La Freccia di Williams, del gelo e degli gnocchi di Formolo

17.04.2024
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HUY (Belgio) – «Hai presente quando sei in trance per il freddo e non riesci a capire dove ti trovi? Ero lì che pedalavo, sapevo di essere alla Freccia Vallone, ma a un certo punto mi sono messo a chiedere dove fossimo. Se nel primo gruppo oppure dove, perché non capivo davvero. Adesso ho un piatto di gnocchetti che mi aspetta, ma prima devo scaldarmi le mani, che quasi non le sento…».

Formolo è stato il primo degli italiani alla Freccia. Sul pullman ha ritrovato il sorriso e gli gnocchi
Formolo è stato il primo degli italiani alla Freccia. Sul pullman ha ritrovato il sorriso e gli gnocchi

Tre italiani all’arrivo

Davide Formolo è stato il primo degli italiani alla Freccia Vallone, 24° a 36 secondi dal vincitore Williams che si fa attendere. Alla fine se non altro ha smesso di piovere e buttar neve, ma a un certo punto, visto il veronese risalire posizioni, abbiamo sperato che ne avesse per tentare l’allungo. Non è stato semplice essere italiani su questo muro, senza corridori azzurri nel primo gruppo, ad eccezione appunto di Formolo. Gli altri compaesani ad aver finito la Freccia Vallone sono stati Lorenzo Germani (quarantesimo) e Luca Vergallito, quattro posti dopo di lui: ultimo classificato.

«La Freccia è meglio vederla in televisione che starci dentro – dice il lombardo approdato al WorldTour dal mondo Zwift – sono distrutto. Nei primi 80-90 chilometri c’è stato tempo bello, meglio di quanto ci aspettassimo. Poi sono iniziati il diluvio, il freddo, un po’ di grandine e pure la neve. E’ stata una gara a eliminazione, io mi sono staccato sul penultimo passaggio del Muro d’Huy e poi ho portato la bici all’arrivo e basta. Ho fatto fatica anche a mettere le mani in tasca per prendere da mangiare. Sicuramente chi ha vinto oltre a essere forte, è stato anche bravo a alimentarsi in maniera corretta».

Luca Vergallito, 44° all’arrivo, è stato l’ultimo degli atleti classificati alla Freccia Vallone
Luca Vergallito, 44° all’arrivo, è stato l’ultimo degli atleti classificati alla Freccia Vallone

Germani e il freddo

«E’ stata una giornata strana – dice Germani – siamo partiti col bello e sapendo che avrebbe piovuto, ma non così. Magari sono partito un po’ troppo coperto, con crema riscaldante e all’inizio della gara sentivo caldissimo. Poi però, da quando ha cominciato a piovere, ha cominciato a fare davvero freddo. Ho cercato di fare il mio. Ogni volta che mi staccavo, cercavo di rientrare per aiutare Gregoire o Madoouas, ma è stata una giornata talmente particolare che anche loro ne hanno risentito. Non ho avuto delle sensazioni buonissime, ma con questo tempo non si possono avere…».

Attacco a sorpresa

Quando Williams ha attaccato, i primi hanno avuto appena il tempo di guardarsi. Nessuno attacca mai in quel punto, perché di solito poi si pianta. Eppure proprio quella piccola esitazione ha spalancato la porta al britannico della Israel Premier Tech, che al momento di tagliare il traguardo ha ricordato la gestualità e lo sguardo stravolto di Dan Martin.

«Penso di essermi mosso un po’ prima del solito – racconta – ma c’era un po’ di stallo. Tutti hanno rallentato e credo che nessuno si aspettasse un attacco del genere. Ho potuto farlo perché ero certo delle mie gambe. Ho seguito l’istinto e ho visto che quello era il momento perfetto per partire. Ho pensato che se fossi riuscito a ottenere un margine sufficiente, una volta visto il traguardo sarei stato capace di soffrire più degli altri. E alla fine è bastato. Penso di essermi voltato spesso negli ultimi cento metri. Si stavano avvicinando, ma dopo 200 chilometri sotto la pioggia, fai la differenza con la capacità di soffrire ed ero certo di me».

Dopo l’arrivo di Huy, Williams era stravolto, ma il suo sforzo è stato perfetto
Dopo l’arrivo di Huy, Williams era stravolto, ma il suo sforzo è stato perfetto

Gli occhi al cielo

La differenza in questa Freccia Vallone, che ha perso subito i big del gruppo (ritirati o staccati), l’hanno fatta la fiducia, la capacità di gestire alimentazione, abbigliamento e stress.

«Chiedete a qualcuno dei miei compagni di squadra – dice – ieri sera e stamattina, guardavamo sempre il cielo per capire come sarebbe stato il meteo. In effetti è davvero difficile correre in queste condizioni. Il circuito non era incredibilmente tecnico, quindi era gestibile. Ugualmente la cosa più difficile è provare a fare le cose normali in certe condizioni. Quindi mangiare, bere, cercare di non esagerare con lo stress, cercare di non vestirsi troppo. E oggi ho fatto tutto perfettamente.

«Sono partito con un paio di mantelline in tasca e penso di aver tolto l’ultima a 10-15 chilometri dall’arrivo. Mi sono sentito davvero a mio agio per tutto il giorno. Le mie mani si sono un po’ increspate, i piedi sono diventati freddi a un paio di giri dalla fine, ma a quel punto il gruppo era davvero piccolo. Eravamo tutti uguali in una corsa di bici, potevo gestirlo.

325 grammi di gnocchi

A proposito di mani, quelle di Formolo ormai hanno ripreso colore e vita. Il veronese scherza: dopo una doccia ed essersi infilati in abiti asciutti, la vita cambia prospettiva.

«Ha cominciato a piovere e fare freddo – racconta ancora Formolo – quando siamo entrati nel circuito finale. La UAE si è messa davanti a tirare e così non si riusciva a coprirsi. Si sapeva che avrebbe piovuto e per questo sono partito con i guanti in neoprene nelle tasche e anche la gabba a maniche lunghe. Solo che ho impiegato 10 chilometri per infilarmi i guanti e a quel punto la gabba era bagnata e non entrava più. Sono arrivato al classico punto che non capisci più niente. Difficile dire quanto freddo abbia sentito, difficile fare una classifica. E’ una di quelle giornate che per fortuna capita solo un paio di volte ogni anno. Diciamo un buon allenamento per la Liegi (ride, ndr). E adesso però si mangia: 325 grammi di gnocchi con ragù di pollo e tacchino. Ho così fame, che quasi ci farei il bagno».

Formolo: l’esordio con la Movistar e un tampone da fare

09.02.2024
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Dopo quattro stagioni colorate di bianco, nero e rosso con il UAE Team Emirates, vedere Davide Formolo con un’altra divisa fa uno strano effetto. Il veneto da gennaio è un nuovo corridore della Movistar. Squadra storicamente spagnola, che ha spesso aperto le porte anche a corridori italiani. Una nuova avventura per “Roccia”, che a 31 anni ha scelto di provare a giocarsi ancora le sue carte. Il finale di 2023, con due vittorie ravvicinate, deve avergli dato la sensazione che in cima ci sia ancora posto per sporgere la testa. 

Nell’ultima tappa dell’AlUla Tour a Formolo sono mancati 100 metri per restare con i primi
Nell’ultima tappa dell’AlUla Tour a Formolo sono mancati 100 metri per restare con i primi

Esordio nel deserto

L’esordio con la Movistar è arrivato all’AlUla Tour, Formolo si è fatto vedere, ma non è arrivato lo squillo. Poco male, le gambe girano e le corse che contano sono più avanti, la fretta è sempre cattiva consigliera. 

«Sono a casa – ci dice Formolo appena lo intercettiamo – ho appena fatto un tampone per il Covid. Mi sa che me lo sono preso, ma non so bene quando. Mi sono insospettito perché in questi giorni sentivo male ai polmoni mentre pedalavo. Sono tornato dall’Arabia tre giorni fa, la trasferta è andata tutto sommato bene, siamo sempre stati lì davanti. Dispiace non essere riuscito a giocarmi la vittoria fino alla fine (il riferimento è in particolare all’ultima tappa, ndr). Mi sono mancati proprio gli ultimi 100 metri».

Il focus della stagione per “Roccia” saranno i mesi di marzo e aprile
Il focus della stagione per “Roccia” saranno i mesi di marzo e aprile
Facciamo un passo indietro, com’è andato l’ambientamento in Movistar?

Bene, sono rimasto impressionato dall’organizzazione. Ho subito trovato un buon feeling con i compagni e ne sono contento. Ho desiderato molto questo passaggio, mi sono accorto che era l’anno giusto per cercare nuovi stimoli. Anche l’età avanza, quindi volevo cambiare quando potevo ancora essere competitivo. Qui avrò più spazio nelle corse di un giorno. 

In che modo è cambiato il tuo inverno con la squadra nuova?

A livello di preparazione abbiamo deciso di lasciarci dei margini per crescere in vista dell’estate. Tra luglio e agosto correrò Tour e Vuelta, dovrò farmi trovare pronto, sarà il periodo clou. Se guardo ai mesi che arrivano, quindi marzo e aprile, questi sono il mio focus per la stagione. Ci sono tante gare nelle quali voglio fare bene, come Strade Bianche e Ardenne. 

La Canyon è una bici con delle geometrie più votate all’aerodinamica
La Canyon è una bici con delle geometrie più votate all’aerodinamica
Sei comunque andato in ritiro sul Teide a gennaio, eri solo o con la squadra?

Solo. In realtà in compagnia di Valerio Conti. Mi piace andare sul Teide a gennaio, mi posso allenare su salite lunghe e fare percorsi impegnativi. E’ il momento per fare i giusti passi nella preparazione, anche perché poi si inizia a viaggiare e non c’è più tempo. Preferisco andare da solo in ritiro perché riesco ad ascoltarmi di più e capire quando spingere o, al contrario, se devo riposare. 

Cosa ti ha sorpreso di più della Movistar?

L’organizzazione, hanno tutto programmato e anche lo staff ha un’esperienza e delle competenze invidiabili. La bici è molto diversa rispetto alla Colnago che avevo in UAE. E’ stato un bel cambiamento, la Canyon mi sembra più veloce in pianura. Si vede a occhio nudo: ha un telaio più allungato e delle geometrie molto più aerodinamiche. La Colnago, invece, era più leggera. Pensata per la salita. 

Oltre a Formolo (a destra) ci sono altri tre italiani nella Movistar: Cimolai (a sinistra), Milesi (al centro) e Moro che ha debuttato in Australia
Oltre a Formolo (a destra), altri tre italiani nella Movistar: Cimolai (a sinistra), Milesi (al centro) e Moro, che ha debuttato in Australia
Con il gruppo come ti sei trovato?

Bene, fin da subito. Non ho notato grandi differenze rispetto alla UAE. Questo perché entrambi i team hanno un animo latino. Sarà anche per questo che non mi sembra di aver subito il cambio. 

In squadra è arrivato anche Quintana, Mas potrebbe non essere più l’unico leader.

Da quanto ne so Quintana dovrebbe fare il Giro d’Italia e Mas il Tour de France. Poi entrambi saranno alla Vuelta, ma vedremo. Io tirerò per tutti e due, il mio lavoro è farmi trovare pronto.

Ora il programma cosa prevede?

Avrei dovuto fare qualche gara in Spagna, e poi martedì 13 sarei dovuto partire per il Teide. Visto che con il dubbio del Covid non andrò a correre, penso di anticipare il ritiro a sabato (domani, ndr). Poi vedremo, dopo il Tour de France spero di avere il tempo di stare a casa con la famiglia e fare un ritiro. Anche se, con la legge passata ieri (mercoledì, ndr) sulle camere ipobariche, magari mi farò qualche giorno a casa in più. Risparmiando soldi e tempo. Probabilmente è stata mia moglie a fare pressioni affinché passasse questa normativa, così rimango a casa più spesso (conclude con una risata, ndr).

Formolo è più forte di così, ma deve sprecare di meno

26.11.2023
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Dopo quattro anni al UAE Team Emirates, in cui divenne uno dei primi fidati del giovanissimo Pogacar, Davide Formolo ha preso le sue cose e si è trasferito al Movistar Team. Come siano andate le cose ce l’ha raccontato il veronese qualche giorno fa, a noi interessa approfondire il ruolo che nella scelta ha avuto Leonardo Piepoli, che a detta Formolo è stato decisivo. La collaborazione fra i due è di vecchissima data, si è interrotta soltanto nel periodo alla UAE, mentre ora i due vestiranno la stessa maglia. L’amicizia resta, il rapporto sarà probabilmente ancora più stretto.

Formolo corre sempre allo scoperto, non sa stare nascosto e per questo spende troppo
Formolo corre sempre allo scoperto, non sa stare nascosto e per questo spende troppo

Può fare meglio

Più che sapere in che modo sarà impiegato Formolo nella nuova squadra, puntiamo il fuoco sull’idea che di Davide si è fatto Piepoli. La nostra, radicata dai tanti anni di conoscenza, è quella di un atleta che potenzialmente vale più di quanto ha mostrato finora.

«Io credo che lui sia molto meglio di quello che abbiamo visto – conferma Piepoli – e credo che le colpe siano all’80 per cento sue. Davide ha la tendenza a finirsi. Può essere legato all’alimentazione, al tempo da stare in bici o in una corsa quando si vede chiaramente che ne ha. Lui non fa mai la corsa che non lo vedi per tutto il giorno e alla fine spunta e vince. No, lui quando ne ha, lo vedi. Ma questo mostrarsi e spendere fa sì che il giorno dopo non ci sei più. Sei un grande per l’80 per cento della corsa, ma quando arrivi ai meno 15 dall’arrivo, di colpo sparisci? Vuol dire che hai sprecato prima. Questo è Davide in generale ed è un peccato, perché poteva e può ancora ottenere molto di più».

Alla Liegi 2018 vinta da Jungels, 7° posto dopo una corsa da protagonista. Nel 2019 sarà secondo
Alla Liegi 2018 vinta da Jungels, 7° posto dopo una corsa da protagonista. Nel 2019 sarà secondo
Questa sua attitudine a finirsi è in qualche modo reversibile?

Secondo me sì e ne abbiamo parlato. Ci sono diverse situazioni. Si possono fare dei tentativi e magari le cose vanno bene, anche se hai lavorato nel modo sbagliato. Oppure cambi squadra, inizi con un nuovo allenatore e si mettono in atto svariate situazioni, per cui lui non ti conosce e passi il tempo a fare degli aggiustamenti. Io con lui sono stato chiaro. Io so esattamente dove sbaglia, non ci dobbiamo inventare la ripetuta particolare, non dobbiamo andare per tentativi. A lui basta gestire il suo potenziale attuale, non è che bisogna inventarsi tanto.

La conoscenza aiuterà a non sbagliare?

Sappiamo che quando non va, ha commesso degli errori. Quindi il lavoro in teoria è facile. Basta togliere gli errori o non fare gli errori che ha sempre fatto e che lo hanno limitato. Gliel’ho detto: «Il lavoro non è difficile, però ci devi credere tu. Basta con prove e tentativi. Io devo essere rigido, traccerò la linea e tu devi seguirla». Non ci può essere, come c’è stato prima, un margine di decisione o di manovra. Non è più tempo di giocare alla lotteria e io credo che questa cosa lui l’abbia capita.

Davide Formolo, Tadej Pogacar, Uae Tour 2020
Per un paio di stagioni, nel 2020 e 2021, Formolo ha fatto parte del gruppo Pogacar. Poi qualcosa è cambiato
Davide Formolo, Tadej Pogacar, Uae Tour 2020
Per un paio di stagioni, nel 2020 e 2021, Formolo ha fatto parte del gruppo Pogacar. Poi qualcosa è cambiato
La sensazione è che, come nel caso di Bettiol, dopo la morte di Battaglini tu sia per Formolo anche un riferimento oltre la preparazione.

Negli ultimi 2-3 anni era seguito dai tecnici UAE, ma è capitato di incontrarci. Parliamo, lui si confida. Il bello di questo lavoro è che si creano rapporti affettivi che non finiscono con la preparazione.

In questo momento Formolo ha più fragilità o punti di forza? Perché non ha lasciato prima la UAE?

Ha conosciuto il Pogacar giovanissimo, per età e risultati. In più inizialmente, se non sbaglio, abitavano nello stesso palazzo: uno al primo e l’altro al terzo piano. Si allenavano assieme e così Formolo è entrato nel progetto di Pogacar. Poi anno dopo anno sono arrivati in squadra corridori sempre più forti e lui è stato allontanato da quel gruppo. In cuor suo, credo che avendo la fiducia di Pogacar con cui si trovava benissimo, abbia sempre sperato che le cose tornassero come prima e questo lo ha trattenuto dal prendere decisioni. Fino a quando ha capito che con Pogacar non avrebbe corso quasi più e che, nel caso, avrebbe dovuto tirare dopo la partenza e prima dell’elicottero, così immagino che alla fine abbia deciso di cambiare aria.

Al Lombardia del 2022 fu Formolo a fare le selezione: dietro di lui erano rimasti solo i capitani
Al Lombardia del 2022 fu Formolo a fare le selezione: dietro di lui erano rimasti solo i capitani
In attesa che la squadra vari il suo programma, quali sono oggi i punti di forza di Formolo?

Il punto di partenza è che è stato ingaggiato per supportare Mas. Può fare un gran lavoro sicuramente nelle tipiche tappe delle Marche alla Tirreno. All’Amstel e la Liegi. Sono corse in cui in questo momento lo vedo davvero forte. Finora le cose migliori in assoluto le ha fatte nelle corse di un giorno. Alla Liegi, a parte quando ha fatto secondo, un’altra volta lo hanno preso a 300 metri dall’arrivo. All’Agostoni e alla Veneto Classic nemmeno ci puntava, ma le ha vinte. Al Lombardia del 2022, quando si è spostato, erano rimasti Landa, Mas e Pogacar. Già oggi, senza grandi rivoluzioni e tenendo presenti le esigenze della squadra, è super competitivo.

Nelle corse a tappe?

Ha fatto per tre volte la top 10 nei grandi Giri, non è l’ultimo arrivato e vuol dire che è in grado di scollinare più o meno sempre con i 10 migliori corridori. Mi piacerebbe che anche lì avesse un upgrade.

Nel 2023, Formolo è stato il migliore degli italiani: 9° a 1’23” da Pidcock
Nel 2023, Formolo è stato il migliore degli italiani: 9° a 1’23” da Pidcock
Se esagera in allenamento, che tipo di inverno dovrà fare?

Cercherò di tenerlo frenato, infatti siamo già in discussione. Fosse per lui, al secondo giorno di allenamento farebbe tre ore al medio. Medio di battiti, va bene, con pochi watt, ma sempre tre ore con 140 battiti medi, che non sono pochi. Ma non giocheremo a guardie e ladri, il mio approccio sarà diverso. Prima ero uno dal di fuori che veniva contattato solamente in caso di difficoltà, invece adesso è diverso. Lui è un corridore della squadra e viene con totale fiducia nei miei confronti. E io non devo diventare lo sceriffo, starà a lui ascoltarmi e sono certo che lo farà.

In Francia con Mas, poi briglia sciolta: nuovo Formolo in arrivo

16.11.2023
6 min
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Davide Formolo ha detto grazie al UAE Team Emirates e ha accettato un triennale al Movistar Team. Aiuterà Enric Mas, ma dato che lo spagnolo è meno… versatile di Pogacar, nel resto del tempo il veneto potrà avere il suo spazio. Le due vittorie di fine stagione (prima l’Agostoni e poi la Veneto Classic) hanno confermato la bontà della scelta. E quando gli dici che il suo mentore di un tempo – quel Daniele Tortoli che lo ha portato fino al professionismo e se ne è poi andato troppo presto – gli avrebbe suggerito di provarci prima, Roccia fa un sorriso grande e malinconico.

Per Formolo due vittorie nel 2023, come già nel 2019: la Coppa Agostoni (sopra) e la Veneto Classic
Per Formolo due vittorie nel 2023, come già nel 2019: la Coppa Agostoni (sopra) e la Veneto Classic

Lo zampino di Piepoli

Dietro l’offerta c’è lo zampino di Leonardo Piepoli, allenatore di Mas e da anni anche di Formolo. Il pugliese è per entrambi anche una sorta di consigliere e per il veronese il suo ruolo è ancora più prezioso, dopo la morte di Tortoli e quella di Mauro Battaglini, che era suo procuratore e anche consigliere.

«Il preparatore è qualcosa che va oltre la semplice tabella – riflette – dal mio punto di vista è l’unica persona con cui ti puoi confrontare quando hai dei dubbi. E’ un mondo che cambia velocemente e loro devono essere sempre pronti a supportarti o darti consigli».

Torneremo su questo punto, gli diciamo, meglio andare per gradi. Davide è tornato da poco dai circuiti del Tour de France a Singapore e Saitama. Dato che a causa della scuola, di vacanze esotiche non si parla, anche la famiglia è volata in Oriente. Dice che è stato divertente, che era già stato alla Japan Cup, però mai a queste kermesse piene di pubblico. Come pure Trentin, che ha lasciato la UAE per approdare alla Tudor Pro Cycling, anche Formolo che va alla Movistar fa pensare a una voglia di maggiore libertà.

Le vacanze di Formolo sono coincise con i Criterium in Oriente assieme a Pogacar
Le vacanze di Formolo sono coincise con i Criterium in Oriente assieme a Pogacar
Da quanto tempo avevi deciso di cambiare?

In realtà è una cosa non avevo mai considerato, perché alla UAE si sta bene. E’ un gruppo di ragazzi veramente forti e veramente affiatati. Invece a un certo punto si è creato questo spiraglio. Mi hanno cercato dalla Spagna e dopo un po’ mi sono autoconvinto e ho ceduto. Si è fatto tutto prima che vincessi le due corse, se ne parlava da un pezzo.

Qual è stato il vero ruolo di Piepoli?

Sicuramente avere lui è stato la spinta definitiva. In tutti gli sport, l’atleta deve avere un punto di riferimento e lui lo è per me sin dai primi anni da professionista. Mi ha seguito nell’allenamento e mi sa prendere meglio di tutti a livello psicologico. Andare alla Movistar mi fa pensare al figlio che torna dal padre, in un certo senso. Il suo continuo parlare della squadra come di un ambiente tranquillo mi ha convinto a valutare la proposta. Infine si è ragionato di vari scenari tattici legati al mio impiego.

Dal 2018 al 2023, Enric Mas è stato per tre volte secondo alla Vuelta. Formolo sarà al suo fianco al Tour
Dal 2018 al 2023, Enric Mas è stato per tre volte secondo alla Vuelta. Formolo sarà al suo fianco al Tour
Ti hanno già detto che, tolto il lavoro per Mas, avrai più spazio per te?

Sicuramente alla Movistar hanno meno leader che alla UAE Emirates, per cui qualche chance potrò ricavarmela. E poi sicuramente potrò essere la spalla per il capitano in un grande Giro e questo potrebbe chiudere il cerchio. Farò le mie corse di un giorno, dove comunque ho dimostrato di poter fare bene, e sarò importante per il leader nelle gare a tappe. Penso che questa sia la dimensione giusta per un corridore del mio profilo.

Perché non ti sei spostato prima, quando eri più giovane?

Non mi sono adagiato nel ruolo di gregario. Ho avuto le mie occasioni e qualche volta ho anche vinto. Vincere però porta la voglia di vincere, anche questo ha inciso nella scelta. Ma quando in squadra hai cinque fra i corridori più forti al mondo, gli spazi si restringono per forza.

Nel 2019, Formolo ha vinto il campionato italiano a Compiano, battendo Colbrelli, Bettiol e Ulissi
Nel 2019, Formolo ha vinto il campionato italiano a Compiano, battendo Colbrelli, Bettiol e Ulissi
Con Piepoli avete parlato di quale potrebbe essere il tuo ruolo?

Il fatto di lavorare per un corridore allenato da lui mi dà fiducia. Significa tornare a fare come una volta, quando il capitano aveva lo stesso preparatore e lo stesso direttore dei corridori che avrà attorno nell’appuntamento più importante. Faremo un avvicinamento simile alle gare, saremo un gruppo. Mas ha fatto tre secondi posti alla Vuelta e anche quest’anno, pur essendo arrivato sesto, era nel gruppetto dei quattro che si giocavano il podio alle spalle dei tre della Jumbo-Visma, che facevano un altro sport.

Trentin ha lasciato la squadra, attratto da un contratto di tre anni alla Tudor. Sono tre anche i tuoi anni alla Movistar: dopo i trenta, la lunghezza del contratto è un aspetto da considerare?

Passati i trenta, ogni anno è un po’ una guerra, tra virgolette. Siamo riusciti a firmare per tre anni, perché magari ho dimostrato che quando sono tranquillo, riesco a dare il meglio di me. In questo senso penso che la Movistar sia la squadra giusta per un corridore con la mia personalità. Ho conosciuto Unzue, ci siamo stretti la mano: è una persona super tranquilla. Avere per tre anni la fiducia di una squadra così non è cosa da tutti i giorni.

Giro delle Pesche Nettarine 2012, Formolo vince la classifica. Con lui Daniele Tortoli, scopritore ed estimatore
Giro delle Pesche Nettarine 2012, Formolo vince la classifica. Con lui Daniele Tortoli, scopritore ed estimatore
Sai già quale sarà il tuo programma?

Dovrei partire dal Saudi Tour e credo che farò il Tour, dovendo essere la spalla per Mas. Il Tour è più impegnativo del Giro, penso quindi che lui sceglierà di andare in Francia. L’ultima settimana è veramente durissima. In più il Tour che parte dall’Italia per un italiano è davvero un sogno. Anticipo la prossima domanda: so anche io che i primi 3-4 posti del Tour sono già quasi assegnati e forse venendo al Giro Mas potrebbe pensare di vincerlo. Ma lui è un capitale importante della squadra ed è prevedibile che ugualmente punterà tutto sul Tour.

Che cosa lasci nella vecchia squadra?

Il gruppo tra i corridoi è veramente affiatato. Nonostante sia la squadra più forte al mondo, resta comunque di matrice italiana e dobbiamo andarne orgogliosi.

A quale dei compagni hai detto per primo che saresti andato via?

Forse proprio a Pogacar. Un po’ si è sorpreso, poi ci ha ripensato e ha detto che tanto potremo ugualmente allenarci insieme. Magari più di adesso perché ci troveremo a fare un calendario simile.

Piede a terra, rimonta e gioco di squadra: Veneto Classic a Formolo

15.10.2023
6 min
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BASSANO DEL GRAPPA – Questa mattina a Mel eravamo letteralmente nel mezzo del gruppo. Si aspettava solo il via. E guarda caso siamo capitati proprio vicino a Davide Formolo. Due parole con questo atleta forte, simpatico e ormai un riferimento sono dunque venute naturali.

«Davide, certo anche oggi avete una “squadretta”!», lo incalziamo. E lui: «E’ vero, proprio una squadra piccola: siamo solo in cinque!». Ma i cinque erano nomi grossi, grossi: lui, Majka, Trentin e Hirschi, con l’aggiunta del “baby” classe 2004 Christen.

Appuntamento a Bassano

Passa una manciata di ore e chi ritroviamo per primo a Bassano? Davide Formolo! Il veronese conquista la Veneto Classic, ultima prova del calendario europeo e ultima gara con la maglia della UAE Emirates per lui. Una vittoria che arriva un paio di settimane dopo quella della Coppa Agostoni.

«Non mi aspettavo proprio di vincere – racconta Formolo col solito sorriso – stamattina, come ci eravamo detti, siamo partiti in cinque e non potevamo controllare la gara come siamo abituati a fare. Però ce l’abbiamo fatta lo stesso. Non solo, ma abbiamo fatto primo e secondo, tra l’altro come l’anno scorso, ma a parti invertite.

«Certo quest’anno sono un po’ più felice, perché la Veneto Classic si corre nella regione in cui sono nato ed è stato particolarmente bello».

Piede a terra

Se si vedesse solo il finale, la gara potrebbe sembrare un film già scritto con tre dei favoritissimi sul podio. E invece qualche imprevisto c’è stato e uno di questi ha riguardato proprio Formolo. Per di più nel momento clou della corsa: la Diesel Farm, l’ultimo strappo in sterrato.

Ad un tratto Zana scatta forte e sembra staccare tutti. Solo Marc Hirschi gli resiste, a distanza, poi il vuoto. “Roccia” non si vedeva. Dopo un po’ eccolo spuntare in fondo alla discesa con la gamba piena.

«Non è che mi sia voluto proprio gestire sullo sterrato. Io stavo bene, il problema è che in una curva verso destra mi sono impantanato. Mi sono dovuto fermare. Sganciare il pedale e ripartire (probabilmente coinvolgendo anche Battistella, sesto, ndr) e ho perso tempo. Però stavo bene. Ero lucido e in discesa ho recuperato bene».

Poi il film è quello più classico della tattica del ciclismo: due contro uno. Formolo e Hirschi da una parte e Zana dall’altra. 

«E così abbiamo fatto – spiega Davide mentre è braccato dall’amore dei tifosi – con Marc ci siamo parlati e gli ho detto che ci avrei provato, così lui poteva stare a ruota». 

Con questo successo, il veronese saluta la UAE Emirates dove ormai era un veterano. Passerà – o dovrebbe passare, il congiuntivo a questo punto è d’obbligo – alla Movistar. Davide preferisce non parlarne, spiega che qualcosa è ancora in ballo.

«Però posso dire che la UAE è la squadra più forte al mondo. Si sta veramente bene e non posso far altro che fare i complimenti a questo gruppo di ragazzi forte e affiatato».

Zana taglia il traguardo. Nei primi sei posti quattro veneti (anche Vendrame 4° e Battistella 6°): una corsa molto sentita dagli atleti di casa
Zana taglia il traguardo. Nei primi sei posti quattro veneti (anche Vendrame 4° e Battistella 6°): una corsa molto sentita dagli atleti di casa

Zana da grande

E poi c’è Filippo Zana. Terzo. Quel che deve portarsi via da questa Veneto Classic non è tanto il podio, quanto quello squillo sull’ultima salita. Questa volta non si è trattato della fuga da lontano, benché al Giro e in compagnia di Pinot, o della buona prestazione del gregario… No, stavolta, è stato un vero testa a testa con i più forti. Un’azione di forza e di personalità. Ed è da qui che deve ripartire il 2024 dell’atleta della Jayco-AlUla.

«E’ stata una buona prestazione – dice Zana – Ci tenevo molto a fare bene qui. Sono le strade che percorro normalmente tutti i giorni, magari non la Diesel Farm, però in corsa sapevo sempre dove mi trovavo: quando iniziavano le salite, dove c’erano le curve… Speravo di finire bene questa stagione». 

Formolo, Hirschi e Zana hanno sistemato le proprie bici davanti al rispettivo gradino del podio. Davvero un bel colpo d’occhio
Formolo, Hirschi e Zana hanno sistemato le proprie bici davanti al rispettivo gradino del podio. Davvero un bel colpo d’occhio

Stagione da 9

Zana racconta che più che crederci, durante quella menata, ci ha provato. Quando li aveva staccati tutti non si è comunque esaltato. La UAE, seppur in cinque, in quel frangente era in superiorità numerica. All’imbocco della Diesel Farm c’erano anche Trentin e Majka, oltre a Formolo e Hirschi.

«Non avevo chissà che vantaggio – va avanti Zana – a quel punto ho detto: “Li aspetto e spero che ne abbiano meno di me”. Ma non è andata così! Tra l’altro avevo a che fare con due grandi corridori. Sapevo che mi avrebbero messo in croce.

«Il primo scatto lo ha fatto Hirschi e sono riuscito a chiudere. Ma sull’ultimo strappetto, Formolo stando a ruota aveva qualcosa in più. Sono comunque soddisfatto della gara, del risultato… e anche della stagione».

«Che voto mi do? Direi un nove. Alla fine è stata una stagione molto positiva nella prima metà, meno nella seconda, tra la frattura della clavicola e il virus preso alla Vuelta. E mi spiace perché ero in forma e l’avevo preparata benissimo. Ma questo podio è un ottimo spunto in vista del 2024». 

Formolo in Brianza ritrova il dolce gusto della vittoria

28.09.2023
4 min
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LISSONE – L’abbraccio e l’amore che la gente riserva a Davide Formolo hanno sempre un sapore diverso. Quando taglia il traguardo di via Matteotti a Lissone per primo, ha anche il tempo per alzare le braccia al cielo e godersi il momento. Il veneto della UAE Emirates oggi alla Coppa Agostoni è stato sommerso dall’affetto dei tifosi, il motivo è semplice ma significativo, questa è la prima vittoria dopo tanto tempo. Era la terza tappa del Giro del Delfinato del 2020 l’ultima che ha visto “Roccia” salire sul gradino più alto del podio. 

Dopo più di tre anni Formolo torna ad esultare, per lui un successo che vale tantissimo
Dopo più di tre anni Formolo torna ad esultare, per lui un successo che vale tantissimo

Finalmente!

Non che in questi anni non ci abbia provato, anzi, tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023 il successo Formolo l’aveva sfiorato un paio di volte. Prima alla Veneto Classic a ottobre e poi al Saudi Tour a febbraio. Ora ha vinto e l’emozione forse lo accoglierà questa sera, una volta tornato a casa ed abbracciate sua moglie Mirna e sua figlia Chloe

«Dall’ultima vittoria è passato tanto tempo – racconta Formolo in una conferenza stampa rumorosa e affollata – siamo una squadra veramente forte. Molto spesso mi metto a disposizione dei miei compagni, come doveva essere oggi per Hirschi. In partenza infatti non dovevo provare a vincere, la corsa si era messa in una situazione tale che avrei potuto tirare fino alla fine per lui. Però sapevamo che c’era quello zampellotto a 7 chilometri dall’arrivo e che sarebbe stato una bella rampa di lancio. Ci ho provato ed è andata bene, davvero bene». 

La UAE Emirates ha preso in mano la corsa fin dai primi chilometri del circuito brianzolo
La UAE Emirates ha preso in mano la corsa fin dai primi chilometri del circuito brianzolo

In solitaria

Sul circuito che ha attraversato la Brianza per quattro volte, la UAE ha acceso la miccia e Formolo non si è fatto pregare due volte, come sempre d’altronde. Correre nel team che ogni anno si gioca il primato per la squadra più vincente non è semplice, le occasioni si contano sulle dita di una mano. Per questo quando l’occasione si presenta non bisogna sprecarla. 

«Formolo era davanti e tranquillo – spiega Hirschi – sull’ultima salita mi sono reso conto che non ero al 100 per cento e ho detto alla squadra che non sarei riuscito a fare lo sprint. A quel punto Davide ha attaccato e, diciamocelo pure, era forte oggi, molto più di me».

«Il percorso della Coppa Agostoni – dice ancora Formolo – mi piace molto. Non c’è mai un attimo di respiro, è davvero tanto selettivo. Ha tanti rilanci e in pochi chilometri hai tre salite impegnative e tutte diverse l’una dall’altra. Nonostante si scollini l’ultima salita quando si è ancora lontani dall’arrivo non si è mai presentato un gruppo numeroso, sinonimo di una corsa davvero dura. 

Formolo sorride, dopo tanti sacrifici è il suo momento di festeggiare
Formolo sorride, dopo tanti sacrifici è il suo momento di festeggiare

Il giusto equilibrio

La nostra chiacchierata con Formolo prosegue nella zona dei pullman, dopo una doccia il veneto scende e si siede in macchina, e lontano dal trambusto scioglie la lingua. 

«Alla fine serve sempre il risultato – con addosso quegli occhiali da vista che un po’ lo fanno ritornare Clark Kent – la gente guarda quello. Però anche settimana scorsa al Giro di Toscana e al Memorial Pantani ho dimostrato di essere in forma. La vittoria è quella cosa che ripaga sempre i sacrifici e gli sforzi fatti, ma in una squadra così forte bisogna anche sapersi mettere a disposizione. Io l’ho fatto spesso ed è stato bello quando oggi Marc (Hirschi, ndr) mi ha detto di provare a giocarmi le mie occasioni, quasi non ci credevo. E’ stato veramente gentile e ne sono davvero contento. L’anno scorso alla Veneto Classic proprio HIrschi era rientrato ed era andato via in discesa, io ero arrivato secondo e oggi me l’ha resa».

«Alla fine – conclude Formolo – noi siamo delle seconde punte rispetto ai vari Pogacar, Vingegaard o altri capitani. Però quando c’è l’occasione, saperla cogliere è importante, diciamo che ho fatto capire che anche io posso vincere».

Test e verifiche: Carbon-Ti con la UAE nel giorno di riposo

22.07.2023
6 min
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«E’ uno dei modi con cui otteniamo i famosi marginal gain – spiega Formolo, in procinto di rientrare al Tour de Pologne – in questo caso con corone e freni di Carbon-Ti. Parlo per esperienza, ma ogni volta che capito in un negozio di bici, mi chiedono proprio dei freni. Gli è bastato vedere le foto. Vanno bene, vanno veramente bene. E sono anche belli…».

La superficie del disco è tale da favorire il raffreddamento della pista frenante
La superficie del disco è tale da favorire il raffreddamento della pista frenante

Vero debutto al Giro

Abbiamo passato parecchio tempo a osservare i freni a disco X-Rotor SteelCarbon 3 di Carbon-Ti montati sulle Colnago del UAE Team Emirates, prima al Giro d’Italia e negli ultimi giorni al Tour ed è vero quel che dice Formolo: il colpo d’occhio seduce. Si parla del disco, composto dal corpo centrale in carbonio e la pista frenante in acciaio. Sono belli, ma funzionano? E quali vantaggi danno?

«Il fattore peso è importante per i grandi Giri – spiega Marco Monticone, product manager dell’azienda bresciana – tanto che l’utilizzo diffuso fra gli atleti di punta, Almeida per primo, è iniziato al Giro d’Italia. Lì ci siamo trovati in condizioni estreme, con temporali, piogge, discese molto lunghe fatte in condizioni estremamente critiche.

«Il vantaggio di peso è di circa 27 grammi, che per loro è un numero importante. Ci arriviamo grazie alla parte centrale in fibra di carbonio che nessun altro fa e ci consente di risparmiare peso, mantenendo le stesse caratteristiche di rigidezza necessarie per competizioni WorldTour».

Almeida al Giro ha usato i freni in carbonio e acciaio di Carbon-Ti
Almeida al Giro ha usato i freni in carbonio e acciaio di Carbon-Ti

Segreto industriale

Dei materiali utilizzati e dei numeri relativi si riesce a sapere ben poco: il segreto industriale viene opposto alla domanda e c’è da capirlo. I test che hanno portato al prodotto finito sono andati avanti per anni: fra diversi tipi di carbonio con lo stesso spessore possono esserci delle grandi differenze, quindi la messa a punto del miglior composito si è rivelata un passaggio chiave. Si parla infatti di terza generazione di un prodotto nato quasi 15 anni fa.

L’osservazione di Formolo va avanti. Il veronese ha utilizzato i freni X-Rotor Steel Carbon 3 al Giro d’Italia, facendo parte della… guardia scelta di Almeida.

«Della leggerezza – dice – magari ti accorgi indirettamente. Quello che si nota è che frenano allo stesso modo anche dopo le discese più lunghe. Bagnato o asciutto. Anzi, a volte mi è capitato di arrivare in fondo e di chiedermi se con i freni tradizionali, me la sarei cavata altrettanto bene».

Pista frenante in acciaio

La confutazione da parte di Marco Monticone arriva puntuale ed entra nel dettaglio della costruzione stessa dei dischi.

«Risparmiando così tanto peso nel corpo centrale grazie al carbonio – dice – abbiamo potuto dedicare più materiale alla parte più importante per le performance del disco, quindi la pista frenante. Quella non l’abbiamo alleggerita. Ci sono dei dischi più leggeri dei nostri, ma il nostro prodotto ha una pista frenante studiata per avere delle performance elevate e un raffreddamento migliore su discese estremamente lunghe».

Covi ha riscontrato che la frenata è migliore quando si arriva al riscaldamento
Covi ha riscontrato che la frenata è migliore quando si arriva al riscaldamento

Frenata a freddo

A questo punto gli facciamo notare un’osservazione fatta da Alessandro Covi, il piemontese che proprio in questi giorni si è spostato in Spagna per correre a Villafrance de Ordiza e poi San Sebastian e che i nuovi freni li ha usati anche lui al Giro.

«Frenano sempre bene – dice – magari c’è da pompare di più all’inizio della discesa, ma poi l’efficienza è sempre identica e di alto livello».

Il disegno della pista frenante, con spigoli arrotondati, è stato realizzato per consentire potenza e modularità
Il disegno della pista frenante, con spigoli arrotondati, è stato realizzato per consentire potenza e modularità

Sensazioni e abitudini

Monticone annota, fa una breve pausa e riferisce quanto ricevuto anche da parte di altri corridori della squadra emiratina.

«Quella è stata la segnalazione di qualche atleta – dice – secondo cui più i freni vengono sollecitati e più funzionano bene, che per loro è estremamente importante. Sull’efficienza inferiore a freddo, ho sempre avuto qualche dubbio. Però prendiamo sul serio tutte le loro indicazioni, ma non c’è alcun motivo per cui questo debba succedere, perché il disco si scalda in meno di un secondo. Forse è un fatto di sensazioni. Mi rendo conto che quando dai del materiale nuovo a un atleta che fa 30-40.000 chilometri all’anno, sicuramente troverà qualcosa di differente da quello che era abituato a utilizzare».

Al Tour il freno anteriore Carbon-Ti è stato usato anche all’anteriore della bici da crono
Al Tour il freno anteriore Carbon-Ti è stato usato anche all’anteriore della bici da crono

Disco semi-flottante

Rispetto a qualche disco che ha la costruzione a strati, quella che viene definita a wafer, i freni Carbon-Ti hanno la pista frenante ricavata da un pezzo unico, vincolato al corpo in carbonio da speciali rivetti in titanio. E questo crea un vantaggio.

«Questa costruzione – dice Monticone – fa sì che possiamo definire i freni semi-flottanti. Non si discostano di un millimetro come succede per quelli flottanti delle moto. In questo caso, la pista frenante è solidale col carbonio e non si avvertono movimenti. Però nel momento in cui subisce un surriscaldamento in frenata, il disco è libero di dilatarsi, con i rivetti che sono in grado di assorbire la dilatazione. Ecco perché è decisivo raggiungere il perfetto abbinamento fra rivetti, carbonio e acciaio».

Il team di Carbon-Ti ha raggiunto il Tour nel secondo riposo di Megeve per avere riscontri (foto Facebook)
Il team di Carbon-Ti ha raggiunto il Tour nel secondo riposo di Megeve per avere riscontri (foto Facebook)

La verifica al Tour

Il Tour de France è stato un momento di verifica. Lo staff di Carbon-Ti ha raggiunto il UAE Team Emirates nel secondo giorno di riposo a Megeve, dedicandosi all’approfondimento tecnico richiesto dalla squadra e per loro necessario e scoprendo che per la prima volta i propri dischi sono stati utilizzati anche all’anteriore sulla bici da cronometro.

«Lunedì scorso – racconta Monticone – siamo stati tutto il giorno con la squadra e abbiamo raccolto informazioni dagli atleti, dai meccanici e dal performance manager. Abbiamo indicato futuri nuovi prodotti che potrebbero interessare e concordato alcune cose. Abbiamo ricevuto i prodotti utilizzati al Giro, ad esempio i dischi di Almeida, in modo da fare le nostre verifiche».

A margine dell’attività del team di Pogacar, c’è un servizio che Carbon-Ti riserva ai clienti europei: la sostituzione della pista frenante usurata. Si parla di un vero e proprio “rebuild” del disco, che torna nuovo alla metà di quanto costerebbe comprarlo nuovo. Nulla di particolarmente interessante per corridori che sono abituati alle sostituzioni di parti usurate, un bel valore aggiunto per chi la bici è costretto a pagarla.

Formolo ha fiducia in Almeida: «E’ il nostro uomo»

04.05.2023
5 min
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«I temporali di questi giorni – esordisce Formolo – hanno trasformato il nostro viaggio verso Fossacesia in un’Odissea. La linea ferroviaria è interrotta e da Rimini stiamo andando verso la partenza del Giro in ammiraglia. Insomma, non è ancora partito ed è già una corsa movimentata – dice con la sua solita simpatia – dovremmo arrivare per le 20». 

L’ultima gara di Formolo è stato il Giro dei Paesi Baschi, poi altura con la squadra per preparare il Giro
L’ultima gara di Formolo è stato il Giro dei Paesi Baschi, poi altura con la squadra per preparare il Giro

Scesi dall’altura

L’ultima corsa del corridore della Valpolicella è stato il Giro dei Paesi Baschi a inizio aprile, dal quale si è ritirato alla sesta ed ultima tappa. 

«Dopo il Covid – racconta – la gamba non era al massimo della condizione, ho corso recuperando un po’ di ritmo gara. Poi da lì siamo andati a Sierra Nevada con la squadra, un bel ritiro che ci ha permesso di lavorare tutti insieme. Abbiamo recuperato le energie e mi ha permesso di rimettere qualche cavallo nel motore. Il clima, al contrario di quanto successo in Italia, era molto sereno e siamo riusciti a lavorare al meglio delle nostre possibilità. Il tempo di allenarsi è finito, negli ultimi giorni ci siamo concentrati più sul riposo. Oggi e domani andremo a fare il sopralluogo della cronometro e poco altro, di fatica ne faremo abbastanza nel prossimo mese».

Almeida si sta dimostrando costante da inizio stagione: sesto alla Volta ao Algarve, secondo alla Tirreno (in foto) e terzo al Catalunya
Almeida si sta dimostrando costante da inizio stagione: 6° all’Algarve, 2° alla Tirreno (in foto) e 3° al Catalunya

Un diverso capitano

La voce di Formolo va e viene dall’altra parte del telefono, quello che prenderà il via sabato 6 maggio sarà il suo ottavo Giro d’Italia. Il corridore veneto ne ha saltati solamente due: Il primo nel 2014, al suo primo anno da professionista. Ed il secondo nel 2020, per la sovrapposizione con il Tour, a causa dei calendari riscritti dal Covid. Questo del 2023 è il secondo Giro corso con Almeida nel ruolo di capitano. Cosa cambia rispetto ad avere accanto Pogacar? Sicuramente tanto, ma ce lo racconta meglio Formolo.

«Almeida – spiega con serenità – ha lavorato bene in ritiro e nel corso della stagione ha dimostrato una grande costanza. E’ la sua migliore qualità e quella su cui punteremo nel corso di tutte e tre le settimane. Il nostro compito è quello di stargli vicino il più possibile, poi sarà la strada a decidere. Quando c’è Pogacar nel ruolo di capitano sai che avrai gli occhi di tutti puntati addosso. Si corre in modo diverso, più votato all’attacco, con Almeida si gioca al risparmio, cercando di tenerlo nelle migliori posizioni». 

Formolo è stato uno degli scudieri di Pogacar al Tour del 2021, il secondo vinto dallo sloveno
Formolo è stato uno degli scudieri di Pogacar al Tour del 2021, il secondo vinto dallo sloveno

Outsider? No grazie

«I giornalisti e gli addetti ai lavori – continua Formolo – danno come super favoriti Evenepoel e Roglic. Quasi come se fosse una battaglia a due già scritta, io invece credo che Almeida possa essere inserito nella “prima fascia”. E’ un corridore che sa gestire molto bene gli sforzi prolungati, i numeri parlano chiaro: 70 chilometri a cronometro e più di 50.000 metri di dislivello. La costanza di Joao potrebbe risultare fondamentale. A cronometro lui va forte, ma anche Roglic ed Evenepoel non scherzano. La differenza la si farà giorno per giorno, e noi abbiamo una bella arma da spendere: la costanza».

Il UAE Team Emirates arriva con una squadra forte, pronta a sostenere il capitano portoghese. «Noi ci siamo – riprende – e stiamo bene, ripeto: saremo tutti accanto a lui. Il sostegno non gli mancherà, ci sono corridori forti come McNulty e Vine, ma in generale tutta la squadra è di gran livello».

Il veneto aveva iniziato bene la stagione con il secondo posto nella classifica generale del Saudi Tour
Il veneto aveva iniziato bene la stagione con il secondo posto nella classifica generale del Saudi Tour

Gli altri

Il disegno di questo Giro d’Italia lascia spazio a tante parole e molte supposizioni. Tante tappe saranno di difficile lettura, non solo per le squadre che cureranno la classifica, ma anche per quelle dei velocisti. Le scelte delle une potrebbero influenzare quelle delle altre. 

«Molte tappe – continua spedito Formolo – sono disegnate per le fughe, a mio modo di vedere. Soprattutto quelle che sono cerchiate come volate assicurate, il percorso è sempre mosso. Toccherà alla squadre dei velocisti capire se, come e quando chiudere sulle varie iniziative della mattina. Potrebbe capitare che in alcune frazioni ci sia meno voglia di chiudere il gap».

Roglic ed Evenepoel hanno avuto modo di misurarsi la febbre durante il Catalunya
Roglic ed Evenepoel hanno avuto modo di misurarsi la febbre durante il Catalunya

Il percorso e le incognite

Non ci sarà molto tempo per prendere le misure, perché alla quarta tappa, con arrivo a Lago Laceno, le gambe dovranno essere calde. 

«Già da subito – conclude il veneto – ti rendi conto di come stai e delle tue possibilità. Nella prima settimana ci sono tre tappe che toglieranno molti dubbi. L’arrivo a Lago Laceno è il primo in salita e non ci si potrà nascondere. Ma la frazione più pericolosa, quella che si addice bene alle imboscate, è la sesta, con l’arrivo a Napoli. Si tratta di una tappa corta ed esplosiva, senza un metro di pianura fino agli ultimi 20 chilometri. Un’altra incognita, specialmente al Sud, saranno le strade. Lì la carreggiata è più stretta e si fa fatica a stare davanti. Sono consapevole di una cosa però: noi potremo fare bene tutto, ma in quello che potrebbe essere il momento cruciale, la cronoscalata del Lussari, Almeida sarà da solo».

Van der Poel, Alaphilippe e il plotone degli sconfitti

05.03.2023
5 min
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Mentre Pidcock se ne andava con un sorriso grande così, le vie del centro di Siena si riempivano del solito struscio. Ogni tre passi, camminando dalla sala stampa alla macchina, sentivi però parlare della Strade Bianche appena conclusa. Nel frattempo, il plotone degli sconfitti riguadagnava la via dell’hotel, rimuginando e meditando rivincite più o meno immediate. Su tutti Van der Poel, il favorito per eccellenza, anche se lui per primo ha fatto di tutto per allontanare da sé il calice della responsabilità.

«Dopo tutto – dice Mathieu Van der Poel – le sensazioni non erano poi così male. Personalmente non mi aspettavo di vedere già la miglior versione di me stesso. Sono abbastanza forte per correre, ma non per vincere una corsa così dura, che per giunta era la prima gara su strada dell’anno. Ho bisogno di costruirmi una base più solida. Sono sopravvissuto bene allo sterrato più duro, ma le gambe non erano abbastanza buone per rispondere all’attacco decisivo».

Sul manubrio di Van der Poel in bella evidenza i settori di sterrato e la gestione dei rifornimenti
Sul manubrio di Van der Poel in bella evidenza i settori di sterrato e la gestione dei rifornimenti

Ritardo previsto

Non si può dire che non ci abbia provato. Al punto che quando Tom Pidcock davanti aveva già preso un margine preoccupante, è stato lui a forzare la mano, sperando di avere risposte che invece non sono arrivate.

«Se sono preoccupato per le prossime settimane? No. Dopo tutto – prosegue Van der Poel – non sono troppo deluso. La prossima settimana continuerò a costruire la forma alla Tirreno-Adriatico, che è esattamente quello che avevamo in mente quando abbiamo pianificato il mio calendario. Sapevamo da tempo che il periodo tra i mondiali di ciclocross e la Strade Bianche sarebbe stato troppo breve. Sarebbe stato meglio avere più compagni nel gruppo di testa, ma non voglio prenderlo come scusa. Non ho avuto le gambe. L’avevo anche detto ieri, siete voi giornalisti semmai ad aver immaginato che potessi vincere…».

Benoot è arrivato terzo, con il rammarico per la possibile vittoria sfumata
Benoot è arrivato terzo, con il rammarico per la possibile vittoria sfumata

Rammarico Benoot

Tiesj Benoot è arrivato terzo e potrebbe esserne felice, ma è salito e scesi da quel podio con lo sguardo costernato di chi avrebbe voluto e potuto fare di più. Così almeno dice.

«Alla partenza – spiega – avrei detto che un podio sarebbe stato una buona cosa, ora invece so che avevo le gambe per vincere. E’ una doppia sensazione, ora sta venendo fuori un po’ di delusione, che domani potrebbe lasciare posto all’orgoglio. Il rammarico è che forse, essendo in due, potevamo fare meglio. Anch’io ho commesso degli errori.

«Dovremo rivedere la corsa insieme – aggiunge parlando del compagno Attila Valter in corsa al suo fianco – perché quando ci sei dentro è difficile mantenere una visione d’insieme. E’ stato un errore da parte nostra che nessuno dei due sia andato via con Pidcock, che tuttavia è stato il migliore. Penso che siamo stati entrambi tra i migliori in gara, lo abbiamo dimostrato. Peccato però che alla fine non abbiamo raccolto abbastanza».

Attila Valter ha provato a fare il forcing, ma ha pensato da individuo e non da squadra
Attila Valter ha provato a fare il forcing, ma ha pensato da individuo e non da squadra

Le scuse di Attila

Gli fa eco Attila Valter, passato proprio quest’anno dalla Groupama-FDJ alla Jumbo Visma e già pimpante e potente come tutti i suoi nuovi compagni di squadra. Anche questa volta i gialloneri d’Olanda hanno offerto una prova di grande esuberanza atletica, pur fermandosi al terzo posto con Benoot. Perché non si sono messi d’accordo per andare a prendere Pidcock?

«Dovevo comunicare meglio con Tiesj – dice l’ungherese Attila Valter – e decidere di sacrificarmi per lui. Il podio non è abbastanza per gli standard della Jumbo-Visma. Però posso essere soddisfatto della mia prestazione odierna. Concludo quinto alla mia seconda Strade Bianche, l’anno scorso era arrivato quarto. Se mi confronto con Nathan Van Hooydonck, posso ancora migliorare. Lui conosce Tiesj da tempo e si sarebbe comportato diversamente. Dateci ancora qualche corsa e andrà molto meglio. Alla fine è solo la mia prima gara con lui».

Alaphilippe non è riuscito a rispondere al forcing, quando Bettiol e poi Pidcock hanno attaccato
Alaphilippe non è riuscito a rispondere al forcing, quando Bettiol e poi Pidcock hanno attaccato

Problema di gambe

E poi c’è Alaphilippe e quella frase di Bramati alla vigilia: «Sabato sarà diversa». Il francese non ha mai brillato nel vivo della corsa, lasciando che a seguire Bettiol fosse Bagioli.

«Come mi sento?», così debutta il francese, che sul traguardo di Siena si è piazzato 43° a 5’52”. «Sono stanco. Abbiamo provato a fare la gara – dice – e con la squadra siamo sempre stati ben piazzati. Sfortunatamente, ho sentito presto che le mie gambe non erano eccezionali. Ho fatto quello che potevo, ma non è stata una giornata fantastica. Non voglio trovare scuse. Ero sempre al posto giusto grazie ai miei compagni di squadra, ma le gambe non erano abbastanza buone per stare davanti. Continuo ad amare questa gara, anche se oggi ero un po’ meno in forma. Se sono preoccupato per le corse fiamminghe? No, perché dovrei? Ci sono cose peggiori nella vita».

Formolo è stato il migliore degli italiani: 9° a 1’23” da Pidcock
Formolo è stato il migliore degli italiani: 9° a 1’23” da Pidcock

Formolo nei 10 

Il primo italiano all’arrivo è stato Davide Formolo, nono a 1’23”. La sua corsa doveva essere in appoggio per Tim Wellens, che è arrivato a Siena dopo il quinto posto di Kuurne. Poi in realtà il belga è finito alle spalle del veronese.

«E’ stata veramente dura – dice Formolo – sul Sante Marie abbiamo perso un attimo come squadra, allora ho dovuto chiudere sulla fuga di Bagioli. Poi sfortunatamente Wellens ha avuto un problema meccanico ed è rimasto indietro, ma a quel punto aveva già speso tanto. Già prima sarebbe stato difficile battersi con i migliori, a quel punto era andata. Quando è partito Pidcock, era impossibile tenerlo. Mi dispiace perché forse potevamo vincere la corsa, per cui adesso ci concentreremo sulla Tirreno-Adriatico, dove arriverà anche Almeida. Mamma quanto sono stanco…».