EDITORIALE / Campionato italiano, non tutto rose e fiori

24.06.2024
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Diciassette corridori all’arrivo su 155 partenti. L’ordine di arrivo del campionato italiano è un lungo elenco di DNF che un po’ falsa la percezione di come è andata davvero la corsa. La vittoria di Bettiol è stata un flash che ha coperto con la sua luce quello che accadeva alle spalle. E mentre abbiamo ancora negli occhi la sua azione prepotente e sfrontata e la bellezza del suo sorriso sul traguardo, forse è arrivato il momento di guardare là dietro per capire cosa sia successo.

«Il mio campionato italiano – dice Lorenzo Germani, unico atleta della Groupama-FDJ in gara – è stato uguale a quello di chi si è ritirato dopo 5 chilometri e non è vero. Ho provato ad anticipare sul circuito, prima che i pezzi grossi aprissero il gas. Ho resistito fino all’accelerazione di Ciccone e a quel punto mi sono ritrovato con Oldani, Albanese e Vendrame e le ammiraglie della Cofidis e della Arkea a farci da apripista nel traffico. Abbiamo cercato di finire la corsa, avevamo meno di 8 minuti dai primi, ma ci hanno messo fuori durante l’ultimo giro. Il carro scopa e le ambulanze ci hanno passato senza motivo. Volevamo raggiungere il traguardo, ma abbiamo trovato le transenne in mezzo alla strada. Visto anche quello che è successo nei primi 40 chilometri, mi chiedo se fossimo davvero in un campionato italiano dei professionisti…».

Marco Frigo, 17° e ultimo corridore classificato a 3’06”. Gli altri dietro, tutti fuori corsa
Marco Frigo, 17° e ultimo corridore classificato a 3’06”. Gli altri dietro, tutti fuori corsa

Problemi in partenza

Che cosa è successo nei primi 40 chilometri? Ve lo diciamo fra un momento. Prima però facciamo un passo indietro e torniamo al mattino, quando eravamo tutti a Piazzale Michelangelo, per le operazioni di partenza.

Il sistema dei parcheggi è andato in tilt. Senza una vera gestione, si sono ritrovate auto stampa e mezzi della Polizia in mezzo ai pullman delle squadre. E quando il piazzale si è riempito, i pullman Lidl-Trek, Tudor Pro Cycling, VF Group-Bardiani e Team Polti sono stati messi sulla strada, nella corsia dei bus turistici. Questo ha fatto saltare i nervi ai gestori dei chioschi di souvenir che si sono visti bloccare gli affari per gran parte della mattinata. Pace.

Il via è stato dato con un quarto d’ora di ritardo, perché si aspettava Eugenio Giani, il Governatore della Toscana. Non si sa se perché a Firenze fosse giorno di elezioni comunali o se per motivazioni personali, sta di fatto che Giani non c’era e i corridori hanno atteso sotto la pioggia che arrivasse.

«Sulla partenza – spiega Liliana Di Giacomo della Larcianese – abbiamo cercato di attendere il governatore Giani, in quanto Regione Toscana è stata sponsor principale dell’evento e ci pareva giusto portare il massimo rispetto. Siamo subentrati dopo la rinuncia di un altro organizzatore a meno di 45 giorni dall’evento e vogliamo ringraziare il governatore Eugenio Giani. Senza il suo intervento non sarebbe stato possibile realizzare questi campionati Italiani. L’esclusione dei corridori è avvenuta quando il distacco sfiorava il quarto d’ora e avevano da affrontare ancora una volta la salita. Quindi ci avrebbero messo in difficoltà col traffico e con la sospensione della circolazione ordinata dalla Prefettura di 15 minuti».

I numeri non coincidono. I corridori coinvolti portano i loro dati su Strava per dimostrare che le distanze fossero inferiori e il ritardo ben più leggero. Roberto Damiani, che apriva la strada ai ritardatari con l’ammiraglia della Cofidis, parla di 3’45” dalla testa della corsa al penultimo passaggio sul traguardo. «Oldani è arrivato 18° a meno di 8 minuti e trovando le transenne chiuse ai 200 metri dall’arrivo. E’ falso che avessimo quasi 15 minuti di ritardo».

Quando il Governatore Giani è arrivato, la corsa è potuta finalmente partire (foto Valerio Pagni)
Quando il Governatore Giani è arrivato, la corsa è potuta finalmente partire (foto Valerio Pagni)

Tempi troppo stretti

Ma non è solo questo che non ha funzionato in un campionato italiano che, volendosi concentrare unicamente sulla giornata conclusiva, ha presentato diverse criticità. Per amor del vero, va ribadito che le società intervenute per organizzarlo hanno avuto poco tempo a disposizione.

La Federazione aveva dato mandato alla Lega di organizzare i tricolori e la scelta, dopo un bando, era caduta su Extra Giro, la società del mondiale di Imola 2020 e del tricolore 2021. Ci sono stati i primi contatti a ottobre, poi gli incontri con Regione Toscana a dicembre e gennaio. La società romagnola chiedeva le lettere di affidamento economico – così spiega Marco Selleri – e visto che queste non arrivavano e vantando già crediti nei confronti di altre Amministrazioni, il 20 marzo Extra Giro si è tirata indietro.

La ricerca di chi subentrasse non è stata evidentemente agevole. Finché il Comitato regionale toscano, supportato dalla Regione, ha preso in mano la situazione, creando un pool fra varie società: nel weekend, la Larcianese e la US Aurora. Si sono rimboccati le maniche. Ci hanno provato. Hanno puntellato la situazione, ma questo non è bastato per tenere ogni aspetto sotto controllo.

La UC Larcianese ha fatto del suo meglio, ma forse avrebbe avuto bisogno di altro supporto
La UC Larcianese ha fatto del suo meglio, ma forse avrebbe avuto bisogno di altro supporto

I primi 40 chilometri

Veniamo dunque ai primi 40 chilometri. Già durante il ritorno a casa, abbiamo ricevuto messaggi da corridori di una certa esperienza come De Marchi, Trentin e Oldani. Pare che anche Ganna avesse un diavolo per capello. Damiani ci ha fornito altre conferme. Traffico contromano durante il trasferimento. Incroci scoperti e auto che entravano e attraversavano. Traffico fermato pochi secondi prima del passaggio del gruppo, con veicoli fermi dietro le curve. Chi si è fermato per fare la pipì oppure ha bucato, nel rientrare si è trovato con auto private che si infilavano nella coda delle ammiraglie, anche contromano. Almeno fino al Mugello, i corridori hanno definito la situazione imbarazzante sul piano della sicurezza. Poi nel circuito le cose sono migliorate.

Per fortuna non ci sono stati incidenti. A un certo punto però, all’ennesima auto entrata nel gruppo, i corridori hanno rallentato fino quasi a fermarsi. Qualcuno ha proposto di chiuderla lì, ma sotto la spinta delle squadre più numerose (e anche grazie al senso di responsabilità), il campionato italiano è andato avanti. Persone accanto all’organizzazione hanno parlato di disposizioni modificate al mattino, quando tutto era già stato definito come nella gara delle donne del giorno prima. Sarà vero? E perché farlo?

Mentre Bettiol riceveva il premio dal Governatore Giani, non si aveva la percezione di quanto fosse accaduto
Mentre Bettiol riceveva il premio dal Governatore Giani, non si aveva la percezione di quanto fosse accaduto

Il rischio di Bettiol

All’arrivo non si è avuta percezione di tutto questo. Il buffet, l’accoglienza trionfale per Christian Prudhomme e la musica hanno coperto quanto intanto accadeva in corsa. C’era persino l’arco dell’arrivo messo in curva, sebbene ci fosse lo spazio per metterlo in rettilineo. Nessun problema, visto l’arrivo a ranghi ridottissimi. Se invece fosse arrivato un gruppetto in volata?

Alberto Bettiol ha conquistato la maglia tricolore davanti a 16 sfidanti e nulla di ciò che è accaduto dietro avrebbe potuto incidere sul risultato. Tuttavia il gruppo alle sue spalle era molto più numeroso e i corridori che erano ancora nei tempi consentiti meritavano di concludere la corsa. Allo stesso modo in cui meritavano un’organizzazione all’altezza dell’evento che assegna il simbolo più importante della Federazione ciclistica: la maglia tricolore. Forse oltre ad assegnare l’incarico, si sarebbe potuto valutare meglio le forze in campo ed eventualmente intervenire in loro supporto. Magari il Comitato regionale toscano avrebbe avuto bisogno di supporto. Per fortuna è andata bene.

Probabilmente Bettiol, partito per ultimo da Piazzale Michelangelo, non si è accorto nemmeno che al suo uscire dalla zona transennata, un’auto di servizio si è avviata convinta che fossero già usciti tutti e ha rischiato di centrarlo. Chi c’era ha imprecato in modo violento. E’ proprio vero, quando una giornata nasce sotto la buona stella, non c’è proprio nulla che possa mandarla di traverso.

Longo Borghini, il quinto tricolore per scacciare i fantasmi

22.06.2024
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SCARPERIA – Ha attaccato poco prima del suono della campana, quando mancavano 26 chilometri al traguardo. La Lidl-Trek l’ha lanciata come si fa negli sprint col velocista ed Elisa Longo Borghini ha preso il largo. Dieci secondi. Poi venti. Poi quasi cinquanta. E quando alla fine il traguardo ha interrotto l’inseguimento, il gruzzolo di 13 secondi rimasti le ha permesso di alzare le braccia e inscenare una mimica che poi ci spiegherà.

Dietro inseguivano le ragazze delle Fiamme Azzurre, con Elena Cecchini e Chiara Consonni per Letizia Paternoster. Anche la UAE Adq sembrava voler lavorare per Eleonora Gasparrini (poi tricolore U23), ma non ha messo tutte le ragazze a tirare. E la Longo, voltandosi appena un paio di volte, ha ringraziato e portato a termine il quinto successo tricolore. Pensando allo smacco di due giorni fa, quando il titolo della crono le è stato tolto per una penalizzazione a causa dell’esigua distanza dell’ammiraglia alle sue spalle, si capisce che fosse super motivata.

«Me la sono ripresa!»

Raramente infatti abbiamo visto Elisa sorridere al limite della commozione. Quando scherzando, prima del podio, le abbiamo detto che almeno una maglia le è rimasta, ha cambiato sguardo e con tono minaccioso ha detto: «Non mi è rimasta, me la sono ripresa!». Ma ora che siamo occhi negli occhi e si parla un po’ più a fondo, il suo stato d’animo viene a galla e tutto si spiega. Si è seduta sugli scalini del podio, noi siamo qui davanti, in ginocchio ai suoi piedi. Scherza anche su questo, l’umore è comunque buono.

«Ero molto triste ieri – spiega – non tanto per aver perso il titolo italiano a cronometro, ma per il pensiero che qualcuno credesse che io vinca con il sotterfugio. Questo non mi appartiene, a me piace vincere e perdere correttamente. Ho accettato il verdetto della giuria. Io credo profondamente nella giustizia e andava bene così, però sono rimasta molto male. Devo dire che ho provato anche un forte senso di vergogna ieri nel fare la sgambata, indossando la maglia della Lidl-Trek…».

Perché?

Avevo paura che le persone mi guardassero e pensassero che io non voglia vincere correttamente. Però poi alla fine mio marito mi ha detto una cosa molto intelligente. Mi ha detto che era tutto nella mia testa e nessuno del mestiere pensa una cosa così. Ed ha aggiunto: «Domani fai vedere che tu vinci lealmente e che sei la più forte». Stessa cosa mi ha detto ieri la mia amica Audrey: «Corri col cuore e smentisci tutti anche quelli che pensano male, che sono molto pochi». E oggi per me è un sollievo e questa è la maglia tricolore del sollievo e della correttezza. Sapete cosa ho detto ieri a Jacopo?

Cosa?

Se domani vinco, mi giro e faccio il segno alla moto di stare dietro. E oggi l’ho fatto (sorride, ecco spiegata la mimica sul traguardo, ndr).

Il rientro di Elisa Balsamo è stato molto positivo: i numeri c’erano, come pure i dubbi
Il rientro di Elisa Balsamo è stato molto positivo: i numeri c’erano, come pure i dubbi
Un attacco preparato e messo a segno con la squadra…

Attacco preparato. Sapevamo che Elisa Balsamo era forte, però aveva anche il dubbio della prima corsa dall’infortunio. Ci siamo parlate e lei mi ha detto di attaccare. Ilaria Sanguineti e Gaia Realini mi hanno fatto una leadout galattico. A quel punto avevo solo da sparare il mio colpo e sono riuscita a staccarle tutte ed arrivare all’arrivo. Sapevo che non era semplice sopravvivere nei tratti controvento sulla strada grande. Però ho tenuto dei watt costanti e sapevo che se fossi salita ad un determinato wattaggio sugli strappetti, non mi avrebbero più presa. E’ stata un’azione lunga quasi come la crono di giovedì. E’ una bella soddisfazione avere questa maglia, sono felice.

Quanto è importante avere delle conferme di questo tipo prima del Giro d’Italia e delle Olimpiadi?

Molto! Ho lavorato tanto in altura, ma soprattutto sull’endurance e non su lavori più esplosivi. Adesso tornerò al Rifugio Flora Alpina, a San Pellegrino, con la nazionale e riuscirò a fare ancora un bel blocco di lavoro. Slongo verrà con me per fare determinati tipi di lavoro dietro moto. Cercherò di prepararmi al meglio.  Per ora è stata una bellissima stagione e spero di riuscire ad affrontare il Giro in un’ottima condizione. Altrimenti mi metterò l’anima in pace.

Parlavi di Elisa Balsamo: incredibile come sia rientrata forte già alla prima corsa, no?

Per me è una bellissima cosa. Elisa ha passato due anni veramente di inferno e ci ha sempre messo la faccia, nel vero senso della parola. Immagino la sua sofferenza e la stimo molto proprio per il modo in cui riesce sempre a tornare. Perché alla fine rinasce sempre e io sono una sua fan. La stimo tantissimo e mi ispira ogni giorno a fare meglio.

C’è una dedica particolare per questa maglia?

Oltre a mio marito Jacopo, la dedico a mio papà e mia mamma. E’ un evento più unico che raro che mio papà sia venuto a vedermi, perché adesso è la stagione del fieno e lui sta facendo il fieno, quindi è sempre un po’ preso. Però fortunatamente a casa piove e allora mi ha detto che sarebbe venuto. E sono contenta che mio papà fosse qua oggi.

A parte quello che deciderà Velo, quanto sarebbe importante per te fare la crono di Parigi, sia per la prova in sé e sia in funzione della strada?

Sicuramente la crono per me è importante e ci ho anche lavorato abbastanza. Migliorare era uno degli obiettivi della stagione, anche in chiave Grandi Giri. Penso di avere fatto un’ottima prova anche all’italiano, perché comunque su un percorso così poco adatto alle mie caratteristiche, sono riuscita a mettere giù dei buoni numeri, nonostante la stanchezza dello Svizzera dove non ci siamo per niente risparmiate. Alle Olimpiadi ci terrei veramente molto, poi la scelta non dipende da me. Accetterò qualsiasi verdetto, non muore nessuno. Sarebbe bello poterla fare per cercare un buon risultato, ma anche per sbloccarsi in vista della strada. E adesso andiamo. Stasera torno a casa e preparo la valigia per me e per Jacopo che domani corre. Viene anche lui in altura. Vedete che anche io faccio delle cose da brava moglie?

Si alza e si allontana con il dottor Daniele e con Elisabetta Borgia. Il sorriso che ha riscoperto in questo lungo periodo iniziato con il lockdown illumina le sue prestazioni e l’umore di chi la circonda. Non ci si abitua mai a vincere, l’ha appena detto, soprattutto se ogni vittoria costa tanta fatica. Quella di oggi non è stata banale, ma serviva un gesto come questo per scacciare gli ultimi fantasmi.

Il punto con Battistella: senza Grandi Giri e con il sogno tricolore

08.05.2024
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Mentre le ruote dei corridori al Giro d’Italia corrono velocemente lungo tutto lo Stivale, quelle di Samuele Battistella hanno appena ripreso a girare. Il corridore dell’Astana Qazaqstan Team continua la sua stagione senza grandi corse a tappe. Mentre state leggendo, Battistella sarà lungo le sue strade ad allenarsi in vista dei prossimi impegni. Dopo la Freccia Vallone rientrerà alle gare al Giro di Svizzera, a inizio giugno. 

«Dopo la Freccia – ci racconta dopo colazione mentre è seduto sul divano – ho fatto una pausa di quattro giorni, obbligata. In Belgio mi sono preso una bella bronchite che mi ha costretto a fare un ciclo di antibiotico, ho ripreso ad andare in bici da qualche giorno. Tutta la squadra presente ai Baschi si è ammalata, quindi mi sa che era una cosa che girava in gruppo. Poi il freddo incontrato in Belgio non ha aiutato».

Battistella cercherà di limare i particolari che fino ad ora non gli hanno permesso di cogliere la vittoria
Battistella cercherà di limare i particolari che fino ad ora non gli hanno permesso di cogliere la vittoria

Verso il tricolore

Da casa, Battistella partirà per andare a fare un lungo periodo di altura insieme ai compagni di squadra rimasti. La pausa arriva dopo un inizio di stagione che lo ha visto spesso protagonista ma non ancora vincente. E’ mancato sempre qualcosa, ma si lavora per limare il dettaglio. 

«Fino ad ora – prosegue – ho messo insieme 35 giorni di gara, avevo bisogno di staccare un po’. Non troppo in realtà, per non perdere tutto il lavoro fatto. Adesso da qui a fine giugno l’obiettivo è arrivare al campionato italiano al massimo della condizione, la maglia tricolore è nel mirino da inizio anno. Il 15 maggio partirò con la squadra per Sierra Nevada e faremo 20 giorni di ritiro. Un grande blocco di lavoro per arrivare direttamente al Giro di Svizzera. Lavoreremo su quello che è mancato in questi primi mesi e cureremo i dettagli».

Battistella tra pochi giorni andrà in ritiro con la squadra a Sierra Nevada
Battistella tra pochi giorni andrà in ritiro con la squadra a Sierra Nevada
Cosa è mancato fino ad ora per vincere?

Davvero una piccola percentuale che spero di trovare da qui in poi. Ho corso spesso, quindi è stato difficile allenarsi a casa e farlo anche bene. Dovendo curare il recupero post gara e pre gara, non è mai stato possibile fare blocchi di lavoro troppo lunghi. 

A che livello ti senti?

Superiore rispetto alle altre stagioni. Ho disputato solo gare WorldTour o di alto livello portando a casa tanti podi e piazzamenti significativi.

Pensare gli altri al Giro ti fa male? Ti manca?

Avendo corso tanto no, non sarei stato in grado di farlo al meglio, sarebbe stato un impegno troppo esagerato. Sto bene e sono contento, ho corso di più e curato maggiormente i ritiri in altura. Magari da qui a fine stagione farò il Tour o la Vuelta, sono comunque una riserva. 

Per Battistella il miglior piazzamento in un Grande Giro è il secondo posto di tappa alla Vuelta nel 2022
Per Battistella il miglior piazzamento in un Grande Giro è il secondo posto di tappa alla Vuelta nel 2022
La scelta di non fare Grandi Giri è stata tua?

Ne ho ragionato insieme al team alla fine della scorsa Vuelta. Avevo preparato la gara molto bene con un bel periodo di altura ed ero pronto. Poi però mi sono reso conto che le occasioni concrete per fare bene erano poche, una o due su tutte e tre le settimane. Mi sono detto: «Ho fatto un mese di preparazione intenso e lo posso sfruttare pochissimo». Così ho deciso di concentrarmi su obiettivi più concreti.

Di fatto puntando a corse più adatte a te.

Esatto, Parigi-Nizza e Baschi mi si addicono per percorso e livello in corsa. Sono appuntamenti dove gli uomini di classifica non arrivano al 100 per cento. In più nelle grandi gare a tappe devi metterti a disposizione del capitano, cosa che faccio volentieri, ma che comunque abbassa il numero di tappe alle quali puntare. Con un calendario come quello del 2024 posso concentrarmi sulle mie prestazioni, poi se ci sarà bisogno di me sarò a disposizione dei miei compagni, chiaramente. 

Correndo solo brevi gare a tappe riesce ad essere più fresco e pronto, rimanendo ad alti livelli
Correndo solo brevi gare a tappe riesce ad essere più fresco e pronto, rimanendo ad alti livelli
Ne hai fatto un discorso personale, per dimostrare il tuo valore.

Dopo anni a un buon livello finalmente sento di aver fatto un ulteriore gradino, mi sento bene. La stagione è lunga e di obiettivi ce ne saranno, ora c’è il campionato italiano nel mirino. Non nego che mi piacerebbe anche ritagliarmi lo spazio per indossare la maglia azzurra, magari per i mondiali. Ho già corso in Australia ed è stato fantastico, sarei felice di essere presente ad un appuntamento del genere anche solo per aiutare un capitano.

Bernard e Plebani: un tandem tricolore che sogna in grande

09.07.2023
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Non solo Comano Terme e Mordano, i campionati italiani si sono corsi anche a Codogno. Nella provincia di Lodi sono andate in scena le gare per assegnare i titoli italiani assoluti di paraciclismo. Nella categoria MB, dedicata ai non vedenti, la prova in linea è stata vinta dal tandem composto da Lorenzo Bernard e Davide Plebani (in apertura insieme sul podio, foto Paolo Codeluppi e Roberto Bof). Una coppia giovane e nata da pochissimo ma che si è già dimostrata vincente. 

Plebani e Bernard si sono ritrovati a correre il campionato italiano dopo pochi allenamenti (foto Paolo Codeluppi e Roberto Bof)
Plebani e Bernard si sono ritrovati a correre il campionato italiano dopo pochi allenamenti (foto Paolo Codeluppi e Roberto Bof)

Dal canottaggio alla bici

Lorenzo Bernard arriva però da un mondo completamente differente, dal canottaggio. In questa specialità ha preso parte alle Paralimpiadi di Tokyo 2020, ora si è spostato in sella ad una bici. Lorenzo ha trovato in Davide Plebani una guida d’eccellenza e la giovane coppia è già arrivata al successo. Ma l’obiettivo vero è spostato di qualche mese

«Ho sempre avuto la passione verso il ciclismo – racconta Bernard – e dopo Tokyo mi sono messo alla prova. Ho iniziato a girare in tandem con degli amici e pedalavo per il semplice gusto di farlo. In primavera ho conosciuto il cittì della nazionale Addesi e grazie a lui sono venuto a contatto con Davide (Plebani, ndr). Lui era già con un ragazzo ma a giugno è venuta fuori l’occasione di fare insieme il campionato italiano. Era un banco di prova per capire cosa avremmo potuto fare, direi che non è andata male (dice con una risata, ndr)».

I due ragazzi del Team Equa corrono con le maglie della Green Project partner della squadra (foto Paolo Codeluppi e Roberto Bof)
I due ragazzi del Team Equa corrono con le maglie della Green Project partner della squadra (foto Paolo Codeluppi e Roberto Bof)

Due caratteri affini

Per creare una coppia che sia in grado di vincere e affiatata non bastano poche settimane. Bernard e Plebani hanno dimostrato delle grandi qualità, ma la strada per essere competitivi al massimo è ancora lunga. 

«Più si pedala insieme – ammette Bernard – più si crea affiatamento, dobbiamo creare un’unione. Bisogna essere in totale sintonia ed avere anche fisici e caratteristiche simili. Davide ed io siamo della stessa età, stesso peso ed altezza, caratteristiche fisiche che hanno aiutato il nostro affiatamento. Davide mi ha aperto subito le porte di casa sua e sono stato spesso a Sarnico, dove abita, ad allenarmi. Il feeling in bici si crea man mano, serve totale fiducia e devi capire cosa vuole fare la guida. Io percepisco tramite i pedali quello che lui vuole fare: girare, accelerare o frenare».

«Quello che ha fatto Plebani – aggiunge Ercole Spada, presidente del Team Equa – non è da tutti. Sia Davide che Lorenzo sono due persone d’oro, anche il fatto di aprire le proprie porte di casa ad un estraneo è bellissimo. Davide ci crede e ha detto che ha ritrovato la voglia di correre in bici». 

Plebani ha detto di aver trovato un livello molto alto nella competizione (foto Paolo Codeluppi e Roberto Bof)
Plebani ha detto di aver trovato un livello molto alto nella competizione (foto Paolo Codeluppi e Roberto Bof)

L’esperienza di Plebani

Davide Plebani aveva smesso di correre in bici, almeno a livello individuale elite, ma un incontro con Spada gli ha permesso di vivere questa nuova esperienza. 

«Ero ad una gara di ciclocross – racconta – ho conosciuto Spada e mi ha chiesto se fossi disponibile per fare da guida a un ragazzo. Io sono un atleta della Polizia e loro mi hanno indirizzato su un atleta di interesse nazionale. Inizialmente correvo con un altro ragazzo, ma pochi mesi dopo mi hanno messo in coppia con Lorenzo. Sono rimasto stupito del livello che ho trovato in queste competizioni, sono tornato ad allenarmi seriamente. In Lorenzo credo molto, l’ho ospitato a casa mia per quattro settimane, tre giorni a settimana, per allenarci. Convivo con la mia ragazza, Elisa (Balsamo, ndr) e lei ci ha dato una mano in tutto. Il carattere di Lorenzo ha reso tutto più semplice, fino a quando hai una persona come lui diventa tutto più semplice».

Bernard arriva dal canottaggio, ha provato a correre in bici dopo aver terminato le Paralimpiadi di Tokyo (foto Paolo Codeluppi e Roberto Bof)
Bernard arriva dal canottaggio, ha provato a correre in bici dopo aver terminato le Paralimpiadi di Tokyo (foto Paolo Codeluppi e Roberto Bof)

L’affiatamento

Sia Bernard che Plebani hanno parlato di feeling e sensazioni, ma come si crea una coppia competitiva e affiatata? Quali sono i passi da fare? Ma soprattutto, come ci si comporta in bici?

«Sul tandem – spiega Plebani – la guida ottima è quella che pensa anche per chi ha dietro. Se una delle due parti “salta”, il tandem non va più avanti. Sono io che gestisco la bici: cambio il rapporto, guido e do le indicazioni a Lorenzo. Prima pensavo solo a me stesso, ora invece devo farlo anche per lui. Per fortuna ho una buona sensibilità e questo mi permette di capire quello che sente Lorenzo. Devo… sentirlo, in tutti i sensi, e correggerlo. Quando sei davanti, senti tutto – peso e ciondolamento – insieme abbiamo affinato la tecnica di pedalata.

«Non è stato facile – prosegue Plebani – nel ciclismo le categorie dedicate ai non vedenti sono tutte insieme, quindi c’è grande differenza tra avere alle spalle un ipovedente o un non vedente come Lorenzo. Al campionato italiano mi è capitato spesso di guidarlo anche con la voce. Dovete sapere che i non vedenti si regolano con l’udito, capiscono che un avversario sta attaccando dal rumore della cambiata. Lorenzo, però, nel suo incidente ha perso anche l’udito, ad un certo punto in gara ci hanno attaccato ed io ho aumentato il ritmo. Stavo facendo una fatica enorme, ad un certo punto guardando i nostri dati al ciclocomputer mi sono reso conto che Lorenzo non spingeva a tutta. Inutile dire che ho dovuto urlagli “mena!” (conclude con una risata, ndr)».

I due andranno in ritiro con la nazionale a Livigno alla ricerca del miglior feeling (foto Paolo Codeluppi e Roberto Bof)
I due andranno in ritiro con la nazionale a Livigno alla ricerca del miglior feeling (foto Paolo Codeluppi e Roberto Bof)

Obiettivo Glasgow

«Ora andremo a Livigno con la nazionale a fare un ritiro – dice alla fine Bernard – e non vedo l’ora di affinare la tecnica con Davide. Siamo l’unica coppia nuova, gli altri lavorano insieme da inizio anno, però andiamo forte. L’obiettivo è quello di partecipare ai mondiale ed all’europeo».

«Non abbiamo ancora festeggiato la vittoria del campionato italiano – conclude Plebani – aspettiamo i mondiali e gli europei. Magari uniamo più festeggiamenti in uno e ci facciamo una bella vacanza insieme!»

Due terzi e due misure: rileggiamo gli italiani di Belletta

07.07.2023
5 min
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La scia tricolore non si è ancora esaurita, i campionati italiani corsi quasi due settimane fa sono ancora un ricordo vivo. Tra gli under 23 c’è un corridore che, al suo primo anno, si è già messo in mostra, a cronometro come nella prova in linea. E’ Dario Igor Belletta, atleta della Jumbo-Visma Development: terzo a Sarche nella prova contro il tempo e terzo anche a Mordano su strada, dietro a Busatto e Cretti

Il primo impegno per Belletta è stata la cronometro di Sarche, vinta da un grande Bryan Olivo che ha rifilato a tutti più di un minuto di distacco

«Quest’anno – dice – come quelli precedenti, ho fatto solo dei prologhi, la cronometro di Sarche era la prima con 35 minuti di sforzo. Definiamola la prima cronometro vera della mia carriera. Pensavo meglio, vedo il bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto, non ho ancora deciso se è andata bene o potevo fare meglio. Il percorso era lo stesso dei professionisti, davvero duro. Il livello era alto, i corridori favoriti uscivano tutti dal Giro Next Gen, a parte Olivo che però preparava questa gara da un anno. Tant’è che nella prova in linea ha pagato pegno. Dico che il Giro U23 ha alzato il livello perché tra il secondo e l’ottavo c’erano solo 40 secondi. Ci tenevo a fare bene, in queste prove esce il valore del corridore, come dicono in Olanda sei solo contro il tempo e il vento».

Per Belletta la rassegna tricolore U23 si è aperta con un terzo posto nella cronometro di Sarche (foto Instagram)
Per Belletta la rassegna tricolore U23 si è aperta con un terzo posto nella cronometro di Sarche (foto Instagram)

Trasferta “solitaria”

A proposito di Olanda, la Jumbo-Visma aveva un altro corridore a Sarche, Edoardo Affini. Lui e Belletta sono stati un po’ insieme, condividendo pareri e facendosi compagnia in questa trasferta solitaria. 

«E’ strano fare i campionati italiani senza squadra – continua – non avevamo mezzi di supporto e quindi mi sono dovuto arrangiare. Per fortuna c’erano i miei diesse della GB Junior Team-Pool Cantù 1999 che mi conoscevano e mi hanno dato tutto: rulli, ammiraglia e mezzi vari. A Sarche della Jumbo c’eravamo io e Affini, lo avevo già conosciuto nel ritiro pre stagione (foto Instagram di apertura). E’ stato molto bello parlare con lui, mi ha dato molti consigli sulla gestione dello sforzo e abbiamo analizzato i miei dati dopo la gara». 

La sorpresa di Mordano

Il vero colpo di qualità Belletta lo ha tirato fuori dal cilindro sulle strade di Mordano, chiudendo al terzo posto la prova in linea. Per quella gara lo ha raggiunto il suo compagno Mattio ed i due si sono giocati le loro carte anche in inferiorità numerica. 

«Stavo bene – racconta Belletta – la prima fuga importante è partita che mancavano 100 chilometri all’arrivo. Mi sono trovato subito a rincorrere perché gli uomini forti erano tutti davanti, Mattio è stato bravo a farsi trovare pronto e seguirli fin da subito. Busatto poi è partito ancora a 30 chilometri dall’arrivo e io non sono stato pronto a seguirlo, le gambe c’erano. Il terzo posto finale penso giovi di più rispetto a quello della cronometro, non ho rimpianti, alla fine in una corsa in linea pensi sempre di poter fare meglio.

«Di una cosa sono contento – dice ancora – e parlo della prestazione. Se avessi detto al me stesso di febbraio che avrei fatto terzo al campionato italiano, non ci avrei creduto. Invece mi sono reso conto di crescere mese dopo mese e questo è un bel modo per finire la prima parte di stagione. Correre in due non è stato semplice, ma se la corsa esce tirata come siamo abituati noi al Nord, la squadra conta fino ad un certo punto. Alla fine restano i migliori e gli equilibri si ristabiliscono. Anche Busatto aveva un solo compagno di squadra e questa cosa non gli ha impedito di vincere. Come lui anche Germani l’anno scorso, quest’ultimo era addirittura da solo».

Belletta ha già messo alle spalle belle esperienze, tra cui la Paris-Roubaix Espoirs, chiusa al decimo posto (foto Instagram)
Belletta ha già messo alle spalle belle esperienze, tra cui la Paris-Roubaix Espoirs, chiusa al decimo posto (foto Instagram)

Secondo atto

Belletta con le prove tricolore ha concluso la sua prima parte di stagione, i risultati possono essere considerati positivi. Al suo primo anno da under 23 ha collezionato esperienze importanti ed è già entrato nell’orbita di Amadori.

«Ho fatto un piccolo periodo di stacco – conclude – sono andato in vacanza alcuni giorni in Sardegna. Un periodo senza bici per ricaricare le batterie fisiche e mentali. Ho parlato anche con Marino Amadori, ora andrò a fare un ritiro con la squadra in altura e poi ci sarà una corsa a tappe in Francia con la nazionale. Vedremo se meriterò la convocazione. Ho preferito allenarmi con la squadra perché ho un programma pronto e ho lavorato molto bene in questi primi mesi. Lo stesso Marino era d’accordo, ora spero di meritarmi la convocazione a qualche evento importante».

Cretti: un giugno da favola e la maglia azzurra

03.07.2023
5 min
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La voce di Luca Cretti attraversa decisa il telefono, il momento del giovane bergamasco della Colpack-Ballan è positivo. Le prestazioni sono andate di pari passo con dei buoni risultati, il suo mese di giugno è stato un continuo progredire. Al Giro Next Gen sono arrivati due bei piazzamenti, il primo a Cansiglio, quarto, l’altro a Trieste, secondo. Cretti è stato bravo poi a riposarsi ed arrivare pronto al campionato italiano, dove però è stato battuto in volata da BusattoHa poi conquistato il Giro del Veneto (in apertura con la maglia di leader). E ieri, infine, è finito dietro Pellizzari nella Astico-Brenta.

Il giorno dopo il campionato italiano Cretti ha vinto la Pessano-Roncola (foto Rodella)
Il giorno dopo il campionato italiano Cretti ha vinto la Pessano-Roncola (foto Rodella)

Finalmente sbloccato

La prima vittoria stagionale è arrivata il giorno dopo della corsa tricolore, sulle strade di casa, alla Pessano-Roncola. Un bel successo che ha riequilibrato i conti con la fortuna e con qualche occasione lasciata a metà, per sua stessa ammissione. Il corridore bergamasco ha concluso la sua cavalcata del mese di giugno coronandola con la vittoria della classifica generale al Giro del Veneto (photors.it in apertura).

«Non ho considerato la vittoria della Pessano-Roncola come una liberazione – ammette Cretti – sapevo che con la condizione che avevo prima o poi sarebbe arrivato un successo. Quella mattina, però, a dire il vero neanche volevo partire. Alla fine Gianluca Valoti mi ha convinto, ma non mi aspettavo nulla. Non avevo mai vinto su un arrivo in salita, ma ripeto: la gamba c’era.

«Il Giro del Veneto ho insistito io per correrlo e fare classifica. Dopo aver vinto su una salita come quella della Roncola – prosegue Cretti – mi sentivo troppo bene per non provarci. Se mi dovessero chiedere che corridore sento di essere, non saprei rispondere. Questo mese di giugno è stato incredibile. Nel 2023 ho già corso cinque gare a tappe, questo è uno dei motivi per cui sono venuto in Colpack e sono contento che la scelta sia stata ripagata».

Per il corridore della Colpack quest’anno è arrivata anche la prima esperienza al Nord: alla Paris-Roubaix Espoirs
Per il corridore della Colpack quest’anno è arrivata anche la prima esperienza al Nord: alla Paris-Roubaix Espoirs
Facciamo un passo indietro al Giro Next Gen, quando hai capito di andare forte?

Fin dai primi giorni, parlando con i miei compagni nel post tappa capivo di avere sensazioni diverse da loro. Per fare un esempio: a volte parlavamo del ritmo tenuto su qualche salita e io mi accorgevo di aver fatto meno fatica rispetto a loro. Dopo due o tre volte che lo dicevo, ho capito che forse non erano loro ad andare piano, ma io ad essere in ottima forma. 

Tant’è che poi ci hai provato due volte, a Cansiglio e poi a Trieste.

Finiti i primi giorni di lavoro per Persico e Meris abbiamo avuto il via libera (tant’è che a Povegliano ha vinto Romele, ndr). Io nelle ultime due tappe mi sono buttato nella mischia, sono andato in fuga e ci ho provato. Mi considero un corridore da fughe, ce l’ho nel sangue. Non ho un particolare spunto veloce quindi devo sempre provare ad anticipare, inutile aspettare. 

E’ una condizione che hai trovato come?

Dal ritiro in altura che abbiamo fatto a Livigno con la squadra. Era la prima volta che andavo a fare una preparazione del genere ed i risultati si sono visti. 

A Mordano Cretti ha provato in ogni modo ad attaccare Busatto ma non è riuscito a levarselo di ruota (foto Zannoni)
A Mordano Cretti ha provato in ogni modo ad attaccare Busatto ma non è riuscito a levarselo di ruota (foto Zannoni)
Quale secondo posto ti ha fatto “rosicare” di più? Quello di Trieste o al campionato italiano?

Chiaramente vincere la maglia tricolore sarebbe stato un sogno, è una maglia unica alla quale tutti ambiscono. Ma sulle strade di Mordano ho fatto di tutto per staccare Busatto, anche quando siamo rimasti in due ho provato più volte a forzare. Non ho rimpianti. Mentre a Trieste contro Foldager non mi sentivo di aver dato tutto. Il percorso non era così duro e non avevo troppo spazio per provarci. Quindi direi che ho rosicato di più a Trieste. 

Questo è anche il tuo ultimo anno da under 23, un passaggio importante per la tua carriera…

Vero. Ho la fortuna di essere arrivato qui in Colpack in tempo per provare a giocarmi tutto, penso che sia la squadra migliore per farlo. Fin dall’inverno mi sono allenato bene, sono riuscito anche a perdere quei tre chili di troppo e si sente la differenza. Anche se la stagione non era iniziata al meglio.

In che senso?

Ho affrontato la prima parte del 2023 concentrandomi troppo sul fare il risultato. Mi dicevo: «Devi vincere per dimostrare che vali». Ad una gara in Croazia stavo parlando con un mio compagno che mi ha consigliato di andare da un mental coach.

A Trieste qualche rimpianto per Cretti, avrebbe potuto provare a staccare Foldager (foto LaStampa)
A Trieste qualche rimpianto per Cretti, avrebbe potuto provare a staccare Foldager (foto LaStampa)
E come ti sei trovato?

Era un’idea che avevo in mente da tanto tempo, mi stuzzicava. Le prime sedute sono servite per conoscerci, poi ho iniziato a vedere i frutti del nostro lavoro. Ci confrontiamo sul pre e sul post corsa. 

Cosa è cambiato?

Abbiamo spostato il focus dal risultato alla prestazione, bisogna migliorare quest’ultima per essere competitivi. Ci concentriamo sulle parti positive, senza vivere quest’ultimo anno con ansia. E’ tutto nelle mie mani, devo fare del mio meglio, se sei bravo va bene, altrimenti non era destino. 

Il ritiro a Livigno prima del Giro Next Gen ha portato i suoi frutti alla corsa rosa (foto Rodella)
Il ritiro a Livigno prima del Giro Next Gen ha portato i suoi frutti alla corsa rosa (foto Rodella)
Per ora sta andando bene, considerando che anche il cittì Amadori si è accorto delle tue prestazioni. 

Mi ha fatto i complimenti al Giro e poi anche al campionato italiano. In questi giorni mi ha comunicato che sarò tra i convocati per il ritiro in altura al Sestriere. Per gli appuntamenti importanti, come Avenir e mondiale, magari avrà già dei nomi in testa, io farò del mio massimo per metterlo in difficoltà. Se sarò all’altezza di essere convocato darò tutto per la maglia azzurra. 

Che effetto ti fa partire per il ritiro di Sestriere?

Contentissimo, ma l’ho vissuta con tranquillità. Sapevo che con le buone prestazioni sarebbe potuta arrivare questa convocazione. La cercavo da tanto e finalmente è arrivata.

Filippo Magli, quarto al tricolore: debutto speciale

01.07.2023
4 min
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COMANO TERME – Dei magnifici sette in fuga (Baroncini compreso), Filippo Magli era forse lo sfavorito numero uno. Non per doti ma proprio perché il corridore della Green Project-Bardiani CSF Faizané era l’unico neo professionista degli attaccanti. 24 anni, Filippo ha sempre dichiarato un suo approccio anomalo nel ciclismo attuale, calma e costanza sono i suoi mantra.

Al campionato italiano ha sfiorato il podio. Unico superstite della fuga di giornata insieme a Rota, Magli ha saputo restare lì e stringere i denti per giocarsi quella maglia tricolore in prima linea. In sei mesi di professionismo ha già completato 58 giorni di corsa con un Giro d’Italia compreso. Lo abbiamo incrociato alla domenica, quando le donne erano sulla griglia di partenza per il loro campionato italiano. Filippo era lì a tifare per una persona speciale. 

Insieme a Rota ha fatto parte della fuga di giornata
Insieme a Rota ha fatto parte della fuga di giornata
Partiamo dal tuo quarto posto. Ti aspettavi di arrivare lì davanti a giocartela?

Sapevo che comunque stavo bene, sono uscito in forma dal Giro e mi sentivo pronto. Sicuramente non mi sarei aspettato di essere lì a giocarmi la maglia. Però sapevo, assieme alla squadra, che bisognava muoversi in anticipo e così abbiamo fatto. Mi sono gestito bene e poi nel finale è stato un tenere duro con le gambe, ma anche con la testa.

Questi percorsi ti piacciono, volate ristrette…

Sì, sapevo che il percorso era impegnativo, però non c’era una salita da 15/20 minuti di sforzo continuo. La salita andava su molto a strappi, quindi era adatta alle mie caratteristiche. Poi il vento contrario in salita ha favorito il fatto che non ci fossero azioni esagerate.

La volata a livello tattico avresti potuto farla meglio?

Sapevo che sarebbe stata una volata cui saremmo arrivati in velocità dalla discesa, quindi da dietro magari si poteva rimontare bene. Infatti mi sono piazzato in fondo al gruppetto, poi negli ultimi metri c’è stata un po’ di confusione dove tutti si sono buttati sulle transenne, quindi sono rimasto un attimo al vento. Mi dispiace perché comunque poteva essere un podio che per me sarebbe stato un risultato importante, però alla fine sono contento della prestazione. La squadra ha sempre creduto in me, anche portandomi al Giro, facendomi fare le migliori gare, quindi credo che anche per loro sia in parte una scommessa vinta.

Volata lunga 200 metri sul lato destro della strada, Magli sfiora il terzo posto
Volata lunga 200 metri sul lato destro della strada, Magli sfiora il terzo posto
Il tuo approccio al passaggio tra i pro’ è un po’ lontano dal ciclismo frenetico di oggi. Si può dire che tu non abbia fretta…

Sì, esatto, infatti devo ringraziare anche la Mastromarco che mi ha cresciuto per 5 anni senza pressioni. Al giorno d’oggi con questo approccio rischi di non arrivare al professionismo, però se ci arrivi così hai ancora del margine di crescita. Quest’anno sono entrato in questo mondo e mi sono reso conto che fino ad ora ho dato poco di quello che potrei dare. Ho 24 anni e nel ciclismo di oggi non sei più giovanissimo, però io mi sento come un giovanissimo. Credo di avere ancora tanto margine di miglioramento.

Non hai fretta di fare risultato, però dimostri di esserci…

Sono fiducioso perché ho sempre lavorato bene, quindi sapevo che prima o poi magari le mie soddisfazioni me le sarei tolte e me le toglierò. E’ vero, è difficile, però come ho detto ho sempre lavorato senza tanti proclami, senza mettermi tanto in mostra. Ho sempre fatto come dovevo e quindi mi tengo stretto questo quarto posto.

Filippo Magli ha concluso il Giro d’Italia alla sua prima partecipazione
Filippo Magli ha concluso il Giro d’Italia alla sua prima partecipazione
Come mai sei qui oggi (domenica 25 giugno, ndr)?

Sono qua per supportare la mia ragazza, Gaia Masetti e speriamo che faccia meglio di me dai. (Gaia arriverà dodicesima assoluta e terza nella categoria U23)

Lasciando il gossip ad altri, la domanda sorge spontanea. Come vi siete conosciuti?

Si sa, il mondo del ciclismo è grande, ma è anche piccolo. Corriamo tutti e due quindi sappiamo cosa vuol dire e i sacrifici che si devono fare. Lei è di Modena, io di Empoli, la distanza non è eccessiva. 

Ora la tua stagione come si svilupperà?

Adesso farò un periodo di stacco, perché ho fatto comunque da gennaio fino ad oggi con il Giro d’Italia compreso. Ho accumulato diversi giorni di gara. Poi andrò a fare un ritiro in altura a Livigno di una ventina di giorni e successivamente inizierò a correre intorno alla metà di agosto. Ancora non so bene il programma, se Limousine o al Danimarca. 

La gioia di Velasco e la delusione di Baroncini. L’italiano di Mazzanti…

29.06.2023
5 min
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COMANO TERME – Poche centinaia di metri dopo aver visto Simone Velasco piangere di gioia abbiamo incrociato le lacrime di Filippo Baroncini, deluso e amareggiato per la sua maledetta foratura. Due scenari diametralmente opposti, da una parte la felicità per un campionato italiano vinto e dall’altra la rabbia per non esserselo nemmeno potuto giocare. C’è chi questa situazione l’ha vissuta in un solo colpo dovendosi dividere tra due stati d’animo sfogati in eccesso da un parte e dall’altra. Stiamo parlando di Luca Mazzanti, procuratore di Simone e Filippo. 

Luca, ti abbiamo visto arrivare alla macchina di Baroncini sulla bici di Velasco. Da un sorriso pieno di gioia sei dovuto passare a parole di conforto e comprensione. 

Diciamo che la giornata è stata bella intensa per me, ma si è creata una situazione per cui non me la sono proprio goduta al meglio.

Partiamo da Filippo…

E’ stato veramente sfortunatissimo e oltretutto la sua reazione, ci tengo a dirlo, è anche un po’ figlia dell’anno che ha passato. Perché come si sa, da quando è professionista ha avuto due infortuni uguali a inizio stagione. All’italiano stava bene. Aveva lavorato sodo e oltretutto aveva fatto una buona corsa. Era andato al Giro di Svizzera in preparazione ai campionati italiani cui puntava molto. La sua reazione è stata veramente figlia di questo. Non è solito fare così, però lo capisco.

Come ti sei “diviso” tra Simone e Filippo?

Io non sapevo dove stare, ho dovuto un po’ dividermi tra la festa di Simone e, come da mio compito, stare anche accanto a Filippo. Ovviamente ho preferito andare prima da lui, perché tanto il vincitore in quel momento era contento e impegnato a festeggiare. 

Poi però sei andato a festeggiare…

Sì, è stata una grandissima gioia. Simone ha cinque anni in più ed è professionista da più tempo. Al bilancio positivo ci aggiungo sicuramente anche la crono (Velasco si è piazzato al quarto posto, ndr), perché secondo me è indice che non è un campione italiano casuale.

Mazzanti segue e assiste Velasco da circa dieci anni
Mazzanti segue e assiste Velasco da circa dieci anni
Quando si vincono queste corse si può dire che ci si sblocchi? Si ha più motivazione per il futuro?

Si unisce anche dalla consapevolezza. Simone è passato pro’ giovanissimo, ha fatto solo due anni da under. Una volta passato, ha avuto un periodo davvero complicato, dovuto ad una mononucleosi poi riattivata che è stata un vero problema. Oltre a rallentarlo due anni alla Bardiani, lo ha condizionato in parte anche in quello successivo alla Wilier Triestina-Selle Italia. Da lì ha fatto due belle stagioni, la seconda alla Wilier e poi nel 2020 la prima alla Gazprom, dove però c’è stato il lockdown. Il 2022, primo anno con l’Astana nel WorldTour, è stato positivo. Nel 2023 infine ha vinto a febbraio e fatto delle ottime classiche. Ha completato un buon Giro d’Italia, contando anche qualche problemino fisico. Adesso può essere veramente lanciato verso un altro capitolo. Può davvero iniziare a ragionare in un altro modo.

Tornando a Filippo, nonostante la sfortuna ha dimostrato che la condizione finalmente è arrivata…

Infatti, nel cercare di consolarlo e parlandoci anche nei giorni successivi, gli ho detto che non si può essere certi che avrebbe vinto. Gli ho detto che Simone aveva fatto una grandissima corsa, era andato forte anche nella crono e ha battuto i cinque che erano lì. A parte il giovane Magli, che è andato fortissimo, gli altri erano tutti corridori di un certo peso. Forse Filippo li avrebbe battuti o forse no, non lo sapremo mai.

Ha messo buone basi per un buon finale di stagione?

Dobbiamo prendere atto che quando sta bene, è lo stesso corridore che abbiamo visto da under 23, da campione del mondo. Questo gli deve dare in tutti i modi la spinta in più. Finalmente siamo sulla buona strada e se la fortuna, che adesso è ancora più in debito di prima, gira a suo favore allora si può puntare in alto. E’ veramente forte, è veloce e specialmente quando si arriva stanchi è solito inventarsi qualcosa che non ti aspetti.

Per Mazzanti, Baroncini ha dimostrato un’ottima condizione
Per Mazzanti, Baroncini ha dimostrato un’ottima condizione
Ecco, se da una parte c’è stata appunto la consolazione, con Simone che ragionamenti avete fatto?

Lavoriamo insieme da dieci anni. Io credo molto in lui, secondo me con questa vittoria può mettere a posto i dettagli che non andavano bene. Prima si perdeva un po’ in cose che gli ho fatto notare in maniera schietta. Penso di essere abbastanza competente, per i 17 anni di professionismo che ho fatto e gli altri 10 nel nuovo ruolo da procuratore, ho veramente la convinzione che in lui ora cambierà qualcosa.

Hai esempi analoghi?

Colbrelli, un mio corridore: ne parlavo proprio ieri con Simone. Sicuramente Sonny, prima del 2021 era già un corridore di uno spessore differente rispetto a quello che è Simone adesso. Però Sonny cambiò dall’italiano in poi. Vinse il Benelux, fece bene al Tour, vinse l’europeo e poi ovviamente la Parigi-Roubaix.  Sono cose che non aveva mai fatto prima di vincere il campionato di italiano. A Simone auguro di fare tutto il percorso di Sonny, senza ovviamente quel maledetto 2022. Voglio dire anche una cosa che magari c’entra poco, ma ci tengo.

Che cosa?

Simone fu il primo dei miei a chiamarmi quando successe quel fatto a Corbelli al Catalunya. Se ci penso adesso, mi emoziono ancora. Era veramente disperato perché aveva visto la scena e ed era preoccupatissimo. 

Qui Sonny Colbrelli e Luca Mazzanti al Giro d’Italia 2014
Qui Sonny Colbrelli e Luca Mazzanti al Giro d’Italia 2014
Ti era mai capitata di vivere una delusione simile a quella di Baroncini nel finale?

No. So benissimo che cosa vuol dire arrivare vicino a un obiettivo. Non avrei mai potuto scegliere chi preferivo che avesse vinto. Ma avrei preferito che se la giocassero fino all’ultimo.

Che tu sappia tra di loro ci sono stati complimenti o dedicato frasi di conforto?

Loro si conoscono. Sicuramente avranno anche occasione di vedersi con le rispettive compagne, perché so che si sentono e sono amiche.  Non so se si siano già sentiti, ma credo che Baroncini, a parte la sua sfortuna e il dispiacere personale, sia contento che degli altri cinque abbia vinto Velasco. So che Simone avrebbe voluto vincerla battendo anche lui e sarà sicuramente dispiaciuto per Filippo. Avranno modo di vedersi in corsa e parlare.

Realini tira, non vince ma è campionessa italiana U23

25.06.2023
4 min
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COMANO TERME – Quando la strada sale, Gaia Realini risponde sempre presente. Oggi ha portato a casa una maglia tricolore tirando senza alcuna riserva su ogni rampa del circuito finale. Il titolo è under 23, ma rappresenta la vincita da gregaria, il che non è quasi mai possibile quando la capitana alza le braccia.

«Secondo me sono più felice io di lei» ha detto la Realini sul palco delle premiazioni dopo aver sputato lo spumante appena stappato, raccogliendo la risata di tutto il pubblico. L’esuberanza dell’abruzzese non va di certo di pari passo con la sua stazza. Piccola e minuta, è l’anima della squadra, non a caso dopo l’arrivo ha cominciato a urlare di gioia per la vittoria di Elisa Longo Borghini. 

Obiettivo principale

«L’obiettivo principale era quello di riportare la maglia Elite a casa». Gaia esordisce così quando le si chiede com’è andata la corsa. Unendo i puntini infatti, tutto diventa più chiaro. «Averla aiutata – continua – mi rende ancora più felice. Abbiamo eseguito tutto quello che avevamo deciso ieri. Tutti quanti avranno qualcosa da ridire sulla mia tattica di gara. Diranno “potevi attaccare prima” oppure “potevi giocarti le tue carte”. Possono criticare quanto vogliono ma abbiamo portato a casa il tricolore e questa è la cosa più importante. 

«Sinceramente – dice – sono molto più contenta per il suo risultato che per il mio. E’ una maglia importante e stasera magari metabolizzerò anche io questa mio risultato tricolore». L’impressione è proprio questa, per Gaia il fatto di aver vinto il campionato italiano U23 con il suo quarto posto assoluto conta ma non così tanto. Per onor di cronaca a comporre il podio insieme a lei c’erano seconda Francesca Barale e terza Gaia Masetti.

Una parola

La mamma l’ha definita “la più pazza del gruppo”. Gaia è un concentrato di energia. «Stasera festeggeremo con un chilo di gelato». La sua solarità e spensieratezza ha ammaliato ogni membro del gruppo. Dalle compagne ai diesse. Perfino i genitori di Elisa si sono avvicinati a lei per complimentarsi e sussurragli «Gaia i diamanti e le cose preziose spesso sono piccole, mai grandi». 

A renderla ancora più mascotte del team c’è però una parola che riecheggia da ogni membro dello staff Trek Segafredo. Una parola detta in dialetto “ngul”. Di facile comprensione anche per chi non bazzica nelle terre abruzzesi. Anche Slongo non ha potuto fare a meno di essere contagiato da questo essere esuberante di Gaia. Tant’è vero che proprio a Paolo la piccola neo-campionessa U23 ha regalato una maglia con quella parola stampata sul petto giusto pochi giorni fa. Ma questa è una storia da “spogliatoio“ e tale deve rimanere. 

Qui la Realini in uno dei suoi tanti scatti non così convinti
Qui la Realini in uno dei suoi tanti scatti non così convinti

Ora il Giro

Tra meno di una settimana il Giro Donne scatterà da Chianciano Terme e la Trek-Segafredo che oggi ha fatto bottino pieno, è pronta a puntare alla classifica generale. La Realini è e sarà a tutti gli effetti una delle chiamate in causa insieme alla olandese Shirin van Anrooij. Per loro, entrambe giovanissime rispettivamente 22 e 21 anni, la corsa rosa sarà un test importante per la stagione. 

«Sicuramente questa gara – conclude la Realini – mi ha dato molta fiducia e partiremo con una squadra forte e determinata. Cercheremo il miglior risultato e combatteremo su ogni fronte. Sono in condizione di dire la mia e mi farò trovare pronta anche per questo importante appuntamento».

Nove tappe per dimostrare di essere all’altezza per dire la propria. Da inizio stagione nessuno ha mai messo in dubbio la sua lealtà e forza in salita. Sarà da vedere ora se lo stesso vale quando la sua ruota dovrà arrivare prima di tutte le altre.