La cartella per il Giro: Elisa Nicoletti e il debutto della Tudor

30.04.2024
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Nella Tudor Pro Cycling che esordisce al Giro d’Italia, c’è una debuttante che si affaccia sul palcoscenico rosa ed è Elisa Nicoletti, la loro addetta stampa. Venticinque anni, sempre sorridente: una persona piacevole con cui avere a che fare.

Il mondo degli addetti alla comunicazione è piuttosto complesso, almeno quanto lo è stare appresso alle richieste dei giornalisti. Ci sono gli addetti stampa… aguzzini: quelli che dell’impedirti di lavorare fanno la loro missione. E poi ci sono quelli che comprendono e ti vengono incontro, a patto che anche tu ne riconosca le ragioni. Per ciascuno di loro, l’avvio del Giro è una centrifuga. Fra domani e giovedì si svolgeranno le conferenze stampa di presentazione dei team, fra mille incastri e con la regia di RCS Sport. Poi il resto della corsa sarà un rendere conto e raccontare, facendo in modo che i corridori siano visibili anche quando non spiccano e gestendone semmai la popolarità in caso di conquista, grande o piccola.

Il primo giorno di Giro

Elisa è figlia di Dario Nicoletti, ex professionista, grande gregario di Franco Ballerini e ora direttore sportivo della Biesse-Carrera, che il 25 aprile ha sbancato il Gran Premio della Liberazione a Roma. Lei un Giro l’ha seguito già, ma dalla parte della carovana. Perciò, c’è venuto in mente di scoprire che cosa metta nella cartella un addetto stampa per il suo primo giorno di Giro e per quelli a seguire.

«Spero di non dimenticare niente – dice ridendo –  ma nella cartella assolutamente devono esserci telefono, computer, hard disk, caricatori: i caricatori sono importanti. Il power bank, la macchina fotografica. E ieri mi sono arrivati tutti i vari attrezzini per la GoPro. L’avevo già, ma non gli accessori per usarla. Principalmente questo, direi, tutte cose elettroniche…

«Invece le informazioni sui corridori le abbiamo abbastanza catalogate, anche se al giorno d’oggi con siti come procyclingstats.com avere info e statistiche è davvero facile. Le informazioni più personali vengono fuori col tempo. Per cui ad esempio i nuovi di quest’anno li conosciamo un po’ meno, ma il Giro d’Italia è l’occasione migliore. Vengono sempre fuori storie interessanti, anche perché essendo il primo grande Giro della squadra e di alcuni ragazzi, scopriremo di certo cose nuove».

Finalmente nella Tudor del Giro vedremo all’opera la coppia Dainese-Trentin
Finalmente nella Tudor del Giro vedremo all’opera la coppia Dainese-Trentin
Scoprirai che aver fatto il Giro con la carovana probabilmente non è la stessa cosa…

Diciamo che avrò un ruolo un po più di responsabilità. La carovana è bellissima. Ci sono sempre momenti positivi, conoscere nuove persone, fermarsi nei paesi, vedere il pubblico che aspetta la gara. E’ un momento di festa. Con la squadra sarà diverso. Anche quando si vince, speriamo di vincere ovviamente, si pensa sempre al giorno dopo. Il ciclismo alla fine è fatto di momenti alti, ma sono pochi rispetto a quelli down e bisogna sempre guardare il bicchiere mezzo vuoto. Puoi vincere, ma il giorno dopo è sempre un giorno nuovo. Come è successo per esempio al Romandia. Abbiamo vinto il prologo con Maikel Zijlaard e due giorni dopo è caduto, si è rotto il gomito e… ciao!

Come pensi organizzerai il lavoro?

Come squadra, rispetto ad altre che fanno il comunicato per ogni tappa, facciamo pezzi sul sito in caso di grandi risultati. Quindi una vittoria, un podio, cioè momenti molto importanti. Invece le dichiarazioni dei corridori tendiamo a prenderle e a mandarle nel gruppo whatsapp dei giornalisti. Poi le cose possono cambiare in base alle richieste. Siamo una squadra svizzera, quindi durante il Romandia c’è stato più movimento intorno a Yannis Voisard e abbiamo fatto di più perché c’erano tante aspettative. E’ ovvio che un podio di tappa al Giro d’Italia, come pure indossare una maglia di leader è più importante che vincere una gara di livello molto inferiore, per cui diciamo che valuteremo giorno per giorno.

La Milano-Torino del 2023 è stata la prima vittoria per il Tudor Pro Cycling Team
La Milano-Torino del 2023 è stata la prima vittoria per il Tudor Pro Cycling Team
Che rapporto hai con gli atleti della tua squadra?

Per come sono cresciuta io, nel ruolo che ho sempre avuto nel ciclismo con le squadre di mio papà, in passato dei corridori ero quasi amica. Adesso parliamo più di relazioni di lavoro, quindi capita veramente con pochi di sentirsi. Con parecchi ci si segue sui social, rispondiamo reciprocamente alle storie, ma direi che quasi con nessuno capita di sentirsi regolarmente. Con alcuni ci si vede anche poco. Per esempio l’anno scorso ho fatto 150-160 giorni di corsa, ma con Arvid De Klejn ho fatto una sola corsa: la Milano-Torino, che ha vinto. Quindi io praticamente l’ho visto in ritiro, l’ho visto in quella gara e poi l’ho rivisto al ritiro di ottobre. Anche per questo alla fine si tratta prevalentemente di rapporti di lavoro. Quest’anno l’obiettivo era anche quello di seguire Matteo e Alberto (Trentin e Dainese, ndr) rispetto ai vari media italiani. Dainese doveva iniziare all’Algarve ed è caduto. Doveva poi ripartire alla Tirreno, ma non ha ripreso. Quindi non lo vedo dal ritiro di gennaio. Però ci siamo sentiti parecchio, anche perché le richieste dei vari media arrivano principalmente a me o comunque mi occupo io di quelli italiani.

Si può dirlo? Una delle richieste meno simpatiche che capitano è l’addetto stampa che chiede di leggere l’articolo prima che venga pubblicato…

Capita anche a me di chiederlo, anche perché Tudor è una realtà importante che a certe cose bada molto. Il nostro obiettivo però non è tanto quello di controllare, di cambiare la storia come ho già detto varie volte, ma più essere sicuri che il nome sia scritto nel modo giusto, il ruolo della persona sia indicato nel modo giusto. E soprattutto, come è capitato quest’anno in vari articoli, essendo una professional che deve ricevere gli inviti, non possiamo anticipare di averlo ricevuto troppo tempo prima. Oppure al Giro d’Abruzzo abbiamo avuto una giornalista svizzera che è stata con noi per tutti i cinque giorni, raccontando l’avvicinamento di Voisard al Romandia. In quel caso, volevamo essere sicuri che uscissero informazioni corrette. Poi dopo un po’ si va sulla fiducia. 

Romandia, sul podio Zijlaard che ha vinto il prologo e dopo due giorni si ritirerà
Romandia, sul podio Zijlaard che ha vinto il prologo e dopo due giorni si ritirerà
Come è stato che Elisa Nicoletti è arrivata al ciclismo?

Mamma e papà erano entrambi ciclisti, ma anche i nonni erano appassionati. Perciò dai sei anni ho deciso di voler correre in bici e con mia sorella più grande ci siamo iscritte in una squadra locale. I primi mesi andavo alla partenza e non partivo, mi mettevo a piangere. Poi ho iniziato a correre. Ho fatto i giovanissimi, gli esordienti e gli allievi. Ma quando mia sorella ha smesso, l’ho osservata e mi sono accorta che si divertiva più di me e ho iniziato a farci un pensierino. Mi dividevo tra il liceo e la bici, era abbastanza tosta combinare tutto. E siccome alla fine mi piaceva quello che studiavo, ho pensato che talento non ne avessi tanto, che di certo avevo paura in discesa e a stare nel gruppo, così ho preferito focalizzarmi sugli studi. Ma non ho chiuso col ciclismo, dato che ho cominciato ad andare alle gare con mio papà e la sua squadra. Prima il VC Mendrisio e poi la Biesse-Carrera.

Quindi sempre in mezzo ai corridori?

Ho le foto di quando ero piccola e i corridori venivano a dormire a casa nostra il giorno prima delle gare. Abbiamo le foto di loro in piscina con mia sorella piccola in mezzo a loro. Avendo fatto il linguistico, quando ho iniziato a studiare inglese, francese e tedesco, parlare con loro mi servì anche a fare pratica e vincere la timidezza. Quando poi iniziai a lavorare a Livigno, ero diventata il riferimento delle mie colleghe dell’hotel quando arrivavano i corridori e c’era da dargli assistenza per il check-in e le varie richieste che potevano avere. 

Ti è mai pesato essere la figlia del direttore sportivo? 

No, per me era bello. Il weekend significava andare alle gare col papà, tanto che ho iniziato anche a litigare con le mie amiche perché loro volevano uscire e io dicevo di no, perché dovevo svegliarmi presto. Essendo in una squadra piccola, poteva permettersi di portarci preferendo che sviluppassimo questa passione, piuttosto che farci andare a zonzo la domenica senza sapere cosa fare.

C’è un oggetto portafortuna che avrei dietro con te al Giro?

No, però magari lo troverò durante la corsa e lo diventerà per i prossimi anni.

Quindi ci vediamo giovedì a Torino?

Direi proprio di sì. Ho ancora delle faccende da sistemare e poi sarà tempo di cominciare con le conferenze stampa…