Caos crono: vince Guazzini, Longo retrocessa. Chi corre ai Giochi?

20.06.2024
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GROSSETO – Le 17,20. «Sapevano entrambe che chi avesse vinto la crono, avrebbe avuto il posto alle Olimpiadi – dice Velo – ma adesso mi hanno messo in una brutta situazione. Avrò bisogno di un po’ di tempo per riordinare le idee e valutare l’andamento della gara. Ho tempo fino al 5 luglio per decidere fra Guazzini e Longo Borghini…».

Tardo pomeriggio, è successo un bel pasticcio e adesso la storia è tutta da riscrivere. Elisa Longo Borghini non ha vinto il tricolore della crono con 0,950 di vantaggio su Vittoria Guazzini, perché è stata penalizzata. Al terzo posto resta invece Elena Pirrone, soddisfatta. Dice di essere venuta puntando al podio e che contro le prime due non avrebbe potuto fare nulla.

Gaia Masetti è 4ª a 1’05”: è così accaldata che Fabiana Luperini le versa acqua addosso
Gaia Masetti è 4ª a 1’05”: è così accaldata che Fabiana Luperini le versa acqua addosso

Guazzini seconda per 95 centesimi

Le 16,06, facciamo un passo indietro. Guazzini è scocciata, come sarebbe chiunque perdesse un campionato italiano per meno di un secondo. Ha lasciato la zona del podio per andare a prendere il necessario per cambiarsi, anche se quando torna indossa ancora il body delle Fiamme Oro. Se Elisa Longo Borghini non ne fosse uscita, il podio al completo avrebbe i colori granata della Polizia di Stato.

«Sapevo che ci giocavamo la partecipazione alla crono di Parigi – dice Guazzini – però non volevo farmi condizionare troppo. Sapevo che c’era tanto in ballo. Prima di partire mi hanno detto di divertirmi e di farlo per me. Adesso, che sia divertente fare mezz’ora così, a blocco, non è proprio detto. Però mi sono divertita. Ho fatto una bella crono, devo essere contenta di questo. Non voglio neanche pensare a dove ho lasciato il secondo che mi è mancato, perché magari a parti inverse lei potrebbe pensare la stessa cosa. Abbiamo fatto due ottime crono e devo fare i complimenti alla Longo. Ma non è che lo scopriamo oggi, va forte da tutto l’anno, quindi bravissima lei».

Il timore di Mosca

Le 16,15. Il tempo passa, in attesa della premiazione. Si va per le lunghe e il sole picchia così forte che qualcuno inizia a lamentarsi. Di colpo arriva Jacopo Mosca, che era nell’ammiraglia Lidl-Trek con Slongo e dice che la Giuria si è appena riunita. Pare che contestino la distanza fra la macchina ed Elisa durante la crono, teme che possano toglierle la maglia. Ci sarebbero dei video. Si avvicina anche il dottor Daniele e poi arriva Slongo, che si dirige verso la tenda in cui la Giuria sta prendendo la sua decisione.

Mosca ricorda che un giudice ha seguito tutta la crono e ci si chiede perché mai, se avesse ravvisato un’irregolarità, non abbia dato un avvertimento. Nessuno crede che il risultato della strada possa essere messo in discussione, anche se nel clan della campionessa piemontese inizia a serpeggiare qualche dubbio.

Longo Borghini dalla Giuria

Le 16,20. Un tale che fa parte dell’organizzazione si avvicina a Longo Borghini. Le ragazze sono sedute sotto il gazebo, al centro Elisa, ai lati le altre due: come sul podio. Nel frattempo a pochi metri da qui sta partendo la gara degli under 23, in questa giornata contro il tempo che sembra lenta come una messa cantata in latino.

Longo Borghini entra sotto il gazebo verde ai piedi del palco. Resta dentro due minuti, poi esce. Il sorriso con cui ha salutato la vittoria adesso è tirato, le guance arrossate per il sole e forse per la rabbia. Non dice nulla. Si avvicina a Vittoria Guazzini, le mette una mano sulla spalla, dice due parole e poi si abbracciano. Quindi si siede, alza lo sguardo, lo incrocia col nostro e solleva l’indice e il medio: seconda.

Mosca ha lo sguardo livido, preferisce non parlare. La domanda è sempre quella: c’è stato un reclamo oppure la Giuria ha fatto tutto in autonomia? La posta in palio è alta, un posto alle Olimpiadi non te lo giochi tutti i giorni.

Le premiazioni sono meno altisonanti di quelle degli uomini. Di colpo Pirrone e Longo Borghini si alzano e si dirigono verso l’antidoping.

In attesa delle premiazioni, l’unica cosa che Longo Borghini può fare è rassegnarsi e accettare
In attesa delle premiazioni, l’unica cosa che Longo Borghini può fare è rassegnarsi e accettare

20 secondi di penalità

Le 16,40. Avevamo camminato accanto a lei dopo la vittoria della Liegi, questa volta il quadro psicologico è diverso. In Belgio fu battuta dalla volata di Grace Brown, qui ha fatto la sua crono senza mai distogliere lo sguardo dalla strada, ha vinto e adesso si ritrova seconda.

«Prima ho vinto – dice Longo Borghini – poi mi hanno comunicato che sfortunatamente la macchina è stata troppo vicina a me. Di conseguenza ho ricevuto una penalità di 20 secondi e sono stata retrocessa al secondo posto. Però io personalmente non ci posso fare niente, non lo sapevo. Io la fatica l’ho fatta, ho fatto una buona performance. Cosa devo dire? Ci rifaremo l’anno prossimo, è ovvio però che dispiace. Oggi c’era in palio qualcosa di più grande, però questa non è una scelta che dipende da me. Come non è dipesa da me la vittoria o meno della maglia tricolore. Chiaro che brucia e che dà fastidio, sono cose che nello sport succedono e sono sempre successe. Dispiace che mi sia toccata a me.

«Ho iniziato a capire che c’era qualcosa di strano quando hanno posticipato la premiazione e mi hanno detto che sarebbe arrivata la Giuria a parlarmi. Sono scocciata, chi non lo sarebbe? Avrei voluto conquistare questa maglia tricolore, vediamo se potrò rifarmi sabato su strada. Il percorso non è adatto alle mie caratteristiche, però oggi a numeri ho fatto una buona crono. E la condizione c’è, l’ho fatto anche vedere in Svizzera, quindi vediamo un sabato come andrà…».

Per Vittoria Guazzini, oltre alla maglia tricolore, l’abbraccio di suo padre
Per Vittoria Guazzini, oltre alla maglia tricolore, l’abbraccio di suo padre

Guazzini frastornata

Le 16,48. Torniamo verso il podio e vediamo arrivare Vittoria Guazzini, con la maglia tricolore e una serie di gadget e trofei fra le mani. Suo padre poco fa le ha passato un cellulare, ma lei appare frastornata.

«Che è successo? Sinceramente non lo so. Ovviamente sono contenta di questo tricolore – dice – ma è stato un po’ strano. Ero soddisfatta della mia crono, mi dispiaceva per quei 95 centesimi. Poi è stato un vortice di emozioni, con questa decisione che ci è stata comunicata. Mi dispiace sinceramente per Elisa, tanto quanto sono contenta della maglia che indosso. Non so bene come siano andate le cose. C’è stata una pausa prima delle premiazioni, così ho detto che sarei andata a cambiarmi per non ammalarmi. Poi sono tornata e mi è stata detta questa cosa. Un po’ sono stata presa alla sprovvista, non è come passare l’arrivo e sapere di aver vinto. Però credo ci siano dei regolamenti. Potrebbe significare che andrò io alla crono di Parigi? Potrebbe, non so. Intanto mi godo la maglia, poi vediamo.

«L’estate sta andando abbastanza bene. Ho fatto un ritiro in altura con la Cec (Elena Cecchini, ndr), che mi ha veramente sopportato. Poi ho fatto qualche allenamento in pista, un paio di gare a tappe e ora tornerò in pista con quelle altre… disgraziate del quartetto. Farò il Giro d’Italia. Cerchiamo di fare l’avvicinamento migliore. Magari non sapremo se è effettivamente quello giusto, ma noi crediamo in quello che facciamo. Siamo veramente mentalizzati».

Gara nella gara, Federica Venturelli vince il tricolore U23 nonostante una caduta. Batte Cipressi e Pellegrini. Dominio UAE
Gara nella gara, Federica Venturelli vince il tricolore U23 nonostante una caduta. Batte Cipressi e Pellegrini. Dominio UAE

Il parere di un giudice

Le 17,10 e c’è ancora tutto da scrivere. Però sfidiamo ancora una volta il solleone per andare in partenza a chiedere un’informazione a un giudice. Vediamo Francesca Mannori che verifica le bici degli U23 e ricordiamo il grande quantitativo di multe che sono volate con lei al Giro d’Italia: sicuramente una conduzione severa. Ci avviciniamo a un suo collega. La domanda è semplice: se il giudice che segue l’atleta ravvede un comportamento scorretto, è tenuto ad avvisare l’atleta e la squadra oppure può decidere di passare direttamente alla sanzione?

«Non è che per ogni corridore devi metterti a dare gli avvertimenti – spiega – se il giudice ravvede l’infrazione, applica il regolamento. Non c’è bisogno necessariamente che qualcuno faccia ricorso. In questo caso sono stati 20 secondi di penalità. Non c’è l’obbligo di avvertimento».

E così prima di metterci scrivere torniamo alle parole di Velo che hanno chiuso questa gara delle donne elite. Elisa Longo Borghini ha vinto il campionato italiano su strada, Vittoria Guazzini è la nuova maglia tricolore. Starà a Velo adesso venire fuori dalla situazione in cui l’hanno cacciato.

Aspettando Elisa Balsamo, Sangalli sfoglia la margherita

06.06.2024
5 min
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Un post su Instagram per dire ai suoi tifosi di essere sulla via del ritorno (foto di apertura). Così Elisa Balsamo si è mostrata sui rulli dall’hotel di Livigno in cui aspetta il ritorno su strada e da lei iniziamo il nostro incontro con Paolo Sangalli, cittì della nazionale.

«Sta procedendo bene – dice – ma senza fretta. Sta andando tutto per il meglio, mi sento di essere realista e insieme ottimista. Rispetto alla caduta dello scorso anno, questa volta può alimentarsi normalmente, l’ultima volta fu molto peggio. E’ fuori discussione che se sarà in condizione, lei corre. Ci conosciamo da sempre e quindi so benissimo il tipo di corridore che è: sarà lei a dirmi se c’è. Corre perché la primavera ha dato questo responso. Ma sappiamo tutti bene che Elisa Balsamo è un cavallo di classe. Le basta poco per entrare in condizione, ha questa fortuna. Quindi appena starà bene, penso tra un paio di settimane, ricomincerà a fare gli allenamenti normali. E a quel punto si concentrerà anche sul discorso pista, che è importantissimo. A quanto so, il suo programma di gare per ora è stato mantenuto intatto e prevede il Giro d’Italia Women. Casomai non si riuscisse, il piano B potrebbe prevedere il Baloise Ladies Tour che inizia il 17 luglio, quindi dieci giorni dopo. Bisognerà vedere l’evoluzione della sua ripresa».

Sangalli tira un sospiro di sollievo, ma come già lo scorso anno quando Balsamo cadde alla Ride London Classique, l’imperativo è non metterle fretta. Fra le note meno negative della situazione attuale c’è appunto il fatto che possa alimentarsi normalmente e che, non avendo apparentemente memoria dell’incidente, non ne abbia gli inevitabili condizionamenti successivi. E allora il discorso va avanti, con le squadre del Giro d’Italia non ancora annunciate e un mosaico da comporre per arrivare nel modo giusto alla gara su strada di Parigi.

Sangalli e Longo Borghini: Balsamo è una sua compagna alla Lidl-Trek
Sangalli e Longo Borghini: Balsamo è una sua compagna alla Lidl-Trek
Come stanno le nostre leader?

Si stanno preparando al meglio, secondo me. Quello che ho chiesto loro è di arrivare alle Olimpiadi in condizione e sarebbe già un primo risultato di cui sarei contento. Poi le gare sono gare, ma arrivarci nel modo giusto è già un buon viatico. Per cui l’idea è che arrivino bene alla partenza del Giro e riescano a crescere con il passare delle tappe.

Persico e Longo Borghini potrebbero essere al Giro per fare classifica: hai dato loro qualche indicazione?

Ho lasciato chiaramente libertà di correre come vogliono, ma a condizione di uscire in crescita dal Giro e non di finirlo senza più niente da dare. Questa è l’unica condizione che ho posto, perché dopo c’è un momento in cui si riesce a recuperare e poi ci siamo. Al momento sono entrambe al Passo San Pellegrino, ci sono stato anche io. In più tutte le settimane, se non ogni giorno, mi aggiorno con tutte le probabili olimpiche. E’ un lavoro cominciato a novembre e per questo dico che sarà già un grande risultato arrivare a Parigi al top della condizione.

Perché questo insistere: c’è stata qualche criticità? Forse Silvia Persico non ha vissuto la miglior primavera…

Per lei il problema è stata la perdita della nonna nel periodo dell’Amstel, nel momento in cui stava crescendo. Poi però si è sbloccata, ha vinto anche lei, quindi è stato soprattutto un passaggio a vuoto psicologico. Per il resto sta andando tutto bene, ad eccezione dell’incidente di Bertizzolo e Balsamo. Longo Bborghini ha avuto una bronchite quando siamo andati a vedere il percorso, ma ci può stare. Ma per il resto con tutte le squadre c’è una collaborazione proficua e ne sono contento.

Dopo una promavera difficile, Silvia Persico è tornata a vincere al Morbihan
Dopo una promavera difficile, Silvia Persico è tornata a vincere al Morbihan
Pare che Lotte Kopecky verrà al Giro per fare classifica.

Secondo me verrà a fare quello che abbiamo appena detto, quindi a cercare le condizioni e uscire al top dal Giro. Immagino anche che farà classifica, dato che nella sua squadra non ci sarà Vollering e nemmeno Wiebes. La SD Worx sarà improntata su di lei, con l’appoggio di Reusser e di Elena Cecchini, quindi avremo anche un po’ il controllo su quello che succede all’interno. Non perché Elena farà la spia, ma perché al momento giusto avremo informazioni vere. Di certo Kopecky avrà la squadra tutta per sé anche alle Olimpiadi, al contrario di quanto avverrà con l’Olanda, che avrà una squadra fortissima. Probabilmente Marianne Vos avrebbe preferito avere la sua compagna Markus, ma dai trials che hanno fatto è venuta fuori Ellen Van Dijk, ma saranno comunque una squadra forte. Poi ci sono anche le altre. Grace Brown o la Ludwig, ci sono tanti corridori che possono fare una bella Olimpiade.

Noi siamo a metà tra l’Olanda e il Belgio, qualcuno che dovrà lavorare dovrà pur esserci, no?

Lo voglio assolutamente. Dalla mia esperienza nelle tre Olimpiadi precedenti, credo che quando arrivi col numero massimo di atlete (quattro in questo caso, ndr), un corridore che lavori te lo puoi concedere. Anche a livello mentale parte senza un’ambizione di medaglia, ma quella di essere fondamentale per una medaglia. E questa mentalità ce l’hanno i corridori che tutto l’anno fanno questo tipo di lavoro.

Come se avessi fatto cognome e nome: stai parlando di Elena Cecchini?

Lei è sicuramente un elemento prezioso, si è vista tutte le volte che è stata convocata, non la scopriamo oggi. E anche l’Olimpiade è una sintesi degli anni precedenti e degli eventi precedenti. Conosco bene tutte queste ragazze da tanti anni. Mi dispiace davvero per Bertizzolo, che secondo me si sarebbe davvero messa in evidenza anche al campionato italiano, però purtroppo questo è lo sport. Comunque anche a lei lasciamo il tempo per recuperare e se non sarà per le Olimpiadi, c’è sempre il mondiale di settembre. Per quello anche a livello mentale deve stare tranquilla e lavorare. Io le darò tutto il supporto che posso.

Guazzini e Cecchini in allenamento a Livigno: la seconda sarebbe preziosa nella gara su strada (immagine Instagram)
Guazzini e Cecchini in allenamento a Livigno: la seconda sarebbe preziosa nella gara su strada (immagine Instagram)
Farete un ritiro prima delle Olimpiadi?

Sì, facciamo un’altura dal 24 giugno al 4 luglio al Passo San Pellegrino. Poi dal 25 di luglio e fino al giorno della partenza, che è il 31 luglio, saremo in Val di Fassa insieme alla nazionale di Bennati. Stiamo davvero facendo un avvicinamento come volevo. Per cui ora si andrà ai campionati italiani, sia su strada che della crono assieme a Marco Velo. E intanto aspettiamo anche di conoscere le squadre del Giro e di capire come procede il recupero di Elisa Balsamo…

Da Milan a Lopez, tutti pazzi per il body da strada

28.05.2024
6 min
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«Penso che l’aerodinamica sia davvero importante. Lo vediamo spesso nelle prove a cronometro, ma ormai tutti indossano i body anche nelle gare su strada. Non vedo più molti corridori in nessuna squadra con pantaloncini e maglietta».

Parla Koen De Kort, manager alla Lidl-Trek che segue lo sviluppo tecnico, compreso quello dell’abbigliamento. Il Giro d’Italia si è appena concluso e la squadra americana si è trovata nella non rara condizione di avere il corridore più rappresentativo vestito con il kit di un brand concorrente, che fornisce l’abbigliamento ai leader della corsa rosa. Nulla di insolito, se si pensa che anche Santini, sponsor della squadra di Milan, veste i leader del Tour e della Vuelta. E’ una delle stranezze del ciclismo: investi in ricerca con i tuoi sponsor e rischi di correre per tre settimane con i capi di un altro. Vedi Pogacar in maglia rosa e Jonathan con la ciclamino.

Per crono e per strada

Eppure la ricerca va avanti, dato che l’aerodinamica dell’abbigliamento è davvero uno dei fronti più caldi dello sviluppo, al pari di quella legata alla bicicletta e i suoi componenti.

«Abbiamo sviluppato insieme ad alcuni corridori e a Santini – prosegue De Kort – dei nuovi body da cronometro che abbiamo usato al Giro e anche un modello da strada, che è notevolmente più veloce di quello che avevamo in precedenza. Il Giro è stata la prima corsa in cui lo abbiamo utilizzato nella sua versione finale, non più solo con pochi prototipi. Penso che i risultati siano stati piuttosto buoni. La differenza principale fra i due è che la posizione sulla bici da cronometro è completamente diversa. La schiena è molto orizzontale, hai gli avambracci davanti a te e di questo bisogna tenere conto nel disegnare il body. Ma per il resto ci sono anche tanti dettagli molto simili.

«Le gambe sono ugualmente in movimento. C’è molta aria perché il corridore è un oggetto in movimento che genera davvero moltissima turbolenza. Abbiamo fatto tanti test con i corridori e con i manichini. Anche con manichini che possono muovere le gambe, solo per vedere quali sono i tessuti migliori da applicare nelle varie zone del body. E penso facendo questo tipo di studio, abbiamo trovato alcune cose che ci hanno sorpreso e danno grandi vantaggi».

Alla Gand-Wevelgem corsa all’attacco, Milan indossava ugualmente il body
Alla Gand-Wevelgem corsa all’attacco, Milan indossava ugualmente il body

Le sensazioni di Milan

Milan è uno dei pezzi forti della squadra e anche uno di quelli che va più veloce, per cui l’uso del body almeno per le volate è quasi obbligato. Per le tappe di montagna invece, il friulano preferisce usare maglia e pantaloncini.

«Ho iniziato a usare il body quando sono passato professionista – spiega – e quando pedalo c’è la sensazione di avere un minore drag aerodinamico, quasi che l’aria scorra perfettamente lungo il corpo. Nelle fasi di corsa più veloci lo percepisci. Parliamo di sensazioni, ma nel complesso di una prestazione, sono dettagli che possono fare la differenza. Poi, ovviamente, c’è il riscontro dei dati, grazie ai test che abbiamo fatto con Santini. Eppure, nonostante sia così attillato, il comfort è quasi sorprendente. Santini letteralmente ce li cuce addosso, è questa è la massima garanzia per vestirli e sentirsi bene in ogni momento della corsa.

«Sotto – prosegue – non è necessario indossare una maglia intima, ma dipende anche dalle preferenze del singolo. Io ad esempio tendo a non metterla per avere maggiore comfort, se la temperatura esterna lo permette. E’ come una seconda pelle. Avere meno strati sotto il body è anche una garanzia di performance, per salvaguardare le qualità aerodinamiche del capo. Nonostante ciò, tranne che nelle sensazioni realmente estreme, ho sempre la sensazione di avere indosso un capo asciutto».

Body anche per Elisa Longo Borghini nel giorno della vittoria al Fiandre
Body anche per Elisa Longo Borghini nel giorno della vittoria al Fiandre

La galleria, la pista, la strada

La velocità è dunque la stella polare, cercando di rendere il body da strada ugualmente confortevole. La volata dura pochi secondi, ma spesso è preceduta da tappe veloci e lunghe. Serve che il body si comporti come… una maglia. Quindi che sappia espellere il sudore, che abbia le tasche necessarie (compresa quella per la radio) e che non impedisca i movimenti in sella che, al contrario, sulla bici da crono non sono necessari e tantomeno frequenti.

«Siamo andati in galleria del vento – racconta De Kort – appositamente per realizzare i due diversi tipi di body. Principalmente a Eindhoven, dove lo scorso anno siamo stati parecchio. Quest’anno siamo stati un paio di volte a Silverstone e poi abbiamo fatto anche molti test nel velodromo, perché in pista ti muovi come su strada e quindi si possono fare delle osservazioni migliori. E’ sempre bene validare i dati della galleria del vento e con il sensore aerodinamico di cui disponiamo ora, possiamo anche fare alcuni test su strada. Quanto al discorso delle tasche invece (ride, ndr) cerco di non farmi coinvolgere. In Santini sono davvero bravi. Dico loro semplicemente come le vogliamo e come secondo me andrebbero disposti i tessuti e loro si prendono cura del resto. Ecco perché siamo fortunati ad avere un partner come Santini».

Tappa di Livigno, “Juanpe” Lopez (scalatore) indossa il kit più aerodinamico
Tappa di Livigno, “Juanpe” Lopez (scalatore) indossa il kit più aerodinamico

Le scelte per la montagna

La dotazione di un corridore come Milan per il Giro prevede la fornitura di 3-4 body da strada, per i giorni in cui si arriva allo sprint e il corridore vuole che tutto sia più aerodinamico possibile. Dal body ai guanti, passando per i copriscarpe.

«Avendo la maglia ciclamino – spiega De Kort – quest’anno ha dovuto usare i materiali forniti dall’organizzazione. Mentre in alcune tappe di montagna in cui per lui essere veloci non è una priorità, sceglie di essere più rilassato e punta maggiormente sul comfort di maglia e pantaloncini. Però ad esempio Lopez in montagna ha continuato a usare il body. Il solo dubbio che mi resta è che avendone sviluppato uno molto leggero, penso che nel caso di giornata torrida in montagna, anche Johnny potrebbe provarlo. Per cui direi che in un Giro un corridore come Jonathan abbia a disposizione sei completi».

Il pioniere olandese

E qui Koen svela un dettaglio molto divertente riferito alla sua carriera di atleta. L’olandese, che oggi ha 41 anni, fu costretto a ritirarsi nel 2021 quando correva nella Trek-Segafredo e in seguito a un incidente stradale perse tre dita della mano destra. In precedenza però, nei suoi 17 anni di professionismo, l’attenzione per gli aspetti tecnici era già notevole.

«Diciamo che ero alla continua ricerca di vantaggi – racconta e sorride – per cui ricordo che prima ancora che esistessero i body da strada, me ne feci uno per me. Ne avevo due da cronometro e ho deciso di sacrificarne uno. Ho tagliato la parte superiore e l’ho cucita sui pantaloncini da strada solo per cercare di essere un po’ più aerodinamico. Era un po’ che ci pensavo: se usiamo il body nelle cronometro, perché non farlo anche su strada? Questo succedeva molti, molti anni fa, sono stato il primo. Ricordo che con quella strana tuta partecipai ai campionati nazionali olandesi, ero l’unico vestito a quel modo e gli altri corridori mi guardavano. Ho sempre avuto una passione per questo sviluppo…».

Sopralluogo a Parigi con le atlete, ora Sangalli ha le idee chiare

14.05.2024
5 min
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Se Bennati ha le sue gatte da pelare nella scelta dei tre azzurri per la prova olimpica su strada, considerando lo scetticismo sulle possibilità azzurre e quindi le spinte a dirottare le convocazioni pensando più ad altre discipline che alla corsa del 3 agosto, anche Paolo Sangalli sente pressione. Intanto studia, perché sa che la composizione del quartetto sarà importante per permettere alla nostra nazionale di giocare le sue carte, con effettive possibilità di far bene.

La scorsa settimana il cittì azzurro ha portato un manipolo di ragazze a Parigi, per prendere contatto con il percorso olimpico. Considerando gli impegni di alcune azzurrabili, Sangalli ha portato con sé Elisa Balsamo, Sofia Bertizzolo, Elena Cecchini, Eleonora Camilla Gasparrini, Vittoria Guazzini, Soraya Paladin e Silvia Persico. Mancava Elisa Longo Borghini, rimasta a casa per una bronchite, «ma nelle prossime settimane troveremo un buco di tempo per venire qui anche con lei» ha affermato il tecnico azzurro.

Sangallli con le azzurre. La scelta dovrebbe essere fra loro, con un posto per Longo Borghini (foto Fci)
Sangallli con le azzurre. La scelta dovrebbe essere fra loro, con un posto per Longo Borghini (foto Fci)

Sforzi intensi da 4-5 minuti

In questi giorni non si è affrontato il tema della delicata scelta riguardante Elisa Balsamo, tirata per la giacchetta fra strada e pista (anche se ormai è quasi scontata la sua presenza in entrambe). L’argomento era strettamente legato alle caratteristiche tecniche del percorso, che Sangalli aveva già visto precedentemente nel viaggio dei vari cittì, ma avere questa volta le ragazze con sé gli ha dato ulteriori appunti.

«Abbiamo potuto approfittare sia del clima favorevole – racconta – che di una festa religiosa che ha liberato le strade dal traffico, permettendoci di visionare il percorso nella maniera migliore. Queste prove hanno rafforzato le impressioni che avevamo tirato fuori dal nostro primo viaggio, ma pedalarci sopra serve sempre, dà idee nuove. Soprattutto con le ragazze abbiamo ragionato anche su quel che andrà fatto in sede di preparazione specifica, perché è un percorso sì da classica, ma che richiede sforzi di 4-5 minuti a tutta, bisogna quindi essere pronti su quell’aspetto».

Kopecky e Balsamo dopo lo sprint di Roubaix. Sarà rivincita sulla Senna?
Kopecky e Balsamo dopo lo sprint di Roubaix. Sarà rivincita sulla Senna?
Quali incognite ti hanno segnalato le ragazze?

Un aspetto sul quale hanno posto l’accento è il vento – afferma Sangalli – tutta la parte di avvicinamento a Parigi è battuta dal vento che può essere un fattore soprattutto se il ritmo sarà subito sostenuto considerando anche che, come noto, con 4 ragazze la corsa non la puoi tenere sotto controllo. Il circuito finale non è molto tecnico, siamo lontani da quanto visto a Glasgow. C’è la salita di Montmartre e uno strappo di un chilometro che andranno fatti più volte, ma sono cote con pendenze non in doppia cifra.

Tutto questo in che cosa si traduce?

In una gara che può avere più soluzioni, ad esempio Elisa Balsamo è rimasta positivamente impressionata, dicendo che il circuito di Parigi dà spazio alla fantasia e quindi può aprire la porta a tante idee. Non è certo una corsa come Fiandre o Liegi, ma per poter emergere devi avere le gambe piene.

Longo Borghini ha saltato la trasferta per bronchite, ma visionerà il percorso
Longo Borghini ha saltato la trasferta per bronchite, ma visionerà il percorso
Le ragazze che cosa hanno detto?

Hanno avuto due impressioni diverse fra la parte extra città e quella parigina. Silvia Persico ad esempio ha sottolineato come nella prima parte possa andare via una fuga che inciderà fortemente sulla corsa, mentre il circuito finale lo vede duro ma di non fare affidamento solo su quello. La stessa idea ha avuto Paladin, mentre Bertizzolo ha sottolineato un aspetto importante legato al numero ridotto di atlete che richiederà un impegno decisamente diverso rispetto a qualsiasi altra gara.

Sangalli che idee si è fatto, dal punto di vista strategico?

Io mi sono raccomandato che, chiunque delle nostre sia al via, bisognerà correre l’una per l’altra, perché con numeri così ridotti non puoi pensare necessariamente a chi è capitano e chi gregario. Io voglio che prima della partenza ci guardiamo tutti negli occhi con la convinzione di aver fatto tutto il meglio che si poteva per ottenere il risultato e che dobbiamo partire convinti di essere la squadra più forte, proprio nel senso di squadra.

Le olandesi a Tokyo 2020, dove non tutto filò liscio e Kiesenhofer poté approfittarne
Le olandesi a Tokyo 2020, dove non tutto filò liscio e Kiesenhofer poté approfittarne
Un riferimento neanche troppo velato a quello che potrebbe succedere all’Olanda…

Il passato dice che le arancioni hanno sempre fatto fatica a lavorare l’una per l’altra, ma magari ora le cose sono cambiate. Consideriamo che Vos, Vollering e Wiebes ci saranno tutte, sono tutte medaglie d’oro potenziali, ma per arrivarci dovranno lavorare insieme. Noi chiaramente dobbiamo sperare che non fili tutto liscio in casa arancione per poterne approfittare.

Tra le varie soluzioni c’è anche quella di una volata finale, che chiaramente solletica molto la Balsamo. Ma non si è parlato nello specifico del chilometro finale, dove impostare l’eventuale sprint…

Sarà sul lungo Senna, un drittone girando poi sul ponte con arrivo posto al suo termine – è la fotografia di Sangalli – Sarà da ragionarci sopra su come eventualmente impostarla, quale posizione avere all’imbocco della curva. Non avendo la possibilità di lavorare con le radioline dovremo ingegnarci con le lavagne, ma sicuramente impiegheremo tantissima gente lungo il percorso per dare più comunicazioni possibile.

Presentata intanto a Napoli la maglia per Parigi 2024. Torna l’azzurro dopo 24 anni
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Si dice sempre che anche le squadre maggiori non avranno più di 4 atlete a disposizione, ma non è che poi gli equilibri cambieranno sfruttando altre collaborazioni mutuate dai rapporti di club?

Io non ne ho mai notati nel ciclismo femminile, a differenza di quanto può avvenire fra gli uomini, ma questo è un ambiente molto più giovane, certe malizie non ci sono e non credo si svilupperanno a meno di obiettivi che coincidono. Non dimentichiamo che la gara olimpica non solo avrà solo un’ottantina di atlete, ma è l’unica gara che ha tre vincitrici. Se scappa un terzetto, state pur sicuri che collaboreranno a prescindere da chi dovrà vincere. Perché una medaglia fa gola a tutti, di qualsiasi colore…

Una Vuelta di alti contenuti. Cecchini ce la racconta

11.05.2024
5 min
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Mentre in campo maschile il Giro d’Italia è ancora alle sue prime battute, fra le donne è già andato in archivio il primo grande giro. La Vuelta di Spagna quest’anno ha cambiato un po’ fisionomia, allineandosi al format di Giro Donne e Tour Femmes con oltre una settimana di tappe. Molto è cambiato nella corsa iberica, che si è rivelata estremamente combattuta e con un importante parterre in gara, quasi mutuato dalle Classiche delle Ardenne conclusesi nell’immediata vigilia.

Elena Cecchini è una di quelle che proprio venendo dalle classiche (anche se ha saltato l’ultima, la Liegi-Bastogne-Liegi) ha corso tutta la Vuelta e si è fatta un’idea precisa proprio di com’è cambiata, pilotando la compagna di squadra Demi Vollering verso il successo.

Per Elena Cecchini una Vuelta molto impegnativa, lavorando per la Vollering
Per Elena Cecchini una Vuelta molto impegnativa, lavorando per la Vollering

«Io l’avevo corsa già lo scorso anno e ho trovato una prova molto cambiata, in meglio. Nel 2023 i problemi erano legati soprattutto agli spostamenti, si era partiti dall’estremo sud, da Valencia per concludere nei Paesi Baschi e questo aveva comportato, con un giorno di gare in meno, trasferimenti lunghissimi fra una tappa e l’altra. Lo avevamo fatto presente e gli organizzatori ci hanno ascoltato, quest’anno gli hotel erano tutti vicini».

Dal punto di vista tecnico?

E’ stata una gara molto dura, tanto è vero che le velociste non hanno avuto neanche una vera occasione per mettersi in mostra e giocarsi le proprie carte. Inoltre abbiamo trovato tanto vento. Ogni tappa aveva le sue difficoltà, infatti la classifica è stata molto diluita.

Kool era arrivata in Spagna puntando alle volate, senza trovare spazio per le sue aspirazioni
Kool era arrivata in Spagna puntando alle volate, senza trovare spazio per le sue aspirazioni
Secondo te è una corsa all’altezza degli altri due grandi giri?

Ora sì, non mancava di nulla e anche il roster era di quelli davvero qualificati, con molte protagoniste reduci dalle classiche, anzi direi che molte si sono preparate proprio nelle Ardenne per avere la gamba giusta in Spagna. Per certi versi potremmo anche dire che la partecipazione è stata superiore a quella delle altre due corse perché saranno più vicine in calendario e qualcuna sarà chiamata a una scelta. Io ho visto 8 tappe tutte competitive e di qualità, la strada imboccata è quella giusta.

E la collocazione temporale? Il fatto che sia così lontano nel tempo dall’omonima prova maschile è un vantaggio?

Difficile dirlo, bisogna considerare che la Vuelta fa da traino anche alle altre gare iberiche, ora ad esempio si sta correndo la Vuelta a Burgos e sugli organizzatori c’è un ricasco di partecipazione, anche perché per i team ci sono agevolazioni riguardanti i costi. A fine stagione poi credo che sarebbe complicato trovare un numero sufficiente di cicliste per ogni team, dopo una stagione stressante e considerando che i nostri roster non sono certamente ampi come quelli dei team maschili.

Per Faulkner successo di forza nella quarta frazione, a conferma della sua nuova dimensione
Per Faulkner successo di forza nella quarta frazione, a conferma della sua nuova dimensione
Tu personalmente sei soddisfatta della tua Vuelta?

E’ stata durissima, lo posso proprio dire. Il vento è stato un fattore, per chi come me doveva fare il “lavoro sporco”, ossia chiudere le fughe e tenere al coperto la capitana. La terza tappa in particolare l’ho sentita molto, proprio perché a dispetto del vento alla fine si è arrivate tutte insieme. Per noi la Vuelta era un impegno centrale nella stagione, Vollering ci teneva moltissimo dopo che le era sfuggita per pochissimo lo scorso anno. Aveva fatto le Ardenne in crescendo, ma ha finito stanca proprio perché ogni giorno era una battaglia.

Eppure la gestione della campagna ardennese aveva dato adito a qualche voce, soprattutto nella Liegi era sembrato che non tutto nel vostro team fosse filato liscio…

Non penso che la squadra abbia sbagliato qualcosa, credo che alla fine la vittoria sia sfuggita perché Demi ha trovato atlete più fresche di lei allo sprint. Noi avevamo fatto tutto per bene, avevamo messo Bredevold nella fuga iniziale per darle un punto d’appoggio. Anche alla Freccia aveva perso perché Niewiadoma aveva avuto un maggior spunto. Ci sono anche le avversarie, non va mai dimenticato. Demi andava forte lo scorso anno come in questo.

Per Vollering due vittorie di tappa, le prime dopo una primavera fatta di troppi piazzamenti
Per Vollering due vittorie di tappa, le prime dopo una primavera fatta di troppi piazzamenti
Le voci di mercato che la danno partente a inizio stagione hanno pesato su di voi, come team e individualmente?

Come team no, noi guardiamo all’oggi. Demi è una nostra compagna di squadra fino a fine stagione e noi lavoriamo per lei. Magari personalmente queste indecisioni le ha un po’ pagate, ma credo anche che, nei casi in cui Lotte Kopecky non c’era, la pressione su di lei sia stata maggiore. Credo anche che arrivare spesso vicina alla vittoria senza coglierla l’abbia un po’ destabilizzata. D’altronde in una corsa a tappe c’è più tranquillità, ci si confronta, c’è modo per rifarsi. In una classica ti giochi tutto e subito.

Tu che la conosci, l’hai vista diversa?

Non sono state giornate semplici. E’ difficile decidere che decisione prendere dopo che sei da 4 anni nello stesso team, ci sono tante considerazioni da fare. Demi poi è una ragazza molto sensibile, sa che è una decisione molto importante, teniamo sempre presente che per noi questo è un lavoro, ogni scelta ha mille influssi sulla nostra vita. Noi comunque, qualsiasi sia la sua decisione, siamo al suo servizio.

Il podio finale della corsa spagnola, con Vollering fra Markus e Longo Borghini
Il podio finale della corsa spagnola, con Vollering fra Markus e Longo Borghini
Tu in questi giorni sei a Parigi con la nazionale per visionare il percorso olimpico. Che impressione ne hai tratto?

La gara olimpica è straordinaria proprio perché è molto particolare, tatticamente quasi indecifrabile. Il gioco di squadra anche per chi come noi avrà 4 atlete in gara sarà molto diverso che da qualsiasi altra corsa. Il percorso è bello, per niente facile, con tante insidie. Il circuito cittadino è bellissimo, con le due salite da affrontare più volte. Sicuramente diverso da quello di Glasgow. Noi abbiamo molte chance, sia che la corsa si chiuda in volata perché Balsamo è una delle più forti al mondo allo sprint, sia che si sviluppi come una classica perché poche come Longo Borghini sanno che cosa fare in quei casi. Insomma, c’è da essere ottimisti, a prescindere da chi sarà convocata.

Longo Borghini tira il fiato: primavera superba e l’estate che bussa

09.05.2024
7 min
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Tre giorni senza bici dopo la Vuelta, Elisa Longo Borghini ha avvertito la voglia di ripartire. La sua primavera è stata un inno all’alto rendimento. Il terzo posto alla Omloop Het Nieuwsblad, il secondo alla Strade Bianche e poi le vittorie del Trofeo Oro in Euro, del Fiandre, della Freccia del Brabante. A seguire ci sono stati il terzo posto alla Freccia Vallone e il secondo della Liegi. Fra i tanti sorrisi delle ultime settimane, quello è stato il più tirato. Vissuto e convinto sul momento, con tanto di complimenti a Grace Brown. Ma pesante come un pranzo indigesto nei giorni successivi.

«Ogni tanto viene su – ammette Elisa con un sorriso rassegnato – però più ci penso e più credo che Grace Brown quel giorno non potesse che vincere. Se uno fa dieci volte quella rotonda come l’ha fatta lei, cade undici. Lei invece è rimasta in piedi e quello è stato il segno che avrebbe vinto. E poi è sempre un cliente scomodo nelle volate, perché è forte…».

Nessun problema a farsene una ragione se fossi stata la Elisa di due anni fa, che perdeva volate in serie. Ma da quando hai pure imparato a vincerle…

E non ditelo a me! Io ci ho creduto fino a 25 metri dall’arrivo, poi mi ha passato a doppia velocità e quando l’ho vista ho detto: «No! Ma che vuole questa? No!». Sai quando resti male perché ti cade il gelato o la fetta biscottata dalla parte della marmellata? E’ stato uguale…

Lo sprint della Liegi, Grace Brown non lascia scampo: seconda Longo Borghini e terza Vollering
Lo sprint della Liegi, Grace Brown non lascia scampo: seconda Longo Borghini e terza Vollering
Torniamo alla Vuelta: era un obiettivo o il modo per chiudere la primavera?

Era in programma dall’inizio. Solo che ci sono arrivata con la condizione probabilmente già al limite. L’ho finita un po’ stanca. Alle Ardenne andavo veramente tanto forte, ma il clima non ci ha aiutato. Io sono una che non soffre troppo il freddo, invece l’ho sentito e quelle ghiacciate ti rimangono addosso. Con Slongo avevamo messo in conto che sarei arrivata alla Vuelta un pelo stanca, quasi al limite e alla fine non è andata così male. Mi è solo dispiaciuto che Gaia si sia dovuta ritirare, quella caduta non ci voleva (Gaia Realini si è ritirata per una caduta, dopo essere stata anche leader, ndr). Siamo partite entrambe leader, ma lei aveva seguito un diverso avvicinamento.

Hai capito subito che non fosse una Vuelta da dare fastidio a Vollering?

Vollering secondo me era alla portata, non è imbattibile o non ha lo stradominio dell’anno scorso. Piuttosto ero io in fase calante, ero abbastanza stanca e quindi non sono riuscita a tenerle tanto testa. Ma alla fine sul primo arrivo in salita mi sono mancati gli ultimi 700 metri e lei nella penultima tappa è stata battuta dalla Muzic, quindi non era irraggiungibile.

Gaia Realini è caduta nella quinta tappa e l’indomani si è preferito non farla ripartire:
Gaia Realini è caduta nella quinta tappa e l’indomani si è preferito non farla ripartire:
Resta il fatto che gli obiettivi di primavera erano le classiche e ora verrà il Giro, giusto?

Sì, adesso come primo obiettivo c’è il Giro d’Italia. Al Tour de France andrò veramente più in appoggio e per fare le tappe, con un approccio mentale diverso. Invece al Giro sarebbe bello poter fare classifica sul serio.

Come si concilia la generale del Giro che finisce il 14 luglio con la prospettiva, in caso di convocazione, di andare alle Olimpiadi che si corrono il 4 agosto?

Diciamo che adesso sto affrontando un periodo di stacco dopo la Vuelta. Poi avrò due settimane in cui ricomincerò ad allenarmi qui a casa, prima del training camp a San Pellegrino dal 27 maggio all’11 di giugno. Poi farò lo Svizzera e il campionato italiano, quindi avrò tempo di essere fresca sia fisicamente sia mentalmente, prima di affrontare un blocco di corse importanti come Giro d’Italia, Olimpiadi e Tour. Ho di fronte a me praticamente una quarantina di giorni per poter riprendere fiato, recuperare energie mentali e fisiche e poi ributtarmi nella stagione.

Come funziona il riposo a casa di Elisa Longo Borghini?

Ho fatto tre giorni senza andare in bici. Finché ha piovuto, ho detto: «Vabbè dai, riposa perché sta piovendo». Poi il tempo è migliorato e mi girano già un po’ le scatole a star ferma. Dopo la Vuelta ho sentito la necessità di stare ferma. Mi è venuto mal di gola, ho sentito un po’ di stanchezza, tutte le cose che ti vengono quando sei cotta. Quando Vollering mi ha staccato negli ultimi 700 metri della prima tappa che ha vinto (ad Alto del Fuerte Rapitàn, quinta tappa, ndr) ho capito che ero in calando.

Da cosa lo hai capito?

Già a inizio salita avevo iniziato a sentire che mi facevano troppo male le gambe. E poi quando sono esplosa e lei ha vinto, mi sono resa conto che a cose normali avrei tenuto quei wattaggi senza problemi e ho capito che stavo raschiando il fondo del barile. Sono sintomi che ormai conosco bene, tipici di quando sono al lumicino. Non riesco più a riposare bene e inizio a capire che il mio corpo sta dicendo basta.

Quinta tappa, Longo Borghini cede negli ultimi 700 metri e arriva terza. E’ il giorno che dà la svolta alla sua Vuelta
Quinta tappa, Longo Borghini cede negli ultimi 700 metri e arriva terza. E’ il giorno che dà la svolta alla sua Vuelta
E se queste sono le sensazioni di sfinimento, come va quando si riparte dopo tre giorni?

Inizio a pensare di non essere sulla mia bicicletta. Sono talmente abituata ad uscire tutti i giorni, che anche dopo tre giorni, penso che il manubrio sia strano e l’altezza sella diversa. Un motore ingolfato, come quando cerchi di accendere la Vespa dopo tutto l’inverno che è stata in garage. Come dopo le ferie, insomma. Se invece stacchi due giorni dopo aver fatto il ritiro di gennaio, è tutto diverso. Il ritiro è stressante anche a livello di testa, perché ci sono centomila impegni. E se fai due giorni tranquilla dove mangi e riposi bene, quando risali in bici sembra che non hai neanche staccato.

Qual è stato il giorno dell’anno in cui ti sei sentita più forte?

Quello del Fiandre, avrei potuto fare ancora 20 chilometri. Stavo veramente bene. Di solito scendo dall’altura e alla terza corsa vado forte. Avevo fatto la Gand e la Dwars door Vlaanderen come gare di rodaggio e al Fiandre mi sentivo veramente bene e mentalizzata. Non era l’obiettivo stagionale e nessuno ne aveva parlato, neppure in squadra. Ci eravamo solo dette di arrivare al Koppenberg, perché lì si capisce sempre tutto. E quando ci siamo arrivate è stato come se, senza essercelo dette, tutte volessimo fare qualcosa di grande. E lo abbiamo fatto.

Eppure non era un tuo obiettivo, come le prime gare in cui sei andata forte: sarà che ormai hai raggiunto una base di forza che ti permette di essere competitiva anche quando non sei al top?

Forse in un certo senso è vero, però questo livello di base ho dovuto recuperarlo quest’inverno. Credo che aver lavorato tanto a bassa intensità mi abbia dato le fondamenta della forma. Quindi da questa base posso avere dei buoni picchi, ma non dei down incredibili. Poi magari mi smentirò tra qualche mese o tra qualche settimana, però ho visto che la mia condizione media va bene, basta anche per essere vincenti. Magari non in tutte le corse, ma ci si va vicino. In fondo alla Vuelta ero in fase calante, però mi sono difesa e alla fine sono salita sul podio.

Longo è più forte, Brown più furba. Ma ci abbiamo sperato

21.04.2024
5 min
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LIEGI (Belgio) – Come una doppia maledizione, anche questa Liegi l’ha vinta un’altra. Eppure Elisa Longo Borghini trasmette positività in ogni sorriso e ogni parola, per cui quando dice che ce ne sarà un’altra l’anno prossimo, non puoi che darle ragione. La corsa se l’è presa Grace Brown, una grande atleta che doveva solo sperare che le cose andassero come sono andate. Non poteva rispondere agli attacchi delle scalatrici, per cui è andata in fuga. E quando l’hanno ripresa, anziché abbandonarsi alla deriva si è messa a limare e alla fine è arrivata alla volata. E a quel punto sono diventati affari per le altre. Prima Brown, seconda Longo Borghini, terza Vollering (prima lo scorso anno) e tutti a casa. Ora l’australiana è qui che racconta con il suo accento aussie e scherzando dice che è «monumentale aver vinto una monumento, la vittoria più importante della mia carriera…».

Un giorno chiederemo a Elisabetta Borgia di spiegarci il modo e i tempi con cui un grande atleta elabora il risultato e riesce a farci di conto. Arrivare seconda nella Liegi, il suo obiettivo di primavera, dovrebbe far scattare nella testa di Elisa chissà quale rabbia funesta. Invece nei primi istanti dopo l’arrivo già sorrideva. E anche adesso che le trotterelliamo accanto accompagnandola verso l’antidoping, la sua serenità è uno spunto su cui ragionare.

Subito dopo l’arrivo, malgrado la sconfitta, Elisa sorrideva
Subito dopo l’arrivo, malgrado la sconfitta, Elisa sorrideva

La fuga da riprendere

La fuga è arrivata tanto avanti, ma quando la piemontese ha aperto il gas sulla Cote de la Roche aux Faucons, dietro il gruppetto si è sbriciolato. Sono rimaste attaccate le stesse che poi sono arrivate con lei al traguardo e chissà se quell’attacco le sia costato troppo. Noi siamo qui a cercare una spiegazione, mentre lei se l’è già data ed è contenta così.

«Non credo di aver speso troppo a fare l’azione – dice – perché comunque doveva essere fatta in qualche modo. Bisognava chiudere sulla fuga e comunque sia avrei attaccato lo stesso. Probabilmente saremmo rimaste in tre e ce la saremmo giocata diversamente. Però alla fine questo è il ciclismo e per questo è lo sport più bello del mondo. Non sempre vince la più forte o il più forte, vince anche il più furbo, il più veloce, quello che prende meglio le curve. Forse è vero che la fuga è arrivata un po’ troppo avanti, però c’è anche da dire che c’erano dei corridori forti. C’era Chabbey, c’era Grace Brown che sono notoriamente dei corridori pericolosi se corrono per fare risultati».

Una volata già scritta

E poi c’è la volata, quella in cui credevamo ormai tutti. Dopo il Fiandre vinto a quel modo e i miglioramenti degli ultimi mesi, eravamo tutti a pensare che fosse quasi fatta, senza fare i conti con la concretezza e il giusto cinismo di Grace Brown.

«Sono arrivata alla volata – dice Elisa mentre pedala al piccolo trotto – non tanto con sicurezza, quando con la voglia di vincere. Puntavo il traguardo e guardavo avanti e devo dire che per un attimo ci ho anche quasi creduto. Poi mi ha passato sulla destra Grace, però non ne posso fare un dramma. Ci sarà una Liegi anche l’anno prossimo, penso, no? Diciamo che è un secondo posto a suo modo bello, diverso dall’anno scorso. Ho preso l’iniziativa e sono partita sulla Roche aux Faucons, poi ho fatto una bella volata e alla fine sono contenta. Se fossimo arrivati in tre, probabilmente avrei vinto io, ma così non è stato. Vero che ho chiuso il buco su “Kasia” Niewiadoma, ma resta il fatto che Grace Brown è più veloce di me. Non c’è storia, non si può raccontare un’altra versione, questo è…».

E adesso la Vuelta

Il Trofeo Oro in Euro, il Giro delle Fiandre e la Freccia del Brabante: la sua primavera può essere soddisfacente. Il terzo posto nella Freccia Vallone e il secondo qui a Liegi dicono che comunque Elisa è arrivata puntuale all’appuntamento con le Ardenne e questo conta tanto dopo i problemi della scorsa estate.

«Non posso che essere contenta – dice – perché comunque ho fatto tantissime top 10. Ho fatto tre vittorie, sono tornata ai miei livelli e forse anche qualcosa di più. Sono veramente contenta. Adesso ci saranno tre giorni a casa e poi la Vuelta, per cui la primavera non è certo finita. E pensate che a casa riuscirò anche a incontrare Jacopo per poche ore, perché io arrivo e lui parte per il Romandia».

Alza gli occhi al cielo, che d’incanto è tornato azzurro. La sera volge verso il tramonto. Noi torniamo in sala stampa per scrivere queste parole, lei prosegue verso il controllo e poi sarà tempo di impacchettare tutto e tornarsene finalmente a casa.

Le voci di Huy, Niewiadoma mette tutte d’accordo

17.04.2024
6 min
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HUY (Belgio) – «A essere onesti, mi piace questo processo – dice Kasia Niewiadoma, vincitrice della Freccia Vallone – il percorso della mia carriera. Non è così difficile essere me e mandare giù tanti piazzamenti. Penso che vincere sia davvero speciale, ma credo anche nello sviluppo personale. E ogni volta che sento di poter fare la differenza o di poter far progredire le mie compagne di squadra, per me è sempre positivo. Alla fine la vittoria è solo un risultato. A volte è meglio sentirsi in forma pur non avendo vinto, che rendersi conto di aver commesso un errore. Si tratta solo di mantenere alta la fiducia e sapere che se ti impegni, lavori duro e sorridi, allora la vittoria prima o poi arriverà».

Fuori inizia ad imbrunire quando Kasia Niewiadoma arriva per raccontarsi. Quest’anno la Freccia Vallone delle donne è partita più tardi: erano le due del pomeriggio e c’era ancora il sole. Lo hanno chiesto le ragazze, per evitarsi la sveglia alle quattro e mezza del mattino e risparmiare una notte insonne al personale delle squadre. Poi pare che l’arrivo posticipato consenta alla televisione di trasmetterlo in diretta, mentre in passato lo si è sempre visto in differita.

Al mattino c’era il sole: qui la BePink di Walter Zini in posa con un tifoso speciale
Al mattino c’era il sole: qui la BePink di Walter Zini in posa con un tifoso speciale

Cinque anni di digiuno

Kasia sorride e illumina la stanza. Polacca di Limanova, trent’anni da compiere a fine settembre, la maglia della Canyon-Sram.  L’ultima vittoria risale al mondiale gravel dello scorso autunno, ma su strada non alzava le braccia dal 2019. Eppure ci ha sempre provato. Chi segue il ciclismo femminile è abituato a vederla attaccare ed essere ripresa. Ha sognato in grande al Tour de France Femmes, quando attaccò sul Tourmalet mettendo la maglia gialla nel mirino, ma fu ripresa da Vollering e dovette accontentarsi del secondo posto di tappa e il terzo finale.

«Questa Freccia Vallone – racconta – significa molto per me. E’ passato così tanto tempo dalla mia ultima vittoria e per questo sono super orgogliosa della mia squadra, di me stessa, dei miei sostenitori, dei miei fan che non hanno mai smesso di credere in me. Dopo tutti quei secondi, terzi, quinti e ottavi posti, tutti hanno continuato a darmi fiducia. Non ho mai ricevuto un messaggio negativo da nessuno. Questo mi ha sicuramente fatto credere che la vittoria fosse a portata di mano e dovessi solo essere paziente.

«Con il mio allenatore abbiamo provato o simulato più volte le corse su strappi come questo, quindi ero abbastanza fiduciosa di poter mantenere una potenza elevata negli ultimi 20-30 secondi di gara. Oggi mi sono svegliata convinta che questo fosse il giorno. Vincere in queste condizioni è speciale, non vedo l’ora di tornare sul pullman e poi in hotel e festeggiare con le mie amiche».

Una splendida Freccia. L’ultima vittoria di Kasia Niewiadoma era stata una tappa al Womens Tour del 2019
Una splendida Freccia. L’ultima vittoria di Kasia Niewiadoma era stata una tappa al Womens Tour del 2019

Longo-Realini: cambio in corsa

Elisa Longo Borghini è soddisfatta. La Freccia Vallone negli anni aveva finito col metterla da parte: troppi piazzamenti e poche soddisfazioni, al punto da convincersi che non fosse la sua corsa. Questa volta però il meteo l’ha resa ancora più dura, spostando il fuoco dall’esplosività alla resistenza. E quanto a quella, la piemontese non teme troppi confronti.

«Le condizioni meteorologiche – spiega la recente vincitrice del Fiandre – erano davvero difficili e anche un po’ inaspettate per essere aprile. Ho avuto la fortuna di avere compagne di squadra intorno a me, che mi portavano vestiti caldi e anche del tè caldo. Per tutto il giorno hanno avuto un occhio in più per me e per Gaia. Lei è molto minuta e quando fa così freddo, fatica anche a prendere le cose dalle tasche, anche per il tipo di corridore che è. Le cose sono poi cambiate negli ultimi chilometri. Ha continuato a dirmi di andare perché non stava bene, aveva freddo. A volte si fa quello che si vuole e altre volte si fa quello che si può. Oggi ho fatto quello che potevo e lei lo stesso. Ho patito il freddo anch’io che di solito mi ci trovo bene, quindi non riesco ad immaginare come stia adesso “Gaietta”».

L’attacco perfetto

Sulla gara e la sua vincitrice, Elisa ha parole di stima e indirettamente arriva la conferma che il successo di Kasia Niewiadoma abbia fatto piacere. Più di quanto sarebbe stato con l’ennesima vittoria di Demi Vollering.

«Penso che Niewiadoma sia partita nel punto perfetto – dice – perché guardando le precedenti edizioni, sia maschili che femminili, la grande differenza si è fatta negli ultimi 150 metri. Oggi è stata la più forte e ad essere onesti, sono felice che abbia vinto. E’ sempre una brava atleta, qualcuno di cui ho molto rispetto e meritava di vincere. Il mio sprint invece non so se potrei chiamarlo così. Più di uno sprint è stato una morte lenta. Ho resistito finché ho potuto, poi ho iniziato a spegnermi».

Un buon 9° posto per Marta Cavalli, al rientro dopo l’ennesimo infortunio e un periodo in altura
Un buon 9° posto per Marta Cavalli, al rientro dopo l’ennesimo infortunio e un periodo in altura

Il ritorno di Cavalli

La luce si è spenta appena un po’ prima per Marta Cavalli. La cremonese non aveva neanche iniziato la stagione a causa della caduta in ritiro. Si era appena affacciata al Trofeo Binda, poi è sparita sul Teide assieme a Evita Muzic. Tre settimane di lavoro, la discesa la scorsa settimana e finalmente il ritorno in gruppo. Le Ardenne e poi la Vuelta, che non era nei piani, ma è stata aggiunta in extremis.

«E’ stata una gara dura più che altro per il meteo – spiega – perché vengo da un inverno in cui ho sempre pedalato al caldo e quindi il freddo non è tra le mie condizioni preferite. Oggi ero molto motivata e quindi ho stretto i denti, cercando conforto con le mie compagne. Sapevamo che avrebbe smesso dopo metà gara e quando abbiamo iniziato a vedere il sole, ho cominciato a essere un po’ più positiva. Sull’ultimo muro sono mancate quelle gambe che si ottengono una volta ogni cinque anni per fare il risultato grosso, però in generale sono contenta delle mie sensazioni. Non ero proprio una delle favorite quando abbiamo imboccato il muro, ho dovuto cedere un po’. Però dai, domenica ce n’è un’altra…».

La Liegi bussa alle porte e anche Niewiadoma e Vollering hanno fatto sapere che l’ultima ardennese è fra i loro desideri. L’Amstel è stata accorciata. La Freccia idem, perché per farla partire più tardi hanno inciso pesantemente sul percorso: se non avesse fatto freddo, la selezione sarebbe stata ben inferiore. Ma la Liegi sarà una sorta di resa dei conti. E pare che anche domenica il tempo non sarà dei migliori.

Le strategie di Ina Teutenberg, arma in più per la Lidl-Trek

17.04.2024
5 min
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Nelle interviste dopo la sua straordinaria vittoria al Giro delle Fiandre, Elisa Longo Borghini non ha lesinato commenti al miele nei confronti del suo direttore sportivo Ina-Yoko Teutenberg, che a suo dire era stata una perfetta regista, dandole i tempi e tracciando sempre la giusta via interpretativa della corsa. Non è la prima volta che in casa Lidl-Trek si sottolinea come la tedesca sia un valore in più, potendo mettere nel conto la sua lunga esperienza raccolta sulle strade di tutto il mondo.

Prima che dirigente, Ina Teutenberg è stata un personaggio importante nel ciclismo femminile, quando ancora era lontano dai fasti odierni, era visto come qualcosa di profondamente diverso da quello degli uomini. Iridata junior nel 1990, Teutenberg, sprinter sopraffina, ha colto in carriera più di 200 vittorie, portando a casa 13 tappe al Giro d’Italia, 6 al Tour de France, un oro iridato a squadre e un bronzo individuale, due titoli nazionali e tanto, tanto altro. Compreso anche un Giro delle Fiandre, la stessa gara rivinta 15 anni dopo, ma in tutt’altra veste.

Sempre impegnata per la sua squadra, Teutenberg è piuttosto schiva con la stampa, ma per una volta ha voluto dire la sua, dopo essere stata chiamata in causa dalla sua pupilla. Riservando anche qualche risposta tagliente…

Una delle oltre 200 vittorie della tedesca, nella prova di Coppa del mondo a Geelong nel 2006 (Getty Images)
Una delle oltre 200 vittorie della tedesca, nella prova di Coppa del mondo a Geelong nel 2006 (Getty Images)
Rispetto alla tua carriera da ciclista, il lavoro come manager della Lidl-Trek che cosa ti dà di più e di meno?

E’ difficile dirlo in poche parole, considerando che vengo da una giornata fatta di 12 ore di viaggio trascorse fra smartphone e Pc nei momenti di passaggio. Non ci si ferma mai e questo è molto diverso da prima, ci sono mille cose a cui pensare per cui non c’è tempo per dire se è meglio o peggio. E’ solo diverso.

Quanto è cambiato il ciclismo femminile rispetto a quando correvi?

Tanto e non saprei dire se del tutto in meglio, perché oggi c’è un po’ troppa vicinanza al ciclismo maschile, troppa similitudine. Ad alcuni questo piace, ad altri no. Noi facciamo quello che fanno gli uomini, ma con molti meno mezzi a disposizione. E’ sicuramente cresciuto molto rispetto a quando mi sono ritirata, è oggi uno sport molto più televisivo e quindi più seguito, più popolare. Ma con le sue contraddizioni.

Teutenberg con Paternoster, dopo la vittoria al Tour Down Under 2019. Prima gara da diesse per lei (Getty Images)
Teutenberg con Paternoster, dopo la vittoria al Tour Down Under 2019. Prima gara da diesse per lei (Getty Images)
Dopo la vittoria nelle Fiandre, Elisa Longo Borghini ha detto che fondamentale è stata la strategia studiata con te. Pensi anche tu sia stata decisiva?

A dir la verità non so perché l’ha detto. Non penso di essere stato il perno della sua prestazione, quando vinci lo fai perché hai le gambe migliori, conta poco quello che ti dicono dalla radiolina. E’ vero però che con Elisa abbiamo parlato molto. In primavera, prima delle classiche, ci siamo sedute e abbiamo analizzato quello che l’aspettava. Volevamo vincere una delle corse principali del calendario e farlo con lei, la sua vittoria mi ha riempito di felicità pensando a tutto quello che aveva passato lo scorso anno. La tattica ha un peso, è vero, ma molto di più è la motivazione insita nel corridore.

Lo scorso anno la Sd Worx sembrava imbattibile, avete studiato le corse del 2023 per trovare le giuste risposte?

Penso che ci sia troppa enfasi su come la Sd Worx funziona e non funziona. Voglio dire, dobbiamo concentrarci su noi stessi, dobbiamo farlo senza guardare al di fuori, contando su quel che possiamo fare. Abbiamo buone atlete, le abbiamo sempre avute e dobbiamo ottenere il meglio da loro. Ciò non ha nulla a che fare con come vanno le altre. Lo scorso anno la differenza così marcata era data dal fatto che abbiamo avuto molta sfortuna, una pioggia di infortuni e quindi non potevamo mai arrivare alle gare con la squadra migliore. Quest’anno è diverso, oltretutto siamo nella stagione olimpica con un evento che cambia tutto. L’importante è che quest’anno abbiamo una squadra sana e forte.

Teutenberg si è spesso alternata fra gare maschili e femminili, sempre a suo agio nel ruolo
Teutenberg si è spesso alternata fra gare maschili e femminili, sempre a suo agio nel ruolo
Rispetto alle corse maschili, fra le donne c’è più o meno strategia?

Non mi piace fare paragoni, è semplicemente differente. E’ un discorso che sento spesso ed è davvero noioso. Voglio dire, il calcio maschile e quello femminile sono diversi ma non significa che l’uno sia migliore o peggiore dell’altro. E’ semplicemente diverso.

Com’è la situazione del ciclismo femminile tedesco e perché c’è tanta differenza ad esempio con l’Olanda?

Bisognerebbe chiederlo alla federazione tedesca, a come lavorano nel settore giovanile per favorire la crescita di nuovi talenti. Io mi occupo di altro…

Tim Torn Teutenberg, il nipote vincitore quest’anno della Roubaix U23
Tim Torn Teutenberg, il nipote vincitore quest’anno della Roubaix U23
Tua nipote alla Ceratizit e tuo nipote nel devo team Lidl ti chiedono mai consigli?

Non li vedo così spesso. Anche mio nipote, nella squadra development, fa un’altra attività. So però che ha molte persone intorno a lui. Non ha bisogno di chiedermi troppe cose.

Con Balsamo e Longo Borghini studi modi differenti d’interpretare la corsa o lasci loro la scelta?

Sono cicliste con caratteristiche differenti e quindi dobbiamo puntare con loro a gare diverse. E’ importante che per ogni gara ci sia una strategia di base studiata pensando al singolo elemento, perché Balsamo correrà in un modo, Longo Borghini in un altro. E’ importante però che la squadra segua un canovaccio, altrimenti non funzionerebbe davvero.

Elisa Balsamo è un’altra campionessa rilanciata tatticamente dalla Teutenberg
Elisa Balsamo è un’altra campionessa rilanciata tatticamente dalla Teutenberg
E’ più difficile impostare una squadra per una classica o per un grande giro?

Penso che sia difficile in entrambi i casi. Certamente in una corsa a tappe devi assicurarti di avere tutti lì per tutto il tempo, che i tuoi leader siano protetti e devi guardare all’obiettivo singolo e a quello complessivo. I ruoli cambiano magari da una tappa all’altra. E’ un impegno non da poco, al quale dobbiamo contribuire tutti, chi corre e chi è fuori.