E’ di questi giorni la presentazione di “A Full Circle”, il documentario voluto dal marchio di ruote Oquo per celebrare un anno di lavoro che ha avuto nella partecipazione al Tour de France Femmes 2023 il suo massimo momento di gloria. Ricordiamo che Oquo nasce dal desiderio di Orbea di fornire non solo bici performanti, ma anche ruote di altissimo livello tecnico.
Poco più di un anno fa su bici.PRO avevamo avuto modo di raccontare del debutto ufficiale del brand, avvenuto a Francoforte in occasione dell’edizione 2023 di Eurobike. Lo slogan scelto da Oquo per presentarsi sul mercato era il seguente: “Le migliori bici meritano le migliori ruote”.
Le ruote Oquo sono sulle bici che utilizzano bici Orbea, questa la Ceratizit WNT Pro CyclingE’ arrivato anche l’esordio al Tour de France FemmesLe ruote Oquo sono sulle bici che utilizzano bici Orbea, questa la Ceratizit WNT Pro CyclingE’ arrivato anche l’esordio al Tour de France Femmes
Debutto al Tour
Poche settimane dopo la sua presentazione a Eurobike, Oquo debuttava al Tour de France Femmes con il team Ceratizit WNT Pro Cycling. Un esordio da ricordare anche grazie alla maglia bianca di miglior giovane conquistata da Cedrine Kerbaol.
La presenza in gruppo di Oquo è cresciuta negli ultimi dodici mesi in maniera esponenziale arrivando a fornire le ruote alla Laboral Kutxa Team e successivamente alla Lotto-Dstny, maschile e femminile.
Spinti dal desiderio di voler condividere i successi ottenuti in uno spazio di tempo così breve, i responsabili di Oquo hanno deciso di realizzare il documentario “A Full Circle”. Un video che racconta le sfide e gli insegnamenti che hanno portato a un anno di successi, nonché l’impatto positivo che il marchio ha avuto su ogni squadra sponsorizzata.
Le gare come banco di prova
Fin dal suo debutto, Oquo ha utilizzato le competizioni di alto livello come un banco di prova, sviluppando prodotti in grado di garantire alte prestazioni. Un ruolo fondamentale è stato svolto dai feedback raccolti dagli atleti e dalle atlete dei team sponsorizzati. Questa stretta collaborazione è risultata determinante per l’evoluzione della gamma da strada e per garantire che ogni ruota sia oggi pronta ad affrontare le sfide più impegnative.
La collaborazione tra Oquo e i team professionistici ha permesso di sviluppare delle grafiche ad hoc per gli stessi team. Oggi queste soluzioni grafiche sono messe a disposizione di ogni ciclista che lo desidera attraverso il sito ufficiale del brand.
E’ un periodo di novità importanti per Arianna Fidanza e si sa quanto possano fare bene per rilanciarsi. Testa e fisico devono andare di comune accordo per ottenere il massimo e lo sa bene la 29enne bergamasca che nell’arco di qualche giorno ha tagliato due nuovi traguardi. Prima il certificato di mental coach, poi la firma di un biennale alla Laboral Kutxa-Fondacion Euskadi.
Parlando con Arianna traspare tutta la sua soddisfazione. Le due stagioni con la Ceratizit-WNT hanno avuto un bilancio comunque positivo, ma lei sentiva il bisogno di ampliare la sua carriera di atleta con nuove motivazioni dopo un 2024 che le ha riservato più noie che gioie. Ora si sta godendo gli ultimi giorni di stacco, poi fra qualche settimana inizierà la nuova avventura con la formazione spagnola. Ci ha raccontato tutto.
Ad ottobre Arianna Fidanza ha conseguito il diploma di mental coach. In futuro vuole aiutare i giovani atleti con la sua esperienzaAd ottobre Arianna Fidanza ha conseguito il diploma di mental coach. In futuro vuole aiutare i giovani atleti con la sua esperienza
Arianna sei diventata una mental coach qualificata. Da dove nasce questa volontà?
Alle superiori ho fatto il liceo socio-pedagogico e mi sono sempre piaciute le materie di scienze sociali. Mi sarebbe piaciuto studiare psicologia, ma per i tanti motivi legati alla mia attività non sono riuscita a fare l’università. Era da un po’ di tempo che volevo prendere questo diploma, poi ho deciso di farlo soprattutto dopo questa stagione in cui non ho passato bei momenti. Perché la testa aiuta. Lo sapevo e l’ho capito una volta di più.
Com’è stato il percorso per questo diploma?
Ho fatto un corso di 6 mesi sostenendo l’esame finale a Milano a fine ottobre. In questo periodo ho dovuto fare un tirocinio lavorando con tre persone. Era compito mio trovarle chiedendo la loro disponibilità di essere seguite da me. Con ognuna di esse abbiamo fatto cinque sessioni, facendo dei faccia a faccia e trattando tanti temi. Naturalmente mi è servito tutto per l’esame e conseguire la qualifica.
Arianna ha iniziato bene il 2024 con diverse top 10, poi ha pagato un calo di condizione dovuto a vecchi problemi fisiciArianna ha iniziato bene il 2024 con diverse top 10, poi ha pagato un calo di condizione dovuto a vecchi problemi fisici
Ti sei creata un’opportunità in più per il futuro, giusto?
Esattamente. Mi piacerebbe un giorno poter aiutare gli altri, magari consigliando i giovani atleti portando la mia esperienza. Credo che sia importante per loro. A gennaio farò trent’anni e non penso di essere vecchia, ma da quando ero juniores io il ciclismo è cambiato tantissimo. In questi anni ho visto tante ragazze forti che hanno abbandonato perché non avevano quel necessario supporto mentale. Adesso la figura del mental coach è presente in ogni team professionistico e solo nelle squadre giovanili più attrezzate. Anche la Federciclismo è andata avanti molto con il suo ruolo.
Possiamo dire che è un bene che ci sia questa figura e dall’altra un male perché sono sempre più crescenti i problemi di stress creati dalla società in cui viviamo?
La vita di tutti i giorni purtroppo è sempre più frenetica. Siamo sempre sotto pressione per qualsiasi cosa, mentre nei ragazzi è sempre più frequente il deficit di attenzione. Sono tutti temi che per forza di cose dobbiamo affrontare. Dipende da persona a persona, ma credo che possa essere un bene il mental coach se una persona riesce a collaborare. Non è facile o scontato perché uno deve mettere a nudo le proprie debolezze. Ci vogliono pazienza e fiducia. Il discorso vale anche nel ciclismo tra atleta e mental coach. Possiamo dire che questo rapporto funziona se lo vediamo come risorsa anziché come impegno o forzatura.
In 8 lasciano la Ceratizit. Oltre ad Arianna, la sorella Martina va alla Visma | Lease a Bike, Marta Lach alla SD Worx-ProtimeIn 8 lasciano la Ceratizit. Oltre ad Arianna, la sorella Martina va alla Visma | Lease a Bike
Nel frattempo hai lasciato la Ceratizit e forse in tanti non se lo aspettavano. Come mai?
Ci sono dietro una serie di motivi, sia fisici che tecnici. Avevo iniziato il 2023 molto bene (vincendo subito ad Almeria, ndr), ma le tante cadute si sono fatte sentire col passare del tempo e quest’anno le ho pagate tutte, con valori molto bassi. Anche quest’anno ero partita bene, nel mentre in squadra erano cambiate tante cose e tanti equilibri. Per dire, andiamo via in otto ragazze, compresa mia sorella che ha accettato una bella offerta della Visma | Lease a Bike. Le difficoltà principali sono legate ai cambi di programmi e alla mia gestione. Col mio allenatore diventava difficile programmare un’altura o la preparare alcune gare. Ad esempio tra maggio e giugno ho fatto il blocco delle corse in Spagna che non sono adatte alle mie caratteristiche. Tuttavia ho sempre dato il meglio di me, impegnandomi al massimo. Ho scelto quindi di cambiare aria.
Ed è arrivata la Laboral. Com’è nato il contatto con loro?
Prima dell’estate mi sono sentita col diesse Ion Lazkano. Avevo più opzioni, ma loro mi sono piaciuti molto per l’approccio. Abbiamo fatto una videochiamata dove hanno manifestato l’interesse per me, confidando nel mio rilancio e nelle mie potenzialità. Prima di decidere ho sentito Ane Santesteban con cui ho corso nella Jayco e naturalmente tutte le italiane che corrono lì, anche la stessa Quagliotto che va alla Cofidis. Tutte mi hanno dato un riscontro positivo. Ad inizio ottobre ho avuto una nuova chiamata e abbiamo trovato l’accordo. Hanno un bel progetto, molto stimolante. Anzi vi anticipo già una risposta.
Quale?
In tanti mi hanno detto che scendo di categoria e so che magari in tanti non condividono questa mia scelta. Non penso assolutamente di fare un passo indietro perché la Laboral è una formazione ambiziosa. Quest’anno hanno corso anche il Tour Femmes da protagonista con Tonetti in maglia a pois. Vogliono diventare WorldTour, per il quale avevano fatto richiesta per quest’anno, ma intanto nel 2025 prenderanno la licenza Professional se passerà veramente la riforma dell’UCI. Come dicevo prima, ho scelto il loro progetto. E fra poco partiremo per un training camp di cinque giorni nei Paesi Baschi senza bici per conoscerci meglio.
Nel 2024 Arianna ha disputato 39 giorni di gara con tanti programmi cambiati. Dopo il Giro Women solo altre 3 corseNel 2024 Arianna ha disputato 39 giorni di gara con tanti programmi cambiati. Dopo il Giro Women solo altre 3 corse
Che obiettivi si è data Arianna Fidanza per il 2025?
Ho già cerchiato in rosso qualche gara del calendario, quelle con i percorsi mossi e inclini a me. Vorrei riprendere la costanza di prestazioni e risultati come qualche anno fa, ma soprattutto vorrei ritrovare la gioia di andare alle gare. Perché la testa e le motivazioni possono fare la differenza
La kryptonite dei corridori non è più la salita, ma lo stress. Si continua a caricarli di incombenze e pressioni. E come Superman rischiano di crollare
Una delle prime novità per la stagione 2025 riguarda Martina Fidanza, l’atleta bergamasca passerà infatti alla Visma Lease a Bike Women. Un contratto biennale che chiude la sua esperienza alla Ceratizit, formazione tedesca che negli anni è cresciuta fino ad arrivare nel WorldTour proprio nel 2024. Per Martina Fidanza, alle prese con la convalescenza dopo un incidente in allenamento, la chiamata dello squadrone olandese arriva dopo stagioni in costante crescita.
«La convalescenza – dice da casa Martina Fidanza – è più dura del previsto a causa della rottura del gluteo. Ci metterà un po’ a recuperare e il mondiale di pista è dietro l’angolo, manca un mese. Riesco a uscire in bici, ma in maniera blanda, massimo un’ora e mezza a ritmi bassissimi. Giusto per girare le gambe. Oggi ad esempio sono rimasta totalmente ferma».
A inizio settembre si era detta felice per il finale di stagione, pochi giorni dopo è arrivato l’incidente che l’ha fermata (foto Instagram)A inizio settembre si era detta felice per il finale di stagione, pochi giorni dopo è arrivato l’incidente che l’ha fermata (foto Instagram)
Lo scorrere del tempo
Per Martina Fidanza la stagione è iniziata presto, anzi prestissimo, con gli europei su pista il 10 gennaio. E’ poi proseguita con gli impegni su strada e le Olimpiadi di Parigi.
«Sono passata dal vedere i mondiali su pista come un obiettivo lontano nel tempo – spiega – al vederli arrivare velocemente e non riuscire ad essere pronta come desidero. Sicuramente darò il massimo, ma il muscolo sarà al massimo delle prestazioni a metà ottobre. Nel mentre dovrò lavorare a regimi minori, onorerò l’impegno, chiaro che dispiace arrivare così. L’ufficialità della firma con la Visma è arrivata tre ore prima dell’incidente, pensare che una notizia così bella sia stata smorzata da questo evento dispiace, rimane però la felicità e l’orgoglio del traguardo raggiunto».
La stagione su pista era iniziata ai campionati europei e la medaglia d’oro nell’inseguimentoPoi sono arrivate le Olimpiadi di Parigi con il quarto posto, ora tocca ai mondialiLa stagione su pista era iniziata ai campionati europei e la medaglia d’oro nell’inseguimentoPoi sono arrivate le Olimpiadi di Parigi con il quarto posto, ora tocca ai mondiali
Come trascorri i tuoi giorni a casa?
Cerco di tenere la mente occupata, faccio dei sudoku, mi piacciono e per un po’ non penso ad altro che ai numeri. Poi guardo serie tv, mi sto appassionando a una serie crime, cercare di scoprire il colpevole e risolvere i casi è una bella prova. Infine vedo i miei amici, sto con il gatto e il mio fidanzato.
Come è arrivato l’interesse degli olandesi?
La Visma cercava una velocista giovane da affiancare a quella che già hanno in rosa. La Vos fa un altro tipo di calendario, servivano due velociste pure. Non mi ritengo una delle più forti in gruppo, però ho dimostrato di avere del potenziale e la squadra l’ha notato. E’ una cosa che mi fa parecchio piacere. Dal Thuringen ho fatto vedere le mie qualità e le due vittorie mi hanno dato una bella spinta.
Intanto su strada sono arrivate tre vittorie stagionali, due al Lotto Thuringen TourIntanto su strada sono arrivate tre vittorie stagionali, due al Lotto Thuringen Tour
Che contatti avete avuto?
Per prima cosa abbiamo fatto una videochiamata dove mi hanno presentato la squadra e hanno capito che tipo di persona sono. L’interesse è stato subito reciproco e dopo siamo passati al condividere i dati e le varie cose tecniche. La proposta ufficiale mi è arrivata dopo le Olimpiadi, la firma, invece poco prima di metà settembre.
Li hai incontrati anche di persona?
Sono andata in Olanda nella sede principale per conoscere lo staff e il personale. E’ una struttura impressionante, una quantità di bici inimmaginabile. Mi sono sentita subito coivolta, anche perché ho camminato tra le varie maglie e bici dei campioni. Passeggiare e vedere i vari peluche e trofei del Tour conquistati da Marianne Vos o la bicicletta di Van Aert fa emozionare. Sono la prima atleta italiana a far parte del team femminile, è una bella responsabilità, ma non mi pesa.
Risultati che le hanno aperto le porte della Visma Lease a Bike Women, nella quale correrà nel biennio 2025-2026Risultati che le hanno aperto le porte della Visma Lease a Bike Women, nella quale correrà nel biennio 2025-2026
Quali ambizioni ti poni per la nuova avventura?
Crescere ancora e fare un ulteriore salto di qualità. Voglio essere all’altezza della squadra in cui correrò, direi che cercare di vincere la prima gara di categoria WorldTour può essere un bell’obiettivo.
Hai parlato della pista?
Ci siamo subito detti dell’importanza della doppia attività e del valore che per me ha la pista. Li ho trovati assolutamente d’accordo e sono disponibili per creare un calendario ideale per le mie caratteristiche e ambizioni.
Non resta che farti un imbocca al lupo per una pronta guarigione e questa nuova avventura.
Parigi ha lasciato il segno nella testa e nel cuore di Martina Alzini. La delusione per non aver corso, la gioia per l'oro di Thomas e delle sue “sorelle”
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«Al gravel non ci avevo mai pensato fino a quest’anno, poi ad aprile mi era arrivata una proposta dagli organizzatori della Monsterrando, ma guardando il calendario non mi sembrava così fattibile. Ad inizio agosto sono tornati alla carica, ho visto che la domenica era libera e gli ho detto sì. Il mio esordio è nato così». Parole di Alice Maria Arzuffi, presentatasi al via della tappa italiana delle World Series da completa neofita e da completa neofita tornata a casa con un successo clamoroso, soprattutto per com’è arrivato.
Arzuffi sul podio della Monsterrando, vinta in campo maschile da Vakoc (CZE)Arzuffi sul podio della Monsterrando, vinta in campo maschile da Vakoc (CZE)
Partire insieme agli uomini
«Dopo il Tour volevo concentrarmi sulla strada, ma come detto la domenica era libera e non nascondo che avevo molta curiosità per affrontare questo mondo del quale parlano in tanti. Così mi sono detta che si poteva provare. E’ un misto di strada e ciclocross, due specialità che amo quindi mi sono trovata bene.
«L’idea di base era partire forte e tenere lungo i suoi 152 chilometri. Partire insieme agli uomini ha un certo peso anche nella tattica. Mi sono detta che dovevo tenere un ritmo alto facendo attenzione di non andare fuorigiri, quindi dovevo trovare ruote adatte per il mio scopo. Dopo una ventina di chilometri mi trovavo già da sola, parlando relativamente alla classifica femminile, quindi a quel punto dovevo solo attuare il piano stabilito in precedenza».
Arzuffi con Elena Cecchini, compagna di nazionale e terza al traguardoArzuffi con Elena Cecchini, compagna di nazionale e terza al traguardo
L’esperienza nel ciclocross
Alla fine Arzuffi ha chiuso rifilando alle avversarie distacchi d’altri tempi: la specialista polacca Karolina Migon ha chiuso a 5’44”, Elena Cecchini a 7 minuti, per le altre basti dire che solo in 8 hanno tenuto il distacco sotto l’ora… A prescindere dall’esito, per la ciclista di Giussano è stata comunque un’esperienza illuminante: «Non è facilissima, al contrario di quel che si potrebbe pensare è una specialità più vicina al ciclocross che alla strada per la sua intensità, perché come sui prati, detta in parole povere “se ne hai, vai”. Le velocità non sono elevatissime, forse anche perché la Monsterrato aveva un buon dislivello».
Il team, la Ceratizit-WNT era favorevole alla sua partecipazione? «Diciamo che non l’hanno ostacolata, temendo sempre qualche caduta, un infortunio che può sempre avvenire. Il fatto è che adesso mi è venuta una certa voglia di riprovarci…».
Per il team la partecipazione dell’azzurra è stata tollerata più che incoraggiataPer il team la partecipazione dell’azzurra è stata tollerata più che incoraggiata
Ora europei e (forse) mondiali
Rivedremo quindi Alice nelle prove titolate, a cominciare dall’europeo? «La corsa continentale la faccio sicuramente, vedremo come andrà e poi si deciderà per i mondiali, ma visti i risultati mi piacerebbe provarci, anche perché non è necessaria, almeno per me, una preparazione specifica. Io continuo la mia attività su strada e quella è utile anche facendo questa virata verso l’offroad».
Conoscendo il suo passato c’è da chiedersi se questa esperienza non le stia riaccendendo la voglia di cimentarsi anche nel ciclocross: «No, non c’è pericolo, quello è un capitolo chiuso. Non perché non mi piaccia più, ma la mia attività su strada richiede il massimo della concentrazione soprattutto nella preparazione invernale. Quest’anno, dedicandomi agli allenamenti senza distrazioni ho trovato molto giovamento nel mio rendimento generale a differenza dei due precedenti dove iniziavo il calendario su strada senza aver riposato e pagandone poi le conseguenze. Ho bisogno di staccare, è il fisico che me lo chiede».
La lombarda era uscita con una gran gamba dal Tour, vissuto sempre in prima lineaLa lombarda era uscita con una gran gamba dal Tour, vissuto sempre in prima linea
Preparazione specifica? Non serve…
Venendo all’attività su strada, che stagione è stata finora? «Direi positiva, vengo da un Tour de France finalmente buono, affrontato con valori fisici che non riscontravo da almeno 6 anni a questa parte. Sono sempre rimasta nelle posizioni di avanguardia, ho chiuso al 20° posto, ma anche prima le cose erano andate bene, con qualche Top 10, un rendimento generale alle classiche molto positivo lavorando per le compagne, un buon piazzamento finale anche al Giro. Ora mi attende il Romandia, spero di continuare sulla stessa lunghezza d’onda».
Per europei e mondiali prevedi qualche allenamento specifico? «No, anche alla Monsterrato sono arrivata senza alcuna preparazione, la strada ti dà quello che serve. Per quel che ho visto, la gravel segue la scia delle prove su strada aggiungendoci quelle caratteristiche legate alla tecnica precipue del ciclocross, per questo mi piace molto. Diciamo che per certi versi si avvicina anche alla corsa a piedi, forse perché a differenza delle altre discipline prevede la partenza condivisa con gli uomini, che sicuramente influisce nell’impostazione della corsa».
Una stagione finora positiva per la ciclista di Giussano, con 40 giorni di gara e 6 Top 10Una stagione finora positiva per la ciclista di Giussano, con 40 giorni di gara e 6 Top 10
Gli stradisti e quel qualcosa in più
Chi viene dalla strada, in confronto a chi invece del gravel è specialista, ha qualcosa in più? «Secondo me sì, perché la condizione fisica che è in grado di darti un Giro o un Tour non la puoi acquisire in altra maniera. Hai un livello di rendimento più alto, poi da quel che ho visto il gravel richiede sì un po’ di tecnica, ma non è certo qualcosa di improponibile anche a chi non ha esperienza nell’offroad. Quel che cambia è la velocità sostenuta, basta abituarsi».
Una pausa dopo il cross e Alice Maria Arzuffi ha riattaccato il numero sulla schiena. Debutto mercoledì al Brabante, domani Amstel, poi Freccia e Liegi
Con due vittorie al Lotto Thuringen Ladies Tour, Martina Fidanza si è già lanciata verso il grande appuntamento olimpico di Parigi e verbo non potrebbe essere più appropriato, visto che stiamo parlando della ragazza chiamata ad avviare il trenino dell’inseguimento verso il grande sogno. La ragazza di Ponte San Pietro ha chiuso come meglio non si poteva la prima porzione di gare su strada, conquistando due sprint di seguito in un contesto molto qualificato.
Le feste del team per le sue due vittorie, che hanno restituito il sorriso dopo l’incidente di ArchibaldLe feste del team per le sue due vittorie, che hanno restituito il sorriso dopo l’incidente di Archibald
La portacolori della Ceratizit WNT ha ricevuto dalla prova tedesca una grande iniezione di fiducia non solo per i successi, ma per la gara in se stessa: «Era una corsa a tappe di sei giorni, quindi una di quelle lunghe, inferiore solo a Giro e Tour in quanto a durata. Oltretutto si è rivelata molto impegnativa perché c’era pochissima pianura. Una gara che in questo periodo della stagione è stata ideale per me che avevo già deciso a inizio anno di non prendere parte al Giro Donne per concentrarmi per un mese sul lavoro per la pista».
Al di là delle due vittorie che indicazioni hai avuto per la tua prova?
Ottime, anche perché se guardo a come sono arrivata alla corsa tedesca c’era poco di che essere allegri. Arrivavo da tre settimane di allenamento molto impegnative e sentivo le gambe molto pesanti, non avevo buone sensazioni. Non gareggiando da un mese, con il solo anticipo del campionato italiano peraltro neanche concluso, quindi sapevo che mi sarebbe mancato il ritmo gara. Non ero preoccupata, piuttosto consapevole della difficoltà che faceva parte di un cammino.
Prima della corsa tedesca, la Fidanza aveva preso parte alla prova tricolore correndo per le FF.OO.Prima della corsa tedesca, la Fidanza aveva preso parte alla prova tricolore correndo per le FF.OO.
E poi?
La prima tappa diciamo che è servita per sbloccarmi, anche mentalmente, successivamente c’erano due frazioni, quelle di Gera e di Erfurt, destinate a una volata generale e lì mi sono trovata bene, la squadra ha lavorato per me e queste due vittorie sono state un’ottima attestazione del lavoro svolto. Poi sono arrivate le frazioni più dure e alla fine ero stanca. Appena tornata ho subito iniziato con 3 giorni di lavoro su pista e ora si va avanti su quella direzione.
Tu sei parte integrante del quartetto, a meno di un mese dal vostro torneo qual è la situazione generale?
Noi abbiamo iniziato a concentrarci su Parigi sin dal rientro dalla tappa di Nations Cup in Canada, sull’onda della grande performance sostenuta lì. Con Villa abbiamo lavorato bene, compatibilmente con gli impegni che aveva ognuna di noi con il suo team siamo sempre riuscite a essere almeno in 4 in ogni sessione, svolgendo tutti i lavori previsti nonostante le difficoltà. Ora nell’ultimo mese sarà molto importante riuscire a ritrovare le sensazioni giuste, quelle da mettere in campo in gara anche se fino al turno qualificativo non avremo naturalmente test agonistici.
Il quartetto azzurro gareggerà il 6 e 7 agosto. A Martina Fidanza il compito di lanciarloIl quartetto azzurro gareggerà il 6 e 7 agosto. A Martina Fidanza il compito di lanciarlo
Il vostro cammino è stato comunque non semplice, considerando il grave infortunio di Elisa Balsamo rientrata nel gruppo proprio in extremis…
Io ho condiviso con lei le tre settimane di lavoro a Livigno e ho potuto vedere davanti ai miei occhi la sua crescita, non solo dal punto di vista fisico e della condizione di forma, ma soprattutto della consapevolezza. Ha lavorato molto duramente, con un obiettivo chiaro. Io l’ho vista molto bene e posso scommettere che a Parigi sarà la vera Elisa Balsamo.
Tu sei compagna di squadra di Katie Archibald, messa fuori gioco da un incidente domestico. Quanto perde la Gran Bretagna secondo te?
Intanto sono particolarmente addolorata per quanto è successo a Katie perché so quanto ci teneva. E’ chiaro che la squadra perde qualcosa, ma questo secondo me non cambia granché nelle gerarchie della vigilia. Conosciamo il quartetto britannico, lo abbiamo già affrontato senza di lei e resta sempre uno dei favoriti per l’oro a Parigi. Noi non dobbiamo commettere l’errore di guardare gli avversari, entrare nel gioco di chi perde e chi guadagna con un ingresso o l’altro. Dobbiamo pensare solo a noi stesse, completare il percorso soprattutto a livello tecnico per riuscire a tirare fuori il meglio. Per intenderci, dobbiamo pensare che l’assenza di Katie non cambi nulla.
Katie Archibald, messa fuori gioco da un grave incidente domestico. Doveva gareggiare in 3 specialitàKatie Archibald, messa fuori gioco da un grave incidente domestico. Doveva gareggiare in 3 specialità
Un aspetto importante del torneo olimpico sarà anche la gestione dei tempi prima e dopo ogni impegno.
Il nostro torneo, a differenza di quello maschile, sarà articolato come le altre gare, il primo giorno per qualificazioni, il secondo per primo turno e finali. Noi di solito arriviamo al velodromo molto prima, almeno due ore e iniziamo a lavorare sui rulli per fare quel lavoro necessario per sbloccare il fisico ed entrare nel ritmo gara. Poi una breve sosta e si riprende con la seconda parte, sempre sui rulli, questa tesa al vero e proprio riscaldamento. Importantissimo sarà gestire il tempo fra una gara e l’altra: ci saranno tra le 4 e le 5 ore, questo dovrebbe consentirci, seppur in tempi stretti, di tornare in albergo, mangiare e rilassarci un po’ prima di ricominciare ed è un buon vantaggio.
Martina sta dedicando tutto l’ultimo mese alla pista, con un intervallo in alturaMartina sta dedicando tutto l’ultimo mese alla pista, con un intervallo in altura
Tu sarai chiamata a un ruolo importantissimo, il lancio…
Sì, infatti stiamo lavorando molto su questo aspetto e anche sulla seconda tirata, per capire quanto potrò dare alla squadra prima di staccarmi.
Tu non sarai al Giro come le tue compagne: che cosa farai?
Sfrutterò quella settimana per tornare a Livigno e fare un po’ di altura prima di tornare e affrontare con le compagne la parte finale della preparazione. Quella sì che sarà una volata importante…
Tra coloro che attraverso un piazzamento hanno riassaporato il gusto della ribalta dopo un periodo di tempo piuttosto lungo c’è anche Alice Maria Arzuffi. E’ vero, qualche top 10 in stagione l’aveva già conquistata, anche a maggio, ma cogliere il 10° posto alla Volta a Catalunya ha un sapore maggiore perché parliamo di una corsa a tappe, che non è proprio il suo forte ma che testimonia più di tanto altro come la gamba stia diventando quella giusta per puntare in alto.
Al suo secondo anno alla Ceratizit-Wnt, l’ex campionessa italiana di ciclocross, ormai concentrata in pieno sulla sua carriera da stradista, ha accolto il piazzamento quasi come una liberazione: «Soprattutto perché il periodo delle classiche belghe non era andato come volevo, soprattutto quelle sul pavé che sono le mie preferite quest’anno sono state caratterizzate da problemi meccanici proprio nel momento clou, estromettendomi da qualsiasi discorso».
Le classiche sono state il suo periodo più nero, con problemi tecnici nelle gare a cui teneva di piùLe classiche sono state il suo periodo più nero, con problemi tecnici nelle gare a cui teneva di più
In Spagna invece le cose sono andate meglio…
Sì, nelle corse iberiche mi trovo sempre bene, sono gare che mi si adattano. Man mano ho sentito la condizione aumentare, ma non ho avuto occasioni per provare a fare qualcosa d’importante al di là di qualche piazzamento. Il 10° posto al Catalunya però ha un valore in più perché conferma che la gamba è quella giusta, anche perché è una corsa a tappe e quindi significa che pur non essendo una scalatrice ho tenuto bene in salita.
Come ti trovi nel team? L’impressione è che spesso tu sia un po’ “imbrigliata” nelle tue aspirazioni…
Effettivamente non ci sono molte occasioni, a volte vorrei poter giocare le mie carte più liberamente. Non dimentico però che questo è un lavoro e ci sono delle gerarchie, quindi svolgo il compito che mi viene dato, quel che devo fare faccio. Io per prima so che non posso essere io la capitana per fare classifica, ho altre caratteristiche. Cerco di coprire le fughe iniziali, di entrarci dentro anche se è difficile che arrivino. Io sono per natura un’attaccante, mi basterebbe avere qualche occasione in più per provarci e magari cogliere quella vittoria che mi è sempre mancata.
Nel team Ceratizit-Wnt la lombarda si è spesso trovata a correre per le compagneNel team Ceratizit-Wnt la lombarda si è spesso trovata a correre per le compagne
Ora che gare farai?
Per ora nulla. Sono a Livigno per preparare i campionati italiani, poi tornerò in altura a La Thuile per il Giro d’Italia. Alla corsa rosa tengo tantissimo e voglio presentarmi nelle migliori condizioni.
Parti per il Giro con quali ambizioni?
Io punterò alle tappe, so che la classifica non è per me e per quella credo che sarà la francese Kerbaol la nostra punta di diamante, pronta a scalare le gerarchie. Io vorrei trovare la fuga buona per mettere il mio marchio sulla corsa. Di frazioni adatte, con qualche asperità ma non durissime, adatte a colpi di mano, ci sono.
La Arzuffi insieme a Cédrine Kerbaol, punta della squadra per il prossimo Giro donneLa Arzuffi insieme a Cédrine Kerbaol, punta della squadra per il prossimo Giro donne
Sentendo in giro però, molte ragazze dicono che una corsa così dura come il prossimo Giro Donne non l’hanno mai vista…
Studiando le altimetrie c’è davvero da pensare, ci sono tappe improbe. Io ho parlato anche con alcune ragazze che sono andate a visionare le tappe più dure e mi hanno confermato come alcuni dislivelli siano tutti nella parte finale della tappa. Il tracciato va studiato con attenzione, voglio trovare le frazioni più adatte a me considerando anche una variabile che viene messa poco in evidenza: il caldo di quei giorni in Italia, che sarà sicuramente molto forte.
Dopo il Giro farete un punto della situazione?
So già che andrò di nuovo in altura per preparare il Tour, ma è chiaro che molto dipende da come andrà la corsa rosa. Se andrà tutto bene, faremo anche la corsa francese con le stesse ambizioni e forse, guardando il percorso, anche con qualche chance in più.
Per Arzuffi arrivano in sequenza tricolori, Giro Donne e Tour FemmesPer Arzuffi arrivano in sequenza tricolori, Giro Donne e Tour Femmes
Questi sono giorni delicati anche per il tuo fidanzato Luca Braidot, che si sta giocando una delle due maglie azzurre per i Giochi di Parigi nella mountain bike. Come vivete l’attesa?
Sa bene che si gioca tutto, soprattutto nella tappa di Coppa del Mondo in Val di Sole che ha preparato minuziosamente. Deve esprimere il suo potenziale che è altissimo, se guardiamo il quadriennio nel suo complesso nessuno ha avuto il suo rendimento. So come lavora, deve solo raccogliere quanto ha seminato. Cerco di tenerlo tranquillo, ma in questi giorni mi sentivo in gara per lui…
Alice Maria Arzuffi sta per chiudere la stagione invernale poi debutterà su strada con la Valcar. Il cross resta la passione principale. Ma le classiche...
Dopo la straordinaria impresa con Carapaz al Catalunya, Sergio Higuita pedala verso le Ardenne. Vuole fare come Pogacar e Roglic. A tutta in tutte le corse
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Il suo processo di trasformazione in stradista ha avuto una netta e decisiva impennata durante il 2023. Nella stagione alle porte, Alice Maria Arzuffi è pronta per fare uno step ulteriore in questa nuova parte di carriera (in apertura foto Arne Mill).
Un dato che aiuta meglio a capire la tendenza intrapresa dalla brianzola di Seregno sono i giorni di gara. Quest’anno sono stati 51 – il massimo per lei – con un podio di tappa al Baloise Ladies Tour e circa una decina di top 10, di cui una ottenuta nella quarta frazione del Tour de France Femmes. D’altronde, prima Baldinger la scorsa primavera e poi Lacquaniti pochi giorni fa ci avevano spiegato quanto credano nelle doti di Arzuffi, specialmente nelle corse a tappe. Così, tra un’uscita in bici e l’altra in Friuli a casa del suo fidanzato Luca Braidot, abbiamo voluto sentire l’ex tricolore di ciclocross per conoscere le sue mire con la Ceratizit-WNT.
Arzuffi al Tour Femmes 2023 ha conquistato un decimo posto di tappa al termine di una lunga fugaArzuffi al Tour Femmes 2023 ha conquistato un decimo posto di tappa al termine di una lunga fuga
Alice che stagione è stata quella passata?
E’ stato un anno buono. Anzi direi che il 2023 è stato un anno di rodaggio. Il primo in cui ho fatto praticamente solo strada, a parte tre gare di ciclocross lo scorso gennaio corse senza troppe tensioni. Ho capito quanto sia importante fare una sola attività per andare meglio. Attualmente è difficile essere competitive in entrambe le discipline. Quest’anno ho avuto la possibilità di restare ben concentrata sulle corse, sapendo che poi in questo periodo avrei avuto un break per rifiatare e riprendere con più calma.
Non sono mancati nemmeno i risultati.
E’ vero, sono soddisfatta di ciò che ho raccolto. Tuttavia il miglior risultato credo sia stato quello di aver trovato una maggiore consapevolezza. Certo quando arrivi davanti ne acquisisci molta di più, però le prestazioni sono state buone. Poi per me è stato un motivo di orgoglio e stimolo sapere che i miei diesse hanno fiducia in me.
Arzuffi assieme alla cugina Confalonieri durante un’escursione in Mtb nel periodo invernaleVia e vai. nel 2023 Arzuffi è arrivata alla Ceratizit, formazione in cui correva Confalonieri, passata alla Uno-X (foto Arne Mill)Arzuffi assieme alla cugina Confalonieri durante un’escursione in Mtb nel periodo invernaleVia e vai. nel 2023 Arzuffi è arrivata alla Ceratizit, formazione in cui correva Confalonieri, passata alla Uno-X (foto Arne Mill)
Alla tua prima annata con la Ceratizit hai ritrovato Lacquaniti dopo dieci anni. Ha contribuito a farti ambientare meglio?
Sì, esatto, Fortunato è stato il mio primo diesse quando ero in Faren nel 2013, anche se abbiamo fatto pochissime corse assieme perché all’epoca avevo la maturità. L’ho trovato un po’ cambiato da allora, ma il mio rapporto con lui è molto positivo. Anzi mi piace molto lavorare con lui. In alcune corse in Spagna ha saputo farmi tirare fuori il massimo da me stessa. In generale però mi sono trovata benissimo con tutta la squadra, anche con i materiali. Dopo gli anni di ciclocross avevo bisogno di trovare un ambiente sereno, dove si puntano agli obiettivi con meno pressione, pur mantenendo molto alto il livello.
Che effetto fa quindi ad Alice Maria Arzuffi passare l’inverno senza ciclocross?
Sicuramente è tanto diverso, ma onestamente sto meglio adesso. Ero arrivata ad un punto, specie negli ultimi due anni, che non riuscivo più a sostenere quella vita né fisicamente né psicologicamente. Ho vissuto quattro anni da sola in una casa nelle campagne di Herentals, il paese di Van Aert. Mi passavano a prendere solo per le gare e lassù l’inverno è difficile lontano dalle corse. Tornavo a casa con una frequenza irregolare. Solo 2-3 giorni ogni due o tre settimane. Spesso ero l’unica italiana in corsa. Ho saputo adattarmi, ma iniziava a mancarmi la famiglia.
Nel 2023 Arzuffi ha fatto 51 giorni di gara, il suo massimo in carriera, indice della trasformazione in stradista (foto Arne Mill)Arzuffi ha trascorso questo inverno senza l’assillo del cross, dedicandosi al recupero e pedalate tranquilleNel 2023 Arzuffi ha fatto 51 giorni di gara, i massimo in carriera, indice della trasformazione in stradista (foto Arne Mill)Arzuffi ha trascorso questo inverno senza l’assillo del cross, dedicandosi al recupero e pedalate tranquille
Nel ciclocross sei stata l’unica italiana a vincere nel Superprestige. Su strada vuoi ripetere lo stesso percorso?
Diciamo che l’intenzione è quella, anche se è passato del tempo e quest’anno compirò trent’anni (il 19 novembre, ndr). Nel ciclocross sono voluta andare in Belgio per crescere ancora e sono riuscita nel mio intento. Fare altrettanto su strada è difficile, ma ci sto lavorando. Vorrei avere più coraggio. Dovrei osare di più rispetto a quello che potevo fare già nel 2023, perché non ero sicura delle mie potenzialità. Vorrei fare un salto in più, visto che oltretutto sia per me che per la Ceratizit sarà il primo anno nel WorldTour.
Avete già stilato il tuo programma gare?
Indicativamente sì. La mia predisposizione fisica è quella per le gare a tappe, nelle quali ho sempre cercato di fare bene. Inizierò a Maiorca, poi Valenciana e classiche del Nord. Gand, Fiandre e Liegi su tutte. A maggio farò le gare in Spagna. Ai Paesi Baschi dovrei fare classifica come prova generale in vista del Giro d’Italia Women. Al Tour Femmes invece dovrei correre in appoggio alle compagne o giocare le mie carte per le tappe. La seconda parte di stagione la vedremo più avanti.
Come giudichi il percorso del Giro?
Sarà una gara in cui si dovrà centellinare le energie. Già la crono di Brescia non è così semplice come sembra. Bisognerà perdere pochi secondi sia lì che in tutte le tappe prima delle ultime tre. Personalmente il tracciato mi piace, si addice alle mie caratteristiche e alla mia buona capacità di recupero. In compenso non sono per niente veloce e mi sto allenando per colmare questa mia lacuna.
Obiettivo Giro Women. Arzuffi punta a fare classifica sfruttando le sue doti in salita e di recupero (foto Arne Mill)Obiettivo Giro Women. Arzuffi punta a fare classifica sfruttando le sue doti in salita e di recupero (foto Arne Mill)
Nel ciclocross hai vestito l’azzurro tante volte. Ci fai un pensierino anche su strada?
Certo, perché no?! E’ sempre un onore indossare quella maglia. Nel cross ho il rammarico di non aver mai corso il mondiale al top della forma, su strada mi basterebbe guadagnarmi una convocazione. In realtà però penso che se metterò assieme prestazioni o risultati, la chiamata in nazionale potrebbe essere una conseguenza. Intanto un mio primo obiettivo sarà la Strade Bianche. Vorrei migliorare il piazzamento del 2023 (19° posto, ndr) e restare più a lungo e fino in fondo nel gruppo di testa.
CARPI – La loro prima stagione assieme alla Ceratizit-WNT sta per finire e ce n’è un’altra che bussa alla porta dopo il riposo invernale. Quest’anno Arianna e Martina Fidanza si sono ritrovate ad essere compagne di squadra, come ai tempi dell’Eurotarget di papà Giovanni, anche se i loro cammini agonistici si sono incrociati (forse) meno del previsto.
Solo 15 gare (per un totale di 21 giorni) disputate assieme dalle “Fidanzas” (come le hanno ribattezzate nel team tedesco), che nonostante tutto sono riuscite entrambe a lasciare la propria firma in una particolare circostanza. Se a fine gennaio Arianna aveva aperto il 2023 col botto vincendo subito ad Almeria la prima gara del calendario europeo, l’apice famigliare viene toccato ad aprile il giorno di Pasquetta. Alla Ronde de Mouscron Martina vince praticamente per distacco la volata tirata dalla sorella (poi quarta) e dopo il traguardo scoppia la festa. Al Giro dell’Emilia ne abbiamo approfittato per rivivere quel momento con entrambe, così come per tracciare un bilancio e buttare uno sguardo al futuro.
Arianna Fidanza apre il 2023 vincendo ad Almeria e battendo Norsgaard, un’avversaria che stima tantoBuona condizione. Arianna centra due secondi posti al Bretagne. Il primo dietro Pikulik e davanti ad Alzini (foto Mill)Il giorno dopo Arianna finisce nella morsa della Cofidis. Vince Fortin, con Alzini sempre terza (foto Mill)Arianna Fidanza apre il 2023 vincendo ad Almeria e battendo Norsgaard, un’avversaria che stima tantoBuona condizione. Arianna centra due secondi posti al Bretagne. Il primo dietro Pikulik e davanti ad Alzini (foto Mill)Il giorno dopo Arianna finisce nella morsa della Cofidis. Vince Fortin, con Alzini sempre terza (foto Mill)
Che annata è stata?
MARTINA: «Di alti e bassi. Ho avuto diverse cadute, con alcuni colpi alla testa che mi hanno sempre fermata qualche giorno in più del dovuto. Anche il nervo sciatico mi ha dato problemi. Tuttavia una vittoria su strada e due secondi posti sono riuscita ad ottenerli. In pista sono arrivata ad un passo dalle medaglie sia agli europei che ai mondiali (nello scratch, quinta e quarta, ndr) e mi è bruciato tanto. In ogni caso ho ancora alcune gare da fare. Dal 9 al 19 ottobre andrò in trasferta in Cina per il Tour of Chongming Island ed il Tour of Guangxi (entrambe corse WorldTour, ndr) e lì finirò la mia annata».
ARIANNA: «All’inizio una stagione super. Mi sono preparata bene, però non mi aspettavo di vincere alla prima gara. Il morale si è alzato subito tanto. Al UAE Tour ho provato a fare classifica, andando bene in salita. A giugno ho avuto qualche caduta di troppo. Seppur la squadra mi abbia fatto correre ancora tanto, non sono più riuscita a trovare il giusto colpo di pedale. Poi in estate di base io soffro sempre il caldo e anche questo mi ha condizionata. Adesso ho praticamente finito di correre. Quest’anno era anche il mio primo anno con tante corse all’attivo (55 giorni, ndr) quindi non sapevo nemmeno come gestirmi. Questa esperienza mi aiuterà a gestirmi meglio l’anno prossimo».
Fidanzas-day. A Mouscron Arianna lancia la volata a Martina che vince ed urla di gioia (foto Fellusch)A Veenendaal Martina si inchina solo a Kopecky, dominatrice della stagione e futura iridataAd inizio settembre, Martina ha chiuso seconda dietro Consonni, sua amica e compagna di nazionale (foto Grote Prijs Beerens)Fidanzas-day. A Mouscron Arianna lancia la volata a Martina che vince ed urla di gioia (foto Fellusch)A Veenendaal Martina si inchina solo a Kopecky, dominatrice della stagione e futura iridataAd inizio settembre, Martina ha chiuso seconda dietro Consonni, sua amica e compagna di nazionale (foto Grote Prijs Beerens)
Com’è stato essere nuovamente in squadra con tua sorella a distanza di anni in un team più grande come la Ceratizit?
MARTINA: «E’ stato bello. L’ultima volta avevamo fatto il biennio 2018-19 assieme, ma ora c’è un sapore diverso perché siamo in una squadra importante che per il 2024 ha fatto richiesta di diventare WT. Sinceramente speravo di poter fare più assieme a lei, però il calendario si modifica sempre durante l’anno. In ogni caso devo ringraziare Arianna per ciò che ha fatto per la mia vittoria di inizio stagione. La sintonia in corsa si sente».
ARIANNA: «E’ stato emozionante, senza ombra di dubbio. Non abbiamo fatto tante gare insieme, ma quando è successo abbiamo corso molto unite. Riusciamo a trovarci molto bene nelle varie fasi di corsa. In realtà anche quando eravamo in squadre diverse, ho sempre avuto il pensiero di controllare Martina dove fosse in gruppo e cosa stesse facendo. Ora è diverso anche prima della gara per sostenerci a vicenda».
Stakanovista. Arianna ha iniziato a fine gennaio e finito ad inizio ottobre, raccogliendo 55 giorni di gare (foto Mill)Stakanovista. Arianna ha iniziato a fine gennaio e finito ad inizio ottobre, raccogliendo 55 giorni di gare (foto Mill)
Com’è stato il successo di Mouscron visto da Martina e visto da Arianna?
MARTINA: «E’ una vittoria mia che va divisa per forza con Arianna ed anche Kathrin Scheweinberger, autrice di un grande lavoro. E’ come se sul gradino più alto del podio ci fossimo andate tutte e tre. Senza di loro non sarei nemmeno riuscita a centrare quel risultato. »
ARIANNA: «Era già successo qualcosa di simile quando facevamo le gare open ma stavolta è tutta un’altra cosa. E’ stata una grande giornata. E’ stato bello dare tutto quello che avevo per lei. Ho fatto tutta la gara a cercare Martina perché credevo in lei, più di lei. La gara è stata dura per il tanto vento e il brutto tempo. Il gruppo si continuava a spezzare. Cercavo di stare davanti e dare un occhio alla sua posizione. Ogni tanto nei punti più difficili la riportavo dentro. Le dicevo di non mollare, lei mi rispondeva che stava facendo fatica. Le ripetevo di crederci fino alla fine perché erano tutte stanche e ce la poteva fare. Gliel’ho ripetuto anche in malo modo perché io poi non ho mezze misure (ride, ndr). In generale credo molto in Martina perché penso sia una delle atlete più forti in volata. Deve crescere sulla distanza e concentrarsi di più sulla strada poi si toglierà belle soddisfazioni».
Quest’anno Martina e Arianna Fidanza hanno disputato 15 gare assieme per un totale di 21 giorni (foto Van der Schoot)Quest’anno Martina e Arianna Fidanza hanno disputato 15 gare assieme per un totale di 21 giorni (foto Van der Schoot)
Cosa hai imparato da lei e cosa tu hai insegnato a lei durante questa stagione?
MARTINA: «Belle domande, diciamo che ci sosteniamo a vicenda (ride di gusto mentre guarda la sorella di fronte a lei, ndr). Battute a parte, da Arianna ho imparato a non mollare mai perché sa reagire nei momenti molto difficili. Questo però da lei lo imparo da sempre, non solo da quest’anno. Ho imparato anche ad avere tanta pazienza, con lei ce ne vuole parecchia (dice sorridendo, ndr). Insegnato invece non so, ve lo dirà lei fra poco».
ARIANNA: «Dice che le ho insegnato a non mollare, ma anch’io ho imparato la stessa cosa da lei. Penso a quando ha vinto il secondo mondiale nello scratch che arrivava da un periodo brutto, dopo il Covid e la rottura delle costole. Nessuno ci avrebbe scommesso. Mia sorella mi ha insegnato ad essere mentalmente meno sbadata e più precisa (sorride, ndr)».
Martina quest’anno su strada finirà con poco più di 30 giorni di gara (foto Hazen)Martina quest’anno su strada finirà con poco più di 30 giorni di gara (foto Hazen)
Obiettivi futuri, anche a medio termine?
MARTINA: «Se guardo a breve, ora penso al riposo. Non farò tanto, ma dovrò staccare per forza facendo due settimane senza bici perché poi ci saranno gli europei in pista a gennaio. Per il resto sono sicuramente proiettata al prossimo anno. Ragiono step by step. Mi piacerebbe riuscire ad andare alle Olimpiadi ed esserne una partecipante a tutti gli effetti visto che nel 2021 a Tokyo ero riserva. Ecco, magari dopo Parigi mi piacerebbe guadagnarmi un posto su strada in nazionale. Vedremo come fare e lavorarci su di più».
ARIANNA: «Saremo assieme in Ceratizit anche nel 2024, ci tenevo a fare un altro anno assieme a Martina poi si vedrà. Di certo voglio riconfermarmi tornando ai livelli di inizio anno. Farò di tutto per tornarci ma prima riposerò dando tempo al mio fisico di recuperare. L’intenzione sarà quella di trovare una buona condizione fisica e mantenerla per tutta la stagione.
L’abbraccio di Mouscron. Tra le sorelle Fidanza ci sono molta sintonia e sostegno reciproco (foto Fellusch)L’abbraccio di Mouscron. Tra le sorelle Fidanza ci sono molta sintonia e sostegno reciproco (foto Fellusch)
Capitolo nazionale?
MARTINA: «Col gruppo della pista siamo molto motivati. Il prossimo anno avremo grandi appuntamenti. Prima di pensare al posto per le Olimpiadi, bisogna essere certi della qualificazione. Siamo messe bene ma non possiamo abbassare la guardia. Dobbiamo fare buoni piazzamenti nelle prove di Nations Cup e agli europei. E’ tutto da costruire. Dopo le vacanze riprenderò piano piano, cercando di trovare una condizione adeguata per gli europei e cercare di dare il mio contributo».
ARIANNA: «L’anno scorso avevo corso Giochi del Mediterraneo, europeo e mondiale. Quest’anno sinceramente mi aspettavo un po’ più di considerazione, soprattutto ad inizio anno quando andavo bene, non c’è stato nessun contatto con la nazionale. Ci sono rimasta un po’ male, vedremo come sarà l’anno prossimo. Indossare la maglia azzurra e difenderne i colori è sempre bello. Questo è un obiettivo che arriva di conseguenza. Quello principale è fare risultato con la squadra nelle gare che contano e che mi piacciono, come le classiche belghe. Se farò bene lì, allora la nazionale potrebbe arrivare di conseguenza».
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“Le migliori bici meritano le migliori ruote”. E’ questo lo slogan scelto da Oquo per presentarsi sul mercato ciclo lo scorso anno. Stiamo parlando di un brand giovane e ambizioso che nasce dal desiderio di Orbea di fornire ai praticanti non solo bici performanti, ma anche ruote di altissimo livello tecnico.
Oquo ha debuttato sul mercato qualche mese fa con una serie di ruote destinate al mondo offroad. Il brand basco ha scelto il palcoscenico di Eurobike per presentare agli addetti ai lavori e al pubblico la sua prima gamma di ruote da strada. A Francoforte sono state presentate due linee: “Road Performance”, che si concentra sul peso e sull’aerodinamica per biciclette ad alte prestazioni e “Road Control”, che si rivolge al gravel e all’endurance, con un’attenzione particolare al comfort.
La gamma “Road Performance” si concentra sul peso e sull’aerodinamica per biciclette ad alte prestazioniLa gamma “Road Performance” si concentra sul peso e sull’aerodinamica per biciclette ad alte prestazioni
100 per cento Euskadi
Dalla sua sede nei Paesi Baschi, Oquo progetta, testa e produce tutte le sue ruote. A guidare la produzione alcuni semplici ma importanti principi: innovazione, tecnologia all’avanguardia e massima qualità.
«Perfezionare ogni ruota per ogni utilizzo – dichiarano dall’azienda – implica disegnare da zero i profili dei cerchi e il numero dei raggi, ottimizzare al massimo i materiali e migliorare il processo di costruzione».
Oquo dispone di processi produttivi che consentono di fabbricare con assoluta precisione ogni coppia di ruote che esce dai propri stabilimenti. Tutto ciò è possibile grazie al processo di fabbricazione brevettato, che combina la precisione dei robot con l’esattezza e l’attenzione per i dettagli dei tecnici. Ogni ruota viene inoltre sottoposta a protocolli di prova estremamente rigorosi. Solo quando le ruote superano questo processo vengono rese disponibili sul mercato.
Oquo aveva già debuttato con delle ruote dedicate al mondo dell’offroadOquo aveva già debuttato con delle ruote dedicate al mondo dell’offroad
Ruote uniche
Ma cosa rende speciali, anzi uniche le ruote Oquo? Ecco di seguito alcune brevi ma significative annotazioni:
Per le ruote Road Performance è stata scelta una larghezza interna del cerchio di 21 mm per aumentare la disponibilità degli pneumatici da poter abbinare alla ruota. Per le Road Control la larghezza è invece di 25 mm. In questo modo è possibile montare pneumatici più larghi in grado di garantire maggiore confort e migliore aderenza.
Oquo ha lavorato a un design ottimizzato del mini hook, che migliora la sicurezza e la robustezza e favorisce l’adattamento dello pneumatico al cerchio, accrescendo l’aerodinamica.
Massima precisione nella tensione dei raggi grazie ad un processo di costruzione estremamente accurato.
Tre diversi profili in grado di incontrare le esigenze di ogni tipologia di ciclista: 57 mm; 45 mm; 35 mm.
Oquo utilizza raggi Sapim e mozzi Zipp.
L’azienda basca copre da eventuali difetti di fabbricazione durante il periodo di garanzia.
Lo studio e lo sviluppo delle ruote dedicate alla strada debutterà nel mondo del professionismo a breveLo studio e lo sviluppo delle ruote dedicate alla strada debutterà nel mondo del professionismo a breve
Pronte al debutto
Complessivamente la nuova gamma strada Oquo è composta da 8 modelli. Cinque per la linea Road Performance e 3 per quella Road Control.
Dopo i numerosi test effettuati negli ultimi 18 mesi, partire da luglio i team che corrono su bici Orbea utilizzeranno ufficialmente in gara le nuove ruote. Il WNT Ceratizit parteciperà al Tour de France Femme e l’Euskaltel-Euskadi debutterà con le nuove ruote il 29 luglio nella Classica di San Sebastian.