Due corse e il ritiro: la storia di Sciortino può far riflettere

06.11.2023
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Come è possibile che di colpo si sia spento tutto è una delle domande con cui Carlo Sciortino fa i conti quasi quotidianamente. Il giovane siciliano ha restituito bici e maglia a Cesare Turchetti, come prima di lui aveva fatto Salvatore Florio. Tuttavia, mentre il compagno di squadra ha parlato di celiachia e di pochi soldi per i sacrifici richiesti, Sciortino usa altri argomenti.

«Soldi ne girano pochi – dice Sciortino da Palermo – lo sapevo e non avrebbe senso lamentarsene. Florio ha sbagliato a usare questo argomento, perché secondo me non è stata quella la vera motivazione, poi non lo so… In tutte le squadre ne girano pochi, nel ciclismo in generale è così. Ormai si campa solo di calcio. Io non ho smesso per i soldi o perché non avessi capacità, ho smesso perché quello che facevo non mi divertiva più. Non mi sentivo pronto. E’ difficile dire se sia dipeso dalla lontananza, ma di certo ha influito. Ancora ci penso e non riesco a darmi una spiegazione. Intanto però ho provato i test per Scienze Motorie e sono entrato. Sto studiando da un mesetto e mi sto appassionando…».

Sciortino correva nel Casano-Matec di Giuseppe Di Fresco, che aveva portato la squadra in Sicilia proprio per stare vicino ai suoi pupilli e concittadini. I risultati erano venuti, era arrivata la convocazione in nazionale e anche al Giro della Lunigiana la rappresentativa gialla e rossa si era messa in evidenza. Poi il passaggio fra gli U23, una delle uniche due vittorie 2023 della Gallina-Ecotek-Lucchini-Colosio (foto di apertura) e il black out, riaccendendo la luce sul ciclismo del Sud usato a fini elettorali e poi inesorabilmente abbandonato a se stesso.

Giro della Lunigiana 2022, Sciortino con la rappresentativa siciliana e il suo diesse Di Fresco
Giro della Lunigiana 2022, Sciortino con la rappresentativa siciliana e il suo diesse Di Fresco
Andiamo con ordine, ti va? Lo scorso anno hai finito gli juniores e hai firmato con Delio Gallina. Quando li hai incontrati?

Li ho conosciuti al primo ritiro di gennaio. Ero in vacanza da scuola, sono salito e ho partecipato al primo ritiro. Era tutto a posto, non avevo intenzione di mollare. Quindi studiavo e mi allenavo come ho sempre fatto. Solo che lentamente, continuando ad allenarmi qui in Sicilia, ho capito che ero svantaggiato rispetto a come si allenavano gli altri under 23. E a quel punto, ho iniziato a maturare la decisione di smettere. Quando ho finito la maturità non mi sentivo pronto e ho deciso di continuare gli studi.

Da junior hai fatto vedere belle cose, con quali obiettivi sei passato U23? Avevi in testa di passare?

Al primo anno da junior, mi sono divertito tanto, anche se magari le prestazioni erano inferiori a quelle del secondo. Nella stagione successiva, da maggio sono andato in ritiro a Massa e sono stato per quattro mesi lontano da casa, sempre in viaggio. Il divertimento è iniziato a mancare e ho cominciato a capire che quando una cosa non ti diverte più come prima, sicuramente c’è qualche problema. Per questo a inizio anno, pensavo che sarebbe stato molto difficile riuscire a passare. Non per le capacità, ma perché non riuscivo più a divertirmi come prima.

Di recente Michael Leonard ha ricordato la sua prima vittoria del 2022, battendo te. Avevi grandi numeri…

Mi ricordo bene quel giorno. Come numeri c’ero, è stato un fatto psicologico. Stare lontano da casa ha avuto il suo peso, rispetto a quando facevo avanti e indietro. Però devo dire che anche quando ero qua in Sicilia e di mattina andavo a scuola, il pomeriggio mi allenavo svogliatamente. Quindi non avevo più le prestazioni che magari mi avrebbero spinto a fare meglio e anche questo ha influito. L’anno scorso avevo la squadra qui in Sicilia che mi dava una mano, quest’anno ero solo. Quando ha smesso Florio, sono rimasto spiazzato. Non me l’aspettavo e anche quella è stata una botta. Però non ha influito, perché comunque il mio pensiero era quello di continuare a pedalare.

Nel 2022 Sciortino ha partecipato al Tour du Pays de Vaud con la nazionale juniores
Nel 2022 Sciortino ha partecipato al Tour du Pays de Vaud con la nazionale juniores
Hai sempre avuto Filippo Fiorelli fra i tuoi riferimenti: hai parlato con lui di questa decisione?

No, ho parlato solo con la mia famiglia, con nessun altro. Turchetti è rimasto male, ha detto che si aspettava di più da me. La cosa che noto è che comunque esco sempre in bici, mi alleno ogni tanto, per divertimento. Quando incontro Fiorelli, usciamo insieme, parliamo. Non ho tagliato i ponti, continuo a parlare con tutti. Mio padre c’è rimasto un po’ male i primi giorni, però mi ha lasciato libero di fare le mie scelte.

Si diceva che per te fosse difficile andare d’accordo con la bilancia e chi l’ha provato sa quanto questo conti nel ciclismo di adesso.

E’ tanto faticoso, tanto. Finché c’era il divertimento, lo facevo con piacere. Quando poi è venuto a mancare il gusto di uscire in gruppo con altri miei compagni, stando da solo ho mollato di testa. Già è difficile, da soli è difficilissimo.

Ti manca l’adrenalina della gara?

Diciamo che sono riuscito a compensarla perché l’anno prossimo penso di farmi qualche garetta con gli amatori, qualche circuito qui in Sicilia. Il ciclismo mi è rimasto addosso. Riesco ad allenarmi qualche oretta, due al massimo e diciamo che sono ancora un po’ competitivo.

Possiamo dire che se in Sicilia e al Sud in generale ci fosse un vero calendario, forse questa storia sarebbe stata diversa?

Penso proprio di sì. Si parla tanto del fatto che a una certa età bisogna lasciare la Sicilia e in genere le regioni dove il ciclismo non si mastica. Adesso che studio, la voglia è di restare nel ciclismo per diventare allenatore e portare un po’ di aria fresca. Questo è un bell’obiettivo, poi comunque è tutto da vedere: la strada è lunga.

Sciortino è arrivato alla Delio Gallina per l’interessamento diretto di Cesare Turchetti
Sciortino è arrivato alla Delio Gallina per l’interessamento diretto di Cesare Turchetti
Magari riuscirai tu a fare una squadra in Sicilia?

Per ora, onestamente, in Sicilia di movimento ce n’è pochissimo, veramente poco. Forse non siamo stati mai a un livello così basso, quindi mi sembra un po’ dura. Speriamo che da qui a 10 anni, la situazione migliori. Al momento ci sono più preparatori e biomeccanici che atleti. Ho letto la notizia che entro un mese dovrebbe riaprire il velodromo di Palermo, però è un anno che deve riaprire fra un mese. Vanno sempre posticipando.

Quante corse hai fatto quest’anno?

Ho corso qui in Sicilia e ho vinto (in apertura il podio al Memorial Francesca Alotta e Rosario Patellaro, vinto su Samuele La Terra Pirré, ndr). E poi una sola fuori regione. Ma devo dire che non ho il rimpianto di non aver fatto qualche corsa più importante, perché non avevo la testa necessaria. Ho preso questa strada, lo studio mi appassiona.

Allora buona vita, il ciclismo resterà comunque un’ottima scuola. Escludi che la passione possa tornare?

Grazie, magari ci vediamo a Palermo. Ma non penso proprio che la passione possa tornare.

Da Colpack a Delio Gallina, Calì si rimbocca le maniche

09.12.2022
6 min
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Francesco Calì è pronto a passare alla Delio Gallina-Ecotek-Lucchini-Colosio. Il corridore modenese lascia così la Colpack Ballan dopo due anni non propriamente da incorniciare. E dire che era passato tra gli U23 con le stimmate del campioncino.

Con lui facciamo il punto della situazione: cosa non ha funzionato, cosa si aspetta. La carriera è tutta davanti a lui. A 20 anni non può non essere così e magari certe difficoltà saranno un prezioso bagaglio per il futuro.

Francesco Calì (classe 2002) passerà dalla Colpack Ballan alla Delio Gallina Ecotek Lucchini Colosio (foto Instagram)
Francesco Calì (classe 2002) passerà dalla Colpack Ballan alla Delio Gallina Ecotek Lucchini Colosio (foto Instagram)
Francesco, raccontaci di queste prime due stagioni tra gli under 23. Cosa ha funzionato e cosa no?

Sono arrivato tra gli under alla Colpack dopo parecchie stagioni all’Aspiratori Otelli. All’ultimo anno da junior avevo raccolto parecchio. Per questo le aspettative erano molto alte sia da parte mia che da parte del team. Ma in questi due anni purtroppo non è mai arrivata una vittoria. Sono arrivati due secondi posti nel finale della passata stagione.

Come mai secondo te?

Al primo anno c’era la scuola, ma poi ho anche avuto problemi al ginocchio: è emerso un problema al menisco, ho avuto una cisti e sono dovuto stare lontano dalle corse per un bel po’. Al secondo anno invece ci si attendeva una stagione migliore. Nonostante abbia avuto molto spesso una buona condizione non sono mai riuscito a cogliere il risultato. E questo – aggiunge dopo una pausa – mi ha fatto pensare tanto.

Cosa hai pensato?

Che questo passaggio forse non era adatto a me. Mi sono ritrovato in un ambiente molto competitivo. Alla Colpack ci sono veramente tantissimi ragazzi forti. E’ una grande squadra e punta sui migliori. E’ una delle continental più forti del panorama europeo se non mondiale. Basta vedere quello che hanno fatto nelle ultime stagioni: secondi all’europeo, primi al Giro Under 23, primi al mondiale… Magari non ero pronto ad avere tutta questa competizione intorno e forse avrei dovuto anche regolarmi meglio al primo anno con la scuola. Ma sono cose che col senno del poi è facile dire. Sul momento ho avuto la chiamata della Colpack e pensavo che fosse il treno giusto. Anch’io poi non mi sono fatto trovare prontissimo in certe situazioni. Lo devo ammettere.

GP di Somma 2021: Nencini precede Calì. Per il modenese quest’anno un quinto posto come miglior risultato (foto Instagram)
GP di Somma 2021: Nencini precede Calì. Per il modenese quest’anno un quinto posto come miglior risultato (foto Instagram)
Quindi non è un discorso di metodo di lavoro con cui non ti sei trovato bene?

No, no… loro sono ben strutturati sotto questo aspetto. Anche altri ragazzi divenuti pro’ lo hanno detto: «La Colpack può essere paragonata ad una squadra pro’». Magari ci sono state delle incomprensioni o comunque non mi sono trovato bene io con la filosofia nel modo di interpretare le corse. Però è anche vero che quando sei in una squadra così importante, alla fine bisogna vincere.

Spiegaci meglio. Cosa intendi per “interpretare le corse”?

Ci sono tantissimi corridori che potrebbero fare i capitani in altre squadre. E se dici a un ragazzo in forma che nelle prossime due gare si dovrà mettere a disposizione di un altro, per lui diventa difficile fare risultato.

Quando dici: “La mia filosofia”, ti riferisci a questo?

Sì, io ho cercato sempre di rendermi disponibile per la squadra. Però, ripeto, anche per problemi fisici e miei personali, non ho avuto quella forza in più rispetto a qualche altro compagno da poter far dire al direttore sportivo: «Oggi puntiamo su Calì, punto e basta». Lo devo riconoscere: è stata un po’ una mia mancanza. Non riuscivo a trasmettere quella sicurezza ai direttori. Anche se poi le prestazioni erano buone.

Guardiamo avanti, andrai alla Corte di Cesare Turchetti, direttore sportivo e manager che sta “molto sopra” ai ragazzi. E Turchetti stesso ci ha espressamente spiegato il suo modo di lavoro. E’ un cambio netto?

In effetti c’è una bella differenza, però io cercavo proprio un ambiente così. Un ambiente che potesse mettermi più in mostra e nella Delio Gallina mi ci sono rivisto. Cesare mi ha esposto un bel programma di gare, mi ha messo al centro del progetto e mi ha fatto capire comunque che posso avere una certa importanza. Chiaramente tutto questo dovrà essere seguito dai risultati… e non bastano queste belle parole.

Turchetti segue molto da vicino i ragazzi. Lui è un sostenitore degli allenamenti di squadra e dei lunghi ritiri. Calì voleva un ambiente così
Turchetti segue molto da vicino i ragazzi. Lui è un sostenitore degli allenamenti di squadra e dei lunghi ritiri. Calì voleva un ambiente così
Come ti è sembrato questo primo approccio con la nuova squadra?

Mi sembrano ben organizzati. Cesare è il fulcro del team, pensa praticamente a tutto lui. Per ora, tutte le volte in cui mi è servito qualcosa, si sono sempre fatti trovare pronti. In pochi giorni arrivava il pezzo di ricambio della bici o quello che mi serviva. E dalla realtà da cui arrivavo non era facile questo paragone. Anche per questo ringrazio la Colpack per questi due anni.

Ti piace l’idea di essere seguito da vicino?

Ho capito che per il tipo di persona e di corridore che sono probabilmente ho bisogno di una figura più presente nella mia preparazione di tutti i giorni. Qualcosa che invece ho sottovalutato in questi due anni. Prima ero più solo, nel senso che ero trattato più da pro’. Dovevi saperti arrangiare. Anche grazie a questo aspetto mi sono reso conto che ho pagato parecchio questo salto.

Farai la spola con il bresciano, sede della Delio Gallina?

Io sono di San Felice sul Panaro, Modena, in neanche due ore sono in sede. Ma ci sono abituato perché l’Aspiratori Otelli era a 5 chilometri dalla sede attuale. Conosco bene quelle zone e mi sento a casa. Per esempio, quando sono andato a ritirare le bici sono passato a mangiare in un ristorante dove andavo sempre. E’ stato carino rivedere visi familiari, persone a cui voglio bene.

Nelle categorie giovanili Calì ha vinto molto. Spessissimo in volata… ma non solo
Nelle categorie giovanili Calì ha vinto molto. Spessissimo in volata… ma non solo
Francesco sei passato come un talento, te la senti ancora addosso questa “polvere magica”?

Subito dopo il passaggio tra gli under 23 sì, poi mettendomi a confronto con i compagni ho realizzato che avevo tanto lavoro da fare, più di quello che pensavo. Vedendo gli Ayuso, i Baroncini, i Gazzoli… ho preso la consapevolezza di dover fare ancora un grande salto di qualità. Nelle categorie giovanili ho sempre fatto bene, ho sempre raccolto tanto, adesso questa polvere magica bisogna rispolverarla!

La voglia di vincere c’è ancora?

Sì! Diciamo che non punto a vincere tutte le gare che affronterò, ma quelle più importanti. Perché in questi due anni ho capito anche questo. Il ciclismo moderno è un “alto-basso” continuo. I compagni più grandi mi hanno detto che il ritmo è sempre più alto, quindi bisogna ponderare bene gli obiettivi. Da parte mia ho grinta e voglia di far bene, specie nelle gare più importanti che poi sono quelle che guardano le squadre professionistiche e quindi per poter passare.

Calì vinceva anche in salita tra gli juniores, senti di essere ancora uno scalatore?

Non l’ho mai capito. Non mi sono mai definito scalatore come neanche velocista, anche se ho vinto parecchie gare in volata. Vado bene su molti percorsi. Però non penso di essere uno scalatore. Anche perché nelle ultime due stagioni, andando avanti con le preparazioni e col cambio di rapporti, ho più muscoli. Mi definirei più un passista veloce. O comunque un corridore completo.

Altura e U23 c’è chi dice sì: Delio Gallina “fissa” sul Maniva

19.07.2022
4 min
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Parlando con Piganzoli e anche con Martinez è emerso che non si allenano ancora in altura per tenersi dei margini, perché troppo giovani… Ma non è questa la “regola” che vince in questo momento del ciclismo. In altura ci vanno anche i giovani. La pensa così Cesare Turchetti direttore sportivo e dirigente della Delio Gallina Ecotek Lucchini Colosio.

Il tecnico bresciano già al Giro d’Italia U23 ci aveva detto che portava molto spesso in ritiro i suoi atleti, anche in quota. E allora cerchiamo di analizzare questo secondo punto di vista sull’altura proprio con lui.

Dopo il Giro d’Italia U23 Walter Calzoni è tornato alla vittoria alla Freccia dei Vini
Dopo il Giro d’Italia U23 Walter Calzoni è tornato alla vittoria alla Freccia dei Vini

Questione di recupero

Per Turchetti molto incide anche il momento della stagione in cui si va in quota. E in riferimento all’estate e alle temperature torride che stiamo vivendo, la sua teoria è decisamente netta.

«Qui da me – dice il direttore sportivo – in pianura ci sono 38 gradi all’ombra, credo che stare in montagna sia un beneficio, già solo per riposare bene di sera. Un beneficio che in questo momento di grande caldo si sente ancora di più. 

«Metto l’altura al pari di una buona integrazione. In passato parlai a Calpe, nel corso dei ritiri invernali, con Paolo Slongo e lui stesso mi disse che si va in quota per due motivi: recuperare o preparare un appuntamento.

«E se devi andare per recuperare, puoi fare anche 5-6 giorni senza bici. Puoi andare a fare qualche passeggiata con la fidanzata. E poi piano, piano riparti». Per dire che non sempre si spinge a tutta.

Allenandosi a bassa quota, in pianura possono spingere forte
Allenandosi a bassa quota, in pianura possono spingere forte

E sui margini?

Turchetti invece appare meno convinto sul discorso dei margini. Come ci dicevano Piganzoli e Basso è bene tenersi qualche step di miglioramento per quando si passerà pro’.

«Perché – continua Turchetti – non dovrei portare i miei ragazzi in quota? Oggi ci vanno anche gli juniores. Proprio qualche giorno fa ho visto i ragazzini di Di Fresco della Casano Matec. Oppure la camera ipobarica o le tende ipossiche oltreconfine, dove si può, ormai la fanno anche i più giovani. Sarà o no, meglio il mio metodo che è del tutto naturale? Ognuno la pensa come crede».

«Personalmente non sono d’accordo sul non andare per conservare dei margini, allora non dovrei neanche curare l’alimentazione. Io credo che l’altura faccia bene. E lo vedo anche dai risultati di Calzoni, Granados e Tsarenko che è andato forte anche in pista».

La risalita verso l’hotel (tra l’altro della famiglia Lucchini che è sponsor) dura oltre un’ora
La risalita verso l’hotel (tra l’altro della famiglia Lucchini che è sponsor) dura oltre un’ora

Nessun lavoro

Molto dipende chiaramente anche da come viene affrontata l’altura, come si lavora. I corridori della Delio Gallina Ecotek Lucchini Colosio sul Passo Maniva dormono a circa 1.700 metri di quota, ma si allenano a bassa quota.

«E poi risalgono in bici. Fanno un’ora e un quarto, un’ora e venti di salita. E anche per questo quando sono in ritiro in quota non gli faccio mai fare dei lavori troppo duri. Altri invece ne fanno. Ma che lavori vuoi aggiungere quando per un’ora e passa sei lì a spingere il 39×25-27? Già ne fai abbastanza di forza. Aumenti da solo la resistenza».

Turchetti è un sostenitore degli allenamenti di squadra e del ritiro
Turchetti è un sostenitore degli allenamenti di squadra e del ritiro

Ritiro permanente?

Turchetti per i suoi ragazzi utilizza da oltre venti anni l’altura, ma forse sarebbe meglio dire il ritiro. I suoi ragazzi quasi ci vivono! A rotazione i corridori della Delio Gallina-Lucchini salgono sul Maniva.

«Quest’anno – spiega Turchetti – abbiamo iniziato l’8 maggio, ma in passato anche qualche giorno prima. Cerco di portarli su tutti, tranne quelli che vanno ancora a scuola ovviamente. Di solito sono scaglioni di 5-6 atleti. In pratica d’estate è la nostra base. Si fa avanti e indietro con le gare.

«Andiamo presto in ritiro perché a me piace farli. Anche d’inverno li inizio presto, i primi di dicembre. Porto i ragazzi a Follonica (che è sul mare, ndr) per fare le uscite lunghe e lente, che servono per la base e perché magari sono due mesi che non toccano la bici». 

Come spiegava Paolo Alberati qualche giorno fa, allenandosi in basso si hanno i vantaggi del non doversi adattare all’arrivo e neanche al ritorno. 

«E infatti in passato quando li portavo a Trepalle che sono quasi 2.300 metri e anche per gli allenamenti si resta sempre in alto, nei primi giorni li lasciavo tranquilli. Per farli adattare, facevano avanti e indietro nella famose gallerie di Livigno che sono in pianura».

La scelta degli juniores. Inchiesta tra i diesse degli U23

25.06.2022
7 min
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Come scelgono i ragazzi di primo anno le squadre under 23? Al netto che i migliori juniores hanno la “strada spianata” e magari saltano direttamente fra i pro’, quali sono i criteri di scelta per gli altri ragazzi? Ne abbiamo parlato con alcuni direttori sportivi di squadre under 23 e continental, mettendo a confronto esigenze differenti.

Non bisogna però nascondersi dietro ad un dito: in questa scelta molto dipende dai procuratori e sostanzialmente dagli ordini d’arrivo. Perché, alla fine volenti o nolenti, si parte sempre da là. Ma resta in piedi il discorso tecnico. Vediamo come.

Per i ragazzi della Hopplà (continental) prima di entrare in squadra si passa dai test in Mapei Sport
Per i ragazzi della Hopplà (continental) prima di entrare in squadra si passa dai test in Mapei Sport

Basta plurivittoriosi

«Certo che guardiamo le classifiche – dice Matteo Provini, tecnico della Hopplà Petroli Firenze – ma guardiamo anche il modo di correre dei ragazzi. Qualche anno fa, per esempio, ho fatto l’errore di prendere un ragazzino che aveva accumulato molte vittorie, ma tutte nei circuiti, in volata. Poi nelle prime corse da under 23 si staccava sul primo cavalcavia. Da quel giorno non guardo solo chi vince, ma chi è nei primi dieci. Quando presi Ganna, non lo voleva nessuno, aveva fatto solo due piccole vittorie da juniores. Anche Konyshev non aveva vinto, ma vedevo che era sempre in fuga.

«Per me contano molto tre corse in particolare e sono: l’Internazionale di Solighetto, il Lunigiana e il Liberazione di Massa. Se si va a vedere, da qui sono sempre saltati fuori dei nomi importanti».

Ganna Chrono 2014
Un semisconosciuto Ganna alla partenza della Chrono des Champions 2014, vinta fra gli juniores
Ganna Chrono 2014
Un semisconosciuto Ganna alla partenza della Chrono des Champions 2014, vinta fra gli juniores

«Per il mio modo di fare – prosegue Provini – i plurivittoriosi con me non vanno sempre d’accordo. Hanno già l’impressione di essere dei campioni e non hanno voglia d’imparare.

«Quindi andiamo a contattare gli juniores di livello medio, dopodiché li sottoponiamo a dei test presso il centro Mapei. In base ai valori che danno questi test decidiamo se prenderli o no».

L’aspetto umano

Con Provini si cerca di capire se in qualche modo è valutabile anche l’aspetto umano.

«Qualche junior lo portiamo in ritiro con noi – sorride – e cerchiamo di capire chi sia la persona che stiamo ingaggiando. La prima è capire se hanno voglia di imparare e se ascoltano tutto quello che gli si dice.

«Il problema è che spesso – riflette – ci sono dietro di loro troppe persone, preparatore e famiglie, che li condizionano. Tante volte gli dici di fare una cosa, poi tornano a casa e fanno l’opposto. E così diventa difficile valutare per noi. Non si ha la piena padronanza dell’atleta. Per questo cerchiamo di scegliere chi ha piena fiducia nelle strutture della squadra».

Miodini della Beltrami-Tsa, squadra continental
Miodini della Beltrami-Tsa, squadra continental

Occhio ai punti

«Guardiamo anche le classifiche – spiega Roberto Miodini della Beltrami-Tsa – e le guardiamo perché se fai la continental i ragazzi devono avere dei punti. Senza punti ne possiamo prendere uno solo.

«Ma quando dico che guardiamo le classifiche, intendo che tengo l’occhio sui punteggi. Per forza di cose devo stare in quel range. Anche se sono consapevole che ci sono dei ragazzi che hanno pochi punti ma che sono, o possono essere, fortissimi. Magari non sono riusciti ad esprimersi perché ancora sono in fase di crescita, ma quelli io, ripeto, non li posso prendere. Se potessi, lo farei».

«Sulla nostra scelta – prosegue – incide molto anche la tipologia di calendario che andiamo a fare. Se facessimo anche tante corse che per la maggior parte sono piatte, come i circuiti per gli under 23, magari prenderei anche delle ruote veloci. Ma facendo un calendario continental che è più duro, che prevede corse a tappe, è più utile prendere un ragazzo che sappia fare fatica. E’ più utile un passista scalatore… A me piace chi fa fatica, anche se spesso accumula pochi punti perché lavora per altri. Ed è un paradosso. Quando invece per noi sarebbe il profilo migliore.

«In tal senso è importante avere una rete di fiducia con i direttori sportivi delle squadre juniores, ma anche amici, gente esperta… Perché basarsi solo sul giudizio del diesse di quell’atleta non è totalmente giusto: lui cerca di piazzare il suo corridore».

Turchetti, seduto al centro, con i suoi ragazzi della Delio Gallina
Turchetti, seduto al centro, con i suoi ragazzi della Delio Gallina

Le conoscenze contano

E il discorso delle conoscenze di Miodini e della valutazione umana che in qualche modo faceva Provini si ritrovano anche in Cesare Turchetti, della  Delio Gallina – Ecotek Lucchini Colosio.

«Nella scelta dei ragazzi – dice il diesse bresciano – molto incidono anche le conoscenze. Ci sono dei direttori sportivi in cui ho più fiducia e parlo con loro, ma mi rifaccio anche ai rapporti con amici competenti per capire il corridore e la persona.

«Qui, alla fine tutti vogliono andare alla Colpack-Ballan o alla Zalf Euromobil. Fai fatica a prendere uno junior bravo. E sì che poi noi gli diamo tutto. Nel mio metodo è previsto parecchio tempo in ritiro, quindi c’è anche un certo impegno. Ma se il ragazzo non vuole stare con noi o ci sta con la testa di chi dopo un anno vuole andare via, non va bene. Non è il massimo per chi vuol investire su di lui e cerca di farlo crescere».

Carlo Franceschi, storico manager della Mastromarco Sensi-Nibali
Carlo Franceschi, storico manager della Mastromarco Sensi-Nibali

Si va sul campo

«Prima di tutto – spiega Carlo Franceschi della Mastromarco Sensi Nibali – valuto il suo rendimento nell’arco della stagione. Non tanto le vittorie, ma la capacità di rendere da inizio a fine annata. Anche se vince poco, ma arriva sempre nei primi dieci, sai che ci devi lavorare, ma altrettanto sai che ci puoi fare affidamento.

«Spesso chi ha tante vittorie sono i ragazzi che vincono i circuiti, ma poi tra gli under servono le caratteristiche di fondo e resistenza».

«Il corridore piccolo ha più difficoltà è vero, però anche qui conta la qualità. Pozzovivo, per esempio, è sempre stato competitivo. Anche da allievo. Io poi, anche per cercare di individuare questi ragazzi che sono più indietro nella crescita, durante la stagione ho il compito di andare a vedere qualche gara juniores. E se il piccolino si fa vedere e magari ti arriva nei dieci è un’ottima cosa.

«Ma anche qui bisogna valutare: è piccolo perché i suoi geni sono così (e lo scopri conoscendo i genitori) o perché non è ancora cresciuto? Solitamente lo vedi in faccia un ragazzino di 17 anni se e quanto ha sviluppato. E lo vedi a prescindere dalla statura.

Anche Franceschi riprende in parte il discorso di Turchetti.

«Con i corridori di fuori regione si va a conoscere la famiglia. Il ragazzo magari vorrebbe venire, ma i genitori non sono d’accordo o non sono convinti di mandarlo a vivere nel ritiro. Così non va bene, non vai da nessuna parte: queste incertezze si riflettono sul ragazzo. La Mastromarco è una famiglia e tutti devono essere sereni di starci».

Coppolillo, dirige i ragazzi della #inEmiliaRomagna
Coppolillo, dirige i ragazzi della #inEmiliaRomagna

Particolarità #inEmiliaRomagna

«Valutare i ragazzi non è facile – dice Michele Coppolillo della #inEmiliaRomagna – non guardiamo solo il risultato, ma anche altre cose. Nel nostro caso poi è anche più semplice la scelta, in quanto abbiamo sposato la politica di portare avanti i ragazzi dell’Emilia Romagna. Ma è chiaro che guardiamo anche oltre. Che risultati hanno ottenuto, che tipo di attività hanno svolto, quante gare hanno fatto…».

«Ricordiamoci che tra gli juniores si è in una fase di crescita importante. E non tutti hanno sviluppato allo stesso modo. Abbiamo degli esempi in casa. Noi abbiamo preso corridori che da juniores non avevano mai vinto e poi da under 23 lo hanno fatto. Penso a Dapporto. La maturazione a quell’età è molto differente. E non si dovrebbe avere fretta.

«Lo scalatore, che solitamente è più piccolo, oggi fa fatica ad emergere. Fa più fatica in pianura. Le medie sono cambiate e magari arrivano sotto le salite già stanchi. Anche per questo collaboriamo con le società. Parliamo costantemente. Cerchiamo di avere un giudizio complessivo».

Coden, a sinistra, con i ragazzi della squadra Interregionale al Giro. Lui è il diesse della Campana Imballaggi
Coden con i ragazzi della squadra Interregionale al Giro. Lui è il diesse della Campana Imballaggi

Crescita in casa

«Noi – spiega Alessandro Coden della Campana Imballaggi Geo&Tex Trentino – siamo un team nato nel 2011 e abbiamo anche la squadra juniores. Non avendo grosse pressioni dagli sponsor, portiamo i ragazzi più avanti possibile, tanto che abbiamo creato la categoria under 23 da un paio di anni. Per noi quindi si tratta di un cammino. Anche se non manca un occhio rivolto ai ragazzi di altre squadre.

«Su cosa mi baso per prendere gli altri? Guardo il rendimento nella sua regolarità. I suoi piazzamenti. E lavoriamo per farlo crescere. Qualche corridore buono lo abbiamo avuto anche noi: Zambanini, che ora è alla Bahrain Victorious, e Colnaghi alla Bardiani Csf Faizanè. Ci abbiamo creduto e adesso cercheremo di fare crescere qualche altro ragazzo».

Dalla Delio Gallina ecco uno scalatore: è Walter Calzoni

11.05.2022
5 min
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Quando Fabio Aru vinse a Montecampione, nel Giro d’Italia del 2014, ai 2 chilometri dall’arrivo c’era anche un ragazzino a fare il tifo. Era Walter Calzoni. Come per molti ragazzi, la sua storia con il ciclismo nasce da bambino. In famiglia nessuno andava in bici, ma un amichetto sì.

Un giorno se ne andò a vedere la corsa rosa lassù. Una stradina di montagna dalla cui cima s’intravede il lembo settentrionale del Lago d’Iseo.

Il Giro arrivava sopra a casa sua, Walter è di Sellero, in piena Val Camonica, e di certo non poteva mancare.

«Come tanti altri ragazzini – racconta Calzoni – ero più interessato alle borracce che alla corsa vera e propria. L’idea era quella che poi le avremmo usate in allenamento». Con la sua biciclettina, Walter si è arrampicato fin quasi all’arrivo. Era andato con lo zio di quel suo amico e con il suo gruppo di cicloamatori.

Calzoni (a destra) prima dell’ultima gara a Monte Urano, nelle Marche, chiusa al 7° posto
Calzoni (a destra) prima dell’ultima gara a Monte Urano, nelle Marche, chiusa al 7° posto

Ecco l’exploit

Da quel giorno il bresciano ne ha fatta di strada, ha persino indossato la maglia azzurra nel Memorial Pantani dello scorso anno (foto in apertura). Oggi Calzoni è uno dei corridori della Delio Gallina – Ecotek Lucchini Colosio, una delle continental italiane. Al terzo anno da under 23, sembra finalmente la stagione della svolta, quella del salto di qualità.

Ha vinto una gara ed è salito sul podio in un’altra e viaggia costantemente nelle posizioni di vertice.

«Sì, un terzo anno, ma è quasi come fossi al secondo. Nel primo, tra Covid e qualche problema personale, ho corso pochissimo: non sarò arrivato neanche a dieci corse e quasi tutte erano “il circuitino”. L’anno scorso ho faticato un po’ ad inizio stagione, ma poi sono uscito bene dal Giro d’Italia under 23 e da lì ho raccolto qualche risultato».

«Quest’anno un po’ me lo aspettavo di andare forte – spiega Calzoni – Nelle prime corse non ero proprio in condizione. La cercavo andando fuga e aiutando squadra. Poi dopo la corsa a tappe Belgrade Banjluka le cose sono migliorate. Quella gara mi ha dato qualcosa in più e si sono visti i risultati».

In Serbia Calzoni si è portato a casa la maglia bianca di miglior giovane.

Il bresciano (classe 2001) con la coppa in mano al fianco di Turchetti
Il bresciano (classe 2001) al fianco di Turchetti

Alla Delio Gallina

La Delio Gallina, diretta dal diesse Cesare Turchetti, è un ambiente ideale per crescere. C’è la giusta dose di pressione e il fatto che quest’anno abbiano deciso di diventare continental ha ampliato le prospettive.

«Siamo seguiti bene dalla squadra – dice Calzoni – Qui non ci mettono pressione, semmai siamo un po’ noi stessi che lo facciamo. Andiamo alle gare per vincere. A 20 anni non serve l’allenatore che ti deve mettere pressione. Sei tu che vuoi e devi andare forte».

«La mia motivazione è forte. Adesso gli avversari sanno che posso arrivare davanti, questa cosa mi fa piacere, anche se sono più marcato. Però vincere da marcato vale di più. Se vinci in questo non è perché hai fortuna, non è perché sei riuscito a scappare così “tanto per”, ma perché te la sei meritata. Ed è più soddisfacente insomma».

«Fin da juniores non avevo mai fatto tanti chilometri e quindi anche per questo nelle prime gare ho faticato un bel po’. Poi a forza di uscire tutti giorni e con le gare subisco un po’ meno il ritmo. Per me sono soprattutto i chilometri in allenamento che ti fanno andare meglio in gara. Ne ho fatti sempre di più e l’anno scorso ho chiuso intorno ai 25.000. Quest’anno sono sui 9.000 per adesso».

L’equilibrio però è importante e adesso che si viaggia nel pieno della stagione quegli allenamenti a casa di cui parla Calzoni non sono molto intensi. La condizione si mantiene e si migliora con le corse.

«Prima e dopo le gare faccio un’ora e mezza di scarico, al massimo due. E visto che si corre sia il sabato che domenica faccio una distanza a settimana, non di più. Lo stesso vale per i lavori intensi: in questa fase della stagione sono pochi».

Calzoni vince (in salita) alla Volta Provincia de Valencia lo scorso settembre e coglie il primo successo da U23
Calzoni vince (in salita) alla Volta Provincia de Valencia lo scorso settembre e coglie il primo successo da U23

Scalatore dentro

Di solito chi vince tra gli under 23 è sempre un atleta veloce. La maggior parte di quelli che abbiamo intervistato ci hanno detto di essere corridori dallo spunto veloce, ma che tengono bene sulle salite brevi.

Calzoni no: lui, con i suoi 64 chili spalmati su 172 centimetri di altezza si definisce uno scalatore. Le “misure” da grimpeur ce le ha quindi.

«Mi trovo a mio agio sui percorsi duri e selettivi. L’anno scorso ho fatto bene nella tappa di Piancavallo al Giro del Friuli. Lì ho capito che posso tenere anche sulle salite abbastanza lunghe e per questo spero di fare bene al Giro d’Italia U23. Lo scorso anno ho faticato un po’, però vediamo cosa riserverà questa corsa. Io vado per vincere una tappa, o almeno mi piacerebbe. Ma vediamo come passeranno le giornate e vedremo eventualmente se si potrà tenere duro anche per la classifica».

«Per quanto riguarda il peso qualcosa posso perdere ancora. Un po’ perché lo voglio e un po’ perché col caldo ci si asciuga un filino. E poi serve per andare forte in salita! Oggi se non sei al top è difficile stare davanti… anche tra gli under 23».

Gallina 2022

Gallina Ecotek Lucchini, ecco la nuova entrata continental

11.02.2022
5 min
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La storia della Gallina Ecotek Lucchini Colosio viene da lontano, considerando che la squadra bresciana è sì al suo quarto anno di vita, ma nasce da precedenti esperienze. E’ anche vero però che questa è una stagione nuova, diversa, di rinascita vera e propria perché il team lombardo approda nel folto numero delle formazioni italiane continental, cambiando con questo un po’ tutta la sua impostazione. Si fa un salto di qualità, o meglio si chiede ai ragazzi di farlo, per cercare di salire quell’ultimo gradino che dovrà portarli fra i professionisti.

Gallina gruppo 2022
Da sinistra Tsarenko di spalle, Gatti, Granados, Tomasoni e patron Gallina (foto Rodella)
Gallina gruppo 2022
Da sinistra Gatti, Granados, Tomasoni e patron Gallina (foto Rodella)

E’ stato un salto che il responsabile del team Cesare Turchetti aspettava da tempo: «Io lo avrei fatto subito, ho immediatamente sposato l’idea della federazione, perché solo tramite il calendario continental puoi davvero far crescere i ragazzi: farli correre nei piccoli criterium, nelle gare regionali ti dà vittorie ma non serve a lungo termine, fare le corse a tappe, confrontarli con i pro’ consente invece di fare i giusti passi avanti. Il problema è la disponibilità economica: gli organizzatori ci invitano, ma ci chiedono migliaia di euro di spese e questo è un problema».

Perché il calendario Under 23 non era più sufficiente?

Perché c’è un altro modo di correre. Ma la differenza la vedi anche andando all’estero, e io ho sempre portato la mia squadra a fare esperienza fuori, soprattutto in Francia. Io poi sono convinto che, piuttosto che correre e vincere qualche gara di livello regionale, i ragazzi abbiano bisogno di mettersi alla prova ripetutamente, le corse a tappe di 5-6 giorni devono essere il loro pane quotidiano, così com’è per le formazioni estere.

Gallina Ecotek 2022
La Gallina Ecotek Lucchini è al suo quarto anno, ma è il primo come team continental (foto Rodella)
Gallina Ecotek 2022
La Gallina Ecotek Lucchini è al suo quarto anno, ma è il primo come team continental (foto Rodella)
C’è una diversa qualità?

Non parlerei tanto di qualità perché i nostri ragazzi non sono inferiori. E’ il modo di correre che cambia: all’estero appena si parte si va ventre a terra, può sembrare anche folle dal punto di vista tattico, ma poi vieni a sapere che molti team utilizzano magari quella stessa gara come allenamento, solo che hanno scombinato i piani di qualcun altro. Per questo sono esperienze formative, devi saperti sempre adattare.

Che cosa ti attendi dalla stagione?

Un team come il nostro 7-8 vittorie deve raggiungerle e penso che le raggiungeremo, ma a me piacerebbe molto che qualche nostro ragazzo riuscisse a fare il grande passo. Penso ad esempio a Di Felice, tornato da noi quest’anno e che è il più esperto. Vorrei che i risultati consentissero ai nostri di mettersi in luce e fargli trovare un ingaggio, in un ambiente dov’è sempre più difficile visto che si guarda direttamente agli juniores…

Gallina 2021
L’ammiraglia della Gallina Ecotek Lucchini è pronta a ripartire, previste molte gare estere
Gallina 2021
L’ammiraglia della Gallina Ecotek Lucchini è pronta a ripartire, previste molte gare estere

Diesse Raimondi, presentaci i ragazzi

Cesare Turchetti ha messo in piedi un team di 14 elementi che avranno in Nevio Millo e Giancarlo Raimondi i loro direttori sportivi. Quest’ultimo, arrivato dalla Beltrami («Prima gara con il nuovo team e subito una vittoria, non potevo essere accolto meglio» ricorda) ha subito accolto con molto favore la scelta di passare fra le continental: «Cambia innanzitutto il prestigio, ma anche l’economia che comporta una scelta del genere. Hai la possibilità di fare esperienze con i pro’ e ti accorgi subito che è tutta un’altra storia… Tra gli Under 23 fai gare di 160 chilometri ed è finita lì, ma quando corri con i pro’, ti accorgi che dopo 160 chilometri la gara entra nel vivo, prima hai passeggiato. Se non ti abitui, non avrai la possibilità di passare».

Quali sono stati in questi tre anni i momenti più belli?

Ce ne sono stati tanti, ma non posso non citare la Coppa San Geo di Filippo Tagliani nel 2018 e la Coppa Città di Brescia dell’anno prima con il bielorusso Shumov. Per un team come il nostro che viene proprio da Brescia, significa aver vinto mondiale ed europeo, aver fatto felici gli sponsor e tutto l’entourage che gira intorno alla squadra.

Gallina San Geo 2018
Il successo di Filippo Tagliani alla Coppa San Geo 2018, una perla per il team (foto Piton)
Gallina San Geo 2018
Il successo di Filippo Tagliani alla Coppa San Geo 2018, una perla per il team (foto Piton)
Chi sono le punte della squadra?

Abbiamo elementi più esperti, come Davide Bauce al primo anno Elite e il già citato Francesco Di Felice, che dopo la vittoria in una tappa al Giro del Friuli nel 2019 ci ha lasciato per due anni, ma ora è tornato per fare il definitivo salto di qualità. Io dico che è talmente forte che non so ancora se sia più velocista o scalatore. Poi ci sono Andrea Gatti, Walter Calzoni e Matteo Pongiluppi che ha un potenziale pazzesco, io dico che tutti loro possono regalarci grandi soddisfazioni. Inoltre avremo anche tre stranieri, l’ucraino Oleksandr Shchypak che è un ottimo scalatore, il colombiano Sergio Granados e l’altro ucraino Kyrylo Tsarenko.

Che cosa cambia per loro quando si troveranno a correre con i team professionistici?

Molto, soprattutto mentalmente, quando in corsa ti ritrovi con gente che eri abituato a vedere in Tv senti scattare qualcosa a livello mentale e devi essere bravo a non farti suggestionare, a fare il tuo. Noi correremo in casa ma anche all’estero, perché i ragazzi, soprattutto coloro che vengono dagli juniores (i bresciani Riccardo Perani e Nicolas Borsarini, il cremonese Riccardo Tomasoni, il trevigiano Lorenzo Ferroni, il mantovano Diego Ressi e il cuneese Domenico Cirlincione) dovranno abituarsi subito.

Dove correrete e quali obiettivi ti poni?

Considerando la storia e la provenienza del nostro team, San Geo e Città di Brescia restano un riferimento, ma spero che sapranno distinguersi anche nelle gare principali, aspettiamo ad esempio l’invito alla Per Sempre Alfredo. Avremo molte occasioni per distinguerci, poi starà ai ragazzi farlo.