Il “riposo della mente”: lo spiega Elisabetta Borgia

02.08.2023
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«Ho fatto una settimana di riposo completo dopo il campionato italiano, più per la testa che per il fisico». Così ci ha detto Busatto (foto Instagram di apertura) al ritiro di Sestriere con la nazionale U23. Da questa affermazione è nata una domanda che ci è rimasta nella testa per un po’ di tempo: quanto è importante riposare la mente?

La risposta arriva da Elisabetta Borgia, psicologa dello sport della Lidl-Trek. Rientrata lunedì dalla Francia, dove ha seguito le atlete al Tour Femmes, mentre oggi riparte verso Glasgow, direzione mondiali. Nell’attesa dell’imbarco, trova il tempo per rispondere alle nostre domande.

Skjelmose è arrivato giovanissimo nell’orbita Lidl-Trek: la sua crescita è stata gestita tenendo conto anche dei periodi di recupero
Skjelmose è arrivato giovanissimo nell’orbita Lidl-Trek: la sua crescita è stata gestita tenendo conto anche dei periodi di recupero
Partiamo dall’affermazione di Busatto…

La fatica non è sempre e solo fisica, ma anche psicologica. Il livello delle competizioni si alza sempre di più e per rimanere al top serve tanta concentrazione e dedizione. Ogni dettaglio conta, e nel curare i particolari fin nei minimi termini si consumano tante energie. 

Da qui il riposo della mente?

Il nostro serbatoio non è illimitato, anzi. Il problema è che quando la spia si accende è già tardi, bisogna intervenire prima. 

E come si fa?

Si pianifica la stagione, non solo per i picchi di forma fisica, ma anche mentale. E’ difficile per gli atleti staccare nei momenti di riposo, ma bisogna accettare che anche il riposo è importante, anzi, fondamentale. Altrimenti si rischia il “burnout”.

Un riposo fruttuoso, il corridore della Circus-ReUz era uno dei più attivi nel ritiro della nazionale al Sestriere
Un riposo fruttuoso, il corridore della Circus-ReUz era uno dei più attivi nel ritiro della nazionale al Sestriere
Cos’è?

Si tratta di una sindrome psicofisica che ci porta a ritrovarci senza energie, svuotati. Ed una volta arrivati al burnout è già troppo tardi.

Parlaci di questi picchi di forma mentale.

Un corridore, insieme alla squadra, ad inizio anno decide il calendario delle gare e da lì pianifica la stagione e gli allenamenti. Preparare un grande appuntamento stressa, l’atleta è super concentrato e focalizzato sull’obiettivo. Ma questo deve essere un crescendo, non si può pensare di andare a manetta da dicembre a ottobre. 

Quindi come si lavora?

Per obiettivi: pian piano vai a “stringere” mentalmente. Un esempio: se punti a far bene al Giro, che si corre a maggio, a dicembre potrai essere più tranquillo. Magari ti fai un’uscita con gli amici, una passeggiata con il cane, leggi un libro, passi un giorno in più con la fidanzata. Questo perché quando sarai chiamato a concentrarti al 100% sarai fresco e pronto per farlo. Se parti a fare la vita da atleta al massimo fin da inizio stagione rischi di essere finito ad aprile.

I grandi appuntamenti sfiniscono gli atleti, il riposo diventa fondamentale per ritornare competitivi
I grandi appuntamenti sfiniscono gli atleti, il riposo diventa fondamentale per ritornare competitivi
Così all’avvicinarsi dell’appuntamento sarai pronto a fare il necessario per andare al top della condizione?

Esatto, quando il corridore si troverà in altura, sarà pronto ad essere focalizzato sull’obiettivo, avrà la volontà di fare quel qualcosa in più per arrivare al top all’appuntamento. 

Come si crea questo programma?

Personalmente faccio così: calendario alla mano, dividiamo i periodi in verde, giallo e rosso. Dove il verde è il recupero, il giallo è l’inizio della preparazione e il rosso è la gara ed i giorni precedenti. Quello che a volte non si capisce è che il periodo “verde” è importante tanto quello “rosso”. Se voglio essere al massimo devo fare in modo di riposare, perché solo in quel caso sarò pronto a fare i sacrifici necessari. 

Tornando a Busatto, lui dopo il campionato italiano si è fermato, per preparare il mondiale e Tour de l’Avenir, suoi principali obiettivi della stagione.

Probabilmente chi lavora con lui, o Busatto stesso, hanno capito che se avesse tirato dritto probabilmente sarebbe arrivato stanco a questi appuntamenti. 

Un corridore esperto è in grado di riconoscere quando ha bisogno dei periodi di riposo (foto Instagram Geraint Thomas)
Un corridore esperto è in grado di riconoscere quando ha bisogno dei periodi di riposo (foto Instagram Geraint Thomas)
Per i giovani i periodi e la programmazione dei picchi mentali sono ugualmente importanti?

Forse anche di più. L’età è un fattore fondamentale, quanto costa ad un ragazzo giovane questo tipo di vita? Tanto, se non ha modo di svagare con la mente e di pensare anche ad altro. Per questo dico spesso che non bisogna investire il proprio tempo solo su una cosa, ma cercare altro: passioni sane che una volta finito l’allenamento o il periodo di gare, li aiutino a riposare la mente. Sono professionisti ed il loro lavoro è questo, ma non sono macchine. Però c’è una fregatura…

Quale?

Che i giovani sono molto sul “fare”, è una cultura molto pericolosa che le passate generazioni non avevano. Ora i ragazzi crescono e diventano professionisti con tanti numeri da controllare e con i quali sono controllati. Un conto è un adulto che negli anni si è visto arrivare queste nuove informazioni, ma con la consapevolezza e la capacità di saperle leggere. Un altro è lo stimolo continuo, con il rischio di pensare solo alla bici.

Mondiali in pista, scelte complicate per il cittì Villa

02.08.2023
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MONTICHIARI – «Mi auguravo di arrivare ai mondiali in pista con qualche certezza in più. Non sono giorni facili per fare le scelte giuste». Quando ieri Marco Villa ha chiuso la valigia per Glasgow ci ha messo dentro una bella dose di speranza. Parlando col cittì della pista il giorno prima della partenza per la Scozia (gli azzurri sono arrivati nella serata di ieri) abbiamo notato una comprensibile tensione per un intreccio di motivi.

La vigilia di questa rassegna iridata – che vale il pass olimpico per Parigi 2024 e tanto altro – appare più sentita delle altre. A Glasgow il quartetto italiano (che di fatto determinerà le convocazioni per le Olimpiadi poiché si potranno portare solo cinque atleti per le tre specialità in programma) vuole ritornare all’oro con gli uomini e confermarlo con le donne. Tenendo in considerazione tutte le altre discipline, normale quindi che si tenga a fare un gran mondiale. Tuttavia siamo certi che, conoscendo lo stesso Villa, come sempre troverà la soluzione più adeguata assieme al suo staff. E la chiacchierata con lui inizia mentre arriva la sua lista dei convocati. Consonni, Galli, Ganna, Lamon, Milan, Moro, Scartezzini e Viviani per gli uomini. Alzini, Balsamo, Barbieri, Consonni, Guazzini, Martina Fidanza, Paternoster e Zanardi per le donne

Villa con gli uomini ha tante combinazioni per le varie discipline. Col quartetto si punta a tornare in vetta al mondo
Villa con gli uomini ha tante combinazioni per le varie discipline. Col quartetto si punta a tornare in vetta al mondo
Marco com’è andato l’avvicinamento finale?

Onestamente devo dirvi che sono un po’ spiazzato. I mondiali li ho sempre sentiti e quello che inizia domani (il programma pista andrà fino al 9 agosto, ndr) non fa differenza perché credo sempre fortemente nel gruppo. Dico solo che avrei voluto avere più tempo per fare e vedere più allenamenti con i miei ragazzi. Quest’anno non ho mai avuto a disposizione tutti gli atleti prima degli eventi. Arrivavano tutti sfalsati e abbiamo dovuto fare di necessità virtù. Con gli uomini è andata meglio, ma ad oggi, ad esempio, non saprei chi scegliere per le varie discipline, soprattutto per le donne. Non sto piangendo sia chiaro, non l’ho mai fatto, ma dico che lavorare così è più complicato.

Colpa della sovrapposizione dei calendari?

Certo, non agevola averceli così pieni. Diventano un problema e questo ce l’ho avuto più con le ragazze. Col loro gruppo non si è ancora trovato il sistema giusto. Forse il WorldTour femminile ha disorientato tutto il movimento e di conseguenza anche le nostre atlete. Far combaciare pista e strada per noi è stato molto difficile. Talvolta mi è sembrato che se non fossi stato io a chiamarle, loro non sarebbero venute in pista. Ma le ragazze sanno che io ci sono sempre. Vorrei che quando hanno 4-5 giorni di riposo a casa, almeno uno lo facessero a Montichiari.

Col gruppo femminile Villa ha avuto poco tempo per togliersi i dubbi su chi schierare nel quartetto e nelle altre specialità
Col gruppo femminile Villa ha avuto poco tempo per togliersi i dubbi su chi schierare nel quartetto e nelle altre specialità
E’ una questione di metodo da assorbire?

Direi di sì. L’esempio degli uomini è lì, che insegna come si deve fare. Ripeto, forse con le donne c’è stato meno tempo per apprendere il sistema, ma siamo tutti professionisti. Non abbiamo bisogno di essere sollecitati. C’è un traguardo da raggiungere come l’Olimpiade e quello deve essere uno stimolo per tutti. Se a Glasgow andrà tutto bene, significa che quello sarà un punto di partenza per Parigi, altrimenti sarà un ulteriore stimolo a lavorare in maniera ancora più proficua.

Temi di poter restare fuori da Parigi con le ragazze?

Non sono preoccupato di non andare alle Olimpiadi con loro perché, ripeto, in questo gruppo ci credo. Credo in tutti, uomini e donne. Adesso il mio pensiero principale è quale quartetto femminile schierare perché non abbiamo fatto una prova vera e propria. Ho una mia idea in testa, come sempre, ma avrei preferito avere conferme. Purtroppo anche i campionati italiani in pista hanno avuto una partecipazione misera. Li hanno messi tra tricolori su strada e Giro Donne, molte ragazze non potevano esserci. Però ringrazio anche chi li ha organizzati, perché magari non ci sarebbero stati nemmeno quelli. In generale ci sono tanti problemi che stiamo cercando di risolvere.

Questione allora di quelle famose scelte? Col tuo lavoro in questi anni hai dimostrato di avere un credito di credibilità, se ci concedi il gioco di parole…

Ma io con il credito non ci voglio lavorare (sorride, ndr). Io lavoro sempre per prendere le migliori decisioni possibili con tutti. Staff e corridori. Stavolta la mancanza di tempo ci condiziona e mi fa sorgere qualche pensiero in più. L’unico lato positivo, se così possiamo dire, è che questi mondiali di agosto sono una prova generale per Parigi. Sappiamo quindi come dovremo organizzarci per l’anno prossimo.

Obiettivo oro. Jonathan Milan a Glasgow ha scelto la pista, correrà l’inseguimento individuale e a squadre
Obiettivo oro. Jonathan Milan a Glasgow ha scelto la pista, correrà l’inseguimento individuale e a squadre
Oltre al tuo staff anche gli atleti potrebbero aiutare il cittì Marco Villa a sceglierli o meno?

Il confronto fra noi c’è sempre stato, per me è la base. C’è sempre molta trasparenza e so di poter contare su loro. Solitamente sul tavolo metto i tempi e le mie sensazioni, loro invece mi confermano o meno queste impressioni. Stavolta c’è poco da mettere sul tavolo, sia da parte mia sia da parte loro. Ci baseremo su quello che abbiamo.

A Glasgow utilizzerete tutti i materiali nuovi?

Dobbiamo presentarli, ma soprattutto dovremo usarli per testarli in vista di Parigi. Abbiamo telaio, manubrio, ruote e altre materiali nuovi, ma non è detto che sommati tutti assieme ci facciano andare più forte. Vedremo però quali combinazioni adottare. Anche queste fanno parte di quelle scelte di cui stiamo parlando. Ed anche in questo caso ho le mie idee in testa. Speriamo vada tutto bene.

Come abituarsi al grande caldo? Ce lo spiega “doc” Pollastri

02.08.2023
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OPOLE – Quando si va al di sopra dei 30 gradi le cose cambiano di netto per i corridori. E’ quel che abbiamo visto al Tour de France (il caso Pogacar è forse il più emblematico) e in molte gare di questo scorcio di stagione. Abituarsi al caldo pertanto è fondamentale per evitare il temuto calo di prestazioni.

Nell’era del ciclismo che nulla lascia al caso, i corridori curano anche questo aspetto. Il dottor Luca Pollastri, della Jayco-AlUla, ci spiega quali metodi applicano gli atleti della sua squadra per ovviare a questa problematica.

Luca Pollastri, medico della Jayco-AlUla
Luca Pollastri, medico della Jayco-AlUla
Dottor Pollastri, qui in Polonia non fa caldo, però veniamo da corse in cui il solleone si è fatto sentire. Lo abbiamo visto al Tour de France, dove c’è stato soprattutto un elevato tasso di umidità: ebbene come si abituano i corridori al caldo? Si fanno degli allenamenti specifici? 

C’è gente che in passato si è anche allenata in sauna, ma noi non l’abbiamo fatto. Tuttavia abbiamo impostato delle strategie che prevedono una sorta di acclimatazione, o comunque di adeguamento al caldo, utilizzando ad esempio la sauna nell’arco della giornata (ma senza bici, ndr) oppure utilizzando le ore più calde per uscire proprio per simulare le condizioni che si troveranno in gara. Si creano degli adattamenti i cui benefici poi si sentono durante la competizione.

L’abbigliamento gioca un ruolo sempre più importante sia per l’aerodinamica che per la termoregolazione. Ci sono maglie e pantaloncini sempre più sottili e traspiranti. Magari i corridori si allenano con qualcosa di leggermente più pesante per poi indossare appunto quei capi leggeri in corsa?

No, questo devo dire che non ci è capitato. Piuttosto si evita di avere tutte quelle accortezze che si hanno invece in gara. Quei comfort a vantaggio dell’atleta per il caldo appunto.

Quali?

Penso alle “ice socks”, le calze con i cubetti di ghiaccio, che il corridore posiziona normalmente nella regione cervicale dentro la maglia. Oppure all’attenzione che lo staff dedica alla temperatura delle borracce, che sono sempre fresche. Sono portate ad una temperatura tendenzialmente controllata all’interno dei frigo box che abbiamo nelle macchine. Penso alla temperatura sul bus… Tutte cose che non si curano durante gli allenamenti quando i ragazzi non hanno il supporto dello staff. Quindi in allenamento l’acqua sarà un po’ più calda, non avranno il ghiaccio da mettere sulla schiena, non riposano in ambienti ideali… Sono piccole cose che mettono il corpo sotto stress. Stress, che al contrario cerchiamo di evitare o ridurre al minimo durante la competizione.

Tutti i team, qui la Groupama-Fdj, quando fa caldo in corsa distribuiscono le borracce e le calze di ghiaccio
Tutti i team, qui la Groupama-Fdj, quando fa caldo in corsa distribuiscono le borracce e le calze di ghiaccio
Una curiosità dottore, perché quelle calze col ghiaccio si mettono nella zona cervicale? C’è una motivazione specifica?

Perché è una delle zone sicure, non reca danni all’intestino o ad altre parti sensibili. E’ anche una zona che fa percepire un maggior senso di freschezza. E poi la questione è anche molto pratica: questi ragazzi sono in bicicletta, quindi di fatto non abbiamo poi tutti questi punti dove metterle. La zona cervicale pertanto è una posizione comoda dove metterle. Senza contare che, banalmente, il ghiaccio che si scioglie cola verso la parte bassa della schiena e l’area interessata al fresco si allarga e quella gocciolina dà una piccola scossa. Talvolta queste calze vengono posizionate anche anteriormente, sul petto. Ma questo va parecchio a discrezione del corridore.

Quindi ci si abitua al caldo non tanto con allenamenti specifici, quanto togliendo quei rimedi che riducono lo stress.

Esatto.

E invece alla lunga per controbattere il caldo è importante recuperare bene. Vediamo spesso che si immergono nelle nelle vasche di ghiaccio…

Esatto, recuperare bene aiuta in tutto ciò. Per quel che riguarda le vasche di ghiaccio è importante farle nell’immediato post tappa. Basta immergersi per pochi minuti. Si tratta di un’immersione pressoché totale, lasciando fuori ovviamente solo la testa.

L’acqua a che temperatura è?

Le temperature sono basse ma non bassissime. Solitamente siamo un po’ sopra i 10 gradi. Il ghiaccio serve ad abbassare la temperatura dell’acqua che si ha a disposizione.

È molto importante per il recupero dal caldo trovare temperature adeguate al rientro negli hotel. I massaggiatori impostano l’aria condizionata sui 20 gradi
E’ molto importante per il recupero dal caldo trovare temperature adeguate al rientro negli hotel. I massaggiatori impostano l’aria condizionata sui 20 gradi
E quanto ci stanno?

Sui 5′-6′. Quando non si ha la fortuna di avere una vasca di ghiaccio, è ancora più importante che sia ben accogliente il bus.

Ci spieghi meglio…

Al rientro sul bus i corridori devono fare una doccia non particolarmente calda, anzi… Oltre a questo il bus ha una temperatura abbastanza fresca e adottiamo una strategia simile anche negli hotel. Ai ragazzi viene fatta trovare una temperatura definita in modo che l’impatto iniziale sia di un certo tipo, fino a che non vanno a dormire. Per questo gli chiediamo di mantenere l’aria condizionata accesa. Aria che poi devono spegnere nel corso della notte.

Di che temperature parliamo?

Sui 20 gradi, anche se poi dipende un po’ anche dalla temperatura esterna (più è alta e più si alza quella interna, ndr). Quindi direi tra i 20 e i 22 gradi.

Mugello, ore 15. Nata la seconda nazionale di Bennati

02.08.2023
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SCARPERIA – Il sottofondo delle moto invita ad avvicinarsi alla vetrata sulla pista. Le Ducati hanno una voce roca e inconfondibile, ma adesso le parole che ci interessa sentire sono quelle di Bennati. La Federazione ha radunato il ciclismo italiano nella sala stampa del Mugello e il popolo del pedale ha risposto numeroso ed entusiasta. Si presentano nuovi sponsor e si ringraziano quelli che già ci sono, che il presidente Dagnoni omaggia con un rapido pensiero. Debuttano sulla maglia azzurra la Regione Puglia di Michele Emiliano e sull’abbigliamento da riposo Italiana Petroli di Ugo Braghetti.

Poi c’è Eugenio Giani, Governatore toscano, che declama l’amore della sua regione per il ciclismo, ne ricorda i rappresentanti più illustri da Nencini a Bartali, omaggia Martini e Ballerini (presenti le famiglie degli indimenticati cittì) e poi ricorda che da qui il prossimo anno partirà il Tour de France.

La conferenza si è svolta nella sala stampa dell’autodromo del Mugello a Scarperia
La conferenza si è svolta nella sala stampa dell’autodromo del Mugello a Scarperia

Bennati e Ballerini

Dagnoni fa gli onori di casa. Parla del bilancio della sua gestione, delle medaglie passate da 97 a 130 e della difficoltà che i numeri possano crescere ancora. Parla del lavoro silenzioso di Roberto Amadio, collegato da Glasgow, che mette i tecnici nelle condizioni di lavorare al meglio.

«Abbiamo un componente segreto – sorride il presidente federale – che è lo spirito di squadra. Siamo un riferimento. Le parole del governatore Giani mi ricordano che non conoscevo personalmente Bennati, a parte sapere chi fosse come atleta. Ma dopo averlo incontrato vidi in lui gli stessi tratti di tecnico moderno che erano di Ballerini e anche per questo lo abbiamo scelto».

Al Mugello c’era anche Nibali, testimonial di Zerosbatti, che offrirà assistenza legale ai tesserati FCI
Al Mugello c’era anche Nibali, testimonial di Zerosbatti, che offrirà assistenza legale ai tesserati FCI

Emozioni toscane

Quando poi è il momento di entrare nel vivo, la parola va a Bennati, che ha radunato qui in zona i suoi azzurri per costruire il gruppo e vivere in modo più consono l’avvicinamento, sbriciolato dalle tante gare e dal calendario nevrotico.

«Sto vivendo tante emozioni – dice il cittì azzurro – vedendo le famiglie di due figure come Alfredo e Franco che sono state importantissime per la mia carriera, ma soprattutto per la mia vita. Sono contento che abbiano accettato l’invito. Portare avanti quello che hanno fatto loro è una grande responsabilità e, da toscano, un’emozione».

Oss, Bettiol, Baroncini, Bagioli: tanta qualità e il debutto del giovane iridato nel 2021 a Leuven fra gli U23
Oss, Bettiol, Baroncini, Bagioli: tanta qualità e il debutto del giovane iridato nel 2021 a Leuven fra gli U23

I nove azzurri

Al tavolo c’è Marco Velo, in collegamento da Glasgow c’è Paolo Sangalli. Il momento di annunciare le squadre è arrivato. I nomi circolavano, Bennati li conferma.

Correranno nella gara su strada Trentin e Bettiol, Baroncini e Bagioli, Sbaragli e Pasqualon (assente, perché impegnato al Polonia), Oss, Velasco e Rota. Faranno la crono Ganna e Cattaneo. Gli altri nomi vengono diffusi in perfetta contemporanea tramite un comunicato della Federazione. La missione Glasgow può cominciare, allo stesso modo in cui iniziano le domande.

Velasco, Trentin, Rota e Sbaragli: manca Pasqualon, in corsa al Polonia
Velasco, Trentin, Rota e Sbaragli: manca Pasqualon, in corsa al Polonia

Nessuno è imbattibile

«L’obiettivo è vincere – dice Bennati, applaudito – perché siamo l’Italia. La gara dello scorso anno mi ha molto soddisfatto e vogliamo riportare la maglia iridata a casa. Non dobbiamo avere paura. L’anno scorso sapevamo che Evenepoel poteva anticipare e lo ha fatto. Non siamo i favoriti, ma sappiamo anche che nessuno è imbattibile. Non voglio dire che a Wollongong avremmo potuto vincere, forse sarei poco credibile, ma fino ai 500 metri finali eravamo lì per giocarci un argento e il bronzo».

Sulla maglia azzurra compare da quest’anno il logo della Puglia
Sulla maglia azzurra compare da quest’anno il logo della Puglia

Una curva ogni 25 secondi

«Dal 2018, io sono invecchiato – dice Trentin parlando di sé, Van der Poel e Van Aert, fra le risate – mentre loro hanno vinto qualche corsa. Li avevo messi tra i favoriti anche quando a Glasgow vinsi gli europei cinque anni fa, anche se nessuno li conosceva. Venivano dal cross, ma Van der Poel era campione olandese e Van Aert aveva già vinto delle corse dure in Belgio. Restano due dei favoriti, ma se ci sarà pioggia verrà fuori una gara incerta. Ci sarà una curva ogni 25 secondi, non è come l’anno scorso in cui c’erano lunghi tratti per pedalare e in cui chi aveva più gambe poteva fare la differenza. Quest’anno bisogna essere più forti anche a livello tecnico e questo per noi è un vantaggio».

Il piccolo Davide, con la sua maglia intitolata a Gastone Nencini, aveva una domanda per Bettiol
Il piccolo Davide, con la sua maglia intitolata a Gastone Nencini, aveva una domanda per Bettiol

Un bimbo per Bettiol

Dal fondo della sala si alza Davide, uno dei tanti bambini invitati per assistere. Vuole fare una domanda a Bettiol. Cammina come un torello, col microfono in mano e spara secco: «Vorrei chiedere ad Alberto se il percorso gli piace e se intende andare in fuga».

Bettiol lo richiama mentre il bambino si allontana e poi risponde: «Anche se non avevo intenzione di andare in fuga, adesso certamente ci proverò. Non ho ancora visto il percorso, se non nei video di Bennati. Ci sono tante curve, tanti rilanci: servirà avere ritmo nelle gambe. E a me che ho fatto Giro e Tour, manca tutto meno che il ritmo. Bisognerà seguire l’istinto e correre da squadra. Dobbiamo essere sempre in superiorità numerica».

Sangalli, in collegamento da Glasgow, ha spiegato la squadra delle donne
Sangalli, in collegamento da Glasgow, ha spiegato la squadra delle donne

Senza la “Longo”

C’è una domanda per Paolo Sangalli. E’ appena arrivata la notizia che Elisa Longo Borghini non ci sarà, ferma ai box per un’infezione saltata fuori durante il Tour.

«L’assenza di Elisa pesa in modo notevole – dice il cittì da Glasgow – perché lei è un elemento imprescindibile. Abbiamo anteposto la sua salute, come era giusto che fosse. La tattica però non cambia di una virgola, abbiamo atlete capaci di fare bene su quel percorso, compresa Balsamo. Elisa è rientrata al Tour e la pista ci darà modo di valutarla bene».

Bennati al microfono di Stefano Rizzato: le prossime interviste si faranno a Glasgow
Bennati al microfono di Stefano Rizzato: le prossime interviste si faranno a Glasgow

Trentin capitano

La chiusura è per Bennati, prima di approfondire nei prossimi giorni le parole dei corridori. Gli chiedono chi sarà il capitano e l’aretino va dritto.

«Capitano significa tante cose – dice – il capitano sa essere cittì in corsa, un ruolo che nella mia carriera ho avuto diverse volte e che Matteo Trentin sa svolgere molto bene. Solo che rispetto a me sa dare anche la garanzia del risultato (Trentin lo guarda, certe parole lasciano il segno, ndr). Ho un’idea di corsa che condividerò con i ragazzi. Domani faranno l’ultima distanza, un allenamento davvero duro. Poi partiremo. Venerdì andremo a provare il percorso e nel frattempo avremo tutto il tempo per parlare di tattiche e strategie. Non voglio svelare nulla prima di averlo fatto con i miei ragazzi. E forse pure allora, scusate, la terrò per me…».

Sul rettilineo di Opole, Kooij distrugge e Thomas costruisce

01.08.2023
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OPOLE – Il rettilineo finale di questa cittadina del Sud della Polonia tira un po’. Ai lati ci sono due ali di folli, sembra che l’intera popolazione di Opole, 126.000 abitanti, si sia riversata sulle strade. Ed è bello. Di questo gruppo che sfreccia fanno parte anche Olaf Kooij e Geraint Thomas.

Il giovane della Jumbo-Visma si porta a casa la tappa distruggendo i muscoli degli sprinter avversari. Il “vecchio” della Ineos-Grenadiers invece i suoi muscoli li “costruisce”. Lui continua a mettere chilometri di gara nelle gambe in vista della Vuelta.

E di gambe ne servivano davvero tante per questo sprint. Gli ultimi 500 metri avevano quell’infida pendenza (1,7 per cento), che se non sei del tutto in spinta ti massacrano. L’acido l’attico arriva alle stelle e perdi per distacco, non sulla linea d’arrivo.

Olav Kooij (classe 2001) è al settimo sigillo stagionale. Ad Opole ha preceduto Van den Berg e Moschetti

Il ritorno di Thomas

Muscoli che, come detto, non poteva certo massacrare Thomas. Al contrario lui è qui per costruire. Il gallese ha riattaccato il numero sulla schiena, cosa che non faceva dal Giro d’Italia. La gamba è subito buona, ma non è al top.

“G”, come lo chiamano in squadra, pedala spesso in testa gruppo, prende aria quando c’è da portare avanti Michal Kwiatkowski, colui che sembra lo abbia convinto a venire al Tour de Pologne. Nella seconda frazione in particolare, Thomas ha allungato il gruppo in vista della rampa finale e i compagni lo hanno seguito alla lettera nel lavoro per il leader polacco.

Geraint è stato secondo al Giro e dopo aver ben recuperato è pronto a fare rotta sulla Vuelta. Prima però passerà dalla cronometro iridata.

Quello che stiamo vedendo in questi giorni è un corridore più rilassato rispetto a quello lasciato al Giro, forse perché ancora deve entrare nella modalità “race”.

«Sì sono tranquillo, sereno – dice con tono squillante Thomas – rientro alle corse dopo il Giro. Sto bene. Ho fatto un buon lavoro e sono qui per mettere intensità nelle gambe.

«Voglio completare la preparazione ed aiutare i miei compagni. Voglio arrivare nel modo migliore possibile alla Vuelta. Nelle ultime settimane mi sono anche allenato in quota per questo».

Geraint Thomas (classe 1986) è pronto per la sfida della Vuelta
Geraint Thomas (classe 1986) è pronto per la sfida della Vuelta

Verso la Vuelta

Thomas viene dal ritiro ad Andorra. Con il team c’è stato grande affiatamento. E non vede l’ora di andare alla Vuelta. La sensazione è che sia molto più interessato alla sfida spagnola che non all’altro grande appuntamento che lo attende prima, vale a dire la prova iridata contro il tempo.

Eppure sulla Vuelta, lo stesso Thomas ha cercato di nascondersi un po’. Lascia che i riflettori illumino i Roglic, gli Evenepoel…  «Io penso a me – ci ha detto – voglio fare bene. Chiaramente la classifica generale è un obiettivo, ma intanto penso a vincere una tappa».

Noi abbiamo avuto la sensazione che Thomas abbia voluto gettare acqua sul fuoco più del necessario e tutto sommato Salvatore Puccio, che conosce Geraint come pochi altri, ci conferma che non è proprio così. Uno come lui, specie dopo un Giro d’Italia corso a quel livello, in Spagna punta a fare bene. Molto bene.

«Forse – spiega Puccio – Thomas ha detto così perché alla fine lui la Vuelta l’ha fatta una sola volta e magari non la conosce benissimo. Ma è stato in altura con i ragazzi che andranno Spagna e so che ha lavorato bene. Qui in Polonia, nelle tappe più impegnative nel finale si è staccato ma è normale. Gli manca un po’ di ritmo. Anche De Plus ha fatto lo stesso, ma è così quando si viene da un grande blocco di lavoro».

Il gallese si è visto poco, come per il Giro del resto. In Polonia si è messo a disposizione della squadra
Il gallese si è visto poco, come per il Giro del resto. In Polonia si è messo a disposizione della squadra

Seconda giovinezza

L’atleta della Ineos-Grenadiers sta vivendo una seconda giovinezza. Lo si vede anche dal contorno, non solo da come si muove in gruppo (tra l’altro si vocifera di un suo rinnovo per altri due anni). Sembra più sereno e più spigliato adesso che non qualche anno fa. Questione di pressioni? Probabile. Si sente più consapevole? Sicuro.

«Ma sì – conferma il gallese – in generale mi sento molto bene. Vado ancora forte perché mi piace il mio lavoro. Mi diverto a pedalare e a correre». 

Alla tv polacca Thomas ha detto una cosa per noi affatto secondaria e cioè che il Giro d’Italia gli ha dato nuove motivazioni. Che è stata una bella spinta.

Tutto sommato Geraint era arrivato al Giro con un basso profilo. Nessun risultato di riferimento prima della corsa rosa e alla fine ha agguantato il podio. Magari riuscirà a fare la stessa cosa alla Vuelta.

L’abbraccio di Opole

Intanto Opole torna alla sua normalità. Questa cittadina dell’Alta Slesia ha regalato un grande abbraccio al Tour de Pologne. C’era davvero tanta gente. Mentre scriviamo, dalla sala stampa “open view”, vediamo il pubblico lasciare la piazza centrale. Anche qui come al Tour, il ciclismo sta richiamando un pubblico sempre maggiore e sempre più giovane.

Per quanto riguarda la corsa, domani c’è forse la frazione decisiva. O almeno quella che ci dirà chi non vincerà questo Polonia. Mohoric dice che l’obiettivo non è quello della classifica generale ma di portarsi a casa un’altra tappa. Kwiato ha il dente avvelenato per lo “sgarbo” – a suo dire – che ieri gli ha riservato Majka, reo di averlo portato fuori traiettoria.

Il polacco potrà contare proprio su Thomas e sulla crono con finale che gli sorride. E in tutto ciò Almeida è in agguato. Lui e il compagno della UAE Emirates, Majka, inseguono lo sloveno a 10″, mentre lo stesso Kwiato è a 12″.

Il rientro di Balsamo. Tanta fatica e feeling da ritrovare

01.08.2023
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MONTICHIARI – Il suo è stato uno dei rientri più attesi. Il brutto infortunio occorso a fine maggio a Elisa Balsamo aveva condizionato in un colpo solo i pensieri iridati dei cittì delle nazionali strada e pista. Ora la cuneese è tornata a disposizione e ha tanta voglia di essere utile alla causa.

Si è data tanto da fare la 25enne della Lidl-Trek negli ultimi due mesi. Parte del suo recupero lo abbiamo trattato con Elisabetta Borgia pochi giorni fa. Balsamo ha ripreso al Tour Femmes. Una partecipazione senza alcuna velleità, non poteva essere altrimenti. Un bel quinto posto in volata al terzo giorno di gara comunque lo ha ottenuto, prima di abbandonare dopo la sesta tappa per non compromettere il cammino della seconda parte di stagione, che inizia con i mondiali di Glasgow. A Montichiari, Balsamo lavora sia nella palestrina del velodromo che in pista con esercizi specifici. Tra uno e l’altro, parte il nostro botta e risposta mentre sta mangiando una barretta.

Dopo il rientro al Tour, il programma di Balsamo prevede mondiali, un paio di gare a tappe e altre semi-classiche
Dopo il rientro al Tour, il programma di Balsamo prevede mondiali, un paio di gare a tappe e altre semi-classiche
Elisa, masticare ti dà ancora fastidio?

No, adesso riesco abbastanza bene. Solo i cibi estremamente duri e croccanti, come ad esempio una mandorla, ancora non riesco a morderli bene. Per il resto devo dire che ho sistemato quasi tutto. I denti non sono tutti a posto, ma quelli per la masticazione sono stati sistemati.

Com’è stato alimentarsi in gara dopo un incidente come il tuo?

Non è stato facile. Per fortuna ora ci sono tanti prodotti morbidi, tipo gel o gelatine, che sono più semplici da mangiare. Poi si usano tanto le maltodestrine nelle borracce, quindi anche quello aiuta a tenerti alimentato. I panini soffici o le rice cake riesco a mangiarli più fuori dalla bici, perché posso masticarli con calma. Per la verità al Tour nei momenti tranquilli della tappa ci ho provato e mi sono allenata anche su quel tipo di gesto.

A livello posturale invece come va?

L’osteopata ha dovuto lavorare parecchio. Con la mano non sono ancora a posto al cento per cento. Mi fa ancora un po’ male e la posizione in bici non è perfetta, con le relative conseguenze. Si sa che il corpo è tutto collegato. L’impatto che ho preso in faccia ha avuto ripercussioni nella parte posteriore del fisico, tra cervicale e schiena.

In Francia com’è andata?

Sono andata al Tour per fare fatica. Ci voleva. Sono partita con sole tre settimane di allenamenti, non potevo aspettarmi altro. Ho fatto qualche giorno di recupero appena tornata dalla Francia. Spero che tutto il lavoro fatto finora venga fuori a breve.

Balsamo al Tour è rientrata con diversi obiettivi. Fare fatica e ritrovare feeling in gruppo e sulla bici
Balsamo al Tour è rientrata con diversi obiettivi. Fare fatica e ritrovare feeling in gruppo e sulla bici
Ai mondiali sarai impegnata in pista e strada?

Sì, anche se stiamo aspettando ancora qualche conferma. Su strada ho parlato con Paolo (il cittì Sangalli, ndr) e in teoria dovrei essere in squadra. In pista invece dobbiamo capire con Marco (il cittì Villa, ndr) chi correrà e quali saranno le specialità, ma sapremo tutto in questi ultimi giorni prima dell’inizio del mondiale.

Sangalli ci aveva detto che il circuito era perfetto per te

Sicuramente non ci arrivo con la condizione che avrei voluto. Sappiamo che ad un mondiale devi essere al 110 per cento quindi arrivarci all’80 per cento potrebbe non bastare. Però alla fine secondo me sarà un mondiale molto particolare. Ci sono tante curve, quasi certamente potrebbe piovere e questi fattori potrebbero rimescolare le carte in gioco. Le corse di questo tipo possono diventare molto imprevedibili. Io cercherò di fare del mio meglio con la condizione che ho, anche perché non si può fare diversamente (sorride, ndr).

Come hai vissuto la convalescenza?

Ho sempre cercato di essere ottimista, fin dai primi giorni. La voglia di tornare era tanta. E’ quella che mi ha spinto ad avere un recupero veloce. Anche il chirurgo non credeva ai propri occhi quando dopo un mese riuscivo a muovere la bocca abbastanza bene. Non se lo aspettava proprio, ma io mi sono impegnata tanto nella fisioterapia. Non è stato semplice però l’obiettivo di rientrare al Tour mi ha aiutato sicuramente.

Ulitmissime prove pre-mondiali a Montichiari per Balsamo (qui con Consonni) sotto le indicazioni del tecnico Masotti
Ulitmissime prove pre-mondiali a Montichiari per Balsamo (qui con Consonni) sotto le indicazioni del tecnico Masotti
Ti ha lasciato un po’ di paura questo infortunio?

In gruppo mi sono trovata abbastanza bene. Sicuramente in discesa o dove le velocità sono molto alte la sento ancora un po’, più che altro per la paura stessa di ricadere e farmi di nuovo male dopo la prima volta. Tuttavia uno degli obiettivi del Tour era quello di tornare per ritrovare un buon feeling in corsa. Per il momento penso di esserci riuscita abbastanza bene.

Qual è il programma di Elisa Balsamo dopo il mondiale?

Farò il Tour of Scandinavia ed il Simac Tour tra fine agosto ed inizio settembre. Potrei disputare anche Plouay ma valuteremo con la squadra. Poi correrò le gare in Italia e credo anche l’europeo. Per fortuna dopo Glasgow non finisce la stagione. Speriamo che arrivi ancora qualche bella soddisfazione.

Abbiamo frugato nelle tasche dei corridori…

01.08.2023
5 min
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Questa volta abbiamo letteralmente frugato nelle tasche dei corridori! Cosa ci mettono prima di partire? Ad offrirci le tasche, appunto, sono stati Cristian Scaroni e Mattia Cattaneo.

Al Tour de Pologne il corridore dell’Astana-Qazaqstan ci ha fatto vedere come si parte prima di una frazione non troppo dura. Nelle sue tasche ci sono tre barrette, un incarto con la stagnola, un gel e chiaramente le borracce, che il massaggiatore sta giusto preparando a ridosso del via.

Cristian Scaroni, prima del via al Giro di Polonia prepara con cura le sue scorte
Cristian Scaroni, prima del via al Giro di Polonia prepara con cura le sue scorte

Parte solida

Con Scaroni partiamo dalla parte solida, che in questo momento, appunto quello che precede il via e la prima metà della corsa, è la parte dominante. Se non altro perché tendenzialmente è la parte che viene consumata per prima.

«La tappa – spiega Scaroni – non è troppo impegnativa e si prevede che non ci sarà un grandissimo dispendio energetico. Il quantitativo dei rifornimenti che avete visto è per le prime due ore, massimo due ore e mezzo. Poi infatti prenderemo il sacchetto».

Le tasche di Scaroni contengono un bel po’ di cibo, specie se si pensa che è “solo” per le prime due ore. Cristian ci spiega come vanno presi i singoli prodotti e soprattutto con quale cadenza.

«Ognuno – dice il bresciano – ha la sua strategia nutrizionale. In previsione di una partenza che in teoria non dovrebbe essere troppo veloce, prenderò una barretta proteica nella prima ora e poi andrò a consumare le altre due prima del rifornimento. E così la rice cake (che era quell’involucro nella carta stagnola di cui vi dicevamo, ndr)».

Resta dunque il gel. Scaroni conferma la nostra ipotesi e cioè che è una sorta di gel di sicurezza. Se si dovesse partire forte e quindi bruciare di più, o se non dovesse prendere il sacchetto al rifornimento, se una parte del contenuto dovesse cadere… un gel in tasca c’è.

«Ma soprattutto – spiega – quel gel fa comodo nel caso in cui la corsa dovesse diventare più dura all’improvviso. A quel punto servirebbero più zuccheri e si farebbe più difficoltà a mangiare cibi solidi».

La parte liquida

Prima Scaroni ha parlato di rifornimento. E lì cosa troverà? Nel sacchetto ci saranno un paio di barrette, ma soprattuto gel, delle più masticabili rice cake e altre borracce con le maltodestrine e la caffeina pensando al finale di corsa. A volte, va detto, il corridore non mangia proprio tutto: qualcosa getta strada facendo.

«Ho una borraccia di sali e una di maltodestrine, integratori che ci fornisce Named – spiega Scaroni – Ognuno di noi identifica col proprio nome la borraccia, perché ognuno ha delle composizioni diverse: c’è chi vuole più malto e chi più fruttosio. Io per questa tappa che, ripeto, è abbastanza facile, non metto troppi zuccheri quindi: faccio due borracce di malto. E queste due vanno bene per tutta la tappa».

Scaroni opta per 40 grammi di malto e 20 di fruttosio. A queste due borracce si aggiunge dell’acqua liscia. Questa entra in scena quando terminerà la prima borraccia.

Cristian prosegue: «La prima borraccia che solitamente assumo è quella dei sali. A quel punto la sostituirò con una di acqua semplice che andrò a prendere all’ammiraglia. Di solito preferisco prendere prima i sali, soprattutto in questo Tour de Pologne in cui non fa molto caldo, ma la cosa è soggettiva».

Tappa più dura?

Tutto quello che ci ha detto Scaroni va bene se la frazione è abbastanza facile. Ma se invece l’altimetria è un po’ più esigente, come si fa? Cosa varia? A spiegarcelo è Mattia Cattaneo. Anche il corridore della Soudal-Quick Step ci apre le sue tasche.

La questione è molto soggettiva, spiegava Scaroni, infatti Cattaneo non prende il sacchetto e parte con le tasche piene per coprire l’intera frazione. Punta molto più sui gel, se ne contano ben tre al via. Ma qualcosa integrerà anche con le borracce che prenderà lungo la strada dai massaggiatori.

«Parto – dice Mattia – con tre gel da 45 grammi di carbo l’uno e due caramelline che ne contano quasi 30. A questo aggiungo una borraccia da 90 grammi da un’ora e mezza. Ma nelle tappe più esigenti aumento un po’ i carbo. Quindi una borraccia l’ora da 60 grammi di carbo per arrivare ai 110 grammi l’ora con il gel o la mezza barretta. Ma personalmente mi aiuto molto con le caramelle che si deglutiscono facilmente».

Cattaneo parla poi del rifornimento. Non lo prende quasi mai perché lo ritiene pericoloso, specie nel ciclismo moderno. Senza contare che si va spesso forte.

«Preferisco partire con tutto il necessario nelle tasche. Il rifornimento è sempre un momento delicato. Alla fine con tre barrette in più sei apposto per tutta la tappa. Eccetto alla Sanremo… in cui dovresti partire con lo zainetto!».

Il San Pellegrino di Remco, fra bici, strudel e Play Station

01.08.2023
7 min
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In questi giorni Yankee Germano è al Polonia. Il massaggiatore friulano della Soudal-Quick Step è arrivato in carovana dopo aver cambiato a tempo di record il parabrezza del furgone sfondato dalla grandine, che ha danneggiato anche il tetto di casa e l’auto della compagna, che il 14 ottobre diventerà sua moglie. In questa vita adrenalinica, che si fa fatica anche a descrivere, Yankee ha trovato il modo di tirare il fiato nel ritiro della squadra a Passo San Pellegrino (apertura, foto Visit Val di Fassa). Andava su già ai tempi della Liquigas, mentre questa volta ha scortato Evenepoel e tutti i corridori non impegnati al Tour de France. E’ nata così la condizione di Remco per vincere San Sebastian e per rimettere in palio la maglia iridata domenica prossima.

Così abbiamo approfittato di Yankee per farci raccontare questi giorni lontani dal solito approdo di Livigno, per saperne di più e capire cosa possiamo aspettarci dal biondino belga.

L’Hotel Cristallo fu inaugurato nel 1967 ed è di proprietà della famiglia Chiocchetti (foto Visit Val di Fassa)
L’Hotel Cristallo fu inaugurato nel 1967 ed è di proprietà della famiglia Chiocchetti (foto Visit Val di Fassa)
Di nuovo in ritiro a San Pellegrino, insomma…

C’ero già stato quando lavoravo in Liquigas, esatto. C’eravamo andati anche con la Quick Step nell’anno del lockdown, quando annunciarono la ripresa delle gare. Si partiva a metà stagione e così andammo su per venti giorni, quasi un mese e ci trovammo davvero bene. Però c’era ancora in ballo l’accordo con Livigno, per cui, quando è terminato, ne è stato siglato uno nuovo con l’Hotel Cristallo al Passo San Pellegrino.

Come vi siete trovati?

Sono stati molto disponibili con noi. Diego, il padrone dell’albergo, ci ha detto che ci tiene molto perché ha diversi turisti belgi che vanno su d’inverno per sciare. Quindi come ritorno, immagino che faccia comodo avere la squadra di Evenepoel che si allena. Ci hanno dato disponibilità su tutto. Anche la cucina era a nostra disposizione. Gli chef facevano quello che chiedevamo. Sembra poco, ma già l’orario del pranzo è un tema importante. Se si fanno quattro ore, magari si pranza alle 14. Ma quando se fanno sette, arrivi a tavola a pomeriggio inoltrato e poi anche la cena, visto il tempo dei massaggi, va spostata. Sul piano dell’alimentazione, la nostra dietista aveva fatto un elenco di quello che i corridori avrebbero dovuto mangiare e non abbiamo mai sgarrato.

Un’attenzione completa, dai pasti agli allenamenti?

Era tutto stabilito. Il piano di allenamento, le ore e di riflesso il menu. I corridori sono stati contenti. Ovvio, il posto è impegnativo. Per i velocisti c’è tanta salita, mentre a Livigno avevano quei 20 chilometri nelle gallerie che ti permettono di fare lavori specifici. Però è piaciuto anche a loro. Scendevano in Val di Fassa o verso Belluno e ogni giorno c’era la possibilità di fare un percorso differente. Gli scalatori, con Remco e gli altri, si sono proprio sbizzarriti con tutte le salite che ci sono nei dintorni.

Un’intervista per Remco Evenepoel sul Passo San Pellegrino (foto Visit Val di Fassa)
Un’intervista per Remco Evenepoel sul Passo San Pellegrino (foto Visit Val di Fassa)
Remco ha detto di aver lavorato davvero bene…

Ha lavorato davvero bene e come lui tutto il gruppo che lo seguiva. L’atmosfera era serena, tranquilla, senza tensioni. Col fatto che sei in cima al valico, intorno ci sono solo alberghi, null’altro. Quindi il gruppo si è unito ancora di più. Dopo cena ci si fermava nel bar a bere una Coca e intanto si chiacchierava, si rideva, si giocava a carte. A un certo punto hanno fatto il torneo con la PlayStation. Tutto aiuta per fare gruppo…

E intanto si sono allenati duro come si è sentito dire?

Ci hanno dato dentro. Erano tutti quelli che non facevano il Tour, il resto della squadra, a parte qualcuno che era già in altura. Tipo James Knox che abita ad Andorra o Cattaneo che sta a Sankt Moritz ed è rimasto a casa.

Sono sempre usciti divisi in due gruppi?

I primi giorni hanno fatto anche un gruppo unico. Però avere 16 corridori può essere un problema visto che le strade sono strette. Così facevano percorsi diversi o se dovevano fare lo stesso, partivano scaglionati, con 20 minuti fra un gruppo e l’altro. Magari si fermavano a bere il caffè tutti insieme e poi ripartivano sfalsati, per non dare fastidio al traffico. Gli automobilisti ti rispettano, lo straniero forse di più, forse perché glielo insegnano nelle autoscuole.

Yankee ha collaborato con Viviani alla Liquigas e poi alla Quick Step: i due sono grandi amici (foto Sara Cavallini)
Yankee ha collaborato con Viviani alla Liquigas e poi alla Quick Step: i due sono grandi amici (foto Sara Cavallini)
Da noi no?

Noi dello staff abbiamo le patenti per i mezzi pesanti e per il pullman e ogni tot di tempo devo andare a fare il rinnovo. E io litigo ogni volta in Italia, perché quelli che hanno le patenti del camion e del pullman non superano alla giusta distanza e magari all’ultimo momento suonano pure.

E’ mai capitato di scendere a Moena nel giorno di riposo per stare in mezzo alla gente?

Qualcuno è sceso a bersi il caffè, poi è risalito in bici con tranquillità. Il bello di lassù secondo me è che è veramente un ritiro di squadra. Ti alzi, fai colazione, allenamento e massaggi. Recuperi, mangi e dormi, mentre altri posti magari ti distraggono. Nei giorni di recupero è capitato che organizzassero il giretto in mountain bike, qualcosa di facile sui sentieri per bere il caffè e magari mangiarsi una fetta di strudel in qualche rifugio. Alla fine non ti viene neanche voglia di andare giù e poi risalire, perché da una parte o dall’altra, sono più di 10 chilometri di salita, anche duri.

C’era anche qualche direttore sportivo?

Bramati, che di solito fa questi ritiri, alla fine hanno voluto portarlo a fare la prima ammiraglia al Tour de France. Per cui la prima settimana c’erano solo i due coach: Vasili Anastoupoulos e Koen Pelgrim. Poi a metà ritiro è arrivato Klas Lodewyck.

Tempo buono o tempesta come poi a casa tua?

I primi giorni pioveva di mattina, come in montagna dove è molto variabile, perciò qualche volta abbiamo ritardato la partenza di mezz’ora. Poi è sempre stato bello, i primi giorni anzi faceva un po’ freschetto, così partivano coperti, anche perché scendevano in bici da 2.000 metri. Invece dopo 5-6 giorni è venuta fuori la bomba di calore, sia dalla parte di Moena sia da Belluno.

Davvero tanto caldo?

Quando uscivo anche io in bici, guardavo i termometri nei paesi, quelli delle farmacie, e segnavano fino a 37 gradi. Per fortuna sopra, pur arrivando a 30-32 gradi, era ventilato e si sopportava meglio. In ogni caso, quando tornavano in hotel, le borracce erano sempre tutte vuote.

Ci sono stati cicloturisti che si accodavano ai ragazzi?

DIrei di no. Magari capitava il turista che veniva a vedere e chiedeva di fare la foto, perché di turismo in bici lassù ce n’è parecchio. Però sono stati tutti abbastanza discreti. Venivano vicino, noi gli dicevamo come fare e loro aspettavano il momento giusto. Magari al rientro, dopo che avevano finito di discutere dell’allenamento e prima di andare in camera.

In questi giorni, Yankee è al Tour de Pologne. Per questo salterà i mondiali, ma andrà agli europei
In questi giorni, Yankee è al Tour de Pologne. Per questo salterà i mondiali, ma andrà agli europei
Siete riusciti anche a seguire il Tour?

Tutti i giorni, mentre si facevano i massaggi. Per noi è stata un po’ critica fino alla vittoria di Asgreen, ma la mia impressione è che gli altri fossero davvero di un altro pianeta. Loro due sono forti, però per me il più forte è Van Aert. Vedere come aiutava l’altro in salita, pesando 75 chili, è stato impressionante. E quest’anno andava anche meno dell’anno scorso. Farà un bel mondiale…

Sempre che vada d’accordo con Remco. L’anno scorso non sembrava…

Però ho visto che quando fanno i rulli per defaticare, la chiacchierata se la fanno. Si danno la pacca sulla spalla, forse i due galli si stanno abituando l’uno all’altro. E Remco ha davvero una grande gamba…

Philipsen-Van Aert, si discute già sulla volata dei mondiali

01.08.2023
4 min
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Jasper Philipsen sembra fatto apposta per suscitare clamore. E così, dopo essersi inimicato una fetta di gruppo con alcuni atteggiamenti spregiudicati al Tour, la sua risposta a una domanda sui mondiali di Glasgow ha fatto insorgere l’orgoglio belga. E’ successo infatti che negli ultimi giorni francesi, gli abbiano chiesto come si comporterà con Mathieu Van der Poel che in quell’occasione sarà un avversario. E Philipsen, forse avendolo accanto e certo sbagliando, ha risposto che non farà nulla per mettergli i bastoni fra le ruote. Apriti cielo!

«Non è stata un’affermazione appropriata – ha spiegato il cittì Vanthourenhout – ma Jasper si è scusato. E’ stata una domanda improvvisa che ha ricevuto al Tour. In quel momento, avere Mathieu accanto ha influenzato la sua risposta».

Il Criterium di Herentals si svolge nel quadro di Herentals Fitest Feest (foto Event Photography Peter)
Il Criterium di Herentals si svolge nel quadro di Herentals Fitest Feest (foto Event Photography Peter)

Belgio a tre punte

Quel che però resta è il quesito che la conferenza stampa del Belgio non ha fugato del tutto: chi farà l’eventuale sprint al mondiale tra Van Aert e Philipsen?

«Dipende da chi si sentirà ancora meglio dopo una gara difficile – ha risposto Vanthourenhout – ma sono abbastanza sicuro che Wout e Jasper (in apertura l’immagine Photonews dal Criterium di Herentals) non seguiranno la stessa tattica di corsa. Con Remco e Wout possiamo correre in modo molto offensivo. Con Jasper siamo forti sulla difensiva. Abbiamo delle ottime possibilità con qualsiasi scenario di corsa. Andiamo a Glasgow con tre leader che possono vincere il titolo mondiale».

Tra Philipsen e Van de Poel c’è grande complicità: come la gestiranno a Glasgow?
Tra Philipsen e Van de Poel c’è grande complicità: come la gestiranno a Glasgow?

Poco riposo dopo il Tour

Philipsen dal canto suo ha ultimato il giro dei criterium del Belgio, dove ha monetizzato le fatiche del Tour e ha salutato i suoi tifosi.

«Diciamo che prima ho avuto bisogno di una breve fase di decompressione – dice – ma non troppo breve. Un bicchiere o forse anche due, non oltre. Domenica a Parigi abbiamo fatto una festa tranquilla con la squadra, non mi sono riposato molto dopo il Tour. Ho portato la maglia verde nei circuiti, a Herentals e ad Haast, in modo da restituire qualcosa ai miei tifosi. E anche per vendicare la mancata vittoria a Parigi contro Jordi Meeus».

Philipsen è uscito dal Tour stanco ma tirato a lucido, con la maglia verde e 4 tappe vinte (foto Instagram)
Philipsen è uscito dal Tour stanco ma tirato a lucido, con la maglia verde e 4 tappe vinte (foto Instagram)

La verde e quattro tappe

Aver perso l’ultima volata del Tour un po’ gli brucia. Ad attenuare il fastidio c’è il fatto che Jordi Meeus, vincitore dei Campi Elisi, è suo amico e compagno di allenamenti.

«Se dovevo perdere – ammette – meglio che sia stato per mano sua. E’ stato uno sprint diverso rispetto allo scorso anno. Ero già praticamente a ruota di Van der Poel e sicuramente avevo ancora le gambe, ma alla fine ho pagato il conto a un Tour difficile. Come tutti i velocisti, anche Jordi ha sofferto sulle montagne e la vittoria è stata una bella ricompensa.

«Io ho portato la maglia verde a Parigi e mentalmente è stata molto dura. Il Tour non è un giro di piacere. Ho sofferto parecchio e posso solo essere felice di esserci riuscito. Quattro vittorie di tappa sono un bel bottino, non credo che ci riuscirò tutti gli anni, quindi sono soddisfatto. Penso di poter dire che sono stato il velocista più forte del Tour».

La sua compagna Melanie ha ricevuto minacce di morte indirizzate a Jasper, che preferisce non pensarci
La sua compagna Melanie ha ricevuto minacce di morte indirizzate a Jasper, che preferisce non pensarci

Le minacce di morte

Quel che gli ha guastato parzialmente la festa sono state le minacce di morte ricevute dalla sua compagna Melanie nel momento in cui impazzavano le polemiche sulle sue presunte scorrettezze, allo stesso modo in cui fu minacciato di morte Groenewegen dopo la caduta di Jakobsen.

«E’ stato brutto – dice – ma mi rendo conto di averci pensato anche troppo. E quando inizi a pensare alle cose negative, metti da parte quelle positive. Perciò, finiti i criterium in Belgio, adesso mi concentro sul mondiale. Terrò le gambe ben salde per mostrare qualcosa anche a Glasgow».