Dagnoni presidente con 138 voti. La Federazione riparte da qui

19.01.2025
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FIUMICINO – Cordiano Dagnoni sarà per altri quattro anni il presidente della Federazione ciclistica italiana. Così ha stabilito il ballottaggio. Al lombardo sono andati 138 voti, pari al 59,74 per cento. Lo sfidante Martinello si è fermato a quota 99, il 39,83 per cento. Gli elettori di Daniela Isetti, che al primo turno aveva raccolto 43 voti, sono stati l’ago della bilancia.

«Speravo di avere già la maggioranza al primo turno – dice Dagnoni – invece per usare un termine calcistico, ho preso il palo e non ho fatto goal. Tutto sommato però è ancora più gratificante vincere al secondo turno con un consenso ancora maggiore. Significa che chi aveva sposato una candidata, poi si è rivolto a me. Per cui va bene così, è durata solo un pochino di più.

«E’ stata una campagna meno velenosa della volta precedente, soprattutto da parte di Martinello. Quattro anni fa probabilmente sul piano della comuncazione era assistito da qualcuno che aveva toni più aggressivi. Questa volta, pur manifestando sempre la sua parte critica nei confronti dell’operato della Federazione, è stato molto più soft. Daniela Isetti invece si è mantenuta sempre sobria, come nel suo stile».

L’Assemblea si svolge all’Hilton di Fiumicino. La stampa segue da una stanza a parte
L’Assemblea si svolge all’Hilton di Fiumicino. La stampa segue da una stanza a parte

Apertura alle 7,30

La sveglia all’alba. Le operazioni di accredito sono state anticipate alle 7,30, la hall dell’Hotel Hilton a due passi dall’aeroporto è silenziosa. Un sottile brusio di sottofondo proviene dai capannelli di addetti ai lavori che aspettano la giornata campale. Un grosso display scandisce la registrazione dei delegati che voteranno il presidente della Federazione ciclistica italiana. I candidati sono tre, con Daniela Isetti e Silvio Martinello a sfidare Cordiano Dagnoni, che ha guidato il ciclismo nelle ultime tre stagioni.

Le considerazioni si susseguono, ma sono tutti concordi nel dire che il prossimo quadriennio dovrà segnare una svolta: il ciclismo italiano non ha più bonus da giocare. Quel che colpisce, nel frattempo, è rendersi conto che l’assemblea è popolata da anni dalle stesse facce. Oltre questo non ci è dato di vedere: la stampa ha a sua disposizione una stanza con una connessione internet e un monitor che mostra – quando funziona – le operazioni preliminari e poi quelle di voto.

Botte e risposte

Gli interventi dei tre candidati durano dieci minuti ciascuno e fra le righe si coglie la tensione che neppure si cerca di stemperare. Il debutto spetta per sorteggio a Martinello. Dice di aver posto subito la sua candidatura: nonostante una carriera passata spesso a ruota, dice, questa volta ha preferito prendere un po’ di vento. Fa un cenno alla vicenda delle provvigioni irlandesi che ha portato alle dimissioni Norma Gimondi, non invitata all’assemblea. Poi aggiunge che i numeri dimostrano la sofferenza dell’attività di base e che per questo bisognerebbe stare accanto alle società e fare in modo che i Comitati regionali siano soggetti più efficienti.

Dagnoni risponde punto su punto. Dice che per la storia dell’Irlanda sono stati indagati e prosciolti in ogni sede giudicante. Dice che Norma Gimondi non è stata invitata perché non aveva il titolo per esserci. Il presidente uscente ha già raccontato il suo programma nel fare la relazione di fine mandato e mostra grande sicurezza. La perfetta introduzione per Daniela Isetti, che invoca una Federazione più vicina alla base e parla di storia e pari opportunità, rievocando i nomi di Alfredo Martini e Alfonsina Strada.

Dagnoni presidente

Il tempo per tre interventi – da parte di Salvatore Bianco, Claudio Santi e Marco Toni – e poi si può votare. La spiegazione è chiara: avviene tutto in digitale e la votazione comincia. Il risultato del primo turno vede Dagnoni con 110 voti, Martinello con 77, Isetti con 43. C’è circa mezz’ora per l’avvio del ballottaggio, come annuncia Silvia Salis: la presidente dell’assemblea. E’ da poco passato mezzogiorno quando lo spoglio del ballottaggio proclama la vittoria di Dagnoni.

«Sono stati quattro anni molto impegnativi – prosegue Dagnoni – ma quando si vuole cambiare, bisogna anche rischiare. Per cui si è sbagliato anche qualcosa, si è fatto qualche passo falso, ma restare nella zona di comfort e non fare nulla era troppo facile. La Federazione non aveva bisogno di questo, per cui sono veramente grato per la fiducia che mi è stata rinnovata. Credo che la continuità sia la strada migliore per raccogliere i migliori frutti nei prossimi quattro anni. Su due piedi direi che per la parte tecnica, bisogna continuare sulla strada che abbiamo intrapreso. I risultati si sono visti da subito per cui non si abbassa l’asticella e si continua in quel senso.

«Per il resto, ci sono da affrontare altri settori più delicati, come quella della sicurezza che è legata all’impiantistica. Per cui il mio grido di allarme è sempre rivolto alle Amministrazioni che devono investire in infrastrutture e impiantistica, per fare sì che il nostro sport possa essere praticato in ambienti protetti e sicuri».

Il nuovo Consiglio federale. Da sinistra: Saia, Ragosta, Acquasanta, Checchin, Metti, Vietri, Puccetti, Confalonieri. Sotto, Dagnoni e Cornegliani (foto FCI)

Il nodo dei cittì

I temi sul tavolo sono tanti, ma è evidente che Dagnoni non voglia entrare troppo nello specifico, non sapendo ancora quale sarà la composizione del prossimo Consiglio federale.

«Le cose che vanno bene – prosegue – bisogna lasciarle stare e credo siano state tante. Ci sono stati passi falsi. Come mi hanno sempre insegnato, un leader deve fare tanti errori, l’importante è che non faccia gli stessi. Per cui cercherò di fare tesoro dell’esperienza di questi quattro anni e le metterò a frutto. Non ho mai pensato di non ricandidarmi. Ha prevalso lo spirito dell’atleta, per cui la grinta c’è sempre stata. Ci sono stati invece dei momenti di tensione, dovuti anche a un Consiglio federale molto disomogeneo, in quanto rappresentanza di tre fazioni diverse. Molto spesso ci siamo trovati in posizioni di disequilibrio. Spero e auspico di avere un Consiglio più coeso e omogeneo, per lavorare in modo più sereno.

«Proprio per questo è ancora presto per parlare dei nomi dei commissari tecnici. Ho incontrato Bennati pochi giorni fa. Si mantiene un buon rapporto, ma ovviamente vediamo come saranno distribuite le varie deleghe all’interno del Consiglio. E poi ci saranno caselle da sistemare, come quella del CT dei professionisti, quello delle donne e quello della pista disabile. Ho detto a Silvano Perusini, come a Bennati, che le porte non sono chiuse».

Dagnoni presidente della Federazione: la proclamazione è appena avvenuta (foto FCI)
Dagnoni presidente della Federazione: la proclamazione è appena avvenuta (foto FCI)

La Federazione che verrà

Per parlare del resto ci sarà tempo, così come ci sarà da parlare con Martinello per capire che cosa a suo avviso non abbia funzionato. Il rischio c’era. Il padovano ha incontrato le società, Dagnoni intanto incontrava i delegati che poi avrebbero votato. Questo ci ha ricordato una battuta di Giancarlo Ceruti, che sfidato da Francesco Moser nel 2001, vinse e fece un commento di grande realismo politico: «Moser si è fatto fotografare con tante gente, ma tutta gente che non votava».

«In questo quadriennio – chiude il neo presidente della Federazionemi sento più sicuro anche nell’aver imparato tante dinamiche gestionali all’interno di una Federazione che credo sia una veramente delle più complesse per il numero di discipline e specialità. Comunque una Federazione che ha bisogno davvero di essere riportata a livello che merita».

La sfida di Martinello: competenza, condivisione, trasparenza

23.12.2024
11 min
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PADOVA – Quasi Natale, un mese alle elezioni federali di Roma. Tre anni fa Martinello fu sconfitto da Cordiano Dagnoni per lo spostamento di voti durante il secondo turno di votazioni e già allora si ripromise di tornare. Che cosa è cambiato in lui nel frattempo? E che cosa è cambiato nel ciclismo italiano? Partiamo da qui, dal chiedergli la fotografia, secondo lui, del nostro movimento.

Martinello ha 61 anni. Da corridore è stato un grande pistard e un ottimo velocista. In pista ha vinto un oro e un bronzo alle Olimpiadi e cinque titoli mondiali. Da quando nel 2000 smise di correre ha aperto la sua palestra a Tencarola, alle porte di Padova, ed è stato opinionista televisivo e ora radiofonico in RAI.

Martinello sicuro: l’Italia ha raggiunto livelli di eccellenza in ambito maschile e femminile
Martinello sicuro: l’Italia ha raggiunto livelli di eccellenza in ambito maschile e femminile
Che cosa ti sembra del ciclismo italiano oggi?

In alcuni settori, pensiamo alla pista, abbiamo un movimento di vertice molto importante. Siamo a tutti gli effetti un riferimento a livello internazionale, in ambito maschile e femminile. Nel settore endurance sono stati fatti dei progressi come pure nel settore velocità dove si è iniziato a lavorare, dato che per tanti anni non si era fatto nulla. I progressi ci sono stati, c’è un margine ancora ampio per arrivare ai massimi livelli che sarà colmabile solo ed esclusivamente con un progetto serio. E’ un ciclismo che in ambito professionistico ha delle eccellenze. Poi però c’è una base in grande sofferenza. Alcune categorie, la juniores, la under 23 e l’ambito continental, ci vedono ai margini del contesto internazionale. Abbiamo impiegato del tempo a capire la riforma entrata in vigore a metà degli anni 90, siamo in grave ritardo ed è un movimento che sotto questo punto di vista sta soffrendo molto.

Si potrebbe obiettare che negli juniores si sta tornando a vincere anche su strada.

Quando si parla di malessere e criticità del nostro ciclismo, di solito a chi lo gestisce salta la mosca al naso. Non sto negando i risultati che ci sono stati, fermo restando che bisognerebbe avere l’umiltà, la capacità e la razionalità di leggerli e interpretarli. Sottolineare certi numeri torna utile al megafono della propaganda, me ne rendo conto. E a quel punto, non serve neanche andare a vedere che il numero dei tesserati e delle società è in calo ed è un dato incontestabile. Si capisce che nel medio-lungo periodo, questo creerà delle gravissime difficoltà.

E cosa si fa?

Si può decidere di lasciare andare la barca o si decide di intervenire con politiche di attenzione. La Federazione ha il compito di creare le condizioni per arginare questa tendenza e poi per cercare di invertirla. Dovrebbe creare i presupposti – dal punto di vista economico, delle normative e della promozione – perché il movimento torni a crescere. Un serio piano di promozione, che magari parta dalle scuole, aiuterebbe le società nel reclutare gli atleti. Nei giovanissimi abbiamo dei bei numeri, negli esordienti si comincia a soffrire. Quando cominciano le categorie agonistiche, il ciclismo su strada soffre vari problemi, fra cui la sicurezza. Per fortuna ci sono tante altre discipline anche più accattivanti. Pensiamo al fuoristrada, per fare un esempio.

Trofeo Ekoi Body Energie a Villafranca di Verona, partenza degli esordienti: la categoria che registra i primi cali (photors.it)
Trofeo Ekoi Body Energie a Villafranca di Verona, partenza degli esordienti: la categoria che registra i primi cali (photors.it)
Non credi che l’attuale Federazione stia facendo qualcosa del genere?

Per natura non sono un pessimista, però vedo la mancanza di visione e di una certa intraprendenza anche nel cercare di battere strade nuove. Serve il coraggio di andare in nuove direzioni, che non vuol dire rottamare il passato. Ma bisogna prendere atto che il mondo sta cambiando e dobbiamo adattarci, mettendo in atto delle tutele per questi ragazzi, a fronte di un movimento che va a intercettare l’eccellenza in età sempre più giovanile. Ne stiamo bruciando tanti, sia perché magari non hanno la capacità di rispettare le attese, ma soprattutto dal punto di vista psicologico. Le pressioni cui sono sottoposti in età ancora non matura a un certo punto li porta a fermarsi. E questo è un problema che non riguarda solo noi, ma il movimento internazionale.

I tesseramenti in calo riducono anche la base da cui vengono fuori i talenti?

Non c’è dubbio, è riconosciuto da chiunque si occupi di statistiche. Dobbiamo fare attenzione a questa base che si sta assottigliando e che ci obbliga a guardare con attenzione a un futuro non più lontanissimo. Sono problemi che stiamo già toccando con mano e che saranno sempre più reali e presenti. Aggiungiamo il calo demografico e il fatto che al momento di scegliere, le famiglie hanno decine di opportunità con cui il ciclismo deve mettersi in concorrenza. Pertanto dobbiamo anche modificare il nostro approccio, senza sbandierare in modo eccessivo la fatica che spaventa le persone. Non è un caso che il settore del fuoristrada abbia numericamente un riscontro maggiore, perché ha un approccio più divertente che aiuta a reclutare i ragazzini, oltre a poter togliere dal discorso i problemi legati al traffico.

La Federazione ha creato una super struttura per le nazionali e la sensazione è che la maggior parte delle risorse sia stata messa lì.

Questo tipo di assetto è lo stesso che avevo indicato nel mio programma di quattro anni fa. Di fatto lo hanno riproposto e realizzato. L’alto livello della struttura non dipende dal fatto che viaggino o meno col pullman, quello è relativo. Tutto ciò che è stato costruito intorno alle squadre nazionali nasce anche da scelte del passato, lo stesso Davide Cassani andava in questa direzione. Pertanto quello è un aspetto assolutamente da consolidare. Semmai mi sarei aspettato che le esperienze tecnico-scientifiche raccolte fossero trasmesse anche in basso, invece il Team Performance è un club chiuso, da cui non trapela nulla come per il rischio di spionaggio industriale. Sarebbe importante invece che questo lavoro, tra l’altro molto efficace, potesse essere veicolato anche alla base.

I bike park del fuoristrada rendono, come conferma Martinello, il ciclismo divertente e anche più sicuro
I bike park del fuoristrada rendono, come conferma Martinello, il ciclismo divertente e anche più sicuro
Si torna sempre a parlare della base…

Io credo che la vera priorità sia quella, anche economicamente. Le medaglie sono importanti e credo di parlare con cognizione di causa, visto che so cosa c’è dietro alla conquista di una medaglia, ma le medaglie vanno pesate. Quindi concentriamoci ed inseguiamo quelle che servono, ma per il resto dedichiamoci a sostenere la base che è la priorità del futuro prossimo. Serve gente qualificata anche nel Consiglio federale. Non dimentichiamo che lo Statuto ci impone di lavorare alla composizione di una squadra di qualità e di competenza certificata. Perché è vero che il presidente Dagnoni qualche problema l’ha avuto e ha trasmesso qualche segnale di inadeguatezza, ma purtroppo per lui non era accompagnato da una squadra in grado di aiutarlo a commettere meno errori. E allora una cosa ve la dico: il 10 gennaio sarà indetta una conferenza stampa anche per presentare la mia squadra.

Da chi sarà composta?

Proporrò soggetti di chiara e certificata competenza, perché io non ho nessuna intenzione di circondarmi di persone che mi diano le pacche sulle spalle e mi dicano quanto sono bravo. Io ho bisogno di gente che ascolterò con grande attenzione, che rompa molto le scatole. Sul tavolo ci sono dei problemi enormi e mi piacerebbe che si trovassero le soluzioni, non per la gloria di Silvio Martinello, ma per l’interesse del ciclismo italiano.

Che cosa hai imparato dalle elezioni precedenti? 

Mi sono portato via gli errori che ho commesso, non ho problemi a riconoscerli. Furono un’assemblea e una campagna particolari, condizionate dall’emergenza sanitaria in cui eravamo coinvolti. Arrivai con grande determinazione e non feci la necessaria attenzione a non scivolare nei tranelli che nel frattempo erano stati tesi, rispondendo punto su punto ad ogni provocazione. Questo ha consentito a qualcuno di veicolare il messaggio che io fossi un soggetto autoritario, egocentrico, ancora con il numero sulla schiena.

Il quarto Consiglio Federale del 2024 ha approvato il bilancio consuntivo 2023, ratificato dal Coni solo pochi giorni fa (foto FCI)
Il quarto Consiglio Federale del 2024 ha approvato il bilancio consuntivo 2023, ratificato dal Coni solo pochi giorni fa (foto FCI)
In che senso?

Nel senso che mi sentissi ancora corridore e fossi ancora lì a sgomitare. Nulla di tutto questo, ho il mio carattere, certamente, ma sono uno a cui piace molto ascoltare. Prendo decisioni, ma dopo aver valutato e analizzato. Credo che questi messaggi abbiano fatto presa e condizionato il voto di alcuni presenti nell’assemblea, dove solo pochi prendono decisioni per un movimento invece molto complesso. Eppure ritengo quel primo turno fu molto soddisfacente, nonostante i tanti condizionamenti che ci sono stati. Mi ha permesso di capire che un’ampia parte del movimento credesse e ancora crede nella necessità di voltare pagina.

Che cosa è successo negli ultimi tre anni?

Sono passati a vuoto. Sarebbero stati l’occasione per fare scelte ragionate, che ora dovranno essere necessariamente coraggiose, perché il tempo non è tantissimo. Scelte condivise, soprattutto. Il Consiglio federale, se sarò investito di questa responsabilità, verrà chiamato a un lavoro importante. Colgo l’occasione per ripetere che sarà utilizzato solo ed esclusivamente il criterio della competenza. Ci saranno commissioni snelle, composte da soggetti competenti per la materia specifica. La nostra Federazione è molto complessa, io ho il mio percorso personale che spazia fra la pista e la strada e non mi permetto nemmeno di ragionare su altre discipline che non sono in grado di affrontare con la competenza necessaria.

Hai parlato dello statuto: non si era detto che riscriverlo fosse una necessità?

Tre anni fa tutti i candidati ne avevano proposto la modifica. Solo uno ha avuto la possibilità di farlo, ma ha spiegato la scelta di non farlo con due motivazioni inconsistenti. La prima pare sia stato il fattore economico. Ha parlato di 400 mila euro per organizzare un’assemblea straordinaria, mi chiedo se volesse organizzarla in resort esclusivo. Un’assemblea ha dei costi, ma francamente ritengo che siano ben al di sotto di quella cifra. La seconda giustificazione invece mi sembra molto grave e certifica, a mio avviso, l’inadeguata della guida federale.

Le precedenti elezioni federali videro in lizza Dagnoni, Isetti, Di Rocco, Martinello (foto Fci)
Le precedenti elezioni federali videro in lizza Dagnoni, Isetti, Di Rocco, Martinello (foto Fci)
Quale è stata?

Dato che dalla scorsa assemblea il movimento è uscito con una divisione piuttosto netta tra le fazioni di Dagnoni, Isetti e Martinello, il presidente ha dichiarato che non sarebbe stato certo di poter portare in assemblea straordinaria lo statuto che aveva in mente lui. Domanda: lo statuto è lo strumento di cui il movimento deve dotarsi per essere più funzionale alle proprie esigenze oppure viene realizzato per le esigenze di una sola parte? Nella commissione che lavorerà al nuovo statuto, a parte i nomi di saggi che tutti conosciamo e che possono lavorare ad uno strumento così delicato, vorrei gli uomini e le donne indicati dai singoli candidati. Deve essere lo strumento della Federazione, non di Dagnoni, di Martinello o di chiunque sarà.

Perché è necessario cambiare lo statuto?

La composizione del Consiglio federale è anche un esercizio di equilibri geografici territoriali e le dinamiche assembleari possono risultare un limite. La Federazione ha bisogno di un nuovo strumento di rappresentanza, per cui entro la fine del 2026 sarà indetta un’assemblea straordinaria per il nuovo statuto. Bisogna dare voce alle società, c’è poco da fare e questo è un impegno chee mi sento di prendere.

Tu hai girato parecchio, che cosa hai visto sul territorio?

Ho voluto incontrare le società, non per caso. I miei competitor invece si stanno dedicando a incontrare i delegati. Sono quelli che votano, per carità, il ragionamento non fa una piega. Ma io fin dal momento in cui ho ufficializzato la mia candidatura, ancora nello scorso mese di giugno, ho parlato di scelte responsabili e consapevoli. Significa che le nostre società, che sono la spina dorsale del movimento, in realtà vengono considerate un problema. Non vengono tenute in considerazione nell’Assemblea nazionale, dove sono presenti tramite i delegati eletti nelle provinciali. Il fatto di girare per esempio in Veneto, Friuli, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Lazio è servito, per spiegare alle società i punti fondamentali del mio programma. Sono stati momenti utilissimi, ho un quaderno alto così, perché c’è voglia di confronto. Fare scelte consapevoli significa che le società hanno il diritto di chiedere ai delegati quale sarà il loro voto, cosa che poi è accaduta di molte assemblee provinciali. Aggiungo un dettaglio…

Martinello ha girato l’Italia, come si può notare dagli appuntamenti sul suo sito, incontrando le società
Martinello ha girato l’Italia, come si può notare dagli appuntamenti sul suo sito, incontrando le società
Quale?

Questo tanto girare, ribadisco un dettaglio non banale, io l’ho fatto a spese di Silvio Martinello. Sono consapevole che in assemblea un delegato possa cambiare opinione venti volte, ma nell’attesa di avere un nuovo statuto che permetta alle società di esprimere la propria preferenza anche a livello nazionale, è giusto pretendere che i delegati rispondano del loro voto.

Il presidente Dagnoni ha detto di aver fatto molto per agevolare le società.

Io ho percepito una lontananza siderale. Non dimentico che siamo un popolo che si lamenta molto ed è abituato a scaricare le responsabilità sugli altri, però c’è una grande distanza, certificata dai comportamenti di questa Federazione. Vogliamo parlare di trasparenza? Vogliamo parlare di coinvolgimento? Basta leggere i comunicati ufficiali dopo i Consigli federali. Nessuno di noi sa cosa effettivamente viene deciso. Nel momento in cui, ai primi di giugno, il Consiglio federale ha certificato il bilancio del 2023, che poi è stato certificato dal CONI qualche settimana fa, nel comunicato pubblicato sul sito federale se ne dava un minimo cenno e si parlava invece del nuovo accordo con Infront. Si costruiscono comunicati ad arte per distogliere l’attenzione dai veri problemi. Il confronto e la trasparenza sono fondamentali in una macchina complessa come la Federazione, anche per legittimare chi è stato investito dalla responsabilità di guidarla. Tutto questo c’è stato pochissimo nei primi mesi, mentre è completamente scomparso dopo le nostre vicende dell’estate del 2022.

Cosa successe?

Si sono sentiti accerchiati per una vicenda che non è mai stata spiegata del tutto, quella dei contributi irlandesi, e si conoscerà solo ed esclusivamente nel momento in cui qualcuno andrà ad aprire quei cassetti. Per l’opinione pubblica magari è una vicenda chiusa, ma non lo è per chi ha sempre mantenuto l’attenzione sul caso. E si tratta della conferma che lo stesso Consiglio federale non fosse informato di quelle scelte. I componenti hanno dovuto firmare una dichiarazione di riservatezza. Potevano essere tutti più coraggiosi e pretendere di sapere, come Norma Gimondi, invece sono rimasti tutti buoni al loro posto.

Le dimissioni di Norma Gimondi (qui con Giovanni Malagò) sono rimaste una pagina critica nella gestione federale
Le dimissioni di Norma Gimondi (qui con Giovanni Malagò) sono rimaste una pagina critica nella gestione federale
Ritroveremo nella contesa elettorale con ruoli diversi anche personaggi come l’ex presidente Di Rocco e Lino Secchi, candidato alla presidenza.

A Secchi ho fatto una corte spietata, mi sarebbe piaciuto averlo a disposizione. Lino è stato il riferimento di tanti presidenti regionali per la sua esperienza, la sua capacità di dialogo e la sua conoscenza. Nel momento in cui mi ha comunicato la scelta di candidarsi, gli ho augurato buona fortuna. Quanto a Di Rocco, ci siamo dati qualche sportellata, però è impossibile non riconoscere il suo profilo dirigenziale. Un dirigente di alte qualità che potrebbe aiutare molto a portare avanti le nostre istanze sui tavoli internazionali. Le nostre e quelle di altri movimenti nazionali, come quello spagnolo che è pure in grande sofferenza. Se avessi vinto quattro anni fa, non mi sarei privato della sua esperienza e certo non avrei mai pensato a un suo allontanamento con le modalità con cui è avvenuto. Non credo che rottamare persone valide sia una strada da seguire, cosa ben diversa invece è pretendere di avere solo persone competenti. Il fatto che chi vince prende tutto e chi non vince è fuori dai giochi è stata una scelta che ci ha impoverito.

Perché ti sei ricandidato?

Con il nuovo statuto dovremo cercare maggiori collegialità e condivisione. Non ho altri obiettivi, tutelerei meglio i miei interessi personali continuando a occuparmene. Nella vita mi sono realizzato, anche nel post carriera. Grazie al cielo e sempre grazie al ciclismo, conduco una vita dignitosa, ma è arrivato il momento in cui voglio restituire qualcosa. Mettere la mia esperienza a disposizione dei tanti che mi hanno spinto in questa direzione e sono riusciti a convincermi che io possa dare qualcosa. Ebbene, Se posso dare qualcosa, io ci sono. Se invece dobbiamo andare avanti in modo che nulla cambi, allora non è una cosa che mi interessa.

LEGGI QUI IL PROGRAMMA ELETTORALE DI SILVIO MARTINELLO

Giro d’Onore e conferenza stampa: Federazione in festa

21.12.2024
8 min
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MILANO – Il Giro d’Onore della Federazione ciclistica italiana diventa la celebrazione del quadriennio appena concluso. La sede è istituzionale come più non si potrebbe: l’Auditorium Testori presso la sede della Regione Lombardia, nella Piazza Città di Lombardia in cui per le Feste è stata montata una pista di pattinaggio su ghiaccio che ribolle di ragazze e ragazzi.

«Il Giro d’Onore – dice Dagnoni dal palco – è l’evento ormai imperdibile per tutti gli atleti, i tecnici e tutti i nostri operatori. Ma anche per tutti gli appassionati che possono vedere proprio in questa occasione il meglio del nostro ciclismo. Direi che vedere atleti, atlete, tecnici tutti orgogliosi di poter celebrare, festeggiare i successi di un’annata fantastica come questa è anche per me motivo di grande orgoglio. Il 2024 è stato un anno fantastico perché chiude un quadriennio, ma è stato anche un anno olimpico. Un anno che ci ha regalato grandi soddisfazioni sia alle Olimpiadi che alle Paralimpiadi. E’ un 2024 che con queste 105 medaglie fa chiudere un quadriennio a 454 medaglie, che è un risultato importante. E’ il 60 per cento del quadriennio precedente che già era stato un buon anno. Mi dicono spesso che sono un presidente fortunato, però io la prendo anche volentieri: forse tra un bravo presidente e uno fortunato rende di più quello fortunato».

Il presidente della Federazione è rimasto sul palco per tutto il tempo, raccontando, premiando, ridendo. Nella platea dell’Auditorium si ripete il consueto sfarzo di grandi campioni: le assenze giustificate sono quelle degli atleti ancora impegnati nelle gare del cross e nei ritiri con i rispettivi team. A Vittoria Guazzini viene consegnato il Collare d’Oro del CONI per la madison olimpica in coppia con Chiara Consonni. La toscana infatti era ancora in ritiro con la FDJ Suez quando a Roma si è svolta la prestigiosa cerimonia.

Il presidente Dagnoni ha raccontato il suo quadriennio alla vigilia del Giro d’Onore in una conferenza stampa
Il presidente Dagnoni ha raccontato il suo quadriennio alla vigilia del Giro d’Onore in una conferenza stampa

Amico Malagò

Prima della festa, nella sala stampa all’undicesimo piano, il presidente della Federazione Dagnoni ha raccontato i suoi numeri e fatto il punto della gestione. Al suo fianco Federica Picchi, il Sottosegretario regionale con delega alla Sport e Giovani, e Giovanni Malagò, presidente del CONI.

La conta delle medaglie è stata, come prevedibile e come probabilmente avrebbero fatto tutti, il punto d’avvio del discorso. I numeri sono notevoli, il ciclismo è una fucina di titoli. Il 10 per cento delle medaglie di Parigi 2024 è venuto dai nostri ragazzi e il siparietto fra i due presidenti è probabilmente qualcosa di già visto, ma se qualcuno non vi ha mai assistito, lascia il segno. Colpisce anche la battuta del presidente federale lombardo, nella sede lombarda che parlando col massimo dirigente dello sport nazionale fa la battuta che alle prossime elezioni sarebbe un peccato non vincesse un candidato lombardo, essendo lui il solo. Malagò che ride avallandolo fa uno strano effetto. Avrebbe potuto opporre le mani e dire: chiunque vincerà avrà il nostro appoggio e sarà l’espressione della base. Invece, coinvolto dal clima di festa e battute, si presta non si sa quanto inconsapevolmente allo spot elettorale.

«Qualità delle medaglie – ha chiosato Malagò – la loro percentuale, anche rispetto al record di quelle vinte non solo alle Olimpiadi. Però il ciclismo al di là di tutto è la storia del Paese e questo è qualcosa che onestamente non gli toglierà nessuno. E soprattutto continua ad esserlo e secondo me lo sarà per sempre».

Malagò non ha mai fatto mancare la sua vicinanza a Dagnoni, neppure nelle fasi più complesse
Malagò non ha mai fatto mancare la sua vicinanza a Dagnoni, neppure nelle fasi più complesse

Conti che scottano

L’attività di vertice ha raggiunto livelli di assoluta eccellenza. La struttura costruita da Amadio e intorno ad Amadio gira come una squadra WorldTour. I cospicui investimenti e l’applicazione del Team Performance di Diego Bragato a tutte le discipline sta facendo rinascere il gruppo della velocità su pista, ha dato un bel boost alla mountain bike, al paraciclismo e al ciclocross. La selezione dei talenti dal basso porta nel giro della nazionale i talenti più dotati ed è innegabile che l’attività juniores riorganizzata da Dino Salvoldi negli ultimi tre anni abbia portato a un deciso cambio di passo.

Dagnoni sa quali insidie potrebbero celarsi sul suo cammino e tira fuori per primo la questione della perdita nel bilancio 2023: dati resi ufficiali due settimane fa, con un ritardo a dir poco insolito. Il patrimonio netto federale è passato dai 6.386.155,48 euro del 2021, ai 5.518.764,57 del 2022 per scendere ai 4.415.701,78 di fine 2023. Il presidente se la gioca da politico e spiega la perdita di esercizio di 3.106.062 con una semplicità disarmante, che per certi versi è anche vera.

Il tesoretto del 2020

La Federazione si è ritrovata con un tesoretto in mano alla fine del 2020, quando il Covid ha impedito lo svolgersi di tanta attività, ma non il rilascio dei finanziamenti pubblici. Avendo soldi da spendere, perché non usarli?

Sui conti del 2024, Dagnoni fa sapere che il bilancio si chiuderà con un lieve utile: dato su cui sapremo qualcosa semmai alla fine del prossimo anno. Ma la domanda è un’altra: ora che quel tesoretto non c’è più, come faremo a preparare le prossime Olimpiadi?

Viene in soccorso Infront. Il contratto firmato per i prossimi sei anni dovrebbe garantire 10 milioni l’anno a favore della Federazione. Il capitolo bilancio si è chiuso con toni accigliati e il senso di aver sfilato un’arma dalle mani dei rivali alle prossime elezioni.

La difesa che manca

Una conferenza stampa come questa non può bastare per raccontare quattro anni vissuti su scossoni per certi versi inediti, né la platea dei colleghi appare più di tanto agguerrita. Del resto la presenza del massimo vertice del CONI e la benedizione della Regione Lombardia fa pensare che si tratti piuttosto di una celebrazione. E quel po’ di cenere che Dagnoni si sparge sul capo è stata gestita con sapienza. Restano i dubbi sull’attività federale sui territori. Ma anche in questo caso, il tema viene affrontato e liquidato snocciolando numeri e con una piccola e bonaria autocritica.

Vengono dati nuovamente dei numeri. Un milione di euro per i comitati regionali, in base ai progetti presentati. Circa due milioni di sconti per il dimezzamento dei costi di affiliazione. Circa mezzo milione per facilitare l’organizzazione di gare nel 2023. Una convenzione con Anas che ha permesso di organizzare 126 gare in più. 700 mila euro per l’attività dei centri della pista. Valore della produzione aumentato del 10 per cento rispetto al quadriennio precedente, la raccolta sponsor del 50 per cento, mentre l’incidenza dell’attività sul bilancio federale è del 70 per cento.

La bonaria autocritica riguarda una mancanza: abbiamo dato soldi in base ai progetti, ma non abbiamo verificato che poi siano stati affidati alle società. Come dire: la distanza siderale che le società percepiscono rispetto a Roma non dipende da Roma, semmai dai comitati provinciali e quelli regionali.

Bernard e Plebani, bronzo olimpico nell’inseguimento: il ct della medaglia non è più in nazionale
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La deriva inarrestabile

Restano sul tappeto i dubbi sull’effettiva parità fra uomini e donne. Sulle squadre under 23 che chiudono i battenti. Sulla tendenza degli juniores di andare all’estero nei devo team del WorldTour. E soprattutto un senso di impotenza di fronte alle stesse questioni. Il mondo è cambiato. Nessuno può impedire questa deriva. Non ci sono rimedi possibili. A gestire il ciclismo giovanile italiano, almeno per ciò che esula dall’attività federale, sono i procuratori che distribuiscono talenti per il mondo. Quanti tornano indietro, sconfitti a vent’anni, vengono definiti non idonei per fare i corridori.

E noi che probabilmente veniamo davvero da un’altra epoca, pensiamo certamente che il mondo sia cambiato, ma che sarebbe anche il caso di tentare una difesa prima di alzare le braccia nel segno della resa. A 18 anni non si è maturi per un simile salto, non bastano i watt. Siamo sicuri di questo passo che fra dieci anni ci saranno ancora juniores da lanciare sul tetto del mondo?

I tecnici della federazione presenti ieri a Milano, compresi quelli che per vari motivi non ci saranno più dal 2025
I tecnici presenti ieri a Milano, compresi quelli che per vari motivi non ci saranno più dal 2025

Quattro Ct in meno

Lasciamo la chiusa a Elia Viviani, l’uomo delle medaglie nelle ultime tre Olimpiadi. Colui che a partire dal 2019 ha sacrificato alla pista la sua carriera su strada e sta ancora cercando una sistemazione per l’ultimo anno di una carriera eccezionale.

«Io penso che il ciclismo, come tutti gli sport – dice dal palco il veronese – stia andando in una direzione dove i giovani sono importantissimi. La Federazione sa che dalla categoria juniores a quella under 23 si decide il futuro di una persona, oltre che dell’atleta. Io spero solo che possiamo essere di esempio e sono certo che continueremo ad esserlo, perché i ragazzi sono ancora super motivati. Mancano quattro anni da qui a Los Angeles, ma alla fine volano sempre. E spero che il gruppo che ha lavorato fino a Parigi venga preso da esempio. Gli ultimi anni sono stati la dimostrazione che si può fare la multidisciplina e raggiungere grandi risultati. Arriviamo da tre cicli olimpici di grandi soddisfazioni e per questo l’asticella è sempre più alta. Sarà compito della Federazione e dei tecnici preparati, perché gli atleti avranno sempre voglia di fare bene».

Annotiamo però, andando via da Milano, che il gruppo dei tecnici dell’ultimo quadriennio si è assottigliato. A causa di scelte personali, bocciature dal Consiglio federale e scelte federali, i settori della pista paralimpica, della BMX, della strada uomini e donne sono scoperti. Da gennaio non ci saranno più Perusini, Lupi, Bennati (in più di un’intervista il presidente della Federazione ha detto che se sarà rieletto, tornerà a confrontarsi con il toscano, che sarà confermato se si lavorerà in continuità) e Sangalli. Ieri mattina, prima del Giro d’Onore è svolta una riunione dei commissari tecnici confermati per darsi i saluti di fine anno e impostare i primi appuntamenti del 2025, fra Coppe del mondo e mondiale di cross e gli europei su pista di febbraio.

EDITORIALE / Bugno e il ciclismo valgono più di 30.000 euro

04.11.2024
4 min
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Se avessero voluto gratificare Gianni Bugno, sarebbe stato meglio riconoscergli un incarico federale. Ne avrebbe il carisma, la competenza e persino il diritto: lo ha dimostrato con il lavoro svolto per il CPA. Invece gli offrirono dei soldi, trentamila euro, ma non si è capito a che titolo. Il presidente Dagnoni dice che non fu Bugno a portargli lo sponsor TCI Led, quindi nulla gli era dovuto. Lo stesso Bugno dice di aver semplicemente creato un contatto, per il quale non era previsto compenso. E allora perché offrirglieli? Forse perché un uomo così sarebbe diventato una spina nel fianco più rumorosa di Norma Gimondi, che lasciò la Federazione con un rimbombo che si disperse rapidamente? In ogni caso Gianni li rifiutò e si ritrovò contro il palazzo.

Si torna ad anni impegnativi. Nel marzo del 2022 Gianni ricevette la notizia che chiuse per forza una pagina della sua vita. Non avrebbe più potuto pilotare l’elicottero, il mestiere che più amava: come dover nuovamente smettere di correre. Cinque mesi dopo, casualmente oppure no e nel pieno della bufera sulle provvigioni irlandesi, Bugno ricevette il messaggio del presidente federale che gli proponeva l’incontro di cui si è raccontato pochi giorni fa nella conferenza stampa di Monza.

L’avvocato Alessi e Moreno Argentin nella conferenza di Roma successiva all’annullamento della Adriatica Ionica Race
L’avvocato Alessi e Argentin nella conferenza di Roma successiva all’annullamento della Adriatica Ionica Race

La conferenza di Monza

Un evento, quest’ultimo, organizzato con l’avvocato Alessi: lo stesso che di recente aveva assistito Moreno Argentin nella spinosa vicenda della Adriatica Ionica Race cancellata e l’aveva poi portato al tavolo di un altro incontro con i giornalisti, cui intervenne anche Bugno. Di fronte, questa volta meno additato, ugualmente il presidente federale Dagnoni e la sua gestione.

Un evento sulla cui utilità ci si potrebbe persino interrogare, dato che la procura federale ha archiviato l’inchiesta sulla delicata vicenda, senza aver ascoltato Bugno. E senza che la Procura del Coni abbia ritenuto necessario andare a vedere più da vicino, fosse anche per dare al verdetto i crismi per risultare inattaccabile. Una di quelle inchieste aperte per dovere e portate al traguardo senza scossoni, su cui la conferenza di Monza ha voluto riaccendere la luce, prima che sparisca definitivamente alle spalle. Come peraltro nulla si sa del fatto che la Giunta CONI non avrebbe ancora approvato il bilancio consuntivo 2023 della FCI.

Cordiano Dagnoni è diventato presidente FCI nel 2021
Cordiano Dagnoni è diventato presidente FCI nel 2021

Bugno come Cassani

Quello che troviamo triste è il ribaltamento dei ruoli. Gianni Bugno è stato per anni IL CICLISMO italiano, il campione con cui farsi le foto e da avere accanto come una benedizione. Alla Chateau d’Ax è stato il capitano di Roberto Amadio e di Mario Scirea, entrambi presenti all’appuntamento con Dagnoni ed entrambi citati ripetutamente nella conferenza di Monza. Eppure in questa vicenda dai contorni confusi sono diventati testimoni e attori di una situazione da cui il loro capitano è uscito con le ossa rotte e l’immagine danneggiata. Chissà se si è compreso l’enorme danno fatto al ciclismo, esponendo Gianni a questa situazione.

E’ l’ennesima dimostrazione di un sistema che ha rimandato al mittente il galateo sportivo. Se ne ebbe un primo assaggio alle Olimpiadi di Tokyo, quando nel bel mezzo della festa, il coordinatore delle nazionali Cassani fu rispedito a casa. Di lì a poco ci sarebbe stato da festeggiare lo storico oro del quartetto, reso possibile dalla gestione di Villa e del cittì romagnolo, ma in quelle foto ricordo comparvero altri volti che alcun ruolo ufficiale ebbero in quella storia.

Roberto Amadio e Mario Scirea, team manger FCI e collaboratore tecnico
Roberto Amadio e Mario Scirea, team manger FCI e collaboratore tecnico

Non solo l’eccellenza

Nei giorni scorsi, il Consiglio federale ha approvato i contratti dei tecnici sino a fine 2025. Mancano all’appello soltanto Sangalli, che ha preferito salire sull’ammiraglia della Lidl-Trek, e Bennati, che l’ha saputo dai media prima che a dirglielo fosse lo stesso Amadio. Il contratto del team manager scadrà invece nell’ottobre 2025, qualunque sia il presidente federale che uscirà dalle urne il prossimo gennaio. Certo, il veneziano dovrà sperare che il prossimo eletto – qualora non dovesse essere Dagnoni – abbia con lui un atteggiamento più elegante di quello che venne riservato a Cassani.

Si annunciano settimane faticose, mentre le maglie azzurre vincono sui sentieri degli europei del cross ringraziando la Federazione che li ha messi nelle condizioni di lavorare. Quel che manca è la struttura su cui costruire il futuro: di questo l’attuale gestione non si è preoccupata poi troppo. Ha lavorato più sull’eccellenza che sulle sue radici.

Per i tesserati FCI la sicurezza arriva da ICE-KEY

31.05.2024
3 min
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Il ciclismo è uno sport davvero unico in quanto consente all’amatore di emulare il professionista. Ogni appassionato può infatti affrontare le strade, le salite e anche le discese percorse dai professionisti e può farlo in sella alla stessa bicicletta utilizzata dal proprio campione preferito. Professionisti e amatori non sono però accumunati solo da questi aspetti, che possiamo tranquillamente definire “positivi”. Ad avvicinarli è anche (e purtroppo) la convivenza con il tema della sicurezza e il pericolo che porta con sé il pedalare su strada.

L’adesivo è da attaccare sul casco e contiene tutte le informazioni mediche da conoscere in caso di incidente
L’adesivo è da attaccare sul casco e contiene tutte le informazioni mediche da conoscere in caso di incidente

Dedicata ai tesserati FCI

La Federazione Ciclistica Italiana ha deciso di occuparsi della sicurezza dei propri tesserati e l’ha fatto siglando nei giorni scorsi un accordo ICE-KEY, realtà fondata da Roberto Simonelli che dal 2008 è costantemente impegnata nella realizzazione di dispositivi di sicurezza per chi pratica sport utilizzando le tecnologie più avanzate. L’accordo prevede per tutti i tesserati FCI l’acquisto ad un prezzo agevolato (14,90 euro invece di 19,90) di un dispositivo utile in caso di primo soccorso da applicare sul casco chiamato “Rispetta il ciclista”. Si tratta di uno sticker dotato di QR Code da applicare al casco.

Come un diario

“Rispetta il ciclista” è un vero e proprio diario sanitario che si propone di essere un aiuto concreto nel salvare la vita al ciclista vittima di un incidente. Permette infatti l’identificazione univoca della persona, associata ad un ventaglio di dati personali, tra cui i contatti da chiamare, dati clinici, come ad esempio allergie, malattie, terapie, patologie, vaccinazioni. Tutte queste preziose informazioni sono rese disponibili in modo rapido e semplice al soccorritore in caso di emergenza, di pericolo o di imprevisto rischioso.

Oltre al QR Code anche l’invito a rispettare la distanza di sicurezza di un metro e mezzo
Oltre al QR Code anche l’invito a rispettare la distanza di sicurezza di un metro e mezzo

Tecnologia al servizio della sicurezza

Perno tecnologico del prodotto è la piattaforma web cloud ICE-KEY nella quale vengono memorizzati i dati personali e sanitari del proprietario, inseribili tramite l’apposita app su smartphone (Android e iOS) e visualizzabili sul display di uno smartphone attraverso la fotocamera o un qualsiasi lettore QR Code. Basta inquadrare il QR Code stampato sullo sticker per far apparire le informazioni inserite dall’utente avviando così la procedura di alert e soccorso, tra cui contattare i numeri ICE (In Case of Emergency), inviare un SMS con la geo-localizzazione, collegarsi direttamente all’App WHERE ARE U del 112 e alle loro centrali operative. 

Cordiano Dagnoni, presidente della Federazione Ciclistica Italiana, ha commentato con queste parole l’importante accordo raggiunto con ICE-KEY a favore dei propri tesserati: «La Federazione si lega con entusiasmo a questa iniziativa rivolta alla sicurezza, argomento molto attuale e fondamentale per il nostro sport, che ripropone il tema sotto forma di uno strumento semplice ma estremamente utile in caso di emergenza».

Ice-Key

Cinque euro: ecco come sono arrivati. Ma qualcosa non torna

21.02.2024
7 min
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Il tempo che uscisse l’Editoriale che sollevava il tema del possibile costo di iscrizione di 5 euro alle gare regionali (foto Mosna in apertura) e siamo stati raggiunti da due comunicazioni. La prima proveniente dal Comitato regionale dell’Emilia Romagna, che due giorni prima si era riunito per esaminare la questione. La seconda dall’ufficio stampa della FCI per dire che il presidente Dagnoni avrebbe voluto fare delle puntualizzazioni. A margine di questo, la condivisione dell’articolo sui social ha portato a una ridda di commenti, mentre il frullare dei messaggi su whatsapp da parte dei direttori sportivi ha assunto in breve i connotati di una bufera di vento.

La firma è di Fabrizio Bontempi: ecco la delibera che autorizza i 5 euro per l’iscrizione
La firma è di Fabrizio Bontempi: ecco la delibera che autorizza i 5 euro per l’iscrizione

Provvedimento in extremis

Riepilogando: il 14 febbraio, pensando a un insolito regalo agli innamorati del ciclismo, la FCI diffonde una delibera a firma di Fabrizio Bontempi per la quale gli organizzatori di gare regionali possono richiedere una quota di iscrizione per le loro gare: ammontare di 5 euro.

La reazione dell’ambiente si divide. Da una parte ci sono coloro che si fanno i conti in tasca e dicono di non aver messo a budget quello che alla fine dell’anno sarà un costo significativo. Dall’altra quelli che criticano il provvedimento preso a pochi giorni dall’inizio delle gare, invocando la necessità che un certo tipo di azioni vengano concordate e messe eventualmente in atto l’anno successivo. Fra le nuove regole c’è anche quella relativa alle visite di idoneità per gli stranieri. Se prima bastava un certificato di sana e robusta costituzione rilasciato dal Paese di origine, di colpo viene richiesta l’idoneità come quella che fanno gli italiani. Richiesta legittima, tempi sbagliati.

Malagò, presidente del Coni, e Dagnoni: lo sport dilettantistico italiano ha bisogno di interventi importanti
Malagò, presidente del Coni, e Dagnoni: lo sport dilettantistico italiano ha bisogno di interventi importanti

L’esempio del fuoristrada

Cosa dice il presidente della Federazione? Come si diceva nell’Editoriale, la gestione di Dagnoni sta proseguendo senza grossi ostacoli. Opposizioni all’orizzonte non se ne vedono e sebbene non manchino le criticità, il programma viene portato avanti secondo le linee guida condivise da chi ha votato l’attuale gestione. Poco importa che alcuni ora si lamentino: questo è l’attuale governo del ciclismo italiano per come è stato votato.

«Questa esigenza – dice Dagnoni – è nata dai presidenti regionali. Si sono chiesti: perché nel fuoristrada e nel paraciclismo si paga e nella strada no? Noi abbiamo recepito l’orientamento della maggioranza: non erano tutti d’accordo, ma quasi tutti. Per cui il Consiglio federale ha recepito questa istanza e, visto che siamo in democrazia, si è data a chi vuole applicare quel costo la facoltà di farlo. Anche perché numeri alla mano ritengo che la Federazione abbia fatto abbastanza in sostegno degli organizzatori».

Il fuoristrada tramite Ghirotto aveva ottenuto la quota di iscrizione la scorsa estate: perché il passaggio automatico alla strada?
Il fuoristrada tramite Ghirotto aveva ottenuto la quota di iscrizione la scorsa estate: perché il passaggio automatico alla strada?

Vietato dissociarsi

Dice che la FCI ha versato contributi alle società per 500 mila euro, sotto forma di ristori (fiscali). Racconta che nei suoi ultimi tempi alla guida della Lombardia, il fondo distribuito dalla Federazione ai Comitati era stato ridotto a 600 mila euro nel nome della necessità di risanamento federale. Quindi aggiunge di averlo riportato a 800 mila dopo la sua elezione.

«Quando i comitati hanno chiesto di uniformare tutto – prosegue – abbiamo dato la facoltà ai singoli di decidere se far pagare quella che non chiamerei tassa, anche se nel comunicato di Bontempi si usa quella parola. I 5 euro non vengono versati alla Federazione, ma semmai sono una quota con cui si partecipa ai costi di organizzazione. Ripeto, non è un’idea mia né del Consiglio: è un’istanza che è arrivata dalla base. E noi abbiamo accettato di uniformarci a quello che è già vigente nel fuoristrada, che è diventato un movimento importante, forse ancora più della strada.

«Sul fatto che sia arrivata a febbraio… Avremmo dovuto farlo nel Consiglio federale di gennaio che è slittato. E siccome non si poteva aspettare oltre, abbiamo fatto un Consiglio online ed è stata emessa la delibera. Quello che non accetto, semmai, è che ci siano stati Comitati regionali che si sono dissociati. Come Comitato, puoi consigliare di non far pagare e va benissimo, ma non puoi dissociarti da una decisione del Consiglio federale».

Ecco la riunione online con cui il Comitato dell’Emilia Romagna si è espressa contro la delibera
Ecco la riunione online con cui il Comitato dell’Emilia Romagna si è espressa contro la delibera

Passaggio saltato

Ma questo è il bello della democrazia e francamente qualche passaggio dell’intervento di Dagnoni non convince. Va bene il parere espresso dalle regioni, ma quando lo hanno espresso? Chi guida un movimento così importante deve essere consapevole di quello che c’è in ballo e delle dinamiche interne al movimento stesso. Dire che così hanno voluto gli altri suona un po’ pilatesco. Dire che il fuoristrada sia quasi più importante della strada potrebbe significare non aver saputo gestire la strada, abbandonata a se stessa. E laddove si proponga qualcosa che impatti su una situazione consolidata, occorre un passaggio intermedio. Un filtro che permetta a tutti di esprimersi: quello che in democrazia si chiama referendum.

C’è chi sui social ha sostenuto che rimanere al «si è sempre fatto così» non porti da nessuna parte. Vero, ma la riforma del ciclismo deve essere strutturale, condivisa e non legata a balzelli estemporanei come quello dei 5 euro.

Paolo Bettini, Alessandro Spada, Paolo Kessisoglu, Matteo Gozzoli (sindaco Cesenatico), presentazione tappa Nove Colli del Giro 2020
Una foto di tre anni fa: Paolo Bettini, Alessandro Spada, Paolo Kessisoglu e Matteo Gozzoli (sindaco Cesenatico)
Paolo Bettini, Alessandro Spada, Paolo Kessisoglu, Matteo Gozzoli (sindaco Cesenatico), presentazione tappa Nove Colli del Giro 2020
Una foto di tre anni fa: Paolo Bettini, Alessandro Spada, Paolo Kessisoglu e Matteo Gozzoli (sindaco Cesenatico)

L’opposizione di Spada

A quanto risulta, Lombardia e Toscana sarebbero contrarie alla novità. L’Emilia Romagna lo ha espresso con una mail, dicendo che la regione non applicherà la nuova norma per motivi fiscali e di tempistica. Abbiamo preferito interpellare direttamente il presidente Alessandro Spada.

«Semplicemente abbiamo voluto sentire le nostre società – spiega – per capire quale fosse il loro orientamento, per cui sabato abbiamo fatto una riunione online d’urgenza. Non c’è stata una preclusione ideologica, però i tempi e i modi sono assolutamente sbagliati. A 10 giorni dall’inizio della stagione agonistica, sicuramente non ci sono i modi per adeguarsi. Anche perché c’è grosso spavento, da parte di tutte le società, su come incassare quei soldi. La Riforma dello Sport sta avendo un grosso impatto, la gestione di un gruppo sportivo è piena di adempimenti e il commercialista è ormai una figura di continuo riferimento. L’altra sera abbiamo faticato per tenere il discorso sul tema dei 5 euro, dato che tutti parlavano di quale impatto stia avendo la legge nazionale. Spero che Dagnoni e il presidente del Coni Malagò trovino il modo di parlarne con il Governo».

Quel 29 luglio 2023, il solo Metti della Toscana si schierò subito contro (foto FCI)
Quel 29 luglio 2023, il solo Metti della Toscana si schierò subito contro (foto FCI)

L’incontro di luglio

Eppure del tema si era già parlato e forse a questo si riferisce Dagnoni. Anche se il tema era poi caduto apparentemente nel dimenticatoio.

«Se ne era fatto cenno – racconta Spada – a un Consiglio dei presidenti del 29 luglio 2023. Non era all’ordine del giorno, ma ci fu chiesto un parere non vincolante. Chi più e chi meno, ci eravamo espressi a favore, pur con qualche riserva. Il solo contrario era stato Saverio Metti della Toscana. Avevamo espresso dei dubbi, ricordo che fui io a sollevare la questione della Riforma dello Sport. Mettere un ulteriore balzello sarebbe stato di difficile gestione, soprattutto nei confronti dell’Agenzia delle Entrate. Ci sarebbe stato tutto il tempo per sentire le società, perché il confronto con la base era ed è fondamentale. E a quel punto in autunno si sarebbe potuto metterlo in campo. Ma se Dagnoni o la Federazione nazionale ci credono così tanto, perché non renderlo obbligatorio? 

«La decisione è passata a maggioranza? Io non partecipo al Consiglio federale, per noi del Centro il referente è Lino Sechi, presidente delle Marche. E lui non ci ha detto nulla del fatto che l’ultima volta, sia pure online, si sia parlato di questo. Come tutti i presidenti regionali, ero fermo a quanto detto il 29 luglio, quando fu recepita la proposta di Ghirotto e del fuoristrada, che divenne subito esecutiva. Noi esprimemmo dei dubbi per l’applicazione alla strada e lì eravamo fermi. Se ci fosse stato da votare allora, non credo che l’esito sarebbe stato quello attuale». 

Montichiari, Spresiano e altro. Presidente, ci dica tutto…

10.09.2023
5 min
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Villa, nella sua disamina dei mondiali juniores, aveva preso spunto per ribadire come il nostro movimento su pista, nel suo cammino verso Parigi 2024, sconti il fatto di non avere un velodromo disponibile per organizzare gare internazionali. Montichiari grazie a una deroga è a disposizione per gli allenamenti della nazionale, ma questo non basta perché per gli azzurri mancano in questo modo occasioni di confronto.

Le parole del cittì azzurro hanno messo il dito su una piaga molto ampia: qual è la situazione degli impianti in Italia? Di Montichiari si è detto, ma da tempo si parla dei lavori di Spresiano, a un certo punto bloccati e oggetto di forti polemiche. Poi ci sono varie città che a parole si dichiarano disponibili per approntare impianti, ma qual è la realtà? Noi siamo voluti andare direttamente alla fonte per analizzare il problema, trovando disponibilità massima nel presidente della Fci Cordiano Dagnoni, chiamato a dare risposte reali, rifuggendo dal politichese.

L’impianto di Montichiari, sede degli allenamenti della nazionale ma interdetto alle gare
L’impianto di Montichiari, sede degli allenamenti della nazionale ma interdetto alle gare
Presidente, partiamo da Montichiari e dalle parole di Villa…

La storia dell’impianto lombardo è nota a tutti, Montichiari paga vicissitudini lontane nel tempo che avevano portato anche al suo sequestro, mettendo in grave difficoltà tutto il settore. Ora è autorizzato il suo utilizzo solo per le varie nazionali, ma dobbiamo muoverci per risolvere la situazione e lo stiamo facendo.

Come?

La Regione Lombardia ha stabilito un importante contributo economico per procedere a lavori di messa a norma, esattamente come avviene per le case, quando bisogna adeguare impianti elettrici, idraulici e quant’altro. Nel nostro caso ci sono adempimenti da fare e si è cominciato con il rifacimento delle balaustre che è già in corso. Il programma di lavori prevede la messa a norma dell’impianto d’illuminazione, antincendio, antisismico, fra 15 giorni inizieranno anche lavori nei locali sottostanti che per fortuna non riguardano l’attività dei ragazzi sulla pista.

C’è una tempistica?

Quando i lavori sopra nominati saranno conclusi dovremo avere la certificazione di prevenzione incendi e con essa, penso che per l’inizio del 2024 potremo accogliere a Montichiari le scuole ciclismo e gli amatori. A seguire dovremmo avere l’autorizzazione alla presenza di pubblico e a quel punto potremo anche organizzare gare. Dico la verità, avrei voluto che tutto ciò fosse anticipato per poter allestire anche l’attività invernale a Montichiari, spero che almeno in conclusione della stagione si possa far qualcosa.

Parte del progetto sulla pista di Spresiano, che potrebbe ospitare fino a 2.500 spettatori
Parte del progetto sulla pista di Spresiano, che potrebbe ospitare fino a 2.500 spettatori
Pensa che comunque ci sarà possibilità di allestire qualche evento prima di Parigi 2024?

Io credo che almeno un paio di occasioni ci saranno, chiaramente trovando accordi anche con l’Uci e date compatibili nel calendario, ma io ci terrei anche che i prossimi campionati italiani si possano svolgere a Montichiari, su un impianto completamente a norma e con le caratteristiche utili per testare i ragazzi in vista dei Giochi. Gareggiare all’aperto, su piste in legno non è certo la stessa cosa. Ma c’è anche altro in ballo…

Ossia?

Tramite i fondi del PNRR, avremo a disposizione 3-4 milioni per costruire nelle adiacenze del velodromo una struttura con foresteria, mensa, studio medico. Potremo così avere il primo Centro di Preparazione Olimpica anche per il ciclismo e questo sarà un enorme passo in avanti.

Si parla di far svolgere a Spresiano le gare di pattinaggio dei Giochi Invernali 2026, completando i lavori
Si parla di far svolgere a Spresiano le gare di pattinaggio dei Giochi Invernali 2026, completando i lavori
Qual è la situazione di Spresiano?

Qui andiamo a toccare note dolenti. La situazione economica italiana non induce all’ottimismo. Venendo allo specifico, per completare i lavori servono almeno 15 milioni: il Comune di Spresiano con un enorme sforzo è pronto a garantirne 5, il resto dovrebbe metterlo il Governo. Noi abbiamo avuto rassicurazioni in merito, ma è davanti agli occhi di tutti come si sta procedendo con tagli in ogni campo e abbiamo timore che i tempi si allunghino ulteriormente e di molto.

Il vostro referente presso il Governo, per portare avanti le vostre istanze per un impianto che avrebbe un grande peso specifico, è il Ministro dello Sport Abodi?

Il ministro sa bene la situazione, ma non può fare molto essendo un dicastero senza portafoglio. Le “chiavi” della vicenda in questo caso le ha il Ministro dell’Economia Giorgetti, chiaramente Abodi si è fatto carico delle nostre aspettative ed esigenze, anche perché avere Spresiano sarebbe molto importante proprio nell’ottica di allestire eventi. Montichiari al massimo può ospitare 1.000 spettatori, a Spresiano potrebbero accoglierne già 2.500…

La pista da bmx di Garlate, un esempio che Dagnoni vuole esportare nel Centro-Sud
La pista da bmx di Garlate, un esempio che Dagnoni vuole esportare nel Centro-Sud
Ci sono altri progetti in cantiere?

Da quando sono diventato presidente mi sono state proposte molte idee, alcune molto interessanti. Ma dove c’è l’area disponibile non ci sono i fondi, dove ci sono i soldi non c’è lo spazio, magari ci sono gli investitori ma non c’è un progetto adeguato… Con il presidente del Coni Malagò ne abbiamo parlato, l’importanza di avere impianti su pista sarebbe strategica anche per il discorso sicurezza.

Proprio a tal proposito, ok i velodromi, ma che cosa si può fare per fornire ai genitori impianti più a misura di bambino, come bike park di mtb o impianti per la bmx?

Su questo tema ho intenzione di muovermi soprattutto con i presidenti dei comitati regionali, in particolare con quelli al Sud, per trovare spazi e andare a colmare una lacuna, quella degli impianti di Bmx, ormai storica. Sono costruzioni che hanno costi molto contenuti, se si vuole allestire qualcosa per dare sicurezza ai bambini e soprattutto ai genitori, che così potrebbero portarli come si fa con le piscine. Mi viene sempre in mente l’esperienza di Radaelli, campione del mondo junior: si allena a Garlate, dove non c’era la rampa di partenza (che è la parte che costa di più). I responsabili della società hanno costruito una rampa artigianale con riporti di terra ed è stata più che sufficiente. Vediamo quel che si potrà fare, la strada per un ciclismo più sicuro passa anche da qui.

Mugello, ore 15. Nata la seconda nazionale di Bennati

02.08.2023
6 min
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SCARPERIA – Il sottofondo delle moto invita ad avvicinarsi alla vetrata sulla pista. Le Ducati hanno una voce roca e inconfondibile, ma adesso le parole che ci interessa sentire sono quelle di Bennati. La Federazione ha radunato il ciclismo italiano nella sala stampa del Mugello e il popolo del pedale ha risposto numeroso ed entusiasta. Si presentano nuovi sponsor e si ringraziano quelli che già ci sono, che il presidente Dagnoni omaggia con un rapido pensiero. Debuttano sulla maglia azzurra la Regione Puglia di Michele Emiliano e sull’abbigliamento da riposo Italiana Petroli di Ugo Braghetti.

Poi c’è Eugenio Giani, Governatore toscano, che declama l’amore della sua regione per il ciclismo, ne ricorda i rappresentanti più illustri da Nencini a Bartali, omaggia Martini e Ballerini (presenti le famiglie degli indimenticati cittì) e poi ricorda che da qui il prossimo anno partirà il Tour de France.

La conferenza si è svolta nella sala stampa dell’autodromo del Mugello a Scarperia
La conferenza si è svolta nella sala stampa dell’autodromo del Mugello a Scarperia

Bennati e Ballerini

Dagnoni fa gli onori di casa. Parla del bilancio della sua gestione, delle medaglie passate da 97 a 130 e della difficoltà che i numeri possano crescere ancora. Parla del lavoro silenzioso di Roberto Amadio, collegato da Glasgow, che mette i tecnici nelle condizioni di lavorare al meglio.

«Abbiamo un componente segreto – sorride il presidente federale – che è lo spirito di squadra. Siamo un riferimento. Le parole del governatore Giani mi ricordano che non conoscevo personalmente Bennati, a parte sapere chi fosse come atleta. Ma dopo averlo incontrato vidi in lui gli stessi tratti di tecnico moderno che erano di Ballerini e anche per questo lo abbiamo scelto».

Al Mugello c’era anche Nibali, testimonial di Zerosbatti, che offrirà assistenza legale ai tesserati FCI
Al Mugello c’era anche Nibali, testimonial di Zerosbatti, che offrirà assistenza legale ai tesserati FCI

Emozioni toscane

Quando poi è il momento di entrare nel vivo, la parola va a Bennati, che ha radunato qui in zona i suoi azzurri per costruire il gruppo e vivere in modo più consono l’avvicinamento, sbriciolato dalle tante gare e dal calendario nevrotico.

«Sto vivendo tante emozioni – dice il cittì azzurro – vedendo le famiglie di due figure come Alfredo e Franco che sono state importantissime per la mia carriera, ma soprattutto per la mia vita. Sono contento che abbiano accettato l’invito. Portare avanti quello che hanno fatto loro è una grande responsabilità e, da toscano, un’emozione».

Oss, Bettiol, Baroncini, Bagioli: tanta qualità e il debutto del giovane iridato nel 2021 a Leuven fra gli U23
Oss, Bettiol, Baroncini, Bagioli: tanta qualità e il debutto del giovane iridato nel 2021 a Leuven fra gli U23

I nove azzurri

Al tavolo c’è Marco Velo, in collegamento da Glasgow c’è Paolo Sangalli. Il momento di annunciare le squadre è arrivato. I nomi circolavano, Bennati li conferma.

Correranno nella gara su strada Trentin e Bettiol, Baroncini e Bagioli, Sbaragli e Pasqualon (assente, perché impegnato al Polonia), Oss, Velasco e Rota. Faranno la crono Ganna e Cattaneo. Gli altri nomi vengono diffusi in perfetta contemporanea tramite un comunicato della Federazione. La missione Glasgow può cominciare, allo stesso modo in cui iniziano le domande.

Velasco, Trentin, Rota e Sbaragli: manca Pasqualon, in corsa al Polonia
Velasco, Trentin, Rota e Sbaragli: manca Pasqualon, in corsa al Polonia

Nessuno è imbattibile

«L’obiettivo è vincere – dice Bennati, applaudito – perché siamo l’Italia. La gara dello scorso anno mi ha molto soddisfatto e vogliamo riportare la maglia iridata a casa. Non dobbiamo avere paura. L’anno scorso sapevamo che Evenepoel poteva anticipare e lo ha fatto. Non siamo i favoriti, ma sappiamo anche che nessuno è imbattibile. Non voglio dire che a Wollongong avremmo potuto vincere, forse sarei poco credibile, ma fino ai 500 metri finali eravamo lì per giocarci un argento e il bronzo».

Sulla maglia azzurra compare da quest’anno il logo della Puglia
Sulla maglia azzurra compare da quest’anno il logo della Puglia

Una curva ogni 25 secondi

«Dal 2018, io sono invecchiato – dice Trentin parlando di sé, Van der Poel e Van Aert, fra le risate – mentre loro hanno vinto qualche corsa. Li avevo messi tra i favoriti anche quando a Glasgow vinsi gli europei cinque anni fa, anche se nessuno li conosceva. Venivano dal cross, ma Van der Poel era campione olandese e Van Aert aveva già vinto delle corse dure in Belgio. Restano due dei favoriti, ma se ci sarà pioggia verrà fuori una gara incerta. Ci sarà una curva ogni 25 secondi, non è come l’anno scorso in cui c’erano lunghi tratti per pedalare e in cui chi aveva più gambe poteva fare la differenza. Quest’anno bisogna essere più forti anche a livello tecnico e questo per noi è un vantaggio».

Il piccolo Davide, con la sua maglia intitolata a Gastone Nencini, aveva una domanda per Bettiol
Il piccolo Davide, con la sua maglia intitolata a Gastone Nencini, aveva una domanda per Bettiol

Un bimbo per Bettiol

Dal fondo della sala si alza Davide, uno dei tanti bambini invitati per assistere. Vuole fare una domanda a Bettiol. Cammina come un torello, col microfono in mano e spara secco: «Vorrei chiedere ad Alberto se il percorso gli piace e se intende andare in fuga».

Bettiol lo richiama mentre il bambino si allontana e poi risponde: «Anche se non avevo intenzione di andare in fuga, adesso certamente ci proverò. Non ho ancora visto il percorso, se non nei video di Bennati. Ci sono tante curve, tanti rilanci: servirà avere ritmo nelle gambe. E a me che ho fatto Giro e Tour, manca tutto meno che il ritmo. Bisognerà seguire l’istinto e correre da squadra. Dobbiamo essere sempre in superiorità numerica».

Sangalli, in collegamento da Glasgow, ha spiegato la squadra delle donne
Sangalli, in collegamento da Glasgow, ha spiegato la squadra delle donne

Senza la “Longo”

C’è una domanda per Paolo Sangalli. E’ appena arrivata la notizia che Elisa Longo Borghini non ci sarà, ferma ai box per un’infezione saltata fuori durante il Tour.

«L’assenza di Elisa pesa in modo notevole – dice il cittì da Glasgow – perché lei è un elemento imprescindibile. Abbiamo anteposto la sua salute, come era giusto che fosse. La tattica però non cambia di una virgola, abbiamo atlete capaci di fare bene su quel percorso, compresa Balsamo. Elisa è rientrata al Tour e la pista ci darà modo di valutarla bene».

Bennati al microfono di Stefano Rizzato: le prossime interviste si faranno a Glasgow
Bennati al microfono di Stefano Rizzato: le prossime interviste si faranno a Glasgow

Trentin capitano

La chiusura è per Bennati, prima di approfondire nei prossimi giorni le parole dei corridori. Gli chiedono chi sarà il capitano e l’aretino va dritto.

«Capitano significa tante cose – dice – il capitano sa essere cittì in corsa, un ruolo che nella mia carriera ho avuto diverse volte e che Matteo Trentin sa svolgere molto bene. Solo che rispetto a me sa dare anche la garanzia del risultato (Trentin lo guarda, certe parole lasciano il segno, ndr). Ho un’idea di corsa che condividerò con i ragazzi. Domani faranno l’ultima distanza, un allenamento davvero duro. Poi partiremo. Venerdì andremo a provare il percorso e nel frattempo avremo tutto il tempo per parlare di tattiche e strategie. Non voglio svelare nulla prima di averlo fatto con i miei ragazzi. E forse pure allora, scusate, la terrò per me…».

Al dopo gara degli azzurri ci pensa Mizuno

10.01.2023
3 min
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Il 2023 appena iniziato ha portato in dono alla Federazione Ciclistica Italiana un partner tecnico di assoluto prestigio. Si tratta di Mizuno, brand giapponese fondato nel 1906 ad Osaka. Per i prossimi tre anni sarà il nuovo Fornitore Ufficiale di rappresentanza e riposo dopo gara con abbigliamento e calzature sportive delle nazionali italiane.

L’accordo ufficializzato nel periodo delle festività natalizie interesserà il triennio 2023-2025. Si tratta di un periodo estremamente importante dal momento che avrà al suo centro i Giochi Olimpici di Parigi 2024. La scelta di affidarsi a Mizuno assume quindi un aspetto estremamente importante per la Federazione Ciclistica Italiana che ha deciso di poter contare su un partner tecnico con alti valori di innovazione, alta tecnicità, sostenibilità, stile e design.

Mizuno vestirà gli azzurri della Federclismo per il triennio 2023-2025
Mizuno vestirà gli azzurri della Federclismo per il triennio 2023-2025

Scopriamo Mizuno

Per quei pochi che ancora non conoscono Mizuno, possiamo dire che stiamo parlando di un’azienda di respiro internazionale produttrice di attrezzature e abbigliamento sportivo nata in Giappone e oggi quotata in borsa. La filosofia aziendale di Mizuno è riassumibile nella seguente frase: “Contribuire al miglioramento della società attraverso lo sviluppo dello sport e la produzione di articoli sportivi di alta qualità.”

La strategia è quella di creare articoli con caratteristiche che ottimizzino le performance degli atleti con soluzioni originali ed esclusive del brand giapponese. L’azienda giapponese crede fortemente nello sviluppo di prodotti che funzionino in armonia con il corpo, per garantire il massimo supporto e consentire così a ciascun atleta di dare il meglio di sé. 

Da oltre 30 anni Mizuno Italia ha sede a Torino, città dove recentemente è stato inaugurato il primo Flagship Store europeo Mizuno e dove viene gestito il business per tutto il Sud Europa.

Mizuno fornirà abbigliamento e calzature sportive alle nazionali italiane
Mizuno fornirà abbigliamento e calzature sportive alle nazionali italiane

L’orgoglio della Federazione

L’aver accanto un partner così importante è sicuramente motivo di orgoglio per la Federazione Ciclistica Italiana. A confermarlo è lo stesso Presidente FCI Cordiano Dagnoni.

«Siamo orgogliosi – dice – di tenere a battesimo l’ingresso di Mizuno nel mondo del ciclismo. Si tratta di una prima volta per entrambe le parti che segna l’inizio di un nuovo percorso e di una nuova sfida. Sarà una continua evoluzione, un viaggio che si farà in stretta collaborazione e ringrazio l’azienda che già in questa prima fase si è prodigata affinché i materiali forniti rispondessero alle nostre esigenze, garantendo la qualità e l’eleganza per cui il brand è conosciuto a livello mondiale».

Alle parole del Presidente FCI Cordiano Dagnoni hanno fatto eco le prime dichiarazioni di Oliver Strenghetto, General Manager Mizuno South Europe.

«Una partnership strategica pluriennale di altissimo livello – spiega – che ci proietta in un mondo per noi nuovo ma che potrà offrire un’ampia visibilità e nuove opportunità. L’eccellenza di questa Federazione non potrà far altro che aumentare reciprocamente credibilità e reputazione ed è un onore vestire questi ragazzi. La nostra Mission ha come obiettivo costante supportare ogni atleta nel perseguimento dei propri obiettivi e ci auguriamo di poter essere di grande supporto a tutto lo staff della Federazione».

Quello fra la Federazione Ciclistica Italiana e Mizuno vuole essere fin da subito un connubio nato dalla fiducia reciproca e dal comune obiettivo di valorizzare ulteriormente lo sport del ciclismo. Da oggi gli azzurri di ciclismo vestiranno Mizuno durante i ritiri e nei periodi di impegno delle nazionali nelle competizioni internazionali con un total look per abbigliamento e calzature.

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