Giovani, professionisti e professionisti giovani: ormai sempre più spesso vediamo questa commistione tra devo team (o team satellite) e prime squadre. Una commistione che sta variando rispetto a qualche tempo fa. Oggi si mischiano le gare tra le due categorie sempre di più e questa regola vale anche per chi è “più” pronto.
Oggi, chiaramente nel rispetto dei limiti d’età, si passa da una corsa under 23 ad una con i professionisti. Il che non è una novità, ma quello che abbiamo visto quest’anno in VF Group-Bardiani ci ha un po’ sorpreso.
Prendiamo il classico esempio di Giulio Pellizzari. In inverno già si sapeva che avrebbe disputato il Giro d’Italia dei pro’, dopo qualche gara con i pro’ vedi il Laigueglia e la Coppi e Bartali, comunque ricca di giovani, è stato poi portato al Giro del Belvedere e poi al Palio del Recioto. Una scelta su cui riflettere. E le riflessioni le abbiamo fatte direttamente con Mirko Rossato, direttore sportivo che ha in cura il settore giovanile della VF Group-Bardiani.
Mirko, siete la squadra che per prima in Italia ha insistito forte sui giovani, nella spola tra professionismo e dilettantismo ci ha colpito il fatto di far fare gare U23 anche a corridori più maturi, sempre under 23 ovviamente. Pensiamo a Pellizzari, ma anche a Pinarello.
Innanzi tutto è un discorso di programmazione che si fa ad inizio anno per tutti i corridori. Nel caso di Pellizzari e Pinarello, ma anche degli altri che hanno già due o tre anni di attività tra gli under 23, non è altro che un’attività progressiva.
In che senso?
Nel senso che l’attività con i professionisti va fatta in modo crescente. Pian, piano poi quando vedi che i ragazzi sono pronti e possono affrontare le gare dei professionisti allora gli fai fare un’attività con loro. Il tutto come accennavo legato anche ad un discorso di programmazione generale per l’attività con i pro’.
Spiegaci meglio.
Devi sempre sistemare e programmare le varie formazioni con gli altri ragazzi del team più vecchi di loro. In breve: non puoi lasciare a casa un Marcellusi, un Tonelli o un Covilli per far correre il giovane a discapito di quello più grande. Noi abbiamo la fortuna che i nostri ragazzi possono fare l’attività elite, ma quella under 23 non va dimenticata nella programmazione. Serve, perché comunque sono ancora giovani e serve anche perché in questo modo mantengono il piglio di correre per vincere e non per partecipare. E questo è importante.
Sei entrato nel pieno del discorso. A forza di prendere legnate con i pro’ magari si rischia di abbatterli moralmente. E questo vale anche per chi magari ha già due se non tre stagioni di spola tra under 23 e pro’?
Va che comunque ci sono delle situazioni di gara anche negli under 23 molto interessanti. In questa categoria vanno forte, fortissimo e almeno in certe gare non c’è poi una grande differenza tra i grandi e i piccoli. Al tempo stesso però il livello è talmente alto tra gli stessi pro’ che il giovane mediamente fa fatica, pertanto cerchi di lavorare anche a livello psicologico.
Sembra un passo indietro ma non lo è…
Se tu gli dai degli obiettivi dove può far bene già questa da sola è una buona cosa. Fatto questo, ogni tanto li metti con i grandi. In questo modo cosa succede? Che gli lasci la possibilità di avere sempre una mentalità vincente, ma nello stesso tempo quando vanno con i grandi sanno che devono fare esperienza e crescere senza troppe pressioni… ecco questo è l’obiettivo di squadra. Faccio un esempio.
Vai…
Per l’anno prossimo, avendo preso altri ragazzi juniores, Pinarello, Scalco, Palletti, Conforti, Biagini faranno un’attività maggiore con i professionisti e io lavorerò di più con i nuovi arrivati. Ma questo non significa che gli stessi terzi anni anni non facciano qualche gara importante negli under 23.
Il criterio di questo “yo-yo” dunque è quello di un passaggio al professionismo incrementale?
Abbiamo sempre fatto così. Quando siamo partiti con questo progetto abbiamo iniziato a fare un’attività under 23 di alto livello, correndo le gare più importanti, confrontandoci sempre con i migliori under 23 al mondo. Ed è questo confronto di qualità che ci permette di capire davvero il livello dei ragazzi. Al primo anno, verso fine stagione gli facciamo fare un po’ di attività con i professionisti. L’anno successivo, gli riduciamo le gare under e magari fanno un’attività che è “50-50”. Al terzo anno, magari sarà un 80 per cento con i professionisti e un 20 con gli under.
Quando capisci che un ragazzo è pronto per correre anche con i pro’?
Quando il ragazzo under 23 è in condizione e va forte in questa categoria. Allora può competere con i grandi, cercando di finire le corse. Perché attenzione: è importante finire le corse dei pro’ altrimenti non migliori. Quindi quando vediamo il rendimento in corsa, quando vediamo che i valori sono buoni allora capiamo che il ragazzo è pronto e che quello è il momento giusto per fargli fare il salto.