Belgi e olandesi in massa a Milano, per Fenix e Van Vleuten

21.12.2024
6 min
Salva

MILANO – Per avere l’idea di quanto sia popolare il ciclismo fra Belgio e Olanda, basti pensare a quanto è accaduto ieri a Milano. Ci era arrivato un invito da parte di Nico Dick, il press officer della Alpecin-Deceuninck, per la presentazione a Milano della Fenix-Deceuninck. Appuntamento alle 10,30 nello showroom di Fenix in via Quintino Sella, alle spalle del Castello Sforzesco. Alle 12, a due fermate della “metro verde”, ci sarebbero stati la conferenza stampa del presidente federale Dagnoni e poi il Giro d’Onore.

Quando alle 10,20 il locale si riempie degli inviati belgi e olandesi, che di solito incontriamo nelle grandi corse, ci viene il sospetto di qualcosa di grosso. Uno di loro infatti, giornalista di Wielerfiets, ci dice di sfuggita che sarà presente un grosso nome, ma non sanno chi. E per questo sono partiti in blocco da casa. Poi aggiunge che il grosso nome magari è tale per loro e non per noi. Incuriositi continuiamo ad aspettare, ma convinti di fargli una gentilezza diciamo a tutti che di lì a poco ci saranno a disposizione della stampa personaggi come Ganna, Viviani, i fratelli Consonni, Guazzini, Balsamo e tutto il ben di Dio del Giro d’Onore. Credete che uno solo di loro si sia mosso da lì?

Il team manager Philip Roodhooft ha fatto il punto sulla squadra e spiegato il ruolo di Van Vleuten
Il team manager Philip Roodhooft ha fatto il punto sulla squadra e spiegato il ruolo di Van Vleuten

Sorpresa Van Vleuten

Il grosso nome effettivamente c’è ed è quello di Annemiek Van Vleuten. L’olandese si è ritirata alla fine del 2023 a 41 anni. Si è data un gran da fare nel gravel e alla fine ha accettato l’offerta di Philip Roodhooft, team manager della squadra belga, perché ne diventi un po’ coach, un po’ ispiratrice e un po’ anche talent scout. Con quattro titoli mondiali, un oro olimpico a crono, la vittorie del Tour, di 4 Giri d’Italia e di 2 Vuelta Espana, oltre a 2 Fiandre, 2 Liegi, 2 Strade Bianche e 2 Omloop Het Nieuwsblad, Annemiek è considerata una delle dei migliori cicliste di sempre.

«E’ soprattutto un investimento – dice Roodhooft, presente a Milano – per raggiungere risultati migliori. La squadra ha lottato, ma manca qualcosa perché arrivi dove vorremmo. Il ruolo di Annemiek è difficile da inquadrare, ma non è indefinibile. Ad esempio, nella nostra squadra abbiamo un’atleta come Carina Schrempf, che due anni fa correva gli 800 metri. Non ha parenti che le abbiano insegnato ad andare in bicicletta, per cui si tratta di un processo per il quale se va bene servono cinque anni. Con Annemiek in squadra ad esempio, possiamo accelerare questo processo di apprendimento. In più può insegnare alle ragazze a correre in modo più intuitivo, prendendo l’iniziativa e fiducia in se stesse. Finora tutte le tattiche sono affidate al direttore sportivo, sarebbe bello che durante un’intervista l’atleta fosse capace di dire di essere scattata perché ha visto un’occasione».

Chiamata a primavera

Lei è rimasta per tutto il tempo seduta e silenziosa. Ha scattato foto quando Alessia Piccolo ha presentato le maglie in tre colori e anche quando lo stesso Roodhooft ha raccontato gli obiettivi di un team che ha consolidato il rapporto con Fenix fino al 2027. Solo quando lo chiamano sullo sgabello, inizia a raccontare la sua versione.

«Dopo la primavera, che è stata un po’ deludente in termini di vittorie – dice – ho ricevuto una telefonata da Philip Roodhooft. Mi ha detto: “Sentiamo che abbiamo ancora bisogno di qualcosa per aiutare le ragazze a fare il passo decisivo. Pensiamo che tu possa aiutarci”. Questa è una grande opportunità per me. Sapevo di non voler fare il direttore sportivo, perché penso che altri siano tatticamente più bravi. E non volevo nemmeno essere un allenatore. Quindi questo ruolo libero mi piace molto.

«Credo che la squadra abbia delle individualità molto forti – dice – di cui ancora non c’è consapevolezza. Prendo il mio esempio. Ho scoperto casualmente che potevo essere uno scalatore. Volevo andare ai Giochi di Rio ed è per questo che ho iniziato ad allenarmi forte in salita. Se qualcuno avesse espresso prima la sua fiducia nelle mie qualità, per me avrebbe fatto una grande differenza. Sarò una sorta di performance coach, sarà un viaggio di scoperta per me e per la squadra. Sicuramente ne ragionerò insieme alle atlete e vedrò come ottenere il meglio da ciascuna di loro e da tutta la squadra».

Nel 2022, Van Vleuten ha vinto la prima edizione del Tour Femmes e a seguire il mondiale di Wollongong
Nel 2022, Van Vleuten ha vinto la prima edizione del Tour Femmes e a seguire il mondiale di Wollongong

Tre atlete al massimo

Andando avanti con le domande, viene fuori però che il suo non sarà un impegno ad ampio raggio, ma piuttosto focalizzato su due atlete: Puck Pieterse e Pauliena Rooijakkers, la giovanissima star del fuoristrada ma vincitrice di una tappa al Tour e la terza dell’ultima Boucle.

«L’idea è di lavorare specificamente con tre ragazze – specifica però Van Vleuten – ma non è ancora del tutto noto quali saranno. Mi unirò alla squadra al ritiro di gennaio e conoscerò tutti. Potrei certamente lavorare con Puck, ma prima dovrà concludere la sua stagione di cross, per cui per ora la lasceremo in pace. Certamente in lei vedo una potenziale vincitrice del Tour. Ha molto talento, che però deve essere instradato. Deve scoprire se stessa. E penso che lo farà scegliendo dove vuole veramente eccellere. In questa squadra la priorità è che sia il corridore a fare la scelta e che riesca anche a divertirsi».

Con Van Vleuten due atlete della Fenix: Marthe Truyen e Yara Kastelijn
Con Van Vleuten due atlete della Fenix: Marthe Truyen e Yara Kastelijn

Più o meno una mental coach

Due parole Van Vleuten le riserva anche a Pauliena Rooijakkers, che ha 31 anni e non avrebbe mai immaginato di essere all’altezza di un podio al Tour de France.

«Da quando sono stata contattata nella scorsa primavera – spiega Van Vleuten – ho iniziato a seguire Pauliena con un po’ più di interesse. Mi rivedo molto in qualcuno che ha iniziato a scoprirsi come corridore di classifica già da grande. Parlandone e ragionando con lei, potremmo essere in grado di accelerare il suo processo. A volte questo significa semplicemente darle fiducia. Negli ultimi anni di carriera, mi è capitato di sedermi con il mio allenatore, cercando di capire quale potesse essere il mio ruolo. Ho anche studiato psicologia dello sport, perché penso che in questo momento sia la parte più interessante e quella in cui il mio contributo possa essere maggiore. Sono stata in gruppo per 18 anni, sarebbe brutto perdere la mia esperienza, vorrei trasmetterla alle ragazze più giovani».

Attirati da altri grossi nomi decisamente più azzurri, alle 11,45 abbiamo lasciato lo showroom Fenix, proprio nel momento in cui stavano arrivando i primi piatti del pranzo. La giornata era ancora lungi dal finire, gli amici del Nord stavano ultimando le loro interviste e si avvicinavano al buffet.

Movistar: dopo Van Vleuten, largo a Lippert, Norsgaard e Baril

02.03.2024
4 min
Salva

Mentre Annemiek Van Vleuten, loro ex leader, spadroneggiava nella Transcordilleras, rally gravel in Colombia, le ragazze del Movistar Team si sono guardate in faccia per darsi una forma e una direzione, che consenta loro di non far rimpiangere l’olandese d’acciaio. Un po’ come già successo agli uomini nella stagione precedente, quando ad appendere la bici fu Valverde.

La squadra è un affare di famiglia. E se il Movistar Team degli uomini è ancora feudo di Eusebio Unzue, con le donne cresce suo figlio Sebastian detto “Sebas”. I due hanno sperimentato vari attriti, per cui la separazione delle gestioni è parsa la via migliore per portare avanti l’azienda.

La WorldTour femminile non ha nomi stellari e ha visto andar via Sarah Gigante. In compenso ha già vinto con Olivia Baril ad Almeria (foto di apertura) e nei campionati nazionali colombiani con Paula Patino, altro nuovo acquisto. Fra le novità di maggior interesse, c’è lo stage già programmato dal primo agosto per Cat Ferguson, lei sì fenomeno fra le juniores, che lo scorso anno ha vinto il Piccolo Trofeo Binda, come pure il Fiandre, varie tappe qua e là e svariati appuntamenti nel cross.

Liegi 2022, una delle perle di Van Vleuten (per lei 30 vittorie in 3 anni) sul podio con Unzue e Gravalos (CEO di Movistar)
Liegi 2022, una delle perle di Van Vleuten (per lei 30 vittorie in 3 anni) sul podio con Unzue e Gravalos (CEO di Movistar)

Ricostruire dalla base

Come si conviene, tuttavia, abbiamo tirato in ballo il padrone di casa, perché ci guidi nella sua squadra che oggi è al via della Strade Bianche con Jorge Sanz sull’ammiraglia.

«Penso che la rosa sia migliorata – dice Unzue – e il primo aspetto in cui abbiamo fatto un passo avanti è stato l’arrivo di atlete che hanno innalzato il valore della squadra. Altro aspetto significativo è che l’età media si è abbassata e questo parla di ragazze che hanno la possibilità di continuare a progredire e crescere. E se tutto ciò accadrà, sono convinto che i risultati verranno. Saremo super competitivi e ci toglieremo parecchie soddisfazioni. Non dobbiamo avere paura, quanto apprezzare l’opportunità per le ragazze che da anni chiedevano spazio e responsabilità. Annemiek ci ha lasciato dopo tre stagioni incredibili, ma proprio nell’andamento del Tour de France, dove lei è arrivata quarta, abbiamo intravisto un pezzo di futuro».

Lippert batte Kopecky con una volata di forza a Mauriac, 2ª tappa del Tour Femmes
Lippert batte Kopecky con una volata di forza a Mauriac, 2ª tappa del Tour Femmes

Binari paralleli

Il riferimento è al comportamento delle altre atlete del team, che sono riuscite a conquistare due tappe nella grande corsa francese. Liane Lippert ha vinto la seconda, Emma Norsgaard si è portata a casa la sesta. Van Vleuten intanto, marciando sul suo binario parallelo, lottava contro gli anni e lo strapotere della Sd Worx dopo essersi portata comunque a casa la Vuelta, il Giro d’Italia e il Tour of Scandinavia. Una così mancherà per forza.

«Penso che il futuro della squadra – ha dichiarato Unzue allo spagnolo Marca – ruoterà attorno a Liane ed Emma (Lippert e Norsgaard, ndr) e sono convinto che saremo competitivi. So che Annemiek ci mancherà, ma non credo che in gara ci sentiremo inferiori, come non lo siamo stati neppure negli anni scorsi. Dovremo essere bravi a cogliere le opportunità più inaspettate. La sensazione dopo i ritiri e le prime gare è che il blocco a nostra disposizione sia molto interessante e forte».

Tour Femmes, altra vittoria per il Movistar Team: ecco Emma Norsgaard a Blagnac: 6ª tappa
Tour Femmes, altra vittoria per il Movistar Team: ecco Emma Norsgaard a Blagnac: 6ª tappa

Sorpresa Baril

Il parallelo con la squadra maschile torna calzante. La presenza di Valverde teneva a freno le ambizioni di ragazzi che nel frattempo sono cresciuti e che ora, protetti da Mas e dal ritorno di Quintana, potranno dire la loro. Unzue fa l’esempio di Milesi, ma anche di Lazkano che lo scorso anno arrivò secondo alla Dwars door Vlaanderen senza essere conosciuto e quest’anno ha vinto la Clasica Jaen ed è arrivato terzo a Kuurne.

«Con le ragazze – dice – succederà la stessa cosa. Abbiamo vissuto tre anni in cui tutto era definito e per certi versi limitato, a causa del fatto di avere un leader chiaro come Annemiek. Quello che abbiamo fatto nel frattempo è stato progettare, pensando a come sarebbe stato quando lei non ci fosse più stata. Per questo l’anno scorso è arrivata Liane Lippert, che ora non sarà la leader unica, ma certo una delle più importanti della squadra. Non mi piace scaricare tutte le responsabilità sulle spalle di una sola atleta, perché penso che non sia giusto: né per lei né per il resto delle compagne. Penso che ci siano ragazze con sufficiente qualità per assumersela in più di un’occasione.

«Fra loro metto Olivia Baril, il cui arrivo mi esalta. Corre da pochissimo tempo, ma nonostante questo, abbiamo visto dai dettagli che si tratta di un’atleta di alta qualità. Il primo contatto e la conoscenza reciproca sono stati super positivi. E’ molto motivata e ci sorprenderà più di una volta. Ad Almeria ha già cominciato a farlo».

L’addio di Van Vleuten, un gigante nonostante tutto

18.09.2023
6 min
Salva

Verrà il momento che Annemiek Van Vleuten si siederà davanti a un bel paesaggio e inizierà a pensare, a ripercorrere quella lunga strada che l’ha portata fino a lì, magari vedendo passare una ragazzina in bici. Quella bici che le ha regalato delusioni e soprattutto gioie, considerando la messe di vittorie portate a casa dal 2007 a oggi.

Forse penserà che quella bambina ha più diritto di lei di pedalare, correre, sognare. Lei alla bici non ci aveva proprio pensato fino a quando aveva 24 anni. Prima si era dedicata a tutt’altro: calcio, equitazione, ma soprattutto lo studio.

La laurea all’università, il master in epidemiologia, un lavoro già trovato ed avviato. La bici le serviva solo per spostarsi in città, andare a lezione, ma poi, dopo aver subìto due operazioni al menisco, le suggerirono di usarla anche per la ripresa, magari facendo anche un po’ di sport. Approdò al WV Ede, il suo primo team. E lì fece una scoperta che le avrebbe cambiato la vita.

L’ultima vittoria di Annemiek, al Giro di Scandinavia. Chiude con 104 successi tra cui 4 Giri e un Tour
L’ultima vittoria di Annemiek, al Giro di Scandinavia. Chiude con 104 successi tra cui 4 Giri e un Tour

Valori sconcertanti, è nata per pedalare

«Andai a fare dei test a Papendal – ha raccontato – e lì mi dissero che i miei valori di VO2max e di potenza erano inusuali per una ragazza. Non avevo un gran rapporto watt per chilo, ma ci si poteva lavorare. Insomma, mi convinsero a prendere quella cosa più seriamente».

Nel 2007 Annemiek inizia così a competere e si vede subito che ci sa fare. Il fatto che sia così grande d’età per essere una principiante non è inusuale al tempo, ma certo capitano occasioni dove paga dazio: cadute, errori… La gavetta è dura e lunga, anche perché al contempo continua a lavorare e così sarà fino al 2010, quando decide d’investire con tutta se stessa nel ciclismo.

Il suo primo contratto da ciclista le vale 800 euro al mese, molto meno di quel che guadagnava in ufficio, ma va bene così.

La vittoria al Fiandre 2011 che rivincerà 10 anni dopo. Per lei anche 2 Liegi e 4 ori mondiali (foto Getty Images)
La vittoria al Fiandre 2011 che rivincerà 10 anni dopo. Per lei anche 2 Liegi e 4 ori mondiali (foto Getty Images)

Il sogno (e il tarlo) dei Giochi

I risultati si vedono subito: prima vittoria (a fine anno saranno 5) e l’anno successivo porta a casa una classica come il Fiandre. La sua storia di “quasi amatore” fa subito strada fra gli addetti ai lavori, ma Jeroen Blijlevens, il suo diesse è categorico: «Questa è solo la prima, vincerai altre gare». A fine anno conquista tre gare di Coppa del mondo su nove. Il trofeo è suo.

L’anno dopo vince il suo primo titolo nazionale in linea, nel 2014 a cronometro, una specialità che le piace sempre di più e dove fa ancora più la differenza. Inizia a covare un sogno: vincere le Olimpiadi, il massimo traguardo per uno sportivo.

Al tempo l’Olanda non è ancora la sportiva macchina da guerra attuale, uno dei Paesi con il maggior numero di pretendenti all’oro dei Giochi, le reali carte da podio erano limitate e una di esse era questa ragazza di 33 anni, molto più giovane però di tante coetanee cicliste.

Si prepara pensando a “quella” gara. Il giorno prima, guardando la prova maschile rimane impressionata dalla caduta di Nibali lanciato verso una medaglia. Resta colpita dalla sua sfortuna, senza sapere quel che accadrà di lì a poco.

L’attacco decisivo a Rio 2016. L’oro era ormai suo, ma una caduta ha infranto il sogno (foto Getty Images)
L’attacco decisivo a Rio 2016. L’oro era ormai suo, ma una caduta ha infranto il sogno (foto Getty Images)

La paura e l’insegnamento

A Rio de Janeiro, su un percorso che esalta le sue capacità in salita, Van Vleuten fa la differenza, va in fuga e sembra inarrestabile. Sembra. Una curva particolarmente scivolosa, una caduta rovinosa di quel che ti fanno salire il cuore in gola. Sbatte la testa contro il cordolo della strada.

La ricoverano in ospedale, i primi responsi sono drammatici: grave commozione cerebrale e tre fratture spinali. Più approfonditi esami limiteranno poi la portata degli infortuni, dopo tre giorni Annemiek può già ripartire verso casa: «Col tempo – racconterà poi la campionessa olandese – ho imparato a guardare, più che alla caduta, a quel che era successo prima, al fatto che in salita avevo fatto la differenza. Non posso negare che quella giornata abbia comunque segnato la mia carriera, non necessariamente in negativo».

Dal 2017 infatti Van Vleuten inizia a collezionare vittorie e a Bergen, in Norvegia, coglie il suo primo titolo iridato, nella prova a cronometro, iniziando una collezione di medaglie e maglie portata avanti fino a quest’anno (ed è molto probabile che la mancata conquista di un podio abbia contribuito a rafforzare la sua scelta d’inizio stagione).

Si pone altri obiettivi: competere ad ogni occasione con Anna Van Der Breggen, l’altro grande nome arancione e mondiale, con la quale condivide una fiera rivalità, senza amicizia ma con rispetto reciproco. Ha un appuntamento con quell’oro sfuggitole nel 2016, ma il Covid la fa aspettare ancora e un po’ incrina la sua superiorità, almeno psicologicamente.

A Tokyo, Van Vleuten conquista finalmente l’oro che cercava, nella cronometro
A Tokyo, Van Vleuten conquista finalmente l’oro che cercava, nella cronometro

Quanto è amaro l’oro altrui…

A Tokyo nel 2021 anche lei commette l’errore di sottovalutare la fuga dell’austriaca Kiesenhofer, quando parte è ormai tardi e non può che accontentarsi di un argento amarissimo, parzialmente mitigato dal successivo oro nella gara a cronometro. Ma intanto si profila un’altra possibilità per imprimere il suo marchio nella storia del ciclismo.

Nel 2022 viene lanciato in grande stile il Tour de France Femmes e Van Vleuten, approdata alla Movistar, si mette in testa un progetto ambizioso: vincere tutti e tre i grandi Giri. E’ vero, la Vuelta è solo una prova in tre giorni come ce ne sono tante, Giro e Tour sono solo lontani parenti di quelli maschili, ma non è certo colpa sua: «Noi saremmo in grado anche di correre gare di tre settimane» afferma interrogata al riguardo e le sue dichiarazioni fanno scalpore.

In gara però la sua superiorità è evidente: quando la strada si rizza sotto le ruote, Annemiek saluta tutte e se ne va. Domina al Giro e al Tour neanche il mal di stomaco che la mette in crisi all’inizio riesce a fiaccarla, rimonta tutte e va a vincere tappe a ripetizione, soprattutto quella a La Planche des Belles Filles in maglia gialla, come si era ripromessa.

Con l’impresa a La Super Planche des Belles Filles, il sigillo definitivo di Van Vleuten sul Tour 2022
Con l’impresa a La Super Planche des Belles Filles, il sigillo definitivo di Van Vleuten sul Tour 2022

La libertà di fare altro

Il resto è storia di questi giorni: un 2023 ricco di soddisfazioni ma nel quale si è vista qualche increspatura nel suo dominio, soprattutto al Tour: «Ma non sono le sconfitte che mi hanno portato a questo – ha spiegato in un’intervista a Velo Outsideonline – è il fatto che sento essere venuta meno la voglia di spingermi oltre i miei limiti, ogni giorno.

«Mi sono sposata con la bici per tanti anni, ora voglio la mia libertà di fare altre cose. Voglio rimanere a casa se fuori il tempo fa schifo o concedermi qualche peccato di gola senza l’ansia di perdere la forma.

«Non so che cosa farò, d’altro canto ho la fortuna di avere sempre coltivato altri interessi oltre al ciclismo. Nel 2024 mi prenderò un anno sabbatico, dedicandomi magari a qualche piccolo progetto in attesa di capire che cosa voglio fare da grande. Parteciperò ai corsi del Comitato Olimpico per chi chiude con lo sport agonistico, per capire che cosa ho imparato e come trasmetterlo, perché non mi dispiacerebbe lavorare con le cicliste del futuro. Insegnando loro a non stressarsi sempre con misuratori di potenza e simili, ma imparando a valutare le proprie sensazioni, che contano sempre di più dei freddi numeri. Se una pesante come me ha domato così tante salite, dipende tutto dalla testa e dal cuore, siatene certi…».

Magnaldi: il suo Tour dopo le fatiche del Giro

07.08.2023
5 min
Salva

Le scorie del Tour de France Femmes non sono rimaste solo nelle gambe delle atlete. Quella che ci accoglie è una solare Erica Magnaldi, accompagnata però da una tosse che scandisce la nostra intervista.

«Negli ultimi giorni – racconta l’atleta della UAE ADQ– ho preso un brutto raffreddore, probabilmente dovuto alla stanchezza ed alla discesa del Tourmalet». 

La tappa è terminata in cima ma, come in ogni frazione di montagna, i bus delle squadre erano sotto. «Cinque chilometri più in basso – conferma Magnaldi – faceva molto freddo ed era umido. In più bisognava scendere piano a causa dei tanti tifosi presenti». 

Magnaldi ha chiuso il Tour Femmes al 13° posto, dopo essere arrivata 5ª al Giro Donne
Magnaldi ha chiuso il Tour Femmes al 13° posto, dopo essere arrivata 5ª al Giro Donne

Stacco programmato

Dopo il Tour Femmes Erica Magnaldi si è fermata, lei è stata una delle ragazze che ha corso prima il Giro Donne e poi il Tour. Una pausa meritata insomma, nella quale questo malanno non porta a molti intoppi o contrattempi.

«Era già previsto uno stacco di tre o quattro giorni – spiega – tutti senza bici. Poi pian piano ho ripreso con gli allenamenti. Un mese senza gare lo farò tutto, prima però mi farò un periodo di altura al Sestriere. Questi giorni di vacanza me li sono goduti a metà, a causa del raffreddore, ma meglio ora che durante la preparazione».

Prima del Giro Donne la Magnaldi ha corso la Vuelta Femenina
Prima del Giro Donne la Magnaldi ha corso la Vuelta Femenina
Tu hai corso Giro e Tour, come è andata?

Bene. Il mio obiettivo principale, a livello di classifica, doveva essere il Giro Donne. Il Tour avrei dovuto correrlo in supporto alla squadra, infatti il mio programma prevedeva il picco di forma alla corsa rosa. 

Come ti sei sentita durante il Tour, hai risentito delle fatiche precedenti?

La stanchezza accumulata si è sentita maggiormente nel giorno del Tourmalet. Nelle prime tappe stavo bene e avrei dovuto supportare Olivia (Baril, ndr) che però è rimasta attardata fin da subito. Succede al Tour, l’imprevisto è sempre dietro l’angolo.

Così hai curato ancora la classifica?

Sì, ho provato a tenere duro. Ho pagato tanta stanchezza accumulata al Giro. Non sono sicura fossero incompatibili, la Labous è andata bene in entrambi, così come la Santesteban e la Ludwig. Correre Giro e Tour al top non sarebbe stato possibile, ma fare il primo in preparazione dell’altro sì. Poteva essere la chiave giusta di lettura. 

Anche se il podio del Tour dice il contrario forse, no?

La mia preparazione prevedeva di arrivare al Giro al top e di quello sono molto contenta. Se si vuole puntare al Tour, probabilmente si deve fare un periodo di preparazione mirato e correre solo quello. 

Persico e Magnaldi si sono ritrovate a curare la classifica anche al Tour
Persico e Magnaldi si sono ritrovate a curare la classifica anche al Tour
Hai parlato di stanchezza che poi hai pagato sul Tourmalet, cosa ti è mancato?

Più che lo sforzo prolungato di un’ora (tempo della scalata del Tourmalet, ndr) direi che mi è mancata la freschezza. Non sono riuscita a tenere il ritmo altissimo che si è fatto sull’Aspin, quei cinque minuti di cambio di andatura. Mi mancava la brillantezza per resistere a quel cambio di passo, per soffrire e rimanere con le prime. Infatti mi sono staccata sull’aumento di ritmo della Van Vleuten. Silvia Persico ed io stavamo anche rientrando in discesa, ma davanti hanno spinto forte e non siamo riuscite a ricucire. 

Van Vleuten secondo te ha pagato quel fuori giri?

Probabilmente non si aspettava una Vollering così forte e sperava di staccarla fin dall’Aspin. Ma lei arrivava da un periodo di preparazione specifica, mentre Van Vleuten no.

Poi le tappe prima del Tourmalet non erano semplici…

Di frazioni piatte ne abbiamo fatta una sola, per il resto era tutto un sali e scendi. Anche le volate che ci sono state sono arrivate dopo giornate intense e di grande fatica. Dovevi costantemente guardarti alle spalle, correre davanti e questo per tutti i giorni. Avrei preferito avere una compagna che curasse la classifica, così io avrei puntato ad una tappa. Invece ho dovuto sempre correre sul “chi va là” e in attesa del Tourmalet.  

A Erica Magnaldi è mancato quel pizzico di brillantezza per rimanere con le prime
A Erica Magnaldi è mancato quel pizzico di brillantezza per rimanere con le prime
Si è parlato molto dei 21 giorni tra Giro e Tour, tu come li hai gestiti?

Sono stata in altura, a Sestriere, è vicino a casa e mi è comodo andarci, ci impiego meno di due ore in macchina. Ho riposato bene, dormito al fresco e recuperato. Nei primi sette giorni ho fatto poco in bici, giusto una leggera ripresa. Nella settimana successiva ho “acceso” il motore con più intensità. 

Come ti sentivi?

Bene, però ero consapevole che 21 giorni sono pochi, non ho potuto allenarmi sul ritmo gara e l’intensità. Alla fine in corsa mi sono resa conto di avere quel due per cento di freschezza in meno per seguire le prime. Per quello che doveva essere però, alla fine è stato un buon Tour Femmes.

Il Tour Femmes ha alzato l’asticella nel ciclismo femminile

03.08.2023
5 min
Salva

La deriva della Van Vleuten nella nebbia del Tourmalet non poteva passare inosservata. La campionessa del mondo, grande favorita per la vittoria del Tour de France Femmes, ha visto sgretolarsi in due giorni tutte le sue certezze. Sulle rampe dell’Aspin aveva messo le compagne alla frusta, per poi rimanere fregata dal suo stesso gioco. Questo spunto ha aperto però una considerazione differente, più larga, ovvero quella della possibilità di correre Giro Donne e Tour Femmes ad alti livelli

Lo sguardo spiritato della Van Vleuten, quei 21 giorni tra Giro e Tour sono stati toppo pochi per recuperare?
Lo sguardo spiritato della Van Vleuten, quei 21 giorni tra Giro e Tour sono stati toppo pochi per recuperare?

Sempre più al top

Al Tour era presente, nello staff della UAE ADQ, il coach Luca Zenti, al quale lanciamo lo spunto per questa riflessione. 

«Una considerazione da fare – dice Zenti – è che il ciclismo femminile è cambiato e si specializza sempre più. Abbiamo visto che le atlete che sono andate forte in questo Tour lo hanno preparato nei minimi dettagli. Hanno fatto quello che è un classico avvicinamento strutturato, con altura e un periodo di preparazione specifico. 

L’avvicinamento mirato della Vollering le ha permesso di arrivare pronta alle ultime due tappe
L’avvicinamento mirato della Vollering le ha permesso di arrivare pronta alle ultime due tappe
La domanda nasce spontanea: Van Vleuten ha perso a causa degli sforzi del Giro Donne?

Non possiamo saperlo con certezza, ma della fatica in più sicuramente l’ha accusata. A livello di numeri sono andate forte, pensate che il Tourmalet è stato scalato in 55 minuti a 5,2 watt/kg. La Van Vleuten non ha sottoperformato in maniera netta, certo che in una corsa così tirata 0,2 watt/kg in meno fanno la differenza. La Van Vleuten ha uno staff importante, e sicuramente avranno fatto le analisi del caso. Una cosa mi ha impressionato, anzi, due…

Dicci.

La prima è il livello generale che si è alzato tanto. La seconda è l’organizzazione, i protocolli di recupero sono ormai alla pari di quelli degli uomini. Tant’è che non era raro vedere le ragazze fare i bagni nell’acqua fredda subito dopo l’arrivo. 

Il Giro può aver inciso quindi, anche a livello generale?

Sicuramente. Per esempio anche noi della UAE ADQ abbiamo portato Persico e Magnaldi che hanno corso anche il Giro. Con Silvia siamo andati sulla stessa linea della scorsa stagione, nella quale aveva risposto bene.

Niewiadoma (in maglia Canyon/SRAM) completa il podio finale del Tour Femmes a Pau
Niewiadoma (in maglia Canyon/SRAM) completa il podio finale del Tour Femmes a Pau
Non ha performato come lo scorso anno però, no?

A numeri sì, quelli erano e sono stati buoni. Il percorso quest’anno era molto duro, non si avvicinava tanto alle sue caratteristiche, soprattutto le ultime due tappe. 

Ne parlavamo anche con Casonato, i numeri ormai sono sempre più alti, e le gare diventano più impegnative.

Vero, questo Tour ne è l’esempio. Le tappe che arrivavano prima del Tourmalet erano tutte insidiose. Difficili da leggere e che non permettevano la minima distrazione. A tutto questo si è aggiunta anche una distanza notevole: la tappa più lunga misurava 177 chilometri, al Giro 133. 

Tanti chilometri in più ogni giorno che poi si sono fatti sentire sul Tourmalet…

Vollering, Van Vleuten e Niewadoma sono sempre state vicine fino a quel giorno. La fatica nelle gambe però ha agito in maniera differente. Chi era ancora fresca e senza fatiche grosse alle spalle ha fatto la differenza. 

Silvia Persico ha ottenuto un buon 14° posto in classifica generale, in un Tour lontano dalle sue caratteristiche
Silvia Persico ha ottenuto un buon 14° posto in classifica generale, in un Tour lontano dalle sue caratteristiche
Quei 21 giorni tra Giro e Tour come si potevano interpretare?

In due modi: il primo era quello di arrivare al Giro non al top e correre in funzione del Tour. Potrebbe essere stata la tattica della Labous (seconda al Giro Donne e poi quinta al Tour, ndr). Il secondo modo era capire che fosse impossibile, o comunque molto difficile, recuperare bene e preparare il Tour dopo la corsa rosa. 21 giorni non permettono di rifiatare e di rispolverare la gamba giusta. 

Una sorpresa è stata la Kopecky, che nessuno si sarebbe aspettato di vedere sul podio.

Lei è un esempio concreto dell’accuratezza di preparazione che c’è stata verso questo appuntamento. Ha gestito le energie molto bene, poi ha questa capacità di lavorare e performare anche sotto uno sforzo prolungato. Il lavoro di preparazione fatto le ha permesso di tenere su una salita come il Tourmalet, cosa non scontata. 

Kopecky ha sorpreso per resistenza e capacità di soffrire, sul Tourmalet è rimasta con le migliori fino alla fine
Kopecky ha sorpreso per resistenza e capacità di soffrire, sul Tourmalet è rimasta con le migliori fino alla fine
Hai notato altro?

La distribuzione dell’intensità media si è alzata, anche nelle tappe da “volata” ogni singola salitella veniva presa a tutta. La visione della corsa ora cambia, le tappe si allungano e non si va piano. Bisogna essere bravi nel prendere le atlete e portarle a fare un certo tipo di lavoro in allenamento, che poi va curato durante tutta la settimana.

Facci un esempio per capire meglio…

Sull’intensità possiamo dire che le atlete che hanno curato la classifica generale arrivavano ai piedi della salita forte. I primi uno o due chilometri li facevano a 5,7-5,8 watt/kg e poi si allineavano a 5,5 watt/kg per 20 minuti. Sono sforzi importanti che non tutte sono in grado di fare ancora, quindi il lavoro di noi coach va in questa direzione. 

Vollering, il sogno Tour si avvera. Podio per Kopecky

30.07.2023
5 min
Salva

E’ un’immensa festa SD Worx quella che colora la serata di Pau, nell’ombra francese dei Pirenei. Ci sono la tappa di Marlene Reusser, la maglia verde di Lotte Kopecky e la gialla di Demi Vollering, entrambe sul podio finale del Tour Femmes. Là sopra, con il terzo posto preso dalla sorridente Kasha Niewiadoma, per la prima volta da tre anni a questa parte, non sale Annemiek Van Vleuten. Il passaggio di consegne c’è stato ieri sul Tourmalet, ma da qui a dare per finita l’olandese campionessa del mondo il passo è forse un po’ affrettato. Una giornata storta ci può stare, ma ancora di più è palese la differenza fra chi ha corso e vinto il Giro e chi invece ha preparato il Tour.

«Ovviamente ho lavorato sodo – racconta Vollering sul filo dell’incredulità – ma non è solo duro lavoro, è anche crederci. Sono tante cose, tutte insieme. Hai un sogno per cui lavori sodo, ma devi anche mantenerti calmo e trovare un buon equilibrio nella tua vita per realizzarlo».

Un Tour imperiale per la SD Worx, con Kopecky, Vollering, Reusser, Cecchini, Bredewold e Majerus
Un Tour imperiale per la SD Worx, con Kopecky, Vollering, Reusser, Cecchini, Bredewold e Majerus

L’ultima crono

Difficilmente una crono alla fine del Tour, anche se si tratta di un Tour di sole nove tappe, riscrive il verdetto del giorno prima sulla montagna. E se è stata sorprendente la prova di Lotte Kopecky sul Tourmalet, non ha di certo stupito la sua grande crono, che le ha permesso di salire sul secondo gradino del podio. Allo stesso modo in cui era scritto che una bella prova l’avrebbe fatta Niewiadoma.

«Niente male per una velocista – sorride la campionessa belga della crono – quasi non so cosa mi stia succedendo. Sono arrivata al Tour in buona forma, ma non avrei mai pensato al podio. Mi sono sorpresa soprattutto ieri, ma questa settimana in genere è stata più di quanto avessi mai immaginato. E’ stato pazzesco fare tutto il Tour in maglia gialla e vincerlo poi con Demi. Non so in realtà se sia stata la migliore crono della mia carriera. Avevo fatto un’ottima strategia con il mio allenatore e sono stata in grado di esprimere tutta la forza che mi era rimasta. Non me l’aspettavo dopo ieri. E’ stato emozionante, ma ha funzionato. Incredibile».

Amarezza Van Vleuten

I conti non tornano per Annemiek Van Vleuten. Il suo livello stellare del Giro d’Italia Donne sembra essere sparito, contro quello altrettanto stellare della SD Worx, contro la loro programmazione e contro la somma delle fatiche che dal Giro d’Italia l’hanno condotta alla sfida francese.

«Non so cosa sia andato storto negli ultimi due giorni – ha detto all’olandese NOS – ma di certo non sono l’Annemiek che posso essere. Questo è ovviamente molto duro nel mio ultimo Tour de France. Ieri sul Tourmalet mi sono sentita male, non come mi sento normalmente. Oggi ho dato il massimo per mantenere il podio, ma ho subito capito che sarebbe stato difficile. Mi dispiace molto essere giù dal podio, soprattutto perché il team ha lavorato per me tutta la settimana. Fortunatamente, ho vinto il Tour l’anno scorso. Questa corsa occuperà sempre un posto speciale nel mio cuore».

Cambio della guardia

L’ennesimo abbraccio con Demi Vollering questa volta sembra diverso. Difficile dire se ogni volta ci sia per Kopecky una punta di rammarico, ma in questo caso, nonostante tutto il Tour al comando, anche la belga sapeva che non avrebbe potuto scavalcare il Tourmalet da prima della classifica. Quello doveva essere terreno per Demi Vollering e nessuno, del resto poteva prevedere che Van Vleuten non avrebbe avuto la forza per scalzare Kopecky dalla maglia gialla.

«Avevo fissato in anticipo – spiega Vollering – una serie di obiettivi per questo Tour de France. Uno era chiaramente il Tourmalet, ma volevo anche fare una bella prova contro il tempo con uno sguardo al futuro. Voglio andare al mondiale crono con un buon feeling e questa giornata è stata molto importante. Mi sono sentita bene tutto l’anno e molto stabile insieme ad Anna Van der Breggen che fa i miei programmi di allenamento. Penso di dover ancora realizzare che ho appena vinto il Tour de France, mi servirà qualche giorno in più con la famiglia per capire tutto. Oppure forse capirò qualcosa stasera quando festeggerò con la squadra. In ogni caso, non vedo l’ora che questo caos finisca e io possa riprendere fiato».

Nebbia e freddo, il Tourmalet incorona Demi Vollering

30.07.2023
6 min
Salva

«E’ una bella sensazione – sorride Demi Vollering – l’avevo vissuto molte volte nei miei sogni, ma è bello indossare questa maglia gialla nella vita reale. Vincere in cima al Tourmalet è stato molto bello ed è stato un vantaggio averlo provato due volte durante le ricognizioni, perché la nebbia rendeva difficile vedere esattamente dove fossimo. Ma adesso basta, potrò festeggiare solo dopo la cronometro».

La cima del Tourmalet è sprofondata nella nebbia e nella penombra di un orario di arrivo a dir poco insolito. Ci sono abbracci e lacrime, ragazze sedute per terra e voci attutite. E’ il giorno che il ciclismo femminile attendeva da quando fu presentato il Tour de France Femmes del 2023. La tappa più importante, il giorno dello scontro più atteso fra Demi Vollering e Annemiek Van Vleuten. L’Italia avrebbe rilanciato con Elisa Longo Borghini e Marta Cavalli. Poi la corsa e la vita hanno preso la piega meno attesa.

La piemontese della Lidl-Trek, fortissima e in ottima condizione, è stata costretta a tornare a casa da un problema di salute proprio alla vigilia della tappa. L’atleta della FDJ-Suez ha pagato ancora il conto a una stagione maledetta ed è comunque arrivata ottava: il talento e la testa dura, quando ci sono, non svaniscono. Restavano le due sfidanti olandesi e Lotte Kopecky, la vincitrice del Fiandre e di altre 10 corse nel 2023, in difesa della maglia gialla.

Una settimana difficile

Sulla cima c’è anche Anna Van der Breggen, che da atleta avrebbe avuto tutte le carte per ambire a questa tappa e questa maglia, anche se va ripetendo che non le sia dispiaciuto di aver chiuso prima del ritorno del Tour.

«Ero fiduciosa dopo quello che Demi ha mostrato quest’anno – dice la diesse del Team SD Worx – ma non era scontato che ci riuscisse. Questa mattina tutti erano tesi. Sapevamo che ci sarebbe stato da soffrire, ma anche che lei è capace di farlo. Non voglio passare il tempo a litigare con la giuria, vogliamo vincere sulla strada e quello che è successo poteva farci perdere l’equilibrio».

Il riferimento è chiaro. Il team veniva infatti da una settimana complicata. Prima il ritiro di Lorena Wiebes. Poi la penalizzazione di 20 secondi inflitta a Vollering per un rientro dietro macchina. Infine l’espulsione del diesse Danny Stam, per quella stessa manovra, condotta in modo pericoloso.

«La nostra idea – spiega la vincitrice, completando idealmente il discorso – era non rispondere con i secondi, ma con i minuti. E sono felice che sia realmente accaduto».

Il forcing di Van Vleuten sull’Aspin sbriciola il gruppo, ma forse danneggia proprio la campionessa del mondo
Il forcing di Van Vleuten sull’Aspin sbriciola il gruppo, ma forse danneggia proprio la campionessa del mondo

Van Vleuten sull’Aspin

Comincia tutto quando la Movistar prende in mano la corsa sul Col d’Aspin, segno che Van Vleuten vuole dare la sua impronta alla tappa: costi quel che costi. Vinta la Vuelta e il Giro, la campionessa del mondo è passata attraverso il Tour con insolita cautela, questa volta invece scopre le carte e attacca frontalmente la squadra della maglia gialla. Mancano 5 chilometri dalla cima dell’Aspin e incredibilmente Van Vleuten non fa il vuoto. Con lei vanno subito Niewiadoma e Vollering, raggiunte in breve anche dalla sorprendente Kopecky.

«Con il senno di poi – commenta benissimo Annemiek – potrei aver scavato la mia fossa in quel momento. Normalmente il fatto di avere la corsa dura è un vantaggio per me, ma anche se avessi avuto una giornata al top, oggi non avrei battuto Demi. Non posso fare a meno di congratularmi con lei, è stata su un altro livello. E a quel punto non avrebbe avuto senso insistere. Sono delusa, ma non posso incolpare me stessa: mi sono appena imbattuta in un’avversaria più forte. Se non avessi lavorato prima del Tour (vinto il Giro, l’olandese si è subito ritirata in altura, ndr), potrei recriminare qualcosa con me stessa, ma così non è stato».

Rocciosa Kopecky

Dopo l’attacco di Niewiadoma, che ha cercato di approfittare dello stallo fra le prime della classe, quel che colpisce è la tenuta di Lotte Kopecky, atleta da classiche e anche molto veloce, che si ritrova ancora a giocarsi il podio. E forse se ne stupisce anche lei.

«Il piano – ammette dopo l’abbraccio con Vollering – era di resistere il più a lungo possibile per innervosire le altre. Ho sofferto, ma mi è stato detto che Annemiek non era lontana e questo mi ha aiutato. Abbiamo ricevuto un sacco di fango negli ultimi giorni, questo risultato ripaga davvero. E domani nella crono (oggi, ndr), farò di tutto per riprendermi il podio. Sono quarta, farò la crono della vita, ma non mi dispererò se non dovessi riuscirci. Non ero venuta in Francia per il podio (la belga ha vinto la prima tappa e indossa la maglia verde, ndr)».

L’ultima crono

Vollering ha attaccato a cinque chilometri dall’arrivo. Inizialmente, Van Vleuten l’ha seguita, poi ha dovuto sedersi nuovamente e gestire la sua fatica. Presa anche Niewiadoma, l’atleta della SD Worx e le sue unghie gialle hanno puntato decise sul traguardo, vincendo la tappa e raccogliendo la maglia gialla dalla compagna Kopecky (arrivata a 3’32”). Le tensioni di inizio primavera sono dimenticate, la squadra olandese ha corso da autentica corazzata.

Oggi il Tour de France Femmes affronta l’ultima tappa: crono di 22,6 chilometri sulle strade di Pau. Vollering ha un vantaggio rassicurante di 1’50” su Niewiadoma e 2’28” su Van Vleuten. Kopecky è quarta, a 7 secondi dal podio. La prima atleta partirà alle 14,38, sarà di nuovo sera quando conosceremo la vincitrice della seconda edizione del Tour.

«Sarebbe bello – provoca Vollering vestita di giallo – se l’organizzazione mettesse a disposizione anche per noi una tappa sugli Champs Elysées, in modo che anche noi donne potessimo festeggiare la vittoria del Tour a Parigi».

Senza Valverde e Van Vleuten, dove va la Movistar?

19.07.2023
4 min
Salva

PASSY – Eusebio Unzue continua a portare avanti il Movistar Team che, seppure con nomi diversi, ha attraversato decenni di ciclismo. Da quando si chiamava Reynolds e vinse il Tour con Delgado a quando divenne Banesto e ne vinse cinque con Indurain. Quindi la Caisse d’Epargne del primo Valverde e del Tour di Pereiro, finché nel 2011 iniziò la storia con Movistar. Nel frattempo è nato il team femminile della prodigiosa Annemiek Van Vleuten. Ma allo stesso modo in cui a 42 anni Valverde ha deciso di uscire di scena, l’olandese appenderà la bici al chiodo alla fine di questa stagione, al momento di compierne 41.

In casa Unzue il ciclismo è un derby, dato che suo figlio Sebastian è il riferimento della squadra femminile e proprio in questi giorni, vinto il Giro d’Italia, si sta preparando il Tour Femmes.

Unzue guida il Movistar Team degli uomini, con uno sguardo sulle ragazze, gestite da suo figlio
Unzue guida il Movistar Team degli uomini, con uno sguardo sulle ragazze, gestite da suo figlio
Ma partiamo da qui, Eusebio. Da questo Carlos Rodriguez, ora quarto della generale, che il prossimo anno potrebbe approdare da voi…

Il corridore è bravo, perché è il più regolare di questo Tour così strano, in cui si stanno facendo vedere dei veterani venuti fuori da lunghe pause. Per essere alla prima partecipazione, Carlos sta davvero facendo una grande impresa.

Già alla Vuelta dello scorso anno aveva fatto vedere belle cose…

Esatto, lo avevamo visto anche l’anno scorso. Però questo è il Tour e manca ancora una settimana impegnativa, anche se per ora ha mantenuto il suo livello. Sapevamo che è forte, ma ora sta dando una grande prova di regolarità. Se continua a consolidarsi, potrebbe diventare un futuro uomo per i grandi Giri. E’ ancora a 5 secondi dal podio.

Vestirà l’azzurro di Movistar l’anno prossimo?

Questo è il desiderio, lavoriamo per realizzarlo, ma altro adesso non posso dire.

Rodriguez è uno degli obiettivi per Movistar Team: il suo contratto con Ineos è in scadenza
Rodriguez è uno degli obiettivi per Movistar Team: il suo contratto con Ineos è in scadenza
Quanto ha pesato la caduta di Mas sul vostro Tour?

Tantissimo, soprattutto perché ha rotto completamente tutti i nostri piani. E’ stato un po’ difficile digerire la sua assenza, ma alla fine siamo riusciti a far capire ai corridori che ogni giorno sarebbe stato un’opportunità, che c’erano opzioni per andare in fuga. E così abbiamo reimpostato il Tour. Magari non sempre è stato possibile entrare nelle fughe, ma quando ci siamo riusciti, ci siamo comportati molto bene.

Peccato per il ritiro di Jorgenson…

Un’altra vittima della grande caduta di domenica ed è un peccato, perché stava andando forte (4° sul Puy de Dome, foto di apertura, poi terzo a Belleville en Beaujolies, ndr). Lunedì, nel giorno di riposo, ha fatto un’ecografia che ha confermato quello che lui continuava a dirci. Il tendine del ginocchio destro ha uno strappo simile a quello avuto a sinistra dopo un’altra caduta alla Parigi-Nizza dell’anno scorso. Se fosse parito ieri nella crono, avrebbe solo peggiorato la situazione.

Maledetta sfortuna per Enric Mas caduto in avvio e subito fuori dal Tour (foto Instagram)
Maledetta sfortuna per Enric Mas caduto in avvio e subito fuori dal Tour (foto Instagram)
Come vivete in famiglia la rivalità fra la squadra maschile e la femminile?

Sono felicissimo di come sta andando la nostra esperienza con le ragazze. E’ vero che quando abbiamo iniziato, abbiamo dovuto scoprire un altro mondo. Tuttavia, l’approccio professionale con il lavoro le sta aiutando sempre più ad essere più vicine ai ragazzi. Logicamente ci saranno sempre grosse differenze nella parte fisica, ma sono davvero molto sorpreso dall’evoluzione del movimento.

In che termini?

Stanno professionalizzando tutte le loro abitudini e si stanno adattando alle esigenze di questo sport, per quanto sia duro e straziante. Inoltre, poter vivere da vicino negli ultimi sei anni l’esperienza di una grande come Annemiek Van Vleuten per noi è stato un master quotidiano di professionalità portata all’estremo più incredibile.

Un altro Giro per la Movistar di Sebastian Unzue (al centro, in basso): festa rosa sul podio di Olbia
Un altro Giro per la Movistar di Sebastian Unzue (al centro, in basso): festa rosa sul podio di Olbia
Lo scorso anno si è fermato Valverde, ora tocca a Van Vleuten, come si fa a ripartire?

Penso che le grandi persone debbano essere ricordate e le loro assenze sono troppo importanti per sostituirle. D’altro canto, è positivo che le ragazze e i ragazzi sfruttino l’esperienza che hanno acquisito con Annemiek e Alejandro, che per loro sarà sicuramente un vantaggio.

Quindi si continua sulla stessa strada?

Sì, quella di rinforzare la squadra maschile puntando su qualche nome importante e quella di consolidare un po’ il ciclismo femminile. Con mio figlio vado d’accordo, però è un fatto che al momento vince lui più di me.

L’analisi del Giro Donne e uno sguardo al Tour

18.07.2023
6 min
Salva

Il Giro Donne ha lasciato uno strascico lungo alle proprie spalle, che continuerà a far parlare gli appassionati fino al 27 luglio, data d’inizio del Tour de France Femmes. Al seguito del UAE Team ADQ c’era Simone Casonato, performance coach delle ragazze di Arzeni. Casonato ha avuto modo di leggere la corsa dall’interno, vivendola attimo per attimo: grazie al suo occhio tecnico, ci siamo immersi in queste nove tappe. 

Simone Casonato lavora da due anni come performance Coach del UAE Team ADQ
Simone Casonato lavora da due anni come performance Coach del UAE Team ADQ

Nove giorni di lavoro

Quello del coach del UAE Team ADQ è stato un lavoro a 360 gradi, volto a leggere la prestazione delle sue atlete e non solo. 

«Il mio lavoro – dice – si svolgeva in due grandi momenti: il pre tappa ed il post tappa. Nelle fasi precedenti alla partenza, facevo una previsione delle prestazioni delle ragazze, in termini di energie spese. Analizzavo il percorso ed i punti salienti, grazie ai vari software e fogli di calcolo, fornivo una stima dell’energia espressa durante ogni momento della tappa. Un lavoro che andava di pari passo con quello della nostra nutrizionista: Erica Lombardi.

«Nel post tappa – continua Casonato – l’analisi riguardava la prestazione delle nostre ragazze e delle avversarie. Una cosa estremamente utile per i nostri diesse e non solo».

Silvia Persico ha performato bene sia sulle salite brevi (adatte a lei) che sulle più lunghe
Silvia Persico ha performato bene sia sulle salite brevi (adatte a lei) che sulle più lunghe
Quindi si può dire che hai avuto un occhio su tutto il Giro Donne: che cosa ti è parso della prestazione di Van Vleuten?

Si è dimostrata una tacca sopra le altre, le sue prestazioni sono state in linea con i suoi migliori valori del 2022, espressi durante il Tour de France Femmes. In particolare con la tappa della Super Planche des Belles Filles, dove ha espresso i suoi migliori numeri di sempre. 

La cosa che ha impressionato è la sua costanza…

Non solo quella. Lei riesce ad esprimere valori elevati sia consecutivamente che nel corso di tutte le tappe. Per farvi un esempio: riesce a mantenere un picco intorni ai 5,5 watt per chilo su salite da 20 minuti, anche consecutive. Questi dati è stata in grado di riportarli durante tutte le nove tappe (diventate otto a causa dell’annullamento della crono iniziale, ndr). 

Una delle sorprese di questo Giro Donne è stata Gaia Realini.

Si è dimostrata estremamente solida, lo testimonia il fatto che abbia chiuso terza in classifica generale, portando a casa la maglia di miglior giovane. Ha performato ad alti livelli su più terreni: nella tappa regina, quella di Ceres, è stata l’unica a seguire Van Vleuten in salita. Mentre nella tappa di Alassio ha fatto vedere una grande esplosività, caratteristica fondamentale per seguire le prime. Ha solamente 21 anni e sicuramente ha messo in chiaro di essere una delle migliori atlete del futuro. 

Per quanto riguarda le vostre c’è da sottolineare la vittoria di Chiara Consonni nell’ultima tappa…

Chiara ha avuto un finale in crescita, che legato alla sua giovane età è un bel segnale, vincere alla fine di un grande Giro è sinonimo di solidità. Nella volata di Olbia ha avuto un minimo decremento del picco di potenza rispetto alla sua miglior performance. Per una velocista è un grande dato che denota grandi qualità neuromuscolari.

Silvia Persico invece ha ottenuto una bella top 10, no?

Ha avuto una buona tenuta su tutte le tappe, sicuramente non ha giocato a suo favore la cancellazione del prologo. Lì avrebbe potuto fare bene. Silvia ha messo in campo una buona tenuta sia su salite brevi, vicine alle sue caratteristiche, sia in salite più lunghe.

Ci sono stati altri dati che ti hanno colpito?

Uno in particolare: ovvero che l’intensità media di una tappa al Giro Donne è superiore rispetto a quella degli uomini. Un fattore determinato sicuramente dalla distanza percorsa in ogni tappa. La frazione più lunga è stata la quarta, con 134 chilometri. Uno studio ha dimostrato che le donne, durante una corsa, rimangono per più tempo in Zona 4, precisamente del 13%, rispetto agli uomini. I maschi stanno in quella fascia di sforzo, che varia tra il 91 e il 105% per il 20% del tempo totale della gara. Le donne arrivano anche al 33%. 

Torniamo un attimo a Van Vleuten, hai detto che si è espressa sui suoi migliori valori, riuscirà a mantenerli fino alla fine del Tour?

Va detto che non si è mai risparmiata, nonostante avesse un gran margine sulle avversarie. Nelle due settimane che dividono Giro e Tour, il riposo diventa fondamentale. Certo è che Van Vleuten vince i tre grandi Giri dal 2021, sicuramente ha una sicurezza psicologica importante. Va fatta un’analisi però.

Van Vleuten ha vinto la Vuelta per soli 9 secondi sulla connazionale Vollering, un vantaggio risicato
Van Vleuten ha vinto la Vuelta per soli 9 secondi sulla connazionale Vollering, un vantaggio risicato
Dicci.

In questo 2023 l’olandese è partita “a rilento” rispetto allo scorso anno. Il calendario è cambiato, la Vuelta è stata la prima grande corsa a tappe e questo ha influito. 

Infatti in Spagna ha vinto, ma con soli 9 secondi su Vollering. 

Esattamente, perché non era al massimo della sua condizione. I dati, sulla salita di Lagos de Covadonga, parlavano di un discostamento di 0,2/0,3 watt per chilo dalle sue migliori prestazioni. Tant’è che laVollering le ha rifilato poco meno di un minuto. 

Vollering arrivava alla Vuelta Femenina da una campagna del Nord vissuta da dominatrice.

Vero, hanno avuto due approcci alla stagione completamente diversi. Vollering ha avuto un picco di forma ad aprile, che ha sfruttato per fare una grande Vuelta e mettere in difficoltà Van Vleuten. Quest’ultima invece è partita più piano per arrivare poi ad avere la miglior forma possibile al Giro Donne ed al Tour Femmes. 

Vollering ha corso una grande campagna del Nord, poi si è fermata per preparare al meglio il Tour
Vollering ha corso una grande campagna del Nord, poi si è fermata per preparare al meglio il Tour
Vollering, invece, arriverà al Tour da una lunga pausa, l’ultima gara è stato il campionato nazionale…

Ha diviso la stagione in due blocchi, un modo più canonico per gestire la condizione. Il grande vantaggio di Van Vleuten è che riesce a sostenere carichi di lavoro inimmaginabili per le altre. In un anno arriva a fare 33.000 chilometri e 430.000 metri di dislivello. Vi faccio un paragone, Valgren, nel 2018 è stato uno dei corridori dell’Astana ad aver fatto più chilometri. Ha totalizzato 33.900 chilometri ed accumulato 437.000 metri di dislivello, Van Vleuten non è così lontana. 

Il Tour de France Femmes però probabilmente si deciderà nelle ultime due tappe: arrivo al Tourmalet e cronometro finale.

Per questo il duello Vollering-Van Vleuten affascina così tanto, arrivano in maniera talmente diversa che non abbiamo quasi idea di come possa andare. Non ci resta che goderci questo grande spettacolo, consapevoli che anche il caldo giocherà la sua parte.