Teide, Sierra Nevada, corse. Gli incastri della Polti e Marangoni

24.04.2025
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Quanto lavoro prima del Giro d’Italia e quanti incastri devono fare i preparatori, tra gare, ritiri, formazioni, recupero e la gestione di un gruppo sempre più disparato per nazionalità. Un esempio? La Polti-VisitMalta ad un certo punto si è ritrovata con alcuni atleti in ritiro a Sierra Nevada, altri sul Teide. E ovviamente altri ancora in gara e qualcuno a casa.

Di questo approccio “multitasking” al Giro d’Italia e di questi ritiri, in particolare, abbiamo parlato con coach Samuel Marangoni, uno dei preparatori ufficiali della squadra di Basso e Contador (in apertura foto @ajondiaz).

Samuel Marangoni allena i ragazzi della Polti-VisitMalta (foto Instagram)
Marangoni allena i ragazzi della Polti-VisitMalta (foto Instagram)
Samuel, prima di entrare nello specifico della preparazione e dei ritiri, una domanda più generale. L’arrivo tardivo della wild card vi ha complicato un po’ i piani?

Più che altro c’era attesa e paura, ma il lavoro è stato impostato come se si andasse al Giro. E se non avessimo fatto il Giro, avremmo cambiato le cose in corsa. La preparazione per un Grande Giro parte da lontano, quindi per forza di cose avremmo dovuto fare così.

Abbiamo visto che avete suddiviso il lavoro in due gruppi: chi a Sierra Nevada e chi al Teide. Come mai?

In realtà due ragazzi spagnoli, Fernando Tercero e Diego Sevilla, a Sierra Nevada erano più autogestiti. Inoltre il loro era un ritiro mirato principalmente per le gare di aprile. Con questo non dico che non possano fare anche il Giro, ma avevano staccato prima e avevano un avvicinamento diverso. Tanto è vero che hanno anche lasciato prima il training camp in quota: Tercero ha corso in Abruzzo e da domenica sarà al via per il Tour of Turkiye.

E i ragazzi sul Teide?

Erano tre ed erano Mattia Bais, Davide Piganzoli e Mirco Maestri. Loro invece hanno fatto un ritiro vero e proprio in preparazione al Giro d’Italia. Per prendere una decisione finale sulla formazione si aspettano queste ultime gare, ma è chiaro che “Piga” e Maestri sono due punti fermi… posto che anche loro devono dimostrare di pedalare forte!

Sevilla e Tercero erano ai 2.500 metri di quota di Sierra Nevada (con loro un trail runner spagnolo)
Sevilla e Tercero erano ai 2.500 metri di quota di Sierra Nevada (con loro un trail runner spagnolo)
Una domanda che poniamo spesso ai team nella vostra situazione: non è che per guadagnarsi il posto vanno forte prima e poi al momento del Giro sono un po’ in calo? Come la vedi?

E’ importante la corretta alternanza tra corsa e recupero. Si fanno dei bei blocchi di lavoro a casa, ma il recupero in tutto questo diventa ancora più importante, e sta a noi preparatori farli arrivare al Giro con la freschezza giusta. Ovvio che l’ideale sarebbe avere una squadra definita mesi prima, ma non siamo la UAE Emirates o la Red Bull-Bora… Noi abbiamo 20 corridori, non possiamo gestire così tanto le presenze alle corse o fermare un intero gruppo per preparare un appuntamento. Senza contare che ci servono punti. Insomma, non puoi lasciare fuori l’intera squadra dalle gare di aprile.

Quindi si è trattato di una questione logistica e non di gruppi distinti…

Sì, esatto. Come dicevo, Sevilla e Tercero sono andati in autonomia lassù. E poi bisogna considerare che gli spagnoli hanno agevolazioni particolari nell’andare a Sierra Nevada e infatti non erano i soli. Non è stata una divisione tra uomini veloci e scalatori, né una scelta tecnica. Nel loro caso si è trattato di una scelta personale, ovviamente condivisa con il team, tanto è vero che erano seguiti dal capo dei preparatori, Barredo.

Piganzoli dal Teide al Tour of the Alps: giusto ieri è arrivato per lui un incoraggiante quarto posto
Piganzoli dal Teide al Tour of the Alps: giusto ieri è arrivato per lui un incoraggiante quarto posto
Chiarissimo. Quando sono andati e quanto sono durati questi ritiri?

Sono tutti rientrati da poco, soprattutto gli italiani che ora stanno correndo il Tour of the Alps. Sono stati sul Teide per 20 giorni. “Piga” è partito 4-5 giorni prima, mentre Maestri è stato l’ultimo a rientrare, ma è anche vero che non è in Trentino, ma andrà in Turchia. Lì avevano tre coach differenti: io avevo Maestri, De Maria seguiva Piganzoli e Barredo seguiva Bais.

La Polti-VisitMalta ha corso “poco” sin qui, o comunque un filo meno di altri team: come mai?

Dovevamo fare qualche corsa in più a febbraio, ma poi alcune sono saltate per vari motivi. Antalya non è stata fatta e la trasferta in Rwanda proponeva problematiche igienico-sanitarie affatto comode (molte vaccinazioni, ndr), specie in questa fase della stagione. Tuttavia ci tengo a dire che il gruppo del Teide, in particolare, ha svolto il programma previsto. I ragazzi hanno corso alla Valenciana, al Gran Camino, hanno fatto la Tirreno… e sono poi andati sul Teide ad aprile. Avevano un calendario ricco. In generale abbiamo cercato di andare a tutte le corse e “coprire” chi era a casa perché potesse recuperare o lavorare.

Samuel, come arrivate dunque alla corsa rosa?

Direi che abbiamo fatto un buon avvicinamento. E’ stato fatto un bel lavoro anche da chi non ha preso parte al ritiro e sta correndo di più. Stiamo cercando di gestire al meglio recuperi e gare, come dicevo prima. A livello di risultati c’è la lotta per i punti. Una lotta fondamentale per il prossimo anno, per restare nelle prime 30 (che hanno possibilità di accesso ai grandi Giri, ndr). Abbiamo ottenuto diversi podi e piazzamenti, ci manca la vittoria. E questa ci farebbe comodo: spezzerebbe quell’inseguire il risultato a tutti i costi. Però ho visto dei ragazzi presenti e ci siamo fatti vedere in tutte le corse disputate.

Piganzoli, Maestri e Mattia Bais in ritiro sul vulcano nel bel mezzo dell’Atlantico fino a pochi giorni fa (foto Instagram)
Piganzoli, Maestri e Mattia Bais in ritiro sul vulcano nel bel mezzo dell’Atlantico fino a pochi giorni fa (foto Instagram)
Anche se è seguito da De Maria, cosa puoi dirci di Piganzoli?

Io credo che Davide stia bene. In questi giorni è impegnato al Tour of the Alps, vediamo come va. Venendo dal ritiro non ci aspettiamo che sia già al top. Ma quel che conta è che sin qui non ha avuto intoppi, ha lavorato bene, ha messo nel sacco dei volumi importanti e per questo siamo fiduciosi che possa fare bene. Magari anche al Tour of the Alps, e ancora di più al Giro.

Piga è il vostro uomo di classifica. Sul Teide ha lavorato anche con la bici da crono?

Lui sì, ci ha fatto un bel po’. Mentre Maestri lo farà più in là, in vista del campionato italiano. E’ qualcosa che vogliamo curare un po’ meglio, visti gli ottimi risultati dell’anno scorso.

Che Polti-VisitMalta possiamo aspettarci al Giro? Sarà più o meno come quella del 2024 o tutti per Piganzoli?

Di certo ci sarà qualche attenzione in più per Davide, ma non possiamo certo comandare la corsa. Quindi sarà una squadra mista, con il velocista, gli uomini da fuga, quello per la classifica. L’idea è di essere la squadra che è sempre stata al Giro.

Forte in salita, migliorato a crono: Piganzoli cresce ancora

06.03.2025
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Un assaggio di buona condizione alla Valenciana, poi al Gran Camiño Davide Piganzoli ha sollevato il capo e messo nel mirino la testa del gruppo. Sono arrivati il secondo posto nella cronometro, il terzo in una tappa di montagna e il secondo posto finale alle spalle di Derek Gee. Abbiamo avuto la sensazione che il valtellinese sia partito da un livello più alto, quasi che il podio al Giro dell’Emilia lo abbia lanciato verso un inverno di nuove certezze. Allo stesso modo in cui quello del Lombardia ha motivato Ciccone a fare sempre di più.

Per questo, ricordando l’intervista di fine ottobre in cui l’allenatore Giuseppe De Maria ci aveva parlato dei progressi di “Piga”, siamo tornati da lui strappandolo a un pomeriggio a dir poco impegnato. Oltre a seguire la preparazione dei suoi atleti, il varesino sta infatti lanciando l’app per la gestione dell’allenamento su cui sta lavorando da qualche anno.

«Nel tempo ho creato dei calcoli automatici – racconta – che in base al profilo di potenza dell’atleta gestiscono il carico allenante. Si chiama rightride.app e definisce per ognuno quanto si deve allenare in kilojoule e poi lo distribuisce nel tempo, facendogli fare dei periodi di carico e dei periodi di scarico. Dando quindi un valore individuale di gestione di quanto ci si alleni, che non è così scontato. Sto lavorando da cinque anni con i programmatori per portarla a termine e adesso chi si occupa della comunicazione ha fatto il primo post sui social e stiamo partendo».

Al Gran Camiño, Piganzoli ha chiuso al 2° posto a 35″ da Derek Gee
Al Gran Camiño, Piganzoli ha chiuso al 2° posto a 35″ da Derek Gee
Parlando di condizione, facciamo il punto su Piganzoli? Dicesti che l’inverno non sarebbe stato diverso se non nella quantità e che per diventare un corridore forte non doveva aver paura di lavorare di più. E’ andata così?

E’ andata esattamente così. Siamo partiti in maniera tranquilla a metà novembre, poi c’è stata una progressione logica di carico. Da metà dicembre, col primo ritiro, si è iniziato a lavorare in maniera importante. Ha fatto più lavoro di accumulo, tant’è che alla Valenciana è andato forte, ma non era al suo top. Infatti aspettavo il Gran Camiño con curiosità, perché teoricamente avrebbe dovuto fare uno step in più. Ha avuto due settimane di tempo per riposare e abbassare il volume totale, quindi avrebbe potuto performare meglio. Così è andata e ne siamo contenti.

Non essendo al meglio, alla Valenciana è comunque andato bene. Vuol dire che il livello di partenza è più alto dell’anno scorso?

Assolutamente, però le performance della Valenciana non corrispondevano ai numeri che avevamo visto a gennaio. Era un po’ indietro rispetto a ciò che poteva fare, ma è accaduto perché avevamo da poco finito il ritiro nel quale, come previsto, ci eravamo allenati tanto. Non avevamo puntato alla Valenciana, arrivarci bene era un passaggio, ma sapevamo che avevamo del carico di lavoro da smaltire. Quando poi è arrivato al Gran Camiño, le prestazioni sono andate anche un filino oltre le aspettative.

La differenza alla fine la fanno le motivazioni: quanto è più convinto Piga rispetto a un anno fa?

Davide ha una testa fortissima, è estremamente determinato nella sua serenità. Molla più tardi rispetto agli altri corridori, questo l’ha sempre avuto e l’ha sempre portato dentro di sé. Non è mai andato alle corse per dire: «Sono giovane, faccio quindicesimo e va bene». No, è sempre stato estremamente ambizioso. Quello che ha fatto lo scorso anno dal Lussemburgo all’Emilia ha dato la consapevolezza di poter arrivare sul podio e questa l’ha portato qualche volta a correre in maniera diversa. Come deve fare un corridore che fa risultato e non uno che cerca di salvarsi. Quando deve prendere una salita, magari adesso non si accontenta più di prenderla in venticinquesima posizione e quindi c’è un’evoluzione anche dal punto di vista della consapevolezza.

Il nuovo manubrio integrato realizzato da Deda è la grande novità sulla bici da crono di Piganzoli
Il nuovo manubrio integrato realizzato da Deda è la grande novità sulla bici da crono di Piganzoli
Si diceva l’anno scorso che anche la crono fosse nel mirino. Avete cambiato qualcosa nella posizione durante l’inverno?

L’estate scorsa abbiamo cambiato le pedivelle. Non prima, perché eravamo già troppo vicini al Giro. La posizione è rimasta più o meno la stessa con qualche piccolo aggiustamento. Abbiamo cambiato il manubrio, adesso c’è quello integrato fatto da Deda. E’ un cambiamento non trascurabile, perché oggi qualsiasi piccola miglioria a crono porta un vantaggio. Ma sicuramente è cambiata la sua consapevolezza, il non aver paura di fare un determinato wattaggio e di conseguenza la performance continua a migliorare. La crono del Gran Camiño è un altro importante step in avanti.

Il cambio delle pedivelle, parliamone: uguali su strada e crono?

No sono diverse: 165 per la crono, 170 su strada. Potremmo accorciare anche quelle sulla bici da strada, ma il processo richiede di fare dei test, avere delle risposte e poi andare in quella direzione. Non seguiamo le mode perché lo fanno tutti, però intanto siamo già passati da 172 a 170. Cerchiamo di arrivare a fine maggio, poi magari si può affrontare il discorso, però in maniera pragmatica, non lanciandoci nel buio sperando che portino un vantaggio.

Avevi parlato di lavorare in palestra, è un proposito che avete mantenuto?

Sì certo, su quella abbiamo mantenuto più o meno lo stesso lavoro. Abbiamo fatto degli aggiustamenti, più che altro per quel che riguarda il tema posturale, per equilibrare la muscolatura dove ne aveva bisogno, ma la logica del lavoro è sempre rimasta la stessa. In palestra abbiamo anche lavorato sulla forza, più che sulla bici. Facciamo certe cose abbastanza lontano dalle competizioni.

Piganzoli è arrivato alla Valenciana leggermente imballato dai carichi di lavoro fatti in ritiro (foto Maurizio Borserini)
Piganzoli è arrivato alla Valenciana leggermente imballato dai carichi di lavoro fatti in ritiro (foto Maurizio Borserini)
In attesa di sapere se arriverà la WildCard del Giro, si può dire quali saranno gli obiettivi di Piganzoli fino a maggio?

Adesso innanzitutto c’è la Tirreno. Poi ci sarà il Tour of the Alps, comunque è chiaro che l’idea è di fare un bel mese maggio, che sia al Giro o da qualche altra parte. Alla Tirreno potrebbe essere allo stesso livello del Gran Camiño, forse superiore, perché la corsa a tappe è stata un carico di lavoro. Sta facendo una bella settimana di recupero, ma vedendo com’è stata la sua evoluzione, dopo un carico di lavoro il suo corpo ha risposto sempre portandolo un centimetro più avanti. Per cui potrebbe arrivare alla Tirreno più avanti, ma sarei contento che ripetesse le prestazioni fatte in Spagna.

La crono di partenza della Tirreno misura 9,9 chilometri ed è totalmente piatta: come potrebbe trovarsi Piganzoli?

Si difenderà molto bene, farà sicuramente un bel lavoro. Quando ha vinto il campionato italiano under 23 erano 38 chilometri piatti con uno strappo di un chilometro e mezzo. E’ chiaro che quando parliamo della Tirreno, non c’è neanche da fare paragoni, però la crono è nelle sue corde. Anche questa volta sono curioso. Andrò giù in Toscana proprio per seguirlo.

Maestri riparte con nuove consapevolezze e l’occhio sui giovani

04.02.2025
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Mirco Maestri la polvere dalle ruote l’ha già tolta il 25 gennaio quando ha corso alla Classica Camp de Morvedre. Il corridore emiliano ha iniziato così la sua quarta stagione nel team di Ivan Basso, che nel frattempo ha cambiato nome passando da Eolo-Kometa a Polti VisitMalta (in apertura foto Maurizio Borserini). 

«Ho corso quella gara classificata come .2 sul calendario – spiega Maestri – perché la squadra aveva bisogno di un corridore esperto da affiancare ai giovani. In corsa non c’erano le radio e avevano bisogno di un punto di riferimento che coordinasse il tutto. In quell’appuntamento è andato molto bene Crescioli, che è arrivato ottavo. E’ un bel corridore con tanti margini di crescita, l’ho visto bene e sono fiducioso di quello che può fare».

La stagione di Maestri è partita dalla Spagna con la Classica Camp de Morvedre
La stagione di Maestri è partita dalla Spagna con la Classica Camp de Morvedre

Quattro giorni di carico

La presenza estemporanea alla Classica de Morvedre non era di certo prevista, ma Maestri ci ha sempre mostrato una grande predisposizione al sacrificio e all’aiuto, così quando è arrivata la chiamata “Paperino” non si è tirato indietro. 

«Coordinare tutto – continua a raccontare – non è facile, ma vedere che i ragazzi ti seguono e ti ascoltano è bello, dà soddisfazione. Fare il diesse in gara è sempre un ruolo delicato, soprattutto se non ci sono le radioline, se poi si sbaglia si devono fare i conti con i capi in ammiraglia (ride, ndr). Io arrivavo direttamente dal ritiro, eravamo in Spagna e serviva un corridore esperto. La sera stessa sono tornato in hotel e poi ho fatto una “tripletta”, altro che riposo (altra risata, ndr)».

Eccoli i giovani della Polti VisitMalta alle spalle dell’esperto Maestri, diesse in gara
C’è anche una bella foto di te con tutti i ragazzi intorno.

L’obiettivo era correre uniti e scortarli fino all’ultima salita, tenendoli sempre lontani dai pericoli e assicurandomi di non far andare via fughe numerose senza uno dei nostri dentro. In quella foto li stavo tenendo al riparo dal vento, ho detto loro: «Sto io davanti, voi dietro al riparo».

Ora tocca a te fare sul serio…

Si parte tra poco, domani con la Volta a la Comunitat Valenciana. E’ stata la mia gara tra i professionisti, nove anni fa. Durante l’inverno ci siamo preparati bene, ma come dice Zanatta: «Puoi fare tutti i test del mondo ma poi si vede in gara come stanno le gambe». E ha ragione. 

Maestri ha esordito alla Volta a la Comunitat Valenciana nel 2016
Maestri ha esordito alla Volta a la Comunitat Valenciana nel 2016
La squadra come sta?

Bene! Sono arrivati anche due rinforzi molto importanti: Tonelli e Zoccarato. Quest’ultimo l’ho voluto con tutto me stesso e sono contento che sia qui. Mentre Tonelli avevo provato a convincerlo due anni fa di venire qui alla Polti. Lo conosco da tanti anni, siamo sempre stati amici anche con maglie diverse. Basta guardare alle ultime Sanremo, eravamo sempre in fuga insieme

Allora quest’anno proverete a tornarci con la stessa maglia?

Magari (ride, ndr). Ormai in queste corse devi partire con la consapevolezza che di spazio ce ne sarà poco. Tonelli è uno che va forte anche in salita, e sarà un ottimo rinforzo per dare una mano a Piganzoli.

Una delle figure di riferimento per la Polti VisitMalta per la stagione 2025 sarà Piganzoli
Una delle figure di riferimento per la Polti VisitMalta per la stagione 2025 sarà Piganzoli
Ripensare a quella prima Valenciana cosa ti provoca?

Un ricordo dolce-amaro. Ricordo che alla prima tappa alzai lo sguardo e c’era la Sky in testa a tirare e ho pensato: «Cavolo, ma sono davvero qui?». In quella stessa giornata ero andato in fuga con un corridore della Quick Step (Dan Martin, ndr) che mi staccò all’ultimo giro. Lui vinse, mentre io fui ripreso negli ultimi 200 metri. Ora però queste gare le preparo diversamente, con il passare degli anni ho cambiato ruolo. Sono sempre di supporto ai compagni ma mi metterò alla prova nelle corse più impegnative. 

Arrivi da una stagione di conferme da questo punto di vista…

Ne parlavo con Basso qualche giorno fa. La seconda metà del 2024 mi ha dato tante risposte positive, a partire dal Giro del Lussemburgo nel quale sono andato forte. Tutte prestazioni che mi hanno permesso di guadagnarmi la prima convocazione in nazionale agli europei. 

Maestri riparte in questa stagione con nuove conferme e la solita voglia di imparare e mettersi in gioco
Maestri riparte in questa stagione con nuove conferme e la solita voglia di imparare e mettersi in gioco
Dal 2025 cosa ti aspetti?

Metterò la stessa mentalità, una pagina bianca nella quale non dovranno mancare voglia di migliorare e imparare. Non si deve mai dare nulla per scontato, dopo la scorsa stagione ho più consapevolezza nei miei mezzi. Ne parlavo con Zanatta, che è stata una figura di riferimento nella mia carriera, ora si devono provare le fughe che possono andare. Bisogna ponderare le scelte e non sprecare energie. 

La Polti VisitMalta sembra una squadra ben equilibrata e pronta a una bella stagione…

Ci sono tanti giovani, ognuno in un momento diverso della carriera ma tutti di valore. Piganzoli è forte, molto, e ha iniziato bene questo 2025. Restare con noi un altro anno gli darà la possibilità di provare e farsi valere. Poi se si consacrerà definitivamente sarà il momento giusto di lasciare il nido e provare a spiccare il volo. 

Secondo Maestri il nome che dovrà emergere in questa stagione è quello di Tercero
Secondo Maestri il nome che dovrà emergere in questa stagione è quello di Tercero
Ci sono anche talenti appena arrivati e altri da lanciare.

Uno di quelli appena arrivati è Crescioli che nell’esordio stagionale mi ha sorpreso davvero. Tuttavia credo che questo sia l’anno giusto per provare a far emergere il talento di Tercero. Ci sono le prospettive per renderlo uno dei nostri uomini di punta. Ha le qualità per farlo, il 2024 è stato un anno difficile visti i tanti problemi fisici. Ma ora è il suo momento. 

Tre distanze e una seduta di forza nella settimana tipo di Piganzoli

28.12.2024
5 min
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Con l’anno nuovo alle porte e la preparazione in pieno svolgimento, abbiamo chiesto a Davide Piganzoli di raccontarci la sua settimana tipo, un must di bici.PRO. Il giovane ciclista della Polti-Kometa ci ha offerto uno spaccato dettagliato della sua preparazione.

Mentre si sta preparando per un’uscita lunga, il Piga ci racconta come si struttura una sua settimana in questo periodo, in considerazione del fatto che dovrebbe iniziare a gareggiare a fine gennaio.

La filosofia di Piganzoli è di non arrivare al limite per quel che riguarda lo stress. Il relax è vitale (foto Maurizio Borserini)
La filosofia di Piganzoli è di non arrivare al limite per quel che riguarda lo stress. Il relax è vitale (foto Maurizio Borserini)
Davide, iniziamo con la preparazione: Il lunedì cosa fai?

Solitamente il lunedì è una giornata di doppia attività. La mattina lavoro in palestra, concentrandomi sulla forza. Farla a secco mi dà risultati migliori rispetto al farla in bici, ormai lo abbiamo appurato. Nel pomeriggio, invece, mi dedico a un’ora e mezza o due di bici, con qualche partenza da fermo e sprint per migliorare questo gesto specifico. Quindi sempre ambito forza.

Il martedì?

Il martedì è un giorno di transizione. Si tratta di fare due ore e mezza o tre in bici, senza lavori specifici. In questo periodo dell’anno è importante accumulare ore in sella, facendo magari salite un po’ più forti, al medio o in Z3 e il resto in Z2, alla fine ne esci con una buona media.

E siamo a mercoledì…

Il mercoledì è dedicato alla distanza (come una volta, ndr): cinque ore, anche cinque ore e mezza di allenamento. Anche qui, le salite si fanno in Z3 per mantenere una buona densità. Di solito inserisco due o tre salite di 20-25 minuti, evitando di esagerare con la lunghezza per non prendere troppo freddo poi in discesa. E poi sia che sia da me in Valtellina che a San Marino ho sempre una salita per rientrare a casa. Il dislivello si attesta tra i 2.200-2.500 metri in questi casi.

Quando fa distanza, il Valtellinese ama uscire in compagnia. «Cerco di usare la bici di crono due volte a settimana», ha detto Piganzoli
Quando fa distanza, il Valtellinese ama uscire in compagnia. «Cerco di usare la bici di crono due volte a settimana», ha detto Piganzoli
Il giovedì cosa fai?

Il giovedì è una giornata di recupero. Esco con calma, magari alle 10,30, per un’ora e mezza di bici. C’è anche tempo per una pausa al bar, una lunga pausa al bar, bevendo un caffè o cappuccino, leggendo il giornale. Questi momenti aiutano a staccare dalla routine.

Venerdì?

Il venerdì si torna a lavorare sodo. Ed è il giorno dell’intensità. Faccio quattro ore di allenamento almeno, inserendo lavoretti a soglia bassa come progressioni con cadenza o minuti alternati tra soglia e recupero. Sono stimoli utili per preparare il corpo poi agli sforzi massimali che arriveranno più avanti.

Il sabato invece?

Il sabato è dedicato ancora ad una lunga distanza, di cinque o cinque ore e mezza, con salite sempre in Z2 e Z3, si va via regolari. È un allenamento che si affronta bene in compagnia e permette di accumulare ore senza appesantire troppo il fisico.

Infine Domenica…

La domenica è giornata di riposo assoluto. È importante per recuperare fisicamente e passare del tempo con la famiglia e la fidanzata, viste le lunghe trasferte durante la stagione. In accordo con il mio preparatore, Giuseppe De Maria, abbiamo stabilito che un giorno così serve assolutamente. Non bisogna mai arrivare al limite.

Avevamo visto Piganzoli lavorare in palestra già nel ritiro in Spagna: l’incremento della forza è uno dei suoi focus (foto Maurizio Borserini)
Avevamo visto Piganzoli lavorare in palestra già nel ritiro in Spagna: l’incremento della forza è uno dei suoi focus (foto Maurizio Borserini)
Davide, abbiamo parlato della preparazione: ora passiamo all’alimentazione: equilibrio e varietà

Il nutrizionista della squadra ci fornisce piani personalizzati in base a quel che dobbiamo fare. Ma tutto è sempre molto equilibrato.

Per esempio a colazione cosa mangi?

A colazione privilegio carboidrati, una fonte proteica e una liquida come caffè o the. Quindi pane e marmellata, pane e uova e appunto un caffè.

Pranzi sempre o con le distanze salti questo pasto?

Pranzo, anzi pranziamo sempre. Anche in ritiro certe volte tornavano alle 15,30-16 e tra la doccia e tutto il resto ci è capitato di pranzare anche alle 17. Magari si salta la merenda perché poi in vista della cena non c’è tempo, ma pranzo sempre, anche a casa. Alterno pasta, in bianco o col sugo se ho più tempo, riso o couscous con proteine leggere come pesce, carne o uova, dipende anche cosa ho mangiato a colazione. Poi può capitare che magari un giorno non abbia tempo o voglia di cucinare e allora magari mi faccio due fette di pane e un mango.

Al mattino la fonte proteica non manca mai per Piganzoli. Qui pane e uova
Al mattino la fonte proteica non manca mai per Piganzoli. Qui pane e uova
E a cena?

La cena varia in base all’attività svolta e a quella prevista per il giorno successivo. Ma anche in questo caso i carboidrati non mancano mai. Per esempio la sera prima della distanza un piatto di pasta non manca mai nel mio menù. Ogni tanto c’è spazio per uno “sgarro” controllato, per mantenere l’equilibrio mentale. Il concetto è di non arrivare troppo al limite, di non stressarsi eccessivamente perché poi arriva il giorno che uno crolla e sgarra di brutto. Quindi se una sera voglio un hamburger lo mangio.

Sei molto attento ai carboidrati: anche in bici?

Sì, sì: servono per lavorare bene. Prendiamo il lunedì per esempio, alla fine è vero che pedalo solo un’ora e mezza, ma in totale sono tre ore di allenamento.

Hai una tua routine di orari?

Mi sveglio solitamente verso le 8-8,30 e verso le 10 più o meno sono in bici. Dopo gli allenamenti e i pasti, il pomeriggio lo dedico al riposo, specie in questo periodo in cui vengo da sedute lunghe e le giornate sono fredde. Che poi il tempo vola: tra il pranzo, il sistemare qualcosa, la doccia e qualche momento di relax ecco che è già cena. La sera mi piace guardare un film o una serie, ma senza troppe regole fisse. Mi capita d’iniziare un film e magari finirlo due settimane dopo! quando sono le 23, anche 23,30 sono a letto.

Tiberi, Piganzoli, Pellizzari: motori (e testa) a confronto

22.12.2024
5 min
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Pino Toni non è un nome qualunque nel ciclismo: è uno dei preparatori più quotati e rispettati, con anni di esperienza e una capacità unica di leggere i corridori, i loro numeri e le loro prospettive. Abbiamo parlato con lui di tre dei giovani più promettenti del panorama italiano: Antonio Tiberi, classe 2001, Davide Piganzoli, classe 2002, e Giulio Pellizzari, classe 2003. Tre atleti con storie e caratteristiche diverse, ma uniti da un comune denominatore: il talento.

Toni ci ha offerto un confronto tecnico e umano sui loro “motori”, l’evoluzione anno per anno e le prospettive future. Ne è emersa una lettura interessante non solo del loro potenziale fisico, ma anche di quello mentale. «Anche se – ci tiene subito a chiarire Toni – Piganzoli è quello che conosco meno. Posso giudicare per quel che ho visto. Non posso basarmi sui dati di Strava, per un confronto vero servono i numeri reali».

Pino Toni ha collaborato con molti team e tutt’ora collabora con diversi team
Pino Toni ha collaborato con molti team e tutt’ora collabora con diversi team
Pino, partiamo da Tiberi: il tuo giudizio su di lui?

Antonio l’ho seguito quando era al Team Ballerini, lui è uno di quei corridori completi che eccellono sia in salita sia a cronometro. Ricordiamo che è stato campione del mondo tra gli juniores, un risultato che non arriva per caso. Il suo motore è davvero impressionante, ma ciò che colpisce di più è la sua completezza. Va forte su tutti i terreni, anche se non l’ho ancora visto nei contesti più estremi. Rimane comunque un ragazzo dotato, con ampi margini di miglioramento.

Chi ha il motore più grande tra i tre?

Tiberi ha il motore più grande. Quando era under 23 nell’allora ColpacK-Ballan, già emergeva come un leader, capace di gestire corse a tappe di livello. Già questo lo differenzia dagli altri due: Antonio è già molto più strutturato come corridore e come obiettivi. Ha un approccio più maturo, una personalità già formata, mentre gli altri sono ancora in fase di costruzione.

Gli altri due sono più piccoli: due anni a questa età si vedono?

Sì e no. Tiberi era più maturo anche quando era più giovane. Pellizzari, ad esempio, ha due anni in meno e si vede: deve ancora crescere sotto diversi aspetti. Fa sorridere quando Giulio chiede l’autografo a Pogacar (il riferimento è agli occhiali dopo la tappa del Monte Pana, al Giro d’Italia, ndr): non credo che Tiberi lo avrebbe fatto. Questo non significa che sia meno promettente, anzi. Tuttavia, è evidente che il suo processo di maturazione richiederà più tempo. Piganzoli mi sembra invece un po’ più impostato.

Pellizzari è il più giovane dei tre. E’ quello che forse ha più margini… specie a crono
Pellizzari è il più giovane dei tre. E’ quello che forse ha più margini… specie a crono
I tre sono paragonabili? Ci sono somiglianze?

No, non hanno grandi somiglianze. Tiberi è un leader nato, lo si vede anche dalle scelte di carriera: è passato direttamente con una squadra WorldTour come Trek-Segafredo, una scelta che riflette la sua ambizione e il suo talento. Pellizzari, invece, è ancora nella fase in cui deve dimostrare il suo valore. Piganzoli invece lo posizionerei a metà strada: ha una squadra che crede molto in lui e lo fa sentire importante. Questo potrebbe aiutarlo a fare il salto di qualità, ma il tempo ci dirà se saprà imporsi.

Diesel o benzina: che tipo di atleti sono?

La favola del diesel ormai non regge più. Nel ciclismo moderno, devi andare a “benzina a cento ottani”, cioè saper spingere al massimo sin da subito e mantenere un livello elevato ed essere capace di mangiare tanti carboidrati. Tiberi è senza dubbio più potente e performante. Pellizzari, invece, ha ancora bisogno di consolidare il suo motore, mentre Piganzoli ha già dimostrato di poter competere ad alti livelli, pur essendo ancora da definire completamente.

Tiberi, Piganzoli e Pellizzari sono i nostri uomini da corse a tappe, ma chi vedi più scattista tra i tre?

Piganzoli senza dubbio. In una corsa come la Liegi o la Clasica di San Sebastian, potrebbe fare bene grazie alla sua esplosività. Anche se poi vista la durezza di una Liegi un Tiberi può emergere lo stesso. Antonio, invece, è più adatto a percorsi duri e prolungati, dove la resistenza è fondamentale. Pellizzari si posiziona nel mezzo: ha spunti interessanti, ma deve ancora costruire un’identità precisa.

Piganzoli? Per Toni il corridore della Polti-Kometa è quello che ha il cambio di ritmo migliore
Piganzoli? Per Toni il corridore della Polti-Kometa è quello che ha il cambio di ritmo migliore
Chi è il più scalatore?

Come scalatori puri, Tiberi e Pellizzari si equivalgono. Entrambi hanno numeri notevoli, ma Tiberi ha già dimostrato di poter reggere il ritmo dei migliori. Pellizzari, al momento, rimane più indietro, anche se lui ha davvero ampi margini di crescita. Ancora non si è ritrovato nel vero testa a testa con i big. Piganzoli, invece, ha caratteristiche diverse: in salita tiene bene, ma è meno incisivo rispetto agli altri due secondo me.

Quali margini di miglioramento hanno?

Tutti e tre hanno margini importanti, ma è anche vero che il livello internazionale è altissimo. Pensiamo a corridori giovani come Ayuso, Del Toro, Torres, i due giovani belgi (il riferimento è a Van Eetvelt e Uijtdebroeks, ndr)… gente che già domina o comunque va fortissimo. Questo non significa che i nostri ragazzi siano meno promettenti, ma devono lavorare molto per competere con i migliori.

In conclusione, il tuo giudizio complessivo su questi ragazzi?

Tiberi è già un leader, con un motore superiore e una maturità che lo pone un gradino sopra gli altri due. Pellizzari ha ancora bisogno di tempo per crescere, ma il potenziale c’è. Piganzoli è un corridore completo, con caratteristiche leggermente più da scattista. Ripeto i motori di Tiberi e Pellizzari li conosco: il primo lo avevo alla Ballerini, come detto, e l’altro quando passò in Bardiani: so che possono fare bene.

L’inverno spagnolo di Piganzoli, mentre fuori diluvia

14.12.2024
7 min
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OLIVA (Spagna) – Mercoledì mattina, tre giorni fa. La stanza di Bais e Piganzoli è sotto sopra come quella di chiunque sia appena arrivato e non ha ancora vuotato la valigia. Piove così tanto che le strade sono trasformate in un vero acquitrino. La Polti-Kometa ha dovuto cambiare sistemazione, perché nel solito Nova Beach sono arrivate come un tornado la Visma-Lease a Bike e la Ineos Grenadiers, che per la prima volta da anni ha abbandonato la soluzione di Mallorca. Così la squadra di Basso e Contador ha ripiegato su un complesso dal nome Las Dunas: casette bianche e due corridori per appartamento. Sono arrivati nella serata di ieri, martedì.

Quando entriamo nella hall, Giovanni Ellena e Jesus Hernandez lavorano al computer sul tesseramento degli atleti e sui programmi. I meccanici stanno sistemando una fila di rulli sotto alla grande tettoia, perché i corridori di certo non usciranno, ma dopo la palestra si concederanno ugualmente qualche pedalata. Sono anche giornate di vari approfondimenti, non solo tecnici. Stamattina si è svolta la riunione con ITA (International Testing Agency) a proposito di antidoping e reperibilità Adams. Scambiamo poi due parole con Tommaso Cappella, che sta girando nei ritiri dei team sponsorizzati dalle gomme Vittoria. Mentre in uno degli appartamenti si provano nuove appendici da cronometro, in attesa di definire il partner ufficiale.

Abbiamo incontrato Piganzoli mercoledì mattina nella stanza che divide con Mattia Bais. Erano arrivati la sera prima
Abbiamo incontrato Piganzoli mercoledì mattina nella stanza che divide con Mattia Bais. Erano arrivati la sera prima

Nella stanza di Piganzoli

A farci strada fino alla camera di Piganzoli (in apertura foto Maurizio Borserini) è stato Asier Ferdandez Soberta, il social media manager passato dai team giovanili a quello dei professionisti. E’ singolare rendersi conto che nella squadra sostenuta da sponsor italiani, la catena di comando sia quasi interamente spagnola. Davide invece l’accento iberico di quando correva nella squadra U23 spagnola l’ha perso del tutto. Così come il ragazzino esile dei primi tempi ha lasciato spazio a un atleta sulla via della maturità, con le idee chiare e poche parole, sempre essenziali. Il 2024 è stato l’anno del primo Grande Giro e non poteva essere che quello d’Italia, dato che la trazione spagnola non è bastata per un invito alla Vuelta. Ed è stato anche l’anno del podio al Giro dell’Emilia dietro Pogacar e Pidcock.

«Sicuramente ho fatto una buona annata – dice il valtellinese – un buon Giro d’Italia e un ottimo finale di stagione. Alla fine tra il Lussemburgo e le gare in Italia, l’Emilia e il Lombardia un po’ meno, ho messo insieme dei buoni ricordi che ci fanno lavorare bene e sperare nel 2025. Il podio del San Luca ha portato tante emozioni. Quando sei davanti in una gara come quella e in mezzo a certi nomi, dai quel qualcosina in più che magari non riusciresti a dare quando ti stai giocando una settima, ottava posizione. E’ stata una buona gara, ho fatto buoni numeri e cercheremo di ripartire proprio da questo».

Terzo al Giro dell’Emilia dietro Pogacar e Pidcock: se serviva un segnale, questo è arrivato molto forte
Terzo al Giro dell’Emilia dietro Pogacar e Pidcock: se serviva un segnale, questo è arrivato molto forte
Quei numeri si possono davvero tradurre in fiducia?

Sicuramente ho fatto una buona crescita, non solo con l’Emilia che però è stata la ciliegina sulla torta perché lì è arrivato il risultato. Ma ci sono state tante gare, soprattutto al Giro del Lussemburgo, in cui ho sentito di essere passato a un altro livello. Ho fatto un secondo ritiro in altura da solo, tra Livigno e lo Stelvio, che mi ha dato tanta forza tanto e tanto morale. Non dimentico che il 2024 è stato l’anno in cui per la prima volta sono andato sul Teide. Stavo preparando il Giro e ho visto che davvero mi ha dato tanto. Perché al Giro ho ottenuto il tredicesimo posto finale, però ho fatto buoni numeri. Sono cresciuto molto e per tre settimane non sono mai calato. Quindi penso che l’altura mi abbia fatto bene e per questo cercheremo di ripercorrere gli stessi passi.

Come è stato andare per la prima volta sul Teide?

Bellissimo, non si può dire altro. E’ stato un ritiro in altura che mi è piaciuto molto, sia per i paesaggi che trovi lassù, sia per i percorsi che ci sono quando scendi. Alla fine è vero che ogni volta devi tornare sul Teide, quindi fare un’ora e mezza, due ore di salita. Però quello che ottieni in cambio è veramente tanto e ti fa capire la fortuna che abbiamo noi di lavorare in posti del genere. Quando sono sceso e sono andato al Tour of the Alps, sapevo di non essere al 100 per cento perché avevo fatto tanto fondo, però mi mancava il ritmo gara. Una volta che è è arrivato anche quello, al Giro si è vista la differenza, soprattutto nella terza settimana.

Prova a pensare al “Piga” neoprofessionista che veniva dalla Spagna. Quanto ti vedi più grande rispetto a quei giorni?

Mi vedo veramente tanto più grande, migliorato sia fisicamente che mentalmente come uomo, come atleta. Penso che questo sia successo soprattutto grazie alla squadra in cui sono, che mi ha fatto fare i passi giusti al momento giusto. La volontà è sempre stata quella di continuare qui e alla fine abbiamo trovato un buon accordo, in cui è compresa la possibilità di fare il programma giusto per me. Non vedrei possibile in questo momento in altre squadre riuscire a fare un altro Giro e giocare le mie carte. Come minimo avrei degli spazi limitati. Qui ho la possibilità di mettermi alla prova e credo che sia una buona cosa.

Piganzoli e Pellizzari (un anno più giovane) hanno vissuto finora carriere parallele
Piganzoli e Pellizzari (un anno più giovane) hanno vissuto finora carriere parallele
Tempo fa si fece una riflessione proprio su questo: andare in uno squadrone, come ad esempio ha fatto Pellizzari, potrebbe significare non correre il Giro: un vantaggio o uno svantaggio?

Dal mio punto di vista sarà utile tornarci. Quest’anno ho fatto una buona esperienza e ora so dove posso migliorare. Quindi cercherò sicuramente di farlo, per capire se veramente si riesce a crescere su questi punti o se in un futuro dovrò dedicarmi ad altro. Penso che anche Giulio abbia fatto i giusti passi. Ha corso per tre anni in Bardiani ed è cresciuto anche lui molto. Siamo molto amici. Nel 2024 è andato veramente forte in certe tappe del Giro e quest’anno è passato in uno squadrone. Avrà gli spazi ridotti però se lui crede che sia l’ambiente giusto, ha fatto molto bene.

Quali sono le aree in cui pensi di dover crescere?

So che posso migliorare in salita: devo lavorarci ancora tanto, però sono fiducioso. Poi sicuramente nella cronometro, perché quest’anno ho utilizzato poco quella bici. Adesso stiamo apportando dei miglioramenti, cercheremo di mettere a posto alcune cose su cui nel 2024 si faceva un po’ fatica. Ho già iniziato a utilizzarla da quest’inverno almeno un paio di volte a settimana per trovare la posizione e prenderci la mano. Da junior ho fatto il podio ai campionati italiani, da under 23 li ho vinti. Nelle categorie giovanili sono sempre andato a podio dietro gente come Milesi, quindi non penso di essere così lontano. So che devo lavorarci tanto, bisogna dedicarsi ai materiali e cercheremo di fare il possibile.

Le sedute in palestra proseguiranno per tutta la durata del ritiro, ma intanto ha smesso di pievere (foto Maurizio Borserini)
Le sedute in palestra proseguiranno per tutta la durata del ritiro, ma intanto ha smesso di pievere (foto Maurizio Borserini)
Milesi, Pellizzari… Cosa pensi a vedere che la tua generazione sta crescendo così bene?

Mi fa sicuramente un bel effetto, anche perché siamo tutti amici. Con Milesi e Romele che erano nella mia squadra, con Garofoli, con Germani e con Frigo. Stiamo uscendo pian pianino, perché abbiamo fatto i giusti passi da giovani.

Hai già un’idea del tuo calendario?

E’ ancora presto, stiamo studiando qualcosa, però più o meno cercheremo di seguire il calendario dello scorso anno. Intanto siamo qui per fare un avvicinamento alle prime corse. Siamo divisi in due gruppi, perché non siamo come le WorldTour che partono dall’Australia quindi deve esserci qualcuno che sia pronto già ora. Fra noi, qualcuno partirà un filo prima, qualcuno un po’ dopo. Ma in generale il primo ritiro è più tranquillo. Iniziamo magari con qualche doppia fila, ma soprattutto per affinare il gesto e spolverare gli automatismi. In salita non si va più del medio, perché penso che sia un buon periodo per fare tanto fondo e mettere chilometri nelle gambe sperando che il tempo migliori. E se piove, si va in palestra…

Davide Piganzoli è nato a Morbegno l’8 luglio 2002. E’ alto 1,74 per 61 chili (foto Maurizio Borserini)
Davide Piganzoli è nato a Morbegno l’8 luglio 2002. E’ alto 1,74 per 61 chili (foto Maurizio Borserini)
Un lavoro che si tiene comunque almeno d’inverno?

Almeno una o due volte a settimana e penso che dal mio punto di vista sia funzionale e utile. Spesso in bici alleni una forza diversa e hai bisogno di altri stimoli per altri muscoli.

Vacanza di Natale a casa?

Con i miei genitori, magari qualche giorno con la mia ragazza e poi tornerò a San Marino fino al secondo ritiro. Da noi ci sono tanti mercatini di Natale, perché sono posti vicini alle montagne, quindi in tutti i paesini si organizzano queste piccole fiere, che dal mio punto di vista sono molto belle perché senti proprio l’aria natalizia. Il Natale mi piace, non mi piace il freddo, però il Natale è bello. Cosa dice il meteo per domani? Massima di 13 gradi, speriamo che si scaldi ancora un po’…

La nuova Polti-Kometa. Cambiamenti nel segno della continuità

09.11.2024
5 min
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Una delle principali voci dell’ambiente ciclistico in questa fase di passaggio tra la vecchia e la nuova stagione è legata alla Polti-Kometa. Può sembrare strano se consideriamo che ufficialmente ci sono solo 3 nuovi innesti, con il maltese Aidan Buttigieg insieme a due neopro’ (uno dei quali è Raccagni) a fronte di 4 partenze (una pesante, quella di Paul Double), ma il mercato e soprattutto l’evoluzione di una squadra non sono dati solo dai nomi di chi arriva e chi se ne va.

4 vittorie per la Polti-Kometa nel 2024: 2 con Piganzoli, una per Lonardi e Restrepo, tornato in Colombia
4 vittorie per la Polti-Kometa nel 2024: 2 con Piganzoli, una per Lonardi e Restrepo, tornato in Colombia

Ivan Basso non si tira indietro, quando gli viene riferito come i fari dell’attenzione siano più accesi che mai sulla sua creatura e misura bene le parole per tracciare i passi principali di quello che potrebbe essere un punto di svolta: «Io però più che chiamarlo così, vorrei che si parlasse di un processo di continua crescita che anche nel 2025 vedrà il team compiere passi avanti. Noi stiamo mettendo a punto strategie fatte di decisioni importanti, che riguardano non solo i corridori, ma anche lo staff e soprattutto tutta l’intelaiatura che tiene in piedi il nostro progetto. Ogni innesto deve essere attentamente considerato».

Da quel che si vede è in atto però un’opera di ringiovanimento, nel roster e non solo…

E’ il passo che stiamo facendo in questo periodo storico del nostro team. Cerchiamo di muoverci con attenzione guardando al budget ma anche ai nostri obiettivi. Per questo dico che avere trattenuto Piganzoli e Lonardi, ma anche Maestri significa avere mantenuto le colonne portanti del team e questo non può essere dato per scontato nel ciclismo che viviamo, perché è uno sforzo importante, che deve essere riconosciuto. Considerate che sono corridori profondamente rivalutati rispetto a 1-2 anni fa, con un valore molto diverso.

Piganzoli a destra, sul podio dell’Emilia con due mostri sacri come Pidcock e Pogacar
Piganzoli a destra, sul podio dell’Emilia con Pogacar
Sin dall’inizio il tuo progetto è stato molto seguito e attirava intorno a sé grandi speranze legate a tutto il ciclismo italiano. Ritieni di essere arrivato al punto che volevi per questo specifico momento?

Difficile da dire, ma posso ritenermi soddisfatto e orgoglioso, perché non conta solo dove vuoi essere, ma anche come ci arrivi. I processi di crescita non seguono sempre i tempi che uno ha preventivato, possono essere più o meno veloci. Io dico che di strada ne abbiamo fatta tanta, abbiamo una posizione consolidata, ma il processo di crescita è ancora molto lungo.

Una novità profonda nel vostro assetto è il voler dedicare un grande spazio all’attività juniores a discapito di quella under 23. Perché?

Abbiamo studiato la situazione, l’evoluzione del ciclismo e abbiamo capito che ciò che cercavamo è in quella fascia che copre allievi e juniores. Attenzione però, perché sappiamo anche noi che non sono tutti fenomeni a 17 anni, che per uno che emerge subito ce ne saranno altri che avranno bisogno di più tempo. Io penso ad esempio che la fascia under 23 abbia fatto il suo tempo, sia più indicato muoversi attraverso una fascia under 21, nella quale quei due anni post attività juniores permetterebbero ai ragazzi di continuare a crescere senza sentirsi troppo pressati. D’altro canto scendiamo nel dettaglio dell’attività di ragazzi di 17 e 18 anni e vedremo che attualmente ci troveremo di fronte a varie fasce di attività.

Per Lonardi tanta fiducia dal team, che ha deciso di rafforzare il suo treno per le volate
Per Lonardi tanta fiducia dal team, che ha deciso di rafforzare il suo treno per le volate
Quali?

Troverai quelli più bravi che vanno subito nel WorldTour, quelli che approdano nei devo team, quelli che vanno nelle professional e infine quelli che vanno nei team under 23. E’ un sistema che non mi piace, significa che questa categoria prende corridori di quarto livello. Io poi, di un corridore giovane, non voglio guardare solamente i risultati.

Che cosa cerchi allora?

Io devo avere un compendio molto ampio d’informazioni, dove i risultati hanno un peso, ma voglio sapere anche quali gare hanno fatto, quanta altura, quante ore di allenamento, che scuola frequentano, come si relazionano con i compagni. A proposito degli studi, il rendimento scolastico sarà una conditio sine qua non per gareggiare: se anche una sola materia non va bene, niente gare. Io voglio un team di ragazzi ai quali chiedo risposte non immediate, ma fra 3 anni. Solo così possiamo lavorare per costruire insieme il loro futuro.

Maestri, reduce da un’ottima stagione che l’ha portato in nazionale, sarà il regista del team
Maestri, reduce da un’ottima stagione che l’ha portato in nazionale, sarà il regista del team
Come mai finora vi siete mossi così poco?

Stiamo valutando tantissime situazioni, ma devono essere tutte funzionali alle nostre colonne di riferimento. Se vuoi davvero crescere come team, significa che quelli bravi devi tenerli e fare in modo che diventino bravissimi ed è questo il nostro obiettivo. Per farlo, devi avere le spalle coperte. Per me è motivo di grande soddisfazione avere coinvolto ancora la Polti che è un marchio storico nel ciclismo e che si è rilanciato prepotentemente, ma lo è anche sapere che Kometa dopo 7 anni al nostro fianco si è deciso a prolungare per altri 2 anni, o che abbiamo VisitMalta per altri 3, o ancora che abbiamo definito, è notizia di questa settimana, la sponsorizzazione di un marchio prestigioso come Yamamay.

Questo vi dà ulteriore spinta per il mercato?

Sicuramente, infatti oltre ai nomi già sicuri abbiamo definito l’approdo di un giovane di talento come Crescioli e di un corridore già strutturato e funzionale per il nostro team come Zoccarato. Mancano a nostro avviso ancora due innesti, ma stiamo valutando, non inseriremo nomi a caso.

Zoccarato è l’acquisto dell’ultim’ora, ancora non ufficializzato dalla squadra
Zoccarato è l’acquisto dell’ultim’ora, ancora non ufficializzato dalla squadra
Obiettivamente, rispetto a quando avete iniziato la vostra avventura imprenditoriale, le regole dell’UCI in continua evoluzione hanno rappresentato una difficoltà non prevista?

Questo è un tema molto delicato, per il quale ci vorrebbero ore di discussione… Possiamo dire che noi siamo d’accordo che ci sia un ranking che stabilisca le gerarchie, ma che queste hanno valore se c’è equità. Per il resto è un tema che ha mille sottotemi da affrontare. Magari lo faremo più avanti…

Gavazzi: il mondo giù dalla bici e i consigli a Piganzoli

19.10.2024
6 min
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«Diciamo che questo primo anno giù dalla bici me lo aspettavo più traumatico. Dopo una vita che ti alleni e hai sempre degli obiettivi a cui puntare, mi aspettavo un maggiore disorientamento. Invece a casa ho occupato bene il tempo con la famiglia e con la squadra ho viaggiato parecchio. Alla fine quello delle corse è stato il mio mondo per anni e non mi sono distaccato totalmente. Me lo sono goduto in maniera serena e felice. Il ciclismo mi manca, vero. Ma non ho mai detto: “Mi piacerebbe correre”. Questo vuol dire che ho smesso nel momento giusto. E che a questo sport ho dato quel che dovevo, fino all’ultimo».

A parlare è Francesco Gavazzi. Dopo 17 anni passati nel mondo del professionismo, l’anno scorso ha appeso la bici al chiodo, correndo la sua ultima gara in carriera alla Veneto Classic, in maglia Eolo-Kometa. Tuttavia il valtellinese non ha abbandonato il team, che nel frattempo è diventato Polti Kometa (in apertura, foto Maurizio Borserini). 

Francesco Gavazzi è rimasto vicino agli ex compagni di squadra, seguendoli per una sessantina di giorni di gara (foto Maurizio Borserini)
Francesco Gavazzi è rimasto vicino agli ex compagni di squadra, seguendoli per una sessantina di giorni di gara (foto Maurizio Borserini)

365 giorni dopo

Un anno dopo, quelle righe iniziali racchiudono il suo pensiero sull’addio al ciclismo e su questo 2024 vissuto nel team ma con un ruolo diverso. 

«Vivere le corse da fuori – continua Gavazzi – è bello, ho gestito l’area hospitality della squadra e mi sono goduto il ciclismo. Vedere un Giro d’Italia da fuori è fantastico, una festa continua. Te lo godi per l’evento che è: un viaggio bellissimo in bici nel nostro Paese. Mi sono goduto tante piccole cose che negli anni da corridore non potevo fare, ad esempio mangiare ogni prodotto tipico delle regioni in cui eravamo (ride, ndr). Poi in Polti ho un rapporto speciale con tutti, un’amicizia stretta che mi ha permesso di restare a contatto con i corridori. Mi piace parlare con loro prima di cena, sentire cosa pensano, quali sono le loro sensazioni. Mi sono sentito nel prosieguo della carriera agonistica ma senza la fatica di pedalare, che non è male (ride ancora, ndr). 

Davide Piganzoli (classe 2002) è arrivato a Roma 13° in classifica generale
Davide Piganzoli (classe 2002) è arrivato a Roma 13° in classifica generale
Tra i tanti ragazzi della Polti c’è un valtellinese come te: Piganzoli. L’anno scorso gli avevi lasciato dei consigli, quest’anno come lo hai ritrovato?

Proprio al Giro è andato forte, ha provato a tenere duro e fare classifica durante tutte e tre le settimane. In alcuni giorni ha un po’ pagato lo sforzo, non ha avuto la brillantezza per provare a vincere una tappa. Cosa che Pellizzari, altro giovane promettente come lui, ha fatto. 

Il tenere duro di Piganzoli lo ha messo meno sotto i riflettori. 

Sono scelte diverse. Pellizzari un giorno è stato male ed è uscito di classifica, la sua condotta di gara nell’ultima settimana è stata giusta. “Piga” invece non ha avuto giorni di crollo e ha fatto un Giro solido. Penso che la sua sia una stata una scelta utile in chiave futura. 

Piganzoli ha corso il Giro d’Italia provando a fare classifica, una scelta utile per il futuro
Piganzoli ha corso il Giro d’Italia provando a fare classifica, una scelta utile per il futuro
In che senso?

Voleva capire cosa voglia dire correre un Giro d’Italia per fare classifica. Gestire tre settimane di corsa è una cosa che non puoi capire finché non lo vivi. Da under 23 al Giro Next Gen o al Tour de l’Avenir al massimo corri per 9-10 giorni. Da un certo punto di vista la scelta di Piganzoli sarà utile perché nel 2025 lui saprà cosa aspettarsi dal Giro, Pellizzari meno. 

Poi eri anche all’Emilia, vero?

Sì. E lì Piganzoli ha fatto un numero esagerato. Lo ha pagato un po’ al Lombardia forse, più dal punto di vista psicologico. Nel senso che forse lui stesso si aspettava qualcosa in più dal punto di vista del risultato. Penso abbia pagato la distanza, d’altronde 250 chilometri non sono facili da digerire a 22 anni. C’è tempo per crescere. 

Dopo l’ottima prestazione dell’Emilia il valtellinese aveva buone aspettative per il Lombardia
Dopo l’ottima prestazione dell’Emilia il valtellinese aveva buone aspettative per il Lombardia
Perché dici che lo ha pagato dal punto di vista psicologico?

Finita la gara, sul pullman, non era il solito Piganzoli. Lui è uno che ride e scherza con tutti, ma sabato era scuro in volto. E’ un ragazzo molto ambizioso, con una mentalità da grande corridore. Quando sale in bici si trasforma. Mi ricorda un po’ Nibali per certi versi, vive le gare con tranquillità e con il giusto distacco, quello che non gli fa pesare il grande evento. 

Nelle gare di un giorno potrà dire la sua?

Penso che lo abbia dimostrato all’Emilia. Se c’è dislivello lui si mette in mostra e può fare molto bene. La batosta del Lombardia l’ha presa, ma questo perché lui da se stesso si aspetta tanto, come fanno tutti i grandi corridori. Ha preso le misure e ha capito cosa vuol dire correre in certe gare e cosa serve per essere competitivo. 

Ma per certi appuntamenti come il Lombardia servono ancora tanti chilometri e altrettanta esperienza
Ma per certi appuntamenti come il Lombardia servono ancora tanti chilometri e altrettanta esperienza
Visto che si è parlato di Pellizzari, lui andrà in una WT nel 2025, Piganzoli rimane da voi. Che ne pensi?

Credo che Piganzoli, ora come ora farebbe fatica in una formazione WorldTour buona. Non perché non abbia le qualità, anzi. Però negli squadroni è sempre complicato, soprattutto se non arrivi con un certo status. Qui da noi farà la Tirreno, il Giro e il Lombardia e avrà modo di tornare a queste gare come leader. C’è dell’altro. 

Cosa?

Credo che Piganzoli ora scalpiti per andare in una WorldTour, ma fare un altro anno con noi sarà utile. Se ne renderà conto in futuro. Lui è destinato a crescere e migliorare nei prossimi tre, quattro anni, è un fatto di sviluppo. E’ giovane e ha tanto da capire, anche tatticamente. In più fare il professionista non è solamente andare alle gare e pedalare, ma anche gestire la vita a casa e imparare a capire il proprio fisico. Magari un anno cambi preparazione per vedere se il tuo corpo reagisce meglio o se cresci in un certo aspetto. Si tratta di affinare. 

Un altro anno alla Polti sarà la via giusta per crescere e migliorare, in bici e fuori
Un altro anno alla Polti sarà la via giusta per crescere e migliorare, in bici e fuori
Insomma, servono i passi giusti. 

Assolutamente, anche perché il ciclismo ora è molto stressante, sia mentalmente che fisicamente. Tanti giovani fanno fatica, si abbattono e poi si arrendono. La differenza la fa la testa, oggi più di prima. Perché in tanti vanno forte, ma non tutti sono in grado di reggere la pressione. 

Lui sì?

Piganzoli si mette pressione da solo, ma non si fa travolgere da quella esterna. Però fino ad ora non è mai stato troppo sotto i riflettori. Mentre l’anno prossimo ci sarà gente che da lui si aspetta qualcosa e restare in un ambiente che conosce e che lo conosce gli farà solo bene.

Lo sguardo di Bennati su 4 giovani azzurri: ricambio in vista?

18.10.2024
5 min
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Il 2024 ci ha regalato un gruppetto di ragazzi giovani e dal fare ambizioso, che sanno pedalare bene e forte. Lo hanno dimostrato quando erano under 23 e una volta passati professionisti hanno mantenuto questo trend. Stiamo parlando di Giulio Pellizzari, Davide Piganzoli, Francesco Busatto e Davide De Pretto. Quattro atleti che hanno rappresentato lo zoccolo duro della nazionale under 23 di Marino Amadori fino al mondiale di Zurigo. Una volta terminato questo cammino, vista anche la nuova regola UCI che impedisce loro di correre a mondiali ed europei nella categoria U23, è arrivato il momento di trattarli da grandi

Busatto, De Pretto e Pellizari hanno corso a Zurigo con la nazionale U23 di Amadori
Busatto, De Pretto e Pellizari hanno corso a Zurigo con la nazionale U23 di Amadori

Il futuro

Lo facciamo insieme al cittì della nazionale elite Daniele Bennati. Il tecnico aretino raccoglie il testimone passatogli dal collega Amadori e guarda al futuro insieme ai giovani che avanzano.

«Secondo me questi quattro – racconta Bennati – sono nomi che per il futuro della nostra nazionale saranno importanti. Sui quali io stesso dovrò fare affidamento. C’è bisogno di un ricambio generazionale e lo possiamo cominciare nel migliore dei modi. Non solo dal punto di vista fisico, ma anche come approccio alle gare e ai vari impegni sono ragazzi che hanno mostrato sfrontatezza. Una qualità della quale abbiamo davvero bisogno».

Tra i giovani azzurri Pellizzari è quello che si è messo in mostra di più nello scorso Giro d’Italia
Tra i giovani azzurri Pellizzari è quello che si è messo in mostra di più nello scorso Giro d’Italia

1) Pellizzari e il passo giusto

Vediamo questi profili uno per uno insieme a Bennati. Una sorta di presentazione o, per meglio dire, una specie di identikit che il cittì ha fatto nei confronti di questi neo professionisti. Partiamo con il parlare di Giulio Pellizzari, se non altro perché in ottica mondiale il suo nome era sul taccuino di entrambi i tecnici azzurri. 

«Lui e Piganzoli – analizza Bennati – sarebbero potuti rientrare nei piani della nazionale maggiore in vista di Zurigo. Poi nei giorni precedenti alle convocazioni, Amadori e io ci siamo confrontati, decidendo di non fare un passo troppo lungo. Pellizzari nel 2024 ha mostrato di poter essere il corridore da corse a tappe per l’Italia. L’ultima settimana del Giro ha fatto vedere grandi cose, ciò testimonia un ottimo recupero, qualità importante in quel genere di corse. Ha un profilo che rispecchia molto le caratteristiche dello scalatore e lo ha fatto notare anche al Lombardia, dal quale è uscito con una prova maiuscola.

«L’anno prossimo passerà nel WorldTour con la Red Bull-Bora hansgrohe e credo sia uno step importante per la sua carriera, fatto nella squadra giusta. La concorrenza interna non mi preoccupa affatto, perché Pellizzari è forte e sarà la strada a dimostrare cosa potrà fare. Alla Red Bull-Bora troverà tanti italiani nello staff e nel team, in più sarà guidato da Gasparotto. Ripeto: non credo ci fosse scelta migliore».

Davide Piganzoli ha disputato una corsa rosa più solida, con un tredicesimo posto finale
Davide Piganzoli ha disputato una corsa rosa più solida, con un tredicesimo posto finale

2) Piganzoli: carico di responsabilità

L’altro azzurro con la mentalità e il fisico ideale per le grandi corse a tappe è Davide Piganzoli. Al suo primo Giro d’Italia ha portato a casa un tredicesimo posto finale. Un risultato non indifferente, che ha mostrato quanto possa essere solido il valtellinese nell’arco di tre settimane. 

«Ha caratteristiche diverse rispetto a Pellizzari – spiega il cittì – ha una struttura fisica che gli permette di essere più esplosivo. Lui stesso dovrà capire che tipo di corridore potrà essere in futuro, se da grandi Giri, da brevi corse a tappe o da gare di un giorno. Penso però che nel 2025 possa ancora curare la classifica in una grande corsa a tappe, se lo meriterebbe e da lui mi aspetto questa conferma. Rimanere un altro anno alla Polti Kometa può dargli qualcosa in più in termini di responsabilità. Correrà in un team dove sarà il faro per gare come il Giro e questo lo farà maturare ancora di più dal punto di vista mentale».

Francesco Busatto, al primo anno nel WorldTour ha fatto un calendario di grande qualità
Francesco Busatto, al primo anno nel WorldTour ha fatto un calendario di grande qualità

3) Busatto: un cammino costante

Si passa poi ai corridori da corse di un giorno: ragazzi leggeri, ma con gambe pronte a spingere forte sui pedali. Francesco Busatto e Davide De Pretto. Rispetto ai primi due loro hanno già vissuto un anno nel WorldTour, con Busatto che è passato dal devo team alla formazione dei grandi

«Busatto – continua Bennati – è in una squadra che gli permette di crescere e mettersi alla prova. Ha delle caratteristiche atletiche importanti visto che è dotato di un ottimo spunto veloce, cosa che nel ciclismo moderno può dargli un qualcosa in più. Da under 23 ha vinto la Liegi di categoria e quest’anno ha visto com’è correre in quella dei professionisti. Sono esperienze che fanno bene a un ragazzo giovane, molti corridori hanno vinto monumento o corse importanti dopo anni di presenze e piazzamenti. Un anno nel WorldTour alza sicuramente l’asticella, facendoti fare un salto importante a livello fisico e psicologico».

Tra i quattro giovani azzurri De Pretto è stata la sorpresa del 2024
Tra i quattro giovani azzurri De Pretto è stata la sorpresa del 2024

4) De Pretto: “la” sorpresa

Infine c’è Davide De Pretto, il quale ha messo alle spalle il suo primo anno nel WorldTour con la Jayco AlUla. Il suo è stato un salto importante, il vicentino arrivato dalla Zalf Euromobil ha raccolto risultati importanti. Nel complesso termina la sua stagione con sedici top 10 nelle quali rientra anche la prima vittoria da professionista al Giro di Austria.

«Lui e Busatto – conclude Bennati – hanno caratteristiche simili: sanno tenere in salita e hanno buone doti in sprint ristretti. De Pretto mi è piaciuto parecchio, il suo era uno scalino non facile da fare, passare da una formazione continental a una WorldTour non è scontato. Eppure ha risposto bene, non dico che mi ha sorpreso, ma mi ha fatto parecchio piacere. E’ un ragazzo molto propositivo e che durante tutto il 2024 ha dimostrato di poter stare a certi livelli. Il suo profilo è quello di un corridore in grado di poter vincere nel ciclismo moderno e lo accompagna anche il giusto atteggiamento».