Battaglin e Modolo non si vedono e Bruno Reverberi li sprona

13.04.2022
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Veterani e Bardiani-Csf-Faizanè: di certo non è un bel momento. La squadra di Bruno Reverberi dopo l’addio al ciclismo di Giovanni Visconti, di cui vi abbiamo già raccontato, sta cercando in tutti i modi di far ingranare Enrico Battaglin e Sacha Modolo.

I due veneti erano cresciuti proprio nel Greenteam. Il loro ritorno dopo le esperienze nei grandi team, anche stranieri, era colmo di speranze ed entusiasmo. Ma sin qui si sono visti poco.

E’ vero che la vecchia guardia ha pagato a più caro prezzo “l’effetto del Covid”, ma adesso è ora di far vedere di che pasta sono fatti. La classe comunque non gli manca. Parliamo infatti di due corridori dal palmares importante e con oltre dieci anni di professionismo alle spalle.

Bruno Reverberi lo scorso anno aveva riaccolto Modolo (classe 1987) nella sua squadra dopo otto stagioni
Bruno Reverberi lo scorso anno aveva riaccolto Modolo (classe 1987) nella sua squadra dopo otto stagioni

Su Modolo…

Di loro parliamo proprio con Bruno Reverberi. Il capo, vecchia scuola, non le manda certo a dire. «Come sono messi? Che vanno piano! Forse si stanno risparmiano per il Giro d’Italia, ma se vanno così finisce che non ce li porto».

«Il perché non vanno forte non saprei dirlo: mancano le motivazioni, magari c’è un calo fisico, non so. Eppure Modolo lo scorso anno una corsa l’ha vinta. Ero convinto che si fosse sbloccato, che avesse superato i suoi problemi. Che poi quali problemi? Magari è più un fatto mentale».

«Modolo in questa stagione non è andato oltre il 12° posto, mai nei primi dieci. Ma quel che mi dispiace è che non fa neanche più le volate. Dice che per un quinto o sesto posto non ne vale la pena stare lì a sgomitare. Vediamo cosa combina adesso in Turchia.

«Quello di non fare le volate per il piazzamento è qualcosa che faceva anche da giovane. Ma anche un quinto, un settimo posto servirebbero. Alla fine non lo abbiamo preso perché vincesse 50 corse, ma portare a casa qualche podio, qualche piazzamento sarebbe una buona cosa anche per gli sponsor. A volte ci si deve anche accontentare. E se non vuol fare le volate, magari potrebbe tirarle a Fiorelli».

Enrico Battaglin (classe 1989) in fuga quest’anno a De Panne
Enrico Battaglin (classe 1989) in fuga quest’anno a De Panne

Su Battaglin…

Reverberi passa poi a parlare dell’altro suo big, Enrico Battaglin, atleta che in passato aveva avuto per ben cinque anni e che con la sua squadra aveva ottenuto i successi maggiori.

«Battaglin – riprende Reverberi – al di fuori del Giro non ha mai raccolto grandi risultati, anche quando ha militato in altri team. Il suo storico dice questo. Forse perché lui non è uno che sta lì ad ammazzarsi di allenamento e al Giro per forza di cose deve correre e pedalare come gli altri».

In effetti Battaglin ha colto tre delle sue quattro vittorie da professionista proprio nella corsa rosa: due alla corte di Bruno e una ai tempi della LottoNL-Jumbo. Come a dire che almeno la statistica gioca a suo favore e una sua attesa è più “giustificata”.

Battaglin (a sinistra) e Modolo erano passati e fioriti nella squadra dei Reverberi quando ancora si chiamava Colnago-Csf Inox
Battaglin (a sinistra) e Modolo erano passati nella Colnago-Csf Inox

Calendari e professional

Ma come un buon padre, dopo le tirate d’orecchie, Bruno tende la mano. Spera che le cose possano tornare a girare bene e fa un’analisi corretta della situazione tra professional e WorldTour.

«Su 23 corridori in rosa – spiega – ne abbiamo 12 che sono neoprofessionisti. Nonostante ciò abbiamo già fatto 10 corse WorldTour, ma quando c’è un calendario così ristretto senza le corse in Asia e senza la certezza di partecipazione proprio perché non siamo una WorldTour, cosa succede? Succede che ad inizio stagione mandi tante richieste di partecipazione e se poi te le accettano cosa fai: non vai? E facciamo moltissima attività, ma con pochi spazi».

«Senza le corse in Asia – dice Reverberi – per noi è più difficile fare risultato. L’unico modo per raccogliere qualcosa è andare in fuga, farsi vedere. E guardate che questo vale anche per la maggior parte delle squadre WorldTour. Tolti quei sei o sette team più forti, pigliatutto, anche le altre WorldTour cercano le fughe.

«Mi piacerebbe però che i nostri due ci andassero in fuga. Battaglin ogni tanto ci va. Modolo no, ma giustamente aspetta la volata».

Neanche 21 anni e Trainini dice stop. Ecco la sua storia

12.04.2022
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Solo 13 mesi fa scrivevamo: “La favola di Trainini, pro’ all’improvviso”. Era un scommessa. Una scommessa ponderata quella di far passare Tomas Trainini tra i pro’ da parte della Bardiani Csf Faizanè e una scommessa del ragazzo stesso. Purtroppo non è andata bene.

Alla fine non si può parlare di una storia triste, né tantomeno di drammi. Ad un certo punto a Tomas si è spenta quella lucina interna che ti spinge a fare i sacrifici e il “gioco” è finito lì. A neanche 21 anni, il bresciano ha una vita davanti. Ed ha già ripreso a costruirla.

Da sinistra: Bruno Reverberi, Trainini e Lorenzo Carera. Poco più di un anno fa si parlava di questo ragazzo preso dagli juniores
Da sinistra: Bruno Reverberi, Trainini e Lorenzo Carera. Poco più di un anno fa si parlava di questo ragazzo preso dagli juniores

Motivazioni sparite

«Non sentivo più la motivazione – racconta con onestà Trainini – quella giusta per continuare a fare il ciclista al massimo. E visto che il team si è sempre comportato super bene con me, non mi sembrava il caso di andare avanti in questo modo. Quindi ho deciso d’interrompere il contratto».

«Chiaramente non è stato facile. Non è stata una decisione presa dalla sera alla mattina. Ci ho pensato a lungo, ma se non avevo lo spirito giusto per ritrovarmi in ciò che stavo facendo sarebbe stato inutile continuare. Per cosa? Alle fine è giusto così: per me, per la Bardiani e perché magari lascio il posto a qualche altro ragazzo».

Anche quest’anno la Bardiani Csf Faizanè lo aveva portato in Turchia per il ritiro (foto Instagram)
Anche quest’anno la Bardiani Csf Faizanè lo aveva portato in Turchia per il ritiro (foto Instagram)

Rossato, la sua coscienza

Tomas parla con serenità della sua situazione. Non sembra avere rimpianti e questa è la cosa più importante.

Stando lui nel gruppo dei giovani della Bardiani Csf Faizanè, era a stretto contatto con il diesse Mirko Rossato. I due hanno parlato molto. E sì che aveva svolto regolarmente la preparazione invernale. Era andato nei ritiri…

«In effetti con Rossato ho parlato parecchio. Mi ha detto tante cose. Mi ha detto di pensarci bene prima di mollare tutto. Perché non capita spesso questa opportunità di essere un professionista e poter fare al tempo stesso l’attività under 23, di crescere senza fretta, specie se si è così giovani come me. Non ci sono molti team che coltivano così il vivaio».

Trainini spiega anche di aver dialogato a lungo con Roberto Reverberi, e persino con Alessandro Donati, l’altro diesse. «Un po’ meno – aggiunge – con Luca Amoriello, ma solo perché fisicamente ci siamo visti poco».

Trainini aveva svolto regolarmente la preparazione invernale (foto Instagram)
Trainini aveva svolto regolarmente la preparazione invernale (foto Instagram)

Sguardo al futuro

A 21 anni, da compiere a settembre, non si sta certo fermi. La vita ricomincia, ma forse semplicemente basterebbe dire che va avanti. E Tomas si è già rimboccato le maniche.

«Per adesso – racconta Trainini – sto guardando all’università meccanica. Io ho fatto una scuola motoristica e si tratta di un tipo di università molto pratica. Per ora però i concorsi e gli accessi sono chiusi. Vediamo…».

«Intanto ho trovato un impiego. Lavoro già in questo settore, presso una fabbrica importante del bresciano che produce pompe idrauliche per i camion. Sono nella catena di montaggio, ma magari non sarà impossibile col tempo passare a reparti superiori».

Junior di belle speranze, la Bardiani si era mossa in anticipo per Trainini che è stato anche azzurro agli europei 2019
Junior di belle speranze, la Bardiani si era mossa in anticipo per Trainini che è stato anche azzurro agli europei 2019

E la bici?

Forse è passato troppo poco tempo per sentire la mancanza della bici e perché la stessa specialissima possa suscitargli chissà quali emozioni, ma è un qualcosa che gli abbiamo chiesto lo stesso. Spesso quando ci si ritira, nei primi periodi, si ha una fase di rigetto.

«Per adesso – spiega Trainini – sono più concentrato su altro, alla bici non penso molto. C’è un mio amico, che anche lui ha corso in passato, con il quale ci siamo ritrovati. Abbiamo la passione per le moto e per esempio domenica scorsa lo ho accompagnato ad una gara in pista a Cremona. Anche questo è un ambiente che mi piace».

«Per quanto riguarda la bici, al momento ho solo la vecchia Canyon con la quale correvo da ragazzo. L’altra, così come il vestiario che non avevo ancora mai utilizzato, l’ho riconsegnata alla squadra. La bici da strada non mi manca per ora, ma esco in Mtb.

«Mi è sempre piaciuta molto, spesso la utilizzavo anche nella preparazione invernale. Appena ho smesso ci andavo tutti i giorni. Facevo il mio giretto con parenti e amici. Mi divertivo così».

Rastelli 2022

Rastelli e un’Amstel corsa da vero protagonista

11.04.2022
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In una Campagna del Nord dove quasi tutte le punte azzurre sono assenti o quasi, per una congiunzione astrale mai così sfavorevole, bisogna guardare a quel che le corse portano e il fatto che fra i protagonisti dell’Amstel Gold Race ci sia stato anche Luca Rastelli non è cosa di poco conto. Il corridore cremonese si è gettato con grande ardore nella fuga iniziale, che ha contraddistinto tutta la prima parte di corsa, facendosi vedere e mettendo un timbro sulla sua prima esperienza in una classica del WorldTour.

La sua partecipazione alla corsa olandese ha avuto un’evoluzione positiva, ma non si può neanche dire che sia stata casuale: «Sin dalla vigilia noi della Bardiani sapevamo che l’obiettivo doveva essere mettersi in mostra – racconta Rastelli appena sceso dall’aereo che dall’Olanda lo ha portato in Sicilia, dove da domani sarà al via del Giro locale – per poter dare un senso alla partecipazione in una classica del massimo livello. Io ero tra quelli deputati a provarci e quando Gabburo ha lanciato l’offensiva mi sono buttato».

Rastelli strada 2022
Luca Rastelli è nato a Cremona il 29-12-1999. E’ alla Bardiani da quest’anno dopo due anni al Team Colpack
Rastelli strada 2022
Luca Rastelli è nato a Cremona il 29-12-1999. E’ alla Bardiani da quest’anno dopo due anni al Team Colpack
Due corridori in un gruppo di 7, niente male come obiettivo centrato…

Sarebbe stato bello condividere la fuga insieme, purtroppo su un dosso Davide ha avuto un salto di catena e ha perso il nostro treno, d’altro canto nei primi 20 chilometri siamo andati davvero fortissimo per costruire un buon vantaggio, così non ha più avuto la possibilità di accodarsi.

Con la sua presenza avreste potuto fare qualcosa di più?

Sicuramente avrebbe fatto comodo, nella divisione dei compiti innanzitutto, ma anche per dare cambi e portare la fuga un po’ più lontano.

Hai mai sperato che si potesse anche arrivare al traguardo?

No, era impossibile. Quando partecipi a gare di questo genere, sai bene che le squadre WorldTour che aspirano alla vittoria lasciano sì fare, ma tengono sempre le redini della corsa, nel finale ci sarebbero passati sopra e infatti tutti noi che avevamo fatto la fuga, a una cinquantina di chilometri dal traguardo abbiamo mollato, quel che serviva era stato fatto.

Rastelli Gabburo 2022
Rastelli con Gabburo, entrambi erano entrati nella fuga iniziale
Rastelli Gabburo 2022
Rastelli con Gabburo, entrambi erano entrati nella fuga iniziale
Sei soddisfatto di questo tuo avvio di stagione?

Direi di sì, soprattutto perché si è alzato il livello delle corse affrontate, dall’Uae Tour alla Tirreno-Adriatico fino all’Amstel. La squadra mi ha fatto fare esperienze importanti che mi hanno fatto crescere. Sento che la mia gamba è migliorata e confido che col passare delle corse possa arrivare anche qualche risultato positivo.

Che cosa prevede ora il tuo programma?

Intanto il Giro di Sicilia, che avevo affrontato anche lo scorso anno senza riuscire a portarlo a termine, poi il Tour of the Alps dal 18 al 22 aprile.

Un programma che sembra preludere a una tua possibile partecipazione al Giro d’Italia…

Non si sa ancora chi sarà chiamato a correrlo, la possibilità c’è e mi piacerebbe molto sperimentarmi in una corsa di tre settimane, credo che sarebbe un altro passo per la mia maturazione.

Rastelli Bardiani 2022
L’aspirazione di Luca è poter entrare nella squadra per il Giro d’Italia, per fare altra esperienza
Rastelli Bardiani 2022
L’aspirazione di Luca è poter entrare nella squadra per il Giro d’Italia, per fare altra esperienza
Questo concetto della tua maturazione graduale sembra contraddistinguere un po’ tutta la tua evoluzione.

Guardando quel che ho fatto – considerando che ho appena 22 anni – è un po’ la mia caratteristica, voglio crescere con calma e il far parte di un gruppo come la Bardiani mi dà questa tranquillità, il fatto che abbia potuto affrontare quest’anno prove del WorldTour è il segno che le cose stanno andando come desidero, attraverso una crescita graduale.

Si dice sempre che il problema per l’affermazione dei corridori italiani è non avere una squadra WorldTour di riferimento. Tu sei in un team italiano professional che spesso può gareggiare nelle gare principali, è davvero un handicap?

Dipende molto dal singolo carattere del corridore. A molti serve un ambiente che li coccoli un po’, altri riescono ad adattarsi tranquillamente in qualsiasi situazione e possono quindi affrontare avventure estere. Io posso dire che alla Bardiani sto molto bene, è l’ambiente giusto per seguire la mia strada e crescere, non saprei dire come mi troverei in un’altra situazione.

Rastelli junior 2017
Bergen 2017, mondiale junior: Rastelli è argento, Gazzoli bronzo
Rastelli junior 2017
Bergen 2017, mondiale junior: Rastelli è argento, Gazzoli bronzo
Tu sei stato argento ai Mondiali 2017 in Norvegia, nella gara in linea junior: chiaramente su di te erano state riposte molte aspettative, ti sei sentito schiacciato?

Inizialmente sì, c’era un po’ di pressione quando sono passato di categoria, ma poi ho trovato la mia giusta dimensione e dopo un paio d’anni di assestamento mi sono perfettamente adattato, ora devo solo seguire la mia strada.

Tu sei il classico passista-scalatore, con spiccate doti di resistenza. Sembra di descrivere il profilo ideale per un corridore da corse a tappe…

Potrebbe essere quella la collocazione giusta e farne in buon numero, in questa stagione, mi sta aiutando anche in questo senso. Serve ancora tempo per capire dove posso arrivare, in fin dei conti ho ancora 22 anni, è vero che il ciclismo attuale consuma tutto in tempi brevi, ma devo ancora capire dove posso arrivare.

Pinarello: come va in Bardiani? Ce lo racconta lui

06.04.2022
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Riusciamo a parlare con Alessandro Pinarello poco prima del via del Trofeo Piva. Accalcati sotto il tendone che riparava gran parte del gruppo dal maltempo che ci ha colti all’improvviso. Alessandro è giovanissimo, è del 2003, ed è già al suo primo anno tra i professionisti in maglia Bardiani

Il salto di categoria tra juniores e under 23 è già complicato di suo, se poi si aggiunge anche il gradino dei pro’ qualche dubbio è lecito averlo. In più l’attenzione sulla vicenda di Alessandro è stata enfatizzata dallo spostamento della residenza all’estero per permettergli di correre con la Bardiani. Ne avevamo già parlato in un nostro articolo con Cristian Pavanello, diesse della Borgo Molino che lo ha accompagnato fino allo scorso anno. Ora è giunto il momento di parlarne anche con il diretto interessato.

Alessandro Pinarello, classe 2003 è passato alla Bardiani all’inizio di questa stagione
Alessandro Pinarello, classe 2003 è passato alla Bardiani all’inizio di questa stagione
Ciao Alessandro, innanzitutto come stai?

Bene, è stato un periodo un po’ concitato, ma ora ho trovato l’equilibrio giusto per lavorare bene. Sapete, i primi mesi in una squadra nuova sono sempre un po’ di assestamento.

Anche causa del cambio di residenza?

Sì. Ora ho la residenza slovena e questo mi ha permesso di correre subito con la Bardiani. La scuola, invece, continuo a farla in Italia, a Conegliano. Ci tengo molto a finire bene quindi per il momento mi sto concentrando più sulla scuola e sull’esame di maturità che dovrò affrontare a giugno.

Alessandro Pinarello, a destra, durante il tratto di trasferimento prima della partenza al Piva
Alessandro Pinarello durante il tratto di trasferimento prima della partenza al Piva
E come ti sei trovato in questi primi mesi in Bardiani, hai sentito il salto di categoria?

Mi sono trovato molto bene, siamo un gruppo molto unito (questo ce lo ha sottolineato anche Marcellusi nell’intervista post gara, ndr). Il salto di categoria non è stato troppo traumatico. Ci si deve adattare però ai chilometraggi diversi e ad allenamenti più specifici.

Per il momento stai disputando solamente gare under 23.

Sì, siamo un gruppetto di 6-7 corridori che fa lo stesso blocco di gare. Purtroppo per un motivo o per l’altro non siamo mai riusciti a lavorare tutti insieme. E’ parte del percorso di crescita, devo prendere le misure e fare tutto con calma: passo dopo passo.

Con i compagni che rapporto hai? Molti sono tanto più grandi di te

In ritiro quest’inverno ho avuto modo di conoscere e pedalare un po’ con tutti. In particolare pedalo spesso con Sasha Modolo, abbiamo fatto tanti “lunghi” insieme e mi è capitato spesso di parlarci e di chiedergli qualcosa. Spesso mi capita di allenarmi anche con Vendrame, visto che abitiamo abbastanza vicini.

Di cosa parlate?

Mah, gli chiedo della sua carriera, lui mi racconta cosa ha fatto dandomi tanti consigli, a partire dall’alimentazione o dalla gestione dei momenti di gara. Alla fine penso sia una fortuna avere accanto compagni di livello con un bagaglio di esperienza così ampio.

Alessandro Pinarello da junior ha corso nella Borgo Molino Rinascita Ormelle
Alessandro Pinarello da junior ha corso nella Borgo Molino Rinascita Ormelle
C’erano altre squadre continental, di primo piano, che ti avrebbero fatto fare un’esperienza simile.

Vero, ma quando mi hanno presentato il nuovo progetto Bardiani l’ho ritenuto estremamente adatto a me. L’idea della squadra è di avere dei tempi di maturazione corretti permettendomi però di lavorare allo stesso tempo con staff e compagni di un livello superiore. La cosa fondamentale è il fatto di poterlo fare con costanza, giorno dopo giorno.

E dopo il Piva dove ti vedremo?

Sicuramente al Belvedere il 18, per il resto non so. Con la squadra abbiamo qualche gara in mente ma decidiamo poco alla volta, in base anche alla preparazione che riesco a fare.

Dopo un inverno in cui si era parlato molto del nuovo progetto under 23, queste prime gare sono servite per tirare delle somme. Dalle parole di Pinarello e da quelle di Marcellusi dopo la vittoria, emerge come la squadra di Rossato e dei Reverberi stia lavorando con i corridori più giovani permettendo loro di crescere e maturare senza pressioni. Che quella intrapresa dalla Bardiani sia la strada giusta?

Faizanè, un sogno chiamato Tour de France

04.04.2022
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«A Tonelli devo fare un monumento! Sette ore di diretta televisiva, 285 chilometri di fuga alla Milano-Sanremo col nostro marchio sempre ben in vista. Per noi vale più di una vittoria». Musica e parole di Martino Dal Santo (in apertura con Zana, Modolo, Visconti e Fiorelli), patron della Faizanè, azienda vicentina di Zanè che opera nella rivendita di articoli industriali e nella lavorazione di materie plastiche e gomme. Nonché sponsor (e terzo nome) della Bardiani-Csf-Faizanè, appunto.

La ditta veneta è nata nel 1968 ed ha legato il proprio nome al mondo dello sport a partire dal 1980, quando Pietro Dal Santo, il fondatore e padre di Martino, ha iniziato a sponsorizzare il Veloce Club Schio (società ciclistica nata ad inizio del Novecento). L’accordo è durato circa dieci anni, dopo di che la Faizanè (che in origine si chiamava solo F.A.I. come acronimo di Forniture Articoli Industriali) ha collaborato con società di volley, atletica, hockey su pista e calcio prima di tornare in modo graduale nel ciclismo.

Tonelli alla Milano-Sanremo è stato in fuga per 285 chilometri
Tonelli alla Milano-Sanremo è stato in fuga per 285 chilometri

Nel mondo del web

Le lunghe fughe, portate a termine o meno, hanno sempre fatto la storia del ciclismo, ma anche dei marchi degli sponsor. Figurarsi ora poi che il modo di comunicare e mostrarsi al mondo si è allargato con l’avvento di internet, social network ed altre piattaforme. Per questo motivo con Martino Dal Santo abbiamo voluto trattare l’argomento.

Come mai siete tornati al ciclismo?

Piccola premessa. Nel 2017 eravamo sponsor nel retro delle maglie del Vicenza Calcio in serie B. A fine stagione sono retrocessi in C, ma noi volevamo fare qualcosa in grande nel 2018 per i cinquant’anni di attività della azienda e la categoria non ci soddisfaceva. Così, visto che qui in Veneto il ciclismo è pane quotidiano ed io sono molto appassionato, siamo entrati in contatto con la Nippo-Vini Fantini. Abbiamo messo solo il nostro marchio sulle divise. Siccome che ci eravamo trovati bene, abbiamo aumentato il budget l’anno successivo, diventando il terzo nome della squadra. L’incredibile vittoria di Damiano Cima al Giro a Santa Maria di Sala, praticamente vicino a casa nostra, ci aveva ripagato subito.

Nel 2020 siete passati con la Bardiani-Csf.

Sì, siamo stati costretti perché la Nippo ha chiuso. Peccato, c’erano dei progetti. Ma non è stato un problema. Mi sono fatto avanti con i Reverberi, con i quali mi trovo benissimo, e abbiamo trovato l’accordo. Abbiamo anche modificato i colori delle maglie per dare un tocco di rinnovamento. Fino al 2023 saremo con loro, ma da quest’anno abbiamo una collaborazione in più.

Di cosa si tratta?

Abbiamo siglato una sponsorizzazione col Sandrigo Bike Sport Team, formazione che fa attività dai giovanissimi agli junior. Sono molto orgoglioso di questo accordo perché il ciclismo giovanile è fondamentale ed è bello poterlo sostenere. Organizzeremo anche una gara per giovanissimi.

Dopo il 2023 che propositi avete? Potremmo vedervi nell’orbita del WorldTour?

Ho due obiettivi. Il primo è che la nostra azienda cresca e aumenti il fatturato, come normale che sia per un titolare. Infatti stiamo già operando un ampliamento. Il secondo è che voglio fare il Tour de France. Non nascondo che vorrei entrare nella massima serie del ciclismo professionistico, ma capendo prima come procedere. Già nel 2020 avevo avuto un ammiccamento con una squadra WT, ma decisi di non andare fino in fondo. Mi è spiaciuto, forse magari ho fatto un errore però in quel momento dovevo guardare ciò che conveniva di più alla mia azienda.

Quanto vi sta aiutando il ciclismo in termini di visibilità?

Tantissimo. Per la verità dovremmo vincere un po’ di più o comunque fare più risultati. Però con le fughe ci guadagniamo sempre tanto spazio in televisione. Abbiamo un’agenzia di marketing e comunicazione di Torino che ne capisce di ciclismo e ci aiuta a realizzare contenuti sui nostri canali social per ogni gara che facciamo. E’ importante avere un ufficio che sappia ottimizzare il tutto anche quando vinci poco. Ed in questo devo rendere merito e grazie a Francesco Pelosi (ex general manager della Nippo, ndr) che con la sua agenzia ci aveva fatto fare il salto di qualità, ridisegnando anche la grafica del nostro logo.

E’ convinto di aver scelto lo sport giusto con la sua azienda?

Assolutamente sì. Anzi lo suggerisco sempre anche ad amici o colleghi che vogliono investire nello sport con la loro attività. Il ciclismo può dare tanto. Guardate ad esempio Mapei o Lampre, che prima di entrare nel ciclismo le conoscevano in pochi e poi hanno unito il loro nome a grandi successi, sia sportivi che aziendali.

Nei mesi scorsi si vociferava che Cassani e i Reverberi volessero fare una WorldTour italiana. Ci sareste anche voi dietro quel progetto?

C’è stata qualche chiacchierata fra loro, ma io non ho mai partecipato. Personalmente ritengo che fare il salto diretto nel World Tour così presto sia ancora prematuro. L’ideale sarebbe seguire l’esempio della Alpecin-Fenix. Restare professional con un paio di corridori forti che ti garantiscano sempre la partecipazione. Non è semplice da realizzare questa cosa, ma anche così potrei andare al Tour.

Al Piva freddo e ghiaccio: vince Marcellusi davanti a Frigo

04.04.2022
5 min
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La mattinata al Trofeo Piva inizia con il sole che accoglie i corridori e le ammiraglie al seguito. Anche se, in lontananza, sopra le colline di Valdobbiadene si avvistano le prime nuvole grigie. ­La frazione di Col San Martino si colora delle maglie delle 35 squadre che hanno preso parte alla corsa. All’improvviso il meteo cambia e inizia a soffiare un vento freddo accompagnato da una pioggia ghiacciata.

«Avevamo guardato il meteo prima di partire e dava sole – ci dicono Bortoluzzi e Ginestra della Work Service alla partenza – non abbiamo portato neanche l’abbigliamento invernale». Non sono gli unici atleti ad essere stati sorpresi dal meteo che effettivamente dava una gara per lo più soleggiata. 

Una corsa dura

La gara, a pochi minuti dal via, viste le condizioni meteo proibitive, viene accorciata di due giri. Qualche corridore tira un respiro di sollievo mentre altri si lamentano. Ad alzare le braccia al cielo è Martin Marcellusi, il giovane corridore romano, classe 2000, è al primo anno in maglia Bardiani. Secondo è Marco Frigo davanti a German Dario Gomez del team Colombia Tierra de Atletas.

«Sono molto contento di questa vittoria – inizia Marcellusi – è la prima in una gara internazionale, prima di oggi avevo ottenuto tanti secondi posti e piazzamenti. Uscivo da San Vendemiano (chiuso in ottava posizione, ndr) con qualche dubbio sulla mia condizione ed oggi ho avuto le risposte che cercavo. Il meteo non è stato per nulla clemente anche se con il passare dei chilometri sentivo di avere la gamba giusta e così è stato».

Per Marcellusi una gioia incontenibile dopo il traguardo, il Piva è la sua prima vittoria internazionale
Per Marcellusi una gioia incontenibile dopo il traguardo, il Piva è la sua prima vittoria internazionale

A lezione dai pro’

Martin, nonostante la giovane età, ha già avuto modo di correre gare importanti come Tour of Antalya e Milano-Torino. Mettendosi così alla prova con i professionisti e con percorsi molto esigenti, come quello del Piva.

«Correre con i pro’ aiuta a crescere e ad imparare – ci racconta Martin – facendo gare di alto livello arrivi a questi appuntamenti con la gamba più pronta. Merito di questo va alla Bardiani, ho già avuto modo di mettermi alla prova con i pro’ in maglia azzurra l’anno scorso, ma poterlo fare con costanza fa davvero la differenza.

«Il salto di categoria – riprende il vincitore – mi ha dato lo stimolo di fare quello che gli anni passati non riuscivo a fare: tante ore di allenamento, curare l’alimentazione, ed anche questo è un bel passo in avanti. Ho un contatto diretto con lo staff, mi confronto con loro tutti i giorni ed imparo molto dai compagni più grandi, siamo un gruppo davvero unito al contrario di quanto si possa pensare».

Qualche rimpianto

Secondo, ma con un sorriso che non lo abbandona neanche dopo la premiazione, si è piazzato Marco Frigo. Il corridore della Israel Cycling Academy oggi sulle strade di Col San Martino aveva un tifo dedicato visto che è venuto a trovarlo il suo fan club.

«Sono molto contento – dice Frigo in conferenza stampa – questa è un po’ la gara di casa, era l’ultima occasione che avevo di farla ed è stato molto bello partecipare. Avevo il mio fanclub sulla salita del Combai. Mi hanno accolto con un tifo da stadio dandomi una scarica di adrenalina incredibile che mi ha spinto a pedalare con maggiore grinta e coraggio».

Per Gomez oltre al terzo posto anche il trofeo per la classifica GPM
Per Gomez oltre al terzo posto anche il trofeo per la classifica GPM

«Era un percorso che conoscevo davvero molto bene, giovedì sono venuto a provarlo, in più il Combai l’ho fatto tante volte anche in allenamento».

Ai 10 chilometri dall’arrivo ho allungato e dopo poco mi ha raggiunto Marcellusi. Con il senno di poi – conclude Frigo – avrei dovuto essere un po’ più calcolatore. Per vincere la gara avrei dovuto fregarmene e chiedergli qualche cambio in più. Sono stato troppo generoso, è una caratteristica che devo imparare a gestire. Una gara del genere bisogna rischiare di perderla per poi vincerla. A mio avviso la corsa non andava accorciata, freddo e pioggia fanno parte del ciclismo, poi io sui percorsi lunghi vado bene, avrei avuto qualche possibilità in più».

Al Trofeo Piva era presente anche il cittì della nazionale under 23 Marino Amadori
Al Trofeo Piva era presente anche il cittì della nazionale under 23 Marino Amadori

Parla Amadori

Sotto il palco della premiazione era presente anche il cittì della nazionale Under 23 Marino Amadori. Approfittiamo per chiedere qual è il vantaggio per questi ragazzi di poter correre con i professionisti e con squadre WorldTour.

«E’ un bell’ordine di arrivo – incalza il cittì – ed è anche un bel segnale che il nostro movimento sta andando nella direzione giusta. Quello che portiamo a casa oggi, oltre al risultato, è la conferma che correre con i professionisti è molto importante per la crescita dei nostri ragazzi. E’ percorso di sviluppo e maturazione fondamentale se poi vogliono affermarsi anche in corse internazionali come il Tour de l’Avenir o europei e mondiali».

Zana, il cambio di programma e le gerarchie del gruppo

29.03.2022
4 min
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Filippo Zana, accento vicentino e voce sfinita, sta tirando il fiato dopo un avvio di stagione piuttosto intenso. Per i suoi 23 anni, questi primi 23 giorni di corsa, fra cui Oman, Gran Camino e Coppi e Bartali, sono un bello zaino da portare. Il tempo di rifiatare, però, e già da sabato sarà sul Teide in vista dell’Amstel. Andrà da solo, dice, poiché lassù troverà il suo preparatore Paolo Artuso.

«Abita a due chilometri da casa mia – racconta e sorride – ma non lo conoscevo. Ci ha presentato Moreno Nicoletti, il mio procuratore e adesso lavoriamo insieme. Mi ha trovato un posto lassù. Mentre forse un altro periodo di altura lo farò dopo il Tour of the Alps, ma sul Pordoi, prima del Giro».

All’Oman con Canaveral e Zoccarato, per Zana 7° posto nella classifica dei giovani
All’Oman con Zoccarato, per Zana 7° posto nella classifica dei giovani

Cambio di programma

Zana, che già nel 2019 aveva vinto il Gp Capodarco in maglia Sangemini, è salito agli onori della cronaca lo scorso anno con il terzo posto al Tour de l’Avenir. Nella Bardiani-CSF-Faizané che punta sui giovani e ha perso Visconti, il suo è uno dei nomi più spendibili. Il programma iniziale prevedeva, nell’ottica di una crescita progressiva, che a questo punto salisse sull’Etna e da lì andasse a giocarsi qualche carta al Giro di Sicilia. Un buon risultato (possibile) sulla strada del Giro d’Italia, sarebbe stato certamente un buon viatico e avrebbe accresciuto in lui la fiducia. Il cambio di programma lo porterà al Tour of the Alps, dove probabilmente le occasioni per mettersi in luce saranno minori.

«Il Tour de l’Avenir – dice – mi ha dato più consapevolezza nei miei mezzi. La squadra punta su di me e non è facile ripagarli, ma io do il massimo in ogni corsa e speriamo di andare forte. Il cambio di programma c’è stato e non nego che al Sicilia avrei trovato tappe e avversari più alla mia portata. Per contro, il Tour of the Alps potrebbe darmi un ottimo stato di forma in vista del Giro. Mi manca non correre per il risultato, ma del resto andare contro le WorldTour è dura, sempre di più. Noi facciamo quel che si può, sperando di stare con i migliori».

Prepotenza WorldTour

Torna un tema messo sul tavolo da Giovanni Visconti al momento di salutare il gruppo: la convivenza con gli squadroni non è per niente facile. Non solo per il notevole divario atletico, ma anche per lo scarso rispetto che viene riservato ai corridori delle professional.

«Far vedere la maglia per noi è importante – ammette – ma se ti metti davanti, vengono e ti tirano via. Si può resistere, ma si tratterebbe di lottare tutto il giorno, sprecando energie che è meglio utilizzare per andar forte. E’ chiaro che correndo davanti soffri di meno, penso soltanto ai rilanci dopo una curva. Sono tutte energie che risparmi e che ti trovi nel finale. Certo, dà fastidio, ma ugualmente ci proviamo a stare davanti. E magari capita anche la volta che ci riusciamo».

Non è facile correre fra le WorldTour: viene sempre qualcuno a reclamare il suo posto
Non è facile correre fra le WorldTour: viene sempre qualcuno a reclamare il suo posto

Una tappa al Giro

Dopo tre anni con Reverberi, anche Filippo dovrebbe approdare in una WorldTour dal prossimo anno: non quella in cui lavora il suo preparatore. Preferisce non fare nomi, tuttavia perché non si pensi che il suo impegno verrà meno.

«Cerco sempre di dare il massimo – precisa – non voglio sedermi. Il posto al Giro d’Italia voglio meritarmelo. Anche quella sarà una bella sfida. Cercheremo di tenere duro, magari non di fare classifica ma di andare in fuga e vincere una tappa. Per la squadra sarebbe il massimo, per me sarebbe un sogno. Ci potrebbe essere l’obiettivo della maglia bianca, provare a vestirla, non so se sarei in grado di portarla a Verona. Ho tante persone che mi seguono, che mi scrivono. Spero di dare qualche soddisfazione anche a loro».

Sarà curioso, quando anche lui correrà fra i grandi, vedere in che modo si muoverà nel gruppo. La strafottenza di spostare un avversario perché corre in una squadra più piccola devi averla in qualche modo dentro. Filippo Zana e il suo accento vicentino trasudano simpatia e umiltà. Forse nel suo caso sarà diverso.

Tonelli e Rivi, l’apertura più bella per lo show dei giganti

20.03.2022
5 min
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Tonelli e Rivi in fuga fino al Poggio. Come le band che aprono il concerto delle rockstar, anche alla Sanremo le professional hanno scelto la fuga come solo modo per avere ribalta e inquadrature. E’ l’unico spazio che viene loro concesso dalle WorldTour, per la disciplina non scritta e non necessariamente elegante che vige nel gruppo. Fa eccezione la Alpecin-Fenix che alla massima categoria approderà presto per merito. Per il resto, il gruppo esige che i più… piccoli restino al loro posto nelle retrovie. Al punto che l’undicesimo posto di Albanese e quel Fiorelli capace di prendere la Cipressa in venticinquesima posizione sono da annotare tra i fatti rilevanti della giornata.

Ieri lo scampolo di maggior gloria è spettato a Samuele Rivi e Alessandro Tonelli, partiti dall’inizio e capaci con il passare dei chilometri e delle ore di liberarsi dei due corridori della Drone Hopper, dei due Astana e di Conca, stremato dai crampi.

La fuga ha preso il largo in partenza, ma non ha guadagnato più di 7 minuti
La fuga ha preso il largo in partenza, ma non ha guadagnato più di 7 minuti

Un conto aperto

Alessandro Tonelli corre con la Bardiani-Csf-Faizané, ha 29 anni ed è professionista dal 2015. Con la Sanremo aveva un conto aperto e ieri probabilmente ne ha saldato una parte.

«Non pensavo di arrivare così avanti – ha detto dopo la doccia e poggiandosi all’ammiraglia – volevo almeno scollinare la Cipressa, perché è il quarto anno di fila che andavo in fuga e ogni anno sono arrivato più avanti. L’anno scorso mi hanno preso a metà salita, quest’anno volevo scollinarla, invece sono arrivato alle prime curve del Poggio, meglio di così non poteva andare…». 

Ricordi lontani

Rivi di anni ne ha 23 ed è professionista dallo scorso anno con la Eolo-Kometa. Lui la Sanremo l’aveva vista solo in televisione e quando si è ritrovato nella fuga, ha pensato che il gruppo avrebbe lasciato minuti a grappoli.

«Invece non ci hanno lasciato tanto spazio – ha ammesso – mi ricordavo quando le guardavo in tv, che alla fuga lasciavano anche 12 minuti. Invece ne abbiamo avuti al massimo 7, perciò mi sono detto che ci avrebbero preso presto e mi sarebbe toccato fare fatica anche dopo. La mattina mi hanno lasciato via libera, non vedevo l’ora. E’ stata una sorpresa arrivare così lontano, lo è stato per tutti. Il Poggio sarebbe stato comunque decisivo…».

Sul Capo Berta, è stato Rivi a forzare i tempi, tagliando fuori i due della Drone Hopper
Sul Capo Berta, è stato Rivi a forzare i tempi, tagliando fuori i due della Drone Hopper

Destini intrecciati

Dal momento dell’attacco, la loro giornata è stata parallela e intrecciata da scelte comuni. Come quando si sono resi conto che il resto della compagnia non aveva più gambe.

TONELLI: «Abbiamo sempre collaborato, poi la fatica si è fatta sentire e gli altri hanno iniziato a saltare i cambi. E’ salito un po’ di nervosismo, così Rivi ha voluto fare forte il Capo Berta e si sono rimescolate le carte. Sulla Cipressa invece ho accelerato io da metà in poi e siamo rimasti in due. Ho anche provato a staccarlo, ma non ci sono riuscito, però è stato meglio così, perché tra Cipressa e Poggio ci siamo dati due cambi».

RIVI: «Si è visto che cominciavano a tirare poco. Non avevano grandi gambe, però portarseli in giro non fa mai piacere. Abbiamo accelerato un po’ perché il gruppo si avvicinava. La visibilità in tv per una squadra come la nostra è sempre utile».

Il forcing della UAE Emirates sulla Cipressa ha iniziato a intaccare il vantaggio della fuga
Il forcing della UAE Emirates sulla Cipressa ha iniziato a intaccare il vantaggio della fuga

Un giorno lunghissimo

Una giornata interminabile, da dividere in frazioni per farla passare meglio. Anche se il vento ha reso ogni corsa frenetica e anche il tempo alla fine è passato.

TONELLI: «Quand’è così, si parla o vado nei miei pensieri e basta. Questa volta siamo stati molto fortunati, perché c’era vento a favore e siamo andati veloce. La prima parte mi è passata molto veloce fino al Turchino. Mi sembrava di non andare avanti da Genova ad Albenga e poi è volata. Sul Poggio non mi ero accorto che li avevo a ruota. Ho fatto la curva larga e nel rilanciare mi sono guardato dietro e c’era Laporte che tirava. Fuga finita. Se fossimo stati due in più, potevamo pensare di arrivare, ma così era impossibile».

RIVI: «Non abbiamo parlato tantissimo, un po’ sul Turchino, perché c’erano le condizioni migliori per fare due chiacchiere, per il resto siamo andati forte tutto il tempo. Il vento non è mai stato del tutto a favore. Siamo partiti ed era laterale, poi ci sono stati dei tratti a favore, ma sul mare e lungo la costa non era sempre da dietro. A volte venivano delle ventate contro che rendevano l’azione non troppo regolare. A tratti andavamo a 40 all’ora, a volte a 55. Era un po’ strano. Questo ha reso la corsa più facile soprattutto per noi in fuga, perché ci ha permesso di avere un ritmo più alto e il gruppo avrebbe dovuto andare troppo forte per chiuderci subito. Anche con un minuto in più non sarei riuscito ad arrivare davanti, ma è stato bello così».

Tonelli e Rivi si sono ritrovati sull’Aurelia dopo la Cipressa e sono arrivati al Poggio
Tonelli e Rivi si sono ritrovati sull’Aurelia dopo la Cipressa e sono arrivati al Poggio

Entrambi sono ripartiti acclamati dai compagni e dai tifosi che li hanno riconosciuti. Per Rivi si tratterà ora di correre la Coppi e Bartali, Tonelli andrà al Nord. Di certo le loro immagini rimarranno ancora per un po’ negli occhi del pubblico che ha seguito la diretta integrale e dei tifosi che lungo la strada aspettavano la corsa. Una fuga così non passa inosservata, degno antipasto per un finale da gran gourmet.

Faticacce, qualche legnata e passi avanti per Zoccarato

17.03.2022
5 min
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«Eh, che dire? Ho passato una giornata a prendere legnate sui denti!», sintetizza scherzando Samuele Zoccarato del suo debutto stagionale in Belgio. 

Il classe 1998 della Bardiani Csf Faizanè, ieri alla Nokere Koerse, è stato spedito lassù per farsi le ossa e magari per provare ad ottenere qualcosina, visto che numeri fra test e allenamenti, dicono che è uno dei migliori ragazzi di Roberto Reverberi.

Nelle corse della prima parte della stagione in Belgio c’è molto nervosismo, ma anche un’atmosfera unica per pubblico e… corridori
Nelle corse della prima parte della stagione in Belgio c’è molto nervosismo, ma anche un’atmosfera unica
Samuele, facciamo un po’ il punto di questo inizio di stagione. Partiamo da ieri…

E’ stata una lotta continua, per le posizioni, per le fughe… per tutto. Sono stato quattro ore a cercare di infilarmi in ogni buco, a portarmi avanti. Poi il percorso era anche nervoso e non si andava piano. Ho avuto qualche problema con il pavè. L’ho sofferto molto e non capisco il perché.

Eppure non sei un mingherlino… Che abbiate sbagliato qualcosina in termini di pressione delle gomme?

E infatti ieri sera proprio di questo stavamo parlando con i meccanici. Ogni volta che entravo nei settori di pavè non riuscivo a controllare bene la bici e mi ritrovavo poi dietro. Ad una settantina di chilometri dall’arrivo ero riuscito a prendere una fuga. Siamo entrati in un tratto di pavè e mi hanno malamente tolto di ruota. Da oggi infatti cambiamo qualcosa sulle scelte tecniche.

Cosa?

Gomme più larghe. Qui stiamo usando dei tubolari da 28 millimetri.

Tubolari, non tubeless?

In teoria il tubeless dovrebbe essere meglio, specie su tracciati del genere. E’ più confortevole e più scorrevole, però molto dipende anche dal corridore. Per esempio, Marcato mi diceva che Trentin preferisce il tubolare, nonostante abbia a disposizione anche i tubeless.

Come sta andando questa tua prima parte di stagione?

Ho quasi finito il primo blocco di gare, anche se poi in realtà me ne restano molte. E’ metà marzo e ho già 25 giorni di corsa nelle gambe, senza contare il ciclocross. Sono contento perché la preparazione invernale è stata buona: tra il cross, la palestra e le uscite in bici ho sentito davvero una gamba pronta e la condizione resta stabile. Adesso però inizio a sentire che mi manca un po’ la palestra. Per chiari motivi logistici non sono più riuscito a farla.

Zoccarato San Fior 2021
Per farsi trovare pronto, questo inverno Zoccarato ha provato anche il ciclocross (foto Billiani)
Zoccarato San Fior 2021
Per farsi trovare pronto, questo inverno Zoccarato ha provato anche il ciclocross (foto Billiani)
E come farai? Pensi ai dei richiami?

Non è facile perché correrò moltissimo tra Belgio, Olanda e Francia: tante gare che mi porteranno quasi fino al Giro d’Italia. Tra Denain, De Panne, Schleprijse, Gent-Wevelgem, Brabante, Amstel… Sono davvero tante e finirò a metà aprile.

Però sei nel cuore del ciclismo, all’università… Ne uscirai più forte. Scusaci l’interruzione: torniamo alla palestra…

Proverò a fare degli esercizi a corpo libero nelle varie stanze degli hotel in cui andrò. Poi molto dipende da cosa si vuol fare. E’ chiaro che se si carica molto diventa complicato, perché non puoi farli prima della gara, né il giorno dopo: non è ideale per il recupero. Ma se si fa poco va bene anche il giorno prima della corsa. Magari stimoli dei muscoli che altrimenti non useresti, una sorta di attivazione muscolare.

Samuele, hai elencato tante gare importanti, dalle voci che ci giungono sei uno dei più forti della Bardiani Csf Faizanè: senti questa fiducia da parte del team?

Assolutamente sì. Vedo che ci tengono molto a me. Mi aiutano a risolvere i piccoli problemi che si creano. E rispetto all’anno scorso mi tutelano di più. 

Cioè?

Per esempio, l’anno scorso mi dicevano di andare in fuga, sempre, subito. Quest’anno mi dicono magari di anticipare nel finale, quindi per gran parte della corsa non spreco energie. Serve per provare a cercare qualche risultato e per me è importante, sin da piccolo non ho mai avuto la possibilità di fare risultato. Bisogna anche imparare a vincere o quantomeno a provarci.

Vero, è un feeling anche quello. Cancellara diceva che prima di vincere le corse grandi bisogna imparare a vincere quelle piccole…

Al UAE Tour, Bruno (Reverberi, ndr) mi ha detto di non andare in fuga, di provare a fare classifica. E così ho potuto correre in tutt’altro modo.

Zoccarato al debutto nelle classiche del Belgio di primavera. Eccolo nella Nokere Koerse (foto Instagram @moreljens)
Zoccarato al debutto nelle classiche del Belgio di primavera. Eccolo nella Nokere Koerse (foto Instagram @moreljens)
E come è andata? 

Beh, un po’ di pressione ce l’avevo, l’ho sentita, ma credo anche di averla gestita bene. Sapevo di avere dei limiti ed ero consapevole di come andavano gli altri. Se vedevo che imboccavamo una salita ed ero già fuori di 50 watt, sapevo che non sarei arrivato su con loro. Quindi “mollavo” prima. Cercavo di prendere il mio passo. Andavo regolare anziché scoppiare a metà scalata.

Come per le gare in Belgio, queste esperienze fanno crescere, mentalmente e anche fisicamente: spingi un po’ più in là il tuo motore…

Al UAE Tour c’erano due salite grandi. Una, la prima, più pedalabile di 20 chilometri e un’altra un po’ più dura di 10. Nella prima, mi sono staccato dal gruppetto dei migliori ai 3 chilometri dall’arrivo. Eravamo rimasti in una ventina di corridori. Sono stato contento, ma certo quando aprono davvero il gas non ce n’è per nessuno. Nella seconda invece mi sono staccato quasi subito (foto in apertura, ndr) e l’ho fatta tutta in rimonta. E per assurdo è andata meglio della prima come distacco. Ne ho visti tanti scoppiati per strada…

Abbiamo accennato al Giro: pensi di andarci?

Ufficialmente non sappiamo ancora nulla, ma sento la fiducia e credo di meritarmelo.