DENIA (Spagna) – Compostezza, eleganza cucita addosso e un grande sorriso. E’ così che Elisa Balsamo si siede a parlare con noi in questi giorni di pieno inverno. I lavori per il 2026 sono già iniziati e tutto sembra procedere per il meglio. Le prime distanze, le prime prove di volata, i primi test.
La cosa che più ci ha colpito è che, come vedrete, Balsamo parla sempre al plurale. Non c’è solo lei, ma lei e la squadra. Tipico dei campioni, un dettaglio che colpisce in modo positivo. La Lidl-Trek punta molto su di lei e la piemontese ne è evidentemente consapevole.


Elisa, partiamo dal 2025. Che anno è stato? Cosa c’è stato di buono e cosa di meno buono?
Direi che l’anno è iniziato in modo molto positivo. La primavera è stata più che buona, sono arrivati tanti risultati e tanti podi, quindi direi di essere soddisfatta. Forse è mancata una vittoria davvero importante, però sono sempre stata lì. L’estate invece è stata un pochino più difficile.
Come mai?
Abbiamo scoperto solo dopo che avevo passato un virus che mi ha compromesso un po’ tutta l’estate. Nonostante questo, anche il finale di stagione è andato abbastanza bene. Posso dire che è stata una stagione da archiviare bene, finalmente portata a termine senza intoppi troppo grandi. Dopo due anni con cadute così brutte non ci si riprende del tutto in una sola stagione, quindi per questo penso che sia stata un’annata positiva anche sotto questo aspetto.
Hai fatto un anno di volume tra corse e piazzamenti, senza intoppi. Ti dà fiducia?
Sì, dà fiducia a me e anche al mio staff, alle persone che lavorano con me in squadra. Abbiamo parlato, fatto dei meeting e tutti sono fiduciosi del fatto che questa stagione sia stata una buona base per il prossimo anno. Non vedo l’ora di iniziare.


E arriviamo alla solita domanda…
La Wiebes!
Sì, scherzi a parte. Non tanto per un confronto diretto, ma per impostare un discorso tecnico prendendola come riferimento. Si parla sempre di watt: come si possono tirare fuori per ridurre il gap con sprinter assolute come Lorena?
Bisogna trovare il giusto compromesso. Per una velocista che tiene anche sulle salite non troppo lunghe, come me, è difficile trovare l’equilibrio tra allenare lo sprint, la forza, il lavoro in palestra, le partenze e le volate, senza mettere su troppo peso e continuando a fare lavori per salite da 5 a 15 minuti. Quando si lavora di più su un aspetto, inevitabilmente si perde qualcosa dall’altra parte.
Si è sempre sul filo della lama…
E’ vero. Quest’anno penso comunque di aver trovato un buon equilibrio. L’idea di migliorare ancora qualche watt in volata c’è, ma l’obiettivo principale è riuscire a esprimerli alla fine di una gara dura. Ci sono atlete che magari fanno più watt di me, ma non riescono a farli dopo quattro ore di gara. Credo che il mio punto di forza sia proprio questo: riuscire a esprimere watt significativi dopo tante ore e tanti chilometri. E’ su questo che stiamo lavorando.


Quindi non solo volate di gruppo, ma anche qualche classica più impegnativa?
Non nascondo che i miei obiettivi principali per il 2026 saranno la Milano-Sanremo e la Parigi-Roubaix. Sono due gare difficili, non completamente piatte, dove bisogna comunque arrivare a giocarsi la volata. Se ci poniamo questi obiettivi è perché ho capito di essere un’atleta adatta a quel tipo di corse.
Il fatto che aumentino i chilometri ti piace?
Eh – sospira Elisa – è diventata una cosa un po’ devastante. Ci sono gare in cui è comprensibile aumentare la distanza, come la Sanremo. Lì ci può stare, anche perché negli uomini è famosa per i suoi 300 chilometri. Per il resto eviterei di continuare ad aggiungere chilometri: c’è il rischio di rendere le gare monotone nella prima parte, perché sono troppo lunghe. Secondo me siamo già a un buon livello, con chilometraggi giusti. So che non tutti la pensano così, perché per alcune ragazze subentrano caratteristiche fisiche diverse.
In che senso?
Ci sono atlete che in una gara di 100 chilometri non riescono a rendere, mentre in una da 160-170 sì. E’ una cosa molto soggettiva.


Hai fatto qualche intervento tecnico sulla bici?
Ho cambiato il manubrio. Ero rimasta l’unica in squadra a usare ancora quello vecchio. Ora è integrato e soprattutto non è pari misura sopra e sotto, nel senso la parte superiore è più stretta rispetto a quella della curva. E’ l’unico cambiamento, perché per il resto mi sono sempre trovata bene con tutto.
Chiudiamo con la pista. Il prossimo anno inizia la rincorsa a Los Angeles…
E’ vero, ma il mio obiettivo principale resta la strada. Nonostante questo sono tornata in pista per qualche allenamento, anche prima di venire qui in Spagna in ritiro. E continuerò ad andarci. Parteciperò agli europei a inizio febbraio, ma cerco di vivere la pista come un’attività complementare alla strada.
In che modo?
Sono sicura che i lavori in pista siano molto utili anche per la strada, per le mie caratteristiche. Più ci si avvicinerà a Los Angeles, magari bisognerà rinunciare a qualcosa su strada, ma non è la mia idea per il prossimo anno. L’obiettivo è tornare in pista dopo un po’ di tempo, ritrovare il feeling giusto e usare il lavoro in pista per raggiungere anche gli obiettivi su strada.