Abbiamo parlato con Giorgia Bronzini del duello fra Wiebes e Balsamo e di come questo rappresenti il confronto fra la scuola olandese e quella italiana. Poi abbiamo sentito da Ilaria Sanguineti sui ragionamenti della Lidl-Trek prima delle corse in cui si finirà in volata contro Wiebes. Non resta a questo punto che ascoltare la campana della Sd Worx, interpellando l’azzurra che da quest’anno è diventata il pilota della campionessa europea nelle sue volate: Barbara Guarischi.
Lo scorso anno Guarischi ha vinto i Giochi del Mediterraneo, con la volata tirata da Sanguineti (foto Coni)Lo scorso anno Guarischi ha vinto i Giochi del Mediterraneo, con la volata tirata da Sanguineti (foto Coni)
Fra Balsamo e Kool
Anche lei reduce dal Simac Ladies Tour, dietro quasi tutte le vittorie dell’olandese ci sono le sue traiettorie e le sue intuizioni. Come si ragiona quando si prospetta un finale contro Elisa Balsamo e il treno della Lidl-Trek? E soprattutto, la piemontese è considerata un’avversaria particolarmente pericolosa?
«Il punto è questo – dice subito Guarischi – al momento per certi arrivi consideriamo molto di più Charlotte Kool, anche per un fatto di costituzione. Elisa ha vinto al Simac, ha fatto una volata lineare, però secondo me Kool è molto più pericolosa quando si fa uno sprint davvero veloce».
Con il cittì Sangalli: Guarischi ha partecipato ai mondiali di Glasgow ed è nella rosa per gli europeiCon il cittì Sangalli: Guarischi ha partecipato ai mondiali di Glasgow ed è nella rosa per gli europei
Invece sui percorsi più impegnativi?
Secondo me Lorena è ancora molto più veloce. Inoltre sta facendo anche un salto di qualità atletico, lavorando di più per le salite più lunghe, perché ha l’obiettivo delle Olimpiadi.
Qual è il limite? In quali arrivi, magari quelli più tecnici, Balsamo vi può dare qualche grattacapo?
Gli arrivi tecnici sono difficili per tutti, possono andarti bene come possono andarti male. Sul terzo traguardo del Simac, Lorena ha fatto seconda, ma è rimasta chiusa dal treno della Jayco. E lì è una frazione di secondo. O vai a destra o vai a sinistra. Quindi penso che negli arrivi così caotici, il limite c’è per tutti e anche per nessuno, perché comunque i treni sono molto ben forniti in tutte e tre le squadre di cui parliamo (Sd Worx, DSM Firmenich, Lidl-Trek, ndr).
Wiebes rimetterà in palio la maglia di campionessa europea il prossimo fine settimana a Drenthe, in OlandaWiebes rimetterà in palio la maglia di campionessa europea il prossimo fine settimana a Drenthe, in Olanda
E qui entrano in gioco i leadout. Secondo Giorgia Bronzini, l’80 per cento del successo di una volata è sulle vostre spalle…
Sì, questo posso dire che è vero. Nella volata dove Lorena è stata chiusa, il mio lavoro è stato fondamentale, nel senso che avevo dietro di me la Kopecky e se non ci fossi stata io in quel chilometro, non sarebbero arrivate davanti per fare la volata.
Lorena ha bisogno sempre dello stesso lavoro oppure il tuo ruolo cambia in base ai finali?
Si interpreta in base al finale e al tipo di volata, se è tecnica, se è lunga, se è caotica…
Preferite gestire voi la volata o appoggiarvi al treno di un’avversaria?
Preferiamo fare da noi, perché in qualche modo hai sempre una via d’uscita, a meno che non sei veramente lungo da far saltare tutto il treno. In quel caso però significa che hai sbagliato qualcosa. Andare sulle ruote di altri è sempre una confusione e un rischio, perché ci sono 180 persone che fanno le volate anche quando non dovrebbero. Per cui il lavoro è portarla almeno agli ultimi 400-500 metri, poi si vede se siamo lunghe e se conviene prendere la ruota di qualcuno o meno.
Nel 2022 Guarischi ha partecipato al mondiale gravel, quest’anno sarà agli europei di specialità del 1° ottobre in BelgioNel 2022 Guarischi ha partecipato al mondiale gravel, quest’anno sarà agli europei di specialità del 1° ottobre in Belgio
Fra voi leadout c’è comunicazione durante la corsa oppure ognuno è chiuso nel suo gruppo?
In genere ci si parla solo se bisogna andare a chiudere una fuga o se si ha l’interesse comune di arrivare in volata. Se magari la corsa parte e già dal chilometro zero ci sono scatti e controscatti, allora si parla subito e si uniscono le forze. Nei finali invece è diverso, perché ognuno fa il suo lavoro.
Quanto tempo hai impiegato per trovare l’intesa giusta con Lorena?
Molto poco. Siamo andati al UAE Tour e c’era già un buon feeling. Si è fidata ciecamente di me. Praticamente quando ho dietro lei, non mi devo quasi mai girare, perché so che ce l’ho a ruota, qualsiasi cosa io faccia. E questa è una gran fortuna, vuol dire che c’è fiducia reciproca.
Nella terza tappa del Thuringen, Guarischi ha battuto “capitan” Wiebes allo sprintNella terza tappa del Thuringen, Guarischi ha battuto “capitan” Wiebes allo sprint
Insomma, sembra di capire che sei soddisfatta del passaggio in SD Works.
Decisamente. Tra l’altro, rispetto all’inizio dell’anno le cose stanno andando anche molto meglio in termini di allenamenti. Sono riuscita ad assimilare bene i lavori che la squadra mi sta dando, mentre all’inizio dell’anno ho faticato molto perché i carichi sono aumentati notevolmente. Adesso invece ho finito in crescendo, quindi sono molto contenta. Anche perché questa cosa mi dà morale per l’inverno.
E’ una squadra in cui si lavora più che nelle altre?
Si lavora veramente tanto. Penso che in tutti gli sport di alto livello, se vuoi fare davvero la differenza, si debba lavorare tanto. Devi fare sacrifici e in questa squadra se ne fanno veramente tanti. Poche volte ho visto tanta dedizione. A volte guardo gli ordini d’arrivo e se prima potevo pensare che in qualcuno potevo esserci anche io, ora capisco che sto lavorando per la campionessa del mondo o la campionessa europea, per gente che veramente va forte. Perciò, quando fai la corsa e tutte le ragazze lavorano bene e si vince o si fa prima e seconda, è una soddisfazione immensa.
ORIO AL SERIO – Elisa Balsamo ha gli occhi luminosi, bagnati di gioia e commozione, felicità e soddisfazione. Siamo all’AeroClub dove la campionessa del mondo 2021 ha organizzato un sabato pomeriggio di festa per centinaia di piccoli ciclisti che si sono dati battaglia nel format della ”gimcana”, dedicato ai giovannissimi, dalla G1 alla G6. Oltre 150 gli iscritti per quella che è stata sì una gara ma prima ancora, appunto, una festa. Perché Elisa Balsamo, ormai stabilmente di casa nella bergamasca, ha voluto affiancare ad una parte agonistica organizzata dalla Gsc Villongo, anche una amatoriale. Una maxi gimcana predisposta per bambini e adulti desiderosi di mettersi alla prova con la bicicletta, magari per la prima volta, e di passare un pomeriggio condividendo una passione comune: la bicicletta.
«L’idea – racconta una delle punte della Lidl-Trek – nasce dal fatto che gli aerei sono una grande passione del mio compagno Davide (Plebani, ndr).Lui possiede una licenza per pilotare aerei privati, conosce bene il posto e la gente che lo anima. Volevamo creare qualcosa di bello per i giovanissimi, perché quella è la fascia d’età più importante. Siamo rimasti colpiti, non ci aspettavamo un tale numero di iscrizioni».
Elisa Balsamo ha seguito personalmente i bambini: un’iniziativa ricca di consensiLa collezione Santini dedicata a Elisa Balsamo campeggiava in pistaNon tutti sapevano chi fosse la ragazza in jeans, non tutti sapevano che Elisa Balsamo è stata campionessa del mondoElisa Balsamo ha seguito personalmente i bambini: un’iniziativa ricca di consensiLa collezione Santini dedicata a Elisa Balsamo campeggiava in pistaNon tutti sapevano chi fosse la ragazza in jeans, non tutti sapevano che Elisa Balsamo è stata campionessa del mondo
Il tema sicurezza
In un’area così vasta, dove l’orizzonte quasi si perde e si ha una sensazione ambigua di disorientamento e pace, c’è un aspetto che ha convinto Elisa Balsamo che sì, quello era il posto ideale per avvicinare i bambini al ciclismo: «Oltre ad essere così suggestivo, l’Aeroclub è un posto sicuro, senza traffico né pericoli».
Già, la sicurezza e il traffico azzerato. Un sogno, un’utopia purtroppo, che sta rendendo sempre più complicato convincere le famiglie a portare i propri figli in una squadra ciclistica. Questo però dà ripercussioni poi anche sul mondo del professionismo, dove il ricambio generazionale non è sempre così immediato e di qualità.
Elisa Balsamo, con dispiacere, conferma: «Diventa sempre più difficile per le società lavorare e consentire a bambini e ragazzi di allenarsi in sicurezza. Se non si ha un circuito chiuso diventa davvero complicato prendersi la responsabilità di pedalare in strada, nel traffico. Noi professionisti però abbiamo un ruolo importante. Dobbiamo aiutare le società a crescere e i bambini ad appassionarsi all’andare in bicicletta, consapevoli che a quest’età c’è un solo imperativo. I bambini devono divertirsi. Poi arriva anche la competizione, ma solo poi».
L’idea di pedalare presso l’aero club è venuta partendo dalla passione di Davide Plebani per il voloL’evento bergamasco era dedicato ai giovanissimi dalla categoria G1 a G6Padre, madre e figlio davanti al tabellone con gli orari e il programma della giornataLa possibilità di pedalare sulla pista dell’aeroporto ha tolto di mezzo la paura del trafficoL’idea di pedalare presso l’aero club è venuta partendo dalla passione di Davide Plebani per il voloLa possibilità di pedalare sulla pista dell’aeroporto ha tolto di mezzo la paura del trafficoPadre, madre e figlio davanti al tabellone con gli orari e il programma della giornataL’evento bergamasco era dedicato ai giovanissimi dalla categoria G1 a G6
Per gioco e per sport
E il format del pomeriggio all’Aeroclub funziona. Qualche piccolo corridore riconosce Elisa e le sue pulsazioni salgono come su un Gpm di 1ª categoria. Altri chiedono a genitori e direttori sportivi chi sia quella ragazza così normale eppure con l’aura di una che corre ai massimi livelli. Ci sono quelli che ammirano lo stand allestito da Santini con il kit firmato Elisa Balsamo, chiedendo a mamma e papà una maglietta, un cappellino iridato almeno.
Altri ancora non se ne occupano e continuano a giocare, a scherzare tra di loro, a parlare di bici, ma anche di figurine e di pallone, di aerei e di voli, di compagni di scuola, di verifiche svolte al mattino e di gare, di rapporti e rivalità, di sogni, desideri, merende e programmi per la domenica senza scuola.
Un affare di famiglia
Il tutto in maniera che più democratica non si può. Figli che spiegano ai genitori come impugnare il manubrio al meglio, genitori che invitano alla concentrazione i figli affinché non si facciano male e poi loro, le piccole cicliste che con i denti stretti e la bocca spalancata cercano di pedalare più forte possibile, che con la treccia che svolazza fuori dal casco fanno vedere a tutti quanto sappiano andare forte e con una tecnica meticolosa quanto sappiano destreggiarsi nel percorso.
«E’ bellissimo – racconta Elisa Balsamo – vedere così tante ragazze in bicicletta negli ultimi anni. Noi professioniste stiamo consapevoli che dobbiamo portare avanti la lotta per far sì che il ciclismo femminile abbia sempre più spazio e arrivi ad essere contagioso anche solo a livello amatoriale. L’importante, alla fin dei conti, è riuscire a portare più persone in bicicletta».
La gimcana in assenza di traffico ha avuto ampio riscontro, fra i ragazzi e le famiglieOstacoli artificiali e una giornata nel segno del divertimento, anche per i più piccoliOstacoli artificiali e una giornata nel segno del divertimento, anche per i più piccoliLa gimcana in assenza di traffico ha avuto ampio riscontro, fra i ragazzi e le famiglie
L’amore per la bici
E mentre il fruscio delle ruote sibila sull’asfalto, mentre le melodie della bicicletta si mischiano con i toni squillanti delle voci dei giovanissimi, ecco che c’è spazio anche per gli aerei, con gli addetti dell’Aeroclub che portano a bordo dei velivoli i piccoli partecipanti alla giornata. L’entusiasmo monta, i sorrisi pure e i desideri di spiccare il volo un giorno – magari in sella ad una bicicletta – si scrivono sui volti dei passeggeri.
Elisa guarda da lontano e torna bambina, a quell’età: «E dire che per me non è stato amore a prima vista con la bicicletta – ammette – perché da piccola praticavo tanti sport. Poi però ho capito che la bicicletta aveva qualcosa in più, che il ciclismo aveva una caratteristica unica: sembra uno sport individuale e invece è uno sport dove la squadra è fondamentale, senza quella non si va da nessuna parte».
Balsamo, Kool e Vos. Terzo sprint, solito podio degli altri. L'iridata in carica fa il bis al Giro Donne e intanto dietro c'è chi vuole inserirsi fra le tre
Wiebes è più velocista, ma si sta asciugando. Balsamo è più definita, forse meno potente, ma può vincere le volate a capo delle corse più dure o tecniche. Abbiamo lasciato Giorgia Bronzini con questa conclusione, cui si è unito l’invito per Elisa Balsamo di volersi più bene, tirando il fiato qualora sentisse di essere al limite. E visto che la piacentina poi ha attribuito al leadout l’80 per cento del merito delle volate vinte, ci sembrava il minimo scomodare Ilaria “Yaya” Sanguineti, che da quest’anno è tornata a fare il pilota per la piemontese. Si erano lasciate quando Balsamo lasciò la Valcar-Travel&Service per passare alla Trek e nella squadra americana, poi diventata Lidl-Trek, si sono ritrovate all’inizio del 2023.
Come si fa per battere Lorena Wiebes nel testa a testa? In che modo ragionano l ragazze del team di Luca Guercilena, sapendo di avere di fronte un simile avversario?
«Davanti a lei – dice Yaya – Wiebes ha una squadra strutturata molto bene. La portano veramente bene nel finale, poi è ovvio che lei ha grandi gambe. Ci sono anche altre squadre che corrono unite, ma non hanno la velocista del livello di Elisa, Wiebes e Kool, quindi non possono competere».
Women’s Tour 2021, ultima corsa di Balsamo con la Valcar: vinta una tappa anticipando WiebesWomen’s Tour 2021, ultima corsa di Balsamo con la Valcar: vinta una tappa anticipando Wiebes
Come si fa per batterla?
Bisogna anticiparla. Dobbiamo evitare che ci veda fino all’ultimo, le dobbiamo arrivare da dietro: ormai l’abbiamo capito. Dobbiamo usare l’astuzia e poi sorprenderla. Deve avere lei il finale in mano, anche perché noi siamo strutturati bene, ma non abbiamo mai fatto un treno vero e proprio. Anche nelle riunioni tecniche viene detto chele altre devono portare a me ed Elisa nella miglior posizione possibile agli ultimi 2-3 chilometri, però io non sto mai a ruota delle mie compagne. Le tengo due o tre posizioni più avanti, in modo che siano un punto di riferimento.
Come è andata la tappa che avete vinto al Simac Tour?
Siamo state tranquille tutto il giorno. Poi mi sono messa ad aspettare la chiamata di Elisa nella radio: «Yaya, dove sei?». Mi chiama sempre ai meno 10, anzi questa volta era in anticipo perché ne mancavano 11. Ho risposto che stavo arrivando, poi si sono messe a lavorare Shirin Van Anrooij e Lauretta Hanson in testa al gruppo, mentre Lucinda Brand era un po’ più vicina a noi, perché si sa muovere bene in gruppo. Era un finale molto tecnico, ho detto alle mie compagne di tirare a blocco il più possibile, in modo che il gruppo rimanesse in fila e nessuna ci affiancasse. Elisa si fida ciecamente di me. Io penso di sapermi muovere bene, però le volate sono sempre un bingo.
Sanguineti spiega che la vittoria al Simac Ladies Tour è venuta costringendo Wiebes a una volata troppo lungaLa vittoria al Simac Ladies Tour è venuta costringendo Wiebes a una volata troppo lunga
E cosa è successo?
Shirin si è spostata che mancava circa un chilometro. Sulla destra ci ha passato il treno della DSM ed Elisa mi ha urlato di andare. Allora mi sono messa a ruota della Kool, l’ultima curva l’ho fatta con gli occhi chiusi e ho pensato: adesso ci ammazziamo, perché siamo entrati proprio come dei caccia. Sono arrivata in prima posizione che mancavano 200 metri, quando Elisa che mi ha urlato di partire e a quel punto la Wiebes mi ha visto ed è scattata a sua volta.
Vi ha anticipato?
Ha fatto una volata lunga per le sue abitudini, perché lei è molto esplosiva, però poi scende un po’ di velocità. Invece Elisa magari non è esplosiva come lei, però quei watt riesce a tenerli più a lungo e questo l’ha fatta vincere. E’ stata una volata dura, ma abbastanza ordinata. Lorena ha un’esplosività paurosa se l’arrivo è in un piattone che non è tanto tecnico, in quel caso puoi solo provare a partirle da dietro.
Al Baloise Tour, durante la convalescenza di Balsamo, Sanguineti ha scortato alla vittoria BrandAl Baloise Tour, durante la convalescenza di Balsamo, Sanguineti ha scortato alla vittoria Brand
Era già successo al Women’s Tour, ultima vittoria di Elisa in maglia Valcar?
Esatto, l’ultima corsa che fece con noi da campionessa del mondo e anche la prima vittoria con quella maglia. Eravamo in Inghilterra, con un rettilineo di un chilometro e mezzo. Davanti c’era il treno della Wiebes e noi le siamo arrivate proprio da dietro, perché per batterla, devi… fregarla così. Altrimenti lei vede che stai partendo e piuttosto si fa 500 metri di volata per lanciarla prima di te.
Ha ragione Giorgia a dire che l’80 per cento delle volate è sulle tue spalle?
E’ vero. Quando ti abitui a farlo non è più nemmeno stressante. E’ un ruolo che mi piace tantissimo, lavorare con Elisa che si fida accecamento di me è un piacere. So che posso passare sotto il telaio di un’altra bicicletta e lei ci passa con me. Quando mi chiama ai 10 chilometri dall’arrivo e io arrivo che ne mancano 7-8, perché non è che arrivo subito (ride, ndr), lei si mette a ruota e so che non mi molla più. Se dietro succede qualcosa, mi urla. Mi dice solo «Ya», senza dirmi altro. Quando sento il mio nome, so che devo rallentare perché magari qualcuno ha preso la mia ruota. Sembra facile a dirsi, ma in effetti anche se sei abituato, un po’ stressante lo è davvero.
Cosa ha significato vincere dopo tutto quello che ha passato Elisa con l’ultimo infortunio?
Abbiamo pianto un bel po’. Sia per lei sia per me. Se vedo vincere la mia compagna, visto che abbiamo anche una grande amicizia, e un po’ di merito è il mio, mi emoziono. Perché io comunque so che una volata così non la potrei mai vincere. Se invece faccio bene il mio lavoro e lei lo concretizza, è bellissimo. Poi avendo vissuto quello che ha passato quest’anno, ricordando come stava quando è successo quel brutto incidente, è stato proprio bello rivederla così.
Sanguineti è estremamente soddisfatta della scelta Lidl-Trek: cè tutto per lavorare al meglioSanguineti è estremamente soddisfatta della scelta Lidl-Trek: cè tutto per lavorare al meglio
Com’è stato per te il periodo senza Elisa?
E’ stato diverso, perché quando tiro le volate per lei, sono nella mia comfort zone. Diciamo che mi sono giocata in altri ruoli. Ho fatto la leadout per prendere davanti una salita. Al Baloise l’ho fatto un paio di volte per Lucinda Brand che ha anche vinto, quindi diciamo che sono rimasta nella mia parte. Con Elisa c’è un rapporto diverso, avendo lavorato tanto tempo insieme, però mi rendo conto che anche le altre si fidano di me. Quindi sono rimasta allenata per lei.
Sei soddisfatta di questo primo anno alla Lidl-Trek?
Assolutamente sì. Non ti fanno mai mancare niente, devi pensare solo ad andare in bici e fare quello che ti dicono in riunione. Non devi preoccuparti di nulla, quindi penso che anche questa sia anche un’energia in più.
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Abbiamo approfittato della vigilia della Scheldeprijs per andare a Bruges a vedere le Cannondale SuperSix EVO della Valcar. A guidarci, Ilaria Sanguineti
Balsamo contro Wiebes, Wiebes contro Balsamo. E in mezzo spesso c’è Charlotte Kool, ma questa è un’altra storia. Nel duello fra l’olandese e l’italiana c’è il sale di tante corse che si decidono in volata. E proprio perché le due ragazze sono molto diverse fra loro, la sfida diventa interessante per le sue sfumature. Ne abbiamo parlato con Giorgia Bronzini, scoprendo come attraverso quelle differenze si trovino a confronto le culture ciclistiche delle diverse regioni d’Europa, a metà fra il Nord che avanza e impone le sue nuove leggi e la vecchia Italia che si difende con l’esperienza.
«Già partendo dal piano fisico – esordisce Bronzini, che il prossimo anno cambierà ammiraglia – fra Elisa e Wiebes, c’è una netta differenza nella corporatura. Penso che a livello di massa muscolare Wiebes ne abbia molta di più e quindi, nelle volate più veloci, esprime più potenza. Mi viene in mente com’era fra me e Ina Teutenberg, che quando era lanciata a tutta velocità, con la mole che aveva, ovviamente era più veloce. Se però c’era un arrivo tecnico o sbagliava il tempo della volata oppure il percorso aveva tanta altimetria, allora arrivava stanca ed era meno veloce».
Nelle volate piatte, Teutenberg era imbattibile come Wiebes. Qui Marianne Vos non riesce a uscireMa nelle corse più dure, come il mondiale di Copenhagen del 2011, Teutenberg finiva dietro Bronzini e VosNelle volate piatte, Teutenberg era imbattibile come Wiebes. Qui Marianne Vos non riesce a uscireMa nelle corse più dure, come il mondiale di Copenhagen del 2011, Teutenberg finiva dietro Bronzini e Vos
Di fatto Wiebes è una velocista, Balsamo è un’atleta velocissima…
Elisa diventa una sprinter fortissima più il percorso è duro e selettivo. In quel caso lei mantiene gli stessi watt nella volata, ci arriva più fresca delle altre, perché la sua corporatura glielo permette. E credo che sia questa la sua arma per vincere più corse nell’anno, perché è difficile che ci siano sempre dei percorsi totalmente piatti. La cosa che mi ha stupito è che comunque adesso anche la Wiebes sia presente su certe altimetrie nonostante il suo fisico.
E’ stato il suo salto di qualità di questa stagione.
Le due che ultimamente stupiscono di più sotto questo aspetto sono Kopecky e lei. Non sono esili e non sono filiformi, diciamo, mentre Elisa è più asciutta, ha una massa delineata. Loro invece hanno proprio la massa da velocista. Un po’ come se ai tempi, Cipollini fosse arrivato all’Amstel a fare la volata con Gasparotto e Valverde. L’altro giorno hanno fatto prima e seconda sul Cauberg, non so se lo scorso anno Wiebes sarebbe stata lì.
Quest’anno Bronzini ha guidato la LIV Racing Teqfind, dal prossimo anno cambierà ammiragliaQuest’anno Bronzini ha guidato la LIV Racing Teqfind, dal prossimo anno cambierà ammiraglia
Nel racconto delle compagne, ha lavorato sodo per riuscirci.
Hanno adottato un altro tipo di allenamento, che magari non è ancora comune. Sembra proprio che abbiano anche la parte di resistenza che di solito è difficile avere con quel tipo di corporatura. Penso che siano avanti sul fronte della preparazione, che ci siano dietro degli studi cui noi italiani non siamo ancora arrivati. Noi non facciamo test o comunque non sperimentiamo, siamo sempre un po’ restii al cambiamento. Se vediamo che una cosa va bene, è difficile che cerchiamo di cambiarla. Non siamo i numeri uno nella tecnologia, siamo molto nella tradizione.
Come possiamo difenderci?
Quando ci presentiamo come nazionale, quello che ci permette di fare la differenza è la testa che non sempre hanno nel Nord Europa, perché vengono trattati in modo più freddo. Quando lavoro con delle ragazze straniere, è difficile che apprendano al volo quello che gli suggerisco tatticamente, il comportamento che gli suggerisco di avere, perché non è nella loro indole. Se invece parlo con le ragazze italiane, capiscono subito. Fortunatamente questa parte è ancora molto importante. Per contro credo che se un’italiana venisse gestita come le altre, il suo rendimento sarebbe inferiore, perché non siamo abituate a certe rigidità.
Simac Ladies Tour, sul Cauberg Kopecky batte Wiebes: gran numero per due atlete così possentiSimac Ladies Tour, sul Cauberg Kopecky batte Wiebes: gran numero per due atlete così possenti
Pensi che Balsamo dovrebbe provare a crescere muscolarmente per arrivare a quelle punte di velocità?
Io eviterei di cambiare pelle o di provarci. Se il percorso di Elisa l’ha portata a questo punto, con gli allenamenti che ha fatto, è perché lei è così, quindi rimarrei fedele a me stessa. Quanto ha vinto Marianne Vos che in proporzione ha lo stesso fisico di Elisa? Anzi, la nostra è ancora più definita, è ancora meglio. E poi comunque le gare stanno diventando sempre più dure e sempre più lunghe, tanto che persino Wiebes si è asciugata parecchio.
Uno dei motivi del cambiamento è certamente questo, sta crescendo: ha 24 anni.
Secondo me dall’anno scorso avrà perso 5-6 chili, che fanno la differenza. Però ugualmente penso che se nella penultima tappa del Simac Ladies Tour avesse dovuto fare il Cauberg per sei volte invece di tre, difficilmente sarebbe stata lì. Ancora ha un limite fisico, anche se vedendo quello che ha fatto Kopecky al Tour, capisci che i campioni riescono sempre a tirare fuori una percentuale di grinta e sofferenza che gli permettono di fare cose bellissime.
Balsamo (1,71 per 55 chili) ha una struttura più longilinea che la rende più forte in salitaBalsamo (1,71 per 55 chili) ha una struttura più longilinea che la rende più forte in salita
Tornando alle due ragazze, hanno entrambe un leadout italiano. Quanto conta chi ti lancia la volata?
Sanguineti con Balsamo e Guarischi con Wiebes. Credo che il leadout sia almeno l’ottanta per 100 del successo, soprattutto adesso che si sta andando sempre di più verso un ciclismo di squadra. Se vai alla volata ad occhi chiusi e ti fidi ciecamente di chi hai davanti, non devi pensare perché ci pensa lei per te. Io ai tempi preferivo che mi mettessero sull’avversaria e la… usavo come ultimo uomo. Preferivo che se le cose andavano male, la responsabilità fosse mia al 100 per cento, senza dubbi o cose da rivendicare con qualcun altro. Era una convinzione mia, anche perché ai tempi la figura del gregario a questo modo non c’era. Si vedeva un po’ in nazionale, ma generalmente nelle corse non c’era. Oppure c’erano gli squadroni contro i quali era inutile competere. Se io andavo col mio treno contro quello della Ina, saremmo deragliate dopo un chilometro, mentre oggi ci sono tre o quattro squadre che possono farlo. E chi non riesce a farlo, non è per mancanza di volontà, ma per la potenza e l’abilità delle ragazze.
Quindi secondo Giorgia Bronzini, Balsamo va bene com’è?
Non la snaturerei, preferirei che rimanesse com’è, perché ha già vinto il campionato del mondo, quindi vuol dire che funziona. Quest’anno ha avuto sfortuna e chapeau per come è tornata, però le sue caratteristiche le hanno permesso comunque di vincere. Al Simac ha battuto nuovamente la Wiebes e così facendo potrà vincere 10-15 gare all’anno, magari con dentro un titolo che sia il mondiale o l’europeo. Può vincere la Gand e pure Cittiglio, magari aiutando al Fiandre una Longo Borghini che ricambierà in altre occasioni. Fra le donne, anche per gli organici esigui, c’è una collaborazione che fra gli uomini non si vede. Piuttoso invece le direi di prendersi le pause giuste.
Wiebes (1,71 per 60 chili) ha la struttura fisica potente della velocista pura, ma è dimagrita rispetto al 2022Wiebes (1,71 per 60 chili) ha la struttura fisica potente della velocista pura, ma è dimagrita rispetto al 2022
In che senso?
Non so se sia anche il suo caso, ma ancora adesso le ragazze fanno fatica a fermarsi per recuperare. Sembra che gli fai un dispetto, io invece non vedevo l’ora, perché sapevo che dal recupero nascevano le cose migliori. Faccio l’esempio di Rachele Barbieri, che non ha mai recuperato la stagione scorsa. Nel 2022 è stata bravissima, fra pista e strada, però non ha staccato nel modo giusto per recuperare tutti gli sforzi che ha fatto. E secondo me quest’anno l’ha un po’ pagata a livello fisico e anche mentale, proprio perché non sono robot. Le ragazze che fanno tanta attività, quindi anche Elisa, devono farsi un esame di coscienza ed evitare che una goccia faccia traboccare il vaso. Se un giorno non vado a girare in pista, non è per pigrizia, ma per salvaguardarmi. Vedo che le ragazze fanno fatica a conoscersi, perché viene tutto basato sui watt, senza distinzioni.
Invece cosa bisognerebbe fare?
Quando mi danno le schede di valutazione di un’atleta da prendere, io preferisco conoscere la persona. Chiaro, se ha 200 watt e nulla di più, non può andare avanti. Ma a parità di motore, gli atleti sono persone e il bilanciamento fra la vita di tutti i giorni e la vita sportiva è un gioco di equilibrio, per cui è sbagliato trattarle come delle macchine. Alla SD Worx sono fortissime, io però non lo so se sono tutte contente come pare e se il gruppo funziona proprio bene. Vogliono vincere tutte, da fuori può sembrare tutta festa, ma dentro è davvero così? Prima dell’abbraccio fra Vollering e Kopecky alla Strade Bianche sono volate parole non proprio belle in olandese.
Il ritorno alla vittoria di Balsamo contro Wiebes dopo l’infortunio ha meritato il plauso di Giorgia BronziniIl ritorno alla vittoria di Balsamo contro Wiebes dopo l’infortunio ha meritato il plauso di Giorgia Bronzini
Loro parlano di ottimo ambiente e vanno fortissimo.
Non mi piace tanto che una squadra abbia il monopolio di tutto, ma non perché sia gelosa di loro. Sono bravi, stanno lavorando in un certo modo, hanno fatto crescere diversi campioni, quindi non è una critica. Però la loro superiorità quando si presentano alle corse fa un po’ scemare l’attesa della gara. E poi quello che mi stupisce a volte è che gli avversari gli danno anche una mano, facendo il lavoro per loro. Magari se tanti inseguimenti dovessero farseli da sole, alle volate la Wiebes ci arriverebbe più stanca.
Alessandra Cappellotto è presidente del CPA donne. C'è lei dietro la battaglia per riconoscere loro il professionismo. Manca poco, ma c'è tanta disparità
MONTICHIARI – Il suo è stato uno dei rientri più attesi. Il brutto infortunio occorso a fine maggio a Elisa Balsamo aveva condizionato in un colpo solo i pensieri iridati dei cittì delle nazionali strada e pista. Ora la cuneese è tornata a disposizione e ha tanta voglia di essere utile alla causa.
Si è data tanto da fare la 25enne della Lidl-Trek negli ultimi due mesi. Parte del suo recupero lo abbiamo trattato con Elisabetta Borgia pochi giorni fa. Balsamo ha ripreso al Tour Femmes. Una partecipazione senza alcuna velleità, non poteva essere altrimenti. Un bel quinto posto in volata al terzo giorno di gara comunque lo ha ottenuto, prima di abbandonare dopo la sesta tappa per non compromettere il cammino della seconda parte di stagione, che inizia con i mondiali di Glasgow. A Montichiari, Balsamo lavora sia nella palestrina del velodromo che in pista con esercizi specifici. Tra uno e l’altro, parte il nostro botta e risposta mentre sta mangiando una barretta.
Dopo il rientro al Tour, il programma di Balsamo prevede mondiali, un paio di gare a tappe e altre semi-classicheDopo il rientro al Tour, il programma di Balsamo prevede mondiali, un paio di gare a tappe e altre semi-classiche
Elisa, masticare ti dà ancora fastidio?
No, adesso riesco abbastanza bene. Solo i cibi estremamente duri e croccanti, come ad esempio una mandorla, ancora non riesco a morderli bene. Per il resto devo dire che ho sistemato quasi tutto. I denti non sono tutti a posto, ma quelli per la masticazione sono stati sistemati.
Com’è stato alimentarsi in gara dopo un incidente come il tuo?
Non è stato facile. Per fortuna ora ci sono tanti prodotti morbidi, tipo gel o gelatine, che sono più semplici da mangiare. Poi si usano tanto le maltodestrine nelle borracce, quindi anche quello aiuta a tenerti alimentato. I panini soffici o le rice cake riesco a mangiarli più fuori dalla bici, perché posso masticarli con calma. Per la verità al Tour nei momenti tranquilli della tappa ci ho provato e mi sono allenata anche su quel tipo di gesto.
A livello posturale invece come va?
L’osteopata ha dovuto lavorare parecchio. Con la mano non sono ancora a posto al cento per cento. Mi fa ancora un po’ male e la posizione in bici non è perfetta, con le relative conseguenze. Si sa che il corpo è tutto collegato. L’impatto che ho preso in faccia ha avuto ripercussioni nella parte posteriore del fisico, tra cervicale e schiena.
In Francia com’è andata?
Sono andata al Tour per fare fatica. Ci voleva. Sono partita con sole tre settimane di allenamenti, non potevo aspettarmi altro. Ho fatto qualche giorno di recupero appena tornata dalla Francia. Spero che tutto il lavoro fatto finora venga fuori a breve.
Balsamo al Tour è rientrata con diversi obiettivi. Fare fatica e ritrovare feeling in gruppo e sulla biciBalsamo al Tour è rientrata con diversi obiettivi. Fare fatica e ritrovare feeling in gruppo e sulla bici
Ai mondiali sarai impegnata in pista e strada?
Sì, anche se stiamo aspettando ancora qualche conferma. Su strada ho parlato con Paolo (il cittì Sangalli, ndr) e in teoria dovrei essere in squadra. In pista invece dobbiamo capire con Marco (il cittì Villa, ndr) chi correrà e quali saranno le specialità, ma sapremo tutto in questi ultimi giorni prima dell’inizio del mondiale.
Sangalli ci aveva detto che il circuito era perfetto per te…
Sicuramente non ci arrivo con la condizione che avrei voluto. Sappiamo che ad un mondiale devi essere al 110 per cento quindi arrivarci all’80 per cento potrebbe non bastare. Però alla fine secondo me sarà un mondiale molto particolare.Ci sono tante curve, quasi certamente potrebbe piovere e questi fattori potrebbero rimescolare le carte in gioco. Le corse di questo tipo possono diventare molto imprevedibili. Io cercherò di fare del mio meglio con la condizione che ho, anche perché non si può fare diversamente (sorride, ndr).
Come hai vissuto la convalescenza?
Ho sempre cercato di essere ottimista, fin dai primi giorni. La voglia di tornare era tanta. E’ quella che mi ha spinto ad avere un recupero veloce. Anche il chirurgo non credeva ai propri occhi quando dopo un mese riuscivo a muovere la bocca abbastanza bene. Non se lo aspettava proprio, ma io mi sono impegnata tanto nella fisioterapia. Non è stato semplice però l’obiettivo di rientrare al Tour mi ha aiutato sicuramente.
Ulitmissime prove pre-mondiali a Montichiari per Balsamo (qui con Consonni) sotto le indicazioni del tecnico Masotti Ulitmissime prove pre-mondiali a Montichiari per Balsamo (qui con Consonni) sotto le indicazioni del tecnico Masotti
Ti ha lasciato un po’ di paura questo infortunio?
In gruppo mi sono trovata abbastanza bene. Sicuramente in discesa o dove le velocità sono molto alte la sento ancora un po’, più che altro per la paura stessa di ricadere e farmi di nuovo male dopo la prima volta. Tuttavia uno degli obiettivi del Tour era quello di tornare per ritrovare un buon feeling in corsa. Per il momento penso di esserci riuscita abbastanza bene.
Qual è il programma di Elisa Balsamo dopo il mondiale?
Farò il Tour of Scandinavia ed il Simac Tour tra fine agosto ed inizio settembre. Potrei disputare anche Plouay ma valuteremo con la squadra. Poi correrò le gare in Italia e credo anche l’europeo. Per fortuna dopo Glasgow non finisce la stagione. Speriamo che arrivi ancora qualche bella soddisfazione.
La vita dei ciclisti è legata strettamente a risultati e prestazioni ma, come in un grande iceberg, al di sotto della linea di galleggiamento ci sono tanti fattori che li determinano. Uno di questi sono gli infortuni ed il relativo recupero ma guarire non è solo una questione fisica. Prima c’è l’aspetto psicologico che è alla base della ripresa totale e forte dell’atleta (in apertura, Elisa Longo Borghini taglia il traguardo di Ceres al Giro Donne dopo una caduta, scortata e consolata da Shirin Van Anrooij. L’indomani non ripartirà).
Gli infortuni di Pogacar e Balsamo ci hanno dato lo spunto per capire come si procede appena succede un incidente e in quel momento saltano i programmi di mesi. Abbiamo approfondito l’argomento con Elisabetta Borgia, psicologa dello sport della Lidl-Trek e della nazionale italiana.
Balsamo è rientrata al Tour a due mesi dal suo infortunio Visibile la cicatrice dell’intervento alla mandibola (foto Jojo Harper)Balsamo porta un tape al polso destro fratturato alla Ride London. Anche Longo Borghini ha recuperato dalla caduta del Giro DonneBalsamo è rientrata al Tour a due mesi dal suo infortunio Visibile la cicatrice dell’intervento alla mandibola (foto Jojo Harper)Balsamo porta un tape al polso destro fratturato alla Ride London. Anche Longo Borghini ha recuperato dalla caduta del Giro Donne
Prima la salute
Pogacar si presenta alla Liegi da grande favorito dopo le vittorie in sequenza di Freccia Vallone, Amstel, Fiandre e tutte le altre ottenute a marzo e febbraio. Al chilometro 85 però viene coinvolto in una rocambolesca caduta. Il 24enne della UAE Team Emirates capisce subito che qualcosa non va. Frattura dello scafoide sinistro in cinque punti. La preparazione al Tour de France subisce un grosso rallentamento.
A fine maggio va peggio a Balsamo. L’ex iridata della Lidl-Trek finisce a terra due volte nel giro di pochi chilometri nella prima tappa della Ride London. L’esito è crudo. Anche per lei frattura dello scafoide (destro) con l’aggiunta della frattura della mandibola sinistra e destra. Il suo programma di avvicinamento al mondiale si complica. Come si riparte il giorno dopo queste botte?
Elisabetta Borgia è la psicologa dello sport della Lidl-Trek. Il suo lavoro con gli atleti spazia su tanti fronti, compreso il recupero da un infortunioElisabetta Borgia è la psicologa dello sport della Lidl-Trek. Il suo lavoro con gli atleti spazia su tanti fronti, compreso il recupero da un infortunio
«E’ un percorso articolato – analizza Borgia – perché bisogna partire da molto prima. Ogni atleta ad inizio stagione fa un suo “goal setting” alla luce del calendario agonistico con la definizione di strategie e momenti di verifica che indicano se stai lavorando in maniera efficace. Si pianifica, si organizza e si cerca di dare prevedibilità al futuro definendo le mosse da fare. Nel momento in cui si presentano gli intoppi (infortuni, malattie o anche solo risposte inaspettate ai carichi di lavoro) viene valutata la situazione in ogni singolo punto. Non tutti gli infortuni sono uguali, lo abbiamo visto proprio con i casi di Pogacar e Balsamo. Di sicuro gli interventi chirurgici hanno facilitato il loro decorso, benché con tempistiche diverse.
«In quel momento il goal setting originale viene modificato ed il primo obiettivo, spesso dato per scontato, diventa la salute, assieme alle strategie più efficaci per raggiungerla (terapie, riposo, etc..). Il piano A, il più auspicabile, non esiste più e l’atleta deve rifocalizzarsi su un nuovo piano senza continuare a fare confronti con il vecchio piano ormai irrealizzabile. Questo è l’errore che si tende a fare anche per eccesso di volontà e voglia di rivincita. Bisogna ascoltare il proprio corpo e dargli il modo fisiologico di recuperare. Che poi il fisico di uno sportivo di alto livello ha sempre tempi più corti rispetto al normale però non bisogna forzarli».
Uno degli incidenti recenti che ha richiesto il maggior tempo di recupero fu quello di Evenepoel al Lombardia 2020Uno degli incidenti recenti che ha richiesto il maggior tempo di recupero fu quello di Evenepoel al Lombardia 2020
Fase 2, il riadattamento
Nel frattempo sia Pogacar che Balsamo sono rientrati alle gare. Lo sloveno è arrivato secondo al Tour vincendo due tappe e pagando dazio in altrettante giornate nella terza settimana. La 25enne cuneese è in corsa al Tour Femmes e nella terza frazione si è fatta rivedere negli ordini d’arrivo con un incoraggiante quinto posto in volata. Il loro periodo lontano dalle corse come lo hanno vissuto?
«Appurato il proprio stato di salute – prosegue Borgia, dottoressa in psicologia – la seconda fase è riprogrammare tutto e riadattarsi mentalmente il più in fretta possibile. A parte il recupero fisico, gli obiettivi diventano altri e non necessariamente agonistici. Immagino che Pogacar abbia dovuto vedere come stava il polso nei gesti quotidiani. Poi in bici, sotto sforzo, nella presa del manubrio e via così. Elisa ha avuto una convalescenza molto più dura. Nella prima fase faceva fatica a mangiare cibi solidi e quindi ha dovuto modificare anche la sua alimentazione».
Baroncini, caduto alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne, è rimasto fermo più di due mesi. Ha dovuto rivedere gli obiettivi ma ora la forma è tornataBaroncini, caduto alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne, è rimasto fermo più di due mesi. Ha dovuto rivedere gli obiettivi ma ora la forma è tornata
«Con lei – va avanti – fissavamo piccoli obiettivi settimanalmente. Si lavora in questo modo quando l’obiettivo finale sembra essere molto lontano. Quindi è importante inserire piccoli obiettivi sfidanti ma raggiungibili che rinforzano, motivano e aiutano l’atleta a sentire di avere controllo. Se pensiamo alla difficoltà di tornare a muovere la bocca normalmente, il Tour o il mondiale passano in secondo piano. O meglio, restano obiettivi che riprendono la scena nuovamente quando i tuoi continui step di crescita te lo permettono. Sappiamo che è difficile rifare una sorta di gerarchia e ripartire dai primi step specialmente per chi è abituato a prestazioni di alto livello. Ma è un sacrificio, se così vogliamo definirlo, che va fatto per tornare proprio ad alto livello».
Niente esagerazioni e rientro
Il ciclista per natura vuole sempre recuperare il tempo perso. Che sia per una foratura, magari con l’assistenza tecnica lontana. Che sia per una caduta o infortunio. Ma sono tutti casi non paragonabili fra loro.
«Gli uomini e le donne di sport – continua la psicologa piacentina –sono proiettati sul “problem solving”, ovvero sul cambiare una situazione non ideale o che non li fa sentire in comfort. Sono molto meno abituati invece, forse perché erroneamente viene visto come segno di resa, ad accettare, prendere atto di una situazione quando quest’ultima non può essere modificata. E’ importante tuttavia essere in grado di analizzare e contestualizzare ciò che è successo con lucidità, così anche da poter fare la prossima mossa correttamente.
«A volte la miglior mossa, anche se totalmente opposta a ciò che verrebbe impulsivo fare per non perdere terreno, è riposare ed ascoltarsi. A volte è prendere atto che, nonostante tutto, sarebbe potuto andare anche molto peggio. Guardate Longo Borghini al Giro Donne. Con quella caduta ha dovuto abbandonare la corsa e dire addio alle speranze di vincere il Giro. Però se fosse caduta ancora più in là c’era un muretto, poteva farsi molto più male e perdere il resto della stagione.
Sorride Pogacar nonostante la frattura dello scafoide alla Liegi. Un buon recupero passa da un buon morale (foto instagram)Sorride Pogacar nonostante la frattura dello scafoide alla Liegi. Un buon recupero passa da un buon morale (foto instagram)
«Naturalmente – conclude Elisabetta Borgia – ci deve essere un lavoro di equipe perché altrimenti non si può riprogrammare nulla. Servono comunicazione e condivisione, come è successo nel caso di Balsamo, tra medici, diesse e preparatori. Tutto il nostro staff ha partecipato al suo rientro in bici. Ognuno ha fatto la propria parte, dal primissimo supporto morale, quando era difficile darsi tempi e modi di rientro, fino alla pianificazione dei nuovi obiettivi durante il recupero. Dopodiché le nuove valutazioni si fanno gara dopo gara, non limitandosi solo al risultato ma alla prestazione a 360 gradi, tenendo in considerazione sia le cose positive che le aree ancora da migliorare con lucidità e freddezza».
Come pure Zana fra gli uomini, neppure Elisa Balsamo potrà difendere la maglia tricolore. La caduta alla Ride London Classique l’ha tagliata fuori dai giochi da un mese esatto e se lo scafoide rotto è stato un imprevisto relativamente facile da gestire, la frattura della mandibola impone ancora un recupero impegnativo.
Così per farle compagnia, allo stesso modo in cui l’avevamo cercata al momento di rimettere in palio la maglia iridata conquistata a Leuven, questa volta ci siamo fatti raccontare che cosa ha rappresentato vivere quest’ultimo anno con la bandiera italiana sulle spalle. La statistica parla di cinque vittorie individuali e una cronometro a squadre, più svariati piazzamenti alle spalle della solita Wiebes.
Quando Elisa rientrerà alle gare non avrà più la maglia tricolore e anche la squadra sarà vestita con i nuovi colori della Lidl-Trek, che saranno svelati a Bilbao alla vigilia del Tour de France.
Da domenica mattina, la maglia tricolore sarà nuovamente in palio, ma Balsamo non potrà difenderlaDa domenica mattina, la maglia tricolore sarà nuovamente in palio, ma Balsamo non potrà difenderla
Avevi già messo via la maglia iridata, cosa si prova nel riporre quella tricolore?
Un po’ fa effetto, perché è stata una bellissima maglia da indossare. Ne andavo particolarmente orgogliosa, perché rappresenta proprio il nostro Paese. La mia squadra ha messo il tricolore su tutta la maglia, non su una piccola porzione e questo ha fatto di me la rappresentante dell’Italia. L’ho trovato molto bello.
Zana ha parlato della grande visibilità che viene dalla maglia tricolore.
E’ quello che stavamo dicendo. Col fatto che la mia divisa era completamente tricolore, ero molto riconoscibile. Devo dire che i tifosi amano quasi tutti l’Italia, quindi ho sempre ricevuto tantissimo tifo e ho anche notato che il campione italiano è sempre molto apprezzato.
L’anno scorso fu il primo campionato italiano corso con la maglia della Trek e non più quella delle Fiamme Oro.
Esatto, fu il mio il mio primo anno in Trek-Segafredo. Fu bello vincere perché lo feci indossando la maglia iridata e questo forse mi diede qualcosa di più. Alzare le braccia al cielo con quella maglia non lascia indifferenti.
La maglia tricolore è stato un forte richiamo, anche all’esteroLa maglia tricolore è stato un forte richiamo, anche all’estero
Dispiace non poter difendere il tricolore?
Mi dispiace particolarmente, proprio perché saremmo state davvero una bella squadra, con delle compagne molto forti per quel tipo di percorso. Quanto a me, diciamo che si va sempre alle gare per dare il meglio. So però che il percorso di quest’anno sarà particolarmente duro, quindi di sicuro per me non sarebbe stato un obiettivo importante come l’anno scorso. Però il campionato italiano è sempre una gara particolare, quindi magari sarei potuta entrare in una fuga o avrei potuto cercare di avvantaggiarmi un po’ prima delle salite finali, per aiutare le mie compagne. Sarebbe stato bello anche lavorare per tenere questa maglia tricolore in Trek. Mi dispiace non esserci.
Che effetto fa sentir suonare l’Inno di Mameli?
Mi emoziona sempre. Devo dire che tutte le volte che sono sul podio e lo ascolto, mi fa quasi scendere lacrime, perché davvero dopo una vittoria l’emozione si accumula, è tanta. E ascoltare l’inno della propria Nazione è proprio come raggiungere il culmine dell’emozione.
In quale occasione indossare la maglia tricolore è stato speciale?
Ad esempio, correre il Trofeo Binda col tricolore è stato veramente bello. E’ una gara molto importante, una prova WorldTour in Italia, con tanti tifosi. Penso che quello sia stato uno dei momenti più intensi con il tricolore.
L’emozione più grande, dice Balsamo, è stata correre il Trofeo Binda con il tricolore sulle spalleL’emozione più grande, dice Balsamo, è stata correre il Trofeo Binda con il tricolore sulle spalle
In teoria ti aspetta un’estate piena di grandi impegni: come stai gestendo questo momento sfortunato?
Sicuramente questo infortunio ha reso le cose un po’ più difficili. So che devo soltanto avere pazienza e aspettare che le cose si sistemino. Ho completo supporto da parte della squadra, ho tante persone che mi sono vicine e che mi stanno aiutando. Vorrei davvero ringraziarli tutti. So bene che ci sono degli obiettivi importanti e sto facendo tutto il possibile per tornare ed essere pronta. Però so anche che se questo non basterà, la stagione è lunga e spero che gli anni che mi aspettano in bici siano ancora tanti. Quindi sto davvero cercando di mantenere la calma.
Riesci ad allenarti ugualmente?
In questo momento posso allenarmi soltanto indoor sul ciclomulinoe faccio anche tanta palestra. Diciamo che non è facile rimanere chiusa in casa, però è quello che mi tocca adesso. Quindi vado avanti così e sto anche facendo delle passeggiate. Tutto il possibile anche per cercare di svagarmi un po’. Perché allenarsi in casa non è semplice. Spero di rivedervi presto e che vada tutto bene.
Il racconto di Elisa Balsamo della prima corsa in maglia iridata: la Roubaix. Il fango. Guazzini caduta. Il senso della storia. Un giorno indimenticabile
I mondiali su pista di Glasgow sembrano ancora lontani, ma considerando la posta in gioco, Marco Villa non sta certamente con le mani in mano. Il cammino di avvicinamento è iniziato già da tempo, le tappe di Nations Cup sono state avare di soddisfazioni, la qualificazione olimpica non sarà in pericolo, ma il tecnico azzurro già pensa a come arrivarci, a Parigi 2024.
A tutto ciò si aggiungano gli infortuni, mai così concentrati per la nazionale italiana, soprattutto al femminile. Proprio per questo Villa deve fare i conti con giornate mai semplici.
«C’è chi sta facendo recupero, chi ha ripreso a correre, chi è ancora in “bacino di carenaggio”. Bisogna affrontare mille situazioni, manca un mese e mezzo e dobbiamo organizzarci».
Le ragazze del quartetto. Nonostante gli infortuni c’è tanta voglia di ripetersiLe ragazze del quartetto. nonostante gli infortuni c’è tanta voglia di ripetersi
L’infortunio della Balsamo è stato l’ultima mazzata…
Non c’è solo il suo infortunio, anche quello della Guazzini, metà del quartetto campione del mondo è in piena convalescenza. Per quest’ultima per fortuna le notizie sono confortanti, ha ripreso e probabilmente farà il Tour, ma certamente sarà a ridosso dei mondiali e ci sarà poco tempo per rifinire i sincronismi, questa è la cosa che più mi preoccupa.
E per la Balsamo?
Elisa non ha ancora cominciato a fare i rulli. Sono stato da lei – racconta Villa – e l’ho sentita comunque positiva e carica. Non le ho chiesto i tempi di ripresa, deve stare tranquilla e seguire i normali passi. La conosco ormai dallo scorso anno e so che quando può riprendere, ci mette poco ad acquisire la condizione, infatti ad inizio stagione è sempre una delle più pronte. Per questo è una che, a prescindere da quel che ha potuto fare, deve essere sempre parte del gruppo.
Per Elisa Balsamo la ripresa è lenta, ma si spera ancora di averla al via a GlasgowPer Elisa Balsamo la ripresa è lenta, ma si spera ancora di averla al via a Glasgow
Il problema d’altro canto non riguarda solo te, ad esempio la Gran Bretagna ha a che fare con la frattura della clavicola di Hayter…
Sappiamo che fa parte del gioco, ho sempre detto che avere un gruppo numeroso impone certe scelte, ma in situazioni come questa è anche un vantaggio, permette di riuscire a trovare comunque una soluzione.
Il mondiale di quest’anno però è di difficile gestione, accomunando tutte le discipline.
Questo è un problema relativo, vorrei ricordare che con una situazione del genere abbiamo vinto un oro olimpico e segnato il record del mondo, nel senso che Ganna solo 5 giorni prima aveva fatto la cronometro. Bisogna però dare a ogni prova il giusto peso – prosegue Villa – in Inghilterra non si sono certo lamentati perché Pidcock invece di fare l’Olimpiade su strada ha vinto quella di mtb. Un oro è un oro… Io non ho mai obbligato nessuno, prendo chi ha voglia.
Il terribile infortunio del 6 aprile è un brutto ricordo, ora la Guazzini prepara il TourIl terribile infortunio del 6 aprile è un brutto ricordo, ora la Guazzini prepara il Tour
Ti sono giunte voci di rinuncia da parte dei moschettieri del quartetto?
Ricordo bene quanto avvenne subito dopo Tokyo: i ragazzi fecero un patto fra loro e si ripromisero di fare di tutto per arrivare a Parigi e riconfermarsi. Ganna ha detto chiaramente che vuole puntare sulla crono di Glasgow e sulla pista e a me va benissimo. Io comunque devo lavorare in comune accordo con i programmi che i ragazzi hanno stilato con i rispettivi team manager, non ho mai messo becco su questo e mai lo farò. Mi adatto. D’altronde quando i ragazzi vincono su strada sono il primo ad essere orgoglioso, vedi quel che Milan ha fatto al Giro d’Italia.
Il programma però è complicato…
Su questo bisogna fare dei distinguo. Il problema per Pippo nell’abbinare strada e pista è che non ha tempi di recupero per fare non tanto il quartetto, quanto la prova individuale su pista, ma può rinunciare a quest’ultima che non è specialità olimpica. Io guardando il programma sono convinto che la difficoltà maggiore è invece abbinare la corsa in linea della domenica con la cronometro del venerdì successivo.
La vittoria di Jonathan Milan a San Salvo. Secondo Villa, per il friulano è possibile un doppio impegno ai mondialiLa vittoria di Jonathan Milan a San Salvo. Per il friulano possibile un doppio impegno ai mondiali
Spiegati meglio…
La domenica i corridori affrontano 270 chilometri, il che significa che nei due giorni successivi non puoi fare praticamente nulla. Ma arrivi troppo sotto la gara contro il tempo senza aver potuto fare i necessari lavori specifici nelle giornate immediatamente precedenti, non hai il tempo materiale. Il problema non è l’abbinamento pista-strada, ma strada-strada…
Sarà necessario fare un piano comune con Bennati…
Non solo con lui, anche con Velo, Amadori, Sangalli… Abbiamo sempre lavorato di comune accordo, poi c’è un team manager come Amadio che tiene le fila. Questo anzi aiuta molto nella gestione dell’evento.
Pensi che rispetto al quartetto, le altre specialità avranno quest’anno minor peso, pensando alle necessità della qualificazione olimpica?
No, ma è chiaro che ogni federazione deve fare i conti con quel che ha. Mi spiego meglio: noi abbiamo un quartetto da qualificare e partiamo da quello, una nazione come il Portogallo ad esempio ha fortissimi elementi per madison e omnium e quindi privilegia quelli. Noi però lo sappiamo da tempo, abbiamo gente forte che lavora sia per il quartetto che per altre specialità, magari avremo anche grandi specialisti delle altre discipline che, proprio per le esigenze di qualificazione olimpica, potranno restare fuori oppure rientrare attraverso la riserva del quartetto. Le regole del lavoro le conosciamo dal post Tokyo e ci siamo adeguati.
Un viaggio nella storia della toscana Vittoria Guazzini riguardando i giorni sull'Etna. La pista. Il sogno di vincere al Nord. E l'ispirazione di Contador
Alle donne andrà un po’ meglio: il vero incastro impossibile parlando dei mondiali di Glasgow 2023 sarà per gli uomini. Pista o strada: una esclude l’altra, almeno in certi giorni. Per le ragazze è diverso e almeno su questo fronte, Paolo Sangalli sa di poter lavorare con gli elementi migliori a disposizione. Anche se siamo ancora alle prese con gli infortuni che hanno tolto dai giochi Elisa Balsamo e Vittoria Guazzini.
«Il calendario è molto più compatibile rispetto agli uomini – spiega il cittì azzurro – nel senso che la nostra gara su strada è il 13 agosto, quindi il problema sarà recuperare bene. Il primo quartetto c’è il 4 agosto, dovremmo essere a posto. Con Marco Villa stiamo lavorando a questa programmazione non dico da un anno, ma almeno da sei mesi, con confronti continui».
Sangalli è stato molto presente finora nelle corse più importanti: qui con Realini alla ValencianaSangalli è stato molto presente finora nelle corse più importanti: qui con Realini alla Valenciana
Fra Giro e Tour
Il mondiale di agosto resta un tema, il punto di arrivo di un’estate che sta entrando nel vivo. Anche se per mancanza di fondi è stato cancellato il Giro del Belgio, ci sono in arrivo lo Svizzera, poi i campionati italiani, il Giro d’Italia e a seguire il Tour Femmes.
«Non possiamo nasconderci dietro un dito – spiega Sangalli – per alcune il Tour sarà un passaggio obbligato. Penso a Guazzini e Balsamo. Vittoria sicuramente non farà il Giro, ma andrà in Francia recuperando dall’infortunio. Invece Elisa, che pure sta migliorando, l’ha sempre avuto nei programmi a scapito del Giro. E alla fine il Tour sarà un passaggio importante anche nella costruzione dei mondiali, immagino come per gli uomini, dato che finisce il 30 luglio e la gara su strada è appunto il 13 di agosto, con la crono tre giorni prima».
Guazzini arriverà ai mondiali passando dal Tour. Nel 2022 in Australia fu iridata nella crono U23Guazzini arriverà ai mondiali passando dal Tour. Nel 2022 in Australia fu iridata nella crono U23
Ferme ai box
Sulle condizioni delle nostre ultime due iridate (appunto Balsamo e Guazzini, ndr), Sangalli preferisce fare esercizio di scaramanzia, anche per non aggiungere pressione a quella che le ragazze inevitabilmente si mettono addosso da sé.
«Esatto – sorride – lasciamo che le cose vadano come devono. Io mi tengo in contatto senza voler risultare invadente. Il mondiale dell’anno scorso era molto adatto per Marta Cavalli e non l’abbiamo avuta per la caduta del Tour. Mi dispiacerebbe non avere Elisa Balsamo quest’anno su un percorso che le si addice molto. Però sono ottimista e intanto guardo anche a qualcuna che possa affiancarla. Infatti deve essere chiaro il concetto che non andremo con una squadra come quella degli europei di Monaco, che si correvano su un percorso piattissimo. Qui ci sono 2.200 metri di dislivello, verrà un mondiale duro earriveranno davanti i velocisti che vanno bene nelle classiche. In questo ci aiuterà il Giro d’Italia. Sarà impegnativo, quindi chi vorrà fare le volate dovrà avere le gambe».
Cecchini è stata la chiave del mondiale 2022 e nella SD Worx è un elemento di sostanza e responsabilitàCecchini è stata la chiave del mondiale 2022 e nella SD Worx è un elemento di sostanza e responsabilità
Regista Cecchini
Non sarà come a Monaco, sarà piuttosto come a Wollongong, dove si corse per Silvia Persico, sapendo però che Silvia da sola non avrebbe potuto cavare le castagne dal fuoco di fronte ad attacchi imprevedibili.
«Serve anche un gruppo di ragazze – spiega Sangalli – che sappiano anche lavorare, atlete che non vedi nell’ordine d’arrivo, ma sono capaci di stare davanti per 90 chilometri a fare la loro parte. Il momento cruciale dell’ultimo mondiale fu quando partì Grace Brown ed Elena Cecchini fu in grado di coprirci in modo molto importante. Servono anche questi corridori, per opporsi a un gruppo affiatato come quello delle olandesi, in cui quest’anno ci sarà una Wiebes capace di reggere sugli strappi e molto più concreta della passata stagione, con Marianne Vos al fianco che potrebbe ancora volere il suo spazio».
Fra le 7 vittorie 2023 (finora) di Lorena Wiebes, anche sprint su percorsi imegnativi. Qui al Thuringem Ladies TourFra le 7 vittorie 2023 (finora) di Lorena Wiebes, anche sprint su percorsi imegnativi. Qui al Thuringem Ladies Tour
Rifinitura a Livigno
Il modo per arrivare, vista la ricchezza del calendario, sarà determinato dall’osservazione del cittì e dai piani condivisi con le atlete e con le squadre.
«Indicative non ne ho date – spiega Sangalli – perché non è nel mio stile. Guardo tutta la stagione e le gare in prossimità. Cerco di fare un collage a 360 gradi, per comporre la squadra. E poi, una volta messi insieme i nomi, punto molto sul ritiro che faremo dopo il Tour dal 17 al 28 luglio a Livigno. Verranno anche le juniores e le under 23, che hanno gli europei in pista che finiscono il 16. Sarà un Livigno di recupero, per capire chi dovrà tirare un po’ il fiato e per contro chi dovrà lavorare. Perciò ora si preparano un po’ di valigie, si incastra la logistica e si parte. Ormai siamo nel vivo».
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