Arzuffi punta tutto sulla strada: «Più chilometri e più salite»

21.03.2023
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Come molte sue colleghe, Alice Maria Arzuffi sta virando nettamente sulla strada. La lombarda è stata una delle (tante) atlete fuoriuscite da quella fucina di campionesse che era la Valcar Travel & Service ed è approdata alla Ceratizit-Wnt.

Arzuffi è stata e resta un’ottima ciclocrossista, ma a quanto pare con il livello che cresce anche tra le donne, c’è meno spazio per fare entrambe le specialità ad alto livello.

Alice hai nelle gambe già nove giorni di corsa, tra cui una gara a tappe. Senza contare che hai fatto anche un po’ di cross: ti sei riposata poco dunque questo inverno?

Eh sì, ho già fatto abbastanza. Però quest’anno non ho fatto la stagione di cross intera. Anzi, ho fatto solo tre gare. Ho preso parte giusto all’italiano e ad altre due per prepararlo, ma sempre in Italia. Pertanto non è stato affatto dispendioso.

Una preparazione mirata alla strada, dunque?

Esatto, la preparazione in questo inverno è stata fatta principalmente per la strada. Non ho fatto alcun allenamento per il cross. Quelle tre gare le ho prese proprio come divertimento e per fare un pizzico di ritmo.

E senti la differenza in corsa?

Sì. Sono contenta perché comunque sono già ad un punto migliore rispetto all’anno scorso di questo periodo. Ho fatto un bel periodo di riposo durante l’inverno, proprio per concentrarmi solo sulla strada. Adesso andrò avanti con la preparazione sempre in questa direzione, per cercare di performare al meglio nei mesi di maggio, giugno e luglio. Sono concentrata al 100 per cento sulla strada.

Quest’anno Arzuffi ha già corso in Belgio, ma lei punta ad andare forte nei mesi più caldi
Quest’anno Arzuffi ha già corso in Belgio, ma lei punta ad andare forte nei mesi più caldi
Squadra nuova Alice, vieni da una realtà italiana ed ora sei in un team straniero: come ti stai trovando? Che differenze ci sono?

Beh, qualche differenza c’è, però col fatto che c’è anche un bel gruppo di italiane mi sento come “a casa”. Senza contare che il direttore sportivo, Dirk Baldinger, parla italiano il che è un bell’aiuto. Una fortuna. Sinceramente è una squadra tranquilla, che non ci fa mancare assolutamente nulla e ci mette nelle condizioni migliori per esprimerci al top in gara. Sono veramente contenta di questa scelta.

Chi ti segue a livello di preparazione?

Luca Quinti, lo stesso preparatore di Consonni, Rota, Masnada,…

Puntando più sulla strada avrai cambiato qualcosa immaginiamo riguardo alla preparazione… Tanto più che non hai fatto il cross?

La prima cosa è stata un bel periodo di riposo. Dopo molto tempo ho fatto un vero inverno di stacco. Poi sono aumentati i chilometri: questa è stata la differenza principale. Quel che più mi mancava fare, specialmente nel mese di gennaio: mai fatti così tanti chilometri! E tanta endurance l’ho fatta anche a dicembre. Gli altri anni chiaramente non riuscivo a farla. Era impossibile perché comunque correndo tutte le settimane non riuscivo a fare un training camp al caldo, per esempio. Questo inverno invece sono stata a Calpe, in Spagna. 

Una delle uscite di Alice tra le alture slovene (foto Instagram)
Una delle uscite di Alice tra le alture slovene (foto Instagram)
Che di chilometri ne hai macinati in quantità si vede anche dal fatto che sei magrissima…

Insomma… devo ancora limare qualcosa! Però è vero, sono a buon punto. E questo si sente soprattutto in salita. Salita che quest’anno ho iniziato a fare anche molto più in allenamento. Avendo il tempo di fare delle lunghe distanze, riesco a fare più chilometri e ad inserire più scalate. E penso che questa sia la cosa migliore.

E quali sono le salite che batti di più?

Dalle mie parti quelle nei pressi del lago di Como e le strade del lago, che sono le mie preferite. Altrimenti quando sono da Luca (Braidot, il fidanzato azzurro di mtb, ndr) nei pressi di Gorizia sulle alture del Collio. Spesso sconfino anche in Slovenia.

Camilla Alessio: dalla Valtellina alla Germania pronta a ripartire

18.10.2022
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Il sole esce tardi dalle montagne che circondano il Sentiero Valtellina, ma quando lo fa scalda tutto come se fosse estate. Il 1° Giro Totale organizzato da Ceratizit con il supporto di Kirolife ci porta a Tirano e come rappresentante del team Ceratizit WNT Pro Cycling c’è Camilla Alessio. L’atleta veneta ha chiuso il suo primo anno con la squadra tedesca: non è stato un esordio semplice, ma Camilla non perde il sorriso ed il buon umore. Durante la nostra pedalata ne approfittiamo per parlarci un po’ e lei accetta. Nel ritorno da Aquilone a Tirano, Camilla zigzaga, salta gli ostacoli e sorride. Lo si vede anche attraverso le lenti nere dei suoi occhiali da sole che la passione per la bici è ben radicata in lei.

Al Giro Totale organizzato da Ceratizit era presente anche Camilla Alessio, al primo anno nel team Ceratizit WNT Pro Cycling
Al Giro Totale organizzato di Ceratizit c’era anche Camilla Alessio, al 1° anno nella Ceratizit WNT Pro Cycling

L’entusiasmo non manca

La passione per la bici la ventunenne veneta l’ha scoperta da poco e sembra non volerci proprio rinunciare. Così pedalando e facendo scorrere la bici tra le curve e le strettoie del Sentiero Valtellina emergono tanti argomenti interessanti. Si parla anche del “duello” tra istinto e ragione e di come imparare a trovare il giusto equilibrio tra questi due sentimenti.

«In corsa sono molto istintiva – ci racconta Camilla – non mi piace guardare i numeri. Da quando sono qui alla Ceratizit WNT, in gara, sul computerino guardo solamente la mappa del percorso. Giusto per sapere quando mettermi davanti nei punti critici del percorso. Nelle corse del Nord ti capita di gareggiare in strade strettissime ed è meglio sapere quando stare davanti».

Nel tragitto il gruppo ci sfila e così ci ritroviamo in fondo, un po’ distanti dalle guide ma con dietro il sapiente Igor Gonzalez de Galdeano. «Di solito nel guardare le strade non sono bravissima – scherza – se riusciamo a tornare al ristoro senza indicazioni vorrà dire che mi dovrò affidare ancor di più al mio istinto».

Il Tour de Flanders Femmes è stata l’ultima corsa di Camilla, prima del lungo stop
Il Tour de Flanders Femmes è stata l’ultima corsa di Camilla, prima del lungo stop

Lo stop

La prima stagione di Camilla alla Ceratizit WNT Pro Cycling era iniziata bene, poi però, a causa dei soliti dolori si è dovuta interrompere anzitempo. Quando entri nel mondo del ciclismo che conta fermarsi non è semplice e lei ce lo racconta, consapevole che la forza per ripartire c’è.

«E’ un problema (quello del reflusso gastrico, ndr) che mi porto dietro da molti anni – racconta Camilla Alessio – non è facile conviverci. E’ una cosa che mi limita molto nel momento in cui vado a fare attività fisica. Alla Strade Bianche sono rimasta sempre davanti, ma non ho potuto mangiare per tutta la gara. Al Giro delle Fiandre ho sofferto così tanto da mettere quasi in dubbio la mia partecipazione alla gara. Dopo quella giornata da inferno nell’inferno del Nord – scherza Camilla – mi sono fermata per capire bene quale sia il problema».

La fiducia non manca

Quelli che sono trascorsi da aprile ad ottobre non sono stati sicuramente dei mesi facili, ma Camilla non perde il sorriso. Anzi, è proprio questa la cosa che ci sorprende, la sua serenità.

«Voglio capire il mio problema e riuscire a sconfiggerlo – continua – la squadra mi è sempre stata molto vicina e questo aiuta ad affrontare le sfide con la giusta motivazione. Una delle mie grandi passioni è la scrittura, così il team mi ha proposto di provare ad intraprendere questa strada nei prossimi mesi, con la promessa che appena riuscirò ad allenarmi mi faranno tornare in gruppo. Venerdì (14 ottobre, ndr) andrò in Germania, vivrò lì e lavorerò con l’ufficio di comunicazione della squadra. Prenderò parte all’organizzazione ed alla realizzazione di eventi come questi, nell’attesa di tornare in bici al più presto».

Al termine del bel weekend a Tirano all’insegna del ciclismo c’è tempo per una dedica che custodiremo gelosamente
Al termine del bel weekend a Tirano all’insegna del ciclismo c’è tempo per una dedica che custodiremo gelosamente

Le compagne

L’entusiasmo dei giovani è spesso come il motore di una fuoriserie, sale di giri quando si scalda, quando trova strada libera. E così, quando un’atleta giovane trova spazio per esprimersi e parlare tende a raccontarsi pienamente. Allora è giusto, da parte di chi lo ascolta incamerare tutte le informazioni, con la consapevolezza che certe cose è giusto rimangano nell’eco di questa valle.

Una cosa però a Camilla la chiediamo ancora, ovvero quali sono state le sensazioni e le emozioni del suo passare professionista in una squadra così importante.

«La squadra è stata davvero molto contenta della mia prima parte di stagione (ci dice Camilla mentre è seduta su una panchina in legno a godere della temperatura estiva di questo ottobre, ndr). Mi hanno fatto sentire compresa e capita per quanto riguarda il mio disturbo, una cosa che non si vede ma che fa soffrire. Questa prima parte della mia esperienza è stata bellissima, fin da piccola ho sempre desiderato di diventare professionista. Passare dal lato delle “top player” e essere in stanza con campionesse come Katie Archibald è strano. Il primo giorno ero tutta agitata, i primi mesi sono stati come essere al Paese dei Balocchi.

«Stare con ragazze di quel livello, come la Brennauer o la “Confa” (Maria Giulia Confalonieri, ndr) è qualcosa di indescrivibile. E’ bello fare un’esperienza del genere perché conosci tante tradizioni, religioni e culture diverse e questo ti fa crescere. A proposito di ambientamento con Lach Marta ho riscontrato una differenza di cultura, cose ti fanno sorridere ma allo stesso tempo riflettere su quanto sia importante capire chi ti circonda».

La prima di Confalonieri. Ecco il biglietto da visita per la Uno-X

19.09.2022
6 min
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Un secondo ed un terzo posto che valgono una vittoria. Anzi, la prima del circuito UCI in carriera. E ieri un’altra terza piazza al Gp Isbergues (vinto dalla Consonni). Nelle ultime 72 ore è andata così a Maria Giulia Confalonieri che in Belgio ha conquistato la classifica generale al Tour de Semois (con 2″ di vantaggio su Bredewold e 17″ su Gasparrini) grazie al bis di podi consecutivi nelle due tappe disputate.

«Dedico questo successo – ci racconta raggiante al telefono la 29enne della Ceratizit-WNT – alla mia famiglia e alla mia squadra. Loro hanno sempre continuato a credere in me, anche se comunque questa vittoria ha tardato tanto ad arrivare. Avrei voluto ottenerla tagliando il traguardo per prima. Non ho nulla da recriminarmi. Ho trovato due avversarie semplicemente più forti ed una delle due, ieri, era la Wiebes, che quest’anno è imbattibile allo sprint. In ogni caso resta una bella consolazione. Spero di finire la stagione in questo modo».

Salto nel WorldTour

Per Confalonieri è il meritato riconoscimento dopo undici anni da elite al servizio delle compagne, soprattutto in nazionale. Se in pista aveva già inanellato tanti allori nazionali, continentali ed un bronzo iridato, su strada doveva ancora togliersi questa soddisfazione. La brianzola (tesserata con le Fiamme Oro) inoltre ha scelto la maniera migliore per salutare la sua attuale formazione. Nel 2023 correrà nel WorldTour con la norvegese Uno-X con cui pochi giorni fa ha firmato un biennale. Noi abbiamo voluto scoprire da lei la decisione del trasferimento e le relative aspettative. E mentre parliamo Maria Giulia ci spedisce le foto della premiazione finale scattate dalla sua compagna Martina Fidanza

A parte questo fresco sigillo, come stava andando il tuo 2022?

E’ stata una annata buona. Sono partita bene alle classiche del Nord. Ho sempre fatto bei risultati e belle prestazioni. Sono contenta del mio Tour Femmes. Avrei voluto sfruttare meglio la condizione, che è sempre stata buona, ma con la concorrenza che c’era era difficile inserirsi, specie se non hai un treno a tua disposizione. Anche alla Vuelta c’era poco da fare, il tracciato era sbilanciato a favore delle scalatrici. Però nell’ultima tappa a Madrid sono caduta a 20 chilometri dall’arrivo e poi sono riuscita a chiudere sesta in volata. Peccato, avevo la gamba giusta.

Quest’anno hai dimostrato di saper tenere la forma per tanto tempo.

Sì, è vero. Riesco a mantenerla bene per lunghi periodi. Ma non è bastato o non è servito fino in fondo. A marzo in Belgio ho fatto due terzi posti ravvicinati dietro Wiebes e Balsamo. Difficile fare risultato dietro loro. Quando non c’è una, c’è l’altra. Oppure ho trovato sempre qualcuna in giornata. Ma va bene così. Qui al Semois c’erano due frazioni adatte a me. Ho saputo leggere bene la gara e ne ho approfittato.

Vedendo quei tanti piazzamenti, ora a mente più fredda pensi di aver perso qualche occasione?

Direi di no. Come dicevo prima, ho sempre trovato chi è andata più forte e gliene rendo merito. Però un piccolo rimpianto ce l’ho. L’unico della stagione. Al Fiandre mi sono mancati cento metri sul Paterberg. Se fossi rimasta agganciata al gruppetto di testa forse sarebbe stata un’altra corsa. Anche alla Roubaix stavo bene ma sono stata frenata da una caduta davanti a me e poi da due forature nei momenti decisivi. Tuttavia al Nord so che l’inconveniente è dietro l’angolo.

I tre anni in Ceratizit come sono andati?

Benissimo. C’è un bell’ambiente, molto professionale. Mi sono sempre trovata bene con tutti, sia con lo staff che con le compagne. Questo è un fattore importante. E’ stata la mia quinta formazione e anche qui ho fatto un’esperienza ulteriore sotto il punto di vista culturale. Correre all’estero e confrontarti tutti i giorni con compagne straniere ti aiuta ad uscire dal guscio dell’Italia e a saperti adattare a tante situazioni.

Sempre più a nord, dalla Germania alla Norvegia. Com’è nato il contatto con la Uno-X?

In primavera mi avevano cercata diversi team tra cui loro, ma non sapevo dove andare. Ho ascoltato le varie proposte poi ho deciso di passare alla Uno-X perché mi è piaciuto il loro progetto, nuovo, e per come si sono presentati. Sono nati quest’anno partendo dal WorldTour però vogliono crescere gradualmente, cercando di mantenere un’impronta scandinava o comunque nordica il più possibile. Al momento hanno fatto una buona campagna acquisti prendendo l’olandese Koster e la danese Dideriksen (iridata nel 2016, ndr).

Tu avrai un ruolo con maggiori responsabilità?

Sì, ed è stato uno dei motivi che mi hanno fatto scegliere la Uno-X. Nelle classiche avrò i gradi di capitana, magari condivisi con un’altra ragazza, anche se hanno detto che puntano su di me. Poi si dovrà vedere il calendario. Personalmente vorrei che avessimo tante soluzioni, tante punte, un po’ come è stato in Ceratizit in questi anni. Mi piacerebbe che si creasse lo stesso tipo di ambiente dove tutte possiamo dare il nostro contributo alla compagna più in forma. Non ho mai avuto problemi a lavorare per le più forti o fare la corsa in prima persona. Dovrei avere più carta bianca rispetto al passato e cercherò di sfruttarla. Altrimenti mi metterò a disposizione delle altre.

Hai già fatto un pensierino a qualche obiettivo?

Come dicevo, le classiche di primavera saranno la parte principale della annata. Mi piacerebbe fare quelle corse esprimendo i valori migliori di sempre. Ma vedremo durante la stagione su cosa puntare, l’importante è farsi trovare pronta.

Martina brinda alla prima e pensa al mondiale in pista

06.09.2022
5 min
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La sua stagione non è stata troppo fortunata, tuttavia Martina Fidanza (in apertura con il padre Giovanni) è riuscita a togliersi alcune soddisfazioni nell’ultimo mese. Una decina di giorni fa ha rotto il ghiaccio vincendo la sua prima gara UCI al Giro di Toscana, mentre agli europei in pista si è messa al collo la medaglia d’argento col quartetto.

Questi risultati non vanno a saldare il credito che la 22enne della Ceratizit-WNT vanta nei confronti della sfortuna, ma la stagione non è finita e c’è ancora tempo per raccogliere qualcosa. Proprio con lei abbiamo fatto il punto della situazione per sapere anche cosa ha messo nel mirino da qui alla fine dell’anno.

Ghiaccio rotto. Martina Fidanza al Giro di Toscana ha vinto la sua prima gara UCI (foto Ossola)
Ghiaccio rotto. Martina Fidanza al Giro di Toscana ha vinto la sua prima gara UCI (foto Ossola)
Martina a Campi Bisenzio hai esultato. Che effetto ti ha fatto?

E’ stata una emozione forte e particolare. Nei giorni antecedenti alla corsa mi sentivo col mio diesse Steve Sergeant, che chiedendomi come stessi, mi diceva «Dai, vieni al Toscana a vincere!». Ed io gli rispondevo che era ciò che volevo da inizio anno. Però non avevo buone sensazioni in gara anche se avevo fatto seconda nel prologo di apertura. Arrivavo da un periodo debilitante. Ho tenuto duro e a metà corsa ho vinto un traguardo volante, che mi ha dato qualche secondo per la generale e soprattutto morale. Così con la squadra abbiamo deciso di puntare alla volata, vincendola. Grazie anche quell’abbuono, avrei potuto prendere anche la maglia da leader. E’ andata come avevamo previsto. E’ stato bellissimo anche se è durato poco…

Perché?

Come ho detto, non stavo troppo bene. Ero debole. Il giorno dopo sono arrivata staccata e all’ultima tappa ero proprio sfinita. Era una frazione dura. Non volevo ritirarmi perché già eravamo partite solo in quattro e volevo rendermi utile. Lara (Vieceli, ndr) voleva fare la corsa e così le ho dato una mano finché ho potuto. Poi d’accordo col diesse mi sono fermata perché non ha aveva senso sforzare il corpo.

Quest’anno a livello fisico purtroppo hai avuto qualche problema.

Non mi sono fatta mancare nulla (ride, ndr). A dicembre avevo fatto quell’ablazione al cuore. Poi ho preso il Covid. Ho iniziato a correre a marzo, ma già a metà mese ero nuovamente ferma per la brutta caduta alla Nokere Koerse. Lì mi sono rotta delle vertebre e mi ha dato qualche ripercussione a livello morale. Sono rientrata a fine maggio alla RideLondon ma avevo un po’ di paura a stare in gruppo. Al Giro Donne ho battuto il polso destro alla quinta tappa e ci sono ricaduta sopra in pista. Infine agli europei ho avuto una forte forma influenzale che per fortuna non era Covid. Ecco, io sarei anche a posto così

Nonostante tutto, hai comunque centrato dei risultati. Vedi il bicchiere mezzo pieno?

Devo essere sincera, mi aspettavo di fare di più, soprattutto perché sono molto esigente con me stessa. Però se contestualizzo tutte le situazioni, posso essere soddisfatta. A maggio a Milton in Nations Cup su pista ho vinto con l’inseguimento a squadre e nello scratch. Non ero al top, però avevo delle responsabilità dato che correvo con la maglia iridata. Sempre col quartetto ho conquistato l’argento agli europei di Monaco. Al Giro Donne ho fatto solo una top 10 all’ultima tappa, ma ero felice perché lo avevo portato a termine bene. Lì ho ritrovato quella giusta confidenza per stare in gruppo senza timori.

Nel 2023 la tua squadra dovrebbe diventare WorldTour. Com’è il tuo bilancio con loro?

Buonissimo. In Ceratizit sto molto bene. Non c’è pressione per il risultato. Vogliono il bene dell’atleta, sia a livello fisico sia a livello ambientale. Non ci fanno mancare nulla. So che hanno fatto richiesta per la categoria superiore, però bisogna capire se ci sarà il posto. In ogni caso, la nostra squadra anche se rimanesse continental è lo stesso ben attrezzata e molto professionale. Non si noterebbe la differenza.

Il tuo calendario ora cosa prevede?

Ho ancora un po’ di gare. Il 16 e 17 settembre correrò in Belgio il Tour de la Semois, poi il giorno successivo farò il Gp Isbergues. Dovrei fare anche il Giro dell’Emilia e la Tre Valli Varesine Women. Nel mezzo però correrò i campionati italiani in pista (dal 20 al 22 settembre, ndr) a cui tengo molto.

Immaginiamo ci siano altri obiettivi per il finale di stagione.

Certamente. Il mondiale su pista è quello principale. Ci sono pochi posti disponibili e voglio arrivarci con il picco di forma giusto. Dovrei fare lo scratch, dove cercherò di bissare l’oro dell’anno scorso. E contemporaneamente vorrei riscattare la brutta prova all’europeo, in cui sono stata condizionata dall’influenza e che mi aveva fatto saltare la madison. Punto anche a partecipare col quartetto. A Monaco ho corso in terza posizione, anche se mi si addice di più la prima, quella della partenza. Spero di poterlo correre e ottenere una medaglia.

Orbea arriva a IBF passando per La Vuelta

19.08.2022
3 min
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Tra i tanti brand di prestigio che saranno presenti quest’anno a Italian Bike Festival non poteva mancare Orbea. Il brand basco è una presenza fissa di quella che è ormai diventata la fiera della bicicletta più importante d’Italia e che quest’anno si svolgerà per la prima volta nella suggestiva location del Misano World Circuit dal 9 all’11 settembre.

L’obiettivo di Orbea è quello di rafforzare la propria presenza sul territorio italiano grazie al contatto diretto con gli operatori del settore come i negozianti, i partner commerciale, ma soprattutto i consumatori finali. Sarà anche l’occasione per incontrare i media e presentare loro in anteprima le novità di prodotto per la nuova stagione.

Orbea sarà presente all’Italian Bike Festival, fiera che si terrà a Misano dal 9 all’11 settembre
Orbea sarà presente all’Italian Bike Festival, fiera che si terrà a Misano dal 9 all’11 settembre

Una presenza importante

Orbea sarà presente a Misano con uno spazio espositivo di ben 315 metri quadri, decisamente più esteso di quello degli anni precedenti. Qui sarà possibile visionare la gamma completa del brand basco. 

Grazie alla location scelta quest’anno dagli organizzatori di Italian Bike Festival, i visitatori avranno la possibilità di testare le novità esposte. Orbea metterà a loro disposizione un parco bici di circa 25 unità. Saranno disponibili i modelli Rise H e Orca Aero. Gli utenti interessati avranno così l’opportunità di prenotarsi a questo link e di provare la bici scelta lungo i 4.000 metri del circuito di Misano oppure nella Test Bike Off-Road Arena costruita appositamente all’interno dello stesso circuito.

Il marchio Orbea ha alle sue spalle una storia lunga e ricca di successi. Per questo motivo all’interno dello spazio espositivo saranno presenti 15 modelli di biciclette che rappresentano l’essenza della gamma. 

C’è La Vuelta

In attesa di poter toccare con mano a Misano le ultime novità firmate Orbea, gli appassionati di ciclismo su strada possono ammirare rispettivamente i modelli Orca e Orca Aero in dotazione al team Euskaltel-Euskadi protagonista a partire da aggi a La Vuelta. La formazione basca, con la sua inconfondibile divisa arancione, è da sempre il simbolo dell’orgoglio basco ed è indissolubilmente legata a Orbea. 

Ricordiamo che da quest’anno, per tutti i tifosi del team, e naturalmente per tutti gli appassionati del marchio Orbea, è possibile acquistare i modelli Orca e Orca Aero nella stessa colorazione ufficiale della bici in dotazione al team basco. La stessa iniziativa ha interessato anche la formazione femminile Ceratizit – WNT Pro Cycling, protagonista di recente alla prima edizione del Tour de France femmes.

Appuntamento a questo punto dal 9 all’11 settembre al Misano World Circuit per Italian Bike Festival. 

Orbea

Confalonieri: lampi al Nord, poi testa agli europei

02.04.2022
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Muri, pietre, Fiandre. Quando Maria Giulia Confalonieri sente nominare queste parole le si illuminano gli occhi. Le gare in Belgio – o del Nord in generale – sono quelle che la fresca ventinovenne (compleanno festeggiato il 30 marzo) più ama, sia al servizio delle compagne sia… mettendosi in proprio.

Alla vigilia della Ronde abbiamo voluto sentire la passista della Ceratizit-WNT che negli ultimi venti giorni ha ottenuto due terzi posti. Prima il podio al Gp Oetingen condiviso con Wiebes e Consonni, poi quello alla Gand-Wevelgem con Balsamo e Vos. Risultati qualitativamente e moralmente importanti.

Confalonieri beve lo spumante sul podio della Gand-Wevelgem sotto lo sguardo divertito della sua amica Balsamo
Confalonieri beve lo spumante sul podio della Gand, sotto lo sguardo divertito dell’amica Balsamo
“Confa” stai attraversando un bel momento di forma…

Sì. Come ogni anno il mio focus nella prima parte di stagione è per queste gare al Nord. Mi piacciono molto e stavolta ci tenevo a fare bene. Anche l’anno scorso avevo una buona condizione, ma ero a disposizione di Lisa (la Brennauer, ndr). Quest’anno però, visto che lei ha iniziato a correre da pochissimi giorni, avevo più carta bianca e ho sfruttato al meglio le chance di giocarmi le mie possibilità. Correrò anche la Roubaix.

Domani al Fiandre c’è l’incognita del meteo?

Stamattina (ieri per chi legge, ndr) ci siamo svegliati con una bella spruzzata di neve, però poi è arrivato il vento che ha un po’ ripulito tutto. Domani dovrebbe esserci una giornata fredda ma asciutta, anche se bisognerà vedere come sarà il tempo. Molte di noi firmerebbero per correre con 8/9 gradi e solo col cielo coperto. Non dovrebbe esserci vento, si può prevedere un arrivo di un gruppetto di una dozzina di atlete.

Sarai tu quella deputata a fare la corsa della tua squadra?

Sto bene e spero di potermela giocare fin sul traguardo, benché sappia che il Fiandre è una corsa dura. Tante formazioni vorranno fare selezione e cercare di non arrivare in volata. Il faro della corsa sarà la SD Worx che schiera tutte atlete che possono vincere. Noi giocheremo un po’ di rimessa e nel finale potremmo essere presenti con Brennauer, che ha fatto seconda l’anno scorso, e Marta Lach. L’ideale sarebbe entrare in una buona fuga prima che possano muoversi i grandi nomi. Magari cercare di prendere davanti l’Oude Kwaremont, cercare di tenere più duro possibile e poi vedere com’è la situazione.

Il resto del tuo calendario agonistico cosa prevede?

Indicativamente lo abbiamo già stilato, salvo cambiamenti o imprevisti dell’ultimo momento. Dovrei fare il Thuringen Ladies Tour in Germania a fine maggio, il Women’s Tour in Gran Bretagna a giugno, poi Giochi del Mediterraneo, Tour de France Femmes ed europei a Monaco di Baviera. Ecco, qui il circuito cittadino potrebbe piacermi ed essere adatto alle mie caratteristiche.

Parlando di nazionale, anche tu pensi come le tue colleghe che sia importante sapere già a quali manifestazioni partecipare?

Devo dire che Paolo (il cittì Sangalli, ndr) sta gestendo molto bene gli impegni di noi ragazze. Sono sempre stata tifosa della meritocrazia, quindi se andrò forte sarà giusto convocarmi. Altrimenti spazio giustamente a chi sarà più in forma ed io cercherò di farmi trovare pronta per l’appuntamento successivo. Però credo che lui, esponendoci i suoi pensieri molto prima, ci faciliti la preparazione in vista di un determinato appuntamento. Possiamo organizzarci e prepararci a dovere. Meglio avere già un cerchio sull’obiettivo che vivere nei dubbi. Questo è certamente uno dei punti a favore di Paolo.

Sei al terzo anno alla Ceratizit-WNT. Come ti trovi?

E’ stata la prima volta in carriera che mi sono trovata in un ambiente così internazionale. Non abbiamo tantissimo personale come alcuni team del WWT ma c’è tantissima professionalità. Si respira ancora un clima famigliare pur essendo una continental importante. Si sta molto bene, soprattutto prima delle gare. Non siamo uno squadrone come altre e questo al momento ci aiuta a non avere il peso della corsa sulle spalle.

Ti sei trovata, insieme a Lara Vieceli, a fare gli onori di casa a Martina Fidanza e Camilla Alessio. Immaginiamo le abbiate agevolate nel loro inserimento.

Quando sono arrivata nel 2020 Lara ed Erica Magnaldi, che ora è al UAE Team Adq, erano già qui da un anno quindi so quanto sia importante avere già un riferimento. Martina e Camilla sono molto giovani e fanno parte di quel grande rinnovamento che ha fatto la squadra. Abbiamo un roster con una età media più bassa rispetto a prima. Loro due credo che ci daranno soddisfazioni a stagione in corso, anche se purtroppo Martina ha avuto un incidente alla Nokere Koerse e starà fuori per un po’ (ha subìto le fratture di due vertebre, ndr). Sono contenta che siano nella nostra squadra.

Dopo questi due bei terzi posti, ti sei prefissata qualche obiettivo stagionale in più?

Visto questo inizio, spero di riuscire a timbrare il cartellino presto, come si dice in gergo (ce lo dice sorridendo, ndr). Vincere è sempre difficile e per riuscirci nelle gare WT, con gli squadroni che ci sono, devi tirare fuori il coniglio dal cilindro. Però l’importante è essere sempre nel vivo della corsa. Questa estate spero di figurare bene, anche con la nazionale. Certo, non sono io la campionessa in casa Italia e quindi non avrei problemi ad essere nuovamente di supporto alle compagne come a Leuven. In ogni caso se per i Giochi del Mediterraneo o europei il cittì mi desse i gradi di capitana non mi tirerei indietro e ne sarei orgogliosa a maggior ragione.

Gregaria, orgogliosa, bellunese, tosta: conosciamo Lara Vieceli

19.12.2021
5 min
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Il vento in faccia non le fa paura. Lavorare per le compagne non le pesa, anzi la gratifica. Per chi non la conosce bene, Lara Vieceli può essere considerata un inno al gregariato. La figura che ricopre è sviluppata di meno nel ciclismo femminile rispetto a quello maschile ma è cresciuta negli ultimi anni.

La 28enne di Fonzaso (in cui ha iniziato a correre con la squadra di giovanissimi del paese prima della trafila da esordiente a junior nel Breganze) ormai è una veterana della categoria. Nel 2022 sarà alla sua undicesima stagione da elite e alla quarta nella Ceratizit-WNT, con cui ha appena finito in questi giorni il ritiro in Toscana a Castagneto Carducci.

Lara Vieceli in testa a tirare per la compagna Brennauer (foto Instagram)
Lara Vieceli in testa a tirare per la compagna Brennauer (foto Instagram)

Ce lo dice subito al telefono, dopo essere rientrata da cinque ore di distanza con le sue compagne (circa 140 chilometri dopo qualche giorno di stop per un’infiammazione al ginocchio), di come ha dovuto adattarsi ad un ruolo più consono durante i suoi anni di carriera.

«Non sono mai stata una vincente neanche da giovane – ammette la Vieceli che vanta un successo nel 2016 con la Inpa-Bianchi al prologo del Tour de Bretagne e due da junior nel 2010 – ma una gran lavoratrice. E questo mi ha ripagato. Considerando com’è cambiato il nostro movimento, se non avessi avuto questa prerogativa probabilmente non avrei trovato più squadra».

Lara, una curiosità flash. Cosa avresti fatto se non avessi continuato a correre in bici?

Probabilmente adesso farei la politica, magari in un’ambasciata. Il liceo classico mi ha lasciato questo retaggio legato alla questioni diplomatiche. Avrei studiato Scienze Politiche ed Internazionali però poi mi sono laureata in Scienze Motorie nel 2017.

Torniamo al ciclismo femminile. Che differenze ci sono dalla tua prima stagione ad oggi?

Tantissime. Vi dirò che per certi versi sono piuttosto stressanti queste continue novità. Nel senso che quelle che sono arrivate negli uomini in tanto tempo, da noi sono successe in fretta e in modo caotico. Talvolta non è semplice essere sempre al top e organizzare tutto. Nel 2012 sono passata elite con la Giusfredi e se oggi ci penso sembrava una formazione junior. Oppure nel 2017, quando ero in Astana, non pianificavo interamente il calendario. Ora invece tutto è cambiato. Programmi, allenamenti, distanze, velocità e stress sono sempre maggiori. Però c’è il rovescio della medaglia, l’aspetto positivo.

Da buona feltrina, Lara ama la montagna (foto Instagram)
Da buona feltrina, Lara ama la montagna (foto Instagram)
Quale?

Dal mio punto di vista c’è più professionalità. Abbiamo davanti a noi il modello degli uomini. Con l’avvento del WorldTour femminile, si è alzato il livello delle aziende che investono nel ciclismo. E quindi anche noi ragazze riusciamo a definire “lavoro” quello che facciamo tutti i giorni. Riusciamo ad avere uno stipendio vero, con cui possiamo vivere in maniera più indipendente rispetto a prima. Inoltre è cresciuto tanto il livello delle gare. Pertanto torna utile avere in squadra dei gregari come posso essere io.

Quando hai capito che dovevi metterti al servizio di capitane e compagne?

Col passare del tempo. I primi anni da elite sono stati belli ma difficili e mi sono detta che se non avessi avuto una mentalità moderna non avrei più avuto spazio. Mi piace essere gregaria. Sono contenta quando vincono le mie compagne. Le loro vittorie le sento mie, come se avessi vinto io. Oltre alle mie compagne anche molte avversarie in questi ultimi anni hanno riconosciuto il mio lavoro e per me è stato un grande motivo di soddisfazione.

Se nel 2022 il tuo diesse ti dovesse dare carta bianca, saresti pronta?

Direi proprio di sì. Prediligo le gare di un giorno dove posso sfruttare le mie caratteristiche di passista-veloce anche se tengo nelle brevi salite, come le “cote” delle Ardenne. In ogni caso so perfettamente che ci sono appuntamenti in cui si corre per la capitana, ma in altre corse se dovessi dire al mio staff o alle mie compagne che sto bene non mi verrebbe mai negato di giocarmi le mie carte.

In Ceratizit gestione “aziendale”, come dice la Vieceli, ma si sa anche scherzare. Il gruppo è affiatato (foto Instagram)
In Ceratizit gestione “aziendale”, come dice la Vieceli, ma si sa anche scherzare. Il gruppo è affiatato (foto Instagram)
Come è nato il rapporto con la Ceratizit-WNT?

Nel 2018 per varie ragioni ho vissuto una stagione difficile con l’Astana Women ed ero al classico bivio. Cambio aria e vado avanti o smetto? Per fortuna ho avuto un contatto con Dirk Baldinger, il loro diesse. Cercava un’atleta italiana. Mi fece un’offerta importante ma mi disse subito che voleva una ragazza pronta a lavorare per capitane come Brennauer e Wild. E mi disse anche che avevano l’idea di crescere nel giro di qualche anno. Presi tempo, mi informai bene perché non conoscevo il loro progetto ed accettai. E poi quando mi sarebbe ricapitato di essere compagna della Brennauer, mio idolo da sempre, e lavorare per lei? Non potevo farmi scappare questa occasione caduta dal cielo.

La tua società è legata ad un marchio che sponsorizza tante gare del WorldTour. Che tipo di squadra è?

Innanzitutto mi sono sempre trovata molto bene, per me è come una famiglia. Credo che non siamo la squadra più forte in circolazione, ma siamo ben organizzati e formiamo un gruppo molto affiatato. Facciamo risultati per questo motivo, che ci è stato trasmesso anche dallo sponsor principale. La Ceratizit fa degli eventi per clienti a cui spesso partecipiamo anche noi. Qui ci mostrano come noi cicliste ci inseriamo nella loro strategia di marketing. La mentalità della squadra e di noi atlete è molto aziendalista. Questo aspetto ci responsabilizza maggiormente in gara e fuori.

Confalonieri, il ciclismo è un affare di famiglia

Giada Gambino
20.02.2021
4 min
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A Giussano, tra Monza e Como, c’è una bella giornata. Il sole risplende, ci sono circa 14 gradi; questo caldo fa ricordare a Maria Giulia Confalonieri il clima della Sicilia nel suo recente ritiro sull’Etna. La lombarda correrà fino al 2022 con la Ceratizit-WNT Pro Cycling e avvolta dal calore della sua terra si racconta… 

Il ciclismo cos’è per te?

Fatica e tanta passione. E’ nato tutto un po’ per caso. Mio papà era il classico amatore della domenica che usciva in bici per divertirsi con gli amici. Io facevo nuoto da tanti anni, ma mi ero stancata, non mi emozionava particolarmente. Un giorno andai con mio zio da un fisioterapista, il quale mi disse che il ciclismo sarebbe stato lo sport giusto per me. Mia mamma mi aveva detto che se avessi lasciato il nuoto avrei comunque dovuto fare uno sport, così le dissi che sarei voluta andare in bicicletta. Pensava che mi sarei stancata subito, invece trascinai con me anche mia cugina Alice Arzuffi e da G6 iniziai. 

Nel 2019 corre la madison agli europei con Paternoster: l’anno prima è stata 3ª ai mondiali
Nel 2019 corre la madison agli europei con Paternoster
Nuoto, bici… non hai mai pensato di fare triathlon ? 

E’ uno sport molto bello e impegnativo, ma l’ho scoperto da grande. Mi intriga abbastanza, ma a piedi sono davvero lenta (ride, ndr).

Le tue prime vittorie importanti… 

Il primo campionato italiano di ciclocross che ho vinto da esordiente di primo anno a Lecce. Su strada non ho vinto molto, da junior ho vinto una gara in solitaria in Friuli che è tutt’oggi la mia ultima vittoria su strada. Infine, per la pista, l’europeo a punti da junior. 

Pista o strada?

Entrambe! Allenarsi in pista è bello, ma statico. Su strada mi piace tantissimo il fatto che posso sempre ammirare panorami diversi e godermi l’aria fresca. Però in gara l’adrenalina che ti dà la pista è unica: bisogna prendere una decisione in pochi secondi, è tutto molto veloce e ti regala una grande emozione (in apertura con l’oro europeo della corsa a punti 2019, ndr). Quando ero piccola facevo anche ciclocross, poi ho dovuto prendere una decisione e ho scelto la pista.

Confalonieri azzurra agli europei di Plouay 2020 su strada
Confalonieri azzurra agli europei di Plouay 2020 su strada
Non ti manca il cross?

Quando fanno le gare con una temperatura media e al sole mi viene voglia di praticarlo, ma quando guardo le corse al freddo e sotto la pioggia preferisco non essere al posto di quelle cicliste (ride, ndr). A volte faccio ciclocross d’inverno per divertimento con Alice. 

Maria o Giulia? Quale nome ti piace di più? 

Ti sembrerà strano, ma non sono due nomi. Si scrivono staccati, è vero, ma è come se fossero attaccati. I miei genitori non hanno saputo prendere una decisione e li hanno lasciati entrambi.

Una corsa che non dimenticherai mai…

I mondiali del 2018, il terzo posto nella madison. Era una specialità nuova ed è stata la prima medaglia dell’Italia. Un’emozione unica, una specialità meravigliosa

Nel 2020 partecipa alla Valenciana (Confalonieri è la prima da destra)
Nel 2020 partecipa alla Valenciana (prima da destra)
Se non avessi scoperto il ciclismo, cosa avresti fatto nella vita?

Questa è una bella domanda che mi sono posta tante volte. Ho 27 anni, ma non ho tuttora le idee molto chiare su cosa fare una volta scesa dalla bici. Ho tante passioni come la lettura, gli animali e la cucina. Ma se ad oggi dovessi dire un possibile lavoro per me… non saprei proprio cosa scegliere. 

Voi azzurre della pista… 

Siamo sempre più unite. Andiamo molto d’accordo fortunatamente, dal momento che passando davvero tanto tempo insieme, sarebbe difficile se non fosse così. Però c’è da dire che quando tante donne si ritrovano a vivere nello stesso posto… è un po’ un caos!

Come si svolgono i tuoi allenamenti nei periodi di stop?

Mi dedico di più alla palestra, che è comunque qualcosa che cerco di fare sempre almeno una volta alla settimana. Vado diverse volte a Montichiari per allenarmi nel velodromo, quando iniziano le corse mantengo comunque sempre la stessa routine dal momento che le gare su pista mi impegnano un solo giorno. Quando invece faccio le corse a tappe su strada… cambia tutto. 

Ai tricolori 2020, facendo la tattica con Giorgia Bronzini, in favore di Elisa Longo Borghini, che vincerà
Ai tricolori 2020, facendo la tattica con Giorgia Bronzini
Hai un idolo nel mondo del ciclismo?

Seguo tanto il ciclismo, ma non ho preferenze. Quando ho iniziato, Tom Boonen era il mio preferito. Adesso ne seguo tanti ma non prediligo nessuno.

I tuoi grandi obiettivi per questa stagione?

Sono tre quelli principali: riuscire ad arrivare davanti con costanza in tutte le gare del Nord, ottenere un posto in nazionale per le Olimpiadi per poi correre al meglio la madison e meritarmi la maglia azzurra per i mondiali su strada in Belgio.