Ceci, applausi per Plebani-Bernard e lo sguardo al 2028

30.08.2024
7 min
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ASCOLI PICENO – Ceci arriva su una Caballero 700 rossa, con i bermuda e la maglia nera. Ha smontato dal turno nel supercarcere di Marino del Tronto e dopo un rapido passaggio da casa, ha accettato l’invito per un caffè. La città è calda, anche se negli ultimi giorni, qualche scroscio di pioggia ha provato a rinfrescare l’aria.

«Complimenti a Davide e Lorenzo – dice Ceci prima di ogni altra cosa – sono stati grandissimi. Erano andati per una medaglia e ci sono riusciti al primo assalto. Si sono meritati ogni applauso!».

Due giorni fa, il 28 agosto, sono iniziate le Paralimpiadi di Parigi, che andranno avanti fino all’8 settembre. E ieri Davide Plebani e Lorenzo Bernard hanno centrato la medaglia di bronzo nell’inseguimento. Nel commentare il risultato, il cittì Perusini ha usato parole molto chiare. Ha lodato i due azzurri pr la rapidità dei loro progressi. Poi ha fatto notare il gap tecnologico a livello di biciclette. Infine ha dedicato il bronzo a tutti i ragazzi che nell’ultimo anno hanno fatto pista e hanno ottenuto risultati ai mondiali di Rio, ma non sono a Parigi per il ridotto numero di slot.

Ieri a Parigi, la medaglia di bronzo storica di Plebani e Bernard nell’inseguimento (foto Instagram)
Ieri a Parigi, la medaglia di bronzo storica di Plebani e Bernard nell’inseguimento (foto Instagram)

Gli esclusi più illustri per l’esiguità dei posti sono Francesco Ceci e Stefano Meroni, oltre a Elena Bissolati e Chiara Colombo che proprio ai mondiali brasiliani hanno conquistato un oro storico nel Mixed tandem team sprint. E anche se questo è il momento di tifare per i compagni di nazionale, si può capire che l’esclusione abbia bruciato. E proprio per questo, probabilmente, Silvano Perusini si è sentito di fare quella dedica. Non c’è voglia di piangersi addosso né di attaccare: certe cose non si possono cambiare. Quel che sta a cuore al velocista marchigiano è semmai la possibilità di riprendere presto la preparazione. Di fatto i tandem veloci non gareggiano dai mondiali di Rio. A Montichiari c’è stato tempo solo per un ritiro a maggio, in occasione del quale sono stati anche comunicati i nomi di chi sarebbe andato a Parigi. Da allora è tutto fermo.

Puntavi a Parigi?

A livello personale, ci puntavamo tanto e sapevamo di avere l’età giusta e la possibilità per puntare a una medaglia. Abbiamo iniziato a lavorare insieme da un anno e la cosa positiva è che sono arrivati subito dei buoni risultati. Siamo entrambi due atleti lavoratori, quindi ci prepariamo dopo aver finito i nostri turni. Potete immaginare cosa abbia significato prepararsi d’inverno sui rulli e in palestra. Magari fai un paio d’ore su strada, sapendo che i lavori sono completamente diversi rispetto alla pista.

Colombo-Bissolati, Meroni-Ceci: l’iride nella velocità a squadre di Rio 2024 resta una pietra miliare per la pista paralimpica
Colombo-Bissolati, Meroni-Ceci: l’iride nella velocità a squadre di Rio 2024 resta una pietra miliare per la pista paralimpica
Eppure i risultati sono arrivati lo stesso…

Oltre alla vittoria nella velocità olimpica, nel chilometro abbiamo fatto la qualifica con il quarto tempo a due decimi e mezzo dall’argento. E poi in finale siamo arrivati quinti, a 7 decimi dalla medaglia. Abbiamo avuto un problema con la bicicletta in partenza, ma non potevamo fermarci per effettuare una seconda partenza. Quindi abbiamo tirato dritto abbassando il nostro tempo di 7 decimi rispetto all’anno prima. Quindi, pensando a Parigi, secondo me ci sarebbe stata la possibilità di fare bene.

Quando ti alleni con Meroni?

Quando ci sono collegiali in pista. Lui vive a Lurago d’Erba, siamo a sei ore di macchina l’uno dall’altro. Dopo il mondiale, abbiamo continuato ad allenarci forte, finché non ci hanno dato la notizia che non saremmo andati. Ovviamente si accettano le scelte, quelle non si discutono. E siccome ci è stato detto che il nostro progetto dovrà dare i frutti migliori a Los Angeles 2028, speriamo che effettivamente si possa continuare a lavorare per allora. Spostiamo gli obiettivi a lungo termine.

Si fa il tifo per gli altri azzurri?

Ho scritto un messaggio nel gruppo Whatsapp facendo gli bocca al lupo a tutti. In pista purtroppo siamo pochi, perché abbiamo solo Claudia Cretti, oltre a Davide e Lorenzo che hanno già preso la medaglia. E ripeto: sono stati strepitosi! Speriamo che il bilancio finale sia ottimo, per dare slancio al settore. Se iniziamo a creare una storicità anche nel settore pista, automaticamente cresce tutto il movimento. Mi auguro che si possa continuare in questo lavoro, in modo che al prossimo mondiale possiamo pensare di andare per vincere un titolo. In un anno tutto il movimento è cresciuto. Abbiamo riportato ottimi risultati, il nostro titolo mondiale ha avuto un bel risalto. Peccato non si sappia ancora quando e dove si faranno i prossimi.

Prove di partenza ai mondiali di Rio per il team azzurro. Partono Bissolati e Ceci (foto Instagram)
Prove di partenza ai mondiali di Rio per il team azzurro. Partono Bissolati e Ceci (foto Instagram)
Perusini ha parlato di margini enormi per noi su pista.

E ha ragione. Ovviamente Nazioni come Gran Bretagna, Francia, Germania e Olanda sono molto avanti. I paralimpici usano le stesse bici dei “normo” e fa tanto. Noi siamo partiti da un anno e mezzo e corriamo con il tandem di alluminio. Abbiamo lavorato per migliorarlo, abbiamo ottenuto dei miglioramenti, ma i tandem in carbonio di altre squadre restano più performanti.

In che modo procede ora la vostra attività?

Siamo in attesa di conoscere i calendari, perché non ci sono gare per noi. L’importante sarebbe dare continuità al lavoro per poter crescere. Non è sfuggito il fatto che in tutti i Paesi stiano cercando atleti di elite per dare forza ai loro tandem. Ai mondiali mi sono ritrovato con altri velocisti con cui anni fa facevo i tornei della velocità. Per cui a un certo punto diventa decisiva anche l’affinità nella coppia. Con Stefano ci si sente spesso al telefono. Ha 37 anni ed è partito da zero. Non aveva mai fatto certi lavori in palestra, per cui per arrivare a certi livelli ha messo costanza e impegno. Sappiamo anche cosa ci servirebbe per migliorare nel chilometro.

A Rio 2024, Ceci e Meroni hanno sfiorato la medaglia nel chilometro (foto Instagram)
A Rio 2024, Ceci e Meroni hanno sfiorato la medaglia nel chilometro (foto Instagram)
Che cosa?

Abbiamo visto che perdiamo tanto nel primo giro e mezzo. Dobbiamo lavorare su forza massima, forza esplosiva e tecnica di partenza. Però bisogna farlo insieme. Al momento ognuno di noi lavora su se stesso, in modo che quando ci ritroveremo, partiremo da un livello più alto. Ci sentiamo spesso, a volte discutiamo. Io sono molto duro e a volte lo richiamo sul lavoro da fare. Sono contento, perché secondo me è la maniera giusta. Gli ho detto sin dal principio, che quando siamo in nazionale siamo due atleti che gareggiano per un obiettivo. Quindi, a prescindere dalle condizioni in cui lavoriamo, dobbiamo dare il massimo. Lo sappiamo entrambi e riusciamo a farlo.

Tu hai fatto parte del gruppo sportivo delle Fiamme Azzurre: credi che se lo fossi ancora, quei 7 decimi che vi hanno diviso dalla medaglia ai mondiali di Rio sareste riusciti a limarli?

Io penso con la massima serenità che la medaglia fosse alla portata, se si fosse investito sul mezzo meccanico come in ogni disciplina e se avessimo avuto il tempo di prepararci al meglio. Con più ritiri e investendo su noi stessi, avendo davanti la possibilità di andare a un’Olimpiade. Se fossi rientrato nel gruppo sportivo subito dopo i mondiali di Glasgow, forse in Brasile la medaglia sarebbe arrivata, dato che in qualifica eravamo a due decimi e mezzo dall’argento. Il tempo c’è, il valore è quello. Ci manca solo la rifinitura finale, considerando che ci sono grandissimi step e grandissimi margini di crescita dati da aspetti oggettivi, che possono essere modificati con un minimo di sforzo da parte di tutti.

Il cittì Perusini assieme a Clauda Cretti in un’immagine 2023: la bergamasca è a Parigi
Il cittì Perusini assieme a Clauda Cretti in un’immagine 2023: la bergamasca è a Parigi
Quindi cosa ti auguri quando le Paralimpiadi saranno concluse?

Che l’UCI vari subito i nuovi calendari e si possa riprendere a lavorare, avendo davanti un quadriennio per arrivare a Los Angeles nel modo migliore. Allenarsi nelle pause del lavoro non è facile, considerando che altri fanno solo gli atleti. Se la domenica gareggi e il giorno dopo vai in ufficio, non riesci a recuperare. E se ti alleni la sera dopo il lavoro, ci arrivi già stanco. Nonostante tutto, devo ringraziare il mio Istituto che mi permette di farlo. Lo fai quando sai che ne vale la pena, con la consapevolezza che significa togliere dalla propria vita ogni altra cosa. Per un’Olimpiade ha senso. Ma noi non siamo come gli altri atleti che se non corrono su pista hanno la strada. Noi abbiamo solo la pista. E in questo momento quello che fa paura è il vuoto che vediamo davanti.

La sfida di Ceci, dall’ufficio alla pista, sognando Parigi

15.07.2023
7 min
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Il 4 gennaio del 2021, Francesco Ceci dichiarò che un buon modo perché i giovani scegliessero le discipline veloci della pista, rinunciando alla strada, fosse trovare un tecnico competente e un metodo di lavoro. L’ultimo velocista azzurro a sfiorare la qualificazione olimpica (in quel pezzo si spiegano anche le dinamiche della singolare esclusione) pensò di dare il suo contributo al settore velocità che ancora annaspava.

Poche settimane dopo quell’intervista, Ceci ricevette una mail con cui le Fiamme Azzurre gli comunicavano l’esclusione dal gruppo sportivo. La stessa comunicazione arrivò a Rossella Ratto e Simona Frapporti, che addirittura la ricevette durante una gara internazionale proprio nel velodromo di Ascoli Piceno. Il marchigiano passò negli uffici del Carcere di Marino del Tronto, alle porte del capoluogo. Alla fine della stagione invece, Ivan Quaranta fu incaricato di seguire la velocità e, come tutti sappiamo e come Ceci aveva suggerito, iI settore è rinato.

Alla fine del 2021 in cui Ceci è uscito dal GS delle Fiamme Azzurre, Quaranta ha iniziato a rifondare la velocità
Alla fine del 2021 in cui Ceci è uscito dal GS delle Fiamme Azzurre, Quaranta ha iniziato a rifondare la velocità

Ritorno a sorpresa

Sembrava chiusa lì, invece poche settimane fa a Dalmine, Ceci è arrivato secondo nel campionato italiano della velocità, battuto da quel giovane fenomeno di Mattia Predomo. A seguire invece ha vinto a Fiorenzuola il titolo del chilometro da fermo, precedendo Lamon e Boscaro, entrambi colleghi delle Fiamme Azzurre. Nel frattempo, aveva ripreso ad allenarsi con un obiettivo tutto nuovo. Lo sentiamo alle 19,45 di un giorno come tanti, fatti di ufficio e allenamento.

«Tra virgolette – sorride – faccio l’amatore. Sono un agente di Polizia Penitenziaria, lavoro in ufficio e per un po’ la bicicletta l’ho messa da parte. Nel 2021 ho gareggiato nell’internazionale di Amsterdam e a maggio ho battuto il record italiano nei 200 metri a Mosca, poi ho deciso di smettere perché non c’erano più i presupposti. Quello che sto facendo ora per certi versi è da pazzi, perché mi alleno dopo il lavoro e finisco sempre intorno a quest’ora…».

Questo il podio tricolore del Chilometro da fermo: battuti Lamon e Boscaro, entrambi delle Fiamme Azzurre
Questo il podio tricolore del Chilometro da fermo: battuti Lamon e Boscaro, entrambi delle Fiamme Azzurre
Però nel 2021 avevi corso anche i campionati italiani, giusto?

Vero. C’erano a settembre e mi sono detto di provarci. Ho vinto la velocità e sono arrivato secondo nel keirin. Poi ho smesso.

Nel frattempo ad Ascoli è stato demolito il velodromo…

Sapevamo che sarebbe successo, bisognava che il campo da calcio al suo interno fosse regolamentare perché potessero giocarci fino alla Serie D. Sembrava che la squadra del Monticelli potesse essere promossa, ma non è successo. Si parlò di creare un impianto polivalente sfruttando l’anello del pattinaggio, invece adesso ci sarebbero dei fondi stanziati per costruire un nuovo velodromo nella zona industriale. Il progetto è pronto, è stato dato l’appalto, stiamo aspettando che inizino i lavori.

Come nasce l’idea del tandem?

L’anno scorso non ho gareggiato, sono stato fermo. A gennaio 2023 invece mi ha contattato la Federazione tramite il settore paralimpico per la guida del tandem, quindi Silvano Perusini e Pierpaolo Addesi. Mi hanno dato questa idea, chiedendomi di provare. Così a gennaio sono risalito in bici per un mini ritiro di 2-3 giorni a Montichiari.

Avete un obiettivo?

Il mondiale di Glasgow, sul tandem con Stefano Meroni. Faremo lo sprint, il chilometro e il team sprint misto. Poi ci sarà il mondiale di marzo a Rio e da lì le Olimpiadi. I due mondiali sono la base per la qualificazione, ma più che le specialità, ci sarà da qualificare il Paese. L’unico problema è che io adesso sto continuando ad andare avanti con le ferie, che prima o poi finiranno.

Come funziona la tua settimana?

Lavoro lunedì e martedì fino dalle 7,55 alle 17,30 e poi mi alleno. Negli altri giorni lavoro fino alle 14,30 e mi alleno nel pomeriggio. Palestra e strada. Praticamente non c’è più tempo libero, non esiste il giorno di riposo. L’ultima volta che ho fatto un ritiro da venerdì a domenica, il lunedì sono andato in ufficio. Stessa storia il giorno dopo aver vinto il campionato italiano, mentre sarebbe stato bello riposare.

Perché fare anche il tricolore individuale?

E’ uscita la notizia che lo avrebbero fatto a Fiorenzuola. C’era diverso tempo per prepararlo e ho pensato di andare. Invece a un certo punto la Federazione ha fatto un cambiamento. Visto che c’era bisogno di punti per la qualifica mondiale nella velocità, i tricolori della specialità sono stati anticipati di due settimane e li hanno fatti a Dalmine.

E tu?

Era più di un anno che non salivo su una bicicletta singola, perciò ho cominciato a cercare una pista per provare. Ho fatto qualche chiamata in giro e le uniche che mi hanno dato la disponibilità per girare nel fine settimana sono state Fiorenzuola e Pordenone, grazie a Valentina Alessio. Lei mi ha dato disponibilità completa, ha permesso a mio fratello Davide di guidare la moto per me. E’ stato perfetto.

Com’è guidare il tandem?

Una cosa da provare. La differenza si sente ancora di più adesso rispetto a qualche anno fa, perché le biciclette singole si sono sviluppate a livelli esagerati, i tandem invece non sono cambiati così tanto. Il nostro è in alluminio, lo fa Bonetti a Padova. La prima volta è stato traumatico, mi sono ritrovato su questa bicicletta lunghissima e con una persona dietro.

Non semplice…

Devi capire come muoverti e alzarti di sella, anche se per ovvie ragioni ci si alza proprio poco. Capito quanto è stato strano cambiare bici negli ultimi 10 giorni, per preparare il campionato italiano elite? All’inizio non reagivo in maniera corretta, poi ho iniziato a riabituarmi e sono tornati gli automatismi, anche se avevo fatto l’ultima gara a settembre del 2021.

E come ti sei trovato?

L’ultimo giorno di ritiro a Montichiari, abbiamo fatto una prova sui 500 metri per capire quanto valessi. Poi da Montichiari sono andato a Dalmine, per correre il mercoledì. C’era un po’ di scetticismo, invece mi sono presentato con il mio miglior tempo a Dalmine. E alla fine sono arrivato secondo, perché Mattia Predomo ha delle qualità assolute, doti molto elevate. Se continua a crescere come sta facendo, arriverà molto in alto. A quel punto sono tornato in pista a Montichiari con la nazionale paralimpica.

E come è arrivato il tricolore del chilometro?

Sapevo di stare bene e ho detto a Perusini che mi sarebbe piaciuto provare una bicicletta da chilometro che avevo visto a Montichiari. Me l’ha data, la domenica ho fatto una prova sui 500 metri e quando sono sceso ho detto che sarei andato a Fiorenzuola per vincere. Ora però torno al mio tandem. Non so se a cose normali avrei accettato la proposta, ma c’è un bel programma e vale la pena investirci sopra.

Pensi che le Fiamme Azzurre potrebbero rivedere la sua posizione?

Per ora non si è mosso nulla, non ho idea di cosa accadrà. So che lunedì tornerò in ufficio e avrò le mie cose da sbrigare. E’ la mia vita, prendere o lasciare. Ci vediamo in pista a Glasgow, va bene? O magari ci vediamo ad Ascoli quando inizieranno a costruire il velodromo…

Altri due anelli ascolani, i templari, le sibille e fiumi di vino

03.07.2022
5 min
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Il primo dei tre anelli di Ascoli Rebirth, dopo aver descritto il secondo nel dettaglio, è un’andata e ritorno al mare sulle due sponde della Val Tesino. Partenza e arrivo sono collocate a San Benedetto del Tronto, in uno dei lungomare più curati della costa marchigiana.

Primo anello, si sale

Il tracciato si sviluppa in senso orario per un totale di 84 chilometri e 1.420 metri di dislivello quindi, come abbiamo ormai imparato da questa regione, è bene non prenderlo sottogamba. La pressoché totale assenza di pianura, ad eccezione appunto per i dintorni di San Benedetto, suggerisce prudenza.

La rocca di Acquaviva Picena si specchia sul mare, che si vede in basso: è salita vera
La rocca di Acquaviva Picena si specchia sul mare, che si vede in basso: è salita vera

Si comincia verso sud, ma appena superato il porto si svolta a destra per seguire in direzione di Acquaviva Picena. Dopo nemmeno 4 chilometri dal via ci sono subito pendenze significative (3 chilometri al 6 per cento) per portarsi in cresta alla collina che divide la vallata del Tronto da quella del Tesino. Tutto l’itinerario si svolge in effetti a quote collinari, tra i 250 ed i 500 metri, con continui saliscendi.

Splendida Offida

Superata Acquaviva, sovrastata dalla sua Fortezza Medievale, si superano le frazioni di San Savino e di Borgo Miriam. Si giunge a Offida, piacevole paese ricco di testimonianze storiche, nonché caratterizzato dalla lavorazione artigianale del merletto a tombolo. Si può sostare in Piazza del Popolo per ammirare il Palazzo Comunale. Ma senz’altro è d’obbligo una visita a Santa Maria della Rocca, una chiesa appena fuori dal centro storico, che sorge su uno sperone di roccia a picco sulla vallata sottostante.

La terra del vino

Salendo per la frazione San Barnaba si prende la strada che conduce a Castignano (nella foto di apertura i festeggiamenti di Templaria, ispirati al mito dei cavalieri crociati, che si svolgono ad agosto). Prima di arrivare in paese c’è uno strappo di un paio di chilometri al 6 per cento. Si possono ammirare i calanchi scoscesi egli impervi declivi delle colline, magistralmente lavorate dagli agricoltori del posto. Si distinguono soprattutto i produttori di vini quali il Rosso Piceno e, tra i bianchi, la Passerina e il Pecorino.

Arrivo a Ripatransone

Dopo Castignano si scende leggermente per raggiungere Rotella, dove è possibile ammirare la Torre Civica dell’Orologio ed il Parco delle Rimembranze dedicato ai caduti della Prima Guerra Mondiale. Si è praticamente risalito l’intero corso del Tesino che nasce nelle vicinanze (a Force). Ci si appresta invece a ritornare verso l’Adriatico sulla cresta della collina che prima vedevamo alla nostra destra, ovvero quella che divide la Val Tesino dalla Val d’Aso. Si torna a salire verso Montedinove e Montalto delle Marche (520 metri di quota e punto più alto dell’anello), quindi 5 chilometri di dolce discesa portano in direzione di Cossignano.

L’ultima fatica è quella per arrivare a Ripatransone (4 chilometri al 5 per cento ma con punte nel finale del 7-8 per cento), ripagata dalla stupenda vista sulla vallata sottostante e sulle montagne all’orizzonte, dai Monti della Laga fino ai Sibillini. Ultimi 15 chilometri di discesa per tornare a San Benedetto.

L’insediamento di Ripatransone risale al Neolitico, ma ebbe importanza con l’arrivo dei romani
L’insediamento di Ripatransone risale al Neolitico, ma ebbe importanza con l’arrivo dei romani

Il terzo anello e il Vettore

Il terzo dei tre anelli di Ascoli Rebirth, promosso da Marche Outdoor, è invece quello più interno. Ed anche il più corto con i suoi 57 chilometri (dislivello di 1.200 metri circa). La partenza è situata presso gli impianti sportivi di Venarotta.

Subito ci attende una salita di 4 chilometri al 5 per cento, dove, sulla destra, si può ammirare il Monte Ascensione che domina Ascoli (presenza costante negli ultimi due anelli). Allo scollinamento si prosegue verso sinistra, scendendo a Palmiano, con i Monti Sibillini sullo sfondo. Da questo piccolo borgo di nemmeno 200 abitanti ci sono 18 chilometri di leggero e costante falsopiano (2 per cento) per arrivare ai 920 metri di Monte Propezzano. Quindi tre chilometri di discesa per poi risalire verso Balzo, sempre con pendenze lievi. Siamo ai piedi del Monte Vettore, che si erge davanti a noi con i suoi 2.476 metri. 

Roccafluvione è il paese del Tartufo Nero, prelibatezza locale: pezzo forte del secondo dei tre anelli
Roccafluvione è il paese del Tartufo Nero, prelibatezza locale

Roccafluvione e i tartufi

Proseguendo, potremmo cimentarci con l’impegnativa salita di Forca di Presta, ma il nostro itinerario invece piega verso est. Andiamo a prendere un altro lungo falsopiano, stavolta discendente, che segue il corso del Fluvione (affluente del Tronto). Superiamo l’abitato di Uscerno e raggiungiamo Roccafluvione. Questo paese è noto per il Tartufo Nero Pregiato.

Inizia da qui l’ultima asperità dell’ultimo di questi tre anelli per risalire a Venarotta (3,5 chilometri al 4 per cento) per poi ritornare al punto di partenza di questo itinerario non particolarmente duro, ma molto appagante dal punto di vista paesaggistico.

Ascoli Rebirth: piazze, salite, eremi, fontane e sapori speciali

03.07.2022
7 min
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Prosegue il viaggio cicloturistico nelle Marche. E dopo Ancona e Macerata, per la provincia di Ascoli abbiamo scelto il secondo anello di Ascoli Rebirth, promosso da Marche Outdoor. Si parte proprio dal capoluogo del Piceno ed abbiamo appuntamento con i nostri amici Davide e Stefano nella più antica piazza della città, Piazza Arringo.

Vi entriamo pedalando attraverso il piccolo arco che passa sotto il Museo Diocesano e, una volta fuori, scopriamo che è piena di gente brulicante a causa del mercato settimanale. Due sbracciate in lontananza dei nostri amici richiamano l’attenzione e, dopo i saluti, siamo dal lato opposto della lunga piazza per riempire le borracce alla seconda delle due ottocentesche fontane gemelle.

Una sosta dal fornaio prima di partire: fa strada Davide Falcioni
Una sosta dal fornaio prima di partire: fa strada Davide Falcioni

Il cuore della città

«Ci portiamo qualcosa da mangiare?», fa Davide, che subito ci conduce nell’angusto forno alle nostre spalle, semi coperto da una bancarella. Mettiamo una focaccina nelle tasche, ci dileguiamo dal trambusto del mercato e raggiungiamo la vicina Piazza del Popolo, altro fiore all’occhiello di Ascoli, questa volta rinascimentale, cinta da porticati, dal Palazzo dei Capitani del Popolo e dall’abside della Chiesa di San Francesco.

Anche qui troviamo un mercatino, quello dell’antiquario, e quindi proseguiamo sui sampietrini delle vie limitrofe, superando un recente murales in via delle Canterine e giungendo al punto di partenza ufficiale del tour, che è sul ponte romano di Porta Solestà, che supera il Tronto sin dai tempi dell’età augustea.

Fuori dal mondo

Risaliamo il fiume per quattro chilometri poi, dopo una svolta a destra, prendiamo una stradina tanto isolata quanto “cattiva” per le sue pendenze in doppia cifra. Superiamo gli agglomerati di Galleggiano e Gimigliano, unici due baluastri di civiltà in una vallata stretta e silenziosa, verde e soleggiata.

Quattro chilometri di tregua per arrivare al centro abitato di Venarotta, dove ci colpiscono prima la Chiesa dei Santi Cosma e Damiano, poi quella della Madonna della Grazie, a pianta ottagonale.

Lasciato il paese la strada riprende a salire su strada ampia, ma con pendenze solo appena più lievi di quelle incontrate in precedenza.

Tracce di Templari

Tutto l’itinerario odierno gira in senso orario intorno al Monte Ascensione, che infatti abbiamo costantemente alla nostra destra e risulta visibile per gran parte tour, che alla fine misurerà 75 chilometri e 1.500 metri di dislivello.

La salita finisce con un affaccio sui Monti Sibillini, il panorama si apre notevolmente ad ovest e qualche bosco custodisce degli sterrati su cui ci divertiamo a fare qualche variazione sul tema con le nostre gravel. La particolarità è che si rimane in quota, intorno ai 700 metri, per circa 13 chilometri, incluso lo strappo che porta al borgo di Castel di Croce, nominato a più riprese dagli storici locali per presunte, ma mai documentate, presenze di cavalieri Templari.

Il Piccolo Santo

Ora inizia il primo tratto rilassante della nostra ciclo-escursione, scendendo per ampi tornanti verso Rotella. Davide pensa bene di optare per una sosta all’eremo francescano dove c’è una cella che ospitò il Santo. Suoniamo il campanello del cancello, il frate ci apre, lasciamo le bici sulla ghiaia che delimita il giardino pieno di rose molto ben curate e visitiamo questo posto avvolto dal silenzio.

Poi si riparte. La discesa finisce ben presto, ma prima di riprendere la salita verso Capradosso, prolunghiamo di qualche centinaio di metri per visitare Rotella, la quattrocentesca Torre Civica dell’Orologio ed il vicino Parco delle Rimembranze, dove ogni albero è affiancato da una piccola lapide con il nome di un caduto della Grande Guerra.

Tra calanchi e ferite

Torniamo al bivio per Capradosso ed affrontiamo la terza e ultima ascesa di giornata, quattro chilometri al 5 per cento. Siamo alle pendici settentrionali dell’Ascensione e ci dirigiamo con una dolce discesa verso Sud-Est con, alla nostra sinistra, le colline che si perdono all’orizzonte e finiscono laggiù nell’Adriatico.

Questa è zona di calanchi: «Vedi Andrea? In cresta a quel calanco c’è un single track molto bello da fare con le gravel o mountain bike», ci spiega Stefano mentre ci dà il cambio in un tratto di falsopiano.

La ciclabile lungo il Tronto, che porta dal mare ad Ascoli: si rientra
La ciclabile lungo il Tronto, che porta dal mare ad Ascoli: si rientra

Raggiungiamo Appignano del Tronto che il sole è alto sulle nostre teste. Purtroppo sono ancora visibili i segni del terremoto del 2016, soprattutto nelle “imbracature” antisismiche che sorreggono la Chiesa di San Giovanni Battista ed il suo svettante campanile. Il colore rossiccio dei mattoncini in cotto della chiesa è ancora più vivido con la calura e noi, dopo esserci rinfrescati nella fontanella sotto di essa, ripartiamo verso la vallata del Tronto.

Birra e olive

Transitiamo a Castel di Lama, collocato sulla Salaria ed il cui comune è in realtà suddiviso in Ville, simili alle contrade, per poi svoltare a destra e risalire il Fiume Tronto fino ad Ascoli Piceno. I nostri due scudieri, Davide e Stefano, ci fanno fare una deviazione dal percorso originario, bypassando 3 chilometri di strada statale grazie alla pista ciclabile che si prende dalla Strada della Bonifica e ci porta fino a Monticelli.

Infine, lunghissimo rettilineo per rientrare in Piazza Arringo, dove il mercatino si è concluso, i venditori stanno sfollando e noi ci possiamo sedere e seguire con lo sguardo il lungo Palazzo dell’Arengo che culmina con la Cattedrale di Sant’Emidio ed il vicino Battistero di San Giovanni. Il tutto accompagnato da una birra fresca in una mano e le immancabili olive all’ascolana nell’altra…

Doppietta Scaroni, qualcuno adesso farà qualcosa?

08.06.2022
4 min
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Questa volta non l’ha fatto con la rabbia, ma col cuore. Cristian Scaroni ha vinto la prima e poi anche l’ultima tappa della Adriatica Ionica Race, in una sorta di lungo e accorato appello per i destini dei corridori Gazprom. E vi possiamo giurare che in certi momenti ci sentiamo persino fastidiosi a ricordarlo, ma niente si muove e bisogna fare in modo che accada. Alla partenza i ragazzi della nazionale avevano detto che se si fosse arrivati in volata, avrebbero lavorato tutti per Malucelli. Per questo Scaroni è entrato nella fuga senza collaborare, mentre dietro il romagnolo pedalava sperando che li sarebbero andati a prendere.

«Non sapevo come stessi – dice con la fronte che gronda di sudore e aloni su tutto il corpo – perché dopo il Grappa ho avuto un affaticamento muscolare conseguente al crampo, per cui nei due giorni successivi, in cui avrei potuto combinare qualcosa, ho fatto peggio. Oggi sono entrato nella fuga, ma non per vincere. Volevo proteggere Malucelli, il velocista più forte di questa corsa…».

Corsa conclusa, foto ricordo di Argentin, con l’assessore regionale Castelli
Corsa conclusa, foto ricordo di Argentin, con l’assessore regionale Castelli
Negli ultimi 25 chilometri si è capito che non vi avrebbero preso…

E infatti sono stati tremendi. Ho dovuto chiudere tanti buchi e lo stesso hanno fatto Boaro e Zardini. Ci siamo parlati per impedire che se ne andassero quelli della Kern e della Eolo, che erano in due.

Dopo l’arrivo Stoinic ti ha urlato dietro qualcosa…

Quando sono partito ai 150 metri ero a metà carreggiata e mi sono spostato leggermente sulla destra, ma non mi sembra di aver fatto nulla di male. Mi dispiace che abbia avuto da dire, ma la volata di testa l’ho fatta io…

Per l’Italia tre vittorie di tappa e la certezza di aver aiutato tre ragazzi che lo meritano
Per l’Italia tre vittorie di tappa e la certezza di aver aiutato tre ragazzi che lo meritano
La prima vittoria è venuta di rabbia, questa?

Questa col cuore. Ieri ero sofferente alla coscia, non credevo di avere più gambe per mettere insieme qualcosa. Proprio col cuore.

Ci voleva?

Ci voleva. Diciamo che adesso mi sono sbloccato definitivamente. Speriamo di trovare una soluzione per tutto il resto e magari anche una squadra per quest’anno.

L’abbraccio di Bertazzo a Scaroni ha molti significati
L’abbraccio di Bertazzo a Scaroni ha molti significati

Situazione assurda

Se le WorldTour non possono ritoccare i loro organici, sembra francamente incredibile che a fronte delle vittorie di questi ragazzi, non ci siano professional disposte a ingaggiarli sino al termine della stagione.

«Correrei anche gratis – diceva ieri mattina Malucelli – l’importante è correre per arrivare al prossimo anno senza essere rimasti fermi per otto mesi».

Sul traguardo di Ascoli, fra i primi ad abbracciare Scaroni è arrivato Liam Bertazzo, uomo d’oro della pista, che ha lavorato in vista della Nations Cup di Cali e ha aiutato i compagni. Come i ragazzi della Gazprom, anche lui alla fine del 2021 si è trovato a lungo senza squadra.

«Posso capirli bene anche io – dice – perché mi sono ritrovato a lungo senza niente. Allenarsi è dura, perdere completamente il ritmo gara rende difficile anche allenarsi. Da questi particolari si distingue che hanno testa, grinta e cuore».

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Zana, è fatta: «Adriatica Ionica, quarta settimana del Giro»

08.06.2022
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Seduto sotto i portici del Palazzo dell’Arengo ad Ascoli Piceno, Filippo Zana si gode la vittoria della Adriatica Ionica Race. Non l’ha mai data per scontata, anche se si era ormai capito che le strade per metterlo in difficoltà fossero finite. E così la stagione, che doveva essere quella del passo avanti dopo l’eccellente Tour de l’Avenir, si è rimessa in carreggiata.

La primavera e le corse fino al Giro, legate forse a un cambiamento di preparazione dell’ultima ora, non sono state formidabili. Avendo la corsa rosa nel mirino, la squadra aveva concordato che Zana andasse sull’Etna per fare l’altura e poi il Giro di Sicilia. Invece il suo preparatore Paolo Artuso, lo ha dirottato sul Teide con i corridori del Team Bahrain Victorious ed ha poi suggerito che andasse al Tour of the Alps, dove forse il livello era troppo alto e gli ha impedito di arrivare al Giro come avrebbe sperato. In quelle tre settimane s’è invece compiuto il miracolo della condizione. E sulle strade dal Friuli alle Marche, il corridore della Bardiani-CSF-Faizanè è riuscito a rialzare la testa.

Dopo la tappa, Zana serenissimo ha raccontato il suo stato d’animo
Dopo la tappa, Zana serenissimo ha raccontato il suo stato d’animo

«Adesso tutto è basato sui numeri – dice e un po’ sorride – e quando si vede che ci sono i numeri, si capisce che siamo in forma. Però diciamo che ho capito di stare veramente bene nella prima tappa, quando ho fatto l’attacco in salita e ho tirato sempre io. Ho scremato bene il gruppo e poi dopo la discesa ne avevo ancora per chiudere su tutti gli scatti. Quel giorno mi sono detto che la gamba stava tornando…».

E poi c’è stato il Grappa, no?

Sul Grappa mi sono sentito veramente forte. Ho ritrovato la gamba che avevo l’anno scorso quando stavo bene, per esempio al Tour de l’Avenir. Sono veramente contento, tutti i giorni è stata dura però le gambe c’erano, quindi è andata bene.

Per la Bardiani una festa attesa e necessaria nel centro di Ascoli
Per la Bardiani una festa attesa e necessaria nel centro di Ascoli
Si va in paranoia se la condizione non arriva?

Diciamo che ci sono stati momenti non facilissimi, però sono riuscito a rimanere concentrato e diciamo che questa vittoria ripaga un po’ di tutti i sacrifici e le difficoltà che ci sono state fino ad ora. Speriamo di continuare al meglio e che la ruota sia girata. Adesso si arriva fino ai campionati italiani e poi ci sarà bisogno di recuperare per fare una bella seconda parte di stagione.

Possiamo dire che il Giro sia stato per certi versi deludente, ma di certo allenante? 

Questa condizione viene da lì. Dal Giro si può uscire morti o con la gamba. Io per fortuna sono andato in crescendo, si è visto che per me questa è come fosse la quarta settimana del Giro. Avevo buone gambe e sono riuscito a giocarmi la gara.

Come è stato portare la maglia tutti i giorni?

Ho avuto una squadra super, quindi non è stato così stressante. Sicuramente bisognava sempre stare attenti agli attacchi degli avversari, anche perché la classifica era corta, quindi ho dovuto muovermi io in prima persona quando attaccavano i primi di classifica. Però la squadra ha lavorato veramente in maniera strepitosa per giorni e quindi è grazie a loro se sono riuscito a portare a casa questa corsa.

La vittoria cambia faccia alla tua stagione?

Diciamo che ripaga un po’ di sacrifici e di sofferenze avute quest’anno. Quindi adesso abbiamo un’altra metà di stagione bella tosta e sicuramente cercheremo di prepararla nel migliore dei modi, per riuscire a toglierci ancora qualche soddisfazione.

Sul podio finale oltre a Zana c’eranoanche Tesfatsion e Pronskiy
Sul podio finale oltre a Zana c’eranoanche Tesfatsion e Pronskiy

Ha lo sguardo sereno e le gambe che pulsano ancora di caldo e fatica. Adesso vengono a chiamarlo per la premiazione. Ora finalmente potrà salire sul podio e sentire che il discorso è chiuso. Piano con i voli pindarici. La sua carriera è appena agli inizi, ma la continuità nei risultati è di solito sinonimo di qualità. La Adriatica Ionica Race per il vicentino è la terza corsa a tappe vinta in due anni (prima il Sazka Tour e la Course de la Paix del 2021, oltre al terzo posto al Tour de l’Avenir). E questo, lasciandolo crescere come si deve, potrebbe essere un ottimo punto di partenza.

AIR, percorso e sapori dell’ultima tappa nelle Marche

29.05.2022
6 min
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La quinta e ultima tappa dell’Adriatica Ionica Race rimarrà ospite delle Marche e delle sue tradizioni culinarie. Dopo quattro giorni di battaglia vera per la conquista della maglia blu, si ripartirà da Castelraimondo per approdare, dopo 151 chilometri, sotto lo striscione del traguardo di Ascoli Piceno con una tappa sulla carta adatta alle ruote veloci ma ricca di saliscendi. L’ultimo assalto alla classifica generale vedrà la sua chiusura nel bellissimo centro storico marchigiano. Qui il gruppo passera per i primi due passaggi sulla linea d’arrivo come traguardo volante, mentre il terzo applaudirà il vincitore finale della AIR 2022.

Quinto e ultimo appuntamento anche per il Food Project coordinato e supervisionato da Federico Da Re all’interno dell’Hospitality all’arrivo. Un’occasione per la carovana di assaporare le specialità marchigiane curate dagli Chef Mirko e Alex De Luca di Filo Eventi. In particolare saranno presenti aziende del territorio che faranno assaggiare le eccellenze gastronomiche del luogo. 

Il marchigiano Riccardo Stacchiotti, ci ha accompagnato nella scoperta del percorso tra i sali e scendi continui dell’entroterra arricchito dalle splendide terrazze naturali offerte dagli Appennini. 

Il piatto tipico

Per l’ultima tappa le Marche offrono una gastronomia ricca di tradizione e di piatti conosciuti su tutto il territorio nazionale e non solo. 

Per l’occasione il piatto tipico che chiuderà il Food Project saranno gli spaghetti al burro, acciughe e lenticchia di Castelluccio soffiata. La cura di questa ricetta sarà di Enrico Mazzaroni, Chef di Montemonaco. 

Il famoso Chef marchigiano curerà anche gli antipasti e i dolci, rispettivamente la sfera di parmigiano e la torta al cioccolato. Una ciliegia sulla torta che porterà alla conclusione un viaggio culinario tra quattro regioni amiche delle due ruote e ricolme di eccellenze come Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Emilia-Romagna e Marche. 

Specialità marchigiane

In ogni angolo dello Stivale, turisti dal mondo e italiani possono godere di quello che è la gastronomia tricolore. Ricette e prodotti tipici che vengono tramandati nelle case e che riescono ad emergere con la volontà degli imprenditori che credono nella tradizione. 

Tra questi ci saranno i salumi e formaggi offerti dal Salumificio Properzi di Colmurano (MC). L’olio EVO proposto dall’Azienda Agricola Scuppa di Macerata. Non solo cibo ma anche vini e distillati. In particolare il rosso Piceno e il Verdicchio di Matelica proverranno dalla Cantina Villa Pigna di Offida (AP)e dalla Az. Agr. Scuppa. Ngricca invece fornirà i suoi distillati di produzione provenienti dall’Agri-Distilleria ascolana. Mentre a stuzzicare il palato con i suoi prodotti ci sarà il Forno Fior di Grano di Marcello di Numana. Infine frutta e verdura verranno proposti da Sbrolla Frutta di Sant’Elpidio al Mare.

L’insieme sarà coordinato in collaborazione con la Confederazione di produttori agricoli, Copagri Marche. A valorizzare l’intero progetto Food ci saranno le stoviglie e gli accessori compostabili forniti da Cristianpack BIO. Un’azienda italiana attenta all’impatto ambientale con prodotti BIO e compostabili. 

Entroterra

La quinta tappa dell’Adriatica Ionica Race si addentrerà nell’entroterra marchigiano costeggiando l’Appennino. A raccontarci la bellezza della partenza da Castel Raimondo e l’arrivo ad Ascoli Piceno c’è Riccardo Stacchiotti, nato a Recanati e cresciuto su queste strade. 

«Il nostro entroterra non presenta un metro di pianura. Ci sono continui sali e scendi anche molto pendenti, non lunghi ma con strade strette che richiedono attenzione da parte del gruppo. L’altimetria è un elettrocardiogramma, anche se non c’è una vera e propria salita su cui fare la differenza. Può essere una tappa nervosa. O si sale o si scende. Così come l’arrivo ad Ascoli. Sono strade bellissime con paesaggi caratteristici a sbalzo. Vere e proprie terrazze naturali sulla cresta degli Appennini. Dentro e fuori dai centri storici, su e giù con passaggi molto belli da affrontare». 

La corsa

La quinta tappa sarà l’epilogo di cinque giorni duri che consegneranno lo scettro del vincitore a chi si sarà dimostrato il corridore più completo sulle salite e le insidie delle Regioni affrontate.

«L’Adriatica Ionica Race – dice Stacchiotti – l’ho fatta tre volte. E’ una bellissima gara, gli altri anni con le tappe con lo sterrato e salite storiche come quella del Monte Grappa. E una corsa che si sta costruendo una solida reputazione, con un’organizzazione da grande giro. Così come verrà affrontata quest’anno dopo il Giro d’Italia può essere un’occasione, per chi esce di avere già una gamba allenata, ma anche per chi si prepara agli appuntamenti più importanti di metà stagione come Tour e altre corse. E’ molto allenante, cinque giorni con tappe dure che portano l’atleta a un buon livello di forma. Una corsa sicuramente interessante, con una finale nella mia Regione le Marche, che ne valorizzeranno sicuramente l’insieme». 

Brian’s Bike Shop, un negozio che ama e promuove il territorio

11.05.2022
4 min
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Un negozio in grado di essere motore trainante per ciò che riguarda la scoperta di un territorio come quello di Ascoli Piceno. Ve ne abbiamo parlato attraverso il lato tecnico e commerciale, oggi approfondiremo quella che è la filosofia di ciclismo e turismo secondo Brian’s Bike Shop

Passione e comunità, sono due parole ricorrenti nel progetto e nelle attività dedicate al turismo che vengono pronunciate dal titolare Giulio Fazzini, per spiegare la sua filosofia. Il contesto è in evoluzione, la bici sta diventando sempre più amica del territorio. Le istituzioni hanno iniziato un percorso di investimenti per rendere le due ruote sempre più al centro della promozione turistica. 

Brian’s Bike Shop attraverso i suoi progetti futuri e i suoi eventi, è da sempre stato protagonista e promotore di questo settore. Con l’idea di coccolare il turista per una settimana dal suo arrivo, portandolo alla scoperta delle bellezze del territorio.

Ascoli Piceno, Piazza del Popolo. La scoperta del territorio passa anche dai centri storici e dalla conoscenza dell’enogastronomia locale
Ascoli Piceno, Piazza del Popolo. La scoperta del territorio passa anche dai centri storici e dall’enogastronomia
Quali eventi organizzate per i turisti della bicicletta?

Abbiamo un progetto da qui a fine anno per quanto riguarda le bici da strada. Improntato sui turisti che vengono dall’estero. Andiamo a prendere il cliente all’aeroporto e gli confezioniamo su misura l’esperienza di una settimana in sella. Scegliamo una struttura di altissimo livello, richiediamo le misure del bike fitting per cucirgli addosso una bici di medio/alto livello. Li seguiamo nelle loro escursioni guidate con il furgone, per qualsiasi evenienza. Chiudiamo la sera con anche riunioni per la conoscenza del percorso e decidere eventuali modifiche o assecondare richieste.

Come’è nata questa idea?

E’ nata da un’esigenza che abbiamo percepito dagli stranieri che ci venivano a trovare. Mandarli senza un’organizzazione sulle nostre strade non è abbastanza. Per poter valorizzare il territorio è necessario dare un servizio serio e affidabile che faccia visitare e scoprire le nostre eccellenze in tranquillità.

Qual è la situazione delle strutture a misura di bici?

Siamo un po’ indietro, collaboro con la Regione Marche per questo discorso, ma siamo ancora allo stato embrionale. Il territorio sta diventando pian piano bike friendly. Si sta investendo tanto. Abbiamo una ciclabile che va da Ascoli a San Benedetto del Tronto e questa può essere un punto di partenza da cui partire per valorizzare il contesto. Inoltre collaboriamo con le strutture ricettive. Anche se uno dei problemi fondamentali rimane la reperibilità delle bici.

Oltre al territorio avete anche altre eccellenze?

Siamo a ridosso del confine fra Marche e Abruzzo, abbiniamo anche un discorso enogastronomico. Facendo percorsi ad hoc per degustazioni nelle cantine. 

Come scegliete i percorsi da proporre?

Abbiamo l’imbarazzo della scelta. Selezioniamo prima il livello di chi ci va in bici. Se è una famiglia non possiamo portarla nei posti più sperduti. Cerchiamo di scegliere un livello base, più semplice. Stiamo quindi vicino al mare, oppure nelle zone collinari con poco dislivello. Se invece viene un cliente più tecnico, noi siamo ai piedi dei Monti della Laga oppure i Sibillini e viene più semplice disegnare un percorso più impegnativo, che lo soddisfi come caratteristiche tecniche. 

Quali sono i più caratteristici?

Abbiamo la montagna accanto, che porta a San Giacomo, arrivo del Giro d’Italia 2021, che è sicuramente tra gli itinerari più caratteristici. Un altro è quello che si sviluppa nella zona di Acquasanta, la vecchia Salaria. E’ un percorso tanto tranquillo, con poco traffico, ed è ideale da fare anche con la famiglia. Quanto si arriva, c’è anche una stazione termale privata e pubblica, dove si può fare il bagno in libertà. Un lato wild che piace molto.

Le escursioni vengono adattate al livello di pratica del cicloturista
Le escursioni vengono adattate al livello di pratica del cicloturista
Gli itinerari sono tutti tracciati e riconoscibili?

I percorsi sono segnalati, infatti ci appoggiamo ad un’applicazione che è stata sviluppata qui ad Ascoli da ragazzi del posto che hanno e stanno ancora tracciando i percorsi, per poterli scaricare sul proprio dispositivo. Si chiama ATA. Anche se il cliente straniero non ha bisogno di assistenza come piace a noi italiani. A lui basta una cartina ed è a posto, per quello che riguarda la nostra esperienza.

Avete una squadra che rappresenta Brian’s Bike Shop?

No, assolutamente no. Siamo uno dei pochi negozi in Italia che non ha una squadra rappresentativa. Il motivo è ben preciso. Da noi l’intenzione è sempre stata quella di creare una community. In squadra a volte si creano inimicizie e rivalità. E non è questo quello che ci interessa. 

Brian’s Bike Shop, negozio fisico e web: l’integrazione è possibile

23.03.2022
3 min
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Brian’s Bike Shop, il conosciuto punto vendita specializzato di Ascoli Piceno, è da tempo un vero e proprio riferimento commerciale per moltissimi ciclisti marchigiani, ma non solo. Da qualche mese è online con un sito e-commerce ridisegnato e letteralmente “colmo” di moltissime occasioni da poter cogliere al volo.

Biciclette, abbigliamento, componentistica, accessori, caschi, occhiali, scarpe, trainer, prodotti specifici per la manutenzione, integratori alimentari ed articoli per la cura personale: la proposta è davvero vastissima, le condizioni commerciali sono tendenzialmente molto vantaggiose e tutte da scoprire (per i nostri lettori è valido in fase di “check out” il codice promo BICIPRO).

Brian’s Bike Shop è rivenditore ufficiale di moltissimi marchi, tra cui Specialized
Brian’s Bike Shop è rivenditore ufficiale di moltissimi marchi, tra cui Specialized

La passione ci guida…

«Il nostro negozio – ha dichiarato a bici.PRO Giulio Fazzini, che di Brian’s Bike Shop è il titolare – nasce direttamente dalla passione che nutriamo per le due ruote. Dietro c’è anche la voglia di creare un approdo per tutti gli appassionati di ciclismo, stradisti e biker, che condividono con noi questo amore per la bicicletta. Quello che ci piace sempre ripetere, è che non importa che il cliente entri per acquistare qualcosa… Può venirci a trovare per un consiglio tecnico, ad esempio, per scegliere un componente più performante. Il nostro obiettivo è sempre stato quello di aiutarlo ad emozionarsi una volta in sella. Ecco, l’essenza del nostro punto vendita è proprio questa…».

Oltre al negozio fisico si affianca anche il web store un’opportunità in più per raggiungere tanti nuovi clienti
Al negozio fisico si affianca anche il web store

«Inoltre – prosegue Giulio – sappiamo bene quanto le biciclette, ma anche l’offerta degli accessori che ruotano attorno ad esse, siano diventate estremamente sofisticate. Ammetto che a volte è complesso anche per noi saperle trattare, e per questo ci impegniamo quotidianamente ad aggiornarci. Seguiamo le evoluzioni del mercato partecipando a specifici corsi di approfondimento. Siamo così più informati e in grado di offrire sempre ai nostri clienti il servizio migliore».

Una super offerta sul web

Oggi al negozio (Brian’s Bike Shop è rivenditore ufficiale Trek, Specialized, Pinarello e Cannondale) si affianca anche l’e-commerce, a beneficio di una platea di clienti potenzialmente vastissima…

Giulio Fazzini, al centro, premiato in Beltrami TSA
Giulio Fazzini, al centro, premiato in Beltrami TSA

«Proprio così. Da qualche mese – spiega Giulio – abbiamo creato, e poi implementato grazie anche al prezioso contributo di mio fratello Fabio, un’apposita sezione online del nostro sito. Una sezione che oggi è preponderante e in grado di offrire moltissime opportunità commerciali a tutti gli appassionati di ciclismo che decideranno di farci visita.

«Si parte con le biciclette, per arrivare ai componenti e agli accessori, passando dall’abbigliamento fino agli integratori: tutti prodotti delle migliori marche oggi in circolazione. I risultati che stiamo ottenendo sono molto incoraggianti. Stiamo lavorando nella direzione giusta anche sul web. Crediamo che un’integrazione tra negozio fisico, con il plus dell’assistenza e dell’officina tecnica, e store online sia assolutamente possibile».

Brian’s Bike Shop