Nomine Fci, Martinello: «Continuo a non vedere un progetto»

03.11.2021
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Ieri sono stati fatti i nomi dei nuovi commissari tecnici. A Milano, il presidente federale Cordiano Dagnoni, ha presentato la nuova squadra tecnica. Tra volti nuovi, volti confermati e rimescolamenti è cambiato un bel po’.

E noi facciamo un commento di tutto ciò con Silvio Martinello. Ex corridore, ex collaboratore in seno alla stessa Fci e recente candidato alla sua presidenza. Una vita nel ciclismo, per lui tante vittorie e un titolo olimpico ad Atlanta 1996.

Silvio Martinello, 58 anni, ex pistard e professionista su strada si era candidato alla presidenza della Fci
Silvio Martinello, 58 anni, ex pistard e professionista su strada si era candidato alla presidenza della Fci

Manca un progetto

E il padovano è subito molto chiaro: «Non è una questione di nomi, tutti rispettabilissimi e competenti, ma una questione di progetto. Un progetto – dice Martinello – che ancora non vedo. Prendiamo la pista per esempio. Cosa significa che va tutto nelle mani di Villa? Anche il settore della velocità? Ne hanno parlato? Perché se così fosse un grande applauso a Marco: donne e uomini endurance, donne e uomini velocità. Parecchio…

«Oppure Marco Velo tecnico della cronometro: ma che senso ha? Si portano via gli atleti a vicenda, tra strada, pista e crono? Va bene l’armonia, la collaborazione ma la realtà per esperienza mi insegna che è proprio così».

Cassani ha seguito l’ultimo Giro dalla moto per la Rai. Quello del romagnolo è il nome più noto che è stato tagliato
Cassani ha seguito l’ultimo Giro dalla moto per la Rai. Quello del romagnolo è il nome più noto che è stato tagliato

Il ballo dei nomi

Martinello non vuole attaccare i nuovi cittì, ma ribatte sul discorso del progetto tecnico federale. Un progetto che non dovrebbero esporre i nuovi commissari tecnici bensì i dirigenti della Fci stessa.

«I nomi fatti sono tutti buoni, ma per me – dice Martinello – per far sì che possano lavorare bene serve un progetto che parta dalla base, da coloro che sono stati eletti… Al di là degli slogan, io vorrei vedere dei progetti concreti. Ci sono nomi del cerchio magico, alcuni che sono stati tolti per metterne altri. Sento dire: vogliamo meno protagonismi.

«Cosa ha Bennati di diverso da Cassani? Davide paga la sua sovraesposizione mediatica, ma non il suo operato. Io glielo dissi in tempi non sospetti, già ai tempi della Rai, che di fatto non ha mai lasciato. Ci sei troppo, gli dicevo. Era commentatore, l’opinionista, c’era al mattino e al TG Giro della sera. E quando si andava in pubblicità c’era anche lì. Sembrava il Pippo Baudo dei tempi migliori: Fantastico, Sanremo, le prime serate… sempre lui».

«Roberto Amadio, che è il vero dirigente della Fci, deve gestire la nazionale come una squadra WorldTour, ma non è la stessa cosa. Hanno fatto degli errori come cercare di riparare con Cassani in modo un po’ così… Hanno tagliato Salvoldi, ma perché? Non lo hai certo tolto perché non funzionasse… visti i risultati, ma per metterci altri. E di questi tempi tra l’altro ci vuole coraggio a sostituire i cittì dopo una stagione così proficua».

Tokyo 2020: Villa parla con Consonni, al suo fianco Amadio e di spalle Salvoldi
Villa parla con un atleta, al suo fianco Amadio e di spalle Salvoldi

L’esperienza in Federazione

Le osservazioni di Martinello possono essere condivise o meno, di sicuro però fanno riflettere. La necessità di avere un progetto chiaro che parta dalla base è vitale per continuare ad ottenere certi risultati e un movimento che sia in grado di attrarre nuove leve.

«Quando nel novembre 2005 sono diventato direttore tecnico federale – racconta Martinello – ad aprile dello stesso anno, quindi sette mesi prima, ho presentato un progetto. Questo è stato discusso in tre fasi presso il consiglio federale. Nella prima ci fu l’esposizione, nella seconda risposi alle questione tecniche che mi furono poste e nella terza, dovetti rispondere alle domande sulle coperture finanziare. Solo dopo che tutto ciò è stato approvato io ho accettato la nomina. Perché a quel punto sapevo cosa potevo e dovevo fare.

«Poi okay – conclude il padovano – ci si è messa di mezzo la politica. Ho scoperto delle dinamiche per me nuove e infatti dopo 22 mesi mi sono dimesso. Ma io ero arrivato ad avere contrasti con tecnici che io stesso avevo proposto, figuriamoci. Feci degli errori anche io. All’epoca non conoscevo la politica e per questo mi sono voluto ricandidare alla presidenza, allo stesso tempo ci dovevo provare. 

«Non mi adattai e lasciai anche un buon contratto, perché in certe situazioni il denaro non è tutto. L’azzurro è l’azzurro. E per questo, nonostante tutto, auguro ai cittì un buon lavoro.