Un anno di Eolo-Kometa, facciamo i conti con Basso

15.10.2021
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«Vincere è una parola che diventa vecchia proprio nel momento in cui la realizzi. Per questo lavoriamo per tenerla aggiornata». Sono le parole di Ivan Basso, team manager della Eolo-Kometa, cui abbiamo chiesto di tracciare un bilancio della sua squadra dopo il primo anno nella categoria professional.

Il 2021 ha regalato loro tanti piazzamenti nelle top ten (una quindicina per il solo Albanese) e soprattutto cinque vittorie grazie a Fortunato e l’ungherese Fetter. Se quest’ultimo ha vinto il campionato nazionale a crono ed una frazione del Tour du Limousin, il bolognese ha saputo trionfare su due grandi vette del ciclismo. Prima al Giro d’Italia sullo Zoncolan – proprio dove Basso vinse nel 2010 ed iniziò ad ipotecare quell’edizione della corsa rosa – poi sul Monte Grappa alla Adriatica Ionica Race, facendo sua anche la classifica generale. 

Con Zanatta in ammiraglia si è ricreata l’intesa della Liquigas. In arrivo anche Conte
Con Zanatta in ammiraglia si è ricreata l’intesa della Liquigas. In arrivo anche Conte
Ivan, come dici tu questi successi, anche se ottenuti pochi mesi fa, appartengono al passato. Facciamo quindi un resoconto di quest’anno.

Il nostro bilancio è estremamente positivo. Non tanto per le belle vittorie, che chiaramente ci fanno tanto piacere, quanto perché abbiamo corso con personalità, con una mentalità giusta. Ci siamo sempre fatti vedere, la gente ha imparato a riconoscersi. Anzi adesso non siamo più la squadra di Basso e Contador, siamo la Eolo-Kometa, quella dei nostri migliori corridori. E questo ci riempie d’orgoglio.

C’era il rischio in effetti che le vostre figure potessero oscurare o mettere in soggezione i vostri ragazzi. Ed invece com’è andata?

Molto semplicemente. Ci siamo dimenticati di essere stati corridori, senza fare paragoni con i nostri tempi. Se necessario sia io che Alberto abbiamo cercato di parlare poco e farci capire. Abbiamo detto solo le cose che servivano in quel momento. Questa è la ricetta giusta. Ma prima di tutto questo, alla base abbiamo un grande staff tecnico.

Per Albanese una serie di piazzamenti, la vittoria non tarderà
Per Albanese una serie di piazzamenti, la vittoria non tarderà
Nomi importanti in ammiraglia.

Assolutamente. Mi sento di fare un grande ringraziamento a tutti i diesse. Dario Andriotto che cura lo scouting. Mentre tra Sean Yates, Stefano Zanatta e Jesus Hernandez abbiamo creato un mix perfetto tra esperienza, saggezza e gioventù. Hanno tutti davvero fatto un grande lavoro. Personalmente sono molto felice di aver portato Zanatta con noi, ho ricreato quel feeling che avevo con lui durante gli anni in Liquigas.

Proseguiamo col bilancio, con Fortunato, Albanese, Fetter.

Loro tre hanno fatto davvero. Lorenzo vittorie a parte, ha corso da grande corridore quando serviva. Sia da capitano sia da gregario, come all’ultimo Giro del Veneto in funzione di Albanese. Proprio Vincenzo è stato molto regolare, tantissimi piazzamenti, gli è mancata solo la vittoria. Entrambi in proiezione futura, e con le dovute cautele e visto che molti corridori tendono a maturare un po’ dopo, possono migliorare ancora tanto e diventare uomini per le WorldTour. Fetter è un eccellente talento, con ampi margini di crescita.

Chi vuoi aggiungere?

Senz’altro Gavazzi (foto di apertura, ndr), che ha fatto un bel secondo posto di tappa al Giro (a Guardia Sanframondi, ndr). Lui è un grande professionista. E’ stato un esempio per i giovani, ma non ha fatto da chioccia. E’ stato un regista in corsa ma quando si presentava l’occasione poteva avere carta bianca. Poi sono contento di Bais e Rivi anche se non è mai bello fare dei nomi nello specifico.

L’impegno di Eolo nel ciclismo non si ferma alla sola Eolo-Kometa, ma sostiene svariate corse: qui la Tre Valli Varesine
L’impegno di Eolo non si ferma alla Eolo-Kometa, ma sostiene svariate corse: qui la Tre Valli Varesine
Qualcuno invece che non mantenuto le aspettative?

Vale l’ultima frase che ho detto. Ad esempio avremo cinque corridori in uscita (si vocifera Pacioni e Wackermann, oltre a Belletti che si ritira, ndr) e a tal proposito faccio anche un po’ di autocritica. Perché se qualche atleta non ha saputo rendere al meglio, e tu società non lo riconfermi, non è detto che sia solo responsabilità sua ma anche mia, nostra. Così come vanno divisi i meriti quando un ragazzo va forte. E’ un po’ come a scuola quando uno studente non va bene con alcuni professori rispetto con altri.

Se ti facciamo i nomi di Ravasi e Fancellu cosa ci dici?

Edward lo abbiamo confermato perché crediamo possa ritornare il corridore che era da giovane e che ha corso per tanti anni nel WorldTour (sei anni tra Lampre e UAE, ndr). Deve capire che aver fatto un passo indietro può fargli bene e portarlo a farne due in avanti. Alessandro invece è stato alle prese con problemi fisici, sfortune e incidenti in allenamento. Dobbiamo recuperarlo totalmente e siamo molto fiduciosi in lui.

Cinque corridori in uscita. Altrettanto in entrata? Rosa è ufficiale, poi si parla di Maestri, Lonardi, Bevilacqua.

Quello di Diego ritengo che sia un ottimo ingaggio. Gli ho parlato di obiettivi raggiungibili, alla sua portata. Potrà fare molto bene. Sugli altri nomi che hai fatto c’è qualcosina di vero, ma mancano le ufficialità. Posso dirti però che Alex Martin (21enne spagnolo, ndr) verrà promosso in prima squadra dalla formazione della Fondazione Contador, il nostro serbatoio. Poi nello staff integreremo Biagio Conte come diesse, Samuel Marangoni tra i preparatori atletici e Nicola Magnabosco tra i meccanici.

In questo anno con Eolo-Kometa, Fortunato ha corso da grande corridore, cercando il confronto con i più forti
In questo anno con Eolo-Kometa, Fortunato ha corso da grande corridore, cercando il confronto con i più forti
E per te come va in queste vesti?

Personalmente mi trovo molto bene in questo ruolo. Adesso ho più saggezza. Correre in bici e fare il dirigente sono due mestieri totalmente diversi.

Il vostro progetto è tra quelli più in luce.

Bisogna dire che non è stato semplice allestire una professional in questo momento storico. I nostri sponsor hanno creduto in noi e stanno rendendo tutto possibile. Anzi pensate che tutti, a contratti già firmati, hanno rinnovato l’impegno aumentando per il 2022 il budget del 30 per cento per migliorare la nostra struttura. Dagli stipendi di tutte le figure ai materiali. Abbiamo un’ottima capacità di amministrare e gestire i fondi ed il merito è di Fran Contador.

Siete una società ambiziosa. Qualcuno dice che potreste essere la prima squadra italiana a prendere la licenza WorldTour.

Abbiamo l’aspirazione di crescere, chi non ce l’ha? Abbiamo le capacità, ma andiamo con calma. Prima di fare un ulteriore salto di categoria bisogna avere la struttura adeguata, ancora prima dei soldi. Ci vogliono progettualità, pazienza e anche la mentalità giusta. Preferisco fare una squadra professional per tanti anni piuttosto che continuare a sognare di fare la WorldTour senza avere i mezzi. In questo devo dire che ammiro tanto sia Savio che Reverberi, che ogni tanto sento per confrontarmi con loro, che sono sulla scena da più di trent’anni e sono diventate squadre che scoprono e lanciano talenti. Ecco, noi preferiamo così, anche perché abbiamo un bel programma giovanile, con la nostra formazione under 23 di 17 atleti (di cui 7 italiani) e una filiera con una squadra junior. Al momento stiamo bene così. Aspettiamo il calendario delle gare per organizzarci. Faremo correre tutti i nostri ragazzi e ci faremo vedere ancora più di quest’anno.

Messaggio (prezioso) per chi vuole fare il mestiere di Zanatta

14.10.2021
5 min
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La frase di Ivan Basso al via della Coppa d’Oro continuava a farci sorridere. Suo figlio Levante, piuttosto che fare il corridore come il fratello Santiago, gli aveva chiesto quale scuola si dovesse fare per imparare il mestiere di Zanatta. Perciò un po’ sul ridere e un po’ sul serio, alla vigilia del Giro del Veneto, incontrando il direttore sportivo della Eolo-Kometa dopo la riunione dei direttori sportivi, glielo abbiamo chiesto. Anche Stefano sapeva della divertente domanda del giovane Basso, perciò dopo una risata, ci ha seguito nel discorso.

Alla guida della Eolo-Kometa, Zanatta riferimento per Hernandez (sinistra) e Sean Yates
Alla guida della Eolo-Kometa, Zanatta riferimento per Hernandez (sinistra) e Sean Yates
Come è nato il lavoro di Zanatta?

Quando ho smesso di correre, diciamo che salire in ammiraglia era la continuazione di una tradizione familiare, perché mio padre faceva il direttore sportivo e quindi in me questa cosa è un po’ innata. Già negli anni in cui correvo alla Gatorade, non c’erano le radio quindi facevo da tramite fra i direttori e la squadra. Era mio il compito di parlare con Stanga o con Corti (tecnici del team, ndr) e poi trasmettere ai miei compagni quello che si poteva o doveva fare in gara. Ho sempre avuto questo spirito. Pertanto mi è venuto spontaneo quando ho smesso di prendere in mano la squadra con Roberto Amadio nella Jolly Componibili. Poi ho avuto la fortuna, oltre all’insegnamento di mio padre, di lavorare con Stanga che era già molto organizzato e poi di fare gli anni alla Fassa Bortolo con Giancarlo Ferretti. L’ho sempre detto: con lui ho fatto l’università del ciclismo.

Che cosa hai imparato da tuo padre?

Ad avere un rapporto distaccato con gli atleti, di non innamorarmi dei corridori. Far sì che il corridore sia onesto soprattutto e bravo. Riuscire a fargli tirare fuori le doti che ha.

Remigio Zanatta, padre di Stefano e Gianfranco, è stato uno storico diesse veneto. Si è spento nel 2017 a 81 anni
Remigio Zanatta, padre di Stefano e Gianfranco, è stato uno storico diesse veneto. Si è spento nel 2017 a 81 anni
E da Ferretti?

Ho imparato l’agonismo. Capire che quando si è professionisti, si va sulla strada per portare in alto un nome e per ottenere risultati. Questo è preponderante per poter continuare l’attività, altrimenti uno non fa lo sportivo ad alti livelli. Questo è il professionismo, si va alle corse e quando si attacca il numero, si deve competere. Ferron mi ha dato questo spirito.

Oggi che sei uno dei direttori più esperti, senti di insegnare qualcosa ai più giovani, ad esempio a Jesus Hernandez che cresce nella vostra squadra?

Ho sempre cercato di trasmettere qualcosa. Sicuramente Jesus è giovane, ha appena smesso di correre quindi su molte cose ha vissuto un ciclismo differente dal mio, che io vedevo dall’ammiraglia. Però credo che abbia buona volontà di apprendere il lavoro e questo mi rende anche orgoglioso di trasmetterglielo. Come tante cose con Ivan (Ivan Basso, i due sono stati insieme alla Liquigas, foto di apertura, ndr), che è stato mio corridore e mi conosce un po’ di più. Però dare fiducia a qualcuno e apprezzare il lavoro che fa e quello che si può fare all’interno di una squadra nuova, per uno come me è la maggior soddisfazione.

Da Ferretti ha imparato l’agonismo e il fatto che un professionista va alle corse sempre per fare risultato
Da Ferretti ha imparato l’agonismo e il fatto che un professionista va alle corse sempre per fare risultato
Un ragazzo che oggi volesse imparare il lavoro di Zanatta?

La scuola ti dà tanto, però uno si deve sentire di poter vivere questo tipo di ruolo avendo il giusto distacco. Mirando a ottenere risultati, ma soprattutto con il gruppo. Molti adesso preferiscono seguire un campione, seguire i dati e magari guidare l’ammiraglia, poi non sanno quello che si sente in corsa. Secondo me uno che ha fatto anche il corridore, sicuramente è più portato. Perché poi vivere o rivivere, quantomeno capire le sensazioni, i momenti e gli stati d’animo che si possono trovare in gruppo, credo lo possa aiutare. Avere la capacità di leggere e soprattutto capire i ragazzi che sono sulla strada. Credo che la maggior difficoltà oggi sia quella, perché il mondo corre talmente veloce che non è facile fermarsi un attimo la sera e magari fare un resoconto della giornata, per capire se un atleta può darti qualcosa di più o se abbiamo già dato tanto e più di quello non può raggiungere.

Tra i punti di forza di Zanatta c’è il lavoro con i giovani. Con Fortunato nel 2021 le cose sono andate benissimo
Tra i punti di forza di Zanatta c’è il lavoro con i giovani. Con Fortunato nel 2021 le cose sono andate benissimo
Il corridore ha sempre bisogno delle stesse cose? 

Il corridore ha ancora bisogno di sapere che la bici è fatica, che bisogna pedalare da soli, che bisogna avere una vita e un’alimentazione adeguate a questo tipo di sport. Perché la strada è ancora quella, le salite sono ancora quelle e i competitor sono di più. Perché è tutto globalizzato. Una volta c’era un ciclismo più legato al nostro territorio europeo e quando veniva un americano o un australiano era un’eccezione. Ora sappiamo che loro sono preparati come noi, hanno imparato. Sono arrivati col ciclismo già fatto. Gli inglesi hanno cominciato a fare il ciclismo sapendo già tutto, non hanno una storia dietro. Hanno preso il libro, l’hanno letto e sono stati bravi a trasformarlo e mettere in campo le loro risorse.

Tutto così facile?

Glielo dico sempre. Con i social e i mezzi che hanno a disposizione, sembra che tutto sia facile, tutto scontato. Fanno un risultato e hanno tutti già un libro aperto, invece non è così. Il corridore di mattina deve ricordarsi che deve dimostrare che bisogna allenarsi, bisogna cercare di fare la vita, bisogna metterci l’agonismo giusto. E quando c’è da fermarsi, dobbiamo fermarci a recuperare soprattutto. Perché altrimenti le aspettative che hanno… Tempo per maturare ci vuole, le aspettative sono sempre alte e tempo ce n’è sempre poco. Quindi chi riesce a dar tempo ai ragazzi, sicuramente potrà avere grandi risultati.

Manuel Belletti saluta: 14 anni da pro’… e la perla di Cesenatico

10.10.2021
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Quando l’altro giorno, dopo il Gran Piemonte, Manuel Belletti è salito sul bus ha trovato i suoi compagni in piedi ad applaudirlo. Quel momento è dunque davvero arrivato: il romagnolo appende la bici al chiodo.

Corridore veloce, ha vissuto giornate di vera gloria e altre di tregenda, come vedremo, e quattordici anni da pro’ non sono pochi nel ciclismo di oggi.

Il bello del ciclismo

«Ho avuto la fortuna – racconta il corridore della Eolo-Kometa – di aver fatto della mia passione il mio lavoro. Per questo mi sento un privilegiato. Ho visitato posti che facendo un altro mestiere non avrei mai visto. Ho stretto rapporti con tante persone, ho scoperto amici e chi mi è stato davvero vicino. E’ stato un bel viaggio… dalla prima gara che feci».

«Ho iniziato al termine della stagione da G6 in pratica da esordiente. Ma ricordo che c’era un circuito di 400 metri. Non fui doppiato, cosa che succedeva spesso, ma la cosa buffa è che dovettero fermarmi perché io ho continuato per altri due giri. Il ciclismo è stata una passione che mi ha trasmesso mio papà Massimo. Prima avevo fatto di tutto: calcio, tennis, podismo… Babbo era in compagnia atleti con Cassani, corse fino da dilettanti. All’epoca le cose erano un po’ diverse. A casa lavoravano il ferro e lui si mise a dare una mano lì».

 

«Ho avuto la fortuna di aver avuto dei genitori che sono stati, e mi hanno fatto stare, con i piedi per terra. Non come quelli che spesso vedo adesso. Non mi hanno mai esaltato. Chi andava fortissimo tra i giovanissimi iniziava ad andare peggio, io invece man mano andavo meglio ma è stato tra gli under 23 che ho capito che il ciclismo poteva essere veramente un’opportunità. Da dilettante ho fatto quattro anni. I primi due alla Eternedile Ozzanese, e col senno del poi eravamo uno squadrone, c’erano Montaguti, Chiarini, Marangoni… tutti pro’, poi due anni alla Trevigiani». 

Ancora l’emozione della vittoria di Cesenatico al Giro 2010 (in apertura la volata)
Ancora l’emozione della vittoria di Cesenatico al Giro 2010 (in apertura la volata)

La magia di Cesenatico

Il ricordo più bello è scontato dirlo. Belletti, di Sant’Angelo di Gatteo a Mare, in pratica Cesenatico, vinse quella splendida tappa a casa sua nel Giro 2010. Fu un brivido. Dopo l’arrivo si sedette alle transenne incredulo, con la testa tra le mani. Un ragazzino che vince al Giro e per di più in casa. Favola.

«E’ stato il risultato più importante della mia carriera. Negli anni a venire, nel complesso, ho avuto anche stagioni migliori, ma quel giorno… Vincere al Giro è difficile. Vincere al Giro in casa lo è ancora di più. E’ complicato incastrare i tasselli alla perfezione come quel giorno».

 

«La tappa era lunga 248 chilometri. Fu una gara folle. La fuga ci mise 60 chilometri a partire e io fui l’ultimo ad entrarci. Ero sempre rimasto tranquillo, poi quando ho capito che il drappello stava andando via, il gruppo si era allargato. Io ero in seconda fila e così per trovare spazio saltai sul marciapiede. Mi ricordo che due corridori della Katusha mi marcavano stretto. Sapevano che correvo in casa, ma mi avevano visto bene anche una tappa o due prima, non ricordo bene. In pratica eravamo sui muri delle Marche e per un soffio non riuscii ad agganciare i migliori, però arrivai col gruppo e battei in volata McEwen. A quel punto, sul Barbotto, il loro diesse gli disse di scattare uno alla volta e l’altro doveva stare alla mia ruota».

Dal gelo all’Ungheria

In quasi tre lustri di carriera, Belletti ha vinto una quindicina di corse. Ha militato in squadre di prima fascia come l’Ag2 La Mondiale. Ha passato momenti duri, come il gelo di quella famosa Sanremo 2013. Riportò il semi-congelamento del mignolo di un piede. Gli ci vollero mesi per ritrovare la sensibilità. Ma qui vogliamo ricordare i momenti belli.

«Per un uomo veloce è sempre strano vincere le corse a tappe, ma ci riuscii nel 2018. Vinsi il Giro di Ungheria. E anche se era una corsa piccola fu una gran bella sensazione. Anche perché poi venivo da un periodo extraciclistico non molto bello. Una mia vicina, che poi è venuta a mancare, stava molto male».

«Ma il ciclismo mi ha insegnato tanto. Mi ha insegnato la disciplina, l’importanza dei sacrifici e mi ha insegnato a dare importanza a ciò che il tuo corpo vuole, ma anche ad andare oltre i tuoi limiti. Tante volte pensi di non farcela e invece poi ci riesci. Ripeto, sono un privilegiato. Dicono che i corridori sono eroi, ma gli eroi sono coloro che vanno la mattina al lavoro per portare i soldi a casa».

La pesca è la sua grande passione: «Adesso ci andrò più spesso», ha detto Manuel
La pesca è la sua grande passione: «Adesso ci andrò più spesso», ha detto Manuel

Un futuro da scrivere

E adesso si guarda al futuro. Belletti a giorni compirà 36 anni e ha una vita davanti.

«Fino a fine anno sono sotto contratto con la Eolo, ma comunque per ora non ho nulla in cantiere. Se dovesse arrivare un’offerta dal mondo del ciclismo tipo da un marchio di abbigliamento potrei coglierla. Ho studiato grafica pubblicitaria. Ho fatto per tanti anni il corridore e so cosa serve (tipi di taglio, cuciture) e potrei mettere a disposizione queste mie conoscenze per sviluppare i materiali, le grafiche… Invece non vorrei fare il diesse. Se devo stare così tanto lontano da casa, tanto valeva continuare a fare il corridore. Perché fisicamente sto bene, sono parecchio stanco di testa. Avevo bisogno di staccare.

«Al Gran Piemonte prima del via, sembrerà scontato dirlo, mi è passato per la testa un po’ di tutto, le scene della mia carriera. E in corsa a volte ero anche distratto da questo, ma tutto sommato ero anche sollevato. Certo, c’era un po’ di malinconia, perché la Eolo quest’anno mi ha accolto benissimo. Adesso andrò in bici per puro piacere, più Mtb che strada, e poi a pesca! Mia grande passione…».

Zanatta (e la Eolo-Kometa) al lavoro per ritrovare un Rosa così

30.09.2021
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C’è un corridore da far rifiorire, che deve e vuole tornare a pungere in corsa. Diego Rosa ne ha tutte le capacità (o spine se preferite) per farlo. Ne è convinto di questo anche Stefano Zanatta, diesse della Eolo-Kometa. La professional di Ivan Basso e Alberto Contador a partire dal 2022 sarà la formazione del piemontese (in apertura mentre vince la Milano-Torino del 2015), al quale è stato offerto un contratto di un anno e contemporaneamente la possibilità di rilanciarsi. 

Con questa cartolina social, la Eolo-Kometa ha annunciato il suo arrivo per il 2022
Con questa cartolina social, la Eolo-Kometa ha annunciato il suo arrivo per il 2022

Francia di traverso

Il trentaduenne della Arkea-Samsic (la squadra in cui approderà l’altro italiano Alessandro Verre) viene due stagioni in Francia non particolarmente fortunate. Ci si era trasferito a fine 2019 insieme al trio colombiano Winner Anacona, Dayer e Nairo Quintana, proprio per fare da supporto a quest’ultimo nelle grandi gare a tappe. Gli unici piazzamenti nella top five risalgono a febbraio 2020, prima che il mondo si fermasse e si stravolgesse. 

In epoca di Covid, sembra che sia passata un’eternità da quei giorni, meglio quindi per Rosa decidere di cambiare aria e accettare la proposta della Eolo-Kometa. Con Zanatta (in ammiraglia in questi giorni al Giro di Sicilia) ci siamo fatti raccontare cosa prevedono per lo scalatore di Corneliano d’Alba.

Zanatta ha avuto un ruolo molto importante nel rilancio di Vincenzo Albanese
Zanatta ha avuto un ruolo molto importante nel rilancio di Vincenzo Albanese
Stefano come è nato il contatto con Diego?

Avevo saputo a metà agosto da un conoscente dell’ambiente che non era contento in Arkea-Samsic, del calendario che gli avevano designato e anche che il feeling con loro si era raffreddato. Ne ho parlato subito con Basso e gli ho proposto di sentirlo perché poteva fare al caso nostro. Tempo di qualche doveroso incontro anche con Fran (Contador, general manager e fratello di Alberto, ndr) e abbiamo trovato l’accordo.

E lui come vi è sembrato quando lo avete chiamato?

Entusiasta, molto. Ha avuto subito un grande approccio e siamo rimasti colpiti positivamente da questo. Pensate che per qualche settimana mi chiamava ogni tre giorni per sapere programmi, materiali e novità sull’anno prossimo. Gli ho dovuto dire (spiega sorridendo, ndr) di stare calmo, che consumava troppe energie.

Nel vostro roster avete corridori esperti come Gavazzi e Belletti (che ha già annunciato il ritiro a fine stagione). Per Rosa pensate ad un ruolo simile “da chioccia” per i vostri giovani come avete fatto con loro?

Loro due sono stati molto d’aiuto con i nostri giovani. Per Diego sarà più o meno così. Nel senso che lui ha già una bella esperienza alle spalle avendo corso e vinto con team WorldTour come Astana e Ineos e potrà tornare utile alla nostra causa. Però pensiamo anche che possa ancora fare molto per se stesso. Che possa giocarsi le sue possibilità in tante corse, come ad esempio in un Lombardia (nel quale ha già ottenuto un secondo e quinto posto, ndr). Senz’altro in gara sarà un tramite tra l’ammiraglia e gli altri ragazzi.

Rosa ha firmato solo per il 2022. Si gioca il tutto per tutto o c’è già un’opzione per la stagione successiva?

Onestamente non lo so, non sono questioni che seguo direttamente. Di sicuro lui dovrà sfruttare questa occasione che gli forniamo. Che gli forniamo ben volentieri sia chiaro, perché crediamo molto nel suo rilancio.

L’esperienza alla Arkea-Samsic non è stata delle migliori, dopo un primo anno promettente
L’esperienza alla Arkea-Samsic non è stata delle migliori, dopo un primo anno promettente
Fortunato e Albanese su tutti, ma non solo. La vostra linea è stata quella di puntare su corridori che rischiavano di non avere più carte da giocare nel ciclismo di un certo livello.

Lavoriamo per dare una nuova chance a professionisti che a 24 anni non possono considerarsi vecchi o finiti. Con alcuni corridori abbiamo fatto una buona scelta. Ma abbiamo anche dodici neopro’, come ad esempio Piganzoli o Fetter (rispettivamente decimo al Giro U23 e quarto agli europei U23 nella prova in linea, ndr) che quest’anno sono cresciuti tanto.

Chiudendo Stefano, secondo te cosa è stato a far accettare a Diego Rosa la vostra proposta?

Bisogna dire che quando ti telefonano persone come Basso, Contador o Sean Yates (il responsabile dell’area sportiva, ndr) non puoi restare indifferente. Ma non è stato soltanto quello, c’è un buon clima da noi. Abbiamo una bella struttura, un bel progetto in cui crediamo. Siamo una professional, ma ben attrezzata nel nostro piccolo. Non promettiamo nulla che non possiamo fare o dare. Non abbiamo capitani designati. Non mettiamo pressioni. E anche il nostro presidente Luca Spada, che è uno sportivo, è interessato ma non ossessionato dai risultati. 

Andriotto, casa Eolo-Kometa: «Coi giovani facciamo così»

14.09.2021
5 min
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Dario Andriotto è il responsabile dell’area giovani della Eolo-Kometa, così lo ha definito Ivan Basso alla Coppa d’Oro pochi giorni fa. E dato che le parole del varesino al riguardo ci sono parse molto interessanti, siamo andati direttamente alla fonte, trovando Dario in una fase priva di corse, ma in procinto di andare con la prima squadra al Memorial Pantani e al Trofeo Matteotti.

«Questo fatto di scambiarci fra un team e l’altro – dice – quindi fra giovani e professionisti, è un’idea di Stefano Zanatta. Così tutti riusciamo a vedere come lavorano gli altri, troviamo spunti utili per crescere e soprattutto conosciamo i ragazzi con cui a vario titolo ci troveremo a lavorare. La stessa regola la usiamo per lo staff. Siamo nati da un anno, stiamo trovando la quadra, crediamo molto nei nostri sistemi».

Dario Andriotto, classe 1972, è stato pro’ dal 1995 al 2010
Dario Andriotto, classe 1972, è stato pro’ dal 1995 al 2010
Basso ci ha detto che state creando una filiera interagendo con varie società giovanili.

Esatto. Il mio lavoro è andare a vedere corse juniores e under 23. Parlando con i vari direttori sportivi, cerchiamo di scegliere i ragazzi più interessanti.

Come è fatto per Andriotto un ragazzo interessante?

Alcuni sono forti da juniores e poi si perdono. Prendere un super vincente che però non ha margini non ci interessa. Per questo guardiamo il tipo di allenamento che fanno, le motivazioni e il modo di correre.

Come corre un corridore interessante?

Se corre sempre all’attacco e alla fine dell’anno ha vinto solo due corse, è un conto. Se sta sempre in gruppo e ne vince dieci, è un altro. Noi cerchiamo qualcuno che sia abituato a prendere il vento in faccia, che sia abituato a fare la corsa. Le squadre WorldTour non fanno abbastanza scouting e spesso pescano in base al numero di vittorie…

Quanta attività fanno all’estero le squadre con cui hai a che fare?

Poca, anche se a volte andare fuori potrebbe essere molto utile. Il discorso è sempre quello del budget che manca.

Sul podio del tricolore crono del 2020, Piganzoli (Trevigliese) terzo, dietro Milesi e Garofoli
Sul podio del tricolore crono del 2020, Piganzoli (Trevigliese) terzo, dietro Milesi e Garofoli
Che impressioni ha Andriotto davanti agli juniores che incontra?

I ragazzi sono molto curati, anche troppo. Il rischio è che le squadre se ne approfittino, facendoli allenare perché vincano 10 corse l’anno. Quando accade, in automatico abbassi il loro margine di miglioramento. Capisco le squadrette che con le vittorie trovano gli sponsor per andare avanti, ma per l’interesse dei ragazzi serve altro.

Per questo alla Bustese Olonia avete dato il vostro nome?

Esattamente, perché i risultati non servano a portare soldi. Il risultato di base non conta. E’ una squadra storica, in cui si lavora all’antica. Ci sono passati Sobrero, Puppio e anche Oldani. Ma ce ne sono anche altre. Piganzoli, che corre nella under 23, viene dalla Trevigliese dove si lavora bene. Montoli (foto di apertura, ndr), che è già più talentuoso, veniva dal Canturino. E anche Pellizzari era nella nostra orbita, ma se lo sono venuti a prendere..

A Borgo Valsugana, Santiago Basso (a destra) con la maglia della Bustese Olonia
A Borgo Valsugana, Santiago Basso (a destra) con la maglia della Bustese Olonia
Ecco, Andriotto, parliamo di procuratori…

E’ un problema, bisogna andare coi piedi di piombo. Se un ragazzino va bene, lo accerchiano in cinque e cominciano a fargli promesse e raccontargli favole. Se le famiglie sono al di fuori del ciclismo, a volte firmano e la storia segue il corso voluto da altri.

A volte poi arrivano proprio gli squadroni…

Carlos Rodriguez era un nostro corridore, cresciuto nella squadra juniores della Fundacion Contador. Quando si è trattato di passare con noi alla continental, è arrivata la Ineos che ha messo i soldi sul tavolo e se lo è portato via. Credo che questo non sia giusto, al punto che forse l’Uci potrebbe pensare a un indennizzo per chi cresce i talenti. Nel basket, lo squadrone che prende un giovane continua a pagare un contributo alla società di origine. Noi adesso prenderemo Oioli dalla Bustese Olonia, pagando giustamente i suoi punti. Lo faremo crescere, ma se poi lo portano via, noi non avremo niente

Dal 2021 nelle file della Bustese Olonia c’è anche Marco Della Vedova (foto Instagram)
Dal 2021 nelle file della Bustese Olonia c’è anche Marco Della Vedova (foto Instagram)
Proprio Oioli ha vinto due tappe al Lunigiana ed è arrivato quinto agli europei, con qualche strascico polemico…

L’attività della nazionale è cambiata tanto rispetto a quando facevo io la Cento Chilometri. Prima il tecnico era anche nostro allenatore, per le gare cui puntavamo. Ora da un lato è tutto più professionale, dall’altro ricordo che in nazionale imparavamo nozioni e metodologie di allenamento che in squadra non c’erano. I nostri ritiri di agosto erano anche un modo per tutelare i corridori dall’eccesso di attività. Ora hanno fatto dieci giorni a Livigno e poi si sono rivisti a Trento.

Le società erano contente ai tuoi tempi?

C’era spesso battibecco, perché perdevano i corridori per parecchio tempo. Però si lavorava bene sull’obiettivo. E quando arrivava il mondiale, perché arrivava spesso, vedeste com’erano contente di mostrare la maglia in giro…

Che fine ha fatto Fancellu? Ce lo dice Stefano Zanatta

09.09.2021
4 min
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Alessandro Fancellu, giovane corridore ventenne, del team Eolo Kometa sta attraversando un periodo non facile per la sua carriera. L’ultima volta che lo abbiamo visto in azione è stato ad aprile al Tour of the Alps, corsa a tappe che si corre principalmente in preparazione al Giro d’Italia. Appuntamento rosa che Alessandro era pronto a conquistarsi sulla strada, a colpi di pedale, poi però il momento buio e le poche certezze sulle sue condizioni fisiche, non gli hanno permesso di correrlo.

«Non so nemmeno io cosa mi sia successo – disse Alessandro – arrivavamo da un ritiro in Sierra Nevada di una ventina di giorni. Stavamo preparando il Tour of the Alps e gli appuntamenti successivi, quando negli ultimi giorni di allenamento ho iniziato ad accusare stanchezza e malessere generale».

Al Tour of the Alps la sua ultima corsa, poi il black out. Eccolo tra Bais e Fetter
Al Tour of the Alps la sua ultima corsa, poi il black out. Eccolo davanti a Fetter

Ne parliamo così con Stefano Zanatta, da quest’anno nello staff tecnico del team Eolo Kometa. Il diesse ha vissuto, insieme ad Ivan Basso, il momento no di Alessandro. E così lo abbiamo intervistato per capire quali possano essere state le cause che hanno portato il ragazzo comasco fino a questo punto di non ritorno.

La squadra come ha reagito alla situazione di Alessandro?

È stato prontamente seguito da tutta l’equipe medica. Ha a disposizione ben quattro persone dello staff che tutti i giorni lo sentono e lo monitorano. In più Ivan (Basso ndr) lo sente quotidianamente, chiama anche i genitori, non è scontato avere tutta questa disponibilità tecnica in un team così giovane. È un bel segnale, la squadra crede in lui, questo non si può negare, ai miei tempi non sarebbe stato così.

Tutti questi mesi senza risposta, come se il suo fosse un male invisibile…

Ha subito il passaggio nel professionismo, lui vorrebbe andare in bici e non far fatica. Il fatto è che gli è cambiato il mondo che lo circonda, ha corso solamente due anni da under 23 e questo dal mio punto di vista lo ha condizionato. 

Alla Settimana Coppi e Bartali ha colto alcuni piazzamenti interessanti
Alla Settimana Coppi e Bartali ha colto alcuni piazzamenti interessanti
Ma ora si passa professionisti molto presto, bisogna mettere in conto anche queste cose…

Vero, passare prima nei pro’ non ti dà un buono sconto per le esperienze non fatte tra gli under. Ora va così e ci si deve anche adattare ai cambiamenti. Correre tra i pro’ cambia tutto, ora affronti gente con anni di esperienza in questo mondo, devi aver voglia di fare più fatica ancora.

In che senso dici “gli è cambiato il mondo che lo circonda”?

Quando è passato professionista aveva i titoli dei giornali dedicati, articoli e proclami da ogni parte. Però poi la gente e soprattutto i giornali, vogliono i risultati e se non arrivano ti surclassano, lui è giovane, non è facile destreggiarsi tra queste cose.

Come mai così ha corso così poco tra gli under?

Era nel team Kometa, la formazione under 23, e dopo i suoi risultati è stato subito contattato da molte squadre. Allora la Eolo ha deciso di portarlo nella formazione pro’, per non perdere la risorsa, questo non ha giovato però alla sua maturazione, fisicamente non è ancora maturo per questo mondo. Deve mettersi in testa di ripartire dalle basi, gli è stato anche consigliato di staccare, fare una vacanza ma non ne ha voluto sapere.

«Continuo ad allenarmi –dice infatti Fancellu – ho fatto una decina di giorni senza bici tra aprile e maggio, ma il mio problema si presenta principalmente in corsa, quando mi alleno generalmente ho delle sensazioni migliori».

Fancellu, classe 2000, è uno scalatore. Da U23 faceva già parte del gruppo Eolo
Fancellu, classe 2000, è uno scalatore. Da U23 faceva già parte del gruppo Eolo
Dalle sue statistiche vediamo che si è ritirato spesso, tende a gettare la spugna?

È un dato da valutare, oltre al Tour of the Alps si è ritirato anche dalla Vuelta a Burgos la scorsa stagione e dal Campionato Italiano. Deve tornare a correre per il gusto di farlo e senza pensare al risultato, mettersi il numero sulla schiena e finire una gara, anche quello è un allenamento.

Sono quattro mesi che non corre, quasi cinque. Ne parlate di un possibile ritorno in gara?

Sì, gli abbiamo tranquillamente detto che quando si sente pronto noi lo possiamo mandare a gareggiare. Non è un problema il correre meno, abbiamo qualche corridore giovane che ha disputato poche gare, ma fa parte della crescita.

È possibile che si sia nascosto dietro a queste sensazioni e si sia disabituato alla fatica?

Questo è un rischio che corriamo, però fa capire quanto si creda in lui. Dice che ha mal di gambe, un corridore ha mal di gambe da gennaio a ottobre, per questo dico che deve riabituarsi a correre ed andare in bici, senza strafare. 

E dal punto di vista medico?

Abbiamo ancora un ultimo esame a cui sottoporlo. E non è neanche facile da fare, perché non tutti gli ospedali lo eseguono, a testimonianza della fiducia della pazienza nei suoi confronti. Alla fine di tutto verrà stilato un rapporto, se non risulteranno anomalie mediche la squadra lo aspetterà nel ritiro invernale, dopo una bella vacanza e da lì inizierà la nuova stagione.

Fortunato sulle tracce di Basso. Ivan racconta…

13.08.2021
5 min
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Dopo l’intervista con Lorenzo Fortunato e quel che ci ha detto ci è venuto in mente il suo team manager Ivan Basso quando era lui ad essere un giovane corridore in rampa di lancio. La sua voglia, le sue aspettative, i metodi di lavoro… E cosa abbiamo fatto? Abbiamo chiamato il due volte vincitore del Giro!

Fortunato sulle strade di casa. La scorsa settimana ha simulato una gara a tappe
Fortunato sulle strade di casa. La scorsa settimana ha simulato una gara a tappe
Ivan, Lorenzo Fortunato, ma quanto entusiasmo in quell’intervista…

Lui è stato fortemente voluto da me alla Eolo-Kometa. Lo ricordo quando fece lo stage alla Tinkoff. Era un predestinato, poi per diversi motivi non ha ingranato subito. Ho un rapporto con il suo manager, Luca Mazzanti, molto franco. Per dirla breve quando correvamo abbiamo anche condiviso la camera e credo che una simbiosi così tra manager e team manager sia molto meglio. Il manager sa capire quale possa essere la squadra migliore per il suo atleta e non mira solo a guadagnare di più. E c’è più dialogo fra tutti.

Lorenzo era alla Vini Zabù…

E quando c’è stata l’opportunità di prenderlo lo abbiamo fatto. Prima non si poteva. Ma grazie all’ottimo rapporto con Citracca il passaggio si è potuto realizzare. Io con Zanatta e gli altri tecnici ci abbiamo lavorato. Un lavoro soprattutto di testa.

In cosa?

Prima ho detto che era un predestinato non a caso. Ma uno che vince e poi si “abitua” a non vincere si trova di fronte ad un problema psicologico, almeno per quelli forti. Entri in una “pseudo-patologia” che comporta sfiducia, continui cambi di programmi, scarsa progettualità… un corto circuito che va a ripercuotersi anche sugli aspetti tecnici.

Lorenzo che corridore è?

E’ un corridore estremamente determinato e preciso, che segue alla lettera ciò che gli viene detto. La cosa che più mi ha impressionato è stato il controllo del successo. Dopo queste vittorie è rimasto esattamente come prima.

Quando ci parlava ci sei venuto in mente: i tuoi allenamenti, i tuoi obiettivi… Dover restare con i big in salita pensando all’anno successivo… Ci state già lavorando?

Quest’ultima settimana ha simulato una gara a tappe di sei giorni, come feci io con Aldo Sassi. Ha fatto sei giorni di dietro moto finendo l’ultima tappa con il Giro dell’Emilia. Direi che è determinato.

Bello tosto…

Io cerco di essere fonte d’ispirazione per i miei ragazzi. Poi tutti sono diversi e non è che debbano fare per forza quello che ho fatto io.

Per l’emiliano un finale di stagione ricco di gare in Italia
Per l’emiliano un finale di stagione ricco di gare in Italia
Come avverrà questo primo passaggio di crescita in vista del prossimo anno?

Terminando bene la stagione. Lorenzo ha colto dei risultati strameritati e che sono al suo livello, ma questo adesso comporta responsabilità. Da adesso in poi in corsa c’è Fortunato: gli addetti ai lavori e il pubblico se lo aspettano davanti. Se vuoi essere tra i 10-15 corridori migliori devi esserci. Io non voglio che Fortunato adesso prepari il Giro 2022. Il Giro si prepara all’Emilia, al Lombardia, presentandosi bene al ritiro, facendo i migliori tempi in salita guadagnandosi anche il rispetto dei compagni, facendo sapere ai diesse chi sei e che sei “sul pezzo”. E’ stato lui, per esempio, che mi ha chiesto di fare quella settimana di simulazione. E questo mi è piaciuto… 

Se dovessi paragonare il Fortunato di adesso a quale Ivan Basso lo paragoneresti?

Al Basso nel passaggio tra la Fassa Bortolo alla Csc (anno 2005, ndr), perché quello è stato il momento in cui ho dato i primi segnali di essere un corridore vero, di avere possibilità importanti. Alla Fassa avevo vinto il Mediterraneo, avevo preso la maglia bianca al Tour finendolo in 11ª posizione, poi feci settimo l’anno dopo (il 2004, ndr). Ed ero pronto ad un salto.

Sul fronte tecnico in cosa deve migliorare Fortunato?

Deve andare forte sia a crono che in salita. Ma io ho un credo: chi va forte in salita, può andare forte anche a crono se ben messo, chiaramente riferito ai suoi competitor e non ai cronoman puri. E quindi sta già lavorando su questa specialità, ma in ogni caso deve lavorare su tutte le aree, non solo quelle tecniche. Fare il campione è diverso che fare il corridore…

Nel 2004 il passaggio di Basso alla Csc. Eccolo vincere il Giro dell’Emilia dopo aver fatto 3° al Tour. La continuità che reclama Ivan
Nel 2004 il passaggio di Basso alla Csc. Eccolo vincere il Giro dell’Emilia dopo aver fatto 3° al Tour. La continuità che reclama Ivan
Però! Bella questa…

Ma lì sta anche la bravura dei tecnici che sanno fare il loro lavoro e lasciano che il corridore sia spensierato e faccia il proprio compito. Spetta a me, a Zanatta, a Yates, ad Hernandez creargli le condizioni per andare forte.  E chi lo aiuta deve sapere che stiamo parlando di un professionista.

Beh, non sono tutti pro’? Spiegaci meglio…

Non devono fare né le granfondo, né le ultracycling… ma non credete che chi abbia una licenza da professionista sia poi davvero un professionista. C’è chi è svogliato, chi va in sovrappeso, chi non fa il corridore per 365 giorni l’anno. Vi faccio un esempio.

Spara…

Quanti corridori ci sono che ad agosto hanno 2-3 chili in più? Tanti. Come mai il Laigueglia, che è ad inizio stagione, lo finiscono in tanti, o comunque restano in gara a lungo, e nelle gare d’estate solo in pochi vanno all’arrivo? Perché in pochi sono dei veri professionisti. C’è chi ha già staccato, chi tanto ha un contratto in tasca per l’anno successivo, chi è sovrappeso, chi ha già fatto i suoi risultati e lascia andare. Non lo nascondo, ho dei corridori che in tal senso mi hanno deluso e dai quali mi aspetto un atteggiamento diverso.

Insomma Basso sa il fatto suo. Ivan era uno stakanovista del lavoro. Se Fortunato, come sembra stia già facendo, farà sua questa mentalità potremmo contare su un italiano in più che lotta per i grandi Giri.

Fortunato: mentalità da grande, entusiasmo da ragazzino

09.08.2021
4 min
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Lorenzo Fortunato in questi giorni si trova a casa, nella sua Bologna, ma è solo la quiete “prima della tempesta”. Per la rivelazione della Eolo-Kometa infatti si prospetta quasi un mese di altura. Bisogna preparare il finale di stagione e, al tempo stesso, iniziare a dare un occhio a quella successiva. Le strade di Livigno lo aspettano. Prima parte dormendo a quota 1.800 metri in paese, la seconda ancora più su, a Trepalle a quota 2.100.

Il tutto lo affronta con voglia di crescere, entusiasmo, determinazione e un contratto biennale, rinnovato da poco. Intanto sullo smartphone non si è perso un metro della Vuelta Burgos. In gara c’erano i suoi compagni, a partire da Vincenzo Albanese. «Ho seguito la sua gara sullo smartphone», dice Fortunato.

La firma del prolungamento del contratto con la Eolo per altre due stagioni
La firma del prolungamento del contratto con la Eolo per altre due stagioni
Allora quella di seguirvi reciprocamente dai video è un’abitudine. Proprio Albanese si ferma ai piedi del tratto duro dello Zoncolan per assistere alla tua vittoria…

Alba è il mio braccio destro. Corriamo insieme da quando eravamo juniores. E lo stesso da dilettanti. Poi lui è passato e da questa stagione ci siamo ritrovati alla Eolo. In pratica è dal 2014 che corriamo insieme.

Lorenzo, partiamo dalla firma di qualche giorno fa: come è andata?

Dopo le mie vittorie ho avuto molte squadre, anche WorldTour, che mi hanno cercato e mi hanno fatto delle belle offerte, ma era la mia idea principale quella di restare alla Eolo-Kometa. Abbiamo trovato un accordo soddisfacente. Loro mi hanno fatto crescere, se ho vinto è anche grazie a loro ed era importante restare qui.

Un vero progetto di crescita dalle radici per il tuo team…

Esatto. Il fatto che abbiano tenuto me, confermato altri corridori e qualche innesto che arriverà già la dice lunga. In altre situazioni quando un corridore di una professional inizia a vincere passa subito in un team WorldTour.

Zoncolan e Monte Grappa (in foto): quest’anno Fortunato si è preso due cime storiche
Zoncolan e Monte Grappa (in foto): quest’anno Fortunato si è preso due cime storiche
E vale anche per te?

Io sono rimasto con la Eolo perché voglio crescere in modo corretto. Non voglio bruciare nessuna tappa. Fare le cose per bene. Il prossimo anno voglio concentrami sulle classifiche delle corse a tappe, e qui so che potrò farlo come si deve. Voglio preparare il Giro al 101 per cento.

Beh, in tale senso poi hai un grande maestro, Ivan Basso: ne avrete parlato in sede di contrattazione…

Ivan è un punto fondamentale per me. Lui ne ha corsi tanti di grandi Giri e anche lo staff: Zanatta, Sean Yates... e non solo li hanno fatti, ma sono anche abituati a vincere. Sarà importante andare forte nelle grandi salite e quelle le trovi solo nei grandi Giri.

Sembri molto consapevole. Ti senti anche responsabilizzato?

Sicuramente. La nostra squadra ha investito tanto e se quest’anno ho corso senza pressioni, so che il prossimo non sarà così, so che mi aspetteranno. Anzi, sarà così anche per questa seconda parte di stagione. Però sono felice di avere queste responsabilità e anzi punto a prendermele.

In tutto ciò avete anche parlato di un lavoro diverso con Ivan e lo staff?

Sì, sì… Sin qui devo dire che non ho corso moltissimo. Per esempio l’ultima gara che ho fatto è stato il campionato italiano e poi tornerò in gara a settembre. Ho fatto poche gare, ma buone. Per questo voglio arrivarci ben preparato. Una delle cose che già è cambiata è il lavoro con la bici da crono. Con Ivan abbiamo già iniziato a parlare di posizioni, di assetto… E poi so che mi aspetteranno dei lavori mirati di più alla resistenza… pensando alle corse a tappe.

Fortunato sa che la sua crescita passa anche attraverso la crono. Eccolo in allenamento
Fortunato sa che la sua crescita passa anche attraverso la crono. Eccolo in allenamento
Un bel cambio nella preparazione…

Sì, prima la bici da crono ce l’avevo ma per tanti motivi l’avevo sempre trascurata. Alla fine si cercava di fare bene dove si poteva. Adesso non sarà più così. E la resistenza mi servirà. Poi nello specifico vedremo.

Pensi che farai anche qualche dieta, che dovrai limare qualche etto?

Non ne abbiamo parlato. Posso dire che nell’ultima settimana del Giro ero davvero magro e leggero e non abbiamo fatto chissà quali diete. Di sicuro ci sarà da migliorare qualcosa anche sotto questo aspetto.

Dicevi che correrai a settembre: che gare farai?

Tutte corse di un giorno, nelle quali servirà anche molta esplosività. Farò le corse del calendario italiano. La più importante è il Giro di Lombardia, poi Tre Valli, Milano-Torino… E forse anche il Giro dell’Emilia (e su quest’ultima il tono è di chi ci spera visto che correrebbe in casa, ndr).

La Eolo-Kometa U23, il Valle d’Aosta, i giovani: Ivan Basso a 360°

19.07.2021
6 min
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Tra coloro che sedevano nelle ammiraglie del Giro della Valle d’Aosta c’era anche Ivan Basso. Il due volte vincitore del Giro d’Italia come è noto è uno dei dirigenti della Eolo-Kometa che ha anche la squadra under 23, battente bandiera spagnola, ma decisamente italiana.

Ivan ha seguito la corsa e gli abbiamo chiesto la sua opinione sull’evento e sui ragazzi che vi hanno preso parte. Al via 28 squadre, solo quattro italiane (Colpack-Ballan, Ctf, Lan Service ed Iseo Rime Carnovali) per un totale di 138 atleti ma di livello elevatissimo. Mentre firma autografi all’ombra del Gran Paradiso, ne approfittiamo per fare due chiacchiere con lui.

Andrea Montoli, al primo anno tra gli U23, ha vinto l’italiano juniores 2020
Andrea Montoli, al primo anno tra gli U23, ha vinto l’italiano juniores 2020
Ivan partiamo dai tuoi. Com’è andata?

Noi puntavamo su Davide Piganzoli. Dopo il buon Giro d’Italia U23 e il podio del campionato italiano a cronometro avevamo preparato bene questo appuntamento, nonostante la maturità. Purtroppo è stato male il giorno prima della corsa e non è riuscito a rendere come voleva. Questa poi è una prova estremamente esigente. Così senza Piganzoli abbiamo puntato su Alex Martin, un ragazzo molto bravo. Lui era la nostra riserva rispetto a Davide, era colui che avrebbe dovuto sostenerlo e quando perdi il leader, poi alla fine devi cercare di arrangiarti come puoi.

Martin è andato bene, ha chiuso sesto…

Essendo la nostra squadra under 23 siamo qui per imparare. E’ un vivaio. E’ da considerarsi come la primavera di una squadra di calcio. Non guardiamo solo l’ordine d’arrivo. La vediamo in proiezione sulla massima categoria. Non abbiamo insomma una squadra U23 che ci serve per fare dei risultati, poi se vengono ovviamente siamo contenti. Per noi è importante come corrono i ragazzi, come sono posizionati in gruppo… Devono imparare a fare i ventagli, a prendere le salite in buona posizione, ad avere una buona cadenza, a saper usare il cambio, a prendere le borracce dalla macchina… Tutte cose che poi quando passano nella massima categoria sono acquisite. Ne vedo tanti che non sanno fare tutto ciò. 

Per Basso la prima tappa non è stata troppo dura. Qui la tremenda salita di Terreblanche
Per Basso la prima tappa non è stata troppo dura. Qui la tremenda salita di Terreblanche
E di Andrea Montòli cosa ci dici?

Ha appena finito la scuola. Subito dopo la maturità è andato a Livigno. E’ un grande talento che dobbiamo avere la pazienza di aspettare. Sono convinto che nelle nelle prossime gare farà bene. Tra agosto e settembre lo aspetta un calendario importante e già in proiezione della prossima stagione. E poi c’è ancora una cosa che non sapete.

Cosa?

L’anno prossimo la nostra squadra under 23 avrà sei italiani che correranno da noi. Tutti i fine settimana correremo in Spagna (col gruppo spagnolo, ndr) e in Italia. In più avremmo un calendario comune per le gare più importanti. Avremmo in tutto 15-16 corridori. Quindi la parte italiana seguirà un calendario italiano a tutti gli effetti.

Parlando della corsa più in generale ci dai un giudizio sul percorso? Okay il Valle d’Aosta è duro, ma forse nella prima tappa si è esagerato. Terreblanche è stata mostruosa e anche prima ci sono stati molti “muri”…

Il Giro della Val d’Aosta è così da sempre. E quindi no: per me non è stata troppo dura quella tappa. Non ritengo ci sia un troppo duro per questa categoria. Il troppo è vedere dei Giovanissimi che si scaldano sui rulli sotto il gazebo a 7 anni. O gli esordienti e gli allievi che si allenano come gli juniores e gli under. Non va bene. Un under 23 vuol dire che ha meno di 23 anni, se penso che un ragazzo di quasi 23 anni ha vinto il Tour…

Non si è esagerato dunque…

Il giudizio sulla durezza è sindacabile. Ritengo che le corse dure bisogna farle. E poi questi ragazzi sono giovani, sono forti, hanno recupero, hanno la capacità di gestirsi e si divertono anche. Se fate un giro nel paddock tra i camper non ce n’è uno steso per terra da “rianimare”. Sono tutti felici e orgogliosi di aver finito una corsa importante. E poi è luglio, vengono da molte gare, hanno tanti chilometri nelle gambe. Ripeto, è sbagliato quello che si fa prima, no che qui le tappe siano durissime.

George Steinhauser, primo sull’arrivo di Cogne
George Steinhauser, primo sull’arrivo di Cogne
C’è qualche ragazzo che ti ha colpito?

Sì, ovviamente abbiamo un’attenzione particolare per i nostri, ma il ragazzo che ha vinto oggi (ieri per chi legge, ndr) Steinhauser è molto bravo. E’ uno di coloro che con ogni probabilità verrà con noi la prossima stagione. Lo avevo già visto al Tour of the Alps. Ho dei responsabili scouting molto bravi e stiamo monitorando i ragazzi a livello generale e non solo nelle gare a cui prendiamo parte. E come noi tanti altri lavorano così. Magari anche tra i nostri ventenni c’è un Pogacar.

Quale è stato il tuo rapporto con il Giro della Valle d’Aosta? E c’è stato qualcuno in cui ti sei rivisto?

Il Valle d’Aosta l’ho fatto solo un paio di volte perché… – ci pensa un po’ Ivan – non so perché! Non ricordo bene, il tempo passa, divento saggio! I corridori che ti assomigliano sono quelli a cui magari sei più portato a dare dei consigli perché ti rivedi in loro. Questa è una gara che in qualche modo esaltava le mie caratteristiche di fondista, di corridore che viene fuori alla alla distanza. Perciò mi rivedo nei corridori che sono arrivati davanti. E per questo quando mi avete fatto la domanda se fosse troppo dura ho detto di no!

Solo cinque atleti per squadra, non è facile controllare la corsa così (foto Roberto Aresca)
Solo cinque atleti per squadra, non è facile controllare la corsa così (foto Roberto Aresca)
Hai parlato di proiezione, di saper usare il cambio, di venire a prendere le borracce… Ti piacerebbe allora vedere squadre con uno, due, tre uomini in più così da poter lavorare in gara come i pro’?

Ci sono due modi di vedere questa categoria: fare dei risultati o preparare i corridori. La prima magari può essere più gratificante sul momento. Ma tornando all’esempio del calcio, è chiaro che la società è contenta se la primavera gli vince il campionato, ma è più contenta di portare dei giocatori in prima squadra, di trovare il Donnarumma o il Locatelli di turno. Secondo me è così che andrebbe interpretata questa categoria ed è così che lavoriamo in Eolo-Kometa.

E riguardo al numero dei corridori per team?

E’ chiaro che per fare un certo gioco di squadra ci vuole il numero giusto di atleti, però qui si entra anche nel discorso degli organizzatori riguardo a permessi e costi, perché un conto è organizzare un evento per 140 corridori e un conto è farlo per 180-190. Certamente più questa categoria, che è una scuola, si avvicina in tutto e per tutto a quella dei professionisti e meglio è. Pertanto se si può partire con uno o due corridori in è tutto di guadagnato.