Il 2026 di Uijtdebroeks si è chiuso con il Tour of Guangxi, pria del cambio di squadra

Un altro contratto risolto, Uijtdebroeks va in Spagna

04.12.2025
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Chissà se alla fine, avendo avuto meno fretta, Cjan Uijtdebroeks sarebbe già arrivato ai traguardi che sognava, restando in quella che sarebbe poi diventata la Red Bull-Bora-Hansgrohe. Invece nell’autunno fra il 2023 e il 2024, con un colpo di mano di avvocati e procuratori che provocò reazioni di vario fastidio nel gruppo, il talento belga indicato come il nuovo Evenepoel passò alla Visma con un contratto di quattro anni fino al 2027. Purtroppo però i contratti sono ormai una via di mezzo fra la carta straccia e una tutela dell’investimento, per cui nessuno si è stupito quando Uijtdebroeks ha risolto anche il contratto con gli olandesi per diventare uno dei leader del Movistar Team.

Il 43 per cento della squadra spagnola è stato acquisito da, Quantum Pacific Management, un fondo di investimento guidato dal miliardario israeliano Idan Ofer. Così, appena si sono trovati in casa le risorse per puntare su un top rider, gli uomini di Unzue si sono prima mossi sulle tracce di Ayuso, che però ha preferito la Lidl-Trek. E a quel punto, dato che tutti i migliori erano ormai blindati e dovendo comunque pagare per rompere un contratto, gli spagnoli si sono orientati sul belga. Uijtdebroeks alla Visma si trovava stretto e ha scelto di cambiare nuovamente maglia.

A dicembre 2023, Uijtdebroeks si allenava con la Jumbo-Visma, nonostante ci fosse ancora il contratto con la Bora (foto Het Laatste Nieuws)
A dicembre 2023, Uijtdebroeks si allenava con la Jumbo-Visma, nonostante ci fosse ancora il contratto con la Bora (foto Het Laatste Nieuws)

Tra Uijtdebroeks e Lipowitz

La Bora-Hansgrohe nel 2023 accolse come stagista anche Florian Lipowitz, che si è fidato, è cresciuto e lo scorso luglio è salito sul podio del Tour. Mentre Uijtdebroeks, entrato in squadra nello stesso anno, vaga ancora da un team all’altro. Forse a fare la differenza c’è stata la capacità di dare fiducia ai tecnici prescelti: il belga non è stato capace di farlo oppure ha preferito ascoltare anche altre voci. 

«La Visma è una squadra importante, con molte vittorie nei Grandi Giri – ha dichiarato Cian allo spagnolo Marca – ma i miei obiettivi non erano in linea con i loro. Sono convinto che il passo che sto facendo sia quello giusto. In Visma ci sono così tanti corridori forti che le opportunità sono minime. E nel mio ultimo anno, tra infortuni e problemi, sono rimasto indietro molto rapidamente. La visione che io e Alex Carera (il suo agente, ndr) avevamo per il mio sviluppo era diversa da quella della squadra. Sono già arrivato tra i primi 10 alla Vuelta a Espana 2023, ma voglio di più. E’ lì che è nata la differenza di visione. Movistar mi ha offerto questa possibilità fin dal primo minuto».

Vuelta Espana 2023, Uijtdebroeks chiude all’ottavo posto. Evenepoel iridato sarà dodicesimo
Vuelta Espana 2023, Uijtdebroeks chiude all’ottavo posto. Evenepoel iridato sarà dodicesimo

Il Tour de l’Avenir a 19 anni

La Movistar è convinta di poter ritrovare il ragazzino terribile che si presentò al professionismo con la vittoria al Tour de l’Avenir, ottenuta quando già correva con la Bora-Hansgrohe.

«Penso di poter fare ancora meglio – ha sottolineato Uijtdebroeks – quel livello è ancora nel mio corpo e voglio superarlo. La prima cosa è conoscere bene la squadra, ma so che ci arriverò. Al momento, potrei non essere pronto a vincere un Grande Giro, ma forse in futuro sarà possibile. Sono passato per momenti incredibilmente difficili. Sono passato dalle top 10 ai ritiri ed è stato davvero doloroso. La parte peggiore era non sapere perché, così quando abbiamo scoperto che tutto dipendeva dalla posizione in sella e da come questa influenzava un muscolo, ho tirato un sospiro di sollievo. Abbiamo cambiato le cose e sono tornato. Ma quel vuoto è stato terribile, una brutale sensazione di impotenza».

Bocca della Selva, arrivo in salita vicino Caserta al Giro 2024. Uijtdebroeks salva la maglia bianca, ma l’indomani di ritirerà
Bocca della Selva, arrivo in salita vicino Caserta al Giro 2024. Uijtdebroeks salva la maglia bianca, ma l’indomani di ritirerà

La lezione di Vingegaard

Il ragazzino è sveglio. Ha 22 anni e ha già cambiato tre squadre, ma non se ne è andato senza essersi guardato intorno e aver preso gli… appunti più utili.

«Alla Visma ho imparato moltissimo – ha spiegato al giornale spagnolo – ho imparato a conoscere la mia posizione in bici e i problemi collegati. Ma anche l’alimentazione, il tipo di allenamento più adatto a me e anche come i grandi leader affrontano le giornate negative. Condividere una corsa con Vingegaard e vedere la calma con cui gestisce tutto è stata una grande lezione.

«Ho capito che sarebbe stato meglio andare via alla fine di questa stagione, quando abbiamo discusso il programma per l’anno prossimo. Prima abbiamo affrontato i miei problemi fisici, poi siamo entrati negli aspetti sportivi. E mi hanno detto che sarebbe stato difficile per me correre un Grande Giro nel 2026. Quello è stato il punto di svolta: le nostre visioni non erano più allineate».

A Kigali per Uijtdebroeks una corsa i supporto di Evenepoel e poi il 26° posto finale
A Kigali per Uijtdebroeks un mondiale in supporto di Evenepoel e poi il 26° posto finale
A Kigali per Uijtdebroeks una corsa i supporto di Evenepoel e poi il 26° posto finale
A Kigali per Uijtdebroeks un mondiale in supporto di Evenepoel e poi il 26° posto finale

Un ambiente familiare

E così, dopo aver snocciolato la necessità di guadagnare in esplosività e a cronometro, aver ammesso che gli piace il Giro d’Italia perché è il primo e che gi piace la Vuelta perché è dura, Uijtdebroeks si appresta a scoprire la serenità della Movistar. Seguirà il percorso inverso di Jorgenson che la lasciò per la Visma, cercando un livello tecnico superiore. Ha la stessa età di Pellizzari e Del Toro, ma complici gli infortuni e le sue scelte, deve ancora trovare una dimensione.

«Alla Bora e alla Visma ho conosciuto culture diverse – ha detto – ora ho scoperto di aver bisogno di un ambiente professionale, sì, ma anche umano, qualcosa che mi faccia sentire a mio agio. A Pamplona, durante il ritiro, mi sentivo già parte di una famiglia. Ecco perché sono sicuro di aver fatto la scelta giusta. Sebastián (Unzue, ndr) e io condividiamo la stessa visione. Il piano è perfetto».

E adesso è Pellizzari l’angelo custode di Roglic

20.05.2025
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PISA – Come stai, Giulio? «Sin troppo bene», risponde lui. La cronometro Lucca-Pisa si è conclusa da pochissimi secondi per Giulio Pellizzari. E’ lucido, presente. I massaggiatori sono dietro una curva stretta. Giulio li vede e si ferma senza problemi. Altri prima di lui l’avevano affrontata con difficoltà, tanto più che l’asfalto era viscido.

Il corridore della Red Bull-Bora è sempre più l’uomo prezioso di Primoz Roglic e, giustamente, inizia a rendersene conto. «In un mese sono passato dal non fare il Giro d’Italia ad esserci… e anche bene». Il sogno continua. Stamattina dei ragazzi, poco più giovani di lui, lo avevano cercato per dei selfie e Pellizzari si è prestato. Poi aveva preso il box con il suo pasto e se ne era andato nel bus in attesa del riscaldamento e del via.

Pellizzari in azione nella crono Lucca-Pisa. La posizione è migliorata molto rispetto all’anno scorso. Ma c’è ancora tanto lavoro da fare
Pellizzari in azione nella crono Lucca-Pisa. La posizione è migliorata molto rispetto all’anno scorso. Ma c’è ancora tanto lavoro da fare

Dopo Hindley

Chiaramente la caduta di Jai Hindley ha cambiato non poco i piani della squadra e, in parte, quelli di Pellizzari. Dopo le frazioni di Tagliacozzo e Siena è diventato prezioso quasi quanto Roglic ai fini della maglia rosa.

Se prima ci poteva essere una mezza idea, più che altro un sogno da tifosi, di vederlo all’attacco, adesso no. Ma è giusto, è normale. La posta in palio è troppo alta. Avrebbe potuto testarsi nelle crono: a Tirana, per esempio, era andato molto bene. Oggi non ha fatto neanche la ricognizione, per risparmiare energie.

«L’ho fatta in modo tranquillo – ha detto Pellizzari – avevo una gran gamba. E avevo anche molta voglia di spingere, però dalla macchina mi dicevano di rallentare perché serve il mio aiuto. E io sono qui per la squadra. La cosa buona, però, è che mi sono testato su una crono lunga. E so che posso migliorare ancora tanto.

«Com’è cambiato il mio Giro d’Italia dopo la caduta di Hindley? Parecchio. Sicuramente abbiamo perso l’uomo più importante, quindi cerchiamo di stare vicino a Primoz e crediamo che lui possa ribaltare la situazione. Abbiamo tanta fiducia in lui».

Mentre Giulio ci dice queste parole, il suo capitano sta giusto lottando con il cronometro e l’asfalto bagnato.

Questa mattina al via, Giulio era sereno e sorridente. Scherzava anche sul fatto che il suo amico Piganzoli gli partiva vicino e quindi non poteva andare piano!
Questa mattina al via, Giulio era sereno e sorridente. Scherzava anche sul fatto che Piganzoli gli partiva vicino e quindi non poteva andare piano!

Pellizzari prezioso

Come dicevamo e come si vede, il marchigiano è salito di grado. Daniel Martinez non sta benissimo, Hindley non c’è e gli altri sono più passisti. Di certo vedremo uscire alla distanza Jan Tratnik. Dopo Siena, Pellizzari si è autoblindato in qualche modo. E’ stato grazie a lui che Roglic non è naufragato. Da solo ha mantenuto il distacco entro certi limiti, mentre davanti, nel gruppo di Juan Ayuso, erano in tanti a tirare: Ayuso, la Lidl-Trek, qualche compagno di Ayuso…

Pertanto, questo feeling si fa sempre più forte. Roglic lo ha cercato spesso dopo gli arrivi. Ci parla. E sappiamo che durante i ritiri in quota si sono conosciuti meglio, merito anche dello stesso Pellizzari, che in pochi mesi si è ripresentato alla squadra parlando un ottimo inglese, fondamentale per poter condividere e stringere i rapporti. Qualcosa che non è passato inosservato neanche alla squadra, come ci ha raccontato tempo fa Enrico Gasparotto.

«Sì, c’è un buon feeling con Primoz. Sono qua per aiutarlo – dice – sto imparando tanto in questo Giro. E va bene così, questo ruolo. Infatti, credo che se avessi fatto io classifica non sarei stato pronto, e me ne sto rendendo conto proprio grazie a Primoz».


Come a dire che le difficoltà non sono solo sulla strada: pressioni, gestione del dopo tappa… Non è tutto scontato. «Ed è per questo che cerco di imparare il più possibile. E poi magari l’anno prossimo potrò prendere il suo posto».

Negli sterrati di Siena l’aiuto di Pellizzari è stato determinante al fine di limitare i danni per Roglic
Negli sterrati di Siena l’aiuto di Pellizzari è stato determinante al fine di limitare i danni per Roglic

Verso le montagne

Quanto fa piacere sentirlo parlare così. Ambizione e rispetto. Voglia di vincere, ma anche riconoscenza al team. Dopo questa cronometro, il gioco per la Bora-Hansgrohe non si fa affatto facile. La sfortuna ci ha messo lo zampino due volte.

La prima durante la ricognizione, quando Roglic è scivolato. E la seconda oggi, quando sempre lo sloveno è stato costretto a correre sull’asfalto bagnato, specie nella parte in discesa. Cosa che invece non è accaduta ad Ayuso e Del Toro, che hanno affrontato la discesa sull’asciutto. Così, una crono in cui doveva recuperare tanto si è trasformata in un’occasione in cui ha dovuto accontentarsi degli spiccioli.

Domani ancora una frazione tosta. Tutti parlano del San Pellegrino in Alpe, ma dopo quella salita il percorso non regalerà nulla. Altre salite, zero pianura. Insomma , senza più tappe contro il tempo è un Giro che si deciderà in montagna.

Di nuovo però Pellizzari si fa trovare pronto e ottimista. «Se siamo pronti per queste salite? Non vedo l’ora».

Salute, fiducia e nuovo allenatore: iniziata la svolta di Aleotti

17.06.2024
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Concluso il lavoro, Giovanni Aleotti ha rimesso le sue cose in macchina e ha preso l’autostrada. Quattro ore e mezza, più o meno, per arrivare da Novo Mesto a casa sua in Emilia. Nel bagagliaio, oltre alla bici, viaggiavano il trofeo del Giro di Slovenia, la sua vittoria più bella, e la maglia gialla di leader. Non è curioso che in questo periodo le maglie di classifica siano tutte gialle come l’oro? Ci eravamo lasciati dopo il Giro d’Italia parlando della ripartenza e indicando la corsa nel Paese di Pogacar e poi i campionati italiani come le prime opportunità raggiungibili e le cose finora sono andate esattamente così. Ora non resta che pedalare verso il campionato italiano, poi si potrà finalmente tirare un po’ il fiato.

La svolta nella giovane carriera dell’emiliano, professionista dal 2021 alla Bora-Hansgrohe, che al Giro ha aiutato Martinez a cogliere il secondo posto finale, c’è stata grazie a un inverno finalmente senza malanni e con l’inizio della collaborazione con Paolo Artuso. Se metti insieme gambe e fiducia, qualcosa di buono arriva di sicuro e così è stato.

«Il Giro al servizio di Dani Martinez – dice mentre l’auto ha da poco superato il confine – il fatto di essere lì presente tutte e tre le settimane in salita mi ha dato sicuramente consapevolezza e fiducia. Venire qua, sapendo di avere libertà e riuscire a dimostrare di saper vincere, mi fa sicuramente molto piacere. Penso di essere uscito bene dal Giro. Con Paolo abbiamo centrato il giusto carico di lavoro. Non distanze da sei ore, che magari mentalmente potevano buttarmi giù, ma quello che serviva per mantenere la freschezza. E alla fine sono arrivato al Giro di Slovenia che stavo bene…».

Sul traguardo di Nova Gorica, Aleotti si è lasciato dietro Narvaez e ha conquistato la maglia gialla
Sul traguardo di Nova Gorica, Aleotti si è lasciato dietro Narvaez e ha conquistato la maglia gialla
Hai passato a casa questo periodo di recupero oppure sei andato da qualche parte al fresco?

Sono stato a casa. Mi sono allenato e poi sono venuto qua in macchina con Paolo.

Quanto è stato importante il cambio di allenatore?

Venivo da un anno complicato, ci si mette un attimo a perdere un po’ la fiducia. Perciò aver trovato una persona che mi abbia sempre spinto a crederci e a migliorarmi è stato certamente molto importante. Lo devo ringraziare perché penso che in questa stagione, dalla Valenciana alla Tirreno, al Giro e poi qua allo Slovenia, mi abbia veramente fatto fare uno step rispetto agli altri anni. Alla fine direi che sia stata soprattutto una questione di consistenza nel lavoro e il fatto che da dicembre io abbia potuto lavorare bene senza nessun intoppo. Rispetto all’anno scorso, sicuramente questo è stato un fattore. Poi è stato fondamentale anche il lavoro fatto con il nuovo nutrizionista della squadra. Queste cose messe insieme, un anno in più di esperienza e poi ovviamente anche la testa hanno fatto la differenza.

E’ davvero la vittoria più importante della tua carriera come hai detto nelle interviste dopo l’arrivo?

Direi di sì, senza nulla togliere al Tour of Sibiu. Lo Slovenia è una bella corsa e c’era anche una bella start list, tra chi veniva dal Gro e chi invece la faceva come ultima corsa prima del Tour. Penso a Pello Bilbao, come pure a Pellizzari e Mohoric. Quindi questo sicuramente mi dà fiducia.

La vittoria diventa un buon viatico sulla strada dei campionati italiani?

Sicuramente la condizione c’è e a questo punto anche la motivazione. Mi attende l’ultima settimana di allenamento prima di staccare. Cercheremo di fare il massimo, il campionato italiano è sempre una corsa difficile, una lotteria, quindi bisogna essere anche intelligenti e fortunati. Però sicuramente ci arrivo motivato. Il fatto di staccare è una necessità fisica prima che mentale, penso di averne bisogno. Non ho mai avuto veramente un momento di recupero da quest’inverno e poi preparando il Giro. Quindi penso che riposare un po’ serva per essere competitivo nella seconda parte della stagione. Starò fermo per una settimana e poi ricomincerò.

Al Giro d’Italia, Aleotti ha lavorato soprattutto nei finali per il compagno Martinez
Al Giro d’Italia, Aleotti ha lavorato soprattutto nei finali per il compagno Martinez
Ti è mai pesato essere indicato ancora come un incompiuto, anche se i motivi dei tuoi ritardi sono spesso stati problemi fisici?

Sicuramente si vuole sempre fare il massimo. Il livello a cui siamo adesso è talmente alto, che anche una sola settimana storta può condizionare l’esito delle corse successive. Io sapevo quello che mi stava succedendo e credo sia stato importante concentrarmi sul tornare a stare bene e lavorare con consistenza. Come ci eravamo detti a Roma, al Giro avevo un compito un po’ diverso rispetto agli altri anni quando dovevo lavorare nella parte centrale della corsa. Quest’anno, essendo migliorato sulle salite, la squadra aveva bisogno di me nel finale e quindi per me è stato sia il modo di essere d’aiuto a Martinez, ma anche di misurarmi. Standogli vicino il più possibile ho capito qualcosa in più sulle mie capacità. E se quello mi ha dato fiducia, tornare a casa, allenarmi e venire qua per vincere sicuramente mi dà molta consapevolezza. Il prossimo passo sarà farmi trovare pronto per gli obiettivi che avrò nella seconda parte di stagione.

Quanto è stata complicata l’ultima tappa?

Diciamo che è esplosa da lontano e ce lo potevamo aspettare. Però ci siamo concentrati sulla gestione, perché è un attimo farsi prendere dal momento e fare cose sbagliate, sprecare energie. Invece sull’ultima salita abbiamo messo tutto a posto. Lo strappo era duro e io stavo bene e la squadra mi ha messo nelle condizioni di tenere la corsa fino a quell’ultimo momento.

Novo, Mesto, ultima tappa: la vittoria è conquistata
Novo, Mesto, ultima tappa: la vittoria è conquistata
Come ti trovi nei panni del leader?

Avendo fatto il Giro con Martinez, ma anche tante corse con Vlasov, ho imparato a riconoscere quando è il momento di fare la chiamata in radio perché la squadra intervenga. E poi abbiamo anche dei direttori sportivi molto preparati. Qui c’era Eisel che sicuramente ha tanta esperienza: è importante avere una persona che dalla macchina trasmette molta calma anche nei momenti in cui è si rischia di farsi prendere dall’agitazione.

Il viaggio continua, destinazione Emilia e poi il campionato italiano. Aleotti conquistò la maglia tricolore nel 2020 fra gli U23 a Zola Predosa, vicino casa. Quest’anno il traguardo è dall’altra parte dell’Appennino, sulle strade di Alfredo Martini. Sarà una lotteria, ma tenere duro con la vittoria negli occhi e grandi sensazioni nelle gambe questa volta non sarà davvero un problema.

Debutto in Francia con capitan Roglic: Sobrero ci dice che…

16.03.2024
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PAVIA – Matteo Sobrero è magro come non mai. Almeno così ci sembra: «Ovunque vado – spiega il piemontese – tutti mi dicono così, ma io sono sempre uguale». E allora saranno i nuovi colori della Bora-Hansgrohe a “snellirlo”. Fatto sta che la pancia è scavata!

Siamo alla vigilia della Milano-Sanremo, primo monumento dell’anno, e i corridori che sfilano nella mix zone ci appaiono tutti abbastanza concentrati. Magari non tesi, ma si vede che sono consapevoli che il gioco inizia a farsi serio.

A proposito di Bora-Hansgrohe, la nuova squadra con Primoz Roglic e tanti altri ottimi corridori, tra cui lo stesso Sobrero, era molto attesa alla Parigi-Nizza. Primoz era al debutto stagionale. Sulle strade della Francia sta puntando praticamente tutto il suo finale di carriera, per quel grande goal chiamato Tour de France.

Matteo Sobrero (classe 1997) pronto per la sua terza Sanremo, che affronta con una monocrona da 55 denti
Matteo Sobrero (classe 1997) pronto per la sua terza Sanremo, che affronta con una monocrona da 55 denti

Sobrero, inizio ok

E Matteo Sobrero è uno degli ingranaggi fondamentali di questa sfida. Fa parte a tutti gli effetti della Bora che vedremo al Tour.

«La mia Parigi-Nizza è stata corsa in supporto di Primoz – ha detto Matteo – quest’anno ho un programma di gare praticamente speculare al suo. Sarò in suo supporto nelle corse. E lo stesso nei camp in vista di preparazione per il Tour. Mi sto trovando bene, siamo un bel gruppo. Stiamo lavorando. E abbiamo parecchio da lavorare… come si è visto alla Parigi-Nizza».

Sobrero dice apertamente, ma si vede anche dagli occhi, di essere motivato. E’ contento di questa nuova avventura nella Bora. Ripete più volte di trovarsi bene in squadra. Ha un solo piccolo rimpianto: non aver colto un risultato migliore nella primissima gara dell’anno.

«La stagione è partita bene. La gamba rispondeva sin da subito. Al Saudi Tour speravo di salire sul podio, invece ho fatto quarto, ma è stato un buon inizio per me e per la squadra». 

Ad Auxerre, cronosquadre di 27 km, la Bora si spacca presto. Davanti restano in tre: Roglic, Vlasov e Sobrero
Ad Auxerre, cronosquadre di 27 km, la Bora si spacca presto. Davanti restano in tre: Roglic, Vlasov e Sobrero

Pasticcio cronosquadre

E con quel “abbiamo parecchio da lavorare… come si è visto alla Parigi-Nizza“, Sobrero ci porta nel cuore della conversazione: il lavoro che c’è da fare e quello che oggettivamente non ha funzionato in Francia. Anche uno dei tecnici della Bora-Hansgrohe, Patxi Vila, ha ammesso che sono stati commessi degli errori.

«I primi due giorni sono filati via bene – ha detto Sobrero – poi al terzo, nella cronosquadre, abbiamo avuto qualche problema. Abbiamo perso troppo presto diversi uomini e siamo rimasti in tre. Quel restare in tre per tanto tempo a tutta, ci ha fatto spendere molto. E quello sforzo in più lo abbiamo pagato nei giorni successivi. Abbiamo provato a correre all’attacco… alla fine il risultato è arrivato con Vlasov. Ed è stata una soddisfazione. A Primoz invece è mancato qualcosina, ma nel complesso l’ho visto bene. E già dai Baschi potrebbe farci vedere qualcosa».

Il discorso della crono, degli uomini che si perdono ci dicono che certi meccanismi nel ciclismo moderno sono troppo importanti. Non s’improvvisa nulla. Erano diversi i nuovi innesti schierati dalla Bora alla Parigi-Nizza. Quei meccanismi vanno oliati. E’ bastata una collinetta dopo pochi chilometri per sfaldare il treno tedesco. Certi wattaggi vanno calibrati, omogeneizzati fra i componenti del team. Insomma errori di “gioventù”. Come diceva Gasparotto, la Bora per ora è un cantiere.

Senza dimenticare che quello sforzo maggiore ha presentato il conto. Pensate che il quarto di loro, Marco Haller, ha incassato 4’05” da Roglic. La Bora-Hansgrohe in quella cronosquadre è arrivata undicesima, pagando 49” alla UAE Emirates. Ma loro così come tutte altre squadre davanti hanno pedalato ben più compatti e numerosi per tanti chilometri.

Matteo (al cnetro della foto) alle spalle di Primoz. Un’indicazione specifica del leader sloveno
Matteo (al cnetro della foto) alle spalle di Primoz. Un’indicazione specifica del leader sloveno

Prove di Tour

Una corsa come la Parigi-Nizza, come diceva anche Cattaneo, vale un piccolo Tour. Disputarla è importante, disputarla con la squadra che poi sarà schierata alla Grande Boucle lo è ancora di più. Bisogna conoscersi e trovare il feeling.

«Ho fatto – racconta Sobrero – anche il ritiro sul Teide con Roglic e devo dire che mi piace molto. Mi trovo benissimo con lui. Ho subito notato che ha una grande forza in tutto. Primoz ti mette a tuo agio, nonostante le mille pressioni che ha è molto rilassato, tranquillo. Non ho mai avuto un capitano del genere. Davvero una bella scoperta».

Matteo aggiunge che questa tranquillità Roglic ce l’ha anche in corsa. In gruppo non chiede di essere portato avanti, non parla in continuazione né chiede ai gregari di andare all’ammiraglia spesso.

«No, no… niente di tutto ciò. Anzi, addirittura nelle tappe di pianura mi diceva: “Stammi sulla ruota. Così se succede qualcosa mi passi davanti”. L’opposto di quello che mi sarei aspettato di fare. Visto che abbiamo misure simile, nel caso di un cambio bici sarei stato pronto a dargli la mia».

Il piemontese ha parlato di un buon clima in squadra (foto Instagram/@friesooooo)
Il piemontese ha parlato di un buon clima in squadra (foto Instagram/@friesooooo)

Tra Sanremo e Ardenne

Sobrero saluta i giornalisti nella mix zone. Deve andare. Snocciola il programma che lo attende dopo la Classicissima: il Giro dei Paesi Baschi, le Ardenne e poi un altro ritiro in quota.

«Sempre insieme a lui (Roglic, ndr). Io però le Ardenne le farò tutte, mentre Roglic farà solo la Liegi. Ma intanto pensiamo a domani (oggi, ndr). Avrò la possibilità di giocarmi le mie carte.

«Alla fine la Sanremo è una corsa un po’ particolare e aperta a molti scenari. Con i fuoriclasse non c’è storia, ma dietro ci può essere un po’ di “casino”. Per questo ho puntato sull’effetto sorpresa: monocorona da 55 denti!». Chissà, questa soluzione tecnica potrebbe essere ereditata da Roglic che a sua volta se l’è portata via dalla Jumbo-Visma.

Cantiere Bora, al Tour tutti per Roglic: Gasparotto racconta

14.03.2024
6 min
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«Roma non è stata costruita in un giorno, abbiamo ancora tempo per arrivare al nostro obiettivo. Grazie allo staff che ci ha supportato». Queste per sommi capi le parole che Enrico Gasparotto ha affidato a un post su Instagram dopo la Tirreno-Adriatico, in cui con Hindley ha provato a far saltare Ayuso per prendergli il secondo posto. La Bora-Hansgrohe ha mandato in Francia Roglic con Vlasov e ha tenuto qui in Italia Hindley con Kamna (i due sono insieme in apertura) e “Dani” Martinez, in un’insolita commistione fra uomini del Giro e gente da Tour. E mentre qui si facevano i conti con Vingegaard, alla Parigi-Nizza si è lottato contro le stesse maglie, ma indossate da Jorgenson e McNulty.

Il programma della squadra tedesca è importante e prevede l’attacco frontale ai giganti Visma e UAE al Tour de France, lasciando però spazio ai suoi leader che da un giorno all’altro hanno scoperto l’arrivo di Roglic e le sue (legittime) ambizioni che rischiavano di sovrapporsi alle loro. Martedì Gasparotto è andato con Kamna a provare la salita di Oropa e, sorridendo, ha ammesso che la ricordava meno dura.

Enrico Gasparotto, friulano classe 1985, è stato pro’ dal 2005 al 2020. Dal 2022 è diesse alla Bora-Hansgrohe
Enrico Gasparotto, friulano classe 1985, è stato pro’ dal 2005 al 2020. Dal 2022 è diesse alla Bora-Hansgrohe
Che cosa volevi dire con quel post?

In generale, è sempre un processo riuscire a far sì che i ragazzi lavorino bene assieme. L’ho detto per noi, ma vale per tutti. Del gruppo della Tirreno, 5 su 7 erano tutti ragazzi che erano già al Giro 2022, con l’innesto di Martinez e Macejuk, per cui gli automatismi si guadagnano correndo assieme. E credo che valga anche per la Parigi-Nizza.

Come sta andando finora l’inserimento di Roglic?

Va tutto com’era normale aspettarsi e probabilmente quella mia frase è veramente di attualità. Martinez ha subito vinto la prima gara in Algarve perché aveva una gamba stratosferica, però lui ha cambiato diversi team nella sua carriera. Invece Roglic ha vissuto tanti anni in un unico ambiente e quindi, una volta che esci dalla bolla, ti devi adattare nelle gare più importanti del calendario europeo. Non è automatico ed è stato voluto che andasse alla Parigi-Nizza piuttosto che alla Tirreno, perché in Francia ci sono sempre criticità maggiori, nelle quali si cementa il gruppo.

Come dire che sbagliando s’impara?

Quando viene tutto facile, gli errori non si capiscono, non si riconoscono. Quando invece le cose sono leggermente più complicate, si deve lavorare per adattarsi reciprocamente. Lui a noi e noi nei suoi confronti.

Roglic è andato alla Parigi-Nizza per avere un banco di prova davvero impegnativo
Roglic è andato alla Parigi-Nizza per avere un banco di prova davvero impegnativo
Quando Viviani lasciò la Quick Step, tentò di replicare in Cofidis quel che faceva nel team belga…

Non credo che Primoz voglia ricreare qui l’ambiente Visma. E’ un fatto che negli ultimi anni ci sia stata prima Sky che si è posta per tutti come punto di riferimento, perché era una squadra vincente e organizzata. In questo momento quel ruolo ce l’ha la Visma. Io credo che ci siano molti spunti interessanti da prendere da organizzazioni che funzionano, però il copia e incolla non funzionerà mai. Perché non è reale e soprattutto farebbe sparire le caratteristiche dell’altro ambiente. Ogni gruppo ha la sua filosofia e le sue differenze, che verranno capite col tempo e con le varie situazioni.

Però Roglic potrebbe portare qualcosa di buono dalla precedente esperienza, no?

Questo è certo. Ho passato con lui finora solo cinque giorni sul Teide e mi ha dato la sensazione di un atleta molto meticoloso e probabilmente è così non solo perché è stato nella Jumbo. Anzi, al contrario, non dimentichiamoci il suo ruolo nella crescita di quella squadra. Secondo me è così preciso per via dello sport che faceva prima. Uno che fa salto con gli sci sa che se sbaglia lo stacco di 10 centesimi, va in terra.  Sono certo che la meticolosità di Primoz, che è di alto livello, arriva proprio da lì. Ed è una dote che nel ciclismo attuale è decisiva e lui la sta portando da noi, allo stesso modo in cui ha dato il suo contributo per far diventare grande la sua vecchia squadra.

Con quale criterio avete operato la divisione degli uomini fra Giro e Tour?

Martinez è il leader del Giro e tutti gli altri saranno insieme al Tour perché comunque sul Tour ci giochiamo la scommessa più grande. Primoz è un vincente e ha vinto. Non ha vinto il Tour, ma ci è arrivato vicino. Rispetto a Hindley, Vlasov, Kamna o Martinez, ha un’età diversa. Lui per primo sa che non è che ha davanti sei chance di vincere il Tour de France, ne ha meno. Di conseguenza lo sforzo della squadra è quello di dargli il supporto necessario per quello che sarebbe la grande ciliegina che manca su una carriera incredibile. Per contro, avendo diverse punte, al Giro andremo con Martinez e Kamna, che sono corridori solidi, e cercheremo di approfittare anche degli arrivi in volata.

Vlasov ha vinto la tappa a Madone d’Uteille alla Parigi-Nizza
Vlasov ha vinto la tappa a Madone d’Uteille alla Parigi-Nizza
Come si fa, infilandoci un attimo nei panni del diesse, a mettere d’accordo le ambizioni di Vlasov oppure Hindley? E’ una grande pressione?

Non mi sento messo alla prova, perché se apprezzano quello che faccio, va bene. Se non apprezzano, baci e arrivederci. E la stessa cosa vale per chi è sopra di me nella gerarchia della squadra. Io sono come sono, personalmente la ragiono così. Sul fatto di mettere assieme le varie personalità e soprattutto le varie ambizioni, all’inizio avevamo qualche timore.

Invece?

Invece quando è stato chiesto ai vari Hindley e Vlasov di andare al Tour, ci hanno detto di sì, purché si vada con un solo obiettivo che deve essere Primoz e a patto di essere anche loro allo stesso livello di condizione. Quindi hanno sposato il progetto e ci hanno davvero colpito. Sono bravi ragazzi e persone intelligenti, a volte probabilmente sono anche troppo bravi e troppo onesti. La cosa che ci siamo sempre sentiti di fare nei loro confronti è dargli delle opportunità prima del mese di maggio. Per questo Jai era alla Tirreno e non alla Parigi-Nizza. Per questo Vlasov sarà al Catalunya e non ai Paesi Baschi. E per questo Jai sarà ai Paesi Baschi insieme a Primoz. Abbiamo gestito le ambizioni in questo modo.

Alla Tirreno nel giorno del Petrano avete corso da Bora, tutti all’attacco per far saltare Ayuso…

A me dispiace solo che sia stata una Tirreno con due salite. Per la squadra che avevo, mi è mancata una giornata da muri come è stata quella di Castelfidardo nel 2021. In quelle giornate, puoi utilizzare i numeri e la quantità di corridori validi che hai in squadra. Invece con salite lunghe nei finali di corsa, viene fuori la superiorità di Vingegaard.

Martinez, uno dei leader per il Giro, ha iniziato vincendo in Algarve su Evenepoel
Martinez, uno dei leader per il Giro, ha iniziato vincendo in Algarve su Evenepoel
Solo che di fatto quella superiorità ha schiacciato la corsa.

Rispettiamo profondamente Vingegaard e la sua forza. Hanno il loro modo di correre e di impostare le tappe e l’hanno dimostrato anche al Tour. Per cui ci siamo detti: cosa succede se facciamo qualcosa che a loro non sta bene? E soprattutto sulla prima salita non ho visto un grande Ayuso e se non fosse stato per Del Toro, forse Jai avrebbe guadagnato i 26 secondi che ci mancavano per il secondo posto. Quando poi il giorno di Monte Petrano ho visto che lo spagnolo aveva bucato ed era rimasto dietro, diciamo che li ho incitati con più energia. Ma hanno reagito bene, niente da dire. Resta la grande sorpresa della Tirreno: Del Toro, per me è stato a dir poco impressionante.

L’altro Martinez, un falco sul Giro d’Italia

29.02.2024
4 min
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In questo 2024 è stato l’unico ad essere riuscito a battere Remco Evenepoel. Parliamo di Daniel “Dani” Martinez, fresco acquisto della Bora-Hansgrohe. Per ben due volte le ha date sui denti al fuoriclasse belga. Due legnate in altrettanti finali in salita, dandogli anche qualche piccolo secondo di distacco, non solo quindi con uno sprint più rapido. Ma quel che più conta è che in precedenza Martinez non si era fatto staccare da Evenepoel.

Il colombiano sarà una delle punte del team tedesco al Giro d’Italia e dopo queste prestazioni i riflettori saranno accesi anche su di lui in altro modo. Magari dopo averle date a Remco, potrebbe riservare qualche sorpresina anche a Pogacar.

L’immagine simbolo di Martinez sin qui, era quella al fianco di Bernal nel giorno di Sega di Ala al Giro 2021, quando incitava il suo capitano oltre a scandirgli il passo sulla terribile salita veronese.

Enrico Gasparotto si è ritrovato così un altro campione in squadra. Non solo Primoz Roglic. Con il diesse friulano/svizzero della Bora-Hansgrohe abbiamo fatto un punto della situazione relativo proprio a Martinez.

Daniel Martinez (classe 1996) è alto 172 cm per 62 chili. Ottimo scalatore, è anche un discreto cronoman: ha vinto il titolo nazionale
Martinez (classe 1996) è alto 172 cm per 62 chili. Ottimo scalatore, è anche un discreto cronoman: ha vinto il titolo nazionale
Enrico, insomma un bel colpo in Algarve…

Direi che Martinez va veramente forte e lo ha dimostrato sul campo. Queste in Europa erano le prime gare che faceva con noi. Aveva preso parte ai campionati colombiani doveva aveva aiutato Sergio (Higuita, ndr) a vincere.

Sembrava più avanti di condizione.

Ha ripreso ad ottobre, in quanto in precedenza stava recuperando dall’infortunio. Si era rotto la mano. Poi è rimasto sempre a casa. Anche per questo si era ben riposato e così ha iniziato prima, era in condizione per i campionati nazionali e per questa prima parte di stagione. Ha passato un buon inverno.

Tra l’altro stando a casa, faceva anche altura… Tu, Enrico, quando lo hai visto la prima volta?

L’ho visto solo nel camp di dicembre. A gennaio i colombiani sono rimasti a casa, appunto in altura. Credo poi sia bello anche per lui passare dei momenti nelle sue terre. Tra la sua gente. Ho trovato un ragazzo solido, con tanta grinta, bravo e che sa leggere la corsa. Dani si sa muovere bene nel finale.

Martinez è approdato quest’anno alla Bora-Hansgrohe. Subito ottimo il feeling coi compagni
Martinez è approdato quest’anno alla Bora-Hansgrohe. Subito ottimo il feeling coi compagni
Cosa ti ha colpito di questo ragazzo?

Una cosa che mi ha sempre colpito di Dani è che nonostante le sue qualità da vincente, sa lavorare bene per i compagni. Non tutti hanno questa dote. O quantomeno non è così scontata. E’ stato fantastico vederlo coi compagni a Murcia, Almeria… le primissime corse in Bora-Hansgrohe. In questi anni che l’ho seguito, mi è sembrato che sapesse toccare bene il limite e andare oltre. E poi è veloce nei finali.

Ora quale sarà il suo calendario?

Farà la Strade Bianche e valutiamo la Tirreno (che ormai sembra cosa certa: è nelle liste, ndr). Poi vediamo, ma credo tornerà a casa in Colombia a prepararsi.

Abbiamo visto che è selezionato per il Giro d’Italia?

Quello è l’obiettivo dal primo giorno in cui è arrivato da noi. Non abbiamo mai avuto l’intenzione di portarlo al Tour con Vlasov, Hindley e Roglic perché Martinez può fare bene al Giro. Per Dani appunto e per Kamna è una grande opportunità.

Però, decisi! E come state pianificando la missione rosa?

Abbiamo già fissato delle ricognizioni in occasione della Strade Bianche per visionare la tappa degli sterrati e nel periodo intorno alla Tirreno andremo a vedere altre tappe. Ottimizziamo la sua permanenza in Europa. E anche io non sono certo stato fermo in questi mesi. 

Qui, il primo dei due trionfi in Algarve davanti a Remco
Qui, il primo dei due trionfi in Algarve davanti a Remco
Come lo hai visto nei panni del leader? In fin dei conti lui è sempre stato più gregario che capitano…

Alla Ineos Grenadiers erano tanti galletti e nonostante ciò in qualche occasione ha avuto il suo spazio. Lavorando per loro ha certamente imparato molto e a sua volta può insegnare agli altri che dovranno aiutarlo. Poi le qualità del leader alla fine te le danno i risultati che ottieni su strada, quando riesci a concludere il lavoro del team. Come è successo in Algarve.

I fatti contano più di tutto…

Tornavo giusto da questa corsa, l’Algarve, con Pippo (Ganna, ndr) e in aereo lui mi diceva che le tappe dure in particolare (quelle che ha vinto Martinez, ndr) sono state affrontare con intensità, ritmi e tattiche da Tour. E noi della Bora-Hansgrohe le abbiamo prese di petto. Dani era la punta, non è stato semplice, ma ci siamo riusciti. Per me dunque quello del capitano non era un ruolo del tutto nuovo per lui.

Enrico, abbiamo visto che Martinez è già in forma, ma per arrivare al Giro è ancora lunga. Avete previsto due picchi di condizione? O sarà un crescendo costante?

Fra un po’ tornerà in Colombia e lì si preparerà bene. Dani è molto bravo ad allenarsi a casa. Ha dimostrato di saper entrare facilmente in condizione. Meglio essere freschi e non correre troppo. E lo testimonia il fatto che abbia battuto proprio Remco senza troppe gare.

Vlasov-Roglic, alla Parigi-Nizza prime prove di convivenza

09.02.2024
4 min
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Ci sentiamo alle 10 e mezza, un’ora in meno sul Teide. Vlasov è già in altura dopo l’inizio scoppiettante, preparandosi per la Parigi-Nizza in cui per la prima volta correrà accanto a Roglic. Tre podi a Mallorca e il terzo finale alla Valenciana riportano la memoria al 2022, quando proprio in avvio vinse la corsa a tappe spagnola battendo Evenepoel. La traiettoria del russo della Bora-Hansgrohe continua nel segno della crescita, con un gradino all’anno e grande costanza. Quel che c’è da capire è se l’arrivo di Roglic sarà in qualche modo di ostacolo o disegnerà per lui un uovo ruolo. I due finora non si sono mai incrociati se non in ritiro, ma li hanno tenuti in due gruppi separati, quindi in bici non c’è ancora stato grande contatto.

«Ho fatto un bell’inverno – spiega – non mi sono mai ammalato, non ho mai saltato un allenamento e questo me lo ritrovo come un vantaggio. Ho lavorato bene e mi avvicino agli obiettivi. Fra un mese c’è la Parigi-Nizza, poi il Catalunya, che da soli sono molto interessanti. E poi arriverò fino alla Freccia e la Liegi. E a quel punto si guarderà verso il Tour, con un’altra altura. Nel programma in teoria avrei anche il Romandia, ma non credo sia funzionale alla preparazione del Tour. Lo vedremo più avanti».

Vlasov, russo classe 1996, è alto 1,86 per 68 chili. E’ pro’ dal 2018
Vlasov, russo classe 1996, è alto 1,86 per 68 chili. E’ pro’ dal 2018
Tutto sul Tour e niente Giro, dunque?

Così è stato deciso. A me sta bene, proseguo nel mio cammino di crescita guardando ai miei obiettivi, che non mancano. Cresco per gradi e credo che vada bene così, meglio che sfoderare un anno sensazionale e poi sparire. In realtà non conosco ancora i miei limiti e correre accanto a Roglic sarà un vantaggio. Vedere come si allena e come corre un atleta del genere sarà un’ispirazione, il Tour sarà un’ottima scuola. Nel frattempo potrò seguire i miei obiettivi. Il prossimo è la Parigi-Nizza. Il morale è cresciuto e gli obiettivi sono più alti, si ragiona da squadra top.

Volendo continuare a crescere, hai cambiato qualcosa nella preparazione?

No, più o meno ho fatto lo stesso. Mi sono concentrato sul migliorare in salita, perché alla Vuelta alla fine mi staccavo dai migliori e quando sei lì, rassegnarsi è difficile. Nella mia testa non ci sto a cedere. Dico: «Dove cavolo volete andare?». Non ti va di lasciarli andare, però succede e devo crescere. Invece a crono credo di essere migliorato tanto.

Parigi-Nizza 2022, Vlasov e Roglic rivali: quest’anno divideranno i gradi
Parigi-Nizza 2022, Vlasov e Roglic rivali: quest’anno divideranno i gradi
Negli ultimi tre anni hai fatto quarto al Giro, quinto al Tour e settimo alla Vuelta: che differenze vedi?

Quando ho fatto quarto al Giro del 2021, era la seconda volta in una gara di tre settimane e forse mi è mancata un po di esperienza. Ho fatto un paio di grossi errori e ho perso tanto. Al Tour 2022 invece sono caduto e non so neanche io come abbia fatto a tenere duro e arrivare quinto. Infine all’ultima Vuelta, c’erano corritori fortissimi. Ho provato a stare con loro, ma l’ultima non è stata la mia stagione migliore. Non stavo benissimo e anche se le salite lunghe mi piacciono, ho pagato qualcosa. 

Alla Parigi-Nizza non sarai leader unico, ci sarà anche Roglic che l’ha già vinta: come vi gestirete?

Vedremo chi sarà messo meglio e ci regoleremo di conseguenza.

L’arrivo di un leader così forte potrebbe causare scontento in qualcuno?

In qualche caso potrebbe succedere. Lui stesso è andato via da dove era prima, perché non trovava spazio per il Tour e voleva essere capitano unico. Anche noi quest’anno andremo al Tour con tutti i migliori, come la Jumbo e la UAE che addirittura porterà cinque capitani. Ma non è detto che inizierò a tirare per Roglic dal primo chilometro e che lasci subito la classifica. Prima dobbiamo vedere come si mette la corsa.

Al Lombardia è stato uno degli ultimi a cedere a Pogacar, piazzandosi quarto
Al Lombardia è stato uno degli ultimi a cedere a Pogacar, piazzandosi quarto
Alla Bora ci sono tre italiani, è vero che sei spesso in camera con loro?

Sì è vero, forse perché parlo la lingua. Ci sono Benedetti, Sobrero, che è appena arrivato e Aleotti. Giovanni è un ragazzo motivato. Un consiglio? Gli direi di credere un po’ di più in se stesso, nella sua capacità di vincere e non limitarsi solo a tirare.

Sono KOO gli occhiali di Roglic e compagni

31.01.2024
3 min
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Per il 2024 il team Bora-Hansgrohe punta deciso al “colpo grosso” grazie all’ingaggio di Primoz Roglic. L’asso sloveno si appresta infatti a lanciare un nuovo assalto al Tour de France e nel suo tentativo di conquista della maglia gialla quest’anno potrà contare su un alleato davvero speciale: KOO Eyewear, brand specializzato nello sviluppo, progettazione e produzione di occhiali e maschere di altissima qualità in ambito sportivo. Nelle scorse settimane KOO ha infatti ufficializzato il suo ritorno nel circuito UCI WorldTour grazie alla partnership tecnica con la Bora-Hansgrohe

KOO fornirà alla Bora delle montature con i colori del team
KOO fornirà alla Bora delle montature con i colori del team

Non una semplice fornitura

La collaborazione con il team tedesco rappresenta per il marchio KOO qualcosa che va oltre la semplice fornitura di occhiali. Si tratta infatti di una partnership fondata sulla condivisione di un valore comune: il lavoro visto come elemento fondante, che trova la massima espressione nel motto “Band of Brothers”, ovvero un gruppo di persone che condivide un forte senso di fratellanza come via per il raggiungimento di obiettivi comuni.

Ricordiamo che l’espressione “Band of Brothers” è tratta da un passo dell’Enrico V di William Shakespeare ed è stata poi ripresa come titolo dell’omonima mini serie televisiva prodotta da Steven Spielberg e Tom Hanks nel 2001.

Ben tre modelli

Per celebrare al meglio il proprio ritorno nel circuito WorldTour, KOO ha messo a disposizione del team tedesco tre modelli di occhiali in versione Signature Edition e customizzati Bora-Hansgrohe. Si tratta dei modelli Demos, Spectro e Alibi. Quest’ultimo è stato particolarmente apprezzato dal team. E’ un occhiale leggero ma stabile, la cui montatura half frame (che sostiene la lente solo nella parte superiore) è capace di aprire ancora di più lo sguardo.

La colorazione della montatura non poteva che riprendere il verde, scelta cromatica centrale nella divisa ufficiale del team tedesco, che ha subito un trattamento di finitura metallizzata e decorata con eleganti striature verde lime. Insieme all’occhiale, gli atleti del team avranno a disposizione una vasta gamma di lenti per affrontare al meglio ogni gara, tutte con la “B” di Brothers impressa nella parte inferiore a destra della lente.

La collezione in dotazione agli atleti della BORA-hansgrohe è disponibile, anche sul sito di kooworld.cc nelle seguenti versioni:

Alibi Bora-Hansgrohe Metallic Green, Photochromic Fuchsia Mr Lens (Cat. 1- Vlt 75-12%)

Spectro Bora-Hansgrohe Metallic Green, Green Mr Lens (Cat. 2- Vlt 23%)

Demos Bora-Hansgrohe Metallic Green, Red Mr Lens (Cat. 2- Vlt 23%)

Ricordiamo che quest’anno KOO Eyewear è al fianco di numerosi team professionistici e atleti di alto livello, con i quali collabora per sviluppare prodotti sempre più performanti. Insieme a BORA-hansgrohe troviamo il team Polti Kometa, il Team Colpack Ballan e la formazione femminile Ceratizit-WNT Pro Cycling. Il brand KOO Eyewear è presente anche nel mondo del gravel con Nathan Haas. Tra i suoi ambassador figurano ex ciclisti professionisti di livello mondiale come Alberto Contador e Ivan Basso.

KOO

EDITORIALE / Il mercato dei giganti e due squadre da capire

08.01.2024
6 min
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Chissà se dalla finestra del Suitopia Suites di Calpe, guardando verso la stagione che lo attende, Remco Evenepoel (foto Wout Beel in apertura) avrà soltanto pensieri felici. E mentre uno di noi è già in volo verso il ritiro della Soudal-Quick Step per andare a chiederglielo, l’osservazione delle manovre di mercato racconta una serie di situazioni davvero interessanti. Due squadre in particolare (e non senza sorpresa) sembrano fortemente indebolite: la Ineos Grenadier e il team del campione belga. Come mai?

Fusioni e scorie

E’ sempre più credibile che la fusione fra le due fosse pronta e organizzata ben prima di quella, saltata fuori in seguito, della Soudal con la Jumbo. Da quanto tempo il padre di Evenepoel raccontava della fantastica offerta ricevuta per suo figlio? Non vi era parso insolito che la Ineos lasciasse partire così tanti corridori di peso, senza avere la certezza che ne sarebbero arrivati altri per sostituirli? Poi qualcosa è andato storto, magari l’acquisto delle quote del Manchester United da parte di Ineos ha sconsigliato spese folli nel ciclismo, ed è stato necessario correre ai ripari. La successiva ipotesi di fusione fra Soudal e Jumbo avrebbe potuto supportare Lefevere e chiudere il buco di Visma, ma non aveva alle spalle lo studio necessario.

Sivakov arriva al UAE Team Emirates per la squadra del Tour accanto a Pogacar: bel colpo di mercato
Sivakov arriva al UAE Team Emirates per la squadra del Tour accanto a Pogacar

Così Pavel Sivakov è finito alla UAE Emirates. Tao Geoghegan Hart alla Lidl-Trek. Daniel Martinez alla Bora-Hansgrohe. Ben Tulett alla Visma-Lease a Bike. Luke Plapp alla Jayco-AlUla. Alla Ineos restano Geraint Thomas con un anno di più ed Egan Bernal, della cui integrità avremo conferme quest’anno. E’ arrivato Tobias Foss, ma non è certo questo lo standard di mercato cui ci aveva abituato la squadra britannica, che nel frattempo ha perso parti significative dello staff: su tutti Matteo Tosatto e Rod Ellingworth, capo supremo delle operazioni sportive.

Basta Landa?

La Soudal-Quick Step invece ha smantellato la struttura per le gare fiamminghe e quella di supporto per i velocisti, che spesso si integravano. E’ arrivato Moscon, ottima scommessa, che da solo non può però raccogliere l’eredità di una squadra che su certi percorsi ha insegnato al mondo intero.

Sono partiti, fra gli altri, Bagioli (Lidl Trek), Jakobsen (DSM Firmenich), Davide Ballerini e Morkov (Astana), Tim Declercq (Lidl Trek), Rémi Cavagna (Movistar). L’obiettivo, neanche troppo misterioso, era quello di supportare Evenepoel nel primo assalto al Tour, invece per farlo è stato ingaggiato solo Mikel Landa. Ottimo atleta, che però ha 34 anni: l’ultima volta che ha lavorato per un leader ne aveva 10 di meno e masticò amaro prima di sacrificarsi per Aru. Cosa pensa davvero Evenepoel della stagione che lo aspetta?

Tao Geoghegan Hart è uno dei talenti per le corse a tappe, ora in ripresa da un infortunio (foto Lidl-Trek)
Tao Geoghegan Hart è uno dei talenti per le corse a tappe, ora in ripresa da un infortunio (foto Lidl-Trek)

Lidl-Trek regina del mercato

Altri non sono restati a guardare. La Lidl-Trek ha speso tanto, forte dell’arrivo del nuovo sponsor che già ai mondiali di Glasgow aveva tappezzato le strade. Sono arrivati fra gli altri, come detto, Tao Geoghegan Hart, Milan e Bagioli. Il primo una maglia rosa l’ha già vinta e ha margini notevoli, se si pensa che prima di cadere al Giro era a pochi secondi da Roglic e aveva vinto il Tour of the Alps. Milan non è solo un velocista e potrebbe sorprendere molti nelle classiche del pavé. Bagioli è sulla porta dell’exploit e per la prima volta trova un gruppo che gli dà fiducia piena.

Il UAE Team Emirates continua nell’opera di rinforzo del gruppo attorno a Pogacar, con l’arrivo di Sivakov che può davvero spostare gli equilibri. E dato che lo sloveno ha deciso di razionalizzare i suoi sforzi, non ci sarà da meravigliarsi nel vedere in prima linea corridori come Ulissi, solitamente usati per tirare, e ora rivalutati per la loro possibilità di fare risultato e punti.

Punto per punto

Proprio questo sarà uno dei temi della stagione. E se il Tour potrebbe giovarsi dei nuovi equilibri, per cui a Pogacar e Vingegaard si aggiungeranno Roglic ed Evenepoel, anche il resto del calendario potrebbe subire un’impennata inattesa. Avendo capito che non è il caso di ridursi all’ultimo per conquistare i punti necessari, quasi tutte le grandi squadre hanno preferito disegnare due attività parallele. In un gruppo hanno messo i pezzi grossi dei Giri o delle Classiche Monumento, nell’altro quel che serve per vincere o essere comunque protagonisti. La sensazione di molti è che si assisterà a un anno pazzesco, come nella stagione del Covid, in cui non ci saranno corse di transizione o di studio, ma una serie di sfide all’ultimo punto fra corridori che finalmente potranno correre con la briglia sciolta.

Il cambio maglia di Roglic è stato il colpo del mercato 2024: il suo obiettivo è il Tour (foto Instagram)
Il cambio maglia di Roglic è stato il colpo del mercato 2024: il suo obiettivo è il Tour (foto Instagram)

Dente per dente

Tornando al mercato, in casa Bora-Hansgrohe, dopo l’arrivo di Roglic, si è assistito alla scalata di Red Bull, che ha rilevato il 51 per cento della società. L’operazione a lungo andare coinvolgerà Van Aert e Pidcock, sponsorizzati dal colosso asutriaco? Roglic è un vincente vero e forse, proprio per questo, non ha digerito l’ordine di regalare la Vuelta a Kuss. Con la prospettiva di perdere Visma, la Jumbo ha apprezzato gli euro della squadra tedesca e lo ha lasciato andare.

Per contro e per un imprevedibile contrappasso, la Bora ha gestito assai male la vicenda di Uijtdebroeks. Il belga lamentava l’ordine di dare precedenza a Vlasov nella classifica della Vuelta e da quel momento tutto per lui è diventato brutto, compresa la bici alla Crono delle Nazioni. Con un po’ più di lungimiranza, si poteva lasciargli spazio. Vlasov non avrebbe mai vinto la Vuelta, Cian magari ci riuscirà, ma lo farà a questo punto con la squadra olandese.

La Visma-Lease a Bike per contro ha gestito l’arrivo del giovane belga con il solito pelo sullo stomaco. I contratti sono contratti e non si può forzare la mano in barba a ogni regolamento. Loro invece l’hanno fatto, come già a suo tempo con Van Aert e non v’è dubbio che lo faranno ancora (un recente tentativo, poi fallito, sarebbe stato fatto con Andreas Kron della Lotto-Dstny). Mentre Richard Plugge continua a teorizzare la Super Lega, nel team che ha perso Van Hooydonck sono arrivati Jorgenson (per sostituirlo la Movistar ha rispolverato Quintana) e appunto Uijtdebroeks. 

Uijtdebroeks finalmente felice nella nuova squadra dopo troppe forzature (foto Visma-Lease a Bike)
Uijtdebroeks finalmente felice nella nuova squadra dopo troppe forzature (foto Visma-Lease a Bike)

Chi paga il prezzo?

Tutto intorno ci sono le squadre che faticano per mettere insieme il pranzo con la cena: non solo professional, ma anche WorldTour. E mentre quelli che restano a piedi cercano ricovero in situazioni più piccole e diversamente accoglienti, ci sono i più deboli che ne fanno le spese. Alcuni sono costretti a smettere senza aver avuto il tempo di capire e farsi capire. Altri si renderanno conto presto di quanto si alzerà il livello in ogni santo giorno del calendario e scopriranno che sarà sempre più dura strappare un titolo ai giganti del WorldTour. Con buona pace di chi disegna i calendari e pensa si possa continuare a mettere tutti nella stessa insalatiera. Cos’altro dire? Non vediamo l’ora di partire…