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Van Der Meulen: tappa al CTF e il 2025 alla Bahrain

27.09.2023
5 min
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Renzo Boscolo sotto questo sole d’autunno, che colora tutto di arancione, corre da una parte all’altra. Riunioni, decisioni, progetti e tanto altro bolle in pentola in casa CTF Friuli: novità che rendono frenetico questo finale di stagione.

«Quello che stiamo decidendo in questi giorni – racconta Boscolo in uno dei brevi momenti di pausa – è tutto in vista del 2024. L’attività del 2023 va avanti da sola fino a metà ottobre e terminerà così come sta andando. Per il futuro abbiamo parecchie idee e un po’ di cose da guardare, vogliamo fare un altro significativo passo in avanti».

Max Van Der Meulen ha corso negli juniores con la Willebrord Wil Vooruit (foto DirectVelo)
Max Van Der Meulen ha corso negli juniores con la Willebrord Wil Vooruit (foto DirectVelo)

Arrivo dall’Olanda

Una novità, proprio in vista della stagione 2024, è l’arrivo al CTF Friuli del corridore olandese Max Van Der Meulen. Il giovane, classe 2004 ha corso quest’anno con il Development Team della DSM-Firmenich. Van Der Meulen nel 2024 farà un passaggio al CTF Friuli, per poi andare in Bahrain Victorious nel 2025. Un percorso simile a quello fatto da Alberto Bruttomesso. 

«E’ un grande prospetto – ci dice Boscolo – da junior ha avuto un ruolino di marcia davvero impressionante. Ha vinto tre corse a tappe, tra cui due appuntamenti di Nations Cup, La Classique des Alpes Junior e poi è arrivato quarto al Giro delle Fiandre. E’ un ragazzo che arriva dal progetto Bahrain, una cosa che stanno facendo già altri atleti. Lui ha già il contratto con il team WorldTour ma ha bisogno di un anno intermedio, di ulteriore apprendimento e formazione».

Ha vinto tante corse importanti, tra cui la Classique des Alpes Juniors (foto DirectVelo)
Ha vinto tante corse importanti, tra cui la Classique des Alpes Juniors (foto DirectVelo)

Legame continuo

Tra CTF Friuli e Bahrain Victorious c’è un legame continuo che porta tanti ragazzi a fare questo passaggio. D’altronde la continental friulana ha dimostrato di saper lavorare bene con i giovani fin da subito. Questo è semplicemente un continuo di questo percorso. 

«Tra noi e la Bahrain – spiega ancora Boscolo – c’è un legame continuo e un passaggio di informazioni costante. Fusaz è il nostro collante tra noi e loro, ha un ottimo occhio per vedere le opportunità future, ovvero corridori della categoria inferiore (juniores, ndr) che hanno prospettive di crescita importanti.

«Nel caso di Van Der Meulen – prosegue – l’interesse della Bahrain era noto da tempo, poi il ragazzo ha corso nel Devo Team della DSM, ma qualcosa non ha funzionato. Rispetto ai suoi risultati da junior non ha performato quanto ci si potesse aspettare. Il ragazzo arrivava da un team juniores di grande tradizione: il Willebrord Wil Vooruit, che ha formato corridori come Dylan Groenewegen e Niky Terpstra. Non sempre nelle squadre devo i corridori trovano la loro giusta dimensione».

Il passaggio al Development Team DSM-Firmenich non è andato come sperato (foto DirectVelo)
Il passaggio al Development Team DSM-Firmenich non è andato come sperato (foto DirectVelo)

Più autonomia

Il CTF Friuli rimane una squadra fedele alle proprie idee e con un accordo con un team WorldTour, ma non è un Devo Team. Quella dei friulani è una scelta che permette anche di salvaguardare la propria identità.

«Ho letto la vostra intervista ad Axel Merckx – dice Boscolo – e condivido pienamente le sue parole. Lui con la sua Hagens Berman ha effettuato la nostra stessa scelta, che per noi si è rivelata vincente e positiva. Secondo me le nostre due squadre (CTF e Hagens Berman, ndr) hanno la stessa idea, ovvero che i team continental devono essere un’accademia per far crescere i giovani corridori.

«Un esempio – spiega nuovamente – è quello che abbiamo fatto con Bruttomesso, che per certi versi può anticipare quello che farà Van Der Meulen. Se si guarda ai numeri Bruttomesso ha vinto di meno, ma se si guarda alla prestazioni è cresciuto tantissimo. Ha corso molte gare a tappe, portandole tutte a termine e conquistando almeno un podio in qualche tappa. E’ un corridore più resistente, questa formazione è quella che ci chiede la Bahrain. In realtà è ciò che abbiamo sempre fatto anche quando non lavoravamo con loro: i fratelli Bais, Milan e Pietrobon ne sono degli esempi. 

Uno sprazzo di talento è arrivato alla Parigi-Roubaix U23, conclusa al sesto posto (foto DirectVelo)
Uno sprazzo di talento è arrivato alla Parigi-Roubaix U23, conclusa al sesto posto (foto DirectVelo)

Progetti e crescita

Cosa aspettarsi l’anno prossimo da Van Der Meulen è una domanda che non ha risposta, però si può capire il percorso che il ragazzo deve fare e quali punti migliorare per arrivare pronto al mondo dei professionisti. 

«La prima cosa – riprende Boscolo – è stata vedere i suoi valori ed il suo storico, poi più avanti faremo un progetto più approfondito. Verrà da noi nei nostri laboratori e capiremo tutto quello che dovremo fare con lui e in che campi migliorare. Probabilmente, guardandolo da fuori, dovremo lavorare sulla personalità e sulla stabilità delle prestazioni. E’ una cosa che abbiamo notato quest’anno con Bruttomesso e gli altri ragazzi, lui è partito da gare nazionali per poi aumentare sempre di più il livello. Infatti, non è un caso che a fine stagione abbia corso contro corridori del WorldTour facendo bene».

Il CTF Friuli ha corso tanto anche al Nord, su percorsi dove Van Der Meulen ha già fatto vedere cose promettenti fin dagli juniores. 

«E’ vero – conclude il diesse – tra Alsace, Gent-Wevelgem e Youngster Coster Challenge abbiamo messo piede parecchio al Nord. Noi cerchiamo di avere un ventaglio di corse che permette ai nostri ragazzi di misurarsi con i più forti e di crescere. Un’altra importante responsabilità ce l’hanno le varie nazionali di riferimento, perché tanti appuntamenti come le tappe di Nations Cup e il Tour de l’Avenir sono fondamentali per i corridori».

Parte il Giro del Friuli: con Buratti nei segreti della corsa

31.08.2023
6 min
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Gimondi, Basso, Chiappucci, Simoni, Pogacar. La lista dei vincitori del Giro del Friuli Venezia Giulia vanta nomi che hanno fatto la storia di questo sport. Oggi scatterà la 59ª edizione con un parterre internazionale pronto a dare spettacolo in questi quattro giorni di corsa. L’anno scorso Emiel Vestrynge ha portato a casa il successo e l’ambita maglia gialla davanti a Nicolò Buratti e a Davide Toneatti. Li abbiamo visti sfidarsi in quattro tappe di fuoco, compreso l’arrivo spettacolare sullo Zoncolan. 

Quest’anno la corsa è pronta a infiammarsi nuovamente sulle strade friulane altrettanto dure e affascinanti, di cui la Regione è ricca e che ogni anno mostra al Giro d’Italia. Per scoprire il percorso ci siamo affidati a chi, quest’anno, è professionista ma su queste strade si allena e l’anno scorso ha portato a casa un secondo posto nella generale e due successi di tappa. Nicolò Buratti, ti va di presentarci il Giro FVG 2023?

L’arrivo a Colloredo di Monte Albano 2022(foto Bolgan)
L’arrivo a Colloredo di Monte Albano (foto Bolgan)
Che corsa è il Giro del Friuli Venezia Giulia?

E’ una gara che mi tocca molto, ci sono molto affezionato essendo friulano. Sicuramente è un palcoscenico internazionale importante e vanta un palmares di grandi campioni. Il territorio che tocca racchiude quasi tutto il Friuli e questo è un plauso che va fatto agli organizzatori che negli ultimi anni sono riusciti a valorizzare sempre di più questa corsa. Ogni anno riescono a tirare fuori veramente un bel percorso e completo per tutti i corridori. C’è spazio per riuscire a portare a casa il risultato ed emergere in base alle proprie caratteristiche. 

Come va interpretata una gara a tappe di questo tipo? 

Bisogna stare sempre con l’occhio vigile, perché le tappe sono tutte insidiose e se si vuole portare a casa il Giro bisogna sempre stare sul pezzo ogni giorno. Poi, ovvio, parlando di quest’anno, c’è la tappa regina che è quella con l’arrivo a Sauris in cui sicuramente, almeno sulla carta, si dovrebbe fare la classifica generale. Ma attenti alla seconda tappa che è molto simile a quella affrontata l’anno scorso.

Parliamo del percorso. La prima tappa sulla carta è per velocisti… 

Sì, direi che lascia poco spazio ad altre interpretazioni. Sono 160 chilometri piatti, dove bisognerà stare davanti e attenti alle cadute.

La seconda tappa invece sembrerebbe facile, potrebbe presentare qualche insidia?

E’ una tappa molto insidiosa perché molto simile a un percorso da classica con stradine strette e strappetti e alla fine verrà fuori sicuramente la fuga. L’anno scorso diciamo che il Giro l’ho perso in quella frazione. Perché è andata via una fuga importante con dentro Verstrynge e Toneatti che hanno preso un minuto e mezzo. Alla fine si è giocato tutto lì, anche se il giorno dopo comunque ci sarebbe stato lo Zoncolan da affrontare. Quindi bisogna stare attenti sempre e stare concentrati.

La terza è la tappa regina di questa edizione. Conosci la salita finale?

Sì, la conosco anche se non sono proprio di quelle parti. Sono però strade che ho già fatto. La salita del Passo Pura è una salita veramente impegnativa. Sono quasi quaranta minuti di ascesa tosta. Da non sottovalutare neanche la discesa, perché è tecnica e si arriva proprio ai piedi del lago di Sauris e non è finita perché si hanno ancora cinque chilometri, se non di più, per raggiungere la cima. La selezione sicuramente verrà fatta sul Pura, ma bisogna avere gambe per arrivare fin sulla linea del traguardo senza accumulare distacchi.

Il Giro si chiude con l’arrivo a Trieste…

Secondo me non può essere considerata una tappa tranquilla per chi ha la maglia di leader. Non può ritenere di aver vinto il Giro, assolutamente, perché l’ultima tappa è un po’ come la seconda. E’ complicata, la conosco perché sono strade un po’ più della mia zona perché si passa a una ventina di chilometri da casa mia. Ma soprattutto la parte di Trieste è una parte molto complicata, tecnica, con strade veloci che si alternano a stradine fino alla fine. L’arrivo è difficile, perché si entra a Trieste, che comunque non non è proprio una città piatta.  E’ sul mare però c’è anche tanta salita e si arriva da dietro, praticamente dalla Slovenia. Il finale me l’hanno raccontato i ragazzi che sono stati a provarlo. E’ veramente difficile, entrando in centro città bisogna stare attenti. 

E’ il tuo primo anno lontano da questa corsa. Ti mancherà non correrla? 

Sono contento di essere sicuramente passato professionista e questo mi ripaga. E’ un Giro che comunque mi sarebbe piaciuto molto come percorso e diciamo soprattutto, l’ultima tappa che arriva a Trieste sarebbe stata molto adatta a me, così come anche la seconda. Mi sarei sicuramente divertito.

C’è qualche tuo ex-compagno che vedi bene per questo appuntamento?

Il Cycling Team Friuli è una squadra forte, insomma, è la squadra della regione, quindi sicuramente ci puntano a fare bene. C’è Daniel Skerl che è un ottimo velocista e per la prima tappa è uno dei favoriti. Direi anche per l’ultima se riesce a tenere duro, essendo lui di Trieste, conosce molto bene le strade. Per la seconda tappa direi Giovanni Bortoluzzi, che vive nelle zone di Fagagna. Infine c’è sempre anche Davide De Cassan, che credo sia l’uomo di punta per la squadra. Oltre alla generale penso che la terza tappa sia quella più adatta a lui, la più dura, dove potrebbe ritagliarsi delle belle soddisfazioni.

Buratti è pronto per il finale di stagione con le classiche canadesi
Buratti è pronto per il finale di stagione con le classiche canadesi
Il Giro del Friuli è una corsa di importanza internazionale, chi vince qui dimostra di essere pronto per appuntamenti più importanti. C’è qualcuno che vedi particolarmente favorito?

Sono sincero, non ho visto bene la lista partenti, quindi non posso dire un nome. So che c’è Luca Vergallito che insieme all’Alpecin Devo, squadra che ha vinto l’anno scorso, avranno voglia di riconfermarsi. C’è un parterre straniero importante, quindi chiunque vincerà sarà un nome di spessore. Io tifo gli italiani ma prima ancora i ragazzi del team Friuli. 

E Buratti cosa farà in questo finale di stagione?

Sono appena tornato a casa dal Renewi Tour. Sono molto contento del programma che mi sta facendo fare la squadra. Ovviamente la prima parte è stata un po’ di adattamento e adesso sto iniziando a ingranare bene. Sono uscito bene da quest’ultima corsa. E’ un ritmo diverso dal mondo degli under, posso confermarlo (ride,ndr). Si va molto più forte però piano piano, un gradino alla volta ce la faremo ad arrivare in alto. Adesso farò ancora una settimana a casa e dopo partirò per il Canada, quindi farò le classiche di Quebec e Montreal e anche qui sono molto contento perché non sono proprio due garette.

A Bionaz Vince Tjotta, ma De Cassan ruggisce e riapre i giochi

14.07.2023
6 min
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BIONAZ – «Ve lo avevo detto stamattina. Il Giro della Valle d’Aosta non è finito». Davide De Cassan è sorridente ai 1.979 metri della diga di Place Moulin, sopra Bionaz, nella splendida e selvaggia Valpelline. Okay, Davide non ha vinto, il trionfo è andato al norvegese Martin Tjotta, ma quel che conta è che il corridore del Cycling Team Friuli c’è.

La terza tappa del Valle d’Aosta propone salite lunghe, ma pedalabili. Oggi fa anche più caldo di ieri. La squadra friulana inserisce un uomo nella fuga. Un chiaro segno che si volevano smuovere le acque.

Il norvegese Tjotta conquista la terza tappa (foto Alexis Courthoud)
Il norvegese Tjotta conquista la terza tappa (foto Alexis Courthoud)
Il norvegese Tjotta conquista la terza tappa (foto Alexis Courthoud)

De Cassan leader vero

E le acque le hanno smosse eccome. Uno scatto in un tratto intermedio, se vogliamo un po’ come Golliker ieri, ha lanciato Tjotta alla vittoria e ha tolto questa gioia a De Cassan ma il gioco del CTF è stato ottimo.

De Cassan si comporta e parla da leader. Sguardo fisso negli occhi, petto in fuori, testa alta. Davvero quando ci vede arrivare ci punta il dito e ci dice quella frase scritta all’inizio.

Quando arriva Roman Ermakov lo ringrazia. Lo abbraccia. Gli dice – in inglese – che non è riuscito a vincere, ma anche di stare tranquillo, che il Valle d’Aosta non è finito.

De Cassan "consola" Ermakov, il compagno che lo ha aiutato fino allo sfinimento
De Cassan “consola” Ermakov, il compagno che lo ha aiutato fino allo sfinimento
De Cassan “consola” Ermakov, il compagno che lo ha aiutato fino allo sfinimento
E’ vero, ce lo avevi detto: non era finita ieri a Pré de Pascal…

Volevo rifarmi della tappa di ieri. La mia squadra mi ha supportato al massimo. Questo attacco era abbastanza programmato, ma tra il dire e il fare ci sono sempre tante cose. Sono mancati 12”, tanto mi ha dato Tjotta, però il morale è alto. Vediamo domani.

Una reazione da campione Davide. Un po’ come Pogacar dopo la prima tappa pirenaica di questo Tour de France…

Eh – ride – ma lui ha vinto, io ho fatto secondo.

Però hai ancora altre tappe. E anche Pogacar non è ancora in giallo.

Vero, non è finita e io ci proverò ancora. Poi se arriverà bene, sennò pazienza. 

Cosa scatta nella testa per fare una tappa così coraggiosa? Ieri sera eri andato a letto con la rabbia, con la delusione…

No, rabbia direi di no. C’è tanta gente che mi supporta e che supporta noi del CTF, quindi volevo semplicemente dare tutto per non avere rimpianti.

Ieri avete montato rapporti piuttosto corti viste le pendenze estreme del finale, oggi qual era il tuo setup?

Ho mantenuto gli stessi rapporti: 53-36 davanti e 11-30 dietro.

Il ragazzo della Alpecin-Deceuninck, Alex Bogna, non ti dava un cambio: questa cosa ti innervosiva?

Sì, mi ha innervosito parecchio. Però il ciclismo ormai un po’ lo capisco e lui aveva il suo leader dietro di noi. Certo, avesse collaborato probabilmente quei 12” sarebbero diventati qualcosa in meno e ci sarebbe stato un altro finale di tappa, ma questo non lo saprò mai. Pazienza.

Golliker ha mantenuto la maglia gialla e Faure Prost è stato autore di un finale importante, tu però sei rientrato in classifica (12⁰ a 2’23”). Cosa cambia?

Stasera guarderò bene l’ordine d’arrivo e i distacchi. E a mente fredda decideremo cosa fare da domani.

Colpaccio Mattiussi

Sull’arrivo di Bionaz ci sono diversi personaggi della Valle d’Aosta, su tutti Federico Pellegrino, mito dello sci di fondo e medaglia olimpica, che dall’alto del palco si gode la sfida e guarda con ammirazione i ragazzi. Il gioco di squadra del Cycling Team Friuli non è passato inosservato neanche a lui. 

Autore di questa azione è Alessio Mattiussi, il direttore sportivo del team di Roberto Bressan.

Alessio, anche con te partiamo dalla reazione di De Cassan…

Ieri ci aspettavamo qualcosa di più da Davide, ma sapevamo che era in condizione. Volevamo però riprovarci, dare un segnale e far vedere chi è il CTF. L’idea appunto era quella di piazzare un ragazzo all’attacco e avere un ponte per il finale. Davide doveva attaccare da lontano e guadagnare sul gruppo, se non altro per conquistare la vittoria di tappa… che ci è sfuggita di poco.

Ieri abbiamo visto una salita ripida, oggi scalate più pedalabili: sono questi i suoi percorsi?

Secondo me, visto anche come è andato Davide lo scorso anno proprio qui al Valle d’Aosta, lui preferisce salite più lunghe con pendenze un po’ più dolci. Quindi sì: oggi era la sua tappa. Ma non finisce qui perché da domani le scalate cambiano di nuovo. La particolarità di questa corsa è che è lunga, dura e le crisi, per tutti, sono dietro l’angolo.

Ama le salite pedalabili però abbiamo visto che era molto agile, in certi frangenti quasi troppo. E’ una sua caratteristica o magari si potevano scegliere altri rapporti?

Tendenzialmente è un ragazzo che ama alzarsi poco sui pedali, sta seduto e quindi cerca di fare girare molto la gamba. E’ una sua attitudine e noi l’assecondiamo.

Come mai ieri era un po’ imballato? Stamattina dopo l’intervista video Davide ci ha detto che ieri gli altri avevano messo la sesta e lui era rimasto in quinta…

In realtà ha fatto un buon avvicinamento e una buonissima prima tappa, comunque all’imbocco della scalata finale era con i migliori. Resterà un’incognita credo, tanto più dopo aver visto come è andata questa seconda tappa. Davide però è un uomo parecchio di endurance, esce alla distanza e più il Giro è duro e più può far vedere di che pasta è fatto.

Grazie mille…

Se posso aggiungere una nota, vorrei dire un grazie ad Ermakov. Oggi ha svolto un lavoro eccezionale. Questo significa essere corridore e aver capito cos’è una squadra.

Olivo, la testa dura e il tricolore crono U23

23.06.2023
4 min
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SARCHE – Prima di incontrare Bryan Olivo, giusto ieri dopo la sua vittoria nella cronometro tricolore degli U23, è capitato di stringere la mano a Roberto Bressan. Il team manager del Cycling Team Friuli se ne andava in giro con un sorriso grande così, dato che su Olivo si è già speso più di una volta in prima persona. I tecnici del suo team stanno lavorando da due anni per trasformarlo da crossista promettente in pistard e stradista da leccarsi i baffi. Questa crono, vinta con 1’12” sul secondo e 1’16” sul terzo è stata la conferma che la direzione è giusta.

Olivo e la sua Merida hanno percorso i 25,7 chilometri in 32’20”, a 43,630 di media
Olivo e la sua Merida hanno percorso i 25,7 chilometri in 32’20”, a 43,630 di media

Per il team e la famiglia

Olivo se ne stava rintanato nel box riservato ai primi della classifica, senza la più classica “hot seat”, ma con una serie di divanetti e panche all’ombra, che sotto quel sole così cattivo era un’oasi felice.

«Mi aspettavo di andare bene – diceva – ma non di dare così tanto distacco al secondo. Sui rulli durante il riscaldamento ho visto dei numeri che mi hanno stupito. Sapevo di andar forte, perché questo italiano lo preparo dall’anno scorso. Arrivai terzo e mi dissi che sarei tornato per vincere. Ce l’ho messa tutta e non nego che da lunedì ero molto agitato: non perché sentissi la pressione della gara, ma per tutta la fiducia che mi arrivava dalla squadra, per come mi hanno preparato. Non volevo deludere loro, me stesso e neppure i miei genitori che mi stanno sempre accanto».

Secondo al traguardo, Nicolas Milesi ha colto così il miglior piazzamento del 2023 (foto Tornanti_cc)
Secondo al traguardo, Nicolas Milesi ha colto così il miglior piazzamento del 2023 (foto Tornanti_cc)

Lavori in corso

Il passaggio su strada non è stato privo di punzecchiature. La fuga di un altro fra i migliori talenti dal ciclocross non l’avevamo vista di buon occhio, al punto che mosso da un impeto polemico, la scorsa estate Bressan disse che l’inverno successivo avrebbe rimandato Olivo nel cross. Questo non è successo (non avevamo dubbi), in compenso è proseguita la crescita omogenea di Bryan su quasi tutti i terreni.

«Vincere il campionato italiano – proseguiva Olivo – mi dà emozioni indescrivibili. La stagione era partita bene, poi è diventata un po’ opaca. Ho avuto un problema intestinale, che mi ha fatto perdere 3 chili in tutto il mese di maggio. A giugno non andavo avanti, invece alla fine mi sono ripreso e meglio di così non poteva andare. Detto questo, non so ancora dire che tipo di corridore potrei essere. Credo che adesso si possa dire che vado forte a crono. In pianura vado bene, in salita mi difendo. Si potrebbe dire che sono un “all rounder”, ma non mi definisco così, vediamo col tempo. C’è ancora tanta strada da fare».

Dopo l’arrivo, Belletta era stremato per il caldo: il suo ritardo finale è stato di 1’16”: non male per essere al primo anno (foto Tornanti_cc)
Dopo l’arrivo, Belletta era stremato per il caldo: il suo ritardo finale è stato di 1’16”: non male per essere al primo anno (foto Tornanti_cc)

Non mollare mai

E così adesso, sentendolo parlare, ti chiedi se sulle sue tracce ci sia già qualche squadra di quelle che va a pesca di talenti giovanissimi. Va detto che il Cycling Team Friuli, in quanto vivaio della Bahrain Victorious, è un ottimo posto in cui continuare a fare le proprie esperienze, ma come ragionerebbe un ragazzo di vent’anni davanti all’eventuale offerta di un team WorldTour?

«Non so cosa farò il prossimo anno – ha detto subito – dipende se mi sentirò pronto per passare oppure no, sennò aspetterò ancora un anno. Ho ancora tanti obiettivi quest’anno. Sabato c’è il campionato italiano su strada, dove credo che correrò per i miei compagni. Loro hanno fatto il Giro d’Italia e di sicuro su strada saranno leggermente più pronti di me. Però se ci sarà l’occasione, proverò a fare il mio. E poi vorrei anche fare bene al mondiale.

«Sono tutti obiettivi che vengono gradualmente e grazie alla forza mentale. La differenza in questa crono l’ho fatta perché non ho mollato di un millimetro, anche se le gambe mi dicevano di calare. Io non l’ho fatto e questa è una cosa che non mi succede spesso. Una cosa che da oggi in avanti dovrà sempre esserci. Per me questo significa crescere».

De Cassan torna a vincere e suona la carica

31.05.2023
5 min
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Si avvicina una serie di impegni importanti per gli under 23: a partire dal Giro d’Italia di categoria, fino ad arrivare alla Corsa della Pace, che si correrà in concomitanza con la corsa rosa. Uno dei volti che vedremo in Repubblica Ceca, con la maglia della nazionale, è quello di Davide De Cassan. Corridore del Cycling Team Friuli al terzo anno tra gli under 23. Il ragazzo guidato da Boscolo, e dal suo staff, ha vinto recentemente il GP Gorenjska. 

Davide De Cassan domenica 21 maggio ha vinto il GP Gorenjska (foto Instagram)
Davide De Cassan domenica 21 maggio ha vinto il GP Gorenjska (foto Instagram)

Un buon mese di maggio

Tra la fine di aprile e di maggio, De Cassan ha messo in fila degli ottimi risultati. Il primo è stato il terzo posto ottenuto alla Carpathian Courier Race, breve corsa a tappe polacca. 

«Ho fatto dei buoni risultati nell’ultimo periodo – ammette De Cassan – in Polonia la squadra è andata davvero forte e tutti siamo riusciti a metterci in mostra. In primis abbiamo vinto la cronometro a squadre, poi ci siamo portati a casa una vittoria di tappa grazie a Bruttomesso. Io sono stato bravo ad essere costante nei risultati così da aggiudicarmi il terzo posto nella generale, dietro a Pellizzari e Glivar.

«Anche al GP Gorenjska – continua – siamo andati forte ugualmente. La gara era una 1.2 quindi il livello era alto, è andato tutto secondo i piani e siamo stati bravi a rimanere sempre concentrati. Se proprio devo trovare una macchia a questo mese di maggio direi che è la prestazione alla Flèche Ardennaise. Quel giorno non stavo per nulla bene, ma ci può stare».

Al Palio del Recioto, la corsa di casa, è arrivata una promettente top ten (phtors.it)
Al Palio del Recioto, la corsa di casa, è arrivata una promettente top ten (phtors.it)
Stai dimostrando buone prestazioni

Sì, questo è davvero un mese molto importante. Ora per preparare al meglio la Corsa della Pace andrò a fare un’altra corsa a tappe in Austria. E’ un bel palcoscenico per mettersi in mostra, ci saranno tanti corridori forti.

Sei al terzo anno tra gli under 23, come vedi il tuo percorso di crescita?

Rispetto alla stagione 2022 vado più forte, in ogni terreno: che sia una corsa a tappe oppure una gara di un giorno. Una cosa che mi sento di dire è che ho imparato a gestirmi meglio, a superare le cosiddette giornate critiche. 

In che senso?

Vi faccio un esempio: l’anno scorso al Giro della Valle d’Aosta, nella terza tappa, non mi sentivo molto bene fin dalla partenza. Il percorso era molto impegnativo, con una salita nei primi chilometri. Grazie ai compagni ed allo staff abbiamo studiato il percorso e capito come muoverci. Quel giorno ho pagato 2’16’’ dai primi e ho salvato parzialmente la classifica, visto che alla fine ho terminato nono nella generale. 

Al Giro U23 dello scorso anno una caduta ha compromesso la classifica e il veneto si è dovuto reinventare (foto Instagram)
Al Giro U23 dello scorso anno una caduta ha compromesso la classifica e il veneto si è dovuto reinventare (foto Instagram)
Sei cresciuto, ora quali passi ti aspetti di fare?

Quest’anno devo imparare a far combaciare risultati e prestazioni. A livello di prestazioni siamo seguiti benissimo dallo staff e dal CTF Lab. Per quanto riguarda i risultati tocca a me. Sono al terzo anno ed il focus deve essere quello di massimizzare ogni rendimento.

Anche perché, da terzo anno, ormai si hanno gli occhi dei team puntati addosso.

E’ la stagione che può fare da spartiacque. 

Al Giro del 2022 ci avevi detto di voler far bene, poi qualcosa non era andato. 

L’anno scorso sono caduto alla seconda tappa, ed è una cosa che mi ha condizionato molto. Soprattutto perché il giorno dopo c’era la frazione di Santa Caterina, la più dura del Giro, e lì ho pagato tanto. Man mano mi sono ripreso ma ovviamente ero fuori classifica. In quell’occasione mi sono accorto che gli stranieri andavano molto più forte di noi. Quest’anno, invece, non è più così. 

In effetti ci siamo fatti vedere…

Sì, basti pensare ai risultati che abbiamo portato a casa. Busatto ha vinto la Liegi U23 con De Pretto terzo. Al Recioto e al Belvedere siamo sempre arrivati a giocarci la vittoria. Poi, il risultato che a noi del CTF ha fatto più piacere: il secondo posto di Buratti alla Gent U23

I risultati del 2023 fanno capire che il gap con i corridori stranieri si è assottigliato, qui Buratti alla Gent U23 (foto Instagram CTF)
I risultati del 2023 fanno capire che il gap con i corridori stranieri si è assottigliato, qui Buratti alla Gent U23 (foto Instagram CTF)
In che modo questo gap si è assottigliato?

Ci siamo semplicemente avvicinati a livello di prestazioni, ha sicuramente aiutato il fatto di misurarsi più spesso con loro. Cosa che noi del CTF facciamo da tempo. 

Quindi il prossimo appuntamento è in Austria, niente ritiro in altura per preparare l’estate?

No, insieme alla squadra abbiamo deciso di non farla. Vedremo se la nostra scelta verrà ripagata, una cosa è certa: ho massima fiducia nei nostri tecnici. So che arriveremo preparati ai due mesi più importanti, giugno e luglio.

Bressan e il giovane Milan al Cycling Team Friuli

12.05.2023
6 min
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Ieri Jonathan Milan è arrivato ancora secondo in questo Giro d’Italia. Un buon piazzamento che rafforza la sua maglia ciclamino, la quale a sua volta è figlia dalla grandiosa vittoria di San Salvo e prima ancora della storia di questo giovane atleta. Una storia che ben conosce il suo mentore tra gli under 23, Roberto Bressan.

Bressan è il patron del Cycling Team Friuli-Victorious, da dove tutto è nato o quantomeno si è sviluppato. Parliamo spesso di questa squadra giovanile. Lanciò Alessandro De Marchi tra i pro’. Il “Dema” all’epoca non passò con le stimmate del campione. Ma questa squadra friulana faceva un’attività diversa. Faceva qualcosa che oggi è normale, ma 10-15 anni fa era l’eccezione. Portava i suoi ragazzi all’estero, faceva corse a tappe.

Pensate che oggi tra i papabili, quindi senza considerare i ragazzi che non appartengono a squadre WT o Professional, il CTF potrebbe avere sette corridori al Giro d’Italia: i due fratelli Bais, De Marchi, Milan, Aleotti, Fabbro e Buratti.

Dopo sei tappe, Milan indossa la maglia ciclamino. Per il bujese potrebbe essere un obiettivo
Dopo sei tappe, Milan indossa la maglia ciclamino. Per il bujese potrebbe essere un obiettivo

Di padre in figlio

Ma torniamo a Milan e a Bressan. Roberto già conosceva Milan. Magari non il corridore, ma il bambino. Aveva avuto tra le mani suo papà Flavio all’epoca del Caneva. Lo aveva avuto già prima dei dilettanti.

«Ricordo – racconta Bressan – che suo papà era stato campione italiano degli allievi. Vinse anche altre corse crescendo e fece la sua carriera fino ai pro’ (due stagioni all’Amore & Vita, ndr). Fin quando col passare degli anni mi ritrovai suo figlio Jonathan».

«Iniziai a seguire questo ragazzino prima ancora che venisse nella mia squadra. Era junior. Ma io lo seguivo su pista e non su strada. Sapete che io sono un patito della pista! Vedevo come girava, i tempi che faceva… Così lo contattai e gli feci fare un test dal nostro coach, Andrea Fusaz.

«Finito questo test, Andrea – che tra l’altro è ancora il suo coach – mi chiama al telefono e mi dice: “Oh Roberto, guarda che qua abbiamo uno che non ho mai visto prima. Io non ho mai visto tanti watt in vita mia».

Da quel momento Milan viene dunque preso nel Cycling Team Friuli, anche perché la categoria juniores era finita e comunque sarebbe dovuto passare in un team under 23.

Roberto Bressan è il patron del Cycling Team Friuli (immagine dal web)
Roberto Bressan è il patron del Cycling Team Friuli (immagine dal web)

Cambio di registro

Il ragazzo era davvero acerbo. La scuola, gli impegni di un adolescente, si allenava “quasi nei ritagli di tempo”, anche se poi sappiamo che non è del tutto così. Ma fin lì Milan non aveva mai fatto una preparazione strutturata. Il cambio di team e di categoria imponevano un cambio di registro.

Tuttavia le cose non sono state subito rose e fiori per Milan e anche per il CTF.

«Sapevo – prosegue Bressan – che Jonathan non si allenava molto da junior. Faceva più o meno sempre lo stesso allenamento due, tre volte alla settimana. Era totalmente da costruire… Ed è stato difficile da gestire, in quanto non sempre seguiva i programmi».

Il che può anche starci per un ragazzo così acerbo, ma dopo una bella fetta di stagione le cose sarebbero dovute cambiare. Così non è stato.

A maggio inoltrato del primo anno tra gli U23 di Milan, Bressan gioca una carta a sorpresa. Non era possibile che un atleta di queste proporzioni non si riuscisse a gestire, a far crescere come meritava.

«Dal mio cervello di ex atleta esce un’idea: bisogna che lo porti in pista per verificare una volta per tutte le sue qualità. E le qualità emersero palesemente. Così abbiamo cambiato strada nel vero senso della parola. Abbiamo deciso di farlo lavorare soprattutto sulla pista e per la pista… con l’intento di venirne fuori anche su strada».

Marco VIlla, Jonathan Milan, Fabio Masotti, Montichiari, 2020
Nella crescita di Milan c’è molto anche del cittì della pista, Marco Villa
Marco VIlla, Jonathan Milan, Fabio Masotti, Montichiari, 2020
Nella crescita di Milan c’è molto anche del cittì della pista, Marco Villa

Dal cittì Villa…

Il primo anno di Milan tra i dilettanti è stato quindi difficile. Dopo quella mossa, “Jony” entra nel giro della nazionale. Qualcosa migliora, ma non del tutto. Jonathan a detta di Bressan restava un “cavallo pazzo”.

«A quel punto vado da Marco Villa e gli dico: “Marco devi assolutamente fargli fare un periodo con te. Ma non 15 giorni. Portalo fuori. Portalo lontano da casa”. E così andò via con la nazionale per più di due mesi, tra stage e gare di coppa del mondo. Milan doveva formarsi e tirar fuori tutto quello che poteva. 

«Quando è tornato a casa dopo quei due mesi abbondanti era un’altro corridore».

Milan inizia a capire che un certo lavoro paga. Che i tecnici che ha attorno sono validi e che si può fidare. La sua crescita è esponenziale. Vince gare su strada e in pista, crono, una tappa al Giro. E in squadra diventa un leader.

«Da lì è diventato il corridore che conosciamo – spiega Bressan – Quell’anno ha vinto tutto quello che doveva vincere, anche la medaglia di bronzo mondiale nell’inseguimento a squadre, mentre nell’individuale fece un tempo strepitoso: 4’08”.

«Da quando c’è lui nel quartetto hanno fatto il Record del Mondo e vinto molto, tra cui l’Olimpiade. Se non ci fosse stato anche un Jonathan a quei livelli non avremmo vinto a Tokyo».

Jonathan è stato nel CTF per due stagioni, una delle quali quella del Covid (Photo Raphy)
Jonathan è stato nel CTF per due stagioni, una delle quali quella del Covid (Photo Raphy)

Quell’anno in più

E poi c’è il Jonathan gigante buono. Quello che quasi si commuove dopo la vittoria di San Salvo. Che si prodiga per la squadra. Doti che aveva anche al CTF.

«I compagni gli volevano bene. Faceva molto per loro e loro per lui. No, sotto questo punto di vista Jonathan è un buono, davvero».

«Mi è dispiaciuto moltissimo, e lo dico tranquillamente, che sia voluto passare subito. Poteva restare con noi un altro anno. Le Olimpiadi non gliele avrebbe tolte nessuno. Anche perché su strada al primo anno non è che con la Bahrain-Victorious avesse fatto chissà quali corse.

«Per esempio, guardate quanto si muove in volata. Ecco, stare un anno in più tra gli under 23 gli avrebbe consentito di curare questi aspetti. Tra i pro’ non hai il tempo per farlo, né chi ti dice certe cose…

«Che poi alla fine è andata bene che sia passato proprio nella Bahrain, perché questa stessa squadra è venuta a cercarci per avere un team giovanile di riferimento, anche grazie a Milan stesso. Quindi è un po’ come se Jonathan fosse rimasto in famiglia».

«Ora, da quel che sento, quasi sicuramente dovrebbe cambiare squadra. Mi spiace che il suo agente non abbia trattato in modo corretto il dialogo con la Bahrain. Ma poi queste sono cose loro».

A San Salvo, tutta la potenza di Jonathan Milan
A San Salvo, tutta la potenza di Jonathan Milan

Le previsioni di Bressan

Oggi Milan è una delle certezze italiane. E a 22 anni, per il ragazzo di Buja, non è finita qui. Il suo palmares è già ricco e al Giro d’Italia sta facendo benissimo.

La maglia ciclamino potrebbe essere un obiettivo. Un obiettivo a cui magari non avrebbe pensato fino a qualche settimana fa. Ma anche dal punto di vista tecnico Bressan lo aveva inquadrato bene in tempi non sospetti.

«Jonathan – conclude Bressan – ha davanti una carriera incredibile. Oltre alle volate, fra qualche anno vincerà le classiche al Nord. Ormai sono vecchio abbastanza per poter guardare avanti!
«Vincerà le classiche, ne sono sicuro. Deve solo fare le cose per bene. Non si deve montare la testa, ma credo proprio di no, e ricordare qualche volta in più da dove è venuto».

Buratti di volata tra i pro’: oggi debutta al Brabante

12.04.2023
5 min
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Si è messo tutto in moto all’inizio della Tirreno-Adriatico, quando il team manager Miholjevic ha chiamato il suo procuratore Scimone per chiedergli se Nicolò Buratti fosse pronto per esordire subito alla Bahrain Victorious. Il friulano si era appena fatto una ragione della grande delusione per il passaggio rinviato al 2024, nonostante il grande finale di 2022, quando la porta si è riaperta.

La sua stagione era già iniziata. Terzo alla Firenze-Empoli. Secondo alla Gand-Wevelgem. Tredicesimo al Piva. E quando il resto del Cycling Team Friuli si avvicinava al Giro del Belvedere e al Palio del Recioto, Buratti ha chiuso la valigia ed è volato in Belgio (in apertura foto Team Bahrain Victorious).

La Freccia del Brabante parte da Leuven e arriva a Overijse, dopo 206,1 chilometri
La Freccia del Brabante parte da Leuven e arriva a Overijse, dopo 206,1 chilometri
Che effetto fa passare dal Belvedere alla Freccia del Brabante?

Più o meno sono la stessa cosa (ride, ndr). Un po’ di emozione la sento. Però comunque sono molto contento, felice ed entusiasta di intraprendere questa nuova avventura.

La notizia è uscita lunedì, ma il meccanismo era in ballo da un pezzo…

Mi hanno contattato più o meno un mese fa, dicendomi che c’era questa possibilità. Ovviamente ho accettato e non potevo essere più felice. Poi si è trattato di fare tutte le pratiche e le formalità. E adesso sono qui (abbiamo parlato con Buratti ieri pomeriggio: oggi alle 12,30 prenderà il via da Leuven nella prima corsa da pro’, ndr).

Ti eri rassegnato all’idea di fare un altro anno negli under 23?

E’ stato un fulmine a ciel sereno. Ormai avevo programmato la stagione, mi ero posto i miei obiettivi. All’inizio sono rimasto di sasso, proprio perché devo resettare tutto, reimpostare le tabelle e rivedere i miei obiettivi.

Il 26 marzo, Buratti ha conquistato il secondo posto alla Gand-Wevelgem (foto Instagram CTF)
Il 26 marzo, Buratti ha conquistato il secondo posto alla Gand-Wevelgem (foto Instagram CTF)
Il secondo posto alla Gand dice che la condizione è quantomeno decente, no?

Vero, sono in un buono stato e spero che non ci sia troppo divario tra una categoria e l’altra. Sicuramente il salto c’è, però spero di non subirlo così tanto.

Hai già ricevuto un programma delle prossime corse?

Al momento solo la Freccia del Brabante, poi si vedrà. Sicuramente mi daranno presto una bozza di calendario.

E’ stato più semplice abituarsi a questo passaggio o farsi una ragione l’anno passato del fatto che non saresti passato subito?

Me ne ero fatto una ragione, quindi è stato più complicato capire che stavo passando in maniera così veloce. Siamo rimasti tutti a bocca aperta, io per primo.

Buratti è stato il miglior azzurro lo scorso anno ai mondiali di Wollongong
Buratti è stato il miglior azzurro lo scorso anno ai mondiali di Wollongong
Amadori ha detto che il piano di fare di te il leader del mondiale U23 non cambia.

Sono d’accordo. Si dovrà vedere il calendario col team e quello della nazionale. Avevo in programma qualche gara con Marino, adesso vedremo se riuscirò a rispettare le date. Però comunque al mondiale vorrei esserci.

Che effetto fa ritrovarsi di colpo in ritiro nella squadra WorldTour?

Per fortuna avevo fatto ritiri con loro quest’anno a dicembre e gennaio. Quindi lo staff l’avevo già visto e anche se non li conosco bene di persona, so quali sono le persone di riferimento. Lo stesso con gli altri corridori. C’è Fran Miholjevic con cui ho corso per due anni. C’è Jonathan Milan, che è friulano anche lui. C’è Govekar, che ha 22 anni. Siamo una squadra giovane, però punteremo a fare sicuramente bene.

Fra i risultati migliori del 2022, la vittoria di Capodarco è da incorniciare
Fra i risultati migliori del 2022, la vittoria di Capodarco è da incorniciare
Hai tenuto la stessa bici?

Ho cambiato modello. Oggi nel giro di scarico (ieri, ndr) ho provato la Merida Reacto, mentre prima avevo la Scultura. Però le geometrie sono le stesse, quindi mi sono trovato subito bene.

Ti aspetti qualche incarico particolare nella prima gara da pro’?

Farò quello che mi diranno di fare e insieme dovrò capire come sarà la gara. Devo ambientarmi, dovrò capire il team e il team dovrà capire me, come mi approccio e come mi gestisco. Insomma, quel che serve si farà.

Dopo il Kemmelberg della Gand, cosa pensi di questi muri?

Le gare in Belgio sono particolari. Recentemente sono andato bene, quindi ho preso un po’ le misure di come si corre qui. Sicuramente da professionista la modalità di gara cambia. E i muri sono duri, niente da dire, bisognerà avere le gambe per superarli.

Buratti ha iniziato l’anno con il Cycling Team Friuli, è passato alla Bahrain Victorious da oggi, 12 aprile 2023 (foto TBV)
Buratti ha iniziato l’anno con il Cycling Team Friuli, è passato alla Bahrain Victorious da oggi, 12 aprile 2023 (foto TBV)
Come ti hanno salutato i compagni del CTF?

Sono stati contenti, è proprio un passaggio di testimone. Adesso tocca a loro riuscire a passare e cogliere i risultati che meritano. Mi auguro veramente di incontrarli entro un paio d’anni. Hanno le capacità per farlo e se c’è l’ho fatta io, che non sono un extraterrestre, possono tranquillamente farlo anche loro.

Dovrai cambiare preparatore? 

No, sarò seguito ugualmente da Andrea Fusaz e anche questa è una grande cosa.

Si può dire in bocca al lupo?

Si deve dire, grazie. Un po’ di fortuna ci sta sempre bene.

Gent U23: Buratti emerge dai muri e dalla pioggia

27.03.2023
4 min
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Una domenica di grande ciclismo in Belgio, un antipasto di quello che saranno i prossimi giorni, anzi, settimane. Sulle strade della Gent-Wevelgem, che hanno visto trionfare la Jumbo-Visma con la doppietta firmata da Laporte e Van Aert, è andata in scena anche la corsa dedicata agli under 23. Una gara fredda, piovosa e perennemente accesa, Nicolò Buratti, del CTF, ha colto un bellissimo secondo posto. Lui che, proprio qualche giorno fa, è stato su quei muri e su quel pavé insieme ai suoi compagni per imparare a domarli. 

Un pizzico di rammarico

La Gent-Wevelgem under 23 si è chiusa da poche ore, così raggiungiamo il giovane corridore del CTF. Una doccia dopo la premiazione ed un breve trasferimento in hotel, la voce è ferma ed il racconto inizia. 

«E’ andata bene – esordisce – il risultato è ottimo, anche se devo ammettere che c’è un pizzico di rammarico per la vittoria sfumata. Però si tratta di una gara di assoluto livello e di grande prestigio, questo secondo posto alla fine è comunque molto bello e soddisfacente».

Con un’azione di contropiede nell’ultimo chilometro è stato Gil Gelders a vincere la Gent U23 (foto Cliché Flore Cauwelier)
Con un’azione di contropiede nell’ultimo chilometro è stato Gil Gelders a vincere la Gent U23 (foto Cliché Flore Cauwelier)
Che corsa è stata?

Dura, una vera classica del Nord. Abbiamo preso acqua tutto il giorno, c’era un gran vento ed il freddo non è mancato. Una gara al limite, infatti l’abbiamo finita in 56 su più di 140 partenti. Insomma, una gara dura da ogni punto di vista: del clima e del chilometraggio, 190 chilometri non sono pochi. 

Come si è sviluppata?

Dopo un centinaio di chilometri dal via, sono iniziati i primi ventagli e un gruppetto di una ventina di atleti si è avvantaggiato. Noi siamo rimasti esclusi e ci è toccato rincorrere, siamo riusciti a tappare il buco poco prima che iniziasse la parte tosta del percorso: quella dei muri.

Una volta scaldata la gara che è successo?

Sono iniziati i muri ed il gruppo ha iniziato a perdere pezzi, noi del CTF eravamo rimasti in tre, riuscendo a coprire bene su tutti gli attacchi. Sul Kemmelberg ci siamo sganciati in otto corridori, poi siamo rimasti in sette. Mancavano ancora tanti chilometri all’arrivo, almeno una quarantina, ma dietro eravamo ben coperti. Infatti eravamo in sette ma tutti di squadre diverse, così dietro non c’era motivo di chiudere il buco. 

Buratti ha regolato il gruppetto inseguitore, conquistando il secondo posto alla Gent U23 (foto Instagram CTF)
Buratti ha regolato il gruppetto inseguitore, conquistando il secondo posto alla Gent U23 (foto Instagram CTF)
Quando si è decisa la corsa?

Negli ultimi cinque chilometri, a turno tra noi sette al comando qualcuno cercava di uscire. Io ero abbastanza fiducioso di poter vincere un eventuale sprint, ma ho provato un allungo ad un chilometro dall’arrivo. Nel momento in cui mi hanno ripreso è scattato il corridore della Soudal-Quick Step (Gil Gelders, ndr) ci ha preso in contropiede e non siamo riusciti a chiudere.

Un azzardo anticipare ad un chilometro dall’arrivo?

Ho provato, me la sentivo, da questo punto di vista non penso sia stata una mossa sbagliata. Eravamo tutti un po’ sulle gambe, non è neanche detto che in volata sarei riuscito a performare al meglio.

Come è andata la gestione della corsa in condizioni così estreme?

Mi sono trovato bene per tutto il giorno, anche se non avevo troppa esperienza in condizioni simili. Avevamo provato a correre qui in Belgio settimana scorsa, ma in condizioni climatiche completamente differenti. Non ho sofferto il freddo, anche con la pioggia l’ho gestita bene, coprendomi il giusto. Anche la parte dell’integrazione, l’ho curata al meglio, sono riuscito a mangiare tutto il giorno, con quantità leggermente superiori al  normale. Era difficile trovare lo spazio per mangiare, tra pavé, pioggia, freddo, vento, muri.

Aver fatto una settimana di “adattamento” su queste strade è stato utile?

Sì, venire qui con qualche giorno di anticipo ci ha permesso di studiare tutto nei minimi dettagli. Eravamo consapevoli a cosa saremmo andati incontro. 

Buratti ed il CTF hanno preso le misure con i muri alla Youngster Coast Challenge (kimberleecfotos)
Buratti ed il CTF hanno preso le misure con i muri alla Youngster Coast Challenge (kimberleecfotos)
Olivo ci ha detto che la Youngster Coast Challenge, la gara di venerdì scorso, vi ha dato dei parametri sui quali muovervi.

Il Kemmelberg lo avevamo fatto sia in quella corsa che in allenamento. Direi che pedalare più volte su quei muri ci ha dato maggiore confidenza, anche in condizioni davvero proibitive come quelle di oggi (ieri, ndr). 

Che sensazione hai provato nel correre una corsa così importante?

E’ stato bellissimo. I muri sono veramente duri, quasi infiniti, servivano davvero tante gambe per fare la differenza. Il ricordo mi rimarrà per un bel po’, anche perché nonostante il tempo lungo il percorso c’era comunque tanta gente. Oggi su queste strade hanno corso tutti dagli junior ai pro’. 

La scelta di rimanere un anno in più tra gli under 23 è stata in parte ripagata con questa esperienza?

E’ un gradino importante della mia crescita, sicuramente per ora sono contento della scelta. Consapevole del fatto che mi farò trovare più pronto quando l’anno prossimo passerò professionista. 

Skerl: con Boscolo e Fusaz scopriamo il nuovo talento del CTF

16.03.2023
5 min
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Daniel Skerl in pochi giorni sale a quota tre successi stagionali, il 2023 del ragazzone di Opicina è iniziato con il botto. Il velocista multietnico conferma di essere uno dei profili più interessanti del CTF Friuli. La parabola di Skerl con la squadra friulana parte da molto lontano, con Renzo Boscolo scopriamo tutte le qualità e la storia del velocista diciannovenne

Skerl, a sinistra, ha mosso i primi passi in bici su una mountain bike
Skerl, a sinistra, ha mosso i primi passi in bici su una mountain bike

Neroarancio fin da piccolo

Lo stesso Skerl ci aveva raccontato come fosse entrato nell’orbita del CTF fin da piccolo. Uno dei pochi corridori ad aver fatto tutta la trafila con la squadra di casa. 

«Vero – conferma Boscolo – ha iniziato con noi da esordiente, però correva in mountain bike. Poi solamente da allievo di primo anno abbiamo deciso di fargli provare il ciclismo su strada. Per essere il suo primo anno ha iniziato bene, arrivando a vincere due o tre gare, ma è l’anno successivo che si è davvero consacrato, per quanto sia possibile farlo al secondo anno allievi. Ha vinto ben sette corse, con alcuni arrivi in salita abbastanza impegnativi.

«Da junior è andato al Pordenone, noi del CTF non copriamo la categoria, in quegli anni ha fatto fatica. Una spiegazione che mi sono dato è che ha subito il passaggio di categoria e il fatto di correre in una squadra nuova. Lui appartiene all’ultima generazione che ha corso con il blocco dei rapporti, cosa che potrebbe aver limitato tutta la sua forza. Skerl è un ragazzo molto sensibile ed estremamente intelligente, così anche dopo una parentesi non felice tra gli juniores abbiamo deciso di fargli proseguire il cammino con noi. Anche perché i test continuavano a far vedere grandi cose».

In ordine da sinistra: Daniel Skerl, Manlio Moro e Alberto Bruttomesso prima della Coppa San Geo
In ordine da sinistra: Daniel Skerl, Manlio Moro e Alberto Bruttomesso prima della Coppa San Geo

Primo anno under 23

La scorsa stagione è stata per Skerl la prima da under 23, un salto che ha sentito meno, forse per la serenità che gli dà correre con la maglia del CTF, una seconda pelle per lui. 

«Com’è giusto che sia – riprende Boscolo – il primo anno da under 23, Skerl lo ha corso con l’obiettivo di fare esperienza. Lui sulla carta è un velocista puro, aver corso in appoggio ai compagni più grandi tirando loro le volate gli ha insegnato molto. Devi vedere le dinamiche di corsa in prima persona, così poi quando sarai tu ad essere il capitano saprai esattamente cosa chiedere. Dico che è un velocista puro sulla carta, perché in corsa ha dimostrato di essere polivalente.

«Nel 2022 al Giro di Slovacchia, ha ottenuto due top 10, si tratta di una corsa 2.1. Non di certo una banalità per un ragazzo appena maggiorenne, bisogna dare un peso specifico ai risultati. Le tre vittorie ottenute quest’anno fanno morale, ma per dimostrarsi forte Skerl deve vincere in corse di ben altro livello. Per questo i due piazzamenti al Giro di Slovacchia o quelli al Szeklerland Tour fanno più eco».

Davanti all’hotel di Noto durante il ritiro della nazionale in compagnia sempre di Moro, a sinistra, e Olivo a destra
Davanti all’hotel di Noto durante il ritiro della nazionale in compagnia sempre di Moro, a sinistra, e Olivo a destra

Multidisciplina

Daniel Skerl, come raccontato da Renzo Boscolo, ha iniziato con la mtb, poi è passato alla strada. E’ cosa recente, però, la sua partecipazione al ritiro della nazionale di pista a Noto, quest’inverno.

«Lui – spiega il diesse – ha iniziato a fare pista giovanissimo, ma non gli piaceva. Una volta arrivato da noi lo abbiamo convinto a riprovare ed è stato segnalato a Villa, insieme ad un altro nostro atleta: Olivo. Entrambi hanno partecipato al ritiro di Noto e possono essere due ragazzi di grande futuro in quella specialità. Lo stesso Skerl ha provato a fare anche qualche gara di ciclocross, ha una grande capacità di guida del mezzo e questo fa un’enorme differenza».

«Skerl – aggiunge Fusaz, suo preparatore al CTF – è un velocista puro. Forse gli manca quel picco di potenza massima, ma su sprint da un minuto o due ha una potenza impressionante. Fa una certa fatica ad esprimere al meglio la propria esplosività a breve termine, ma quando deve ripartire da fermo è una forza della natura. Nello sprint va più “duro” degli altri riuscendo ad esprimere una grande velocità con frequenze minori: lui fa a 110 rpm quello che gli altri fanno a 120».

Pista e mtb

A Noto Skerl ha lavorato con i ragazzi della pista, l’ovale per lui è una discreta novità, anche se già con il CTF ha fatto esperienza in qualche gara, come la Sei giorni di Pordenone.

«L’abbiamo segnalato a Bragato – dice Fusaz – e guardando ai suoi valori posso affermare che potrebbe dire la sua nel quartetto, magari come primo uomo. La sua specialità sono le discipline di media durata, ma che richiedono una grande potenza. Ha provato a misurarsi con il chilometro, ma non è esattamente la sua prova, visto che gli manca lo spunto massimo di potenza. Lavoro con lui da quando ha 15 anni, lo allenavo in palestra insieme ai suoi coetanei. Skerl era in grado, con una gamba, di fare esercizi che gli altri non riuscivano a fare con due.

«Con atleti del genere la genetica gioca sicuramente un ruolo importante. Anche l’aver corso in mtb gli ha dato una mano, grazie a questo Daniel è abituato a fare esercizi di durata minore ad un’alta intensità. Nel suo percorso da atleta dovremo essere bravi a trovare il giusto equilibrio tra endurance e sprint, un obiettivo delicato, ma che se ben curato può aiutare a creare un grande corridore».