RICCIONE – Da una Coppi e Bartali all’altra. Piove, fa freddo e il vento che arriva dal mare si fa sentire per noi, figuratevi per i corridori. Il pullman della Soudal-Quick Step è parcheggiato nel medesimo punto in cui era posizionato il traguardo della prima tappa di tre anni fa. Quel giorno su Viale Milano splendeva il sole e la primavera era già entrata decisamente in temperatura. Thomas Pesenti chiuse sesto in scia a Mathieu Van der Poel attirandosi l’attenzione di tutti. La sua storia l’abbiamo raccontata e la conosciamo tutti.
Lì dove tutto è iniziato, ritroviamo il 25enne parmense con i colori della formazione belga WorldTour nonostante sia tesserato per il devo team della Soudal. Sta scoprendo poco per volta questa nuova parte della sua carriera. Fino ad oggi il tassametro di Pesenti dice che ha disputato 15 giorni di gara, distribuiti in maniera equa su tre gare a tappe della stessa durata e nelle quali ha sempre centrato un risultato parziale. Esordio all’Alula Tour dove ha raccolto un sesto posto, poi Gran Camino con un bel quarto ed infine un decimo nella “sua” Coppi e Bartali. Prima di andare al foglio-firma, gli abbiamo strappato qualche minuto, rigorosamente al riparo dalla pioggia.
Thomas come sono andati questi giorni alla Coppi e Bartali?
Direi abbastanza bene. Peccato per la caduta nella seconda tappa a circa 4 chilometri dall’arrivo (solo abrasioni sul gomito destro, ndr) che ha rallentato anche Mauri (Vansevenant, ndr), che poi ha dovuto fare fatica per rientrare sul gruppo principale. Purtroppo eravamo nel posto sbagliato al momento sbagliato, però non possiamo farci nulla. In ogni caso in tutte le tappe abbiamo sempre cercato di fare risultato, centrando diverse top 10. Ad esempio ho visto molto bene sia Raccagni Noviero che Savino, che sono andati molto forte.
Nel complesso hai tratto qualcosa di interessante su te stesso?
Sicuramente esco dalla Coppi e Bartali con una condizione in crescita. Sono state cinque tappe dure, rese ancora più toste dal meteo brutto e incerto. Il livello poi in gara era molto alto, quindi sono soddisfatto della mia prestazione. Credo di essere stato di supporto alla squadra, cercando di aiutare il più possibile sia Mauri che Viktor (il diciannovenne Sounens arrivato undicesimo assoluto, ndr) che curavano la generale. Comunque io sono qui per imparare il più possibile. Ogni gara per me è un’occasione per farlo e migliorarmi.
Non possiamo però non ritornare indietro al 2022 quando sei esploso in questa corsa. Che effetto ti fa correrla con i colori della Soudal?
E’ una bellissima sensazione, anche se avrei preferito il caldo di quel giorno (dice sorridendo, ndr). Ripensando a dove ero qualche anno fa sono orgoglioso di quello che ho fatto. E correndo me ne sto rendendo conto meglio. Spero di continuare così.
In questo inizio di stagione hai corso solo col team WorldTour. Com’è andata finora in generale?
Non è andato male questo avvio di anno. Ho raccolto un paio di piazzamenti tra Alula Tour e Gran Camino. Non ho tanta pressione per fare risultato, anzi non ne ho per nulla. Ho pressione invece da me stesso per essere di aiuto ai compagni e metterli nelle migliori condizioni. Rispetto agli anni scorsi è un altro modo di correre, però mi piace molto ugualmente.
Ti aspettavi di andare così bene?
Io sono sempre uno che si autocritica, che non è mai contento di quello che fa e voglio sempre di più. Sono consapevole che questo atteggiamento è un limite, perché è peggio e tendo quindi a buttarmi giù di morale. Penso alla caduta della seconda tappa e mi rammarico. Non tanto perché potessi fare chissà cosa sulla rampa finale, quanto invece perché mi era già successo al Gran Camino ruotandomi con altri corridori. So che sono errori stupidi che si possono evitare. O meglio, sono cose che capitano, però per come sono fatto io li vedo come sbagli e sto lì a ripensarci più del dovuto.
Lo avrai trovato almeno un lato positivo…
Certo, un qualche passo in avanti l’ho fatto in quel senso (sorride, ndr). So che sono le prime corse ed è ancora lunga la stagione. Mi sto ancora ambientando e sto anche cercando di capire come si corre in un grande team come la Soudal. E di conseguenza sto anche cercando di vedere dove è possibile il bicchiere mezzo pieno per quello che riguarda le mie prestazioni. Sicuramente se dovesse arrivare un bel risultato, cambierebbe il morale ed anche il modo di vedere certe cose.
Ci hai pensato che potresti guadagnare un posto fisso nel team WorldTour?
So che c’è la possibilità, ma non ci penso minimamente. Di sicuro è un grande stimolo, oltre che un grande obiettivo e naturalmente ci proverò. Tuttavia al momento penso solo a dare il meglio di me in ogni corsa e in quello che mi chiedono. Quando avrò le mie occasioni cercherò di giocarmele al meglio. Saranno scelte che non dipenderanno da me
Ora che hai messo in cascina un po’ di gare, quali sono gli aspetti principali che hai notato rispetto a prima?
Parliamo di dettagli e di punti di vista. Ormai non manca nulla in ogni formazione, ma in un team come la Soudal è tutto amplificato o fatto in grande per qualsiasi cosa o per qualsiasi rapporto che hai con ogni figura che lavora con noi. In un team continental cerchi sempre di portare a casa qualsiasi piazzamento che va sempre bene. Qua invece sono in formazione WorldTour e giustamente pensano soprattutto alla vittoria o a fare una corsa dura. E’ un’altra mentalità ed è più che comprensibile.
Cosa prevede il prossimo calendario di Thomas Pesenti?
Le prossime gare le farò con il devo team e saranno tutte al Nord. Riprendo il 6 aprile in Olanda con la Volta NXT Classic, una gara piena di côte. Dal 9 al 12 sarò al Circuit des Ardennes, poi il 16 in Belgio per la Ronde van Limburg ed infine dal 25 aprile all’1 maggio correrò il Tour de Bretagne. Mi attende un bel mese di gare e sono pronto. Non sarebbe male centrare qualche piazzamento buono.