“Nando” Casagrande al CPS. Un jolly in bici coi ragazzi

04.09.2025
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Qualche giorno fa, tramite le pagine social del CPS Professional Team, Clemente Cavaliere, patron e team manager dello stesso team, aveva annunciato l’arrivo di Francesco Casagrande, per tutti “Nando”, nello staff tecnico della formazione juniores.

«Siamo felici ed onorati di arricchire il nostro staff con persone d’esperienza come Francesco – aveva detto Cavaliere – in questi anni ha dimostrato di fare bene con la categoria immediatamente inferiore, lo dimostrano non solo i risultati, ma anche l’alto spessore tecnico degli atleti da lui guidati. Sono sicuro che godremo di tante belle emozioni».

L’ex professionista e biker toscano torna così protagonista in una nuova sfida: trasmettere la propria esperienza a un gruppo di giovani corridori, con lo stesso spirito combattivo che lo ha reso celebre negli anni ’90 e 2000.

Francesco Casagrande (classe 1970) fu assoluto protagonista al Giro d’Italia 2000 quando indossò la maglia rosa per ben 11 giorni
Francesco Casagrande (classe 1970) fu assoluto protagonista al Giro d’Italia 2000 quando indossò la maglia rosa per ben 11 giorni

L’arrivo al CPS

E’ stato un percorso naturale quello che ha portato Casagrande al CPS. Negli ultimi due anni aveva seguito gli allievi dell’Iperfinish, costruendo con loro un rapporto forte, tanto che alcuni ragazzi, salendo tra gli juniores, hanno chiesto espressamente di proseguire il cammino con lui. «Tre o quattro mi hanno chiesto di rimanere al loro fianco – racconta Casagrande – e siccome la squadra è vicina a casa mia, con Cavaliere abbiamo trovato subito l’accordo».

Il contatto con il manager era già avviato: si conoscevano da tempo e la presenza di alcuni corridori legati al vivaio, come Matteo Luce, ha reso più semplice la convergenza. La squadra juniores nasce così dall’unione tra i ragazzi provenienti dall’Iperfinish e quelli del Casano, per un gruppo totale di quattordici corridori, divisi tra Centro-Nord e Centro-Sud. Una fusione che punta a garantire qualità e prospettiva, con l’esperienza di Casagrande come valore aggiunto.

Francesco a ruota dei suoi ragazzi nella distanza fatta giusto ieri
Francesco a ruota dei suoi ragazzi nella distanza fatta giusto ieri

Il ruolo? Un jolly

Casagrande non avrà un incarico rigido, anche perché ancora non ha ufficialmente una tessera valida per essere diesse tra gli juniores, ma un ruolo trasversale che lo rende prezioso in ogni ambito.

«Sarò un po’ un jolly – spiega – seguo gli allenamenti, la preparazione e poi sarò presente a quasi a tutte le gare. Non ho ancora il patentino da direttore sportivo, ma vivrò il gruppo giorno dopo giorno. La mia figura sarà quella di un riferimento costante, dentro e fuori dalla bici. L’idea è quella di condividere fatica e sacrificio: trasmettere ai ragazzi certi valori.

«Esco in bici con loro due volte alla settimana… e mi tirano anche il collo! Pedalando insieme puoi capire come stanno davvero. Una tabella non basta: se uno è stanco non ha senso caricarlo di ore e lavori. E’ fondamentale ascoltare le sensazioni del corpo. Ecco: il sapersi ascoltare, conoscersi è un aspetto su cui insisto molto».

Un approccio che si lega a una visione più umana della preparazione. Pur riconoscendo che oggi gli juniores lavorano già con cardiofrequenzimetro e potenziometro, Casagrande rivendica l’importanza di un percorso graduale: «Ai miei tempi servivano due anni tra i dilettanti prima di passare professionisti. Oggi tutto è accelerato, ma credo che il ciclismo abbia ancora bisogno di maturazione e sinceramente resto fedele a questa vecchia scuola, diciamo così».

Anche ai fini della tecnica Casagrande sarà un valore aggiunto con la sua esperienza nella MTB
Anche ai fini della tecnica Casagrande sarà un valore aggiunto con la sua esperienza nella MTB

Sul campo con i ragazzi

E’ in strada che Casagrande dà il meglio. Non come preparatore da scrivania, ma come ex corridore che conosce bene fatica e sacrifici. Condividere chilometri può essere un valore aggiunto.

«I ragazzi – dice Francesco – studiano la mattina, tornano a casa, devono allenarsi anche con la pioggia: se vedono che io ci sono, con la mantellina, hanno una motivazione in più. Se fossero soli, magari rinuncerebbero. Magari telefonerebbero e direbbero: “Faccio i rulli”. No, non è così. Nessuna forzatura, ma voglio fargli capire che servono i sacrifici. Che si devono impegnare».


Il suo metodo mescola disciplina e passione, carota e bastone, con un obiettivo chiaro: far capire che impegno e costanza fanno la differenza. «Gli spiego che io ho già corso, che la mia carriera l’ho fatta e che se vogliono i risultati devono lavorare, altrimenti restano indietro. Ogni tanto vanno spronati, ma è giusto così».

E qui, in parte, emergono anche i dettami dell’ex biker: in inverno porta i giovani anche in mountain bike, per variare e divertirsi.

«La mtb – dice Casagrande – resta un gioco, ma è utile per la tecnica e la motivazione. Il bosco, la discesina tecnica, le due ore scarse fatte al pomeriggio d’inverno… sono diversivi che fanno bene. Tra novembre e dicembre spesso siamo usciti in MTB e ci siamo divertiti.

«Inoltre quest’anno abbiamo pure preso due corridori che porterò su qualche gara off-road».

Per il prossimo anno il CPS si avvarrà di 14 corridori (almeno per ora sono questi i numeri)
Per il prossimo anno il CPS si avvarrà di 14 corridori (almeno per ora sono questi i numeri)

Aspettative ed emozioni

E’ inevitabile chiedersi se i giovani sappiano davvero chi sia stato Francesco Casagrande. Alcuni sì, spiega “Nando” altri meno.

«Immersi nell’epoca di Mathieu Van der Poel, Tadej Pogacar e Wout Van Aert…. Ogni tanto li invito a cercare qualche video su YouTube dei miei tempi o di qualche impresa, tipo alla Freccia Vallone, il Giro di Svizzera o al Giro d’Italia. E allora poi li vedi un po’ stupiti, compiaciuti. E tutto sommato fa anche piacere».

La sua vera soddisfazione arriva da altro: «La cosa più bella è quando i ragazzi ti cercano, hanno piacere ad ascoltarti, a chiedere consigli. Questo ti fa sentire importante per loro e ti gratifica».
E’ una sfida che coinvolge anche le emozioni personali. Casagrande ritrova nel ciclismo giovanile lo spirito puro del pedalare, lontano dalle pressioni del professionismo. Ogni crescita, ogni miglioramento dei suoi ragazzi è un piccolo successo che lo riporta indietro… ma sempre pensando a quel che sarà.
Per il movimento juniores, avere un ex professionista del suo calibro non capita spesso. E pedalarci fianco a fianco è un valore raro.

CPS Professional Team: ottimo 2023 e spunta l’idea continental

07.11.2023
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Terzo nella classifica a squadre degli juniores, il CPS Professional Team è stato un interessante esperimento di squadra multipla che ha unito tre gruppi: quello ligure, quello campano e quello toscano. Clemente Cavaliere ne è il team manager. 

I numeri dicono: 26 vittorie, 80 top 5. Con Cavaliere tracciamo il bilancio: quello che ha funzionato, quello che ha funzionato meno e cosa bolle in pentola per il 2024.

Clemente Cavaliere con con Matthias Schwarzbacher
Clemente Cavaliere con con Matthias Schwarzbacher
Clemente, che stagione è stata?

I numeri sono stati sicuramente positivi. Abbiamo fatto quel che avevamo programmato per questa stagione “diversa”, chiamiamola così. Abbiamo fatto delle esperienze all’estero e ne sono soddisfatto. Qualcosa di più avremmo potuto fare se i ragazzi ci avessero ascoltato fino alla fine. Saremmo potuti arrivare a 35 vittorie.

Cosa significa “se i ragazzi ci avessero ascoltato fino alla fine”?

Fattori esterni. Matthias Schwarzbacher, per esempio, ad un certo punto è stato avvicinato da un procuratore, il quale gli ha dettato il calendario che doveva fare. La cosa assurda è che poi è “rimasto a piedi”. Ho provato ad aiutarlo, ma siamo pur sempre a novembre e non è facile trovare squadra adesso.

Dicevamo un 2023 diverso per il CPS Professional Team con la fusione di tre ceppi. Che esperienza è stata?

Nel complesso direi positiva. Abbiamo fatto questo esperimento di unire un team toscano, uno ligure e uno campano coi colori CPS. Fino a luglio le cose hanno funzionato bene, ma poi ci sono stati quei fattori esterni e il giocattolo si è rotto. Parlo di genitori che si sono messi nel mezzo, procuratori, gli impegni con la nazionale… In certe occasioni è stato un po’ complicato avere i ragazzi per allestire una squadra da schierare. Ma ritengo di essere stato bravo a mantenere dei buoni rapporti con tutti e di concludere la stagione.

CPS Professional Team a Villemur sur Tarn, nel Sud della Francia: l’avventura è iniziata da qui, con una vittoria e due podi in altrettanti giorni
CPS Professional Team a Villemur sur Tarn, nel Sud della Francia: l’avventura è iniziata da qui, con una vittoria e due podi in altrettanti giorni
E per il 2024 cosa bolle in pentola?

Si va avanti con il Cps Professional Team, ma senza plurima. Ci sarà un’unica affiliazione in Campania. Abbiamo inglobato il gruppo Regia Congressi Seiecom Valdarno di Leonardo Gigli, con i direttori sportivi Francesco Sarri e Fabio Frontani. Pino Toni sarà ancora il nostro preparatore e ci affiancherà negli eventi internazionali.

Quanti ragazzi avrete?

Ne avremo 14, otto di primo anno e sei di secondo. Tra di loro anche due ucraini e un ragazzo canadese. E’ arrivato a noi tramite mie conoscenze. Doveva finire al Cannibal Team, ma lui ha origini italiane, e infatti parla bene la nostra lingua, e aveva piacere di venire in Italia. Per il resto materiali nuovi, bici sempre Colnago… le stesse della UAE Emirates.

Finn vince sul Ghisallo, per la gioia e l’orgoglio di Cavaliere (foto Emanuele Piazza)
Finn vince sul Ghisallo, per la gioia e l’orgoglio di Cavaliere (foto Emanuele Piazza)
Clemente, sappiamo quanto tu sia appassionato della “tua creatura”, il CPS appunto: c’è qualche vittoria in particolare che hai sentito dentro?

Devo essere sincero e dico di no. Non l’ho sentita del tutto mia, ma non lo dico in tono polemico, semplicemente perché gli altri anni ogni cosa passava da me, la tessevo io. Quest’anno c’era un progetto diverso, con più persone. Perciò non ho avuto le stesse sensazioni di quando magari ai tempi di Verre vincevamo 5-6 corse… Però, aggiungo anche, che sono stato particolarmente orgoglioso dei successi di Sestriere e Ghisallo (entrambi a firma di Lorenzo Finn, ndr).

Ci può stare, era una cosa più intima…

E’ così… Sono soddisfatto anche delle esperienze all’estero e di come abbia gestito certe momenti difficili. Il prossimo anno saremo una squadra campana, ma senza un corridore della Campania e questo mi dispiace. Anche per questo sto pensando, anzi mi sto già muovendo, per provare a fare una continental per il 2025. Il rischio è di avere una squadra con un buon budget, ma senza corridori, perché poi al Sud non vogliono venirci a correre. E la continental che ho in mente io, non è una continental di nome. Sarà una squadra che corre all’estero, che fa attività internazionale…

Tre gruppi, una squadra. Il CPS Professional Team punta in alto

17.11.2022
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Il CPS Professional Team 2023 che sta per nascere si annuncia come uno squadrone, per numero di atleti, qualità dell’organizzazione, ambizione. La squadra fa capo a Clemente Cavaliere, ma a presentarci il progetto tecnico è uno dei nuovi direttori sportivi che insieme al manager campano ha dato vita a questa interessante iniziativa multiregionale, se così possiamo dire: parliamo di Andrea Bardelli.

Il direttore sportivo toscano, lo avevamo già scritto, era uscito dal Team Franco Ballerini, che da tempo seguiva con passione. Lasciatosi alle spalle un momento difficile nel corso dell’estate sono bastate un’idea, le persone giuste e in breve è nato questo progetto.

Andrea Bardelli è stato per anni direttore sportivo del Team Franco Ballerini: in estate ha fatto un passo indietro e ora riparte con il CPS
Andrea Bardelli è stato per anni direttore sportivo del Team Franco Ballerini: in estate ha fatto un passo indietro e ora riparte con il CPS

Tre gruppi, un team

«Di fatto – spiega Bardelli – siamo tre gruppi che si uniscono. Quello di Cavaliere, con i suoi ragazzi in Campania, quello mio in Toscana con alcuni degli atleti che mi hanno seguito dalla Ballerini e altri nuovi, e quello di Luciano Cardone della Nuovaciclistica Arma Team Ballerini della Liguria».

Tutto ciò è stato possibile anche perché la Federazione ha tolto le squadre miste, di fatto le doppie affiliazioni in questa o quella regione e ogni ragazzo può passare liberamente da un comitato all’altro (pagando i punti al comitato di provenienza).

«I ragazzi saranno tesserati tutti in Campania. E sono un bel po’, ben 19. Una decina in Campania appunto e altri 9 costituiscono il gruppo del centro-nord di Toscana e Liguria. Fanno parte del roster  parecchi ragazzi di primo anno. E uno che mi viene in mente è Lorenzo Mark Finn, un ragazzino davvero promettente.

«E’ stato il migliore della Liguria: sei vittorie, molti podi e ottime doti di passista scalatore. In più ho preso uno slovacco, Matthias Schwarzbacher che già seguivo da due anni. Recentemente è stato ottavo agli europei di cross, un amico di Martin Svrcek. E anche un ragazzo ucraino, Dniil Shyrin. Loro per via della guerra si possono tesserare liberamente».

Doppia attività

Bardelli va avanti a spiegare il progetto CPS. Con 19 ragazzi il lavoro non manca ed anche per questo i direttori sportivi saranno quattro: oltre a lui ci saranno Pasquale Santoro e Maurizio Capossela storici diesse del Cps e Gianluca Oddone della Nuova Ciclistica Arma – Team Ballerini.

«L’idea è di fare la doppia attività – dice Bardelli – una più al Nord e una nel Centro-Sud. I ragazzi si scambieranno in base alla periodizzazione delle loro preparazioni e alle caratteristiche delle gare. Ma in generale vogliamo mettere tutti al meglio delle loro condizioni.

«I ritiri principali sono due: quello di Montoro, ad Avellino, e quello in Toscana, che ho individuato nella zona di Arezzo. E abbiamo anche un punto d’appoggio in Liguria. Faremo un calendario nazionale e internazionale e andremo anche all’estero. Sapete che a me piace. Abbiamo già ottenuto l’invito per l’Aubel, la più importante corsa a tappe in Belgio e altri per eventi come Liegi e Fiandre».

Clemente Cavaliere con i suoi ragazzi. «Immagine e maglie pulite, sono importanti per noi» ha detto il team manager
Clemente Cavaliere con i suoi ragazzi. «Immagine e maglie pulite, sono importanti per noi» ha detto il team manager

Parla il team manager

Dicevamo quindi 19 ragazzi che vanno da San Remo alla Puglia. Una grossa fetta d’Italia e questo apre a scenari ambiziosi, oltre che suggestivi.

«Non nascondo – interviene patron Cavaliere – che entro due anni, ma spero già dal prossimo, mi piacerebbe essere il miglior team nel ranking nazionale. Dopo tanti anni di attività è uno sfizio che vorrei togliermi e credo che abbiamo il potenziale per riuscirci. Mi aspetto una bella stagione da Saverio Russo, che al primo anno ha vinto due corse importanti. Mentre tra i “primo anno” potrà fare bene Luca Attolini».

«Come è nato questo progetto? Di fatto è nato tutto in un giorno. Con l’entusiasmo di Bardelli che si è coinvolto da solo! Sapevo che era un direttore sportivo che sa fare bene le cose con la sua passione. Ci siamo ritrovati presso un noto hotel di Montecatini: eravamo lui, Luciano Cardone ed io.

«Con il gruppo del centro-sud che comprende cinque campani, un pugliese e dei laziali ci vedremo alla fine di questo mese. Mentre tra Natale e Capodanno quando i ragazzi non hanno la scuola staremo tutti insieme»

Seeman, un boemo per il Team DSM, cresciuto da noi

24.09.2022
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Se andate a ripercorrere la stagione italiana juniores, troverete spesso negli ordini d’arrivo il nome di Adam Seeman. Il nome vagamente britannico non deve trarre in inganno, stiamo parlando di un corridore della Repubblica Ceca, uno di quelli che ha scelto il nostro Paese per affermarsi ed emergere, per farne il suo trampolino di lancio visto che dal prossimo anno sarà parte del Team Dsm Development, per continuare la sua scalata verso i vertici.

La particolarità della sua stagione è che è riuscito a cogliere molti risultati importanti pur vivendo un anno disgraziato dal punto di vista fisico, diventato ben presto una corsa a ostacoli fra mononucleosi, Covid, conseguenze di quest’ultimo difficili a passare, anche una rovinosa caduta. Eppure non ha mai perso la sua determinazione e forse proprio questo ha solleticato l’attenzione del grande team olandese, che fra il bronzo mondiale junior Van Mechelen e i nostri Milesi e Ursella ha scelto anche lui per crescere.

Una delle vittorie del corridore boemo in questa stagione, al Giro della Basilicata
Una delle vittorie del corridore boemo in questa stagione, al Giro della Basilicata
Come hai iniziato a fare ciclismo?

Avevo 10 anni, ho seguito le orme di mio padre che è stato un buon corridore di mtb, ma a me piace la strada e il ciclocross che pratico d’inverno.

Come sei arrivato in Italia?

Mi venne a cercare Clemente Cavaliere, mi aveva visto all’opera alla Corsa della Pace dov’ero stato secondo nell’ultima tappa. Trasferirmi in Italia è stata la scelta giusta: quando mi contattò ho studiato un po’ l’attività italiana trovando un calendario molto ricco e competitivo, ma a questo va aggiunto che la squadra, la Cps Professional, è molto affiatata e professionale. Ho avuto a disposizione una struttura che mi ha dato il meglio in fatto di bici, preparazione, insomma tutto. Scegliere l’Italia è stata la cosa giusta, lo consiglierei a tutti.

Da allievo Seeman è stato campione nazionale sia in linea che a cronometro (foto pavelkrilovs.cz)
Da allievo Seeman è stato campione nazionale sia in linea che a cronometro (foto pavelkrilovs.cz)
Che cosa ti piace di più e di meno del nostro Paese?

Nella parte positiva ci metto la gente davvero socievole e il clima, tanto sole noi ce lo sogniamo… Dall’altra parte purtroppo i trasporti pubblici, spostarsi è un vero problema.

Quali sono le corse dove ti trovi meglio?

Credo di essere un corridore da classiche. Prediligo le gare di un giorno, anche se ho partecipato a molte prove a tappe soprattutto all’estero. In salita vado bene (lo scorso anno ha vinto la classifica degli scalatori alla Corsa della Pace, ndr), ma me la cavo un po’ dappertutto.

Il tuo Paese ha sempre avuto una buona tradizione, ma non ci sono stati mai tanti talenti fra gli juniores come ora, con te, Novak, Kadlec che troverai al Team Dsm e altri: da che cosa dipende secondo te?

La nostra è una buona generazione, probabilmente possiamo usufruire di strutture e sostegni che chi c’era prima di noi non aveva a disposizione. Abbiamo molti talenti nelle categorie giovanili e stiamo tutti lavorando per emergere. Fino a qualche anno fa, i successi ottenuti da Jaroslav Kuhlavy a livello olimpico e mondiale nella mtb avevano portato la gente a interessarsi maggiormente al ciclismo fuoristrada, ora diciamo che c’è un maggior equilibrio.

Seeman è stato 42° ai mondiali 2021. Quest’anno i problemi fisici gli hanno precluso l’Australia
Seeman è stato 42° ai mondiali 2021. Quest’anno i problemi fisici gli hanno precluso l’Australia
Ti dispiace non essere stato convocato per i mondiali, ci speravi?

Dispiaciuto sì, ma sapevo che non sarei stato convocato perché ho avuto troppi problemi fisici nel corso della stagione e soprattutto dell’estate e non sono nelle condizioni ideali per affrontare un impegno di quel livello.

Quali sono i tuoi obiettivi per la prossima stagione?

Non ho obiettivi specifici per la nuova stagione, quel che mi interessa è adattarmi presto e bene alla nuova categoria. Voglio entrare al meglio nel nuovo team, dove rimarrò due anni.

Adam insieme a Clemente Cavaliere, che ha creduto in lui contattandolo nel 2021
Adam insieme a Clemente Cavaliere, che ha creduto in lui contattandolo nel 2021

Cavaliere guarda già avanti

A completamento dell’intervista era giusto sentire anche chi Seeman l’ha portato in Italia, ossia Clemente Cavaliere: «Ogni anno prendiamo almeno uno straniero di valore, da far crescere e che abbia davvero numeri. Noi quei numeri li avevamo visti e Adam non ci ha smentito, pur con tutte le sfortune di questa stagione. E’ un corridore con grandi potenzialità, io sono convinto che verrà fuori alla grande».

Ora Seeman approda in Olanda. E alla CPS Professional chi arriverà?

Stiamo definendo il tutto, ma ne avremo ben 3: due sono ucraini, il terzo dobbiamo ancora deciderlo fra uno slovacco e il campione ceko degli allievi 2° anno, uno che ha vinto tanto nella sua categoria. Un altro campione in erba sta per approdare a Montoro…

Dal Comitato del Lazio, secca risposta a Cavaliere

15.01.2022
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«Buongiorno – dice il messaggio su Facebooksono Maurizio Brilli, il Presidente del CR Lazio della FCI. Scrivo questo messaggio con amarezza dopo aver letto l’intervista a Clemente Cavaliere del 21 dicembre u.s., soprattutto per le imprecisioni che sembrano cercare di sminuire il lavoro dei CC.RR del centro sud. Mi limito a dire che il Lazio ha trasferito atleti Juniores in Campania, proprio verso la società di Clemente Cavaliere, sia nel 2021 che nel 2022. Inoltre mi sembra assurdo dire che tra i Comitati del Centro Sud ci siano solo 15 tesserati Juniores, quando solo il Lazio nel 2021 ne ha tesserati 82. Non aggiungo altro».

Maurizio Brilli di Aprilia è Presidente del Comitato regionale del Lazio
Maurizio Brilli di Aprilia è Presidente del Comitato regionale del Lazio

L’accusa di Cavaliere

Avevamo avuto la sensazione, nel raccogliere la risposta di Cavaliere all’intervista di Ruggero Cazzaniga, che l’ex corridore campano avesse calcato la mano e il messaggio del Presidente del Comitato laziale l’ha in qualche modo confermato.

Cavaliere aveva parlato senza mezzi termini contro l’operato dei Comitati Regionali del Centro Sud, dicendo nello specifico che alcuni atleti del Lazio lo avrebbero contattato, ma non sarebbero stati lasciati liberi di uscire dalla regione (nella foto Facebook in apertura, Cavaliere è in realtà con il laziale Santarpia in una gara del 2021). Per questo abbiamo chiamato Brilli, eletto alla guida del ciclismo regionale il 17 gennaio del 2021.

«Ci additano come una piccola regione – inizia dopo i saluti – ma siamo tornati dai campionati italiani di ciclocross con 11 medaglie. Credo che partire dai dati oggettivi e dai numeri ufficiali sia il modo migliore per fare certe valutazioni».

Che cosa non va nella tesi di Cavaliere?

Ha indicato il Lazio come una regione che non fa uscire i suoi atleti. La prima cosa che mi viene in mente è che nel 2019 gli abbiamo dato Simone Forcina quando Cavaliere aveva affiliazione in Basilicata, mentre nel 2020 gli abbiamo dato Giuliano Santarpia e Alessandro Bontempi. Nonostante potessimo applicare la norma che blocca i passaggi fra le regioni, abbiamo deciso di non avvalercene. Sono presidente da un anno, rispondo del presente, ma sono abbastanza convinto che fosse lo stesso in passato. Il consiglio si è riunito e abbiamo disposto in questo senso.

Che cosa prevede la normativa?

Per certi versi limita la libertà personale dell’atleta, ma tutela la volontà dei comitati Regionali di salvare l’attività. Lasciamo stare il nostro caso, mi metto nei panni delle regioni che hanno 40 juniores. Se 10 partono verso altre regioni, le società organizzatrici perdono lo zoccolo duro per organizzare le loro corse. Mi sento di spezzare una lancia in loro favore. La Sicilia ad esempio ha valutato di applicare la norma per salvare il movimento nella regione. Lo fanno legittimamente a tutela dell’attività dopo una seria analisi dei dati oggettivi.

Sembra di capire che, pur non avendo applicato la regola, lei non sia troppo d’accordo con i trasferimenti fuori regione.

Vanno via, fanno una stagione e il più delle volte tornano indietro, avendo perso un anno. Mentre l’attività della regione di origine nel frattempo ne ha risentito. A volte fermare questi spostamenti è una decisione necessaria.

Cavaliere dice: «ci sono circa 15 corridori della categoria juniores in cinque regioni della nostra area: Lazio, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria».

Ho letto e penso che sia un’analisi farneticante. Solo nel Lazio nell’ultima stagione gli juniores erano 82. Ma quello che più mi colpisce delle sue parole è che le istituzioni passano per non essere all’altezza del loro compito e questo non è giusto. Nei Comitati Regionali ci sono persone che si mettono a disposizione dell’attività e meritano rispetto.

Cavaliere fa il suo interesse…

Lui faccia pure il suo interesse, faccia pure il manager, ma non dica cose che non rispondono al vero e soprattutto rispetti le regole.

Dove sta la ragione? I numeri forniti da Brilli parlano in realtà piuttosto chiaramente, ma se dopo la provocazione di Cavaliere e la risposta di Maurizio Brilli altri attori vogliono intervenire nel dibattito, la nostra porta è sempre aperta…

Comitati regionali e tesseramenti, Cavaliere alza la mano

21.12.2021
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A quanto pare l’articolo sui comitati regionali in soccorso dei ragazzi senza squadra ha smosso le acque. Ci ha infatti contattato Clemente Cavaliere, dirigente societario. Cavaliere è il team manager di due squadre, una under 23, la Petroli Firenze Hopplà (Toscana), e una juniores, il CPS Professional Team (Campania).

Secondo lui le cose non sono esattamente come recita il regolamento federale. O almeno la realtà è un po’ diversa.

Al Sud l’attività non manca, ma certo gli eventi sono meno concentrati nel tempo e nello spazio
Al Sud l’attività non manca, ma certo gli eventi sono meno concentrati nel tempo e nello spazio

Benvenuti al Sud 

Sentiamo la sua voce e incamminiamoci in questo dibattito.

«Ho letto quell’articolo, Comitati regionali in soccorso dei ragazzi: illusione e realtà? Beh, per me si tratta di illusione – dice Cavaliere – Sono a capo di due squadre giovanili, quindi mi sento chiamato in causa, specie con il team della categoria più giovane.

«Non mi trovo troppo d’accordo con le parole di Cazzaniga perché, almeno qui al Sud, abbiamo problematiche diverse. Io la squadra la vorrei fare, la faccio, ma non mi è possibile o almeno non così facilmente».

«La mia società, CPS, è campana. Mi hanno contattato due atleti dal Lazio e due dalla Puglia, ma non posso tesserarli per vincoli regionali, cioè i loro comitati non li fanno uscire. Io posso anche essere d’accordo su questa norma in una regione del Nord in cui ci sono 35-40 ragazzi per comitato, ma al Sud?

«Ho fatto un conto, ci sono circa 15 corridori della categoria juniores in cinque regioni della nostra area: Lazio, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria. Come possiamo fare un team o aiutare i ragazzi se poi non vengono concessi i “nullaosta”dalle regioni?».

Alessandro Verre da juniores ha vestito i colori del CPS Professional Team
Alessandro Verre da juniores ha vestito i colori del CPS Professional Team

L’esempio di Verre 

Cavaliere poi riporta l’esempio di Alessandro Verre. Il ragazzo lucano, oggi in forza all’Arkea Samsic e la scorsa estate uno dei punti fissi della nazionale di Marino Amadori, è passato per le fila del CPS di Cavaliere appunto, ma la sua carriera ha rischiato di finire sul nascere.

«Nel 2018 – racconta Cavaliere – avevo 12 ragazzi tra cui Verre. Lui era al primo anno juniores. Volevo tesserarlo con noi, ma il comitato regionale della Basilicata non me lo dava. O meglio, me lo avrebbe dato pagando i punteggi federali (all’epoca 16 euro a punto, ndr) accumulati dal ragazzo tra strada e fuoristrada. La cosa è andata avanti per un po’ e alla fine piuttosto che pagare queste spese ci è convenuto fare un’affiliazione ex novo in Basilicata e tesserare appunto Verre nella sua regione. Tanto è vero che Alessandro in quell’anno saltò le prime due gare, perché la situazione burocratica non si era risolta.

«Se non ci fossi stato io a credere nel ragazzo dove sarebbe oggi Verre? Avrebbe trovato una squadra? E come lui quanti altri ragazzi si perdono o potrebbero perdersi?».

Nel post Covid

Cavaliere dunque espone una situazione di qualche tempo fa, quando i vincoli del passaggio tra regione e regione erano un po’ più stretti. Le cose sono sicuramente migliorate, la Federazione nel post Covid si è mossa, ma la realtà spesso non coincide ancora con la “teoria”.

Anche quest’anno, infatti, il CPS aveva preso contatti con un ragazzo laziale. Il comitato regionale del Lazio però non dava il nullaosta al ragazzo. Si è pensato così di fargli cambiare residenza per tesserarlo in Campania, ma a quel punto il giovane corridore ha detto di no.

«La situazione non è molto chiara. Varia da comitato a comitato. Per esempio nelle Marche il passaggio è libero, nel Lazio no», precisa Cavaliere.

Abbiamo riportato la voce di chi opera sul territorio. Siamo pronti ad ascoltare questi pareri e continuiamo ad essere aperti ad un’eventuale risposta alla situazione sollevata dal dirigente campano. Perché una cosa è certa: la prima cosa è la tutela dei ragazzi e di chi vuole fare ciclismo… Come diceva Ruggero Cazzaniga.