La cartella per il Giro: Elisa Nicoletti e il debutto della Tudor

30.04.2024
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Nella Tudor Pro Cycling che esordisce al Giro d’Italia, c’è una debuttante che si affaccia sul palcoscenico rosa ed è Elisa Nicoletti, la loro addetta stampa. Venticinque anni, sempre sorridente: una persona piacevole con cui avere a che fare.

Il mondo degli addetti alla comunicazione è piuttosto complesso, almeno quanto lo è stare appresso alle richieste dei giornalisti. Ci sono gli addetti stampa… aguzzini: quelli che dell’impedirti di lavorare fanno la loro missione. E poi ci sono quelli che comprendono e ti vengono incontro, a patto che anche tu ne riconosca le ragioni. Per ciascuno di loro, l’avvio del Giro è una centrifuga. Fra domani e giovedì si svolgeranno le conferenze stampa di presentazione dei team, fra mille incastri e con la regia di RCS Sport. Poi il resto della corsa sarà un rendere conto e raccontare, facendo in modo che i corridori siano visibili anche quando non spiccano e gestendone semmai la popolarità in caso di conquista, grande o piccola.

Il primo giorno di Giro

Elisa è figlia di Dario Nicoletti, ex professionista, grande gregario di Franco Ballerini e ora direttore sportivo della Biesse-Carrera, che il 25 aprile ha sbancato il Gran Premio della Liberazione a Roma. Lei un Giro l’ha seguito già, ma dalla parte della carovana. Perciò, c’è venuto in mente di scoprire che cosa metta nella cartella un addetto stampa per il suo primo giorno di Giro e per quelli a seguire.

«Spero di non dimenticare niente – dice ridendo –  ma nella cartella assolutamente devono esserci telefono, computer, hard disk, caricatori: i caricatori sono importanti. Il power bank, la macchina fotografica. E ieri mi sono arrivati tutti i vari attrezzini per la GoPro. L’avevo già, ma non gli accessori per usarla. Principalmente questo, direi, tutte cose elettroniche…

«Invece le informazioni sui corridori le abbiamo abbastanza catalogate, anche se al giorno d’oggi con siti come procyclingstats.com avere info e statistiche è davvero facile. Le informazioni più personali vengono fuori col tempo. Per cui ad esempio i nuovi di quest’anno li conosciamo un po’ meno, ma il Giro d’Italia è l’occasione migliore. Vengono sempre fuori storie interessanti, anche perché essendo il primo grande Giro della squadra e di alcuni ragazzi, scopriremo di certo cose nuove».

Finalmente nella Tudor del Giro vedremo all’opera la coppia Dainese-Trentin
Finalmente nella Tudor del Giro vedremo all’opera la coppia Dainese-Trentin
Scoprirai che aver fatto il Giro con la carovana probabilmente non è la stessa cosa…

Diciamo che avrò un ruolo un po più di responsabilità. La carovana è bellissima. Ci sono sempre momenti positivi, conoscere nuove persone, fermarsi nei paesi, vedere il pubblico che aspetta la gara. E’ un momento di festa. Con la squadra sarà diverso. Anche quando si vince, speriamo di vincere ovviamente, si pensa sempre al giorno dopo. Il ciclismo alla fine è fatto di momenti alti, ma sono pochi rispetto a quelli down e bisogna sempre guardare il bicchiere mezzo vuoto. Puoi vincere, ma il giorno dopo è sempre un giorno nuovo. Come è successo per esempio al Romandia. Abbiamo vinto il prologo con Maikel Zijlaard e due giorni dopo è caduto, si è rotto il gomito e… ciao!

Come pensi organizzerai il lavoro?

Come squadra, rispetto ad altre che fanno il comunicato per ogni tappa, facciamo pezzi sul sito in caso di grandi risultati. Quindi una vittoria, un podio, cioè momenti molto importanti. Invece le dichiarazioni dei corridori tendiamo a prenderle e a mandarle nel gruppo whatsapp dei giornalisti. Poi le cose possono cambiare in base alle richieste. Siamo una squadra svizzera, quindi durante il Romandia c’è stato più movimento intorno a Yannis Voisard e abbiamo fatto di più perché c’erano tante aspettative. E’ ovvio che un podio di tappa al Giro d’Italia, come pure indossare una maglia di leader è più importante che vincere una gara di livello molto inferiore, per cui diciamo che valuteremo giorno per giorno.

La Milano-Torino del 2023 è stata la prima vittoria per il Tudor Pro Cycling Team
La Milano-Torino del 2023 è stata la prima vittoria per il Tudor Pro Cycling Team
Che rapporto hai con gli atleti della tua squadra?

Per come sono cresciuta io, nel ruolo che ho sempre avuto nel ciclismo con le squadre di mio papà, in passato dei corridori ero quasi amica. Adesso parliamo più di relazioni di lavoro, quindi capita veramente con pochi di sentirsi. Con parecchi ci si segue sui social, rispondiamo reciprocamente alle storie, ma direi che quasi con nessuno capita di sentirsi regolarmente. Con alcuni ci si vede anche poco. Per esempio l’anno scorso ho fatto 150-160 giorni di corsa, ma con Arvid De Klejn ho fatto una sola corsa: la Milano-Torino, che ha vinto. Quindi io praticamente l’ho visto in ritiro, l’ho visto in quella gara e poi l’ho rivisto al ritiro di ottobre. Anche per questo alla fine si tratta prevalentemente di rapporti di lavoro. Quest’anno l’obiettivo era anche quello di seguire Matteo e Alberto (Trentin e Dainese, ndr) rispetto ai vari media italiani. Dainese doveva iniziare all’Algarve ed è caduto. Doveva poi ripartire alla Tirreno, ma non ha ripreso. Quindi non lo vedo dal ritiro di gennaio. Però ci siamo sentiti parecchio, anche perché le richieste dei vari media arrivano principalmente a me o comunque mi occupo io di quelli italiani.

Si può dirlo? Una delle richieste meno simpatiche che capitano è l’addetto stampa che chiede di leggere l’articolo prima che venga pubblicato…

Capita anche a me di chiederlo, anche perché Tudor è una realtà importante che a certe cose bada molto. Il nostro obiettivo però non è tanto quello di controllare, di cambiare la storia come ho già detto varie volte, ma più essere sicuri che il nome sia scritto nel modo giusto, il ruolo della persona sia indicato nel modo giusto. E soprattutto, come è capitato quest’anno in vari articoli, essendo una professional che deve ricevere gli inviti, non possiamo anticipare di averlo ricevuto troppo tempo prima. Oppure al Giro d’Abruzzo abbiamo avuto una giornalista svizzera che è stata con noi per tutti i cinque giorni, raccontando l’avvicinamento di Voisard al Romandia. In quel caso, volevamo essere sicuri che uscissero informazioni corrette. Poi dopo un po’ si va sulla fiducia. 

Romandia, sul podio Zijlaard che ha vinto il prologo e dopo due giorni si ritirerà
Romandia, sul podio Zijlaard che ha vinto il prologo e dopo due giorni si ritirerà
Come è stato che Elisa Nicoletti è arrivata al ciclismo?

Mamma e papà erano entrambi ciclisti, ma anche i nonni erano appassionati. Perciò dai sei anni ho deciso di voler correre in bici e con mia sorella più grande ci siamo iscritte in una squadra locale. I primi mesi andavo alla partenza e non partivo, mi mettevo a piangere. Poi ho iniziato a correre. Ho fatto i giovanissimi, gli esordienti e gli allievi. Ma quando mia sorella ha smesso, l’ho osservata e mi sono accorta che si divertiva più di me e ho iniziato a farci un pensierino. Mi dividevo tra il liceo e la bici, era abbastanza tosta combinare tutto. E siccome alla fine mi piaceva quello che studiavo, ho pensato che talento non ne avessi tanto, che di certo avevo paura in discesa e a stare nel gruppo, così ho preferito focalizzarmi sugli studi. Ma non ho chiuso col ciclismo, dato che ho cominciato ad andare alle gare con mio papà e la sua squadra. Prima il VC Mendrisio e poi la Biesse-Carrera.

Quindi sempre in mezzo ai corridori?

Ho le foto di quando ero piccola e i corridori venivano a dormire a casa nostra il giorno prima delle gare. Abbiamo le foto di loro in piscina con mia sorella piccola in mezzo a loro. Avendo fatto il linguistico, quando ho iniziato a studiare inglese, francese e tedesco, parlare con loro mi servì anche a fare pratica e vincere la timidezza. Quando poi iniziai a lavorare a Livigno, ero diventata il riferimento delle mie colleghe dell’hotel quando arrivavano i corridori e c’era da dargli assistenza per il check-in e le varie richieste che potevano avere. 

Ti è mai pesato essere la figlia del direttore sportivo? 

No, per me era bello. Il weekend significava andare alle gare col papà, tanto che ho iniziato anche a litigare con le mie amiche perché loro volevano uscire e io dicevo di no, perché dovevo svegliarmi presto. Essendo in una squadra piccola, poteva permettersi di portarci preferendo che sviluppassimo questa passione, piuttosto che farci andare a zonzo la domenica senza sapere cosa fare.

C’è un oggetto portafortuna che avrei dietro con te al Giro?

No, però magari lo troverò durante la corsa e lo diventerà per i prossimi anni.

Quindi ci vediamo giovedì a Torino?

Direi proprio di sì. Ho ancora delle faccende da sistemare e poi sarà tempo di cominciare con le conferenze stampa…

Donati azzecca lo sprint e diventa re di Caracalla

25.04.2024
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ROMA – Quello che conta in una giornata come questa è anche la dedica. E la dedica del team Biesse-Carrera, a partire dal vincitore Donati finendo con il direttore sportivo, va a Galimberti, vittima di una caduta drammatica al Giro di Romagna.

«Dedichiamo la vittoria a Francesco – dice a caldo il diesse Dario Nicoletti – che purtroppo ci segue da un letto d’ospedale. Anzi oggi non ha neanche potuto seguirci perché è in terapia intensiva. Ma domani quando si sveglierà saprà della vittoria».

Galimberti era lanciato nello sprint a Castrocaro Terme, quando ai 200 metri ha trovato ferma sulla sua traiettoria la moto di un fotografo che non avrebbe dovuto esserci. Il suo femore si è rotto in tre punti e male è andata anche allo spagnolo Mikel Iturria, che ha riportato varie fratture e una commozione cerebrale.

Uno dei tanti rilanci che rendono il Gran Premio della Liberazione una corsa a suo modo selettiva
Uno dei tanti rilanci che rendono il Gran Premio della Liberazione una corsa a suo modo selettiva

Dimenticare Glasgow

Davide Donati, under 23 di primo anno, ha vinto in volata la 77ª edizione del Gran Premio della Liberazione, che si è svolto seguendo il consueto copione nervoso e aggressivo alle Terme di Caracalla. Alle sue spalle il compagno di squadra Andrea Montoli e Federico Biagini del VF Group-Bardiani. Raramente si è visto un inizio di corsa così aggressivo, al punto che diversi direttori sportivi si sono messi a intimare ai propri ragazzi di andarci piano o non avrebbero finito la corsa. E così alla fine l’azione decisiva è nata da un allungo di Matteo Scalco e dal gruppetto che si è selezionato al suo inseguimento.

«Era una corsa cui tenevo – dice il vincitore – ma cerco sempre di non focalizzarmi troppo sugli obiettivi, perché poi vanno male (ride, ndr). Più invece la prendo con serenità e più riesco ad andare bene. Quindi con la dovuta calma e con la giusta preparazione, sono riuscito ad arrivare qui con una buona forma. E’ molto simile al mondiale dell’anno scorso di Glasgow, che io non ho fatto e mi era parecchio dispiaciuto. Però con tutte queste curve, mi sono trovato abbastanza bene. Pensavo di poter fare un buon risultato. Non conosco ancora bene gli avversari, però so le mie caratteristiche e quelle del mio compagno Montoli che è arrivato con me».

Cattani e Grimod sono rimasti per due giri allo scoperto: ripresi loro, il Liberazione è esploso
Cattani e Grimod sono rimasti per due giri allo scoperto: ripresi loro, il Liberazione è esploso

Gioco di squadra

Anche stamattina nella gara delle donne le prime appartenevano alla stessa squadra, ma questa volta per i due corridori della Biesse-Carrera il successo non era scontato. La squadra è rimasta sempre nelle prime posizioni e nel momento in cui si è formato il gruppetto che ha poi deciso la corsa, Donati e Montoli sono stati bravissimi a entrare e a dividersi con saggezza il lavoro. Dire che Donati fosse certo della vittoria è forse un azzardo, ma come conferma il suo direttore sportivo la gara di Roma era da tempo un suo obiettivo.

«Lui aveva cerchiato in rosso questa data – dice Nicoletti – ci teneva tantissimo. L’ha preparato, ma è un appuntamento comunque difficile da vincere. I ragazzi hanno corso benissimo, hanno fatto esattamente quel che avevamo stabilito. Peccato per D’Amato che è caduto subito, ma siamo sempre stati nel vivo della corsa. Poi Donati ha veramente qualcosa in più, perché comunque è veloce. L’ho visto stare bene negli ultimi giri. Eravamo partiti con lui, Arrighetti e D’Amato come fari, anche perché Grimod e Montoli hanno caratteristiche diverse. Anche se poi Montoli alla fine ci ha fatto una grandissima sorpresa, entrando nel gruppetto e centrando un secondo posto bellissimo».

All’inizio dell’ultimo giro, Donati non si è tirato indietro e ha fatto la sua parte in testa al gruppetto
All’inizio dell’ultimo giro, Donati non si è tirato indietro e ha fatto la sua parte in testa al gruppetto

Prima la scuola

Donati strappa l’applauso quando dal palco dichiara che in questo momento per lui il ciclismo è importante ma viene prima la scuola. E’ al quinto anno del liceo scientifico e racconta che non c’è nulla di semplice nel voler fare bene una scuola così impegnativa e uno sport come ciclismo che quanto ha impegno non è certo meno esigente.

«E’ una corsa che non avevo fatto neanche da junior – dice – però da quel che avevo capito era molto adatta alle mie caratteristiche, così piena di curve guidate. Sono un biker e so guidare bene la bici, perciò stamattina ero determinato a far bene. I miei obiettivi vanno davvero in base alla scuola e a come riesco a finirla, perché ho gli esami. Faccio lo scientifico, è abbastanza complicato. Un po’ riesco a conciliarla, ho qualche professore che mi aiuta, altri meno, però alla fine la stiamo gestendo abbastanza bene. Riesco a programmare bene le interrogazioni, però faccio parecchia fatica. Recupero poco, dormo poco, ma anche se alla fine tutto questo mi stressa molto, io non mi fermo».

D’Amato, Arrighetti, Montoli, Donati e il ds Nicoletti: la Biesse Carrera ha corso benissimo
D’Amato, Arrighetti, Montoli, Donati e il ds Nicoletti: la Biesse Carrera ha corso benissimo

Un vero talento

Nicoletti se lo mangia con gli occhi, ma in questo pomeriggio finalmente assolato di Roma, sta ben attento a coccolarsi l’intera squadra. Solo D’Amato, in un angolo durante le premiazioni, sembrava leggermente estraneo alla festa, ma essendo caduto c’era da capire che fosse un po’ abbacchiato.

«Donati non lo scopriamo ora – dice Nicoletti – l’anno scorso è stato uno dei talenti juniors del ciclismo italiano. Soprattutto nelle gare internazionali è sempre stato protagonista, sia a cronometro che in linea, e siamo riusciti a portarlo al nostro team. E’ forte, magari è prematuro ed eccessivo dire che sia un predestinato, ma di certo è un talento. Considerando anche che fa una scuola molto impegnativa e porta avanti bene entrambe le cose. Ha digerito bene il passaggio di categoria. Ha fatto subito secondo allo San Geo, poi ha proseguito con un inizio fortissimo. Ha avuto un leggero calo un mesetto fa, ma ci può stare essendo un primo anno».

Esami e tricolori

Eppure il salto dagli juniores agli under 23 non sembra così traumatico per questo ragazzo longilineo che ha sul volto tutta la soddisfazione di un lavoro portato in porto con successo.

«Da questo inverno – racconta – devo dire che sono migliorato parecchio rispetto all’anno scorso. Anche in ritiro ero andato bene rispetto ai miei compagni, non mi muovevo male. Però c’era sempre l’incognita della nuova categoria e comunque trovo le mie difficoltà in determinate corse. Soffro tanto gli scatti violenti sulle salite e spesso mi stacco perché sono più regolarista, però sta andando meglio del previsto. Adesso probabilmente farò un giro a tappe a fine maggio prima della fine della scuola e poi sicuramente dedicherò più spazio allo studio e meno a tutti gli appuntamenti. Mi dispiace perché proprio nel giorno degli scritti ci sono i campionati italiani a crono cui puntavo tanto e anche i campionati italiani in linea sono un po’ a rischio».

Se chi compila i calendari tenesse conto che ci sono atleti che studiano, forse capirebbero anche la necessità di andargli incontro. Ci hanno raccontato giusto oggi che qualche team manager si ostina a non prendere corridori studenti per non dovervi rinunciare in determinate occasione. E’ vero che ci sono anche altri aspetti su cui lavorare, ma davvero in certi casi non ci facciamo mancare nulla.

L’energia di EthicSport per il Team Biesse Carrera

21.02.2024
3 min
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Con la presentazione di domenica 18 febbraio, andata in scena presso l’Auditorium BCC Agrobresciano di Ghedi (Brescia), si è aperta ufficialmente la stagione 2024 del Team Biesse Carrera. E anche quest’anno a supportare l’attività e la performance degli atleti del team diretto da Dario Nicoletti e da Marco Milesi sarà il brand tutto italiano specializzato nell’integrazione alimentare sportiva EthicSport.

La formazione continental bresciana per questa stagione agonistica presenta un mix tra conferme e novità, con quattordici elementi in organico ed una forte connotazione giovanile. Il gruppo, infatti, sarà interamente under 23 ad eccezione dei confermati gemelli Francesco e Lorenzo Galimberti (classe 2001), unici elite (al primo anno) della formazione. In campo under 23, vestiranno ancora la casacca bresciana Nicolò Arrighetti, Andrea D’Amato, Alessandro Motta, Marco Oliosi e Lorenzo Rinaldi, mentre le “new entry” saranno Tommaso Dati, Davide Donati, Etienne Grimod, Filip Gruszczynski, Luca Maggia, Andrea Montoli e Nicolò Pettiti. 

Determinazione dei diesse

«Dopo il bellissimo 2023 – ha dichiarato Dario Nicoletti – cercheremo di ripeterci, anche se non sarà facile. Garantiamo di essere protagonisti in ogni gara perché abbiamo allestito una squadra di ottimo livello e i ragazzi sono determinati a raggiungere gli obiettivi più ambiziosi. Siamo fiduciosi anche per questa nuova stagione».

«Condivido il pensiero di Dario – ha aggiunto Marco Milesi – considerando anche il gran numero di inviti che abbiamo ricevuto con un programma di gare internazionali importante. Abbiamo costruito una formazione competitiva, forte su tutti i fronti. Siamo pronti per attaccare il numero sulla schiena, i ragazzi si sono preparati al meglio nel ritiro di tre settimane in Spagna e qui da noi… non vediamo davvero l’ora di iniziare con le prime gare».

L’integrazione e l’alimentazione dei prodotti offerti da EthicSport sono di grande qualità
L’integrazione e l’alimentazione dei prodotti offerti da EthicSport sono di grande qualità

Scienza e… qualità

EthicSport è un brand che nasce direttamente dalla ricerca scientifica. Con l’obiettivo dichiarato di creare sia consapevolezza relativamente le pratiche alimentari nello sport quanto di soddisfare le esigenze nutrizionali di tutti gli atleti, dai professionisti agli amatori. 

«La nostra esperienza sul campo – sottolinea il management EthicSport – cresce continuamente grazie allo stretto contatto con squadre professionistiche, federazioni sportive, staff medici e università. E l’impegno, da sempre, è quello di diffondere la cultura dell’integrazione sportiva osservando pratiche etiche, sane e benefiche per l’organismo. I nostri integratori per lo sport sono sviluppati per ottimizzare il rendimento in tutte le fasi delle discipline sportive, in modo particolare in quelle di endurance proprio come il ciclismo. Ogni nuovo prodotto nasce da un attento studio delle letterature scientifiche, nel totale rispetto dell’organismo dell’atleta. Ogni nostro integratore è realizzato utilizzando le migliori materie prime e seguendo i più alti standard produttivi. La formulazione di ciascun prodotto è unica e offre all’atleta la miglior resa in allenamento e in gara. Ogni lotto degli integratori EthicSport è testato da laboratori indipendenti, prima di essere immesso sul mercato, e sottoposto ad analisi microbiologiche e antidoping che ne attestano la conformità ed il rispetto di tutti i requisiti igienico-sanitari».

Ethic Sport

Het Nieuwsblad in arrivo, ricordate quando vinse Ballerini?

06.02.2024
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Sulle strade fiamminghe inizia a ribollire l’attesa per la Omloop Het Nieuwsblad. La classica di apertura della stagione del Nord, prevista per il 24 febbraio, è un passaggio pressoché sacro per i tifosi di lassù e per i corridori che su quelle strade costruiscono la loro carriera. L’ultima vittoria italiana è del 2021, quando a sorpresa sbucarono le braccia alzate di Davide Ballerini. Questa volta però facciamo un salto molto indietro nel tempo, ricordando quando la corsa – allora più conosciuta col nome di Het Volk – la vinse l’altro Ballero: quello… vero!

Era il 25 febbraio del 1995 e Franco Ballerini era sulla porta della storia. Nella Roubaix del 1993 era arrivato drammaticamente secondo, mentre fu terzo l’anno dopo. Quelle corse erano il suo terreno, l’Het Volk era il primo test dopo l’inverno. In quel mattino davanti al velodromo di Gand, accanto a lui c’era Dario Nicoletti. E proprio all’attuale direttore sportivo della Biesse-Carrera ci siamo rivolti per avere un ricordo di Franco e di quei giorni.

Dario Nicoletti è alla terza stagione come diesse della Biesse-Carrera (foto facebook)
Dario Nicoletti è alla terza stagione come diesse della Biesse-Carrera (foto facebook)
Caro Dario, cosa vogliamo dire?

Era l’inizio, la prima trasferta in Belgio. Dopo l’abbinamento spagnolo con la Clas, quell’anno nella Mapei era entrato il blocco belga e la squadra era diventata Mapei-GB. Erano arrivati Lefevere e 6-7 corridori belgi. Non era neanche facile essere selezionati per quelle gare, tanto che io poi rimasi fuori dalla Roubaix. Ma la prima parte delle classiche la feci tutta.

Com’era andare lassù con Ballerini?

C’ero già stato nel 1994, sempre con lui. Aveva una classe… Alla Roubaix arrivò terzo, ma fu sfortunato, perché ebbe 3-4 forature e per due volte gli diedi io la ruota. Alla terza però ci pensò qualcun altro, perché io dopo il secondo rientro ero così finito che alzai bandiera bianca. Pioveva forte e vinse Tchmil. Per cui nel 1995, quando andammo lassù, sapevo cosa mi aspettava. La differenza rispetto all’anno prima era la presenza in squadra di Museeuw, Peeters, Bomans e Willems, gente tostissima.

Het Volk 1995, Ballerini fa corsa di testa: alla sua ruota, Giovanni Fidanza
Het Volk 1995, Ballerini fa corsa di testa: alla sua ruota, Giovanni Fidanza
Che giornata ricordi?

Tanto freddo, pioggia, vento. Eravamo partiti con Ballerini, Museeuw e Peeters come capitani. Nonostante Franco e Johan volessero vincere, in squadra c’era una bel clima. Io mi trovavo benissimo e penso anche Ballero. Con quei belgi dovevi essere onesto e loro ti davano tutto. Posso raccontarvi un aneddoto per farvi capire che uomini fossero?

Assolutamente!

Quello stesso anno, a luglio del 1995, due giorni dopo il funerale di Fabio Casartelli, io ebbi il brutto incidente per il quale alle fine smisi di correre. Non ero al Tour, per cui quando si seppe che Fabio era morto, mi precipitai a casa sua. Abitavo a 5 chilometri e trovai Annalisa, i genitori e quel grandissimo dolore. Con “Casa” avevo un rapporto speciale. Due giorni dopo i funerali, il 22 luglio, andai a fare cinque ore con Chiurato sul Lago di Como, con la tristezza addosso e un caldo incredibile. Eravamo a Como, quando una moto mi investì. Hanno stimato che andasse a 80-90 all’ora: la Polizia misurò 27 metri dal punto dell’impatto al mio atterraggio. Pensai di morire. Mi passò la vita davanti, poi si offuscò la vista e persi i sensi. Senza farla troppo lunga, rimasi all’ospedale di Como per 40 giorni e dopo circa tre settimane, entrarono in stanza Lefevere, Museeuw e Peeters. Erano in Italia per il Trittico Lombardo che si correva ad agosto e vennero a trovarmi. Alcuni compagni di squadra che abitavano a pochi chilometri da me non li vidi neppure.

Per Ballerini la vittoria nella classica di apertura, antipasto per la prima Roubaix
Per Ballerini la vittoria nella classica di apertura, antipasto per la prima Roubaix
Chissà che sorpresa…

Loro erano così, pane al pane e vino al vino. Bisognava essere onesti e sapere che c’erano delle gerarchie. Se facevi il tuo, non c’erano problemi.

Ballerini al Nord?

Ho un bellissimo ricordo, perché mi sceglieva quasi sempre come compagno di camera e queste sono cose che ti rimangono. Franco era un buono, uno serio, ma se c’era da fare casino, non si tirava indietro. Quando però si avvicinavano quelle gare, cambiava anche personalità. Quello era il suo mese, la sua Settimana Santa. Era molto concentrato e a stargli vicino imparavo sempre qualcosa.

Ad esempio?

Nel 1994, andando in ammiraglia alla partenza del Fiandre in cui avrebbe fatto quarto, mi fece sedere davanti. C’era un tempo infame, mi sembrava strano che il capitano fosse seduto dietro, finché a metà del viaggio mi disse: «Spegni il riscaldamento, siamo a 20 gradi e là fuori ce ne sono due, cominciamo ad abituarci, che dici?». E questo è solo un piccolo esempio di come non trascurasse nulla. 

Passato nel 1996 alla MG-Technogym, Nicoletti corre la Roubaix del 1997: sarà la sua ultima stagione
Passato nel 1996 alla MG-Technogym, Nicoletti corre la Roubaix del 1997: sarà la sua ultima stagione
Vince l’Het Volk con 6 secondi di vantaggio su Van Hooydonck e poi vince anche la Roubaix…

Ma io quella l’ho vista in televisione. Non ricordo tantissimo, solo che era caduto alla Gand e aveva problemi a una spalla. Però immagino che abbia trovato forze anche nel gran tifo che c’era per lui. Quando poi divenne commissario tecnico della nazionale, io lavoravo già in Mapei e lui veniva spesso a salutare il dottor Squinzi, ma passava sempre anche da me in ufficio. E quando cominciò a vincere i mondiali e ne vinse quattro, gli scrivevo dei messaggi e mi rispondeva sempre. «Al Nico si deve rispondere», sorrideva.

Tornando a quegli anni, andare al Nord non era ancora così scontato: non tutte le squadre italiane erano attrezzate…

Non era come adesso, vero. C’era l’impressione di un ambiente estremo, non so come dire. Al mio primo Fiandre, eravamo nella piazza sotto un misto di pioggia ghiacciata e mi ricordo i belgi appena più coperti del solito, che ridevano e scherzavano, mentre noi eravamo tutti incappucciati. Adesso è cambiato tutto, anche il clima. Ma Franco vinse due Roubaix. In quegli anni, quando al Nord arrivavano gli italiani, anche i tifosi del Belgio si toglievano il cappello.

Arrighetti, un buon 2023 e già un bel nome per il futuro

26.10.2023
5 min
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Sull’altopiano di Bossico, un balcone naturale che si affaccia sul Lago d’Iseo, ci vive Nicolò Arrighetti, uno dei migliori debuttanti tra gli U23. Il bergamasco ha disputato una buona stagione con la Biesse-Carrera senza accusare troppo il salto di categoria e i suoi due tecnici sono pronti a scommettere su di lui.

Le parole spese nelle settimane scorse da Milesi e Nicoletti rappresentano una bella investitura per il futuro di Arrighetti (in apertura foto Rodella) e lui per il 2024 non ha paura di continuare a confrontarsi nelle gare più dure, anche se non bisogna correre troppo. Ora arriva lo step della crescita graduale, quello tradizionalmente più complicato di percorsi come il suo. Il diciottenne quest’anno ha ottenuto subito una vittoria a marzo a Fubine nella Monsterrato Road, battendo De Pretto in uno sprint ristretto. Ha poi infilato due podi, quattro top 5 e otto top 10, arricchendo il suo ruolino con la maglia azzurra indossata alla Corsa della Pace. Valeva la pena approfondire la conoscenza di Nicolò.

Risultati a parte, com’è andata questa prima annata da U23?

E’ stata ottima, nonostante avessi la maturità (si è diplomato in elettrotecnica, ndr). Ho fatto tanta esperienza. Mi sono rivoluzionato e migliorato su tante competenze grazie ai miei compagni, ai miei diesse e alla squadra in generale. Qualche soddisfazione me la sono ritagliata e onestamente non mi aspettavo di vincere così presto, anche se stavo abbastanza bene.

Abbastanza?

In primavera ho sofferto per l’allergia, però ho comunque conquistato un bel quinto posto con la nazionale. Nella seconda parte di stagione sono cresciuto, per merito di un periodo in altura a Livigno assieme al mio compagno D’Amato. Mi sentivo più presente in gara.

Azzurro. Arrighetti ha vestito la maglia della nazionale alla Corsa della Pace ottenendo un quinto posto nella prima tappa
Azzurro. Arrighetti ha vestito la maglia della nazionale alla Corsa della Pace ottenendo un quinto posto nella prima tappa
Principalmente che differenze hai notato dall’anno scorso?

Tante. Considerate che da junior correvo in una formazione attrezzata ma piccola, dove ero abituato a fare il leader. Qui in Biesse-Carrera invece ho imparato a lavorare per i compagni e anche a girare l’Italia per le gare, stando tanti giorni lontano da casa. E’ stata una indicazione di com’è la vita del corridore. Poi naturalmente, la differenza maggiore è legata alle corse. Un ritmo maggiore, che diventa ancora più alto quando corri in mezzo ai pro’.

Appunto, per te in certe corse è stato un salto doppio. Come te la sei cavata?

La squadra mi ha sempre portato a gare di alto livello. Devo dire che ero abbastanza preparato a correre tra i pro’ perché i compagni erano stati bravi a spiegarmi come fare e cosa avrei trovato. Ovvio però che i valori sono davvero tanto differenti. Nelle gare pro’ per noi delle continental è molto difficile arrivare in testa al gruppo e restarci. Ci sono chiaramente anche delle gerarchie. In più si soffrono le cosiddette frustate date dalla velocità. L’ho visto proprio due settimane fa al Giro del Veneto…

Racconta pure.

Stavo bene e ho cercato di limare tutto il giorno per mantenere le prime venti-trenta posizioni, ma è stata dura. A sette chilometri dalla fine ho preso un buco perché ero ormai al gancio e stanco. Fortuna che nel mio gruppetto a chiudere il gap c’era De Marchi, altrimenti non sarei riuscito mai a rientrare davanti. Alla fine ho raccolto un buonissimo piazzamento (26° posto a 15” dal vincitore Godon, ndr) che per me vale tanto.

Quali sono le caratteristiche di Nicolò Arrighetti?

Sono alto 1,88 metri e peso circa 73 chilogrammi, quindi fisicamente mi riterrei un passista che tiene bene su strappi e alcuni tipi di salite. Al momento quelle con pendenze abbordabili riesco a superarle senza grossi problemi, però io vorrei migliorare tanto in generale e su quelle più lunghe e dure. Sono ancora molto giovane (compirà diciannove anni il prossimo 23 dicembre, ndr), pertanto credo di avere ancora ampi margini su tante cose.

Sulle strade del Giro del Veneto, Arrighetti (qui con Belleri e D’Amato) è riuscito a ben figurare tra i pro’ (foto Elisa Nicoletti)
Sulle strade del Giro del Veneto, Arrighetti (qui con Belleri e D’Amato) è riuscito a ben figurare tra i pro’ (foto Elisa Nicoletti)
Che obiettivi ti sei posto per il 2024?

Ce ne sono diversi, tutti con l’intento di proseguire nella crescita affidandomi sempre alle indicazioni di Marco e Dario (rispettivamente i diesse Milesi e Nicoletti, ndr). Non vorrei esagerare o sembrare presuntuoso, ma data l’esperienza maturata nel 2023 nelle gare internazionali, posso dire che il prossimo anno mi presenterò nelle stesse con la voglia di fare bene. Spero di poter correre il Giro NextGen e anche di potermi guadagnare ancora una convocazione in nazionale. Quello è sempre un grande onore. Invece al passaggio tra i pro’ ci penserò solamente più avanti, se riuscirò a cogliere dei risultati importanti.

Milesi e Nicoletti registi del grande anno della Biesse-Carrera

16.10.2023
8 min
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Quando la tua formazione vive un’annata ai vertici può essere difficile scegliere i momenti migliori. Il tandem formato dai diesse Marco Milesi e Dario Nicoletti ha continuato sempre a seminare e per la loro Biesse-Carrera il 2023 è stata la stagione del raccolto. L’ennesima in cui i loro prodotti più buoni si sono messi in mostra, riuscendo a trovare – per alcuni di essi – mercato tra i pro’.

Per il team continental bresciano parlano i numeri, forse i più alti raggiunti nelle ultime stagioni. Quattordici vittorie, diciannove podi e altri ventitre piazzamenti nelle top five sono il bottino ottenuto da marzo ad ottobre. Nel mezzo anche le solite buone prove offerte nelle gare con i “big” della categoria superiore. E così assieme ai due tecnici andiamo a ripercorre per sommi capi la storia della stagione appena conclusa buttando uno sguardo al 2024.

Parla Milesi

Marco Milesi è alla Biesse-Carrera dal 2018 e da allora ha sempre saputo ottimizzare il lavoro sviluppato. I risultati non sono mai mancati, così come i ragazzi da far passare tra i professionisti. Quest’anno è stato tutto amplificato, ma non è frutto del caso.

«Se calcoliamo vittorie e piazzamenti – analizza l’ex pro’ di Liquigas e Domo Farm Frites – abbiamo davvero vissuto la nostra migliore stagione. In passato avevamo avuto belle annate, ma tenendo conto di tanti aspetti che compensavano un numero di successi minore. Ad esempio ricordo il biennio 2019-20 dove abbiamo fatto sei vittorie in tutto però facendo passare prima Ravanelli poi Colleoni e Conca. Stavolta abbiamo fatto meglio. Siamo stati competitivi da inizio a fine stagione, con gli ultimi due mesi buonissimi. Abbiamo conquistato vittorie di peso e disputato un calendario di un certo spessore. Tra elite/U23 siamo sempre andati per fare risultato pieno o podio, tra i pro’ abbiamo corso all’attacco per farci vedere e fare tanta esperienza».

«Ad esempio al Giro del Veneto – prosegue Milesi – Francesco Galimberti e Arrighetti sono arrivati attorno alla 25ª posizione a soli 15 secondi dal vincitore (Godon della Ag2R Citroen, ndr) in un arrivo particolarmente difficile al termine di una corsa molto dura. Non sono vittorie, ma piazzamenti del genere ci riempiono di tanta soddisfazione, specie se raggiunti da giovani interessanti come loro. Arrighetti è addirittura un 2004».

Pronti al grande salto

Chi passa dalla Biesse-Carrera sa cosa serve per diventare pro’. Milesi e Nicoletti sono ottimi insegnanti in questo senso, non solo perché li sono stati anche loro, ma perché sono capaci di lavorare con i giovani. E questo genera un volano di credibilità.

«Dario ed io siamo conosciuti da tanto – spiega Milesi – e i dirigenti delle formazioni pro’ si fidano di noi anche se i nostri ragazzi migliori ottengono meno risultati di altri. Abbiamo entrambi un bel passato con i giovani o con corridori che non erano così conosciuti. A volte penso a cosa è diventato Almeida, che ho avuto nel 2017 nella Trevigiani e forse non era così considerato. Pensiamo sempre alla figuraccia che faremmo se consigliassimo male le squadre professionistiche sui nostri ragazzi. Forse è anche per quello che ormai si è instaurato questo rapporto di fiducia. Però il merito è anche, ad esempio, di Carrera che ci ha fornito materiali per ridurre il gap con le formazioni più attrezzate sotto quel punto di vista».

«Anche quest’anno – va avanti – siamo riusciti a far passare due bei corridori. Foldager andrà nel WorldTour con la Jayco-AlUla. Lui ci ha regalato forse la vittoria più bella al Giro NextGen. Villa invece è stato preso dalla Bingoal. Anche lui ha fatto una bella stagione con due successi, tra cui il Trofeo Piva. Loro due hanno fatto primo e secondo nella tappa inaugurale dell’Avenir. Un altro grande momento per noi. Stiamo lavorando per piazzare tra i pro’ anche Francesco Galimberti. C’è una professional italiana che è interessata a lui e vedremo come andrà. Se non passa siamo contenti di tenerlo fra noi e fargli fare un ulteriore salto di qualità».

Per tanti che passano, c’è anche chi smette. Purtroppo Ciuccarelli ha disputato l’ultima gara della carriera al Giro del Veneto. Il suo non è un nome qualunque se consideriamo che aveva dovuto rimandare il passaggio per due anni in pratica. «Doveva passare l’anno scorso con la Drone Hopper – racconta Milesi – ma dopo le note vicende è rimasto ancora con noi perché volevamo rilanciarlo moralmente. Si è impegnato tutto l’anno come sempre, è andato bene, ma quella vicenda lo ha mandato in crisi. Ci dispiace veramente tanto che abbia fatto questa scelta, benché spero possa cambiare idea».

Ciuccarelli ha deciso di smettere. Ha pagato il contraccolpo psicologico dopo la vicenda della Drone-Hopper con cui doveva passare (foto Rodella)
Ciuccarelli ha deciso di smettere. Ha pagato il contraccolpo psicologico dopo la vicenda della Drone-Hopper (foto Rodella)

Il punto di vista di Nicoletti

La grande sintonia tra i due tecnici della Biesse-Carrera è alla base di tutto. Assieme non solo studiano tattiche o si dividono le gare cui partecipare ma c’è molta complementarità su tanti punti di vista.

«Rispetto a quello che ha già detto Marco – commenta Nicoletti – posso aggiungere che oltre alla qualità delle vittorie è che abbiamo vinto e conquistato risultati con tanti ragazzi, ben nove per la precisione su dodici atleti in squadra. Significa che c’è stato un grande lavoro, che l’impronta data l’anno scorso ha dato i suoi frutti. Credo che il successo di Villa al Trofeo Piva ci abbia fatto capire di essere entrati in una nuova dimensione. Lì la stagione ha svoltato. E poi far passare pro’ due ragazzi del nostro organico è un’altra percentuale di cui andiamo orgogliosi».

«Marco ed io siamo legati da una profonda amicizia – continua l’ex atleta Mapei – che affonda le radici negli anni ’90 quando eravamo compagni di squadra con Olivano Locatelli. Ormai sono le squadre dei pro’ che vengono da noi ad inizio anno a chiederci che corridori interessanti abbiamo da proporre. Ci fa piacere che si fidino di noi. Per il 2024 abbiamo già la squadra fatta e l’obiettivo è mantenere la linea di questi ultimi due anni».

Chi va e chi viene

Proprio il cosiddetto ciclomercato è un argomento attuale per la Biesse Carrera. La formazione per l’anno prossimo vivrà di alcune conferme, qualche addio e nuovi innesti che si preannunciano stimolanti. Anche in questo caso entrambi i diesse la pensano in maniera uguale.

«Abbiamo tenuto – dice Milesi – sei corridori (Oliosi, Motta, Francesco e Lorenzo Galimberti, D’Amato e Arrighetti, ndr). Anche D’Amato è pronto per passare a fine 2024 se lavorerà nello stesso modo di quest’anno. Arrighetti uguale. Per Belleri invece abbiamo preso una decisione condivisa. Dopo quattro anni con noi, abbiamo provato a farlo passare, ma non siamo riusciti così ci siamo accordati con la Hopplà-Petroli Firenze che ha una porta aperta con la Corratec. Michael è un corridore che merita di passare, uno che va sempre all’attacco e che sa sgobbare per la squadra, sollevandola da certi lavori in corsa. Speriamo faccia una buona annata per passare pro’».

Nicoletti è arrivato nel 2022 e ha subito sposato la filosofia della Biesse Carrera (foto facebook)
Nicoletti è arrivato nel 2022 e ha subito sposato la filosofia della Biesse Carrera (foto facebook)

«I nuovi arrivati – aggiunge Nicoletti – saranno Pettiti, Dati e Montoli. Soprattutto quest’ultimo sarà la nostra nuova scommessa come era stato Garosio. Non si è lasciato male con la Eolo, tutt’altro, solo che voleva tornare a fare un calendario italiano importante. Se dovesse fare bene, Basso ci ha già detto che vuole riprenderlo con sé. Infine avremo anche quattro junior. Maggia, Donati, Grimod e il polacco Gruszczynski. Li abbiamo cercati e scelti perché tutti sanno prendere vento in faccia, in linea con la nostra filosofia, e perché tre di loro hanno già un profilo internazionale grazie alla partecipazione di europei e mondiali tra strada e pista. Siamo pronti per ripetere il 2023».

Attento e motivato, Belleri studia e punta ai pro’

25.02.2023
6 min
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Senza girarci troppo attorno, questa stagione per Michael Belleri può rappresentare il definitivo trampolino di lancio per guadagnarsi una chiamata tra i professionisti. D’altronde il 23enne bresciano di Polaveno la categoria superiore l’ha assaggiata l’anno scorso con una ventina di gare nel calendario della sua Biesse-Carrera.

Per passare “di là” Belleri sa di essere ormai nella formazione giusta e di poter contare su due diesse preparati come Milesi e Nicoletti. Ed è altrettanto consapevole che dovrà dare un seguito alle ultime due annate in cui ha dimostrato di saper vincere. I sigilli ottenuti nel 2022 a Castelfidardo (stessa gara vinta anche l’anno prima) e a Parabiago sono una parte del biglietto da visita che vorrebbe completare nei prossimi mesi aggiungendo una maggiore continuità. Come ci ha detto lui, sa a chi ispirarsi e quale potrebbe essere il suo ruolo. Tutti spunti utili che prende leggendo gli approfondimenti dei corridori sul web.

Michael com’è andato l’inverno?

Con la squadra abbiamo fatto circa venti giorni di ritiro in Spagna a Denia. Le sensazioni sono buone e mi sembra di stare bene. Anche gli ultimi allenamenti in vista delle prime gare (debutto stagionale oggi alla San Geo, ndr) hanno dato buoni riscontri. Mi sento pronto, anche se proprio queste prime gare sono sempre delle incognite. Non mi preoccupo se non andranno secondo i piani, non mi esalterò troppo se andranno bene. Quest’anno voglio fare più attenzione a certi aspetti.

Avverti un po’ di pressione quindi?

Quella c’è sempre, ma me la metto da solo. Da parte di squadra e staff non ne ho, loro mi supportano sempre e in tutto. Diciamo che essendo al secondo anno elite, voglia e motivazioni non mi mancano. Cercherò di essere regolare. Poter passare pro’ con cinque vittorie o nessuna onestamente mi cambia poco. Certo vincere aiuta sempre, ma guardate Colleoni, mio ex compagno, che nel 2020 fece sei secondi posti. Oppure Busatto l’anno scorso che ne fece otto. Da dilettanti non hanno mai vinto, ma si sono meritati un contratto in formazioni importanti, facendo in totale una marea di piazzamenti nei cinque. Sono due esempi che vorrei seguire.

Sei un corridore che va bene sugli strappi e col colpo da finisseur. Quali altre caratteristiche hai?

Sono più a mio agio sui percorsi misti, ma anche su salite medio-lunghe riesco a tenere piuttosto bene chi è più scalatore di me. Nel 2021 avevo fatto decimo sul Monte Grappa a 50” dal vincitore. Dovrei lavorare molto di più sugli sprint perché spesso si arriva in gruppetto ed è fondamentale avere uno spunto veloce. Le mie prerogative principali però sono tirare per i compagni o andare in fuga. Sono le cose che mi riescono meglio. Non ho paura di prendere vento in faccia.

Queste sono qualità sempre molto apprezzate dalle squadre professionistiche.

Lo so, infatti. L’anno scorso su venti gare disputate con i pro’, in sette sono andato in fuga. Su tutte ricordo quella alla Agostoni con 140 chilometri all’attacco con altri corridori. Oppure quando nel 2021 ho corso il Giro di Toscana con la nazionale ed ho aiutato De Marchi, il nostro capitano, a prendere una delle ultime salite davanti. Lui arrivò secondo e a fine gara venne da me a dirmi «Bravo giovane». Fu una grande soddisfazione. E’ anche da quel momento che ho pensato che io tra i pro’ potrei e saprei essere adatto come gregario.

E dal punto di vista tattico invece come se la cava Michael Belleri?

Sto imparando a gestire le energie fisiche e mentali. Spesso spreco molto. L’anno scorso a maggio a Monte Urano ho fatto terzo dietro Raccani e Lucca, ma Marco (il diesse Milesi, ndr) era arrabbiatissimo con me. Mi ha dato dei nomi (sorride, ndr), perché quel giorno avevo vinto tutti i traguardi volanti e i gpm, non mi ero risparmiato, ma avevo buttato via la corsa. Due settimane dopo sono tornato nelle Marche con Dario (l’altro diesse Nicoletti, ndr). Lui, memore di quell’episodio, mi ha detto che mi avrebbe indicato dalla radio quando muovermi nel finale.

E come è andata?

Bene, ha avuto ragione lui, perché ho vinto. Quest’anno dovrò seguire meno il mio istinto. Ho capito dove sbagliavo. Insomma, andrò sempre all’attacco, ma usando molto di più la testa.

Nel 2022 Belleri ha indossato la maglia della nazionale ai Giochi del Mediterraneo (foto instagram)
Nel 2022 Belleri ha indossato la maglia della nazionale ai Giochi del Mediterraneo (foto instagram)
Appunto, cosa ti hanno detto i tuoi due tecnici durante il ritiro?

Marco e Dario mi hanno responsabilizzato molto. Sono alla quarta stagione in Biesse-Carrera e sono uno dei più “vecchi” assieme a Belletta, arrivato quest’anno. Mi chiedevano consigli sulle strade da fare e sui miei compagni, lasciandomi anche qualche libertà in più in allenamento. Questo è un aspetto che mi dà morale perché Marco e Dario se ne intendono. Se fanno così significa che hanno visto qualcosa in me che posso trasmettere agli altri.

Da dove nasce questa esperienza?

Sono tutte cose imparate sulla strada e rubando qualche trucco del mestiere agli altri corridori, leggendo tutti i vostri articoli, specie quelli sulla preparazione. Vi confesso, anche se ve ne sarete accorti dalle mie “reazioni social” sotto i vostri profili (sorride nuovamente, ndr), che mi piacciono tutti e mi aiutano a trarre un vantaggio.

Nel 2022 Belleri ha disputato venti gare in mezzo ai professionisti (foto instagram)
Nel 2022 Belleri ha disputato venti gare in mezzo ai professionisti (foto instagram)
Questo ci fa davvero piacere Michael, ma non distraiamoci che il 2023 agonistico è iniziato! Che programma avrai?

Andiamo avanti… (piccola risata e breve silenzio, prima di tornare serio, ndr). Indicativamente dovrei fare lo stesso calendario della passata stagione. Correremo in mezzo ai pro’ a Laigueglia, Larciano, Per Sempre Alfredo, Giro di Sicilia ed altre che vedremo più avanti. Per una di queste un piccolo obiettivo però ce l’ho. Mi piacerebbe vincere o andare molto forte al Città di Brescia, la corsa che si disputa in notturna. Non è proprio adatta a me però per me è la gara di casa, o meglio dei sogni. Le luci, il pubblico e il tifo rendono l’atmosfera magica come se fosse uno stadio o una kermesse delle stelle.

Andrea D’Amato riparte dalla Biesse-Carrera

23.02.2023
6 min
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Andrea D’Amato, classe 2002 e nato a Stradella era sparito dai radar. Dopo un 2021 di qualche lampo interessante, la scorsa stagione alla Carnovali-Rime si è rivelata una sorta di inatteso buco nero, ma adesso il pavese riparte con la Biesse-Carrera.

Nel palmares di Andrea brillano tre successi nel finale del 2021 (Coppa d’Inverno, Sannazzaro de’ Burgundi, Giro del Medio Po) e un sesto posto alla prima tappa della Adriatica Ionica Race 2021. Ora, alla corte di Milesi e Nicoletti la volontà di tornare a spingere sull’acceleratore è tanta, considerando che è ancora un U23.

Alla presentazione ufficiale del team 2023 (foto Rodella/Biesse-Carrera)
Alla presentazione ufficiale del team 2023 (foto Rodella/Biesse-Carrera)
Nel 2022 ti abbiamo visto poco, cosa è successo?

Speravo in un 2022 come l’anno decisivo per un salto di qualità importante, dopo una bella stagione 2021. Era stato un anno di quelli buoni, dove ho fatto un gran finale di stagione con diverse vittorie e piazzamenti in corse con un alto livello qualitativo di partecipanti, considerando inoltre che in estate ho fatto anche la maturità che qualche energia te la porta via. Invece il 2022 è stato un disastro fin dagli inizi.

Perché?

Non riuscivo a trovare la giusta quadra. Mi sono sottoposto a diversi esami, controlli e anche ritiri, nonostante facessi una vita da atleta in tutto e per tutto. Ero senza forze, sempre stanco e debole. Era demotivante trovarsi in gara e perdere le ruote nei tratti pianeggianti. Mi è stato diagnosticato il Citomegalovirus e mi sono fermato un mese tra la metà e la fine della primavera. Sono stato obbligato, ma ormai molte corse erano compromesse.

Un inverno intenso per D’Amato, tra bici e palestra (foto Rodella/Biesse-Carrera)
Un inverno intenso per D’Amato, tra bici e palestra (foto Rodella/Biesse-Carrera)
Quando sei tornato in sella?

Ho ricominciato ad allenarmi ad inizio giugno, con calma, ma ho sentito anche il bisogno di cambiare molte cose. Sono partito da un nuovo preparatore, che mi segue tutt’ora alla Biesse-Carrera: Marco Maggi e già da fine luglio sentivo che potevo tornare a spingere.

Eppure tra l’estate ed il finale di stagione le tue presenze sono state sporadiche.

Purtroppo non ero convocato per le corse che potevano diventare una buona vetrina. Ero inserito nell’organico per competizioni di secondo piano. Correndo poco, ho fatto fatica anche a trovare il ritmo gara ed essere competitivo. Ho deciso di chiudere la stagione in anticipo, fare un reset e ripartire.

Francesco Galimberti al centro, Andrea D’Amato a destra (foto Rodella/Biesse-Carrera)
Francesco Galimberti a sinistra, Andrea D’Amato a destra (foto Rodella/Biesse-Carrera)
In questo periodo è nata la decisione di passare alla corte di Milesi?

A inizio estate, più o meno a luglio mi sono arrivate diverse offerte, una motivazione per allenarmi con impegno e crederci fino in fondo. Quella di Milesi e Nicoletti con la Biesse-Carrera mi ha dato qualcosa in più rispetto alle altre. Tanta fiducia prima di tutto, un calendario ben strutturato e un team che permette di avere una notevole visibilità.

Avete cominciato il 2023 con un ritiro in Spagna, come è andata?

Abbiamo fatto 20 giorni di ritiro. Un training camp lungo, tosto e davvero bello. E’ stata una prima volta, ma anche una grande occasione per stare con i compagni, di lavorare in un certo modo e di mettere tanti tasselli al posto giusto.

Come vi siete allenati in Spagna?

Siamo partiti calmi i primissimi giorni, con l’obiettivo di sfruttare appieno le tre settimane e non arrivare finiti gli ultimi 7 giorni. Il programma di massima che abbiamo eseguito era composto da tre giornate di carico e uno di scarico, con dei lavori d’intensità che sono aumentati gradualmente. Tanto lavoro al medio, ma abbiamo provato anche le volate con l’organizzazione del treno. Non abbiamo dimenticato dei lavori in palestra, attenzione che vorrei mantenere anche nel corso delle prossime settimane.

I lavori specifici eseguiti durante il ritiro si sono combinati in modo corretto con quelli del tuo preparatore?

Durante il training camp in Spagna ci siamo affidati completamente alle indicazioni di Milesi. Avere comunque dei direttori sportivi del calibro di Nicoletti e Milesi per noi significa molto.

Quali sono i programmi e gli obiettivi per il 2023?

Esordirò alla Coppa San Geo il 25 febbraio. Io punterò principalmente alle gare ondulate con dei finali allo sprint, situazioni dove riesco a far emergere le mie doti. Non sono uno scalatore. E prenderò parte al Giro di Sicilia ad aprile. Inoltre spero di poter prendere parte ad un collegiale della nazionale, durante la primavera.

Ci pensi ad una maglia azzurra?

Parecchio. Ci penso perché è motivo di orgoglio e sarebbe un trampolino di lancio di quelli importanti. Ci penso perché con la chiamata in nazionale potrei partecipare anche ad alcune corse di stampo internazionale e comunque una chiamata in maglia azzurra non è mai banale. E’ una di quelle cose che porti sempre con te. Forse ci sarei arrivato nel 2022, ma nulla è andato come doveva.

Un corridore forte in diversi contesti, che primeggia negli sprint (foto Rodella/Biesse-Carrera)
Un corridore forte in diversi contesti, che primeggia negli sprint (foto Rodella/Biesse-Carrera)
Ti senti sotto pressione?

Non molto. Mi sento che devo e posso dimostrare, devo ricambiare la fiducia e mi rendo conto che questo treno della Biesse-Carrera è decisivo per il prosieguo della mia carriera. Ma è pur vero che io ed i miei compagni siamo coscienti che alle spalle abbiamo un’ottima organizzazione.

Parlaci invece della bici, per te è una prima con i freni a disco su strada?

Esatto, ma non è una prima assoluta per via della mia passione per la Mtb. Ho iniziato ad usare la bici da strada con i dischi da metà novembre. E’ una Carrera SLR AirPro ed molto più rigida rispetto a quella che avevo l’anno passato con i freni tradizionali. Alla rigidità del mezzo si aggiunge anche il manubrio integrato Ursus, che non fa altro che aumentare la rigidità. Mi piace questo dettaglio e mi aiuta a tirare la bici durante gli sprint ed i rilanci. Abbiamo le ruote Ursus, in gara con i tubeless, in allenamento con le camere d’aria.

Torneresti indietro, oppure il mezzo è divertente?

No, non tornerei indietro. Io e anche diversi compagni che utilizzano il freno a disco per la prima volta, ci siamo resi conto di quanto cambia il modo di frenare e quel vantaggio di frenare all’ultimo senza perdere di velocità. Tutto il pacchetto è divertente e veloce.

Barbin in ammiraglia con gli juniores della Biesse: «Aiuterò Milesi»

28.10.2022
6 min
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Nell’ultimo periodo non si è fatto mancare nulla. L’agenda dei suoi impegni per il 2023 si è infittita e la sta già organizzando al meglio per incastrare tutto. In ordine cronologico l’ultimo incarico di Enrico Barbin è quello di diesse degli junior della Biesse-Carrera.

Una investitura avuta da Marco Milesi, tecnico della formazione continental e suo mentore ai tempi della Trevigiani. E lo spunto per sentirlo ce lo ha dato proprio lui durante l’ultima intervista. Prima però per il trentaduenne bergamasco Barbin – che ora fa il rappresentante commerciale e il regolatore in moto alle corse di Rcs Sport – ci sono stati tempo e voglia di laurearsi in Scienze Motorie, prendere il terzo livello da allenatore e diventare direttore di gara.

Dal 2023 Barbin sarà il secondo diesse degli junior della Biesse Carrera
Dal 2023 Barbin sarà il secondo diesse degli junior della Biesse Carrera
Enrico, ti possiamo definire una persona multitasking o completo, come si dice per i corridori?

In un certo senso sì, è la vita del libero professionista (sorride, ndr). In realtà sono molto curioso e mi è sempre piaciuto restare informato sulle cose che mi interessano. Penso che siano tutte competenze che potranno tornarmi utile. Con gli studi avevo iniziato gli ultimi anni in cui correvo da pro’ (è stato sempre in Bardiani, dal 2013 al 2019, ndr) poi col Covid, visto che era una università online, ne ho approfittato per conseguire la laurea. Nel frattempo sono diventato direttore sportivo e di gara. Quest’ultima figura l’ho voluta prendere per aiutare l’UC Osio Sotto, la società del mio paese con cui collaboro, che organizza una decina di gare l’anno tra tutte le categorie giovanili.

Come farai con la formazione degli junior?

Sarò il vice di Renato Galli. Ho già anticipato a loro che non sarò sempre presente. Da un anno e mezzo lavoro con Alka Sport. Ho tutta la Lombardia e qualche altra provincia extra. Stiamo spingendo molto su maglie con materiali rifrangenti, su maniche e retro ad esempio, per essere più visibili agli automobilisti. E dal 2023 forniremo il materiale proprio alla Biesse-Carrera. In ogni caso so già che posso organizzarmi le giornate in funzione alle necessità di lavoro e squadra.

Marzo 2012, Sovizzo. Barbin vince la Piccola Sanremo guidato in ammiraglia da Milesi (foto Scanferla)
Marzo 2012, Sovizzo. Barbin vince la Piccola Sanremo guidato in ammiraglia da Milesi (foto Scanferla)
Il tuo ruolo è già stato definito?

Di base seguirò la preparazione atletica di tutti i ragazzi, sempre confrontandomi con Renato. Avrò più sott’occhio Alessandro Milesi, il figlio di Marco, e Quadriglia che sono i due allievi che arrivano proprio dall’UC Osio Sotto. Però alla fine riuscirò a vedere anche gli altri perché la sede della squadra è a Ghedi, dove c’è anche quella del lavoro. Quindi sono convinto che riuscirò a combinare bene tutto.

Cosa sai della categoria junior?

Tutto e nulla allo stesso tempo. Mentre sto imparando a conoscere bene i ragazzi della squadra. Qualcuno può pensare che sia facile guidare una categoria giovanile ed invece non è così. Abbiamo a che fare con ragazzi di 17/18 anni che vanno a scuola, che devono sapersi gestire nei loro impegni e nei loro problemi. Stanno crescendo come persone e atleti. E non tutti vanno dello stesso passo. Lo sviluppo fisico e la maturazione sono due fattori importantissimi da tenere in considerazione. La mia idea è quella di cercare di trovare un programma ad hoc per ogni nostro ragazzo in virtù della scuola e delle sue caratteristiche. Non sarà facile ma ci proverò. Poi c’è un’altra questione da non sottovalutare.

Quale?

Dal 2023 gli junior correranno col rapporto libero. Andrà gestita molto bene questa cosa. Non possiamo pensare che i nostri sei primi anni che tiravano il 52×16 tra gli allievi possano far girare, ad esempio, il 53×12 senza problemi. Useranno certi rapporti solo quando saranno pronti. Forzare a farlo sarebbe solo controproducente.

Che tipo di diesse vorresti essere?

Non avendolo mai fatto prima non mi sono mai immedesimato. Però vorrei essere un tecnico che ha un rapporto alla pari con i suoi corridori. Magari essendo ancora piuttosto giovane mi vedono più vicino a loro e potrebbe essere un vantaggio stabilire il contatto. Vorrei che i ragazzi fossero sinceri e trasparenti con me, nel bene e nel male senza timore reverenziale. Ecco, il mio modello è Marco Milesi. Con lui ho un grandissimo rapporto, nato proprio quando ero alla Trevigiani. Tutti lo ascoltano. Con i ragazzi si pone bene. E’ uno incisivo, sia quando ti deve dire le cose belle sia quando ti fa le osservazioni o ti deve riprendere. Mi piace anche Dario Nicoletti. Loro due fanno una bella coppia di diesse.

Cosa pensi di portare di tuo?

La mia esperienza da corridore, avendo smesso da poco, tornerà buona. Trasmetterò loro tutto quello che ho imparato dai vari diesse che ho avuto nella mia carriera. Ma vorrò far capire ai ragazzi che ci vuole sempre il piano B nel ciclismo. Purtroppo non tutti passano professionisti, quindi bisogna curare gli studi. Su questo sarò abbastanza puntiglioso. I ragazzi devono comprendere che non vale la pena trascurare la scuola per fare un allenamento in più o per un piazzamento in più. Così come voglio insegnare che è importante fare gruppo e stare bene fra di loro. Perché lo sport è anche una esperienza di vita.

Barbin è stato pro’ con la Bardiani dal 2013 al 2019 con una vittoria. Dieci invece quelle ottenute da dilettante
Barbin è stato pro’ con la Bardiani dal 2013 al 2019 con una vittoria. Dieci invece quelle ottenute da dilettante
Tra gli junior tutti vogliono trovare il nuovo Evenepoel a suon di risultati. Tu come la pensi?

Ci devi nascere come Remco altrimenti nulla, non lo puoi costruire. Vincere piace a tutti e fa bene allo sponsor che poi investe nuovamente. Ma non si possono spremere i ragazzi in queste categorie perché si perdono. Ci vuole un compromesso però alla base di tutto deve esserci tanta pazienza. Quest’anno sarei contento se i miei ragazzi crescessero gradualmente nelle prestazioni. Che poi portano ai risultati. Mi andrebbero bene altre soddisfazioni. Per i secondi anni sarei altrettanto contento se riuscissero a passare nella nostra continental. La filiera è fatta anche per questo motivo.