Il 2023 appena iniziato ha portato in dono alla Federazione Ciclistica Italiana un partner tecnico di assoluto prestigio. Si tratta di Mizuno, brand giapponese fondato nel 1906 ad Osaka. Per i prossimi tre anni sarà il nuovo Fornitore Ufficiale di rappresentanza e riposo dopo gara con abbigliamento e calzature sportive delle nazionali italiane.
L’accordo ufficializzato nel periodo delle festività natalizie interesserà il triennio 2023-2025. Si tratta di un periodo estremamente importante dal momento che avrà al suo centro i Giochi Olimpici di Parigi 2024. La scelta di affidarsi a Mizuno assume quindi un aspetto estremamente importante per la Federazione Ciclistica Italiana che ha deciso di poter contare su un partner tecnico con alti valori di innovazione, alta tecnicità, sostenibilità, stile e design.
Mizuno vestirà gli azzurri della Federclismo per il triennio 2023-2025Mizuno vestirà gli azzurri della Federclismo per il triennio 2023-2025
Scopriamo Mizuno
Per quei pochi che ancora non conoscono Mizuno, possiamo dire che stiamo parlando di un’azienda di respiro internazionale produttrice di attrezzature e abbigliamento sportivo nata in Giappone e oggi quotata in borsa. La filosofia aziendale di Mizuno è riassumibile nella seguente frase: “Contribuire al miglioramento della società attraverso lo sviluppo dello sport e la produzione di articoli sportivi di alta qualità.”
La strategia è quella di creare articoli con caratteristiche che ottimizzino le performance degli atleti con soluzioni originali ed esclusive del brand giapponese. L’azienda giapponese crede fortemente nello sviluppo di prodotti che funzionino in armonia con il corpo, per garantire il massimo supporto e consentire così a ciascun atleta di dare il meglio di sé.
Da oltre 30 anni Mizuno Italia ha sede a Torino, città dove recentemente è stato inaugurato il primo Flagship Store europeo Mizuno e dove viene gestito il business per tutto il Sud Europa.
Mizuno fornirà abbigliamento e calzature sportive alle nazionali italianeMizuno fornirà abbigliamento e calzature sportive alle nazionali italiane
L’orgoglio della Federazione
L’aver accanto un partner così importante è sicuramente motivo di orgoglio per la Federazione Ciclistica Italiana. A confermarlo è lo stesso Presidente FCI Cordiano Dagnoni.
«Siamo orgogliosi – dice – di tenere a battesimo l’ingresso di Mizuno nel mondo del ciclismo. Si tratta di una prima volta per entrambe le parti che segna l’inizio di un nuovo percorso e di una nuova sfida. Sarà una continua evoluzione, un viaggio che si farà in stretta collaborazione e ringrazio l’azienda che già in questa prima fase si è prodigata affinché i materiali forniti rispondessero alle nostre esigenze, garantendo la qualità e l’eleganza per cui il brand è conosciuto a livello mondiale».
Alle parole del Presidente FCI Cordiano Dagnoni hanno fatto eco le prime dichiarazioni di Oliver Strenghetto, General Manager Mizuno South Europe.
«Una partnership strategica pluriennale di altissimo livello – spiega – che ci proietta in un mondo per noi nuovo ma che potrà offrire un’ampia visibilità e nuove opportunità. L’eccellenza di questa Federazione non potrà far altro che aumentare reciprocamente credibilità e reputazione ed è un onore vestire questi ragazzi. La nostra Mission ha come obiettivo costante supportare ogni atleta nel perseguimento dei propri obiettivi e ci auguriamo di poter essere di grande supporto a tutto lo staff della Federazione».
Quello fra la Federazione Ciclistica Italiana e Mizuno vuole essere fin da subito un connubio nato dalla fiducia reciproca e dal comune obiettivo di valorizzare ulteriormente lo sport del ciclismo. Da oggi gli azzurri di ciclismo vestiranno Mizuno durante i ritiri e nei periodi di impegno delle nazionali nelle competizioni internazionali con un total look per abbigliamento e calzature.
A volte per capire gli effetti delle regole, bisogna constatarne gli effetti. Se per eliminare una perdita, si stabilisce di chiudere l’acqua a monte, magari si risolve il problema: l’aridità dei campi a valle sarà tuttavia una conseguenza da valutare. Se il presidente Dagnoni fosse stato l’altro giorno al Galà Paolo Pilone di Palermo, avrebbe avuto un piccolo assaggio di cosa significherà la cancellazione delle plurime fra gli juniores e avrebbe dovuto rispondere a una serie di istanze da parte dei presenti. Non ultime quelle del presidente regionale Guardì, che pur ha avuto un ruolo importante nell’elezione dello stesso Cordiano.
Diciamolo subito: Guardì è parte in causa. E’ vicino alla GS Impero, gemellata fino al 2002 con la Casano-Matec di Giuseppe Di Fresco. Ed è anche colui che, in qualità di presidente del CR Sicilia, deve spingere per l’organizzazione di gare in regione: qualcosa sta facendo, probabilmente potrebbe fare di più. Questo non toglie che i suoi argomenti e quelli degli altri convenuti sulle regole FCI meritino attenzione.
Diego Guardì, presidente del CR Siciliano, ha parlato contro la cancellazione delle plurime (foto Trinacria Ciclismo)Diego Guardì, presidente del CR Siciliano, ha parlato contro la cancellazione delle plurime (foto Trinacria Ciclismo)
Il Consiglio di maggio
E’ stato il Consiglio federale di Palmi a maggio a stabilire che dal 2023 le società non potranno più avere i gemellaggi con squadre di altre regioni.
«Le piccole regioni – disse Ruggero Cazzaniga, vicepresidente federale, commentando le nuove regole – non hanno fatto niente per migliorare il loro patrimonio e gli atleti sono partiti lo stesso. Sono minori, decidono i genitori. Perciò è chiaro che le plurime non siano progetti di crescita. La filosofia che c’è alla base di questa riforma è che i Comitati Regionali saranno più tutelati, perché farà fede la residenza dell’atleta.
«Il piccolo Nibali che avesse la residenza in Sicilia, ad esempio, dovrebbe finire la scuola a casa e partecipare alle gare con le rappresentative regionali. Quando poi andrà via, alla società sarà riconosciuto il doppio dei punteggi. E se prima c’era il limite dei due corridori con 35 punti, adesso lo abbiamo abbassato a 25, aumentando il bacino degli atleti interessati. Un atleta forte, i 25 punti li ha fatti già a maggio. Sapete chi ne risentirà? Chi fa il… commercio dei bambini, perché se non altro dovrà sborsare parecchio di più».
Sul palco i ds di tre squadre juniores siciliane: Canzonieri, Scribano e Pitino (foto Trinacria Ciclismo)Fabio Perego premiato per l’organizzazione dei tricolori juniores a Noto (foto Trinacria ciclismo)Premiato anche Pedrinazzi, presidente del CR Lombardia (foto Trinacria Ciclismo)Sul palco i ds di tre squadre juniores siciliane: Canzonieri, Scribano e Pitino (foto Trinacria Ciclismo)Fabio Perego premiato per l’organizzazione dei tricolori juniores a Noto (foto Trinacria ciclismo)Premiato anche Pedrinazzi, presidente del CR Lombardia (foto Trinacria Ciclismo)
Fra Nord e Sud
La sensazione è che il Comitato siciliano non si senta più tutelato. Forse l’intento principale del Consiglio federale e delle sue regole era colpire chi con le plurime giocava fra le grandi regioni, con il solo scopo di costruire squadroni enormi e schierare in gara organici superiori. Il Veneto con la Lombardia o la Toscana. La Lombardia col Piemonte. La Toscana con la Liguria. Si è così pensato di chiudere l’acqua a monte, minimizzando le conseguenze che il provvedimento avrà a valle.
Ci siamo trovati per caso in Sicilia, ma abbiamo ascoltato e chiesto. Nel 2022 sull’isola c’erano circa 20 juniores tesserati in squadre con affiliazione plurima, che avevano la possibilità di fare attività extra regionale grazie alle società “gemellate”. Eliminando le plurime, questi gemellaggi vengono meno.
Tre di questi ragazzi saranno tesserati in Toscana, nuovamente con il Casano. Altri probabilmente troveranno squadra in Sicilia al pari dei ragazzi che nel 2022 erano allievi di secondo anno. Ci sarà poi da vedere se questi team siano strutturati per farli correre fuori regione o sarà tutto legato alle gare locali e all’attività fatta dalla rappresentativa regionale.
Forse nello scrivere la norma che aboliva le plurime, si poteva inserire (ad esempio) un vincolo legato alla distanza. Si sarebbero così impediti i giochi fra regioni limitrofe e si sarebbe tenuta aperta la porta per i ragazzi che iniziano a correre in regioni lontane mille chilometri dai centri del ciclismo.
Fiorelli è ad ora il professionista siciliano più forte: corre alla Bardiani (foto Trinacria Ciclismo)Antonino Visconti, il nipote Agostino e il figlio Giovanni: una storia di famiglia (foto Trinacria Ciclismo)Fiorelli è ad ora il professionista siciliano più forte: corre alla BardianiAntonino Visconti, il nipote Agostino e il figlio Giovanni: una storia di famiglia (foto Trinacria Ciclismo)
I nodi al pettine
Alla premiazione di Palermo erano presenti Giovanni Visconti e Filippo Fiorelli, diventati grandi in Toscana (in apertura Giovanni con Gaetano Pecoraro). I racconti del primo sui suoi viaggi nella Fiat Punto di suo padre meriterebbero di essere raccolti in un libro, ma non tutti i genitori possono sobbarcarsi certe trasferte oppure hanno il tempo o la passione per farlo. Alcuni, come la l’Equipe Sicilia-Multicar Amaru, si sono organizzati con una squadra del Nord (la Giovani Giussanesi di Danilo Napolitano) e hanno trascorso qualche settimana fuori regione durante l’estate.
E’ certo che un’attività potenziata in Sicilia renderebbe superflui tanti discorsi. Ma è altrettanto vero che modulare certe riforme o scrivere le regole con il contributo di chi ne vivrà gli effetti sarebbe cosa buona e giusta. Le società che pagano per aderire alla Federazione ne sono di fatto azioniste e forse ascoltare tutte le voci prima di scrivere scioglierebbe i nodi prima che arrivino al pettine. Il fatto che si parli di piccoli numeri non faccia pensare che le conseguenze siano minime. Anche nella grande Lombardia il calo ha iniziato con piccoli numeri, ma adesso, facendo le debite proporzioni, i bilanci in termini di tesseramenti, gare e società non sono tranquillizzanti. A sentire il presidente Guardì il prossimo Consiglio Federale potrebbe rimettere mano alla norma. Se così fosse, tanto di cappello. A volte per andare avanti si deve saper fare un passo indietro.
Situazione diversa fra uomini e donne, per cui il professionismo ancora non c'è. Parliamo con Tolu, segretario FCI, del ruolo dei gruppi sportivi militari
Prima di ripartire dall’Australia e dopo il clamore delle settimane precedenti, con il presidente federale Dagnoni abbiamo affrontato una serie di riflessioni sulla spedizione azzurra. E se da un lato era impossibile fare finta di niente, la sensazione è che lo tsunami delle provvigioni irlandesi si sia ritirato, avendo prodotto danni di immagine concreti a fronte di una vicenda i cui contorni appaiono invece sempre meno netti. La Federazione ha tardato decisamente troppo per dare delle spiegazioni, ma alla fine lo ha fatto. Mentre il punto di partenza e alcune dinamiche ricordano la vicenda che coinvolse la moralità di un tecnico azzurro senza che poi, depositato il fango sul fondo, si sia arrivati a nulla.
«Sono partito dall’Italia – dice Dagnoni – con una situazione definita e chiusa, che mi ha concesso di arrivare qua sereno perché è stato chiarito tutto. Soprattutto con le dichiarazioni a fine Giunta Coni delpresidente Malagò, che ha definito la nostra Federazione virtuosa. Per rispondere, qualche errore è stato fatto, ma in assoluta buona fede. E soprattutto non ha creato, lo voglio sottolineare, nessun danno per la Federazione. Questo è un po’ il sunto di tutto un discorso che ci ha insegnato a essere più attenti a certe situazioni, per evitare che poi vengano ingigantite».
Spazio Azzurri, ecco l’hotel di Bowral in cui ha alloggiato l’Italia, assieme alla Gran BretagnaSpazio Azzurri, ecco l’hotel di Bowral in cui ha alloggiato l’Italia, assieme alla Gran Bretagna
Che cosa le è sembrato di questo mondiale?
Si è trattato soprattutto di una trasferta impegnativa, perché comunque siamo dall’altra parte del mondo. Però è bello il clima che si è creato all’interno della nostra nazionale. Una grande sinergia tra i vari gruppi, anche a livello di staff, meccanici e massaggiatori. Ci si aiutava uno con l’altro rispetto al passato, dove ho sempre visto molte camere stagne. Adesso c’è un clima completamente diverso, ma non lo dico solo io, lo dicono anche gli addetti ai lavori che lo percepiscono. Ho visto fare riunioni di tutti i massaggiatori e di tutti i meccanici insieme. E quando c’è una partenza, sono tutti lì per aiutare. Il clima è sereno ed è quello che ho sempre auspicato.
Quanto pesa sui conti una trasferta così?
Facevamo il calcolo che ci è costato il doppio di un normale mondiale in Europa. Ma per fortuna da un lato abbiamo le risorse per sostenerla e poi si è creata un’ottima intesa tra i dipendenti della Federazione, che si sono sempre occupati di queste trasferte, e Roberto Amadio che ha portato la sua esperienza WorldTour. Abbiamo avuto una gestione molto attenta a livello di ottimizzazione dei costi.
Il gruppo dei meccanici, pur suddiviso per categorie, ha mostrato per Dagnoni grande unitàArchetti e Scirea, il capo meccanico e il fac totum accanto ai tecniciIl gruppo dei meccanici, pur suddiviso per categorie, ha mostrato per Dagnoni grande unitàArchetti e Scirea, il capo meccanico e il fac totum accanto ai tecnici
Ad esempio?
I corridori avevano 65 chili di bagaglio a testa, in modo da non dover pagare per le bici. Elite ci ha fatto avere i rulli dall’importatore in Australia. Il camper l’abbiamo trovato gratuitamente, grazie a Gerry Ryan, il proprietario della Bike Exchange che li produce. Ho avuto anche l’onore di conoscerlo e l’ho ringraziato. Un altro esempio sono i lettini dei massaggi. Portarli costava troppo come spedizione, così li abbiamo affittati in Australia a un quarto del prezzo del trasporto. Sono tutti dettagli che, messi insieme, vanno a ottimizzare i costi. I meccanici ad esempio non sono arrivati ognuno con la propria valigia, ma abbiamo fatto i bauli con pezzi meccanici e attrezzi.
Salvoldi con gli juniores ha ammesso che siamo un po’ indietro…
Il primo scopo nell’aver messo Salvoldi agli juniores era dare un metodo di lavoro. Ho avuto molti apprezzamenti dalle società per avere inserito un tecnico professionale come Dino in questa categoria. Gli ho detto subito che non era nostra intenzione vincere le medaglie, soprattutto in tempi rapidi, ma creare una cultura e degli atleti che possano sbocciare fra qualche anno, avendo un’impostazione. Mi ha detto che sulla pista riesce a lavorare in tempi più rapidi, perché ha un gruppo di lavoro a disposizione. Sulla strada invece i ragazzi sono affidati alle società per cui è un lavoro a lungo termine. Di conseguenza dovremo avere un po’ più di pazienza.
Salvoldi ha da poco iniziato la sua opera con gli juniores: per Dagnoni sarà sicuramente puntuale, ma servirà tempoSalvoldi ha da poco iniziato con gli juniores: per Dagnoni sarà puntuale, ma servirà tempo
Pensa che ci riuscirà?
Mi fido molto della capacità di Dino, sono sicuro che porterà dei buoni risultati. Strada e pista avranno tempi diversi e sulla strada c’è da lavorare di più anche territorialmente. Bisognerà andare in giro per insegnare metodologie che ormai sono sempre più esasperate. Ormai gli juniores hanno carichi di lavoro nettamente diversi da quelli che c’erano in passato.
Intanto fra gli under 23 ha vinto un corridore WorldTour reduce dalla Vuelta.
Aveva per forza una preparazione diversa, mentre i nostri sono dilettanti veri. Poi tra l’altro siamo anche stati sfortunati perché Buratti era in gran forma, ma ha avuto la sfortuna di bucare, cambiare bicicletta e inseguire per un giro, altrimenti sarebbe stato protagonista. Però dovremo essere più attenti e valutare, magari con le squadre se ci verrà concesso. Non ci sono imposizioni o direttive su chi convocare e chi no. Dovremo ragionare con la nostra struttura tecnica e il Consiglio federale per adeguarci alle esigenze. La legge di Darwin dice che non vince il più forte, ma chi si adatta più velocemente al cambiamento. Ecco, dovremo decidere come farlo in tempi rapidi.
Rossella Callovi, qui con Silvia Persico, è stata molto importante con le donne juniorTamara Rucco, qui con Venturelli, una massaggiatrice molto apprezzata dalle ragazzeElisabetta Borgia, a destra, ha svolto il suo ruolo di supporto anche dopo l’infortunio di VentturelliRossella Callovi, qui con Silvia Persico, è stata molto importante con le donne juniorTamara Rucco, qui con Venturelli, una massaggiatrice molto apprezzata dalle ragazzeElisabetta Borgia, a destra, ha svolto il suo ruolo di supporto anche dopo l’infortunio di Ventturelli
La nazionale femminile ha una bella struttura attorno.
Sono state inserite figure professionali di alto livello. In questa trasferta c’erano Elisabetta Borgia, Tamara Rucco la massaggiatrice e Rossella Callovi. Sono professioniste serie e molto apprezzate dalle ragazze, perché svolgono al meglio il proprio lavoro. Poi è vero che una Rossella Callovi, che è stata vicecampionessa del mondo al primo anno juniores e iridata il secondo, se si trova a parlare con le ragazze, magari ha una credibilità diversa. Può trasferire delle emozioni, qualcosa che lei ha vissuto in prima persona per cui è anche più convincente. Elisabetta Borgia segue alcune ragazze anche al di fuori della nazionale, per cui ho visto per esempio che con Vittoria Guazzini la sua figura è stata importante. Come ha detto in un’intervista, lei è quella che tiene pulita l’acqua in cui nuotano i pesci. Di fatto è quella che sa dare la carica. Sono figure che abbiamo inserito e siamo molto contenti di averlo fatto.
Dagnoni spiega che Amadio (qui con Bettiol) ha gestito la trasferta iridata con una serie di soluzioni d’esperienzaDagnoni spiega che Amadio (qui con Bettiol) ha gestito la trasferta iridata con una serie di soluzioni d’esperienza
C’è qualcosa che non le è piaciuto di questo mondiale?
Per natura sono abituato a guardare sempre i lati positivi. Per cui è vero che la trasferta di ogni giorno per andare al campo gara dall’hotel era pesante, però anche in questo caso mi piace sottolineare l’organizzazione per trovare la struttura adeguata alle nostre esigenze. Eravamo 78 persone, di conseguenza non era facile trovare un hotel che ci accogliesse tutti insieme e ci mettesse la cucina a disposizione (avevamo il nostro cuoco, anche questa è un’altra figura fondamentale per gli atleti e con un costo accettabile). Però l’abbiamo trovata, anche se era a più di un’ora di distanza. E alla fine, proprio per il clima che ho rimarcato prima, era importante essere tutti insieme e ci siamo riusciti.
Donne professioniste e corpi militari: si dovrà cambiare?
Si continua a parlarne, ma al momento non è ancora definito niente. Ho parlato con Francesco Montini, responsabile delle Fiamme Oro e ha detto: «Noi abbiamo atleti che di fatto non sono professionisti, ma hanno contratti importanti come Marcell Jacobs che continuano a stare nelle Fiamme Oro». Pertanto, se dall’UCI non arriverà una regola diversa, per me si può continuare come sempre.
A Wollongong c’era anche Mirko Sut, lo chef (a sinistra) accanto a Lorenzo RotaA Wollongong c’era anche Mirko Sut, lo chef (a sinistra) accanto a Lorenzo Rota
Avete deciso come fare per il Giro U23 e il Giro Donne?
Dovremmo uscire a breve con un bando e cercheremo di assegnare sicuramente il Giro Under 23 che è ancora in attesa di avere una gestione. E poi probabilmente parleremo anche del Giro Donne dal 2024 in poi. Il prossimo anno infatti è ancora in mano a PMG Sport/Starlight. Stiamo lavorando e secondo me anche bene. Forse è questo che magari a qualcuno dà fastidio.
Circa un anno fa, l’8 agosto del 2021, si chiuse in modo goffo e inelegante la pagina di Cassani nella Federazione (in apertura Davide con il presidente Dagnoni). L’aggettivo goffo non è per caso, tantomeno quello inelegante. Per far sapere al mondo del ciclismo che Davide avesse ormai le ore contate, si scelse la Gazzetta dello Sport, facendo capire fra le righe che né agli europei di Trento e tantomeno ai mondiali di Leuven sull’ammiraglia azzurra sarebbe salito il romagnolo. Peraltro rispedito a casa prima del tempo dalle Olimpiadi di Tokyo con motivazioni tutt’altro che convincenti.
Per fortuna si mise di mezzo il Coni. Cassani guidò Colbrelli alla vittoria degli europei e rimase alla guida degli azzurri anche per i mondiali. Anche allora stigmatizzammo lo stile, tacciati di parlare sempre delle stesse cose, ma trovammo per contro che fosse comprensibile il desiderio di cambiare i nomi per dare un segno di discontinuità. Chi vince fa le sue scelte e poi semmai se ne prenderà la responsabilità.
Nonostante il clima teso, a Trento 2021 l’Italia fece incetta di vittorie: qui Colbrelli fra i pro’Nonostante il clima teso, a Trento 2021 l’Italia fece incetta di vittorie: qui Colbrelli fra i pro’
Neanche un euro
Al cittì romagnolo venivano mosse diverse contestazioni. L’eccessiva esposizione. E soprattutto il fatto di avere le mani in pasta fra sponsor e organizzazioni. Non si muoveva nulla, dicevano, senza il suo avallo: sembrava quasi che ne avessero soggezione. Ma consapevoli dei suoi mezzi, gli proposero un incarico ancora indecifrato, che permettesse tuttavia di mantenerne gli agganci.
«Non ho mai fatto l’organizzatore – ci disse Davide alla vigilia della sfida di Leuven – con il Giro d’Italia Under 23 ho trovato due amici molto bravi (Marco Selleri e Marco Pavarini, ndr) che hanno fatto crescere il movimento dei giovani in Italia. Con Extra Giro è ripartito il ciclismo dopo il Covid. I mondiali di Imola sono stati un incontro tra forze diverse e sono costati un settimo di questi in Belgio. E quanto agli sponsor, non ho mai preso un euro. Tutto quello che è entrato, l’ho riversato sull’attività. Sono nate corse e ne vado molto orgoglioso».
Quello che è successo negli ultimi 12 mesi merita forse una rilettura. Non necessariamente per infierire su una dirigenza in evidente difficoltà dopo il caso delle sponsorizzazioni irlandesi, le dimissioni di Norma Gimondi e tutto quello che verosimilmente ne conseguirà, ma per sottolineare un paio di punti.
Marco Pavarini e Marco Selleri riuscirono a organizzare i mondiali di Imola 2020, supportati dalla FCi e da CassaniMarco Pavarini e Marco Selleri riuscirono a organizzare i mondiali di Imola 2020, supportati dalla FCi e da Cassani
Assoluta trasparenza
Il primo. Quando si lavora per la Federazione Ciclistica Italiana si dovrebbe avere a cuore l’assoluta trasparenza. Ricordate questo termine? Lo leggerete spesso. Non devono esserci dubbi, non deve esserci ombra alcuna sull’etica di chi la amministra.
Nei giorni scorsi abbiamo avuto occasione di parlare con i manager di alcune squadre continental, sfiniti dall’aumento del costo dei punteggi degli atleti e del contributo da versare ai comitati regionali. Con quale faccia si va a imporre loro di stare alle regole, se per primi si cercano scorciatoie senza provare la benché minima necessità di chiarire cosa è successo? I giorni passati dalla prima denuncia sono stati lunghi come la più lenta delle agonie, ma nulla è emerso e nulla è stato chiarito. Si dovrà farlo davvero davanti a un giudice? Aspettiamo fiduciosi.
Con Cassani, per anni Suzuki è stato partner della Federazione e della maglia azzurraCon Cassani, per anni Suzuki è stato partner della Federazione e della maglia azzurra
Gli sponsor di Cassani
Il secondo. Quando Cassani venne nominato alla guida della nazionale, si prodigò per non costare nulla o comunque il meno possibile alla Federazione. Portò gli sponsor di cui si è parlato, a cominciare da Enervit. Trovò gli alberghi dove far svolgere i ritiri. Propiziò il cambio del parco ammiraglie e poi bisognerebbe chiedere a lui cos’altro fece senza per questo arricchirsi. Non è un mistero che in quel periodo la FCI non avesse un ufficio marketing all’altezza, tuttavia le conoscenze di Cassani colmarono il gap. L’attività venne finanziata e alla fine in cassa rimase anche qualcosa.
L’arrivo del pullman è stato uno dei primi passi nella nuva gestione delle nazionaliL’arrivo del pullman è stato uno dei primi passi nella nuva gestione delle nazionali
Nazionali e WorldTour
Quando venne eletto, il presidente Dagnoni annunciò di voler cambiare passo, puntando su marketing e comunicazione e allineando la gestione della nazionale a quella di un team WorldTour. Per questo è stato ingaggiato Roberto Amadio, per questo i tecnici federali sono diventati come direttori sportivi, che proprio in questo momento stanno lavorando, come fanno da mesi, probabilmente chiedendosi cosa ci sia di vero in tutte queste storie. Il dubbio legittimo a questo punto, nell’attesa che tutto il castello venga spiegato, è che della gestione di un team si siano prese anche le cattive abitudini di un tempo. Quelle usanze tutt’altro che trasparenti con cui i manager facevano cassa e che negli anni sono state più o meno abbandonate.
Qual è il senso di quei 106 mila euro? Qual è il senso delle spiegazioni rincorse nei giorni successivi? Dov’è la trasparenza nella gestione?
Così oggi sulla Gazzetta dello Sport il ciclismo cede il passo allo scandaloCosì oggi sulla Gazzetta dello Sport il ciclismo cede il passo allo scandalo
Una pagina tutta rosa
Non si può pretendere di piacere a tutti. Solo che a suo tempo colpì la denuncia ai danni di Marco Selleri, organizzatore del Giro d’Italia U23, accusato di aver parlato male della Federazione in un’intervista in cui sostanzialmente non diceva niente. Colpirono anche alcuni passaggi improntati alla ripicca con cui furono accolti articoli come questo, scritti per capire e semmai far luce. Colpirono i modi da squadra di calcio per cui le voci sgradite sarebbero state messe ai margini. Lo stesso poi accaduto, stando al suo racconto, a Norma Gimondi.
Vivendo da sempre in Italia, siamo curiosi di vedere come finirà la storia. Davvero il Coni metterà mano alla vicenda? Lo faranno le procure? Oppure saranno le azioni legali intentate dalla FCi ad avere ragione? Non lo sappiamo. La sola certezza, in questo momento di ciclismo che conduce ai mondiali e in piena Vuelta, è che sulla Gazzetta dello Sport di oggi il ciclismo si è guadagnato una pagina intera. Lo stesso su altri giornali altrettanto importanti. Ma non si parla di corse, si parla di scandali. Presto si andrà ai mondiali e ci saranno prima le convocazioni: per allora sarà tutto spiegato? Oppure le domande verteranno su questa vicenda? Come già detto ieri,il nostro sport e la gente che quotidianamente lo onora con il suo lavoro non lo meritano affatto.
Nibali a Tokyo deve andarci: non è giusto pretendere da un campione come lui la vittoria nell'indicativa. Se sentirà di non farcela, si chiamerà fuori da sé
Vogliamo parlare di ciclismo. Solo ieri, Milesi ha vinto l’ultima tappa dell’Avenir. Fiorelli e Piccolo si sono piazzati nei 10 a Plouay. Battistella, Zambanini e Conca fra i primi 5 della Vuelta. I mondiali juniores di Tel Aviv su pista si sono chiusi con 4 ori e 3 argentiper gli azzurri. Ai mondiali di mountain bike il bronzo di Braidot e l’oro di Avondetto hanno chiuso la rassegna e prima ancora la messe di successi agli europei di Monaco ha offerto più di un motivo per brindare.
Ogni giorno decine di società e centinaia di atleti si spaccano la schiena rincorrendo i propri sogni e rispettando le regole che gli vengono imposte. Hanno il diritto di sapere cosa succeda alle loro spalle. Prima di loro. A monte. Dove tutto ha origine. Hanno diritto di essere guidati da chi le regole le scrive e a sua volta le rispetta.
Vogliamo parlare di ciclismo e continuare a ragionare su cosa si possa fare per restituire al nostro movimento la dignità che merita, a fronte di stranieri che crescono a velocità doppia, svincolati da lacci storici e insopportabili tare ideologiche.
Ieri nei primi 5 della Vuelta, Battistella, Zambanini e Conca (in coda)Ieri nei primi 5 della Vuelta, Battistella e Zambanini e Conca
La trasparenza
Chi guida questo sport deve necessariamente sapere di essere al volante di una prestigiosa auto da corsa e l’idea che abbia deciso di guidarla con eccesso di disinvoltura non sarebbe accettabile. Che la progettualità venga sostituita dall’astuzia: questo sarebbe uno vero scempio.
Quando ai primi di giugno affrontammo in modo critico il bilancio federale, la reazione del palazzo fu ferma e indignata. Ci salutammo con la promessa che quel bilancio sarebbe stato presto consultabile e stiamo ancora aspettando di parlarne.
Allo stesso modo oggi ci aspettiamo che, a fronte delle tante accuse, la reazione non sia (solo) la minaccia di un generico ricorso all’autorità giudiziaria, che potrebbe sembrare il modo per prendere tempo, ma la più semplice delle risposte: la trasparenza. Non servono troppe parole, basta pubblicare i dati. La mancanza di segnali netti autorizza a pensare che qualcosa non vada.
Ieri Milesi ha conquistato l’ultima tappa al Tour de l’Avenir (foto cyclingpro.net)Ieri Milesi ha conquistato l’ultima tappa al Tour de l’Avenir (foto cyclingpro.net)
Progetti e astuzie
Servono progetti. C’è bisogno di una visione. Serve la capacità di snellire le procedure e liberare le società dalle gabelle e i pagamenti che ne limitano l’attività senza una logica apparente. Serve quel che si comincia a vedere nel settore della velocità, dove un tecnico appassionato come Quaranta, ben supportato da Villa, è stato capace di dare motivazione e mezzi a un manipolo di ragazzi che fino allo scorso anno pensavano di essere stati abbandonati. Se si lavora bene, le cose accadono.
Perché il meccanismo si metta in moto, occorre che la Federazione si adoperi istantaneamente per chiarire il garbuglio in cui si trova, che fa passare in secondo piano il buono che si sta facendo. Non ci sono vie di mezzo. Se si è fatto dell’astuzia il proprio metodo di lavoro, allora la situazione è grave. Se quanto contestato è frutto di illazioni e vendette trasversali, occorre che venga fatta subito chiarezza. Non possiamo permetterci scandali, segreti, dimissioni, emarginazioni e Consigli federali sospesi per fughe di notizie. Che poi, al di là di tutto, che cosa ci sarebbe di male se il mondo fuori sapesse di cosa s’è parlato?
A Tel Aviv, oro per Predomo nella velocità e Venturelli nell’inseguimento (qui con Quaranta e Bragato)Mondiali di Les Gets, Avondetto ha conquistato i mondiali U23 di MTBA Tel Aviv, oro per Predomo nella velocità e Venturelli nell’inseguimento (qui con Quaranta e Bragato)A Les Gets, Avondetto ha conquistato i mondiali U23 di MTB
Nessun tempo da perdere
Il ciclismo italiano ha bisogno di dirigenti capaci di immaginarne il futuro. Il ciclismo italiano non merita tutto questo: le dimissioni di Norma Gimondi e i motivi che le hanno prodotte sono una ferita che non sarà facile sanare. Per questo ci auguriamo che a breve il presidente eletto Dagnoni (in apertura con Zanardi e Barbieri a Monaco), il segretario generale Tolu e i loro collaboratori producano tutti gli elementi perché ogni aspetto venga chiarito.
Lo devono a Milesi. A Fiorelli e Piccolo. A Battistella, Zambanini e Conca. Ai ragazzini di Tel Aviv. A Braidot e Avondetto. A tutti i tecnici e ai ragazzi e le ragazze che a Monaco hanno portato in alto la maglia azzurra. La fuga dei talenti non inizia per caso. I figli se ne vanno quando si accorgono che in casa hanno da tempo smesso di crescere.
Il Consiglio Federale (foto FCI in apertura) ha approvato il bilancio della stagione 2021: «Un bilancio consuntivo – si legge nel comunciato stampa – che chiude con un importante avanzo, di oltre un milione di euro, ed un consolidamento del Patrimonio Netto. Emerge il fatto che sono state aumentate sensibilmente, quintuplicate, le entrate proprie rispetto al quadriennio precedente. Crescono in particolare le voci relative a sponsorizzazioni e pubblicità. A questo si aggiunge la relazione positiva e favorevole dei Revisori dei conti, oltre a quella contabile e volontaria della società di revisione Deloitte Touche Tohmatsu Limited».
Cazzaniga, Gimondi, Dagnoni e Tolu, ieri a Milano il CF ha approvato il bilancio consuntivo 2021 (foto FCI)Cazzaniga, Gimondi, Dagnoni e Tolu, ieri a Milano il CF ha approvato il bilancio consuntivo 2021 (foto FCI)
Il cesto delle mele
Quando si parla di soldi bisogna stare molto attenti, soprattutto se c’è di mezzo la Federazione. La politica è capace, avendo in mano lo stesso cesto di mele, di cambiarne l’ordine e la quantità semplicemente giocando con le parole. Per cui si potrebbe pensare di avere mele per sfamare un esercito e contemporaneamente di averne a malapena per una famiglia di quattro persone.
Se ad esempio chiedeste a Renato Di Rocco in quali condizioni di bilancio abbia consegnato la Federazione, direbbe di aver lasciato due milioni 400 mila euro di avanzo. Se ne dedurrebbe che l’attuale gestione ne avrebbe già spesi più di uno, cui sommare quanto dichiarato in tema di sponsorizzazioni. Aggiungerebbe inoltre che le loro erano portate in bilancio a 1,1 milioni (certificati dagli stessi revisori attuali), quindi se davvero gli sponsor sono stati quintuplicati, mancando quello principale sulla maglia azzurra, significa che il livello delle spese è salito ben oltre la prima stima.
Come detto in precedenza, è chiaro che buona parte di quell’utile sia maturato proprio nel 2020 del Covid, in cui a fronte di identici contributi Coni, l’attività è stata ferma e le spese sono state molto inferiori. In ogni caso, se quei soldi c’erano, probabilmente sono stati utilizzati.
Il passaggio di consegne tra Dagnoni e Di Rocco: fu il presidente uscente, non appoggiando Isetti, ad aprila la strada a DagnoniIl passaggio di consegne tra Dagnoni e Di Rocco: fu il presidente uscente, non appoggiando Isetti, ad aprila la strada a Dagnoni
Contenti e soddisfatti
Il presidente Dagnoni ha ovviamente un diverso punto di vista, a partire dallo sponsor sulla maglia azzurra: si sta valutando qualcosa, non c’è nulla di certo e piuttosto che mettere un marchio di poca rilevanza, si preferisce lasciare la maglia al suo azzurro integrale. Sacrosanto!
«Questo bilancio – dice – fa vedere come stanno le cose dopo il primo anno di gestione. Mi erano dispiaciuti i commenti su una gestione “scellerata” che lessi dopo il bilancio preventivo. Dicemmo subito che si sarebbe dovuto aspettare il consuntivo ed eccolo qua. Siamo contenti e soddisfatti. Anche perché lo scorso anno, anche se non era nostro dovere, abbiamo gratificato i nostri campioni, versando un milione di premi».
Buona parte dei fondi federali destinati agli impianti sono finiti a MontichiariBuona parte dei fondi federali destinati agli impianti sono finiti a Montichiari
I fondi del PNRR
Il presidente parla di promozione dell’immagine della FCI, che risulta più dinamica e moderna, con riscontri migliori nei vari partner.
«In più – sottolinea – la gestione di Amadio si può paragonare a uno sponsor. Riuscire a risparmiare risorse ottimizzando la macchina è come aver trovato un nuovo finanziatore. Allo stesso modo, il segretario generale sta lavorando sulle risorse umane, cercando di snellire un organico che tra le varie federazioni rimane sovradimensionato. Quel bilancio preventivo non è stato per caso ed è stato motivato.
«Non siamo un’azienda che deve fare utile, noi dobbiamo fare attività. E anche se abbiamo risorse nostre superiori a 6 milioni di euro, per cui non lavoriamo a debito, l’idea è che a fronte della tanta attività, dovrebbe esserci un superiore sostegno da parte di Sport e Salute, che elargisce i fondi del Coni. Quando ci siamo visti hanno parlato di debito morale nei nostri confronti, ma poi alle parole non sono seguiti i fatti. Speriamo negli 80 milioni del PNRR di cui ha parlato il Governo in relazione agli impianti sportivi. E’ stato imbarazzante dover destinare i soldi che avevamo a Montichiari, non potendo sostenere altri progetti».
Scaroni (qui con Bennati) e poi Carboni hanno centrato la prima vittoria da pro’ con la maglia azzurraScaroni (qui con Bennati) e poi Carboni hanno centrato la prima vittoria da pro’ con la maglia azzurra
Nazionale e Giro d’Italia
E mentre si starebbe aspettando che l’ufficio della Vezzali, sottosegretaria allo sport, sblocchi la pratica per il velodromo di Spresiano, i cui fondi esistono e sono vincolati all’esecuzione dei lavori, Dagnoni racconta anche dell’impegno su fronti meno prevedibili, ma non per questo meno meritevoli di attenzione. Come ad esempio la parte riferita all’impegno con i corridori della Gazprom.
«Prima abbiamo mandato una lettera ferma all’UCI, che però si è trincerata dietro il ricorso al TAS che dal loro punto di vista blocca tutto. E allora abbiamo portato quei ragazzi in nazionale. E’ l’unico strumento che abbiamo a disposizione. Nonostante Reverberi si sia lamentato che così facendo gli azzurri rubano le corse a loro. Per fortuna che nel Consiglio di Lega è stato Mauro Vegni a rispondergli che Caruso al Giro di Sicilia lo avesse chiesto lui».
Sull’Etna Caruso ha conquistato il Giro di Sicilia indossando la maglia azzurraSull’Etna Caruso ha conquistato il Giro di Sicilia indossando la maglia azzurra
In questa fase di mele spostate e bilanci da interpretare, probabilmente non resta che attendere anche il prossimo. Se ha ragione l’opposizione, il margine netto sarà ancora inferiore. Se ha ragione il governo in carica, magari sarà superiore. Speriamo che nel frattempo non ne faccia le spese il ciclismo e che anzi continui a rinforzarsi. Contrariamente a certe previsioni, la sensazione di un movimento che va avanti strozzato noi l’abbiamo già da un pezzo. L’avevamo anche prima.
Voci dalla partenza. Tutti aspettano Van der Poel e lui studia un piano B. Velocisti e attaccanti cercano di trovare la chiave della corsa. E poi si va...
Il Consiglio Federale che si è svolto a Palmi il 12 maggio ha stabilito l’abolizione del vincolo regionale nella categoria juniores.
«Il vincolo regionale, che viene ad oggi affidato alla discrezione del presidente del CR – ha dichiarato il presidente Dagnoni – a mio avviso interviene sulla libera volontà delle società e degli stessi atleti e ha creato nel corso degli anni paradossi come quello che alcune società tesserano atleti stranieri perché non possono tesserare atleti extra-regionali».
Sparisce il ricatto
Di cosa si tratta, in breve. Se uno junior vuole andare a correre in un’altra regione, deve chiedere il nulla osta al Comitato Regionale di appartenenza e non è detto che gli arrivi. La norma, architettata anni fa per impedire la migrazione indiscriminata di talenti verso le regioni più ricche, ha spesso generato ricatti: «O resti in regione con la plurima oppure non fai attività, perché il nulla osta non te lo do».
L’abolizione del vincolo regionale è stata deliberata a Palmi durante l’ultimo Consiglio FederaleL’abolizione del vincolo regionale è stata deliberata a Palmi durante l’ultimo Consiglio Federale
La soluzione che ha permesso diaggirare la regola è arrivata infatti con le plurime (in apertura la ligure Casano Matec, di base anche in Sicilia). Affiliandosi nella regione di appartenenza dell’atleta e assicurando la sua partecipazione a una serie di gare sul territorio e con la rappresentativa regionale, il ragazzo può cambiare maglia. Che cosa cambia con l’abolizione del vincolo?
Comandano i genitori
«Abbiamoabolito la schiavitù – spiega Ruggero Cazzaniga, vicepresidente federale – che si veniva a creare fra regioni. E non si pensi che fosse limitato al rapporto fra Nord e Sud, perché ad esempio per uno junior piemontese è impossibile andare a correre in Lombardia. La regola non ha portato a niente di buono. Il sistema delle affiliazioni multiple fu prima introdotto fra gli U23 ma alla fine si rivelò il modo per aggirare una normativa fiscale in cui la Federazione non voleva né poteva avere parte. Così furono tolte e poi reinserite per gli juniores. Nel frattempo le piccole regioni non hanno fatto niente per migliorare il loro patrimonio e gli atleti sono partiti lo stesso. Sono minori, decidono i genitori.
«Perciò è chiaro che le plurime non siano progetti di crescita. La filosofia che c’è alla base di questa riforma è che i Comitati Regionali saranno più tutelati, perché farà fede la residenza dell’atleta. Il piccolo Nibali che avesse la residenza in Sicilia, ad esempio, dovrebbe finire la scuola a casa e partecipare alle gare con le rappresentative regionali. Quando poi andrà via, alla società sarà riconosciuto il doppio dei punteggi. E se prima c’era il limite dei due corridori con 35 punti, adesso lo abbiamo abbassato a 25, aumentando il bacino degli atleti interessati. Un atleta forte, i 25 punti li ha fatti già a maggio. Sapete chi ne risentirà? Chi fa il… commercio dei bambini, perché se non altro dovrà sborsare parecchio di più».
Anche per Samuele Manfredi, qui a Sovilla nel 2018, sorsero problemi di nulla osta, poi risoltiAnche per Samuele Manfredi, qui a Sovilla nel 2018, sorsero problemi di nulla osta, poi risolti
Le due facce
Fin qui la filosofia alla base del provvedimento federale, che si presta a doppia interpretazione.
Bicchiere mezzo pieno: togliendo il vincolo, si elimina il ricatto. Recinti aperti e asta per i migliori atleti. Siccome questo succederà, le società si devono attrezzare. Se vogliono trattenere i loro atleti, devono mettere mano al portafogli e garantire attività regionale e nazionale, sennò l’atleta va via. Il ragazzo farà quello che è giusto per lui.
Bicchiere mezzo vuoto: recinti aperti significa… saccheggio. Non avendo più necessità di correre nella regione in cui si sono affiliate, le squadre più ricche si limiteranno a prendere i ragazzi e portarli nella propria regione, impoverendo il tasso tecnico delle gare nella regione di origine e semmai rendendo più ricchi i comitati (cui la Federazione ha in effetti promesso un aumento di risorse).
La residenza non è un problema. Allo stesso modo in cui ci sono genitori che ammettono quella all’estero purché i figli passino precocemente tra i pro’, perché non dovrebbero lasciarli liberi di andarsene di casa a 17 anni? E questo passaggio agevolato di atleti, nel segno della libertà e del potere di alcuni su altri, sarà nell’interesse dei ragazzi e del ciclismo italiano? Oppure aprirà le porte a un flusso su cui sarà sempre più difficile avere un controllo?
Sarebbe curioso a questo punto sentire le voci di coloro che vi sono coinvolti direttamente.
Alla fine dei mondiali, parliamo con il presidente federale Dagnoni. I problemi della vigilia parrebbero risolti. Punto sul viaggio azzurro in Australia
Da Elisa Balsamo che lascia la Polizia a immaginare un futuro analogo per gli atleti dei gruppi sportivi di Polizia e militari il passo è piuttosto lungo. La scelta della campionessa del mondo ad ora si pone come un’eccezione, ma le parole di Nicola Assuntore, il responsabile delle Fiamme Oro, ci hanno spinto ad approfondire il tema. Prima con il presidente Dagnoni e poi con Marcello Tolu, segretario generale della Federazione, che sul fronte specifico ha una delega importante.
Grazie allo stipendio delle Fiamme Oro, Rachele Barbieri (qui con Dagnoni) ha potuto correre e conquistarsi la maglia LIVGrazie alle Fiamme Oro, Rachele Barbieri (qui con Dagnoni) ha potuto correre e conquistarsi la maglia LIV
Nuovi progetti
Dagnoni non vuole immaginare un futuro del ciclismo italiano senza il supporto dei corpi militari e anzi conferma che la FCI sta cercando di ampliare i termini e il terreno di tale collaborazione.
«Abbiamo già fatto un accordo con l’Esercito – dice – per le discipline che finora erano stato sottovalutate. Potrebbero rientrare nel discorso il settore velocità su pista, come anche la MTB e la BMX. Il supporto di questi corpi militari sostiene il ciclismo dove non c’è professionismo e sappiamo bene che in Italia al momento è inimmaginabile, ad esempio, fare il velocista su pista per mestiere. Magari si potrebbe pensare che avendo le donne ormai uno stipendio più sostanzioso, il supporto dei Corpi sia meno determinante.
«Tuttavia la riflessione che va fatta è che grazie a questo supporto, una volta che smetteranno di correre, avranno un posto di lavoro a tempo indeterminato. Gli stipendi delle WorldTour femminili non sono da sogno per tutte, forse a qualcuna potrebbe convenire tenersi il posto nel Corpo di Polizia e restare in una continental. Grazie alle Fiamme Azzurre, un atleta come Lamon ha potuto allenarsi, crescere e diventare campione olimpico. Ma per questo ho delegato Marcello Tolu. E’ stato capo delle Fiamme Azzurre, fu lui a crearne il Gruppo Sportivo…».
Lamon è nelle Fiamme Azzurre: non è un professionista su strada, ma è arrivato all’oro olimpicoLamon è nelle Fiamme Azzurre: non è un professionista su strada, ma è arrivato all’oro olimpico
La parola al segretario
Marcello Toluì, segretario generale FCI, ben si presta alle domande e si capisce che il tema gli stia a cuore. Al di là degli schieramenti e di risultati elettorali che si fa fatica ad accettare, è necessario capire cosa stia facendo l’attuale gestione federale su un tema che il professionismo rischia di complicare.
Segretario, ci descrive la situazione?
Il ciclismo femminile è quasi sfociato nel professionismo (in apertura Elia Viviani e la compagna Elena Cecchini, entrambi professionisti, ma con grosse differenze, ndr). Quasi perché in Italia questo status ancora non esiste. Perché un conto è avere un contratto depositato con un minimo salariale e altro è esserlo a 360 gradi con contributi e copertura assicurativa. Per intenderci, siamo nei parametri del calcio dilettantistico, che obbliga comunque ad avere un contratto al minimo, ma non è professionismo. Dal prossimo anno però alcune questioni andranno chiarite, federazione per federazione, Paese per Paese. Se anche in Italia il professionismo delle donne sarà equiparato a quello che prevede la Legge 91, allora potrebbe porsi qualche problema. Altrimenti le cose potrebbero rimanere come sono.
Marcello Tolu, al centro con il cappotto, con i presidenti dei Comitati regionali e il vicepresidente Acquasanta (foto FCI)Marcello Tolu, al centro con il cappotto, con i presidenti dei Comitati regionali e il vicepresidente Acquasanta (foto FCI)
In che senso?
Se l’Uci intende per professionismo il fatto che ci siano un contratto depositato e una copertura assicurativa, noi possiamo sostenere che questi atleti hanno già un contratto e tutte le garanzie di un posto nella Pubblica Amministrazione. Perciò si potrebbe immaginare una deroga da applicare ai GS dei corpi di Polizia o quelli militari. Chiaramente nei prossimi mesi approfondiremo il tema con l’UCI. Perciò rispettiamo la scelta di Elisa Balsamo, ma non crediamo che essa avrà ripercussioni giuridiche sul Sistema Sport Italia. Facciamo due conti…
Prego.
Facendo il conto dello stipendio nel Pubblico Impiego, comprensivo della parte contributiva, ad eccezione di pochi professionisti che un domani potrebbero vivere di rendita, senza quei gruppi sportivi lo sport agonistico italiano sparirebbe. Per noi sono linfa vitale, per loro sono vita. Come fai a vivere di sport senza un’entrata? A carico delle famiglie? Non si può. Alcuni smetterebbero, per questo stiamo cercando di strutturare progetti quadriennali per supportare nella preparazione olimpica degli ambienti che finora sono stati sottovalutati. La velocità, ad esempio, il fuoristrada, la BMX in cui siamo fortissimi. Io dico una cosa…
Dopo Tokyo, Fantoni ha smesso per l’impossibilità di guadagnare con la BMX e di entrare nei corpi militariDopo Tokyo, Fantoni ha smesso per l’impossibilità di guadagnare con la BMX e di entrare nei corpi militari
Cosa?
Il nostro è un sistema unico al mondo. C’era qualcosa di simile nella ex Unione Sovietica e di più blando in Germania e Spagna. Teniamocelo stretto, perché grazie a una legge si riconosce allo sport un immenso valore sociale.
Qualcuno obietta che un funzionario pubblico non possa percepire altri stipendi.
Esiste una legge e la cosa più bella è che è tutto alla luce del sole. La legge prevede dei paletti e gli atleti e tutti i gruppi sportivi sono perfettamente al suo interno. Piuttosto adoperiamoci, come dicevo poco fa, per includere nella famiglia della Federazione le discipline che per anni sono state lasciate alla porta. Non è per caso che nella conferenza stampa di Milano, nella presentazione di tutti i tecnici per la prima volta presenti, il professionismo sia stato tenuto per ultimo. Non perché sia meno importante, ma perché possa contribuire a dare visibilità a tutto il sistema.
Paternoster è tesserata con le Fiamme Azzurre e corre con la Trek-SegafredoPaternoster è tesserata con le Fiamme Azzurre e corre con la Trek-Segafredo
Servirebbe un cambiamento culturale…
Io sono arrivato a elezioni già fatte, ma ciò che noto è che in passato la Federazione non sia stata in grado di intercettare le istanze emergenti. Noi ci stiamo provando e personalmente lo vivo come una sorta di ribellione. Bisogna far uscire il ciclismo dalle vecchie logiche, dalle parrocchie contrapposte e chiuse. Ma per farlo serve il supporto di tutti quelli che gli vogliono bene.
I successi tra i professionisti di Ganna, Sobrero, Balsamo e Longo Borghini sono straordinari. Come sta crescendo il movimento ciclistico giovanile piemontese da cui provengono? Lo abbiamo chiesto al Coordinatore Tecnici Regionali, Francesco Giuliani
ExtraGiro annulla tre gare, fra cui la Strade Bianche di Romagna. Il Giro d’Italia Ciclocross soffre per sovrapposizioni che negli ultimi due anni, fra Covid e compilazione dei calendari, non si erano verificate. Quel che si sta verificando è piuttosto chiaro, a dire il vero. Stanno venendo meno le garanzie offerte negli scorsi anni dal presidente Di Rocco agli organizzatori che a vario titolo poteva ritenere suoi fedeli. Gli amici di ExtraGiro nel 2020 hanno permesso al ciclismo di ripartire e all’UCI di salvare il mondiale cui Martigny aveva rinunciato per le limitazioni Covid. L’organizzazione di Fausto Scotti ha tenuto in piedi il ciclocross in una fase storica in cui nessuno organizzava gare. Nessuno dice che siano stati immuni da criticità. Sappiamo bene, ad esempio, che le società non fossero contente dei metodi di Scotti e che il Giro di Val d’Aosta non abbia mai digerito il grande apporto ricevuto dal Giro d’Italia U23.
Il Giro d’Onore si è svolto a Roma il 21 dicembre, per celebrare i successi del ciclismoIl Giro d’Onore si è svolto a Roma il 21 dicembre
La ristrutturazione
Così, come spesso accade quando in casa arriva il nuovo padrone, si è cominciato a fare ordine in quella che si è ritenuta una situazione da ristrutturare.
Il presidente Dagnoni ha messo mano con energia al settore delle nazionali, costruendo la struttura affidata a Roberto Amadio. Poi ha rimescolato i quadri tecnici, con un paio di passaggi che ancora destano qualche perplessità. Il primo è lo spostamento di Dino Salvoldi agli juniores, sebbene manchino appena tre anni alle Olimpiadi di Parigi alle quali il milanese stava lavorando da sette anni. Il secondo è l’allontanamento di Mario Valentini dal settore paralimpico (dopo il lavoro del tecnico umbro in campagna elettorale e le sue tante vittorie) per lasciare posto a Rino De Candido.
Come si disse a suo tempo e come non ci stancheremo mai di ripetere, il nuovo Presidente e il Consiglio federale possono fare ciò che ritengono più opportuno, ma sarebbe auspicabile che simili scelte non offrissero il fianco a troppe interpretazioni. Come quando mandarono a casa Cassani dalle Olimpiadi, lasciando però che a rimanere in Giappone fosse lo stesso Amadio. Roberto infatti ne ricalcava il ruolo, pur non avendo partecipato minimamente alla preparazione olimpica.
Il presidente Coni Malagò e Norma Gimondi, candidata con Martinello e ora vicepresidente Fci con DagnoniIl presidente Coni Malagò e Norma Gimondi, candidata con Martinello e ora vicepresidente Fci
La memoria corta
L’ultimo colpo di spugna s’è visto alGiro d’Onore, celebrazione di grande impatto dei successi federali che si è tenuto a Roma il 21 dicembre dopo l’edizione 2020 che si svolse online. Alla presenza dei campioni olimpici e degli iridati, di star dello spettacolo e di giornalisti, la Federazione ha messo in mostra i suoi gioielli.
Mancava Di Rocco, non invitato, la cui gestione ha prodotto quei successi. Chiamarlo avrebbe fugato quel senso di… dispetto che a volte si percepisce al solo sentirlo nominare.
La tentazione di cancellare il passato è ricorrente. Accadde anche quando il presidente Ceruti, scomparso prematuramente nel 2020, nel 1997 ritenne che Alfredo Martini avesse fatto il suo tempo e lo rimpiazzò. Fu una levata di scudi fra i suoi stessi fedelissimi a persuaderlo affinché mantenesse al glorioso toscano un ruolo di rappresentanza.
La sovrapposizione con la Adriatica Ionica Race di Argentin ha provocato la reazione di ExtraGiroLa sovrapposizione con la Adriatica Ionica Race di Argentin ha provocato la reazione di ExtraGiro
Sovrapposizioni e tensioni
L’annullamento delle tre gare di ExtraGiro dipende dalla sovrapposizione nel calendario con l’Adriatica Ionica Race. Soltanto il Tour de France negli anni è riuscito ad avere una posizione esclusiva nel calendario del ciclismo. Per cui, nonostante le Continental siano gli attori principali delle corse romagnole e di quella di Argentin, sarebbe ingenuo da parte degli organizzatori di Mordano pretendere di non avere alcuna sovrapposizione.
L’esigenza primaria tuttavia è trovare una conciliazione che permetta che si svolgano entrambe. Siamo già sottoposti a interferenze straniere, come quella del Tour de l’Avenir con le classiche italiane di agosto, almeno in casa nostra evitiamo di pestarci i piedi.
Dire che quella del ciclismo sia sempre stata una grande famiglia o la casa di tutti sarebbe piuttosto ipocrita: ha smesso di esserlo da tanto. Ogni gestione ha avuto i suoi favoriti e i suoi favoritismi. Ma visto che il momento è difficile per tutti, sarebbe corretto mettere l’attività al centro ed evitare che le… sistemazioni post elettorali danneggino lo sport. Questo, al netto delle simpatie e di ogni possibile ragionamento, non possiamo proprio permettercelo.
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