Era così anche da corridore, figurarsi adesso.

«Sapevamo – ha detto – che 56 sarebbe stato il minimo. Per scommessa s’era messo arrivare a 57. Eravamo partiti abbastanza convinti che Boardman si potesse battere e comunque non era poco. E’ stato un salto di quasi un chilometro e mezzo anche dal record di Bigham, fatto appena tre mesi fa».

Circa un’ora prima della partenza, Ganna ha girato per riscaldarsi
Circa un’ora prima della partenza, Ganna ha girato per riscaldarsi

«E’ stato chiaro da subito – ha detto ancora – che non andava per il 56, dopo 20 minuti si vedeva che fosse sempre un pochino in anticipo. Probabilmente però, se tornasse indietro, sono convinto che dal ventesimo al centesimo giro starebbe un attimo più coperto. Però in bici c’era lui, sapeva quello che doveva fare, ha deciso di rischiare. Alla fine, comunque, è sempre venuto un grandissimo risultato.

«Ha cercato di raggiungere il massimo o andare anche oltre, consapevole che c’era spazio per atterrare. Ti crei lo spazio di sicurezza, così puoi recuperare qualche giro casomai arrivasse la crisi. Boardman lo ha superato presto, andava per i 57, però è stato comunque un grandissimo risultato». 

Alla partenza, accanto a Ganna c’era Marco Villa, suo cittì in nazionale
Alla partenza, accanto a Ganna c’era Marco Villa, suo cittì in nazionale

La scelta di Villa

Infine Villa, che lo ha ringraziato per avergli ceduto il posto in pista pur avendo il titolo di guidare Ganna. Si è trattato di un evento Ineos, la squadra avrebbe avuto tutto il diritto di pretendere il suo tecnico a bordo pista.

«Io ho sempre detto: il coach dietro l’atleta. C’è l’atleta che fa i risultati – ha spiegato Cioni – il ruolo del coach è mettere l’atleta nelle migliori condizioni. Questa è una pista e Villa è il tecnico della pista, quindi chi meglio di lui aveva l’esperienza per stare lì? C’era per le Olimpiadi e i mondiali. Pippo ha vinto i primi mondiali con Marco, quando io ancora non lavoravo con lui.

«E poi in pista c’era Marco, ma c’ero anch’io. Nel senso che siamo una squadra. Lavoriamo tutto l’anno insieme, non solo per questo evento. E Marco è quello di cui Pippo si fida ciecamente in pista, quindi sarebbe stato egoistico volere prendere il suo posto. Però, ripeto, la scelta deve essere dell’atleta, non di chi c’è dietro. E qua c’era anche tanta altra gente dietro che ha fatto un grande lavoro». 

Dopo il record, cena da McDonald’s. E Villa racconta

09.10.2022
4 min
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Cena quasi a mezzanotte al McDonalds di Grenchen, in un delirio di personale in crisi e il gruppo degli italiani famelico e allegro. A un tavolo Ganna, Viviani, Bragato e Lombardi. Da qualche parte si scherza che Lombardi non credesse abbastanza al record, altrimenti avrebbe prenotato una cena degna di questo nome. Giovanni prova a dire che non l’ha fatto per scaramanzia, ma i panini non arrivano e la presa in giro prosegue. Nel tavolo accanto siedono Amadio e Villa, che legge messaggi, sfinito e contento.

Ganna ha appena conquistato il record dell’Ora, è il momento dei festeggiamenti
Ganna ha appena conquistato il record dell’Ora, è il momento dei festeggiamenti

La resistenza dei Giri

Prima, nella baraonda del velodromo dopo il record, il cittì della pista azzurra era sul filo della commozione, in questo suo essere roccioso e discreto. Quello che serve per dare sicurezza a campioni che nel momento del massimo sforzo hanno bisogno degli sguardi e delle parole giusti.

«L’Ora era uno degli obiettivi che sognava da quando è passato professionista – dice – però lo abbiamo tenuto, abbiamo rispettato i passaggi giusti e lui ha fatto la crescita giusta. Doveva guadagnare oltre che potenza e velocità, anche la resistenza che serve per portare a termine l’Ora. E insomma, s’è visto negli ultimi 5 o 6 minuti che la resistenza ci vuole. Perché se non avesse avuto nelle gambe il Giro e il Tour, magari non avrebbe superato la crisi che ha avuto nel finale sul filo dei 57 all’ora. A un certo punto gli abbiamo detto di stare calmo, ma lui mi ha fatto il segno col pollice come per dire: sto bene, vado!».

Villa e Cioni sono i due angeli custodi del campione, ciclisticamente i suoi padri putativi
Villa e Cioni sono i due angeli custodi del campione, ciclisticamente i suoi padri putativi

Guardarlo negli occhi

Prima la flemma del far leggere il tablet con i passaggi, che da un certo punto in poi sono sempre stati sotto i 16 secondi. Poi di colpo, la grinta sul volto di Villa, quando ha capito che l’obiettivo inconfessabile dei 57 chilometri fosse possibile (foto di apertura).

«L’ora mi è passata – sorride – anche perché avevamo delle tabelle da dargli ogni 5 minuti e dovevo guardarlo negli occhi per capire come stava. E lui stava bene e questo forse l’ha un po’ tradito. Dopo la mezz’ora è andato troppo. Avrebbe dovuto girare a 15” 700 oppure 15”600, invece è andato subito a 15”300. Ha recuperato su Boardman, però mancava ancora mezz’ora. Si avvicinava velocemente ai 57 che era il terzo obiettivo, però forse ha iniziato troppo presto e alla fine ha avuto quel lieve calo».

Inizia la caccia al record: il tentativo fatto quando si è stati certi della raggiunta maturità atletica
Inizia la caccia al record: il tentativo fatto quando si è stati certi della raggiunta maturità atletica

Fra Cioni e Villa

Quando Ganna è sceso in pista, prima ha svolto tutti i suoi controlli, poi s’è trovato davanti lo sguardo di Villa. I due si sono scambiati un pugno chiuso, come sempre prima delle sfide importanti e in qualche modo è stato toccante rendersi conto che Marco c’è stato in ogni momento importante di Pippo. E come lui, c’era Cioni.

«Va fatto un plauso a Cioni – dice – perché ha voluto me in pista e forse io mi sono preso la scena. Ma Dario è stato grande in questi due mesi e non ha lasciato niente al caso. Okay, hanno anche un entourage che glielo permette, ma non hanno lasciato niente al caso. Non c’è stato nulla che non sia stato studiato, dal riscaldamento alla partenza, dai materiali delle bici, ruote, body. Insomma, è stato un piacere lavorare con Dario».

E adesso la super bici partirà per i mondiali di Parigi, dove forse sarà usata per l’inseguimento. Carini al lavoro
Carino al lavoro sulla super bici che forse sarà usata per l’inseguimento ai mondiali

Martedì prova rapporto

La cena come meglio s’è potuto e poi domattina (oggi per chi legge, ndr) la squadra della pista azzurra si metterà in viaggio sui furgoni verso i mondiali di Parigi. Adesso si fa festa, poi ci sarà da riazzerare il contachilometri. E anche il record dell’Ora dovrà lasciare posto alle qualifiche dei quartetti e il programma dei mondiali.

«Domani (oggi, ndr) Pippo andrà già in bici – spiega Villa – però recuperando. Così magari almeno martedi, potremo fare una prova rapporto per il quartetto. Ha davanti due giorni per recuperare le gambe e poi scenderemo in pista pensando ai mondiali. Chiuso un capitolo, se ne apre un altro. Poi però in vacanza ce lo mandiamo per davvero».

Serata storica: Ganna si prende il record dei record

08.10.2022
6 min
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«L’unico momento veramente difficile – dice Ganna – sono stati gli ultimi 10 minuti. Pregavo che finissero perché veramente non ce la facevo più. Era un continuo pensare: “Dai che sono gli stessi sforzi che fai quando fai i lavori di forza in pista con i ragazzi”. E invece era più lungo. Avere vicino gli amici è stato importante. Però loro erano a far festa, io ero lì a faticare».

Boardman abbattuto

Cominciamo dalla fine e speriamo ci scuserete l’orario. Filippo Ganna ha triturato il record dell’Ora e lo ha riportato sotto lo stesso ombrello. Nessuna distinzione fra quelli ottenuti sulle bici troppo futuristiche e quello di Merckx. Sulla sua Pinarello sicuramente ipertecnologica ma dalle geometrie classiche, il piemontese ha scavalcato Bigham e poi ha puntato Boardman. A un certo punto ha messo nel mirino anche i 57 chilometri, ma ha capito presto che non fosse il caso. La nuova misura è di 56,792 chilometri e adesso andate pure a prenderlo.

Il finale è al fulmicotone: Ganna è stanco, ma il record dei record è nel mirino
Il finale è al fulmicotone: Ganna è stanco, ma il record dei record è nel mirino

Come Merckx e Wiggo

Merckx scese di sella e disse che non ci avrebbe mai più provato, Coppi in precedenza disse più o meno lo stesso.

«Sono d’accordo con entrambi – sorride sfinito – almeno finché qualcuno non lo batterà, una cosa che credo accadrà. La tecnologia fa aumentare sempre più le distanze. Ma in quel caso farò come Wiggins, lo proverò a fine carriera. Negli ultimi dieci minuti non riuscivo a trovare una posizione confortevole, continuavo a spostarmi.

«E nel mentre dicevo anche: “Dai che tanto domani non la tocchi”. Domani giorno libero, più che altro in furgone per arrivare su in Francia, a Parigi. E alla sera magari, una sgambatina si farà per sciogliere la fatica di oggi. Alla fine ho avuto un bel dolore anche al soprasella e non vedo l’ora di farmi la doccia. Tutto il vino che mi hanno versato addosso inizia a bruciare…».

Ultimi giri, ancora sotto i 16″: Villa lo incita
Ultimi giri, ancora sotto i 16″: Villa lo incita

Tre scenari possibili

C’era uno schema concordato con Villa e con Cioni. Pippo sarebbe andato in modo più conservativo per i primi 30 minuti e poi passando davanti a Villa, sarebbe stato lui a indicargli la tabella da seguire. Tre scenari. Uno era una scommessa: i 57 chilometri. Le altre due erano molto più abbordabili: il record di Bigham e quello di Boardman.

Ganna è partito cauto. Poi inesorabilmente ha iniziato ad abbassare il tempo sul giro. E forse a un certo punto ha spinto troppo sul gas. Al punto che Villa prima si è esaltato e poi a un certo punto, vista la flessione nel finale, ha provato a dirgli di calare, ma non c’è stato verso che lo facesse. Anzi, a un certo punto Pippo gli ha fatto cenno di sì col pollice, che avrebbe puntato ai 57 chilometri.

«In realtà – sorride – non ho aspettato la mezz’ora perché mi sentivo bene e così sono partito prima. Forse ho esagerato, l’ho un po’ incasinata. Si poteva rimanere fedeli al programma, perché poi alla fine s’è trattato di stringere davvero i denti. A un certo punto ho pensato davvero di poter andare per i 57, ma è durata poco. E mi sono detto: “Stai buono Filippo, mancano 12 giri, pensa ad arrivare in fondo”».

La mano sul cuore davanti al suo pubblico: il Top Ganna Club gli è stato vicinissimo
La mano sul cuore davanti al suo pubblico: il Top Ganna Club gli è stato vicinissimo

I rapporti giusti

Sta seduto a un metro di distanza. Gli hanno consegnato il cartello con la misura e un orologio Tissot, sponsor dell’evento e di questo velodromo svizzero che spunta in mezzo al nulla, in un paese che in apparenza altro non ha, se non la tradizione orologiaia.

«All’inizio la partenza è stata secondo i piani – racconta – avevo in mente di battere Daniel (Bigham, ndr) anche solo di un metro. Quando verso metà corsa ho sentito che la gamba c’era, ho provato a spingere e cercare di fare il record più alto che si poteva. Non pensavo, ma gli ultimi 15 minuti sono stati veramente faticosi. Alla vigilia si era ragionato sul rapporto. Abbiamo fatto una prova, ho voluto provare il 65 e anche il 66. Non nascondo che nella prima mezz’ora un dente in più mi avrebbe fatto comodo. Ma alla fine ho pensato che sarebbe stato meglio averne due in meno. Per cui credo che abbiamo azzeccato perfettamente ogni scelta. Quando con la mia squadra puntiamo un obiettivo, facciamo tutto al 110 per cento».

Sassolini dalle scarpe

Intorno iniziano a saltare fuori birre. Lombardi è al settimo cielo, Villa racconta e Cioni lo stesso. La tensione negativa dei mondiali si è sciolta al chiuso di questa famiglia allargata che del campione è rifugio, motivatrice, carburante.

«Io non pensavo neanche di arrivare fino a qua – dice – sapevo che potevo arrivare ai 56, ma già sui rulli stamattina, durante il riscaldamento, riuscivo a tenere i valori che invece non avevo ai mondiali. C’è voluto coraggio a venire qua dopo quella giornata storta? Probabilmente sì, non è stato un periodo semplice. La stagione non è ancora finita, ma dopo i mondiali non toccherò la bici per almeno un mese. La riprenderò al primo ritiro con la squadra e l’anno prossimo cercheremo di prendercela più tranquilla, puntando magari un po’ più forte sugli obiettivi che ci porremo. A chi la dedico? A me stesso. Quando ne hai tanti contro, non è facile. Ma poi è anche più bello farli stare zitti».

Soglia del dolore intorno ai 35′: Ganna punta al top

08.10.2022
5 min
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Ormai ci siamo. Ganna è di ottimo umore. Nemmeno parlerebbe del record dell’Ora, scherza, ma ci siamo noi a fargli le domande e lui non si nasconde. Racconta. Approfondisce per quello che può. Coinvolge. Ma soprattutto non fa mai venire meno la sua grande concretezza.

«Se andrà bene ma non benissimo – sorride – il record finirà fra le vittorie importanti. Se andrà molto bene, allora mi sentirò più vicino ai grandi del ciclismo che lo hanno ottenuto, come Moser. E se invece andrà male, sarò stato un altro italiano che ci ha provato 40 anni dopo. Ma le Olimpiadi restano il punto più alto della mia carriera. Il quartetto è stato speciale, vincere insieme è meglio che farlo da solo. Come nella vita, insieme si può fare la differenza».

La pista di Grenchen è stata il teatro anche del record di Bigham: ora tocca a Ganna
La pista di Grenchen è stata il teatro anche del record di Bigham: ora tocca a Ganna

Con il 65×14

Manca davvero poco. Abbiamo parlato del test sui 35 minuti a Montichiari e della partecipazione al suo sforzo dei compagni di nazionale. E ora che il tempo stringe e Pippo dice che trascorrerà le ore subito prima probabilmente a letto, è il tempo di dare un po’ di dettagli.

«Abbiamo rinviato la scelta del rapporto all’ultimo momento e dopo vari test. Io avrei voluto usare il 66×14, ma alla fine abbiamo scelto il 65×14 perché durante il record andrò con una frequenza di pedalata più vicina a quella di una gara su strada, quindi intorno alle 96 pedalate. E avere un rapporto un po’ più agile potrebbe aiutarmi se dovessi avere qualche difficoltà».

La preparazione della catena eseguita dai tecnici Muc-Off (Ineos Grenadiers)
La preparazione della catena eseguita dai tecnici Muc-Off (Ineos Grenadiers)

La soglia dei 35 minuti

Perché il momento può venire e anzi verrà quasi sicuramente. Bisognerà vedere in che modo il campione riuscirà a farci i conti.

«E’ uno sforzo completamente differente – spiega – rispetto a quello di un inseguimento o di qualunque altra prestazione. All’inizio vorresti spingere di più perché vorresti andare oltre. Poi arrivi al punto che cominci a soffrire. Avevo già fatto un test di mezz’ora due anni fa e alla fine ero completamente distrutto. Lunedì invece l’ho finito facilmente e questo mi fa davvero bene al morale e mi sono detto che sono pronto per un’ora. Ma chissà, magari se avessi continuato, il minuto dopo sarei scoppiato. Ho intenzione di seguire quello che mi diranno da bordo pista, con l’obiettivo di soffrire meno all’inizio per essere il più stanchi possibile alla fine».

Il test svolto lunedì scorso sui 35 minuti ha confermato a Ganna che i valori sono buoni (Ineos Grenadiers)
Il test svolto lunedì scorso sui 35 minuti ha confermato a Ganna che i valori sono buoni (Ineos Grenadiers)

L’aiuto della banda

Che cosa significhi girare per un’ora in pista è difficile da dire e probabilmente l’unica soluzione potrebbe essere provarci o ascoltare stasera il racconto di Ganna.

«La parte più difficile sarà mantenere la posizione giusta per un’ora – spiega – per risparmiare energia. I muscoli posteriori della coscia soffriranno di più. Sulla strada, puoi smettere di pedalare una volta ogni tanto, durante il record no. Il quadricipite è il muscolo che quando pedali lavora di più, ma quando è stanco inizi a compensare con altri muscoli che sono meno allenati e a quel punto rischi di finire con i crampi. Di solito quel momento di svolta c’è fra i 35-40 minuti. A quel punto devi cambiare modo di pensare, staccare la spina, dimenticare il dolore e pensare solo al respiro. Credo molto nelle persone intorno a me, nel supporto che mi daranno. L’ho visto quando ho provato a Montichiari e i ragazzi intorno hanno cominciato a fare gli idioti e questo mi ha aiutato tanto. Siamo una famiglia, ci aiutiamo nelle nostre prestazioni».

Si corre a Grenchen per le condizioni ambientali creabili nel velodromo
La scelta di Grenchen per le condizioni ambientali creabili nel velodromo

Il record dei record

Ci sarà anche il suo amico Thomas, a mettere la musica. Ridendo Ganna dice che hanno dovuto rivedere la sua playlist e optare per qualcosa di più tranquillo che non offenda il pubblico più educato del velodromo di Grenchen.

«La scelta della pista – dice – è stata fatta per la sua velocità e per ragioni atmosferiche che non riesco a spiegare bene. Non ho voluto farlo in altura per non avere accanto al mio nome un asterisco. Grenchen è stata il teatro del mio debutto in Coppa del mondo, ho dei bei ricordi e vedendo il record di Bigham, la scelta è giusta. Dan ci ha aiutato tanto per studiare il giusto pacing (ritmo di pedalata, ndr). Ha fatto un lavoro speciale per sé e per me.

«Un record ragionevole sarebbe fare un metro più di lui, il sogno è fare il record dei record. Dietro questo progetto c’è un super team, io cerco di non pensare a nulla. Lavorano tutti per me, mi offrono le migliori soluzioni e a me non resta che spingere sui pedali il più forte possibile. Giovedì sera eravamo a cena e Cioni e gli altri si sono alzati di colpo perché avevano una riunione. Poi sono tornati a tavola. C’è dietro un lavoro speciale, per essere certi che sia tutto a posto».

La nuova Pinarello Bolide F Hr ha preso forma fra le mani dei tecnici (Ineos Grenadiers)
La nuova Pinarello Bolide F Hr ha preso forma fra le mani dei tecnici (Ineos Grenadiers)

Nove chili d’amore

Infine la bici, la Pinarello, la Bolide F Hr creata per l’occasione. Ridendo dice che è più pesante, ma che su pista questo non fa grande differenza. Nei giorni scorsi, ha ammesso che dopo il Tour non avesse poi una gran voglia di provare il record. Ma quando Pinarello gli ha mostrato l’ultima arrivata, per lo stupore non ha potuto che accettare la sfida.

«Nove chili sono tanti – sorride – e può anche darsi che nei primi giri la senti un po’ lenta. Quando però arrivi alla velocità giusta, lei vola sulla pista. Perché pesi così tanto non so dirlo, onestamente. Probabilmente Fausto ci ha messo dentro tanto amore».

Sarà un’Ora molto rock, parola di Scartezzini

07.10.2022
6 min
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Mercoledì a Montichiari hanno fatto le prove generali con due quartetti, poi gli azzurri hanno continuato ad allenarsi per i mondiali. Come anticipato da Marco Villa, la partenza dei ragazzi per la Francia avverrà domenica mattina, all’indomani dell’Ora di Ganna (in apertura immagine Instagram/Ineos). Scartezzini racconta queste settimane non troppo diverse dal solito, con Pippo diviso fra il record e l’inseguimento, eppure non eccessivamente in pensiero.

«E’ tutto normale sinceramente – dice il veronese – conosciamo bene Pippo. Lunedì ha fatto la sua prova e poi da martedì ha lavorato con noi, non si pensava neanche al record dell’Ora. Non è cambiato niente, sinceramente, non pensava a quello che deve fare. Io sono in camera con lui, ma non è che sia lì a farsi mille pensieri. Parliamo di tutt’altro, non mi dice che deve fare la posizione, la tecnica, la tattica, girare. No, è molto sereno su quel lato».

Ai mondiali del 2021, Scartezzini e Consonni presero l’argento nella madison
Ai mondiali del 2021, Scartezzini e Consonni presero l’argento nella madison
Niente di strano?

Insomma, niente di particolare. Tranne che gli arrivano 1.000 interviste da fare da parte di varie testate importanti, ma quello è un altro discorso. Come pressione non ha niente, diciamo.

Come sta il quartetto azzurro?

Ci arriviamo con tre corridori sicuramente forti. Pippo, Milan e Manlio Moro. E poi Lamon. Anche se prima magari si poteva discuterlo, mercoledì in prova ha tirato fuori la grinta. Non lo dico perché sono suo amico, ma proprio perché l’altro giorno mi è piaciuto. Quindi abbiamo quattro nomi buoni. Poi c’è il solito discorso di come ci si arriva.

Moro 2022
Manlio Moro è uno dei nuovi possibili innesti del quartetto dopo gli ottimi europei di Anadia
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Manlio Moro è uno dei nuovi possibili innesti del quartetto dopo gli ottimi europei di Anadia
Cioè?

Prendiamo Milan, per esempio, arrivato dalla gara a tappe in Croazia. Ha fatto due giorni di recupero e quando ha provato a fare la prova gara, si lamentava perché non andava. Era normale che fosse così, non era il fatto che non andasse, ma doveva assimilare del tutto la gara su strada. Infatti poi in prova è andato forte.

Ci parli della reazione di Lamon?

Si continuava a criticarlo, perché magari non era più lo stesso di Tokyo. Invece mercoledì “Lemon” ha fatto una bella prova e forse s’è anche ripreso la fiducia che agli europei gli era mancata. Quindi secondo me, quest’anno c’è un bel quartetto.

La prova sui 35′ si è svolta lunedì, poi Ganna ha ripreso il lavoro per i mondiali (foto Instagram/Ineos Grenadiers)
La prova sui 35′ si è svolta lunedì, poi Ganna ha ripreso il lavoro per i mondiali (foto Instagram/Ineos Grenadiers)
E Scartezzini dove lo mettiamo? 

Nella madison assieme a Consonni. L’altro giorno Pippo ha fatto la battuta a Villa, dicendogli: «Sta attento, quest’anno che la stiamo preparando, sarà l’anno che fanno il flop». Con Simone ci siamo allenati bene settimana scorsa, martedì abbiamo fatto un altro bell’allenamento intenso, domani (oggi, ndr) ne abbiamo un altro. Arriviamo al mondiale avendola preparata e dopo aver girato un bel po’ insieme. L’anno scorso invece non avevamo preparato niente, sono sincero. Il discorso è che lavoriamo molto di più sul quartetto e poi le gare di gruppo sono una conseguenza. Invece quest’anno, Consonni ed io stiamo facendo più cose mirate. La gara di gruppo è diversa.

Per cui, riepilogando?

Ho la madison e mi piacerebbe anche fare la corsa a punti. Però vediamo. La settimana scorsa ero alla Tre Giorni di Aigle e pensavo di andare forte, invece c’è stato una giornata proprio no. Non mi era mai successo, però il giorno dopo mi sentivo già molto meglio. Ho analizzato e capito cosa potrebbe essere mancato, quindi non mi sono neanche allarmato. Infatti questa settimana a Montichiari sentivo di andare forte. Quindi, come pensavo, sto arrivando molto in crescita.

Dopo averla corsa a Roubaix nel 2021, Scartezzini riproverebbe volentieri la corsa a punti
Dopo averla corsa a Roubaix nel 2021, Scartezzini riproverebbe volentieri la corsa a punti
Come sarà sabato fare il tifo per Pippo? 

Io faccio molto il vago, anche perché non so realmente quali saranno i programmi. Lui mi ha chiesto più volte se ci sarò, ma non ho saputo ancora cosa rispondergli. Poi magari, quando ci vede tutti lì, secondo me lui si libera ed è più tranquillo. Ma la prova di lunedì dice tanto. Ha fatto 35 minuti e ci siamo accorti che più siamo ignoranti a bordo pista, più lui si gasa. Quindi mettevamo la musica che dicevamo noi, visto che a lui piace. Perciò, quando e se magari ci vedrà tutti lì, anche con il suo amico che mette la musica, il supporto sarà forte e a lui questo darà tanto.

Tu lo faresti mai un record dell’Ora? Ti ci vedi per un’ora in pista a girare?

Allora, l’altra sera eravamo lì che lo guardavamo e dicevo: «Cavoli, sembra anche facile per come sta girando». Poi ho pensato al rapporto che aveva e mi sono detto che a girarlo mi verrebbe un gran mal di gambe. Anche ad andare regolari e provarci a farlo da fresco, farei fatica a girarlo. Perciò portarlo a quel ritmo… Ci siamo guardati con Lamon e ho detto che io non credo proprio che mi metterei a farlo.

Che rapporto aveva?

Davanti non so perché continuavano a cambiare, dietro aveva il 14. Ma non è tanto il rapporto. Vedi la pedalata e sembra che sia normale, poi vedi il tempo e capisci che sta girando proprio forte. Quindi capisci che non è un rapportino, ma un rapportone. E un conto è girare a 40 all’ora, un altro farlo a 60. Eppure lo guardi e sembra che sia facile. Gli ho visto fare un centinaio di giri e ho pensato che deve essere proprio una rottura di scatole. Non so a cosa si possa pensare in quelle fasi, neanche provo a immaginarlo. 

Ha provato in assetto da record, quindi col body giusto e tutto il resto? 

Ha provato tutto come dovrebbe essere sabato. La bici e tutto il resto. Ed è giusto che sia così. Un mese prima puoi essere più rilassato, però a cinque giorni dal tentativo deve essere tutto perfetto e tutto uguale al giorno di gara. Neanche puoi pensare di cambiare qualcosa, perché ormai quelle sono le scelte. Aveva tutto lo staff Ineos, sia quelli dell’aerodinamica sia Cioni.

Eppure è tranquillo.

Tranquillissimo, voi non lo sapete com’è davvero Pippo.

L’agenda di Villa verso i mondiali non ha pagine bianche

04.10.2022
5 min
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Seconda settimana di ritiro per gli azzurri della pista ieri a Montichiari. La stagione della strada è ancora nel vivo e alcuni fra i nostri pistard più forti stanno ancora correndo con le rispettive squadre. Milan e Viviani hanno corso e vinto alla CRO Race. Consonni ha vinto in Francia. Le ragazze oggi corrono alla Tre Valli Varesine e Ganna si divide fra la preparazione del record dell’Ora e i lavori per il quartetto. Insomma, per Marco Villa sono giorni come partite di Tetris, in cui riuscire a incastrare ogni cosa al meglio, con l’obiettivo dei mondiali che si apriranno a Saint Quentin en Yvelines il 12 ottobre.

«Sono a Montichiari da stamattina – conferma Villa – abbiamo fatto quattro giorni settimana scorsa e quattro questa. Stiamo lavorando un po’ random. Ieri mattina c’era la Balsamo, poi è andata via perché oggi fa la Tre Valli. La recupero stasera, come la Consonni e la Zanardi. E poi sto con loro fino a venerdì. Degli uomini, domani arriva Simone Consonni. Elia viene da giovedì. Milan arriva oggi pomeriggio». 

Simone Consonni arriva ai mondiali pista con una fresca vittoria. Agli europei, argento nell’omnium
Simone Consonni arriva ai mondiali pista con una fresca vittoria. Agli europei, argento nell’omnium
E’ tanto diverso come avvicinamento rispetto all’anno scorso, in cui venivate dalle Olimpiadi mentre quest’anno c’è la stagione piena su strada?

Sì, però siamo abituati. Qualcuno ci arriva anche bene, quindi non lamentiamoci.

Hai già fatto le assegnazioni dei ruoli nelle varie specialità?

No, non ancora. Voglio fare ancora una prova mercoledì coi ragazzi e venerdì con le ragazze. Poi coi maschi andiamo a Grenchen a vedere Pippo. Loro arrivano sabato, io vado venerdì. E poi da lì andiamo coi mezzi a Parigi, che sono circa 5 ore.

Villa conferma che i test per l’Ora di Ganna sono cominciati a Montichiari, assieme a prove di quartetto
Villa conferma che i test per l’Ora di Ganna sono cominciati a Montichiari, assieme a prove di quartetto
Pippo come si gestisce tra mondiali e record dell’Ora?

Sta andando bene. Oggi farà dei lavoretti di assimiliazione del quartetto, ma stando sul leggero perché ieri sera abbiamo fatto una prova, mercoledì faremo un test gara e poi va a casa. 

Hai capito come gestire i due gruppi, uomini e donne?

Quest’anno ci sto prendendo le misure e le stanno prendendo anche loro. Stanno cercando di conoscermi e di capirmi. Si allenano insieme. Ieri le ho messe con il quartetto dietro ai ragazzi per fare dei lavori di frequenza. Mi sembra di vederle entusiaste e motivate.

Agli europei di Monaco, Viviani ha conquistato la vittoria nell’eliminazione in cui è iridato
Agli europei di Monaco, Viviani ha conquistato la vittoria nell’eliminazione in cui è iridato
I riscontri sono stati positivi, no?

Quello che abbiamo visto agli europei e alle Coppe del mondo potrebbe anche dimostrarlo, però vediamo. Anch’io sto cercando di conoscerle sempre meglio e di capire fin dove spingermi con gli allenamenti e coi carichi di lavoro. Insomma magari ci azzecco, magari sbaglieremo qualcosa e torneremo indietro. Però abbiamo un anno e mezzo per arrivarci.

Rispetto all’anno scorso parti per i mondiali con più o meno certezze?

L’anno scorso venivamo da un titolo olimpico, quindi avevamo delle certezze. Quest’anno arriviamo con qualche cicatrice. Non nascondo che l’europeo mi ha lasciato un po’ di ferite aperte per quanto riguarda il quartetto maschile.

Martina Fidanza a Parigi per difendere l’iride del 2021
Martina Fidanza a Parigi per difendere l’iride del 2021
Le avete guarite queste ferite? Vi siete chiusi nello spogliatoio e avete chiarito tutto?

Sanno che devono riconquistare quel pezzo di fiducia che da qualche parte mi è rimasta dentro. Quello che è successo ha aperto anche una finestra, una porta ai giovani che ci sono dietro e che nel frattempo hanno vinto i campionati europei under 23 nel quartetto e si sono fatti valere nelle altre gare. Io prima di tutto ho avuto rispetto dei titoli vinti, però agli europei gli altri mi hanno fatto capire che posso aprire e loro stessi devono accettare la cosa.

Cominci anche tu a prendere dimestichezza con l’abbondanza, mentre una volta il quartetto erano 5-6 atleti…

La rosa è ampia, lo sanno anche loro, lo vedono. E se prima per far entrare un giovane guardavo a quello che è stato fatto, adesso devo mettere sulla bilancia un po’ tutto. E’ vero che comanda il cronometro, però di fronte a campioni del mondo e campioni olimpici avrò sempre rispetto. Ma se vogliamo stare in alto, bisogna prendere quello che c’è di meglio, sperando che la concorrenza sia di stimolo per tutti.

Moro Glasgow 2022
Manlio Moro è un inseguitore nato: sia nell’individuale, sia nel quartetto. Secondo Villa è uno che spinge da dietro
Moro Glasgow 2022
Manlio Moro è un inseguitore nato: sia nell’individuale, sia nel quartetto

Il quartetto di Tokyo resta la prima scelta, insomma, ma alle spalle dei ragazzi d’oro spingono Boscaro, Moro, Pinazzi e Galli. Fu proprio l’inserimento prepotente di Milan a spalancarci la strada verso l’oro olimpico e non è un mistero che anche altri spingano per entrare. In tutto ciò, c’è da far crescere il gruppo delle ragazze che dal lavoro con gli uomini ammettono di trarre ispirazione e qualità. Manca una settimana all’inizio dei mondiali. Saranno sette giorni di test e sorrisi tirati. Andiamo a Saint Quentin en Yvelines con tanto da conquistare, ma anche tanto da difendere.

Record dell’Ora: cosa è cambiato fra Ganna e Moser?

03.10.2022
6 min
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Che cosa è cambiato da quel 23 gennaio del 1984, quando Francesco Moser realizzò il fantastico 51,151 che aprì una nuova era nella caccia al record dell’Ora? Francesco era uno dei più forti cronoman al mondo e vantava anche un titolo mondiale dell’inseguimento. Probabilmente meno pistard, ma indubbiamente più stradista di Ganna, riuscì a costruire attorno al suo tentativo un supporto scientifico estremamente all’avanguardia rispetto ai tempi. Un certo tipo di approccio allo sport fu pianificato in quelle settimane e ancora oggi è alla base della preparazione dei corridori contemporanei.

Dopo aver parlato delle peculiarità del gesto atletico, delle doti da allenare e dell’apporto della tecnologia, con Andrea Morelli riprendiamo il discorso avviato stamattina e proseguiamo il nostro viaggio nel record dell’Ora, che sabato prossimo a Grenchen sarà tentato da Filippo Ganna.

Il tentativo di record dell’Ora di Ganna si svolgerà nel velodromo svizzero di Grenchen (foto Rubner)
Il tentativo di record dell’Ora di Ganna si svolgerà nel velodromo svizzero di Grenchen (foto Rubner)
Perché Moser, che era un cronoman e vinceva gli inseguimenti, si è fermato a 51,151? Che cosa è cambiato in questi 40 anni?

L’evoluzione tecnologica ha portato un grosso vantaggio. Questo è difficile tradurlo in quanti chilometri in più. E’ difficile da spiegare. Ganna è un fuoriclasse. Stiamo parlando di uno specialista della cronometro che ha comunque dei valori di potenza che probabilmente ha solo lui. Quindi è un fuoriclasse paragonabile a quello che poteva essere Moser ai suoi tempi, ma l’evoluzione dei materiali gli dà dei vantaggi innegabili. E poi c’è tutta la parte legata all’evoluzione della scienza dell’allenamento.

Spieghiamo.

Di solito si parla del consumo di ossigeno per gli scalatori che vincono le corse a tappe e siamo intorno agli 85-90 ml/min/kg, addirittura anche sopra. Pero non dobbiamo dimenticare che se ragioniamo in dati relativi, il cronoman è svantaggiato. Se faccio un calcolo di questo tipo su uno come Ganna, magari mi viene che lui ha “solo” 70-75 ml per chilo di consumo di ossigeno. Badate bene, questa è una valutazione che sto facendo io ad occhio. Però se teniamo conto del consumo in litri assoluti, uno così è un atleta con una cilindrata paragonabile a quella di un V12. Ha magari 5,8-6 litri di consumo in litri al minuto, quindi di conseguenza una potenza sia alla soglia che massima elevatissima.

Francesco Moser e la bici utilizzata per il record dell’Ora di Messico 1984
Francesco Moser e la bici utilizzata per il record dell’Ora di Messico 1984
Non abbiamo i dati di riferimento sul consumo di ossigeno o test effettuati ai tempi di Moser.

Infatti si possono fare delle stime, dato che non c’erano i misuratori di potenza. Era diverso anche come approccio. In più rispetto ad allora sono stati fatti dei grossi passi avanti sulla tecnologia per esempio nella riduzione della resistenza al rotolamento, partendo dalla bici e passando per la pista. Basti pensare che in determinati competizioni si sia aumentata la temperatura della pista per ridurre la resistenza al rotolamento. Si utilizzano pneumatici che come dimensioni e struttura sono molto diversi rispetto al passato. Quindi puoi risparmiare 10-15 watt di resistenza al rotolamento e guadagnarne 10-12 di potenza a parità di posizione. Si lima dove si può e alla fine si hanno grosse differenze. Sono cambiate anche le superfici di scorrimento. Ci sono tante variabili da considerare.

Moser andò a Città del Messico, Ganna a Grenchen: la pista conta tanto?

Perché vanno a Grenchen e non in quota ad Aguascalientes, per esempio? La quota porta ad avere un vantaggio aerodinamico dovuto a condizioni legate alla densità dell’aria quindi a parità di posizione vai più veloce. Ma devi trovare la quota corretta perché vi è per lo stesso motivo una diminuzione della massima potenza aerobica. E quindi la tua potenza di soglia cala. Devi trovare il compromesso giusto in termini di quota e aver ragionato bene anche su problematiche logistiche. Quindi ci sono varie condizioni, tante cose da valutare quando si fa un approccio a questo tipo record. Quando siamo stati a Grenchen con Trek-Segafredo per Ellen Van Dijk (il 23 maggio 2022, l’olandese ha percorso 49,254 chilometri, ndr), abbiamo potuto vedere che è una delle piste più veloci disponibili attualmente, quindi la scelta non è stata casuale o per questioni di sponsor.

E’ giusto dire che le metodiche di allenamento dei corridori di oggi discendono da quelle di Moser?

La scienza dello sport in parte è nata lì, con l’Equipe Enervit di cui facevano parte Aldo Sassi ed Enrico Arcelli. Varie tecniche di allenamento come la forza/resistenza sono state sviluppate proprio per questo tipo di prestazione. Naturalmente i mezzi a disposizione erano diversi. C’era il primo cardiofrequenzimetro, non esisteva il misuratore di potenza, però non si era così a conoscenza di come l’allenamento potesse ottimizzare la prestazione. Probabilmente in quel periodo si fece il massimo per ottimizzare la performance di Moser, così come oggi tutta l’evoluzione nella teoria dell’allenamento, nell’utilizzo della potenza e le strumentazioni ci permettono di monitorare l’atleta in allenamento piuttosto che durante i test specifici. Tutto questo sicuramente ha portato la possibilità di influire in modo più preciso e importante sulla prestazione, altrimenti non ci sarebbe stata tutta questa evoluzione.

C’è un corridore che hai seguito che avrebbe potuto provare il record?

Penso che l’atleta che probabilmente avrebbe potuto fare il record dell’Ora e non l’ha fatto è stato Fabian Cancellara. Non l’ho seguito direttamente io, però con Luca Guercilena, che era il suo allenatore e un caro amico, se n’è parlato spesso, anche perché un pensiero al record era stato fatto. Io ho lavorato con il team e con Fabian su diverse cronometro per il discorso test, posizione e legato al “pacing” in corsa, come stiamo facendo dall’anno scorso con Trek-Segafredo e mi sembra che Fabian per le caratteristiche che aveva, era un atleta assimilabile a quello che è il Ganna attuale. Probabilmente lui avrebbe potuto fare un record dell’Ora coprendo una distanza importante, che magari poi sarebbe stato battuto, questo non lo discuto…

Cancellara ha chiuso la carriera con l’oro della crono a Rio: il record dell’Ora è stato a lungo alla sua portata
Cancellara ha chiuso la carriera con l’oro della crono a Rio: il record dell’Ora è stato a lungo alla sua portata
La preparazione dell’Ora si concilia con la preparazione di un mondiale crono?

Certo, è conciliabile ed in parte è quello che è stato fatto. Per esempio penso al record dell’Ora di Ellen Van Dijk della Trek-Segafredo che è stato fatto prima del mondiale, ma in piena preparazione per lo stesso. Non credo che Ganna, che a mio avviso è il miglior crono man al mondo, anche se ha avuto una piccola debacle al mondiale in Australia, abbia sbagliato la preparazione. Certamente arriva da una stagione molto lunga in cui ha raccolto tantissimi importanti risultati e mantenere questo livello di prestazione per tutta la stagione non è semplice. Ci possono essere diversi motivi legati al risultato al mondiale, ma sono sicuro che arriverà all’appuntamento al top.

La prima parte dell’articolo è stata pubblicata stamattina

Pinarello Bolide F HR: per l’Ora la prima bici 3D

03.10.2022
5 min
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Pinarello Bolide F HR 3D è la bicicletta che accompagnerà Filippo Ganna nel tentativo del record dell’Ora. Si tratta del primo progetto/bicicletta ad elevate prestazioni stampato interamente 3D.

«Vogliamo sempre spingere il livello del design del prodotto – ha detto Fausto Pinarello – a nuovi livelli per permettere ai nostri campioni di raggiungere i loro obiettivi. Innovazione costante e ricerca sono le basi del successo se vuoi assemblare la più veloce bicicletta da crono per la pista. Dal record dell’ora di Miguel Indurain, alle recenti medaglie d’oro nell’Inseguimento a squadre di Tokyo, Pinarello è sempre stata il punto di riferimento in questo settore».

Una parte dell’avantreno della nuova Bolide F HR 3D
Una parte dell’avantreno della nuova Bolide F HR 3D

La famiglia Bolide

Bolide è diventato con gli anni un simbolo ed un’icona, non solo il nome di una bicicletta. Pinarello Bolide è la categoria più evoluta delle biciclette sviluppate per la velocità. Le forme che hanno segnato un’era e che non smettono di fare da volano alla strenua ricerca della perfezione tra ciclista e mezzo meccanico, si fondono con un design avveniristico.

Il telaio della Bolide F HR 3D è stato progettato per ridurre ancor di più l’impatto dell’aera frontale e questo grazie anche all’abolizione della regola 3:1 imposta precedentemente dall’UCI. Ma entriamo nel dettaglio.

La nuova Pinarello Bolide F usata da Ganna per le crono: qui al mondiale
La nuova Pinarello Bolide F usata da Ganna per le crono: qui al mondiale

La prima bici 3D high performance

La prima stampa 3D in metallo per il ciclismo risale al 2015. Era il manubrio del record dell’ora di Bradley Wiggins. Oggi però non si tratta della sola stampa in tre dimensioni, perché c’è anche l’applicazione di una nuova lega a base di scandio, alluminio e magnesio: Scalmalloy.

Non è di carbonio: la Pinarello Bolide F HR 3D è costruita con questa lega utilizzata nell’ambito dell’aerospazio. Ogni sezione della nuova Bolide è stata realizzata come pezzo singolo ed incollato al successivo grazie alle resine epossidiche aerospaziali. C’è anche il titanio, utilizzato per la testa della forcella e per le appendici del manubrio.

Anche il manubrio è 3D. E’ in titanio ed ha una forma unica nel suo genere, creata ad hoc per Filippo Ganna. Il contributo della tecnologia, della capacità di sfruttarne le potenzialità e della stampa 3D sono state la chiave del successo, anche in questo caso.

Design, efficienza ed estremizzazione

I mozzi delle ruote sono più stretti del normale: quello dietro è di 89 millimetri (invece di 120), mentre quello davanti è largo 69 (invece di 100). Semplice? Decisamente no, perché questi cambiamenti, che sembrano minimi, comportano degli studi e produzioni completamente dedicate, con dei costi enormi. Anche la scatola del movimento centrale è stata ridotta a 54 millimetri di larghezza, invece dei precedenti 70.

I profilati hanno delle sezioni AirFoil. Significa che le tubazioni hanno dei profili aerodinamici più lunghi e sono decisamente più sottili rispetto alle versioni precedenti. La penetrazione dello spazio è sensibilmente migliorata. C’è ovviamente tutta la ricerca legata allo sviluppo CFD e le diverse sovrapposizioni possibili con i modelli matematici.

Il design della forcella e dei foderi riprendono un concept “classico” (considerando la categoria della quale stiamo scrivendo) e più che altro collaudato. Significa che la forcella ha i foderi stretti che scorrono vicino alle ruote lenticolari.

E poi ci sono quelle tubazioni frastagliate, del piantone e del reggisella. Si chiama Tecnologia AirStream.

La soluzione che prende il nome di AirStream (foto Pinarello)
La soluzione che prende il nome di AirStream (foto Pinarello)

Tecnologia AirStream, che cos’é?

Si basa su una ricerca che inizia a prendere forma nel 2006 nell’Università di Adelaide, legata allo studio delle megattere. Le pinne dei cetacei presentano delle protuberanze frontali che facilitano il mammifero a manovrare rapidamente in spazi stretti e con grande rapidità. Inoltre queste stesse creste contribuiscono alla riduzione della resistenza aerodinamica. La soluzione, riportata nell’ambito ciclistico, prende il nome di Tecnologia AirStream.

Se il ciclista e il suo movimento rappresentano la variabile maggiore in termini di efficienza aerodinamica e performance, la bicicletta trova nella tubazione del piantone il punto critico dove lo spazio di scontra. La resistenza dell’aria generata dal tubo verticale, rappresenta il 40% della resistenza totale del telaio e della forcella. Rendere più efficiente questa sezione è un risultato molto importante.

Il record dell’ora di Bigham (foto Pinarello/El Toro Media)
Il record dell’ora di Bigham (foto Pinarello/El Toro Media)

Già sul tetto del mondo

Lo è con Dan Bigham e con il suo record personale di 55,548 chilometri, ottenuto lo scorso 19 agosto. L’atleta, che fa parte del team di ricerca e sviluppo Ineos-Grenadiers, ha contribuito in maniera importante allo sviluppo del nuovo progetto Bolide 3D, ovvero la stessa bici che userà Ganna il prossimo 8 ottobre.