Cettolin ha già ripreso la strada verso la vittoria

03.05.2024
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Con la vittoria al Trofeo San Vendemiano si può dire che Filippo Cettolin ha rimesso un po’ le cose a posto. Non che la stagione fosse iniziata male per il corridore della Borgo Molino, ma certamente la mancanza di successi iniziava a pesare e il fatto che sia arrivata in una delle principali classiche di primavera è la giusta compensazione.

Cettolin, al suo secondo anno da junior, è abituato a partire forte nella stagione e anche quest’anno ha subito trovato la strada giusta: «Avevo scelto di esordire affrontando una gara dura, non proprio adatta alle mie caratteristiche proprio per testare la gamba, poi sono arrivati due secondi posti alla Coppa Senio e al Circuito di Orsago dove avevo visto che gamba era già quella giusta ma non riuscivo ancora a svettare, anche perché poi ho avuto un problema al ginocchio che mi ha tenuto fermo per un po’ di giorni. Tutte cose che mi portavo dietro e che vincendo a San Vendemiano ho finalmente messo alle spalle».

Lo sprint vittorioso di San Vendemiano, ai danni di Andreaus e Sambinello (foto Bolgan)
Lo sprint vittorioso di San Vendemiano, ai danni di Andreaus e Sambinello (foto Bolgan)
Sei al tuo secondo anno: noti differenze rispetto a 12 mesi fa?

Mi sento molto più sicuro di me stesso, affronto le gare con più serenità e questo mi consente di essere più freddo. Prima per troppa foga sbagliavo spesso qualcosa, non ero centrato e penso che qualche risultato mi sia sfuggito per questo. Sprecavo troppa adrenalina, ora mi so gestire di più.

Le tue vittorie arrivano spesso in volata, ma questo basta per fare di te un velocista?

Se si intende uno sprinter puro, di quelli che aspettano la volata allora non è il mio caso. Io preferisco gare impegnative, dove posso mostrare anche la mia resistenza su certe salite, dove il gruppo si screma fino a 20-30 elementi, allora posso far valere il mio spunto veloce. Poi sì, anche nelle volate di gruppo ci provo.

Il podio della Coppa Senio con Cettolin battuto da un altro sprinter di qualità, Davide Stella (foto Bicitv)
Il podio della Coppa Senio con Cettolin battuto da un altro sprinter di qualità, Davide Stella (foto Bicitv)
Se non sei un velocista puro, che cosa serve allora per tuffarsi in sprint di gruppo dove spesso si rischia moltissimo?

Molti parlano di incoscienza, ma a me piace pensare che si tratti di furbizia da mettere in campo. Col tempo sto imparando a sfruttare il lavoro della squadra, a inserirmi nel buco giusto e per farlo serve sì tanto coraggio, ma soprattutto furbizia, saper cogliere l’attimo. E’ un fattore che si affina col tempo, ma devi averlo dentro perché in quei frangenti non c’è molto tempo per pensare.

Alla fine dell’anno dovrai trovare uno sbocco, nella categoria superiore o, ancor meglio, una strada verso il professionismo. Hai già contatti?

Nulla di specifico, ma già dallo scorso anno c’era dell’interesse nei miei confronti. Qualcosa si è mosso, so che ora dipende solo da me, da quel che saprò fare, ma sono abbastanza tranquillo che al momento giusto troverò la strada.

Per Cettolin questo è un anno decisivo per trovare uno sbocco fra i grandi
Per Cettolin questo è un anno decisivo per trovare uno sbocco fra i grandi
Tu d’altronde hai su di te i fari dell’attenzione già da quando eri allievo, da quando hai vinto la Coppa d’Oro, un po’ come sta avvenendo anche per Magagnotti. Questo ti pesa?

Peso no, ma di certo so che molti si sono sempre aspettati tanto da me, quei risultati da allievo diventano una sorta di responsabilità che ti porti sempre dietro. A me però questa pressione non pesa, è anzi uno stimolo per fare sempre meglio.

La gara di San Vendemiano è uno degli appuntamenti cardine della stagione…

Nella mia agenda era cerchiata di rosso… Avevo visto già lo scorso anno che poteva essere davvero la gara giusta per me, ci sono arrivato con la cattiveria giusta. Il percorso è duro, ma bisogna resistere. Quando ho visto che eravamo rimasti in pochi davanti sapevo che dovevo solo arrivare in volata e avrei potuto giocare le mie carte. Quando ti trovi a sprintare con scalatore parti da una situazione di vantaggio, ma questo significa che sul loro terreno mi sono fatto trovare pronto…

Il corridore della Borgo Molino al GP Liberazione, chiuso all’11 posto (foto Dalmazi)
Il corridore della Borgo Molino al GP Liberazione, chiuso all’11 posto (foto Dalmazi)
Che cosa ti aspetta ora?

Intanto il campionato regionale domenica a Predappio, poi spero che arrivi una convocazione in nazionale per qualche corsa all’estero, sarebbe un importante ulteriore passaggio nella mia stagione, anche per farmi vedere in un consesso ancora più qualificato.

Con Salvoldi ti sei già sentito?

Siamo in contatto stretto, mi chiama spesso. Abbiamo un ottimo rapporto, mi ha già chiamato per fare qualche raduno con il gruppo e so di essere nel suo taccuino, quindi sono abbastanza tranquillo.

Il trevigiano è già stato in azzurro ai mondiali 2023. Salvoldi confida molto in lui
Il trevigiano è già stato in azzurro ai mondiali 2023. Salvoldi confida molto in lui
Il cittì a inizio stagione era stato molto chiaro su quel che si aspettava dai secondo anno, una sorta di ruolo di traghettatori per chi approda alla categoria. Ti senti di recitare questo ruolo?

Dino voleva responsabilizzarci ed io mi sono detto subito disponibile, se posso trasmettere quel che ho imparato lo faccio volentieri, penso anzi che sia un onore. Se posso dare consigli, ad esempio a uno come Magagnotti che sta seguendo la mia stessa strada lo faccio volentieri e penso che la prima cosa sia che, quando vince qualcuno che ha la nostra maglia, soprattutto in nazionale, vinciamo tutti.

La prima di Bessega, che già pensa alla Lidl-Trek

16.04.2024
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Prima dell’inizio della stagione il cittì della nazionale juniores Dino Salvoldi era stato chiaro: «Con tanti atleti al primo anno, uno come Bessega è un riferimento per la categoria». Per questo stupiva che non arrivase alcuno squillo dal corridore del Borgo Molino Vigna Fiorita, che lo scorso anno era stato parte della squadra azzurra, oro europeo nel Team Relay. Quello squillo è poi arrivato, al Trofeo Ristorante alla Colombera, rimettendo tutto nel loro giusto ordine di cose (foto di apertura Photobicicailotto).

Lo scorso anno Bessega aveva colto 7 vittorie, tra cui la classifica del Giro del Friuli
Lo scorso anno Bessega aveva colto 7 vittorie, tra cui la classifica del Giro del Friuli

Il diciottenne ammette che quelle vittorie che non arrivavano, magari sfiorate come al Trofeo Comune di Camaiore dov’era stato beffato da Lorenzo Finn, gli avevano lasciato qualche strascico psicologico.

«In verità però mi era pesato più il 4° posto nella gara inaugurale, il GP Baronti, perché sentivo che la gamba pur essendo inizio stagione era già molto buona. Poi nel prosieguo mi sono ritrovato ad affrontare percorsi che non erano proprio ideali per le mie caratteristiche, oppure commettevo qualche errore di troppo. Questo stava incrinando il mio morale».

Con Montagner e Giaimi, il friulano ha vinto l’oro agli europei 2023 nella staffetta
Con Montagner e Giaimi, il friulano ha vinto l’oro agli europei 2023 nella staffetta
Finché non hai sfatato il tabù…

Sì, in una gara che oltretutto si corre vicino casa e che conosco per averla disputata anche lo scorso anno, quando però ero caduto sui giri collinari e mi ero dovuto ritirare. Questa volta non ho sbagliato: il gruppo si è via via scremato, al penultimo giro eravamo rimasti in 25. A quel punto dovevo trovare il momento giusto per portare l’attacco e così è stato.

Salvoldi ha detto che puoi essere un po’ una guida per chi arriva alla nuova categoria, è un ruolo nel quale ti rispecchi?

Non sono quel che si dice un leader, trovo un po’ strano fare da riferimento, ma se capiterà in qualche gara di dover fare il regista in corsa, sacrificarsi per gli altri sarò sempre a disposizione. In fin dei conti in un anno cambia abbastanza poco, ma quel che ho imparato lo condivido.

Già da allievo Bessega si era dimostrato un vincente (foto Rodella)
Già da allievo Bessega si era dimostrato un vincente (foto Rodella)
Tu hai già in tasca il contratto per la prossima stagione nelle fila della Lidl-Trek. Questo rappresenta per te un vantaggio?

Enorme. Sapere che non devi dannarti l’anima per costruire il tuo futuro, che entri in un team affermato dove hai una strada tracciata e devi meritartela è un peso psicologico in meno. Significa poter correre le gare in maniera più tranquilla, senza il bisogno di dover per forza dimostrare qualcosa ogni volta.

Non è che questo però ha un rovescio della medaglia, ossia ti toglie mordente?

Questo mai, io corro sempre per portare a casa il risultato. Mi piace vincere e far fatica, altrimenti non vorrei fare questo mestiere. Essere però tranquillo è un aiuto, nel senso che mi permette di concentrarmi più su quel che devo fare.

Bessega con Mellano e Rosato. Tutti e tre sono convocati per l’Eroica
Bessega con Mellano. Entrambi sono convocati per l’Eroica
Che obiettivi ti sei posto nella tua stagione?

Cercare di fare più vittorie e piazzamenti possibile. Per tornare al discorso di prima, le motivazioni non mancano, voglio passare di categoria portandomi dietro un bel curriculum. Quel che più conta è emergere soprattutto nelle gare internazionali. Nei prossimi due mesi ci saranno tante occasioni, in Italia e all’estero ed io voglio approfittarne. Magari a cominciare dall’Eroica, dove ci sarà davvero il meglio della categoria: ho visto alcuni di loro, ad esempio gli sloveni della Roubaix e vanno veramente forte, ma io sento di non partire battuto.

Perché per il tuo futuro hai scelto la Lidl-Trek? Forse perché a dispetto dell’affiliazione e della proprietà americana la senti una squadra un po’ più italiana delle altre del WorldTour?

Sinceramente un po’ sì, perché ho visto che ci sono molti italiani nella dirigenza ma anche nello staff, tra meccanici, massaggiatori… e questo può essere un bell’aiuto. Poi sono stati comunque loro a cercarmi, ci siamo incontrati e mi hanno convinto con il loro programma riservato al devo team. Io dico che è la soluzione giusta per continuare a crescere. Ora però sta a me arrivarci con in mano qualcosa.

Novak: un altro slovacco ambizioso che cresce in fretta

17.06.2023
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Samuel Novak si trova a casa sua, in Slovacchia, dove si allena in vista dei campionati nazionali di settimana prossima. In questi giorni sta uscendo con la bici da cronometro e un problema meccanico fa slittare la nostra telefonata di un quarto d’ora. Parla inglese fluentemente, ha una voce simpatica, ed è sempre pronto alla battuta. Uno spirito che rispecchia perfettamente la sua giovane età

La particolarità di Novak è che corre in Italia, nella Borgo Molino Vigna Fiorita, sta andando molto bene nell’ultimo periodo. Arriva dalla vittoria della Coppa Montes (photors.it in apertura), il giorno della Liberazione, alla quale ha aggiunto il quarto posto al GP dell’Arno. 

Novak ha indossato la maglia dei GPM al Giro delle Lunigiana alla fine della prime due tappe (foto Instagram)
Novak ha indossato la maglia dei GPM al Giro delle Lunigiana alla fine della prime due tappe (foto Instagram)

La prima vittoria del 2023

«Quella della Coppa Montes – racconta Novak – è stata la prima vittoria della stagione. Non me l’aspettavo, anche perché arrivavo da un periodo un po’ complicato. Tre giorni prima avevo corso l’Eroica Juniores e non era andata bene, sono stato malato per gran parte della settimana. L’obiettivo alla Coppa Montes era quello di sopravvivere, fare del mio meglio ed invece è arrivata la vittoria».

Ve la siete giocata bene, davanti c’eravate tu e Cettolin.

Sì, abbiamo giocato la classica situazione di superiorità numerica e siamo riusciti a vincere. Per primo ha attaccato Cettolin, poi una volta ripreso sono partito io, ero un po’ lungo ma sono riuscito a resistere al rientro degli altri corridori. 

Un bel modo per riprendersi da un periodo così così, no?

Assolutamente, da quel momento in poi mi sono sentito sempre meglio. Anche al GP dell’Arno sono andato molto bene, direi che ho iniziato a credere sempre più in me stesso.

Nel 2022 ha vinto il titolo nazionale a cronometro, riuscirà a fare la doppietta quest’anno?
Nel 2022 ha vinto il titolo nazionale a cronometro, riuscirà a fare la doppietta quest’anno?
La Coppa Montes era una gara internazionale, con tanti ragazzi forti al via…

Vero, c’era un livello davvero alto, ma avendo corso anche tante gare con la nazionale sono abituato. Nel 2022 ho disputato cinque tappe di Nations Cup e due gare internazionali con la maglia del mio Paese: Giro della Lunigiana e una corsa in Austria. 

Ora prepari i campionati nazionali, cercherai la doppietta per il titolo a cronometro?

Ci proverò – dice con una grande risata – non sarà semplice, non sono riuscito a curare al meglio la mia preparazione in questa disciplina. Vedremo cosa riuscirò a fare in questi giorni che mi separano dalla prova. 

Che tipo di corridore pensi di essere?

Difficile dirlo, posso diventare un buon scalatore, ma vado bene a cronometro e vinco anche delle volate ristrette. E’ presto per dirlo, non saprei bene dove specializzarmi, per esempio, le prove contro il tempo le corro da poco. 

Vai forte anche lì, che tipo di percorsi ti piacciono?

Duri – dice con una risatina – mi piacciono i percorsi dove bisogna produrre il massimo sforzo in periodi abbastanza lunghi. 

La cronometro è una disciplina scoperta da poco da Novak, ma molto apprezzata
La cronometro è una disciplina scoperta da poco da Novak, ma molto apprezzata
Dopo i campionati nazionali che obiettivi hai?

Farò qualche gara con la squadra in Italia e poi ci sono un paio di tappe di Coppa delle Nazioni che mi piacerebbe vincere. Una in particolare nel mese di luglio.

Questo è il tuo secondo anno con la Borgo Molino, come ti trovi?

Bene, i ragazzi sono molto gentili e simpatici. E’ una squadra davvero forte, a volte anche troppo – dice con una battuta – mi aiutano tanto e ci mettiamo a disposizione l’uno dell’altro. 

Hai già fatto molte esperienze internazionali, tra cui il mondiale in Australia, che esperienza è stata?

Correre dall’altra parte del mondo è stato pazzesco. L’ho amato molto, prima della gara non stavo benissimo ma sono comunque riuscito ad arrivare nel secondo gruppo. Un 40° posto che non mi ha fatto sfigurare, ma quest’anno punto a migliorarmi. 

Come ogni slovacco Novak riserva un posto nel suo cuore per Sagan, ma i suoi idoli sono i corridori moderni
Come ogni slovacco Novak riserva un posto nel suo cuore per Sagan, ma i suoi idoli sono i corridori moderni
L’anno prossimo passerai under 23, hai già dei contatti?

Sì, ho un manager che si sta occupando di trovare la migliore opzione. L’unica cosa che posso dire è che probabilmente si tratterà di un team development di una WorldTour. 

Ultima domanda: sei slovacco, come Sagan, è lui il tuo corridore preferito?

Come ogni slovacco che si rispetti posso dire che Peter occupa un posto nel mio cuore. Però se devo essere sincero il mio prototipo di corridore è Ethan Hayter: moderno, completo, è un corridore a tutto tondo. Mi rivedo in lui in un certo senso.

Bessega vince il Friuli passando dalla Francia

11.06.2023
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Una bella notizia per il mondo degli juniores italiani è arrivata con la 21ª edizione del Giro del Friuli Venezia Giulia. Qualcosa di cui si sente la necessità da tempo, una corsa a tappe dedicata a questi ragazzi che crescono e anche in fretta. Si tratta di un passo per appianare quella che è la differenza con l’estero, dove questo genere di corse sono molto più frequenti. Andrea Bessega, della Borgo Molino Vigna Fiorita, si è aggiudicato la maglia di leader finale. E’ la sua prima vittoria in una corsa a tappe. 

Partito dalla Francia

Bessega risponde al telefono che sono le 19,30, racconta l’esperienza vissuta in Friuli, la sua Regione, e scioglie la lingua. 

«Arrivavo da una corsa a tappe in Francia – ci dice – ero con la nazionale al Trophée Centre Morbihan, una gara di Coppa delle Nazioni. E’ stata la mia prima esperienza in una corsa a tappe, mi ha dato consapevolezza nei miei mezzi. La grande differenza che ho notato è che in Francia la corsa era molto tirata, ho fatto molta fatica. Una cosa dovuta anche al fatto che si trattava di una gara di Nation Cup. Anche in quel caso era composta da tre tappe, ma distribuita in due giorni: il primo abbiamo fatto una tappa da 128 chilometri. La giornata successiva si è aperta con una cronometro individuale e poi, nel pomeriggio, la terza tappa da 115 chilometri». 

Vincere in casa

Il corridore della Borgo Molino, classe 2006, è al suo primo anno nella categoria juniores. Ha le idee chiare su quello che gli piace, e l’esperienza che ha accumulato in queste due gare a tappe lo ha lasciato soddisfatto. 

«L’esperienza con la nazionale – continua Bessega – mi ha insegnato molto: come imparare a gareggiare in questi scenari. Una cosa che poi ho trasportato al Giro del Friuli è il fatto di non finirsi subito, ma spendere bene le energie. A Morbihan dopo la prima tappa ero stanco, ho fatto una cronometro buona ma non eccezionale. Tra la mattina ed il pomeriggio mi sono riposato bene ed ho recuperato le forze, infatti ho vinto la terza tappa.

«Il Giro del Friuli si apriva con una cronometro a squadre, che siamo riusciti a vincere. La maglia l’ha indossata Cettolin. La tappa di Cimolais era dura ma siamo comunque arrivati allo sprint ed abbiamo lavorato per lui. Tant’è che ha vinto, mantenendo la leadership. A San Daniele il percorso era meno duro ma la fatica dei giorni prima ha fatto la differenza. Io sono rimasto con i migliori nonostante una caduta che mi ha obbligato a rincorrere. Alla fine sul traguardo sono passato per quinto ma ho indossato la maglia di leader».

A San Daniele Bessega si è piazzato quinto, nonostante il mancato successo ha portato a casa la classifica finale (foto Boldan)
A San Daniele Bessega si è piazzato quinto, nonostante il mancato successo ha portato a casa la classifica finale (foto Boldan)

Imprevedibilità

A parte la cronometro a squadre, Bessega non ha vinto tappe, ma si è portato a casa il Giro del Friuli. Ha giocato sulla costanza, ed ha notato che questo genere di corse aprono diversi scenari. 

«Mettere nelle gambe tanti giorni di corsa – chiude – aiuta a migliorare, aumenta la condizione. In più si creano diverse situazioni, che permettono di capirsi e di scoprire nuovi limiti. Nelle corse di un giorno conosciamo tutti le caratteristiche degli avversari, quindi le gare hanno copioni più “impostati”. Nelle gare a tappe subentrano imprevisti differenti, come la stanchezza. Spero di farne sempre di nuove, ed anche l’occasione avuta con la nazionale è stata importante. All’estero se ne fanno tante e la differenza si vede».

Dopo il Liberazione, Montagner non si ferma più

07.05.2023
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Coppa Dondeo, Gran Premio Liberazione e come se non bastasse il titolo regionale, tutto nello spazio di pochissime settimane. Aprile ha rivelato al popolo del ciclismo il talento cristallino di Andrea Montagner, ultimo arrivato nella sempre effervescente nidiata della Borgo Molino. Friulano di 17 anni, Montagner si è adattato subito alla nuova categoria junior e promette di regalare altre soddisfazioni, entro però i margini consentiti dalla scuola.

«Sono al terzo anno di Agraria – spiega il giovanissimo friulano – e non è sempre semplice organizzarsi. Spesso i compiti vengono dati all’ultimo e trovare tempo e spazio per allenarsi non è facile, anche se io esco in bici appena finite le ore di scuola. Ma poi c’è lo studio a casa, insomma di tempo libero non ce n’è, senza contare poi le trasferte. Dopo giugno la situazione sarà sicuramente più agevole».

Per Montagner, classe 2006, questa è la prima stagione al Borgo Molino dopo 4 anni alla Libertas Ceresetto
Per Montagner, classe 2006, questa è la prima stagione al Borgo Molino dopo 4 anni alla Libertas Ceresetto
Fino allo scorso anno eri alla Libertas Ceresetto, ora il tuo team ha una sede lontana da casa…

Questo è un altro problema, ma devo dire che la squadra mi aiuta molto, spesso i tecnici si sobbarcano la trasferta e vengono a controllare i miei allenamenti, praticamente tutte le settimane. Alla Libertas Ceresetto sono stati 4 anni fondamentali per la mia formazione ciclistica, ma ora la situazione è diversa.

In che maniera?

La squadra mi dà molto supporto, è davvero un bel team dove si è formato subito uno splendido gruppo fra ragazzi e tecnici. Non manca davvero nulla e si vede che ci tengono, la distanza non facilita la costruzione del gruppo al di fuori delle gare, ma bisogna adattarsi e il fatto che mi vengano a trovare a casa mi è d’aiuto.

Ti alleni quindi da solo, non hai paura?

Eh, non è facile… Sì, paura ne ho, ma questa si traduce in grande attenzione perché so che degli automobilisti non ci si può fidare. Le strade del Tagliamento sono molto trafficate, io cerco itinerari meno battuti, ma capita anche di doversi sobbarcare chilometri nel traffico e tocca stare sempre con le antenne dritte.

Al Borgo Molino puntano molto su Montagner, anche se la distanza impedisce frequenti allenamenti in gruppo
Al Borgo Molino puntano molto su Montagner, anche se la distanza impedisce frequenti allenamenti in gruppo
Che percorsi trovi?

In questo devo dire di essere abbastanza fortunato abitando in collina. Posso allenarmi molto bene su qualsiasi terreno e soprattutto in montagna, non devo spostarmi molto e posso migliorare su ogni terreno, è un vantaggio che sto cercando di sfruttare.

Ma quali sono i tracciati che preferisci?

Non sono uno scalatore puro, ma in montagna vado abbastanza bene, preferisco i percorsi abbastanza duri, dove c’è possibilità di fare selezione. Il tracciato del Liberazione era ideale in questo senso, sono riuscito a fare quanto mi ero prefissato.

Corridore che ama i percorsi duri, il friulano privilegia i successi con attacchi da lontano
Corridore che ama i percorsi duri, il friulano privilegia i successi con attacchi da lontano
Molti dicono che il percorso di Roma sia atipico, dove c’è da rilanciare sempre ma non sia altimetricamente tra i più severi…

Non la penso così. Giro dopo giro le pendenze si sommano nelle gambe, praticamente l’unico tratto veramente piano è quello di Caracalla, l’arrivo… E’ un percorso difficile, ci sono strappi a ogni tornata, è normale che alla fine ci sia selezione. Io ho provato subito a uscire, poi con Gabriele De Frabitiis abbiamo trovato l’azione giusta e proprio sfruttando gli strappi sono riuscito a staccarlo e arrivare da solo. E’ stata decisamente la mia vittoria più bella.

Non ti sei però fermato lì, visto che pochi giorni dopo hai vinto anche il titolo regionale…

Sì, ho cercato di recuperare dopo la trasferta di Roma, fatto un po’ di scarico e quando sono tornato in gara ero brillante come allora. E’ stata una corsa più facile, ma sicuramente mi dà buone indicazioni anche come capacità di recupero. Non ho mai fatto una corsa a tappe, non so come mi potrei trovare con impegni ripetuti giorno dopo giorno ma questi piccoli segnali mi rincuorano.

Il friulano al suo primo successo 2023 alla Coppa Dondeo, battendo Etienne Grimod
Il friulano al suo primo successo 2023 alla Coppa Dondeo, battendo Etienne Grimod
Che tipo di corridore ti piace?

Uno come Pogacar che va forte su qualsiasi terreno e in qualsiasi tipo di corsa. Vorrei essere come lui, essere capace di dire la mia anche in un grande Giro. Io penso di avere le caratteristiche giuste per poter correre per la classifica, ma non avendo la minima esperienza specifica, per ora è solo un sogno.

Dopo tre vittorie di fila che cosa ti aspetti ora?

Non mi sono posto obiettivi specifici, anche se non nascondo che vorrei provare a conquistare la maglia tricolore. Poi c’è un’altra maglia che vorrei vestire, quella azzurra: per ora non mi è arrivata alcuna convocazione, ma se continuo a far bene magari presto il telefono squillerà…

Borgo Molino, il blocco dei rapporti e l’arrivo di Rui

13.01.2023
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Da un comunicato di inizio stagione della Borgo Molino si legge che nello staff tecnico è entrato un nome di spicco del ciclismo giovanile: quello di Luciano Rui. Si tratta di una grande novità se si pensa che “Ciano” è stato il volto della Zalf dal 1991. Così, dopo trentuno anni il ruolo di Rui cambia, o meglio, rimane lo stesso, a cambiare è la squadra. 

«Luciano Rui è un grande amico – spiega Cristian Pavanello, diesse della Borgo Molino – è una persona molto competente che ha fatto la storia del ciclismo giovanile. Averlo in squadra con noi è qualcosa in più ed una grande occasione».

Luciano Rui è stato professionista ed è il riferimento storico nella Zalf di Castelfranco (foto Scanferla)
Luciano Rui è stato professionista ed è il riferimento storico nella Zalf di Castelfranco (foto Scanferla)

Un bel cambiamento

La notizia dell’arrivo di Rui nel team juniores della Borgo Molino è molto interessante. Una figura di riferimento per il movimento dilettantistico italiano è un valore aggiunto, soprattutto se potrà portare la sua esperienza a favore dei giovanissimi. 

«Non si tratta di una collaborazione con la Zalf – specifica Pavanello – con loro c’è sempre stato un buon rapporto, ma è l’equivalente di quello che abbiamo con le altre squadre under 23. Rui lo conosco da quando io stesso ho corso in Zalf nel 1994 e 1995, da allora il rapporto di amicizia non si è mai dissolto. Ha collaborato con noi, in maniera più blanda, anche negli anni passati. La svolta è arrivata in questa stagione, dove sarà più coinvolto. In particolar modo per quanto riguarda l’aspetto tecnico, anche la domenica, d’ora in poi, sarà in ammiraglia con noi».

Pavanello, qui a destra, è stato corridore di Rui nel ’94 e ’95. Ora i due lavoreranno insieme alla Borgo Molino (foto photors.it)
Pavanello è stato corridore di Rui nel ’94 e ’95. I due lavoreranno insieme alla Borgo Molino (foto photors.it)

Un nuovo mondo

Passare dagli under 23 agli juniores non è semplice, anche se si gode di un’esperienza come quella di Luciano Rui. Sono due mondi vicini, ma assolutamente diversi, soprattutto per l’età dei ragazzi con i quali si ha a che fare.

«Rapportarsi con atleti così giovani – riprende Pavanello – non è semplice, parliamo di ragazzi di 17 anni. E’ un mondo nuovo anche per Luciano, lui ha sempre avuto a che fare con corridori più pronti e maturi. Il nostro ruolo, in quanto team juniores, è legato alla formazione dell’atleta. Il suo ruolo in Zalf non sarà più quello di prima, ma ugualmente non uscirà dal team di Castelfranco. Però, quando ho saputo che a livello tecnico non sarebbe più stato così coinvolto, ho deciso di proporgli questa nuova avventura».

La categoria juniores ha grandi squilibri a livello di sviluppo: eliminare il blocco dei rapporti aprirà ancor di più la forbice?
La categoria juniores ha grandi squilibri a livello di sviluppo: eliminare il blocco dei rapporti aprirà ancor di più la forbice?

Rapporti liberi

Una seconda novità, che riguarda per intero tutta la categoria juniores, è l’annullamento del blocco dei rapporti. I ragazzi da questa stagione non avranno più l’obbligo di usare il quattordici come ultimo ingranaggio del pacco pignoni, ma potranno montare l’undici. 

«Con questa nuova regola bisogna andare con i piedi di piombo – dice il diesse – dal nostro punto di vista è cambiato un po’ il modo di gestire la palestra. Abbiamo terminato la parte più “corposa” nella settimana di Natale e le bici sono state consegnate solamente il 27-28 dicembre. La preparazione in bici rimarrà la stessa, il lavoro in palestra no. Ci concentreremo un po’ più sulla forza, per preparare la muscolatura e la useremo anche in via precauzionale, così da evitare infortuni».

I diesse dovranno insegnare ai loro corridori l’utilizzo corretto dell’intera scala dei rapporti (photors.it)
I diesse dovranno insegnare ai loro corridori l’utilizzo corretto dell’intera scala dei rapporti (photors.it)

La forbice si allarga

L’impressione generale nella categoria juniores, è che i ragazzi siano pronti sempre prima, non tutti chiaramente. C’è chi è “avvantaggiato” da una maturazione precoce e togliere il blocco dei rapporti potrebbe non essere stata la mossa giusta…

«A mio modo di vedere – continua Pavanello – questa regola era da cambiare, ma non da togliere. Le bici ormai sono talmente performanti anche per gli junior che il quattordici era quasi limitante, però si poteva passare al dodici. Il cambiamento lo si sarebbe sentito comunque. L’impressione che ho avuto, fin dai primi allenamenti, è che con questa nuova regola i forti andranno ancora di più e chi era limitato soffrirà ancora maggiormente. La forbice si aprirà ancora di più, specialmente se consideriamo che chi è già fisicamente più pronto potrà sfruttare ancor di più questo vantaggio. C’è anche da dire che spingere l’undici non è semplice, un conto è averlo nella ruota, un altro è pedalarci sopra. Uno dei lavori che spetterà a noi diesse sarà quello di tenere il fucile puntato, per evitare che i ragazzi spingano i “rapportoni”. Dovremo insegnare loro come si usano».

Cronosquadre giovanili. Ma quanto è difficile prepararle?

27.09.2022
5 min
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Questo sabato (1° ottobre) a Fiume Veneto si terrà il campionato nazionale cronosquadre per allievi, juniores e under 23. L’evento sarà organizzato come lo scorso anno dal Gc Bannia a cui va un plauso per portare avanti questa iniziativa di certo non ben collocata nel calendario. Si tratta una specialità particolare, altamente specialistica. Si solito si corre in 7-8 atleti, per l’occasione è stata riadattata alle esigenze delle squadre e si corre in quattro (in apertura la Colpack impegnata lo scorso anno nella cronosquadre della Coppi e Bartali).

Se per gli allievi la questione della preparazione, vista la giovanissima età e la scuola di mezzo, può anche essere tralasciata, il discorso si fa più serio per quel che concerne le due categorie internazionali. Anche perché le distanze iniziano ad essere interessanti: 25,3 chilometri per gli juniores e 37,2 per gli U23 (gli allievi ne faranno 18,6).

La Colpack taglia in testa il traguardo di Fiume Veneto al tricolore 2021. Sul podio anche Qhubeka e Zalf (foto Instagram)
La Colpack taglia in testa il traguardo di Fiume Veneto al tricolore 2021. Sul podio anche Qhubeka e Zalf (foto Instagram)

In Colpack…

Oggi per una cronosquadre dei pro’ si lavora su ogni minimo aspetto: durata delle tirate, rapporti, materiali, momenti del cambio, watt espressi in fase di spinta e in fase di “recupero”, un lungo studio esterno del territorio da parte degli staff per incamerare dati su vento, umidità, asfalto…

Per gli under 23 più o meno l’obiettivo è lo stesso, ma con molte risorse in meno a disposizione, a cominciare dal tempo per allenare questa disciplina fino ad arrivare ai materiali.

«Quest’anno – spiega Gianluca Valoti diesse della Colpack Ballan, i campioni uscenti – sarà dura ripetersi. Primo, perché lo scorso anno avevamo una super squadra. Secondo, perché non abbiamo proprio i ragazzi: diversi sono infortunati o malati (l’ultimo della lista è Romele, ndr). 

«L’80 per cento dei nostri corridori ha la bici da crono e almeno una volta a settimana cerchiamo di fargliela usare in allenamento, fosse anche nel giorno di scarico. Lo scorso anno non riuscimmo a prepararla al meglio in quanto Baroncini e Gazzoli erano al mondiale, ma con Umbri, Boscolo e qualcun altro facemmo delle sedute. Per esempio Umbri che su pista faceva le partenze del quartetto partiva per primo. Tutti tiravano per circa 30”, ma lo stesso Gidas venendo dalla pista, aveva problemi alla distanza. Così spingeva più forte all’inizio e poi si staccava (il tempo è preso su terzo, ndr)».

I quattro alfieri della Colpack in allenamento prima dell’italiano dello scorso anno. Da notare Baroncini fresco di maglia iridata
I quattro alfieri della Colpack in allenamento prima dell’italiano dello scorso anno. Da notare Baroncini fresco di maglia iridata

Capacità individuali

In Colpack, racconta Valoti, si basano molto sull’esperienza personale dei ragazzi con la crono. Ognuno ha la sua tabella di allenamento e ognuno svolge i suoi lavori specifici.

«Poi per fare delle sedute di squadra – aggiunge Valoti – andiamo in un tratto di strada dalle nostre parti (Bergamo, ndr) particolarmente adatto. Corre parallelo all’autostrada tra Seriate e Grumello. Misura 20 chilometri e ha quattro rotonde. Queste sono ideali per approcciare le curve, rilanciare. In alternativa abbiamo un’altra strada, forse ancora migliore, nella Bassa ma è più lontana.

«Abbiamo la fortuna di avere il supporto di Maurizio Mazzoleni, specie per quel che concerne i materiali. E non dobbiamo assolutamente dimenticare Fusi, che viene dalla 100 Chilometri. Che poi alla fine le cose da mettere in pratica si sanno, ma la differenza è insistere sull’utilizzo della bici da crono in allenamento».

I ragazzi della Borgo Molino nella cronosquadre del Giro del Friuli (foto Bolgan)
I ragazzi della Borgo Molino nella cronosquadre del Giro del Friuli (foto Bolgan)

La Borgo Molino

E il discorso non è troppo diverso per gli juniores. Ad aprirci le porte di questa categorie è Cristian Pavanello direttore sportivo della Borgo Molino-Vigna Fiorita, anch’esso team campione in carica.

«Purtroppo – dice Pavanello – non ho potuto dedicare il tempo che volevo a questa specialità in quanto non ho gli atleti sottomano. E per questo non ci arriviamo al meglio. Due di loro, Favero e Scalco, sono di ritorno dall’Australia, e non hanno modo di fare delle prove. Faremo riferimento alla “memoria individuale” di quando usano la bici da crono e delle esperienze in pista.

«A ridosso del via faremo delle piccole prove, ma giusto per riprendere il feeling dei cambi e non per la prestazione. Ripeto, non c’è stato tempo e bisogna considerare anche che il giorno dopo ci sono altre gare importanti».

Delle Vedove è uno dei ragazzi più potenti di Pavanello e sarà schierato a Fiume Veneto (foto Instagram)
Delle Vedove è uno dei ragazzi più potenti di Pavanello e sarà schierato a Fiume Veneto (foto Instagram)

Cambio bici

Da quest’anno anche la categoria juniores potrà utilizzare la bici da crono, cosa che non era consentita fino all’anno passato. Si diceva che essendoci scarsa disponibilità di queste bici, si voleva mettere tutti alla pari. In realtà non è proprio così, perché quando ci sono le gare contro il tempo individuali tutti hanno la bici giusta. In più non sarà bello da dire, ma è un dato di fatto: non partecipano tutti i team, ma quelli più “robusti”.

«E direi finalmente – aggiunge Pavanello – trovo sia giusto che si usi la bici da crono. Si continua a proteggere questa categoria quando invece è internazionale. I ragazzi imparano a darsi i cambi con le mani sulle protesi e a gestire certe situazioni. 

«Anche in virtù dell’utilizzo di questa bici – continua Pavanello – sarebbe stato interessante poterci lavorare su». Con la bici da strada i cambi vengono più in automatico. Basta pensare all’utilizzo che se ne fa in allenamento con i compagni in fuga.

«Ci sarebbe piaciuto allenarla meglio, ma non si può. Come facciamo? Con l’esperienza. Quando correvo, le cronosquadre le ho fatte anche io e la Borgo Molino stessa è cresciuta con le cronosquadre. Nel nostro caso Favero, Scalco, Cuccarolo e Delle Vedove sono esperti. Spero di riuscire a schierare anche un secondo quartetto».

Regista in corsa e vincente al traguardo. Ecco chi è Delle Vedove

18.06.2022
5 min
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«Sentiamoci prima di mezzogiorno ché poi devo concentrarmi per le gare». La cosa che colpisce di primo impatto di Alessio Delle Vedove è la sua maturità, a soli 18 anni. Stiamo parlando di uno dei maggiori talenti del panorama junior italiano, già vincitore per 7 volte in questa stagione su strada ma che si sta distinguendo anche su pista, avendo pilotato il quartetto del Veneto al titolo italiano di categoria con contorno di altre tre medaglie individuali (inseguimento, madison e eliminazione). Un corridore poliedrico, come ormai consuetudine – finalmente – anche nel movimento giovanile italiano.

C’è un fattore che sta portando il ragazzo della Borgo Molino Vigna Fiorita alla ribalta e non è dato, come si sarebbe portati a pensare, alle sue vittorie (in apertura quella a San Biagio di Callalta, foto Scanferla). La maturità di Alessio si vede in corsa ed emerge non solo dalla sua regolarità (quando non vince è sempre comunque piazzato) ma dalla sua condotta in gara, una sorta di vero regista in corsa, il braccio operante di tutte le strategie decise dal team di Cristian Pavanello. Se la squadra veneta è in primissimo piano e colleziona successi con molti suoi tesserati (ben 15 finora), lo si deve anche, forse soprattutto, a questa capacità.

Quando facciamo presente la cosa a Delle Vedove, non si tira indietro: «In gara non rimango sulle mie, chiedo sempre ai compagni come va, comunichiamo molto su come condurre la corsa. Loro spesso mi chiedono consigli. Io corro innanzitutto per la squadra e anzi nella parte finale di stagione ho intenzione di lavorare soprattutto per gli altri».

Delle Vedove Borgo Molino 2022
Il team del Borgo Molino Vigna Fiorita, dove Delle Vedove funge da capitano ma anche regista in gara
Delle Vedove Borgo Molino 2022
Il team del Borgo Molino Vigna Fiorita, dove Delle Vedove funge da capitano ma anche regista in gara
Proviamo a ricostruire chi è Alessio Delle Vedove…

Un ragazzino che ha trovato subito nel ciclismo la sua passione, tanto che gareggio sin da quando ero G1. Da bambino giocavo anche a calcio, ma non mi divertivo così tanto come con la bici. Quasi non riesco a farne a meno. Finora mi sono dedicato di più alla strada, ma dai tricolori di Noto mi interessa per il momento di più la pista perché sono convinto che a europei e mondiali possiamo fare davvero bene con il quartetto dell’inseguimento.

Andiamo un po’ più in là: a fine stagione ci sarà il passaggio di categoria…

Lo so e non posso nascondere che ci penso spesso. Non con paura, questo sia chiaro, per me è una motivazione. Entrare fra gli Under 23 significa anche cambiare prospettive, cominciare a vivere quest’attività un po’ più come un lavoro. Significa mettersi davvero in gioco. Intanto il primo passo è scegliere la squadra giusta: di offerte me ne sono arrivate tante ma non ho ancora scelto, a fine stagione vedremo che cosa fare, ora voglio concentrarmi sulle gare perché c’è tanto in ballo.

Molti corridori alla tua età e con un curriculum simile penserebbero già, o sarebbero indotti a pensare al professionismo.

Non è il mio caso. Io voglio prendermi i miei tempi, fare la gavetta fra gli Under 23 e provare la mia strada quando mi sentirò pronto. Vedo tanti che passano troppo presto e restano bruciati, so che in questo momento rischierei troppo, soprattutto perché non riesco ancora a raggiungere i wattaggi necessari. Ho visto ad esempio le tappe del Giro Under 23 e sinceramente vedo un livello che per me è ancora off limits, come è giusto che sia.

Parole davvero molto mature. Dovendoti però far conoscere, che corridore sei?

Sicuramente un corridore veloce, ma che si difende bene in salita, anche su dislivelli che raggiungono i 1.500-1.600 metri. In salita mi difendo bene e questo mi fa pensare di avere ancora confini inesplorati, anche per questo voglio fare i miei passi con calma, per conoscermi meglio.

Delle Vedove 2021
Nel primo anno junior Delle Vedove (secondo da sinistra) ha preso le misure (foto Scanferla)
Delle Vedove 2021
Nel primo anno junior Delle Vedove (secondo da sinistra) ha preso le misure (foto Scanferla)
Oltretutto i tuoi risultati su pista, con la propensione per le gare endurance e soprattutto per l’inseguimento (argento tricolore, battuto in finale da Luca Giaimi), fanno pensare che tu abbia buone propensioni anche per le cronometro…

Le gare a tempo sono sempre state nelle mie corde, innanzitutto mentalmente. Anche ai tricolori mi sono trovato bene, ho perso la finale per 6 decimi ma è stato tutto merito suo. Chiaramente bisogna considerare che un conto è una gara su pista, un altro quella su strada dove molto conta la resistenza, Le basi ci sono, ma bisogna capire che cosa posso diventare realmente.

Che scuola fai?

L’Istituto Tecnico a Dolo (VE), con indirizzo amministrazione, finanza e marketing. Devo dire che ho trovato nella scuola un grande supporto da parte dei professori, mi chiedono sempre delle mie gare e mi aiutano a non perdere terreno dai compagni. Alla scuola tengo molto, infatti mi voglio tenere aperte tutte le strade, se il ciclismo non sarà il mio futuro almeno avrò un piano B.

Delle Vedove mamma
Alessio con sua mamma Paola: il supporto della famiglia è totale, senza trascurare la scuola
Delle Vedove mamma
Alessio con sua mamma Paola: il supporto della famiglia è totale, senza trascurare la scuola
Hai detto dei professori, ma che dicono i compagni?

Sono i miei unici amici al di fuori del ciclismo, quando non ho impegni in bici cerco di passare molto tempo con loro anche perché serve per cambiare discorsi, non rimanere sempre ancorati agli stessi pensieri. Ci vado d’accordissimo e sono tutti miei tifosi.

Hai parlato di europei e mondiali su pista. Ma a quelli su strada ci pensi?

Sì, certo, spero di rientrare nel gruppo e sono pronto a lavorare per i compagni, anche se mi chiedessero di sacrificarmi per i primi chilometri. Perché sono fatto così…