Alessia Orsi, un’altra “primo anno” vincente con le idee chiare

13.09.2025
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Uno dei cilindri che quest’anno sta alimentando il motore della BFT Burzoni è Alessia Orsi. Il ruolino di marcia di questa junior, che viene da Soliera nella pianura modenese e che ha voglia di crescere ancora, si è impreziosito da luglio in avanti tra strada e pista.

Finora la sua stagione da “primo anno” nella categoria (una delle tante atlete del team piacentino) parla chiaro. Due dei tre successi su strada Orsi li ha ottenuti nell’arco di quattro giorni ad inizio settembre. Ha aggiornato il suo guardaroba di “maglie” con i titoli regionali dell’Emilia-Romagna sia a cronometro che in linea. E a corredo di tutto, c’è stato spazio anche per la medaglia d’argento conquistata il 21 agosto ai mondiali juniores in pista nell’inseguimento a squadre.

Ne abbiamo approfittato quindi per conoscere meglio Alessia, che frequenta l’indirizzo turistico all’istituto tecnico “Meucci” di Carpi. Le sue parole esprimono determinazione, riconoscenza e consapevolezza di pregi e difetti. Caratteristiche non secondarie per una ragazza di 17 anni, simpatica poi a raccontare il rapporto con la gemella Martina, sua compagna di squadra.

Alessia Orsi è nata il 29 luglio 2008, vive a Soliera (MO) e frequenta un istituto tecnico a Carpi (foto Frantz Piva)
Alessia Orsi è nata il 29 luglio 2008, vive a Soliera (MO) e frequenta un istituto tecnico a Carpi (foto Frantz Piva)
Facciamo un bilancio parziale del tuo 2025?

L’annata non è partita molto bene. Ho avvertito tanto il passaggio di categoria da allievi a juniores. Ci ho messo un po’ a prenderci le misure e ambientarmi. Nella prima parte ho lavorato molto per le compagne, però non trovavo risultati che mi dessero fiducia, a parte il “regionale” a crono dove però avevo fatto quarta assoluta. Mi è spiaciuto non essermi guadagnata la convocazione per gli europei in pista.

Quando c’è stata la svolta?

E’ stata graduale. A giugno al campionato italiano sono stata in fuga per una cinquantina di chilometri, in un gioco di squadra che ha portato poi la vittoria di Matilde (la compagna Rossignoli, ndr). Oltre alla soddisfazione per il suo tricolore, ero contenta per la mia prestazione perché ero stata protagonista. Lì ho capito che stavo crescendo di condizione e il vero cambio di rotta è arrivato qualche settimana dopo vicino a casa.

Spiega pure.

Ad inizio luglio ho vinto la gara di San Felice sul Panaro davanti ai genitori, parenti e amici. Era una corsa che sentivo perché conoscevo molto bene le strade. E’ stata una vittoria arrivata al momento giusto, che ci voleva assolutamente. Ne avevo bisogno per sboccarmi. Inoltre era valida come campionato regionale e per me è stato un grande orgoglio. Da lì in avanti è stato tutto un po’ più semplice e sono arrivati altri risultati importanti.

Ti aspettavi un avvio di settembre così buono?

Al Giro di Lunigiana Donne volevo fare bene. Dopo la prima tappa vinta da Agata (Campana, ndr), mi sono messa in testa che avrei voluto vincere la seconda tappa e così è andata (in apertura foto Ptzphotolab). Poi qualche giorno dopo, in provincia di Bergamo, negli ultimi 30 chilometri ho avuto il via libera dalla squadra e sono entrata nella fuga decisiva. Eravamo in una dozzina e nel finale ho sfruttato le mie doti veloci.

Cogliamo l’assist e parliamo delle tue caratteristiche. Che corridore sei?

Sicuramente nei gruppetti ristretti posso giocarmela in volata. Mi definisco passista-veloce, che però si difende bene in salita, specie se sono lunghe per quelle che possono esserlo nelle nostre gare. Ad esempio mi sono trovata molto bene nei Paesi Baschi alla Bizkaikoloreak (breve corsa a tappe di Nations Cup, ndr). Ho capito meglio le mie caratteristiche e ho fatto tanta esperienza internazionale.

Poi è arrivata la chiamata in nazionale per i mondiali in pista.

Esatto, sono stata molto contenta perché non me l’aspettavo più di tanto. In pista ci sono sempre andata, ho vinto anche campionati italiani nelle categorie inferiori. Ad Apeldoorn ho disputato sia il chilometro che la prova del quartetto, due discipline molto differenti fra loro. A dire il vero col quartetto ho corso solo la finale, dove eravamo tutte della BFT Burzoni. E’ stata una grande responsabilità, soprattutto perché era una gara molto importante, e ho dato il meglio di me stessa. Ringrazio i tecnici per avermi dato fiducia.

Alessia ha un buon rapporto con i suoi diesse. Qui con Krizia Corradetti che la consiglia anche giù dalla bici (foto facebook/Bft Burzoni)
Alessia ha un buon rapporto con i suoi diesse. Qui con Krizia Corradetti che la consiglia anche giù dalla bici (foto facebook/Bft Burzoni)
Cosa ti ha insegnato finora questa stagione?

In squadra mi trovo bene con tutti. Ho imparato a correre di squadra molto più di quanto si faccia negli anni precedenti. Mi sono ritagliata il mio spazio e credo di aver avuto fiducia dai miei diesse perché hanno riconosciuto il lavoro per le compagne. Per me è stata una grande gratificazione e li ringrazio. A tal proposito vorrei solo spendere due parole per loro.

Prego.

Abbiamo due diesse che sono perfetti dal punto di vista tattico e umano. Vittorio (Affaticati, ndr) conosce molto bene il ciclismo e ci dice sempre come muoverci in gara, oltre poi a spiegarci tutto anche dopo. Ed è affiancato da Krizia (Corradetti, ndr) che per me è stata fondamentale. Lei è più vicina a noi come età e sa capire i problemi di noi ragazze, non solo quelli ciclistici ma quelli di varia natura. Tuttavia con lei abbiamo un rapporto professionale “dirigente-atleta” e quando si arrabbia è meglio darle ascolto.

Alessia cresce e si guadagna i mondiali in pista. Disputa la finale col quartetto e conquista l’argento (foto SWpix.com)
Alessia cresce e si guadagna i mondiali in pista. Disputa la finale col quartetto e conquista l’argento (foto SWpix.com)
Com’è invece il rapporto tra Alessia Orsi e la gemella Martina?

Ovviamente di amore e odio come una normale coppia di gemelle (dice sorridendo, ndr). Corriamo assieme da quando eravamo G2 e ci alleniamo sempre assieme. Faccio fatica ad uscire quando lei non può e viceversa. Martina è un punto fondamentale per me, ma caratterialmente siamo molto diverse. E infatti litighiamo spesso per molte cose, anche legate al ciclismo.

Puoi farci degli esempi?

Cerco sempre di stimolarla. Martina non crede abbastanza nei suoi mezzi e invece dovrebbe farlo. Non ascolta i miei consigli quando le dico che può fare risultato. Quindi ci troviamo a discutere e alla fine si ritrova a darmi ragione (sorride nuovamente, ndr).

Invece Martina cosa ti insegna?

Lei è una atleta che dà sempre se stessa in gara. La vedo spesso che quando finisce una corsa, è davvero provata e sfinita. Questa credo che sia una grande dote per un corridore. Da Martina devo imparare ad avere meno paura di non fare risultato e dare veramente tutto. Talvolta arrivo al traguardo che non mi sento stanca come dovrei perché magari ho voluto risparmiare delle energie, senza poi usarle fino in fondo.

Obiettivi a breve e lungo termine?

Dovrei fare gli italiani in pista a Noto, anche se non so in quali discipline. Ci terrei a fare l’omnium, la mia preferita, e magari la madison con Martina, oltre agli inseguimenti individuali e a squadre. Poi il 18 ottobre avremo il campionato italiano cronosquadre e puntiamo a vincerlo. Per il 2026 vorrei fare ancora più esperienza. Ho fissato qualche obiettivo. Mi piacerebbe fare bene a Cittiglio, al tricolore su strada, al Lunigiana e provare a vincere una tappa nei Paesi Baschi. So che sono tanti e difficili da conseguire, ma sono motivata a raggiungerli.

Elisa Bianchi, una stagione di tante prime volte tra BFT e pista

11.09.2025
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Con la vittoria della generale del Giro della Lunigiana Donne di una settimana fa, la stagione su strada di Elisa Bianchi si è già chiusa, mentre sta per entrare in quella del ciclocross. La junior della BFT Burzoni ha vissuto in maniera intensa la prima stagione nella categoria (in apertura foto Ossola), raccogliendo tanti piazzamenti e scoprendo anche la pista con paio di medaglie internazionali.

Col quartetto azzurro a luglio è arrivato l’argento europeo in Portogallo, poi ad agosto quello mondiale in Olanda ed entrambe le volte sempre dietro ad una inarrivabile Gran Bretagna, ma per Bianchi questo 2025 doveva proiettarla in una dimensione diversa, più “corale”. Per la 17enne bresciana di Lograto, che nelle categorie inferiori aveva quasi sempre corso da sola, era il debutto pure in una squadra, intesa come gruppo di compagne e staff. Ad inizio anno infatti Stefano Solari, team manager della BFT Burzoni, ci aveva detto che l’ingaggio di Bianchi era da considerarsi una scommessa. La personalità non manca ad Elisa e allora cerchiamo di capire con lei se questa scommessa è considerarsi vinta.

Elisa a maggio ha conquistato la sua prima vittoria all’autodromo di Monza. Era la prima volta che correva in un team (foto Ossola)
Elisa a maggio ha conquistato la sua prima vittoria all’autodromo di Monza. Era la prima volta che correva in un team (foto Ossola)
Facciamo un bilancio sulla tua annata. E’ stata in linea alle tue aspettative?

Sono molto contenta di come è andata la stagione, è stata bellissima. Non pensavo di fare già risultati in pista visto che ho iniziato quest’anno. Anche se forse avrei voluto ottenere qualcosa di più, devo dire che pure su strada è andata bene con tanti piazzamenti e due vittorie (la prima conquistata all’autodromo di Monza a fine maggio, ndr). Ora inizierò a prepararmi per il ciclocross, seppur sia stata convocata dalla Lombardia per i campionati italiani in pista (in programma a Noto dal 7 al 9 ottobre, ndr).

Vorresti continuare a fare doppia attività tra strada e ciclocross anche nel futuro?

Quest’anno deciderò in base ai risultati, però non nascondo che sto già riflettendo su come far conciliare tutto, compresa la pista. La mia idea iniziale sarebbe stata quella di fare ancora questa stagione di ciclocross e poi concentrarmi essenzialmente sulla strada. Tuttavia non ci penso perché sono molto stimolata. Innanzitutto correrò per una nuova squadra (la Alè Colnago, che verrà presentata la settimana prossima, ndr) e contestualmente vorrei guadagnarmi una maglia azzurra per europei e mondiali che l’anno scorso non ero riuscita a ottenere.

Tornando alla pista, che impatto è stato?

Mi sono divertita tantissimo e ho cancellato un vecchio ricordo. Al primo anno da allieva avevo fatto un solo allenamento in pista e non era andato bene, anche perché arrivavo dalla Mtb. Invece stavolta è stato tutto bello e mi sono appassionata, tanto da volerla curare con più metodo. Mi è piaciuta l’atmosfera e sotto questo aspetto devo ringraziare tantissimo Diego Bragato, che mi ha dato subito tanta fiducia, e tutto lo staff. Per ora ho fatto solo il quartetto, ma lui dice che potrei iniziare a lavorare sulla madison. Vedremo, ho voglia di imparare.

Questa stagione in pratica sei stata in due formazioni, club e nazionale in pista. Come sono andate queste esperienze?

Per concludere il discorso pista, ho visto la forza di un gruppo. Tante ragazze avversarie durante l’anno che si uniscono con la maglia azzurra e si supportano a vicenda, grazie ai consigli dei tecnici. Con la BFT Burzoni è stata la stessa cosa, nonostante all’inizio sia stato un grande cambiamento per me perché arrivavo in una squadra molto organizzata sotto ogni punto di vista. Ho sempre corso da sola e un po’ di timore ce lo avevo. Col passare del tempo e delle gare mi sono trovata bene con le compagne, con i diesse Krizia e Vittorio (rispettivamente Corradetti e Affaticati, ndr) e il resto della squadra. E’ stata una stagione in cui ho imparato tanto.

Cosa in particolare?

In squadra ho avuto quel senso di famiglia che non avevo e che non conoscevo. Ad esempio ho imparato a gestire la pressione e spartire l’ansia della gara con le mie compagne. Mi è servito confrontarmi con loro sotto questo punto di vista e di conseguenza interagire con le compagne è diventato più semplice.

La stagione di Bianchi su strada è finita. Correrà i tricolori in pista poi si concentrerà sul ciclocross (foto SWpix.com)
La stagione di Bianchi su strada è finita. Correrà i tricolori in pista poi si concentrerà sul ciclocross (foto SWpix.com)
E in corsa invece Elisa Bianchi cosa ha tratto?

Ho imparato le tattiche di gara e capire in prima persona quanto sia importante la squadra ai fini di un risultato. Sento di essere cresciuta tanto, anche grazie al sacrificio di rinunciare ad un piazzamento per aiutare una compagna. Il Lunigiana è stato un esempio di tutto questo. Ho aiutato le compagne a vincere le due tappe ed io sono riuscita a conquistare la generale.

Ti sei posta qualche obiettivo per il 2026?

Nessuno in particolare. Vorrei fare una bella stagione in generale, anche ripetere questa con qualche vittoria in più. Ecco, magari vorrei provare ad avere un po’ più libertà d’azione per capire meglio che tipo di corridore sono. Anche la prossima sarà una stagione di altri insegnamenti per il futuro.

Corradetti, una diesse di vent’anni per vincere i pregiudizi

20.11.2024
6 min
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Sentendola parlare, dimostra più della sua giovane età e per il ruolo che ricopre è decisamente un valore aggiunto. Ha le idee chiare Krizia Corradetti, vent’anni e nuova diesse della BFT Burzoni, che vuole continuare a fare esperienza in ammiraglia.

Ci sono vecchi preconcetti nel ciclismo, figli di un retaggio che si trascina dietro da tanti anni, che devono ancora essere vinti. Per qualcuno può ancora sembrare strano vedere una ragazza così giovane guidare una formazione juniores, ma il cambiamento e il rinnovamento devono pur avere un punto di partenza. Corradetti non ha avuto paura di accettare questa sfida quando ha deciso di smettere di correre, trovando disponibilità e spazio prima nel Club Corridonia ed ora nel team piacentino. Un piccolo salto in avanti, partito non solo a livello geografico dalla sua San Benedetto del Tronto, dettato dall’attuale percorso universitario. Ecco cosa ci ha raccontato.

Corradetti ha smesso di correre nel 2022 ed ha subito preso il tesserino di primo livello
Corradetti ha smesso di correre nel 2022 ed ha subito preso il tesserino di primo livello
Krizia come nasce la scelta di diventare diesse?

Nel 2022, ovvero al termine del mio cammino tra le juniores, ho scelto di abbandonare l’attività, tenendo conto anche degli studi universitari che volevo intraprendere. Tuttavia non volevo lasciare il ciclismo. Così grazie al Club Corridonia, dove ho passato gli ultimi anni da atleta, ho fatto il corso di primo livello per prendere il tesserino a fine stagione. Loro mi hanno subito supportato, concedendomi la possibilità di dirigere le juniores. Quello scorso è stato il primo anno da diesse e contestualmente studiavo anche per la maturità, mentre in questa stagione ero già all’università. In queste due annate abbiamo sempre cercato le gare e le trasferte più giuste per trovarci come tempi e luoghi.

Il contatto con la BFT Burzoni com’è arrivato?

Si è verificata una serie di incastri. Sono iscritta alla facoltà di Ingegneria Gestionale di Parma, una materia improntata sulla tutela dell’ambiente, e diventava sempre più scomodo per me dover seguire le ragazze del Corridonia da lontano. Contemporaneamente Stefano Peiretti voleva prendersi un periodo sabbatico di stop dopo sei anni da diesse della BFT Burzoni. Così, è nata questa occasione. A quel punto mi sono sentita con loro e abbiamo trovato l’accordo.

Com’è stato l’impatto con i tuoi nuovi colleghi?

Molto buono. E’ vero che ci conoscevamo già per esserci incrociati alle gare in questi anni, però fin dal primo colloquio mi sono subito sentita ascoltata. Sia il team manager Stefano Solari che il diesse Vittorio Affaticati, che ha grande esperienza, che lo stesso presidente Gianluca Andrina mi hanno fatto sentire integrata con loro e con le ragazze. Ogni considerazione che facevano, chiedevano il mio parere. Questa cosa mi ha fatto davvero tanto piacere ed ovviamente è molto stimolante.

E’ stato un problema farti passare ad un team concorrente?

No, assolutamente. Al Club Corridonia sono stata molto bene, però sapevano che volevo fare nuove esperienze, come trasferte all’estero o avere rapporti con la nazionale per alcune ragazze. In questo senso devo ringraziare molto il presidente Mario Cartechini e il diesse Orlando Vecchioni, dai quali ho imparato tanto. Entrambi mi hanno appoggiato nella scelta, capendo le motivazioni. Anche la mia famiglia mi ha aiutata in questa mia scelta di vita. Ora vivo a Parma ed è molto più comodo per me andare a Piacenza nella sede della BFT Burzoni.

Ti sei trovata a disagio nel guidare atlete poco più giovani di te?

Personalmente no, però capisco che possa essere visto come un ostacolo la poca differenza di età. Ritengo che possa invece diventare una risorsa per il bene di tutta la squadra. Io vorrei essere un ponte tra staff e ragazze. Loro possono parlarmi tranquillamente di tutto, ovvio però che ci si chiarisca subito affinché si rispettino i ruoli o non sorgano incomprensioni. Sì, c’è il rischio di diventare troppo amiche delle juniores, ma ormai questa è una categoria di ragazze mature che sanno scindere le figure e non oltrepassare i limiti. In ogni caso, come è stato a Corridonia, non sono l’unica diesse quindi certe situazioni si affrontano sempre tutti assieme.

In queste due stagioni da diesse, che stile hai adottato?

Il mio metodo a livello atletico è sempre stato influenzato dai miei vecchi diesse, quindi abbastanza regolare anche tecnicamente. Tuttavia ho capito che non bisogna trascurare l’aspetto umano delle ragazze, che saranno future donne quando non correranno più in bici. Solitamente tendo a responsabilizzare le atlete anche sotto il profilo morale. Non vorrei pensare solo ai dati, che restano importanti chiaramente, ma guardare dentro le ragazze. Questa caratteristica credo mi possa differenziare dagli altri diesse.

Hai avvertito un po’ di ostilità per questa tua scelta di iniziare subito dalle juniores?

Devo dire che ho ricevuto un po’ di critiche in questi due anni. Qualcuno mi ha detto che sono acerba e che avrei dovuto iniziare da categorie più basse, addirittura dai giovanissimi. Il classico discorso è stato quello del “devi fare la gavetta”, ma vorrei far ricredere quelle persone ancora così chiuse che sono nel ciclismo. So che devo accumulare esperienza, ne sono ben consapevole e voglio imparare ancora. Da atleta non sono forse stata la più forte in circolazione, ma non è detto che non possa essere una buona diesse. Anche per me è una scommessa questa nuova mansione, ma voglio vincerla.

Linda Sanarini è nel giro azzurro di strada e pista. Nel 2025 sarà la capitana della BFT Burzoni (foto Franz Piva)
Linda Sanarini è nel giro azzurro di strada e pista. Nel 2025 sarà la capitana della BFT Burzoni (foto Franz Piva)
Che obiettivi si è fissata Krizia Corradetti per il 2025?

Conosciamo tutti gli standard alti della BFT Burzoni. Spero di poter aiutare questa società a mantenerli, magari cogliendo la prima vittoria all’estero. Così come spero di non alterare gli equilibri che ci sono. Ad esempio voglio vedere come risponderanno le ragazze del secondo anno, come Sanarini e Bezzone, ad una nuova diesse. E allo stesso modo come si troveranno le atlete del primo anno. Non vedo l’ora di dare il mio contributo. Sono pronta e concentrata per dare il massimo di me.

La Bella, il bicchiere mezzo pieno di un 2024 difficile

13.11.2024
7 min
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In una stagione più difficile del previsto, ci vuole ben altro per scoraggiare una filosofa. Eleonora La Bella dal suo 2024 è riuscita ad estrarre le luci in mezzo a tante ombre dando fondo alla sua materia preferita. Adesso è già proiettata al salto nelle elite con l’Aromitalia 3T Vaiano.

In questi giorni sta sfruttando il sole che splende attorno alla sua Anagni per i primi lavori di preparazione dopo le vacanze e sentiamo Eleonora particolarmente motivata, grazie ad alcune novità. Sicuramente questa annata le è servita per capire qualcosa in più di sé e dello stesso ciclismo. La Bella mette in archivio il periodo juniores, dove è stata una delle migliori interpreti del panorama nazionale (in apertura foto Franz Piva). Ha preso il bello e il brutto, ma soprattutto traendo il massimo insegnamento. Le idee sono chiare, come sempre.

Eleonora passa elite nell’Aromitalia 3T Vaiano, ma resta sotto osservazione dai team WorldTour (foto Ossola)
Eleonora passa elite nell’Aromitalia 3T Vaiano, ma resta sotto osservazione dai team WorldTour (foto Ossola)

Il mancato WorldTour

Qualcuno si aspettava un passaggio della 18enne laziale nel WorldTour come si era vociferato e a tale riguardo va fatto un briciolo di chiarezza. Avevamo già trattato l‘accordo tra la BFT Burzoni e la DSM Firmenich PostNL, nel quale la formazione juniores piacentina era diventata un devo team di quella olandese, tuttavia senza vincoli od obblighi di passaggi di atlete.

Lo scorso febbraio La Bella è stata una delle tre ragazze italiane a salire nel quartier generale della DSM per una serie di test. Sembrava destinata alla squadra olandese, ma è presumibile che non sia stato trovato il giusto accordo. Anche in questo caso si può parlare di operazione rimandata, anche se Eleonora non è affatto scontenta della sistemazione trovata. Anzi, lo reputa decisamente più formativo.

«La proposta del Vaiano – racconta La Bella – è arrivata dopo il mondiale di Zurigo. Si sono fatti avanti dicendomi che gli interessavo da tempo e che avevano apprezzato la mia prova in Svizzera. Dopo aver accettato e fatto qualche video-chiamata, mi sono vista con Paolo Baldi (il team manager, ndr) e il resto della squadra al Giro dell’Emilia.

«Anche dal vivo – prosegue Eleonora – ho avuto la stessa buona impressione delle settimane prima. A dire il vero mi ha proprio colpita il suo discorso: “Eleonora, visto che il 2024 è andato così così, l’anno prossimo partiamo subito forte per recuperare il terreno perso e far vedere le tue potenzialità”. Mi sono sentita subito ben stimolata e considerata. Ho già visto una bozza del programma gare e mi piace tanto, con diverse trasferte all’estero. Poi troverò Virginia Iaccarino, amica e compagna di nazionale, oltre a Valentina Zanzi, mia ex compagna alla BFT. Sono molto contenta».

Hai un po’ di rammarico per non essere andata alla DSM o in un altro team WorldTour?

Inizialmente, devo essere sincera, ci sono un po’ rimasta male. Poi però riflettendo sulla mia stagione ho capito che devo fare step by step. Faccio un esempio pratico. Se quest’anno avessi vinto o fatto ancora meglio dell’anno scorso, probabilmente non avrei compreso appieno come comportarmi davanti ai problemi. Nel ciclismo e in generale nella vita di tutti i giorni, moltissime persone sottovalutano la crescita graduale che dobbiamo avere noi giovani. Quindi, se devo contestualizzare il tutto, meglio aver preso delle mazzate morali quest’anno ed aver imparato come affrontarle, anziché andare avanti vincendo e non saper come fare.

Ti conosciamo come una ragazza sensibile, cos’hai sofferto di questa stagione?

Venivo da un 2023 molto buono, forse oltre alle mie aspettative e che per forza aveva creato ulteriori aspettative in tanta gente attorno a me. So che quando non vedevano il mio nome in un ordine d’arrivo e tra le prime cinque, si chiedevano che fine avessi fatto, cosa avessi o cosa mi stava succedendo. Ho ricevuto molte critiche soprattutto per la prima parte dell’annata, anche su gare non adatte a me. Questa situazione l’ho subita particolarmente. Poi ho realizzato, forse un po’ tardi, che non ero io che dovevo rincorrere, ma io che dovevo dettarmi i tempi per ritrovarmi.

Cos’era che ti turbava?

Mi rendevo conto che non ero al top, infatti non sono mai veramente entrata in forma. Avevo troppe preoccupazioni per una serie di impegni a cui tenevo tanto e che volevo fare bene. A scuola avevo la maturità e non volevo restare indietro con lo studio. Naturalmente avevo il calendario delle gare con la squadra. Ed infine avevo anche scuola guida per la patente. Nessuno mi ha mai messo pressioni, però volevo far conciliare tutto al meglio. Devo ringraziare la mia famiglia che ha fatto molti sacrifici per aiutarmi, specie in questi frangenti.

Il sorriso però non l’hai mai perso e i bei momenti sono arrivati.

Sì, è vero, ho sempre cercato di trovare i lati positivi nelle situazioni più complicate. Quest’anno ho fatto un buon finale di stagione. A parte il secondo posto al campionato italiano cronosquadre, avevo vissuto una esperienza pazzesca al Tour de l’Avenir Femmes. In quella corsa ho capito il ciclismo del piano superiore, dove nessuna molla mai. Ha vinto un’atleta come Bunel che ha fatto dei numeri incredibili. Anche tante altre giovani sono andate fortissime ed io ero lì a vederle da vicino, cercando di aiutare le mie compagne. Ero l’unica junior e mi ha fatto enormemente piacere essere stata chiamata dal cittì Sangalli. Lo ringrazio perché mi ha dato fiducia non nel mio momento migliore. E questo mi è servito per ritrovare morale.

La BFT Burzoni per La Bella ha rappresentato una seconda famiglia nel biennio juniores (foto Franz Piva)
La BFT Burzoni per La Bella ha rappresentato una seconda famiglia nel biennio juniores (foto Franz Piva)
Come sono stati i due anni con la BFT Burzoni?

Sono davvero triste di lasciare questa squadra. Per me la BFT Burzoni ha rappresentato moltissimo. L’ho scritto anche in un post social per ringraziarli, compagne e staff. Mi hanno fatto crescere tantissimo sia come persona che come atleta. Loro mi hanno aperto ad un mondo nuovo. Se io fossi rimasta a correre nelle formazioni della mia zona, avrei corso quasi sempre qua attorno e non avrei scoperto tante cose di me oppure non avrei viaggiato così tanto. L’anno scorso è andata bene perché ho sempre corso prendendo tutto ciò che veniva come di guadagnato. Quest’anno ve l’ho già descritto e ripeto che ne esco molto maturata. I due anni con la BFT me li sono goduti totalmente.

Nel mentre come hai impiegato il tempo nella off-season?

Ho fatto circa un mese di stacco, come mi hanno consigliato i tecnici del Vaiano. Siccome quest’anno sono stata molto in giro tra Italia ed estero per le gare, non avevo una grande voglia di andare lontano. Mi sono concessa una piccola vacanza tra Roma e Napoli con la mia compagna di squadra Linda Ferrari. Però non so stare ferma del tutto, quindi occupavo le giornate con qualche corsa a piedi, seguendo delle lezioni di inglese visto che sono un po’ carente e seguendo anche le faccende di casa. Poi, con l’iscrizione alla facoltà di Filosofia all’Università di Roma Tor Vergata, ho iniziato a studiare e leggere alcuni testi.

Cosa si aspetta Eleonora La Bella dalla nuova avventura da elite?

Voglio andare per gradi. Ho ricominciato la preparazione da qualche giorno col mio nuovo allenatore Matteo Azzolini. Ho iniziato a lavorare con lui da poco e il 22 novembre avrò un primo test. Sto facendo queste settimane di adattamento. Gli serve avere informazioni su di me, deve avere dei punti di riferimento per impostare il piano di lavoro. Obiettivi ce ne sono, ma non saprei dire quali privilegiare. Sicuramente cercherò di migliorare l’esplosività, lo spunto veloce nelle volate ristrette e l’atteggiamento mentale con cui mi sono presentata quest’anno alle corse. Questi possono essere già degli ottimi punti di partenza, poi vedremo strada facendo. Sono motivata.

Barale, nel 2024 il sogno di andare al Tour e al mondiale

16.11.2023
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A dispetto dei suoi vent’anni, Francesca Barale all’interno della DSM-Firmenich ha acquisito diversi gradi di esperienza e di considerazione da parte di compagne e tecnici. Nella stagione appena archiviata ha compiuto un altro step importante del suo processo di crescita, tanto che il rinnovo fino al 2025 ne è stato il naturale riscontro.

In questo periodo la ragazza di Domodossola sta approfittando del buon clima della Costa Azzurra per incamerare chilometri assieme ad un paio di compagne, prima di partire a metà dicembre per Calpe in ritiro con la sua squadra. Con Barale abbiamo voluto fare una panoramica sul prossimo anno, considerando anche il suo ruolo indiretto di trait d’union tra la DSM-Firmenich e la BFT Burzoni nell’accordo che ha visto la sua ex formazione junior diventare un devo team delle olandesi.

Francesca innanzitutto che 2023 è stato?

Sono contenta di come è andato. Alla fine è solo il mio secondo anno tra le elite, quindi è stata una stagione ancora di esperienza. Ho lavorato molto per le compagne e ho certamente raggiunto un livello superiore, più vicino a quello che voglio io e della squadra. Ho finito in crescendo di condizione. Infatti alla Tre Valli Varesine ho chiuso col botto (sorride, ndr). Quarta dietro atlete di grande valore (nell’ordine Lippert, Ludwig e Balsamo, ndr). Un bel piazzamento, il mio migliore finora, che mi ha permesso di andare in off-season col morale alto. Che non guasta mai…

Ogni volta che ti abbiamo incontrata alle gare ti abbiamo vista sempre più inserita. Questo possiamo definirlo anche il risultato che ha premiato il tuo farti trovare sempre pronta?

Alla DSM mi trovo davvero bene e lo ripeto con grande convinzione. In questi due anni di percorso mi sono guadagnata la fiducia della squadra nel fare bene la gregaria e per me è il risultato più importante. Alla Tre Valli, Juliette (Labous, la loro leader, ndr) non stava troppo bene e ad un certo punto mi ha detto di fare la mia corsa visto che ero ancora davanti nel finale. L’ho ringraziata perché alla fine è venuta a farmi i complimenti e, siccome ero inizialmente delusa, anche mi ha permesso di capire ciò che avevo appena fatto.

Barale ha chiuso il 2023 con un quarto posto alla Tre Valli, frutto anche della fiducia che la DSM ripone in lei
Barale ha chiuso il 2023 con un quarto posto alla Tre Valli, frutto anche della fiducia che la DSM ripone in lei
Sappiamo che Labous ha molta stima di te. Che effetto ti fa?

Juliette è davvero una ragazza splendida. Fra di noi il legame si è rafforzato molto, perché siamo state molto in camera assieme. La definisco la mia mentore (sorride con un mix di soddisfazione ed imbarazzo, ndr). Può sembrare paradossale perché ha solo 25 anni, ma lei ha una grande maturità. Nel ciclismo femminile, cinque anni di differenza sia anagrafica che di esperienza pesano tanto e si fanno sentire.

Ci elenchi gli aspetti positivi e negativi di questa tua stagione?

Di buono c’è il fatto che ho saputo restare con le migliori in alcune corse, non me lo aspettavo. Poi anche il fatto di poter assumere dei ruoli importanti. Alla DSM in ogni corsa c’è sempre una leader, Labous ad esempio, ed una capitana, ovvero colei che viene indicata dai diesse come regista. Ecco, spesso è toccato a me quel compito. Di negativo ho notato le crono, tutt’altra cosa rispetto a quelle da junior nelle quali andavo bene. Mi sono resa conto che se voglio essere competitiva in una piccola gara a tappe, devo migliorare tanto. Infatti nella seconda parte di stagione avevo iniziato a lavorare tanto su posizione ed aerodinamica facendo tante ore con la bici da crono.

Compagna di stanza. Labous è la leader della DSM ed ha stretto un bel legame con Barale in questi due anni (come con Ciabocco)
Compagna di stanza. Labous è la leader della DSM ed ha stretto un bel legame con Barale in questi due anni (come con Ciabocco)
Nella DSM avete atlete con cui contrastare la SD-Worx. Cosa dovete fare per ridurre il gap con loro con più regolarità?

Onestamente per quello che abbiamo visto quest’anno c’era poco da fare. Loro erano sempre in superiorità numerica, però sappiamo come batterle. E’ successo più di una volta con Charlotte e Pfeiffer (rispettivamente Kool e Georgi, ndr). Ad esempio, io credo che Charlotte nella volata pura sia più veloce di Wiebes, ma noi dobbiamo cercare di fare sempre un treno perfetto affinché ciò avvenga. Così come la stessa Juliette è una che nel testa a testa su una salita finale è in grado di vincere. Anche in quel caso bisogna saperla supportare in modo adeguato. Noi non abbiamo paura della SD-Worx e se nel 2024 sapremo restare unite nelle fasi cruciali della corsa, allora potremo toglierci tante soddisfazioni.

L’anno prossimo ci sarà anche Barbieri, che si sente già a suo agio…

Ho letto la vostra intervista a lei e mi hanno fatto tanto piacere le sue parole. Anche su Eleonora (Ciabocco, ndr) che ha fatto un bel primo anno. Con Rachele abbiamo fatto quattro ore assieme in auto per andare in ritiro in Austria e altrettante per tornare. Ne abbiamo dette tante di cose (ride, ndr). Siamo contente di avere un’atleta come lei, ci aiuterà in tante cose e darà un grande contributo.

Azzurra. Barale quest’anno ha disputato Avenir e Europeo U23. Nel 2024 vorrebbe guadagnarsi la chiamata per il mondiale di Zurigo
Azzurra. Barale quest’anno ha disputato Avenir e Europeo U23. Nel 2024 vorrebbe guadagnarsi la chiamata per il mondiale di Zurigo
Quali saranno programmi ed obiettivi di Francesca Barale per il 2024?

Prima di tutto devo capire ancora in quali gare spicco, se classiche o gare a tappe. Spero di avere un po’ di spazio per giocarmi le mie carte in alcune corse. Potrei iniziare a correre in Australia, ma ancora non abbiamo avuto bozze di calendario, quindi è tutto da vedere. Mi piacerebbe fare il Tour e non nascondo che vorrei correre il mondiale di Zurigo, che ha un percorso che mi si addice. Sono ancora U23 e naturalmente mi metterei al servizio della squadra, però vorrei arrivarci preparata per fare risultato nella mia categoria (elite e U23 corrono assieme, ndr). Con la nazionale ci sarà anche l’Avenir e se ci arriverò con la mentalità giusta, spero di avere un ruolo diverso da quello di quest’anno.

Dopo il tuo passaggio a fine 2021, DSM e BFT Burzoni collaboreranno ancora. Qualcuno ti aveva chiesto dei pareri?

No, nessuno, ma penso non ci fosse bisogno della mia opinione. Certo, prima dell’ufficializzazione avevo qualche anticipazione da Solari (il team manager della BFT Burzoni, ndr) e chiaramente mi aveva fatto molto piacere saperlo. So che la nostra rete di osservatori gestita da Hans Timmerman, il nostro capo scouting, è molto attiva e sa dove andare a pescare bene.

La prima collaborazione tra DSM e BFT Burzoni è avvenuta a fine 2021 col passaggio di Barale al team olandese
La prima collaborazione tra DSM e BFT Burzoni è avvenuta a fine 2021 col passaggio di Barale al team olandese
Cosa ne pensi di questi rapporti sempre più frequenti tra team stranieri ed il nostro tessuto giovanile?

Sono sempre a favore di accordi che coinvolgano le giovani italiane con l’estero, se strutturati in modo chiaro come questo. Posso dire di aver sdoganato un tabù ed io non mi sento minimamente pentita. Così come non la è nemmeno Eleonora (Ciabocco, sua compagna alla DSM, ndr). Le junior devono fare delle scelte ben precise visto che passano subito elite. Bisognerà capire cosa succederà con l’introduzione dei ProTeam dal 2025, però adesso purtroppo il ciclismo italiano femminile soffre del fatto che non ci sia un team WorldTeam, proprio come negli uomini. Ed è un peccato perché le nostre nazionali femminili sono tra le più forti in assoluto.

BFT Burzoni devo team della DSM. Ecco come funzionerà

01.11.2023
6 min
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Le squadre WorldTour che fanno sempre di più la spesa in Italia stanno aprendo una nuova frontiera, quantomeno nel femminile. Non solo guardano ai migliori talenti di casa nostra, ma ora puntano direttamente ad accordi stretti con le società. Uno significativo nel panorama delle junior si è registrato pochi giorni fa. Nel 2024 la BFT Burzoni diventerà una formazione development del Team dsm-firmenich.

E’ una notizia che racchiude lati positivi e negativi al tempo stesso. Certamente è un bene per le società italiane che i maggiori team esteri vadano a pescare da loro, a testimonianza del loro buon operato. Il rovescio della medaglia certifica invece ciò che si sta verificando nel maschile. La mancanza di formazioni WorldTour italiane o, nel caso specifico del femminile, di team continental che possano garantire un certo di tipo di attività internazionale, porta le atlete più forti a cedere alle lusinghe straniere. E nel 2025 col la nascita delle “professional” tutto potrebbe essere stravolto, ma questo sarà un altro discorso. Tuttavia proprio in virtù di quello che succederà, l’accordo della BFT Burzoni col team olandese potrebbe essere stato fatto con estrema lungimiranza. Su questo abbiamo voluto sentire le impressioni di Gianluca Andrina (in apertura foto Piva) e Stefano Solari, rispettivamente presidente e team manager della formazione piacentina.

Eleonora La Bella quest’anno ha conquistato tre vittorie e l’oro europeo nel Mixed Relay. Nel 2024 sarà una delle juniores più seguite (foto Franz Piva)
Eleonora La Bella quest’anno ha conquistato tre vittorie e l’oro europeo nel Mixed Relay. Nel 2024 sarà una delle juniores più seguite (foto Franz Piva)

Inizia tutto con Barale

Non è un caso che la DSM abbia nuovamente bussato alla porta della BFT Burzoni. Il contatto fra le due società c’era già stato a maggio del 2021 quando gli osservatori del team olandese avevano preso informazioni su Francesca Barale alla fine del Tour du Gévaudan, chiuso al secondo posto. L’ossolana a fine di quella stagione passò alla DSM dove, dopo due anni di crescita graduale, ha rinnovato fino al 2025.

«Due anni fa – racconta il presidente Andrina – ci hanno conosciuti con l’operazione di Francesca e da lì hanno continuato a monitorarci. Siamo orgogliosi di essere entrati nella loro lente di ingrandimento. Loro sondano molto nelle gare juniores in giro per l’Europa, compresa l’Italia. Quello di Barale non è stato solo un trasferimento sportivo, ma anche di valori umani. Loro guardano molto al lato morale, pedagogico e sono molto rigidi nella disciplina. Sanno anche che le nostre ragazze arrivano preparate e preservate alla categoria superiore. Non mi stupisce che Francesca stia facendo un certo tipo di percorso alla DSM, quasi fosse la prosecuzione di quello iniziato da noi. E naturalmente sono felice per lei».

Il rapporto lavorativo tra BFT Burzoni e DSM è iniziato a fine 2021 col passaggio di Francesca Barale al team olandese
Il rapporto lavorativo tra BFT Burzoni e DSM è iniziato a fine 2021 col passaggio di Francesca Barale al team olandese

Scelte oculate

L’accordo siglato dalla BFT Burzoni permette anche di resistere ad alcune tentazioni che si incontrano lungo il cammino, soprattutto se porta risultati. Qualche anno fa Andrina si era trovato a dover prendere una decisione non semplice e forse anacronistica per qualcuno. Il tempo gli ha dato ragione.

«Quando nel 2016 è nata la nostra società (che di fatto andò a rilevare parte della struttura di un’altra in chiusura, ndr) – va avanti Andrina – avevamo l’intenzione di formare ragazze. I risultati importanti delle nostre atlete anche a livello internazionale furono una conseguenza. Ogni anno facevamo uno step importante che probabilmente aveva portato qualche persona a chiederci di diventare continental. Noi alle spalle abbiamo un’azienda molto importante che crede nel nostro progetto, ma non aveva senso sprecare il budget per una attività in cui saremmo andati in difficoltà. Riuscii a tenere duro».

«La progettualità e la pazienza – conclude il presidente della BFT Burzoni, che ha un passato tra i dilettanti negli anni ’90 – ci hanno portato a fare la scelta giusta. Non sono pentito, è stato meglio così. Continuare a lavorare bene con le juniores oggi ci consente di collaborare con un team WorldTour. E per noi è fonte di soddisfazione. Negli anni ci siamo guadagnati certe credenziali e puntiamo ad essere sempre di più una formazione di riferimento nella categoria».

Come funzionerà

Entrando nel concreto, bisogna capire come si svilupperà questo rapporto tra DSM e BFT Burzoni. Per intenderci sembrerebbe non ricalcare molto ciò che c’è stato negli ultimi due anni tra la Valcar e i team dell’orbita UAE, anche se qualche similitudine potrebbe esserci.

Per il team manager Stefano Solari l’accordo con la DSM è un punto di partenza che cambierà il modo di lavorare (foto Franz Piva)
Per il team manager Stefano Solari l’accordo con la DSM è un punto di partenza che cambierà il modo di lavorare (foto Franz Piva)

«Le condizioni tra noi e loro – spiega il team manager Solari – sono molto semplici. Non avremo alcun tipo di fornitura di materiale. Su questo fortunatamente siamo ben coperti da sponsor e azienda che ci supportano in tutto. Non avremo alcun logo DSM sulla nostra maglia, perché non è un accordo in esclusiva, anche se per l’Italia saremo noi la loro società satellite. Ne hanno una in quasi ogni Paese europeo. Su questo avremo molta libertà ed indipendenza. Piuttosto ci hanno dato diverse dritte su alcuni aspetti per le ragazze. Dai comportamenti da tenere ad alcuni protocolli da seguire».

«Con la DSM – prosegue Solari – gli accordi sono essenzialmente legati all’aspetto agonistico. Nel 2024 ci aiuteranno ad avere inviti alle varie gare del Nord, magari quelle che non abbiamo mai fatto. In quel caso potrebbero darci un supporto logistico presso il Keep Challenging Center, il loro campus a Sittard. Inoltre le nostre migliori ragazze potranno avere un canale privilegiato per passare elite con loro, benché, lo ripeto, non sia una esclusiva. Per ora questi accordi vanno bene così».

Nuovo modo di lavorare

Diventare un devo team di una squadra WorldTour rappresenta un grande stimolo sia per le atlete che per i dirigenti stessi. Gli obiettivi potrebbero andare oltre al semplice risultato. Magari anche quello di aver tracciato una nuova rotta per il movimento italiano.

Anita Baima è iridata juniores dell’eliminazione. Ad oggi sarebbe difficile un suo passaggio in DSM perché il team olandese vuole atlete che facciano solo strada (foto FCI)
Anita Baima è iridata juniores dell’eliminazione. La DSM tuttavia vuole atlete che facciano solo strada (foto FCI)

«Quello tra noi e loro – chiude l’analisi Solari – è stato un corteggiamento reciproco. Nel finale di stagione Hans Timmermans (il capo dello scouting della DSM, ndr) ogni volta che è venuto in Italia con la sua squadra ha voluto vederci per parlare in modo approfondito. Lui è stato colpito non tanto dalle nostre vittorie, quanto più dal fatto che una ragazza che abita a 600 chilometri da noi, riferendosi a La Bella, sia voluta venire alla BFT Burzoni. Per lui è un segno di grande professionalità, che ci ha chiesto di mantenere.

«L’unico paletto tecnico che la DSM ha per il futuro è quello relativo alle ragazze che fanno doppia attività. Loro non vogliono pistard e chi vorrà passare alla DSM dovrà fare solo strada. Per noi tutto ciò è un punto di partenza che cambierà il nostro modo di lavorare. L’anno prossimo sarò meno preoccupato se non vinceremo una gara o l’altra. Mi importerà di accrescere l’esperienza internazionale delle ragazze e prepararle al grande salto».

Vittoria Grassi, il 2023 a due facce. Inizio lento, finale al top

14.10.2023
7 min
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Il suo 2023 ha viaggiato a due velocità distinte. Nella prima parte con le marce ridotte, nella seconda con quelle alte. Vittoria Grassi negli ultimi tre mesi della stagione ha ingranato la quinta e l’ha mantenuta fino in fondo tra BFT Burzoni e nazionale, tra strada e pista (in apertura foto Piva).

Non solo, la classe 2005 di Grugliasco ha provato da stagista con la BePink-Gold ciò per cui sta lavorando sodo e che la attende nelle prossime stagioni. Per Grassi ora è giunto il momento di riposarsi e, contemporaneamente, di concentrarsi sull’ultimo anno al liceo scientifico “Curie-Vittorini” del suo paese. Come le capita in sella alla bici, anche a scuola riesce ad ottenere buoni voti e risultati. Ha un bell’eloquio la junior torinese quando racconta e ricorda i passaggi fondamentali della sua annata. Ecco cosa ci ha detto nella nostra chiacchierata.

Grassi è stata stagista con la BePink in quattro gare internazionali. Manca l’ufficialità ma correrà con loro nel 2024 (foto BePink)
Grassi è stata stagista con la BePink in quattro gare internazionali. Manca l’ufficialità ma correrà con loro nel 2024 (foto BePink)
Vittoria hai finito il 2023 con lo stage in BePink, partiamo da qui.

E’ stata un’esperienza molto bella. A settembre ho fatto due gare in Francia, una in Belgio ed il Giro dell’Emilia. Ho corso con loro anche la open di San Daniele del Friuli, ma quella l’avrei potuta correre ugualmente con la Bft Burzoni. In quelle occasioni mi sono divertita con le nuove compagne. L’unica che conoscevo già era Zanardi perché ci siamo trovate tante volte in pista e poi anche lei è cresciuta nella mia attuale formazione. In corsa invece ho subito imparato a fare tanta fatica, come mai mi era capitato prima. Normale che sia stato così, non ero abituata a fare i conti con tanti chilometri, con la durezza dei percorsi e con un ritmo decisamente più intenso. Direi che mi sono difesa bene. E nelle gare open che ho fatto nel mezzo ho sentito immediatamente un rendimento differente, migliore chiaramente.

L’anno prossimo passerai alla BePink. Com’è nato il contatto con loro?

Dovrei andare lì, però aspettiamo per correttezza che arrivi l’ufficialità da parte loro. Per lo stage è stato Stefano Solari, il team manager della Bft Burzoni, a propormi a Zini. L’unica incognita ero io perché fino a luglio non avevo ottenuto grandi risultati. Abbiamo dovuto attendere qualche settimana per capire se potessi provare con la BePink o meno. Poi è arrivata finalmente la domenica giusta…

Quale e perché?

Era il 23 luglio ed eravamo alla gara open di Ponte di Piave, la San Gabriel Gold Race. Sono entrata nella fuga giusta con un’altra decina di atlete. Loro tutte elite, io unica junior. Avrei potuto stare a ruota perché tanto avrei vinto la mia categoria, invece ho voluto collaborare fortemente. Ci tenevo che guadagnassimo il più possibile e ho tirato anch’io affinché non ci riprendessero. Siamo arrivate in fondo ed ero felicissima. Non per il successo, ma per la mia prestazione. Per la cronaca ha vinto Zanardi che poi ha speso belle parole per me, che mi hanno fatto piacere. Forse quel giorno è stata una combinazione che mi trovassi in mezzo alle elite, ma è anche vero che bisogna sapersele creare. E lì la mia stagione ha preso un’altra piega. Sono arrivati altri due successi (a Valvasone e seconda tappa Giro di Lunigiana, ndr).

Perché prima le cose non erano andate bene?

L’inizio del 2023 l’ho passato con diversi problemi. Inizialmente una noia di vecchia data ad un ginocchio. Non riuscivo ad allenarmi come dovevo e le prime gare le ho fatte arrancando ed inseguendo. Il morale era basso pensando che mi stavo condizionando una stagione molto importante per il mio futuro. Poi quando stavo ritrovando un po’ di gamba, è arrivato un altro stop.

Cosa è successo?

Il primo maggio sono caduta in volata a Sant’Urbano nel padovano. Una brutta caduta, nella quale sono svenuta poco dopo. Per fortuna nulla di rotto, ma tante botte, sia nel fisico che nuovamente nel morale. Il rientro alle corse è stato difficile. Avevo paura a stare in gruppo, temevo di cadere ancora e farmi male. Solo da giugno ho riassaporato certe sensazioni benauguranti.

Racconta pure…

Agli italiani in pista a Dalmine ho conquistato due ori tra velocità a squadre e 500 metri, un argento nella velocità e due bronzi nel keirin e madison. Poi nella tipo-pista delle Alpi Giudicarie ho vinto scratch e corsa a punti nell’ominum. Poi anche il terzo posto nella cronosquadre tricolore mi ha dato fiducia. Ed il morale è cresciuto ulteriormente dopo il bronzo nel team sprint e l’argento nello scratch agli europei di Anadia.

Una raccolta di medaglie che è proseguita anche ai mondiali su pista di Cali.

Sì, vero e sono molto felice di questo. La trasferta in Colombia non è stata inizialmente semplice viste le sette ore di fuso orario. Alla fine è stata una grande spedizione per noi italiani. Sono orgogliosa di aver contribuito con l’argento nel quartetto e l’oro nella madison con Federica (Venturelli, ndr).

Nel tuo crescendo stagionale sei stata con la nazionale anche su strada. Te lo aspettavi?

A dire il vero no, però sapevo che stavo trovando una buona forma. In generale, tra pista e strada, da una parte sai che stai perdendo molte gare col tuo club, ma dall’altra sai che ne vale assolutamente la pena. Quando vesti la maglia azzurra è sempre un grande stimolo e un orgoglio. Mi ha fatto piacere la chiamata del cittì Sangalli per disputare prima il Watersley (gara a tappe, ndr) e poi l’europeo di Drenthe. Passerò di categoria nel 2024 e spero in futuro di poter fare parte ancora della nazionale.

Hai vinto medaglie sia nell’endurance che nella velocità. Sei un perfetto prototipo per ciò che cercano il cittì Marco Villa e Ivan Quaranta. Ne hai parlato con loro?

Entrambi mi considerano molto versatile e anche mi fa piacere. Però bisogna fare delle scelte. Nelle discipline veloci mi sono sempre ben difesa o adattata ma so di non essere abbastanza veloce per le competizioni internazionali da U23 o elite. Di base su pista sono sempre stata nel gruppo endurance e qui dovrei restare perché al contrario il mio spunto veloce mi favorisce. Poi sappiamo che l’endurance in pista è molto più compatibile con l’attività su strada. Mi concentrerò in quella direzione.

Che anni sono stati quelli di Vittoria Grassi alla Bft Burzoni?

Sono stata con loro per quattro stagioni, due da allieva e due da junior. Per me sono stati una seconda famiglia e devo ringraziarli per quello che hanno fatto per me. Tutto lo staff mi ha permesso di crescere tantissimo sia come atleta che come persona. Sono arrivata da loro che ero timida ed introversa, vado via consapevole di essere diventata una ragazza caratterialmente più aperta e matura.

Grassi con la BFT Burzoni ha disputato due anni da allieva e due da junior, crescendo molto come atleta e persona (foto Ossola)
Grassi con la BFT Burzoni ha disputato due anni da allieva e due da junior, crescendo molto come atleta e persona (foto Ossola)
Obiettivi della prossima stagione?

Ce ne sono diversi. Avrò la maturità e cercherò di uscire con buoni voti, anche perché non mi dispiacerebbe continuare gli studi all’università. Non c’è solo il ciclismo e Fisioterapia o Scienze della Nutrizione mi affascinano. Prima però voglio continuare a coltivare il mio sogno di fare la ciclista di professione. Nel 2024 voglio imparare dalle compagne più grandi e fare tanta esperienza, correndo ancora tanto all’estero. Ogni risultato che verrà andrà bene. Sono una velocista ma ho capito che se voglio ritagliarmi qualche spazio dovrò lavorare sodo e migliorare in salita o sugli strappi. I miei idoli sono Wiebes e Balsamo. Al momento sono lontanissime e non mi ci rivedo in loro ma un giorno vorrei diventare un’atleta con quelle caratteristiche.

Stage femminile, una rarità. BePink prima a farlo

06.10.2023
7 min
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Lo stage è sempre un momento importante nel quale l’atleta può scoprire il ciclismo del piano superiore e il diesse può verificare la sua opera di scouting. Tra gli uomini è ormai una consuetudine, con i “dilettanti” che possono provare tra i pro’, tra le donne invece è una novità, quantomeno per il ciclismo italiano. A sdoganare questa prassi è stata recentemente la BePink-Gold, che ha reclutato le junior Martina Testa e Vittoria Grassi per le gare di fine stagione.

L’impatto per le ragazze può anche essere più traumatico di quello dei colleghi maschi. Giovani di 18 anni abituate al massimo a gare open (miste tra elite e juniores) e di colpo catapultate in corse internazionali per capire cosa le attenderà l’anno successivo. Per capire meglio com’è andato questo periodo di apprendistato, abbiamo voluto sentire sia Testa (in apertura foto BePink) sia Walter Zini, team manager del team continental lombardo.

Novità. Zini ha sperimentato con piacere lo stage e propone di promuoverlo maggiormente (foto BePink)
Novità. Zini ha sperimentato con piacere lo stage e propone di promuoverlo maggiormente (foto BePink)

Investimento per il futuro

«La nostra iniziativa – spiega il tecnico della BePink-Gold – è stata una novità per il ciclismo italiano. All’estero so che qualche squadra lo ha già fatto, ma qui siamo stati i primi. Dopo i campionati italiani di fine giugno ho iniziato a pensarci, visto che qualche contatto lo avevo già. I regolamenti consentono di provare un massimo di due atlete maggiorenni che corrono tra le juniores e quindi ho chiamato queste due ragazze. Onestamente devo dire che siamo contenti di aver sfruttato la possibilità e un pochino mi pento di non averlo fatto prima, anche se non tutti gli anni o le circostanze sono uguali. La Federazione non promuove molto questa situazione, ma dovrebbe incentivarla di più, magari anche per più di due ragazze. Per noi team è un piccolo investimento per il futuro.

Due atlete diverse

«Martina e Vittoria – prosegue Zini – sono due atlete agli antipodi non solo nelle caratteristiche fisiche ma anche in quelle caratteriali. Martina nasce passista scalatrice, però deve ancora capire quali siano le sue vere doti, visto che quest’anno si è buttata spesso e volentieri in volata. E’ piuttosto riservata, ma ha tanta grinta e del fondo. Ha debuttato al Gp Reynders in Belgio, corsa di oltre 130 chilometri che ha finito bene. E sapete bene come siano le gare in Belgio. Ha avuto un assaggio di quello che farà l’anno prossimo. Vittoria invece è una velocista ed è una vera agonista. E’ più abituata a certi contesti visto che è nel giro azzurro di strada e pista. Col suo team (la BFT Burzoni, ndr) aveva già corso all’estero. Entrambe hanno fatto buone gare, dandosi da fare, ed entrambe nel 2024 dovrebbero correre con noi anche se manca ancora l’ufficialità».

Testa e Grassi (seconda e terza da sx) dopo le gare da stagiste saranno compagne di squadra nel 2024 (foto Facebook)
Testa e Grassi dopo le gare da stagiste saranno compagne di squadra nel 2024 (foto Facebook)

Il tirocinio di Martina

Sette gare da stagista non sono poche, anzi sono proprio un bel banco di prova, soprattutto se le corri tra Belgio e nord della Francia. Martina Testa corre per il Canturino ed in stagione ha conquistato due terzi posti oltre ad una lunga serie di piazzamenti nelle top 10. Con la BePink-Gold però ha forse ottenuto qualcosa di meglio rispetto a quei risultati. Benché abbia un carattere abbastanza timido, la determinazione in bici è una risorsa che le ha consentito di farsi notare.

«So che Walter – racconta la bergamasca di Cene – stava controllando i miei risultati e il primo contatto con lui c’è stato a maggio. Mi ha chiesto se fossi disposta a fare lo stage dal primo di agosto in poi, ma che mi avrebbe voluto riparlare solo dopo il mio diciottesimo compleanno (17 luglio, ndr) per capire se nel frattempo fosse cambiato qualcosa. Queste gare da stagiste sono state dure, tutte di alto livello e con percorsi impegnativi. Tuttavia è stata un’esperienza incredibile, specialmente con la prima trasferta in Belgio dove c’è tanto pubblico e tanto tifo. Quell’atmosfera ti dà molta carica».

Assaggio di futuro

«E’ stato un anticipo di quello che troverò la prossima stagione – riflette – e ringrazio il Canturino, Walter e la BePink per avermi permesso di fare queste corse» Conoscevo le ragazze della BePink – continua Testa – solo di nome, non avevo mai parlato con nessuna nemmeno alle gare open. Mi hanno accolto molto bene, ho legato subito con tutte. Silvia Zanardi ha fatto gli onori di casa presentandomi tutte le compagne e lo staff. Sono stata spesso in camera con lei per ricevere tanti consigli visto che lei è la ragazza più esperta. Sinceramente mi sono tolta un bel po’ di ansia con questa sua introduzione, così l’anno prossimo posso arrivare più preparata».

Differenze e insegnamenti

Correre una gara internazionale tra le elite quando sei ancora una junior del secondo anno è un bel salto nel buio. Non ci sono solo il chilometraggio o il ritmo di diverso, ma anche tutti i momenti che non vengono mai indicati in un ordine d’arrivo.

«Ovviamente ho corso con la mia bici – va avanti Martina – usando il mio casco e le mie scarpe, ma l’abbigliamento, tra divisa estiva e qualche capo più pesante, era tutto preparato in modo impeccabile con le mie taglie. La prima differenza che ho notato è stato lo staff. Il Canturino è una squadra ottima per le junior, ma siamo abituate ad andare alle corse col nostro allenatore, che fa quasi tutto lui, e con altre poche persone. Alla BePink naturalmente c’erano più figure ed ognuna di loro con un ruolo ben definito. L’altra grande differenza è l’ammiraglia in appoggio, che per me è stato più mentale che pratico. In ogni caso in queste corse volevo rendermi utile per le compagne e un po’ di volte sono andata io dall’ammiraglia per prendere da bere e mangiare per loro. Ho avuto qualche problema a prendere le borracce, ma sto imparando come si fa.

Testa ha disputato il Giro di Lunigiana col Canturino vincendo la maglia a pois di miglior scalatrice (foto facebook)
Testa ha disputato il Giro di Lunigiana col Canturino vincendo la maglia a pois di miglior scalatrice (foto facebook)

I rifornimenti

«Sono rimasta sorpresa dai rifornimenti – va avanti – prima della partenza lo staff della BePink allestisce un tavolo su cui mettono gel, barrette energetiche o proteiche o ancora paninetti. Oppure le borracce con sola acqua o sali minerali o maltodestrine. In pratica è come se tu componessi il tuo sacchetto da prendere durante la corsa. Naturalmente tra le juniores non siamo abituate così. D’altronde prima del debutto in Belgio Walter mi aveva detto che sarebbe stato come il mio primo giorno di scuola. Tutto nuovo e diverso, dovevo scordare quello che avevo visto o fatto fino a quel momento. In generale mi ha detto che devo continuare ad essere determinata sempre, in ogni gara. Ho capito subito che Walter è un tecnico severo e che pretende molto dalle sue atlete, però è stato anche molto comprensivo con me, visto che stavo disputando le mie primissime gare internazionali tra le elite».

Obiettivi futuri

Martina Testa ha sicuramente tratto delle indicazioni per l’anno prossimo, oltre ad un bel ritmo nelle ultime uscite. Per il 2024 però dovrà fare i conti con una stagione che si dividerà per forza di cose tra maturità e bici. La sua determinazione si palesa anche su questi argomenti.

«Le gare all’estero fanno la differenza – spiega – e ho sentito che avevo un altro passo nelle corse juniores e open che ho disputato nel mezzo. Rispetto all’anno scorso, ho fatto una bella crescita. Da quando corro, questo è stato il primo anno in cui sono andata forte, facendo risultati. E’ stato un bel crescendo. A settembre, ad esempio, ho notato quanto fossi migliorata sotto tanti punti di vista, a cominciare dalle tattiche di gara. Devo ancora imparare molto, ma sono pronta a farlo».

Zanardi ha fatto gli onori di casa con Testa, presentandole staff e compagne (foto uff. stampa BePink)
Zanardi ha fatto gli onori di casa con Testa, presentandole staff e compagne (foto uff. stampa BePink)

Diploma e bici

«Nella prossima stagione – conclude Testa – vorrei diplomarmi senza problemi a scuola (frequenta a Bergamo un istituto tecnico con indirizzo ambientale, ndr) e fare bene nelle gare di inizio stagione. Tengo molto alla scuola, ma altrettanto al ciclismo. La mia intenzione è quella di portare avanti gli impegni da subito senza dover aspettare per forza la fine della maturità per dedicare più tempo alla bici. Di questo sono convinta, così come mi piacerebbe iniziare a lavorare sulle crono. Non ne ho fatte tante però mi piacciono e vorrei capire se ne sono portata o meno».

Le donne junior della BFT Burzoni, tra presente e futuro

26.04.2023
6 min
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Numeri alla mano, a oggi la BFT-Burzoni guida le classifiche nazionali delle donne junior. Probabilmente nemmeno loro si aspettavano risultati simili, pur essendo una formazione di riferimento del panorama giovanile femminile.

Fin dalla sua nascita nel 2016 (solo con esordienti e allieve), la società piacentina si è progressivamente inserita ai vertici tra le juniores (dal 2018), ma non tutte le annate sono uguali. Il futuro della BFT-Burzoni è ancora tutto da scrivere, ma il passato può dare più di uno spunto. Tante ragazze elite attuali sono passate da loro. Del presente della ex VO2 Team Pink abbiamo parlato invece col team manager Stefano Solari e col presidente Gianluca Andrina.

Trionfo Bft Burzoni. Al debutto di Ceriale trionfa in solitaria Eleonora La Bella, junior primo anno (foto Franz Piva)
Trionfo Bft Burzoni. Al debutto di Ceriale trionfa in solitaria Eleonora La Bella, junior primo anno (foto Franz Piva)
Stefano ti aspettavi un inizio di stagione così?

Devo essere onesto e dico di no. Soprattutto perché tre delle quattro vittorie che abbiamo ottenuto finora sono arrivate da atlete del primo anno. Una con Anita Baima, che forse pensavamo potesse essere già pronta per il salto di categoria. Due con Eleonora La Bella che è stata una sorpresa. Molti non la conoscevano, ma noi sapevamo del suo valore. Anzi, da alcuni test aveva dati che non vedevamo dai tempi di Francesca Barale. In gara cambia tutto, lo sappiamo, però lei non ha avuto paura e non credevamo che si ambientasse così presto tra le junior. Non a caso entrambe sono state convocate in nazionale da Sangalli per la Omloop Van Borsele che si è conclusa il 23 aprile. Per noi è sempre un orgoglio quando le nostre ragazze vestono l’azzurro.

Non sono le uniche da quello che ci risulta.

Esattamente. Abbiamo anche altre nostre atlete che sono nel giro della nazionale della pista di Marco Villa. In primis c’è Vezzosi che è nel gruppo della velocità di Ivan Quaranta. Lei fa prevalentemente pista, ma spesso la portiamo in ritiro e alle gare con noi perché è giusto che stia insieme alle sue compagne e che corra anche su strada. Poi ci sono Grassi, Sgaravato, Dalla Pietà, Locatelli, Zanzi e la stessa Baima che cureranno la doppia attività. Non dimentichiamo che Zanzi e Grassi l’anno scorso hanno vinto ori europei e argenti mondiali su pista.

A Gossolengo vince in volata Anita Baima, anch’essa al primo anno nella categoria (foto Franz Piva)
A Gossolengo vince in volata Anita Baima, anch’essa al primo anno nella categoria (foto Franz Piva)
Avete anche corso all’estero negli ultimi anni. Che esperienze sono state?

Intanto posso dire che non si finisce mai di imparare e devo dire che ci piace crescere sia come società che come gruppo di persone. Le gare straniere aiutano a crescere sia le ragazze che la nostra visibilità. La Gand-Wevelgem, dove abbiamo conquistato un bell’ottavo posto con Baima, è stata l’occasione per capire tanti particolari. Avevamo scelto un bellissimo hotel vicino alla partenza, che però non aveva un garage comodo per i nostri meccanici. Oppure abbiamo visto come il cibo della cena non andava bene a tutte le ragazze, che forse non hanno ancora sviluppato un grande spirito di adattamento per altri tipi di cucina. Per la trasferta che faremo in Francia il 6 e 7 maggio ci siamo organizzati diversamente.

In che modo?

Conosciamo bene il Tour du Gevaudan Occitaine, perché vi abbiamo già partecipato. Stavolta abbiamo prenotato delle casette, così possiamo portarci il cibo da casa e fare da mangiare alle ragazze quello che vogliono loro. Poi speriamo di fare bene come nel 2021. Arrivammo secondi con Barale e fu proprio lì che gli osservatori del Team DSM si interessarono a lei. Siamo orgogliosi anche di essere stati il primo team junior italiano che ha dato una propria atleta ad una formazione WorldTour.

Qual è la ricetta per mantenere sempre un certo livello di lavoro?

La crescita della BFT Burzoni è dovuta ai mezzi che ci vengono messi a disposizione. Io assieme ai due diesse Stefano Peiretti e Vittorio Affaticati cerchiamo di utilizzare queste risorse nel miglior modo possibile. Certe conferme ci sono arrivate anche da alcuni tecnici federali. Fra di noi c’è armonia, anche se non nascondo che talvolta ci siano visioni diverse. Credo che faccia parte del gioco e che sia così ovunque. Stefano e Vittorio curano di più l’aspetto tecnico, tattico e degli allenamenti, mentre io seguo il lato umano delle questioni. Poi abbiamo sempre anche il parere e l’appoggio del nostro presidente Gianluca Andrina che fa bene a tutto l’ambiente. Lui è una persona che sa riconoscere il lavoro degli altri.

Quest’anno siete un gruppo numeroso. Come lo gestite?

Non è semplice perché abbiamo ragazze da sette regioni (Emilia-Romagna, Toscana, Piemonte, Lombardia, Veneto, Lazio e Abruzzo, ndr) però siamo riusciti a responsabilizzarle nel seguire i programmi di allenamento preparati da Peiretti. Abbiamo tutti i loro dati e vediamo come lavorano. Non possono più nascondersi (sorride, ndr). Diciamo che quando vengono da noi, le ragazze sanno cosa le aspetta e che sosteniamo costi importanti per farle crescere e correre.

Che effetto fa invece vedere che molte ragazze che oggi si sono affermate fra le elite sono passate da voi?

E’ una grande soddisfazione. Significa che abbiamo fatto un buon lavoro, sia tecnico che umano. Infatti tante di loro sono ancora in contatto con noi e quando ci incontriamo si fanno sempre due chiacchiere volentieri. Zanardi, Tonetti, Collinelli, Gasparrini, Barale e Cipressi, solo per citarne alcune, sono tutte ragazze che faranno bene. Speriamo che le ragazze che abbiamo adesso possano seguire lo stesso percorso. Noi ci sentiamo pronti per farle crescere a dovere.

Anita Baima e Eleonora La Bella si sono guadagnate la convocazione per la Omloop Van Borsele (foto Bft Burzoni)
Anita Baima e Eleonora La Bella si sono guadagnate la convocazione per la Omloop Van Borsele (foto Bft Burzoni)

Parola al presidente

Il presidente Gianluca Andrina non è solo un appassionato di ciclismo ma anche un ex dilettante degli anni 80/90. Uno che è rimasto al passo dei tempi grazie alle sue ragazze. Nella vita di tutti i giorni è direttore commerciale di BFT Burzoni, importante azienda e distributore a marchio privato di utensili per lavorazioni meccaniche con sede a Piacenza. Da quest’anno la scelta di cambiare denominazione ha una ragione precisa.

«Dopo tanti anni – spiega – era giusto che la ditta per cui lavoro avesse un riconoscimento maggiore. Sia per la azienda stessa sia per noi come squadra. Alberto Burzoni, il titolare che purtroppo è venuto a mancare qualche mese fa, mi ha sostenuto subito nel progetto nato nel 2016. In accordo con sua figlia Arianna (amministratrice delegata, ndr) ho ritenuto che il marchio dovesse avere più lustro, considerando che avremmo corso di più all’estero».

«Nel ciclismo – conclude Andrina – ci sono tante ditte di metalmeccanica che sponsorizzano anche ad alti livelli, oltre a lavorare nelle macchine utensili tanti componenti di biciclette. Il nostro piccolo sogno sarebbe fare una squadra elite con licenza UCI e diventare “devo team” di qualche realtà maggiore, pur mantenendo il nostro nome attuale. Naturalmente dobbiamo trovare le necessarie risorse economiche perché non siamo abituati a fare il passo più lungo della gamba. Per fare un esempio, Ceratizit è uno dei marchi ed un nostro competitor che opera nel nostro stesso ambito e sarebbe bello se magari loro potessero accorgersi della nostra squadra juniores».