Il salto fra i pro’ di Cettolin, impaziente di farsi vedere

16.11.2024
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Tra i nuovi elementi che vanno a rinforzare la Vf Group Bardiani CSF Faizané c’è anche Filippo Cettolin (in apertura in azzurro, foto c.a photographies) e il suo passaggio fra i professionisti con un contratto quadriennale è un nuovo passo in quella crescita che per alcuni aspetti è stata più difficile che per altri corridori. Il perché è presto detto: quando vinci subito, conquisti il titolo nazionale allievi e ti mostri vincente appena passi di categoria, tutti i fari dell’attenzione sono puntati su di te e al minimo calo di condizione si accendono le spie.

Per Filippo l’accesso fra i professionisti è carico di speranze, partendo da una stagione positiva: «E’ stata buona nel complesso, anche se mi rendo conto che ci si potevano attendere più vittorie. Ma in fin dei conti ho ottenuto molti risultati in prove internazionali, quindi di un livello più alto rispetto al 2023 e poi l’aver vinto la prova alla quale tenevo di più, il Giro di Primavera, mette tutta la stagione sul piatto positivo della bilancia».

Il corridore di Conegliano nella foto ufficiale del VF Group Bardiani. Ha firmato un quadriennale
Il corridore di Conegliano nella foto ufficiale del VF Group Bardiani. Ha firmato un quadriennale
Eppure proprio dopo quell’inizio stagione si pensava di vederti ancora sul primo gradino del podio…

E’ vero, ma se guardate il mio palmarés dell’anno non è da buttar via, al di là del successo sono arrivate ben 20 top 10 e fra queste per nove volte sono stato fra i primi tre. Credo che la mia costanza sia evidente e questo è un valore che mi porto dietro nel salto di categoria. E’ chiaro che tanti secondi posti avrei voluto che almeno una-due volte si tramutassero in un successo, ma ci sono anche gli altri…

Facendo un paragone con l’anno precedente, che cosa noti?

Che sono cresciuto e non parlo solo dal punto di vista fisico. Affronto le gare con maggiore consapevolezza, ho più esperienza. Ho tramutato il mio modo di allenarmi più al passo con il ciclismo odierno e devo dire che anche i numeri sono molto diversi. Solo che, ripeto, ci sono anche gli altri, quindi può capitare che prestazioni migliori di quelle del 2023 non portino gli stessi risultati. Il livello si è alzato molto, serve una grande dedizione.

Cettolin in maglia da campione d’Italia allievi. Una carriera iniziata subito col piede giusto
Cettolin in maglia da campione d’Italia allievi. Una carriera iniziata subito col piede giusto
Quando è nato il contatto con la formazione di Reverberi?

A dir la verità mi avevano già contattato lo scorso anno, mi avevano fatto capire che mi tenevano sott’occhio, poi a inizio stagione, dopo le prime gare era già tutto deciso. Fondamentali sono stati anche i consigli dei fratelli Carera, i miei procuratori, che mi hanno fatto capire come quello sia l’ambiente ideale per proseguire la mia crescita con un progetto a lungo termine. E poi non nascondo che il fatto di rimanere in Italia è stato una spinta ulteriore.

Qualche team estero, anche del WorldTour, ha bussato alla tua porta?

Ci sono stati dei contatti, ma io ero già convinto della scelta fatta e non sono tornato indietro. Ho sempre avuto l’idea di restare qui, il fatto di poter passare professionista così presto mi ha dato una motivazione in più.

Per il veneto una sola vittoria in stagione, ma anche tanti podi anche internazionali
Per il veneto una sola vittoria in stagione, ma anche tanti podi anche internazionali
Sei preoccupato di un salto così importante?

No, so che il primo anno dovrò pensare a crescere, a capire l’ambiente e il mondo delle corse professionistiche. Sicuramente sarò a disposizione dei compagni, voglio imparare il più possibile, senza per questo snaturarmi perché voglio guadagnarmi le mie occasioni per emergere. L’importante è fare gruppo, in modo che sia la squadra a fare risultato, con chiunque dei suoi corridori. Se sarò io, ben venga…

Considerando le caratteristiche della squadra e le tue, è probabile che la maggior parte delle corse del tuo calendario siano prove a tappe…

Penso anch’io e la cosa non mi dispiace. Certamente vorrei fare qualche classica d’un giorno, ma la mia stagione comprenderà soprattutto gare a tappe per Under 23. Poi voglio comunque farmi trovare pronto quando sarò chiamato nel team maggiore, come mi è stato già fatto capire. Io comunque cercherò spazio nelle corse a tappe brevi, puntando alle frazioni più adatte alle mie caratteristiche.

Cettolin al Lunigiana, dove ha colto un settimo posto nella terza tappa
Cettolin al Lunigiana, dove ha colto un settimo posto nella terza tappa
Parlavi prima di lavorare per il team, ma tu sei un velocista di razza, anche se capace di emergere anche in sprint ristretti…

Io sono disponibile a lavorare per tutti perché devo avvicinarmi con umiltà a questo mondo, ma è pur sempre vero che uno veloce non viene chiamato in causa nella prima parte di gara. Poi vedremo che cosa mi verrà chiesto.

E se ti proponessero di fare l’ultimo uomo?

Non direi di no, ma non per sempre. Io punto a vincere…

A tutto Germani: il rinnovo, la crescita e il futuro della Groupama

16.11.2024
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Lorenzo Germani ha concluso la sua seconda stagione con la Groupama-FDJ e in entrambi i casi è andato oltre quota 70 giorni di corsa. Il ciociaro viene spesso chiamato in causa dal team francese, che su di lui conta parecchio. A testimonianza di ciò è arrivato anche il rinnovo di contratto, che lo legherà alla formazione WorldTour transalpina fino al 2027. Germani è passato under 23 con il devo team e ha fatto tutta la trafila fino ad arrivare in prima squadra. Dopo quattro anni che mastica il francese la pronuncia si è consolidata, nel raccontarci la sua stagione gli scappa un accento perfetto. Nello scherzare con lui questo diventa l’appiglio per snocciolare i pensieri di una stagione difficile ma che lo ha visto comunque crescere. 

«Sono partito a correre presto, al Tour de la Provence – dice – e anche bene. Ma tra la prima e l’ultima tappa in gruppo c’è stata una serie di ritiri clamorosa, se si guarda alle statistiche lo si vede (dei 117 partenti del prologo di Marsiglia solo 68 sono arrivati all’ultima tappa ad Arles, ndr). C’è stata la diffusione di un virus intestinale, che ha colpito anche me. Da lì non sono riuscito a recuperare completamente, anche perché la squadra aveva tanti altri corridori fuori per infortuni o malanni».

La seconda stagione di Germani nel WT si è conclusa con 78 giorni di corsa
La seconda stagione di Germani nel WT si è conclusa con 78 giorni di corsa

Rincorsa continua 

Il calendario di Germani parla di una costante presenza in gare di alto livello, un fattore che sicuramente aiuta a prendere dimestichezza con il WorldTour. Tuttavia correre senza essere mai al top della forma in questo ciclismo può portare maggiore fatica nelle gambe.

«Non sono mai riuscito a rimettermi ad un ritmo corsa giusto – spiega Germani – nel senso che oltre a un po’ di riposo avrei avuto bisogno di un periodo di allenamento costante, per ricostruire la condizione. Sono arrivato fino al Giro d’Italia non con le gambe che avrei voluto per la mia prima presenza alla Corsa Rosa. L’ho comunque finito in crescendo e questo è stato un buon segnale per me».

Due Grandi Giri

Nelle sue due stagioni con la Groupama-FDJ il classe 2002 ha collezionato già tre presenze in grandi corse a tappe, con un Giro d’Italia e due Vuelta. 

«Dopo aver rifiatato a metà stagione – continua – ho ripreso gli allenamenti in vista della mia seconda Vuelta. E’ stata una gara tostissima, non ho mai sofferto così tanto. Nei primi dieci giorni il caldo ci ha distrutti, poi la seconda e terza settimana si saliva e basta. Penso però che quest’anno sia stato utile per crescere ulteriormente, fare due Grandi Giri in una stagione dà una marcia in più. Infatti una volta uscito dalla Vuelta ho fatto registrare i miei migliori valori, nelle ultime corse di stagione ho capito di stare bene.

«E’ anche un bel modo di progredire – continua – perché questo step mi consentirà di aiutare maggiormente i miei compagni. Un conto è tirare nelle prima fasi di gara, un altro è arrivare fino al momento decisivo. Al Lombardia sono riuscito a restare con i migliori e scortare Gaudu fino all’inizio della salita per la Colma di Sormano. Spero che questa stagione mi dia anche quel qualcosa in più per giocarmi le mie carte quando sarò chiamato a farlo».

Il cammino prosegue

La Groupama-FDJ a fine 2022 fece passare tra i professionisti un blocco di sette ragazzi che arrivavano dal devo team. Quel gruppetto di giovani corridori ha continuato il proprio cammino di crescita, ma dei sette iniziali ne sono rimasti solamente tre: Romain Gregoire, Enzo Paleni e il nostro Lorenzo Germani. Chi per un motivo e chi per un altro gli altri hanno lasciato il team francese che li aveva cresciuti. 

«Il rinnovo – spiega Germani – era nell’aria già da dicembre 2023, quindi avevo testimonianza della fiducia della squadra nei miei confronti. Questo mi ha fatto restare sereno in ogni momento della stagione. L’obiettivo è continuare a progredire e far parte del progetto Groupama».

Tra i nomi illustri che hanno salutato i vecchi compagni di avventura c’è quello di Lenny Martinez. Il francesino ha conquistato cinque vittorie nel 2024 e dalla prossima stagione vestirà i colori della Bahrain Victorious. Un addio difficile da digerire ma che fa parte delle scelte sportive di ogni corridore.

«Certamente – conclude Germani – il fatto che Martinez non sarà più con noi ci crea dispiacere. Allo stesso tempo credo che la squadra rimanga molto forte e nell’anno a venire potremo fare bene. Arrivano altri ragazzi forti del team di sviluppo e in più la squadra si è rinforzata con corridori di esperienza come Remì Cavagna e Guillaume Martin. In più rimane Romain Gregoire che nel finale di stagione ha fatto molto bene e ha ancora ampi margini di crescita».

Il riposo totale? Anche se più breve serve eccome

15.11.2024
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Siamo nel periodo di riposo, anche se poi alcuni atleti hanno già ripreso gli allenamenti, ma di fatto l’autunno resta identificato con lo stacco. Tuttavia, parlando con alcuni preparatori di varie squadre sembra che il riposo vero e totale stia un po’ scomparendo o quantomeno stia cambiando. La pausa si accorcia. O ancora, in quelle due o tre settimane di stacco c’è chi fa corsa, escursioni in montagna  nuoto (in apertura una foto di Giovanni Lonardi).

E’ proprio così? Qual è il quadro reale della situazione? Lo abbiamo chiesto a Samuel Marangoni, uno dei coach della Polti-Kometa. E’ lui che ci guida in questo viaggio. Riguardo poi alle tempistiche di stacco e ripresa molto dipende anche dal fatto di essere o meno in una squadra WorldTour e ancora di più se si è tra coloro che dovranno andare in Australia a meta gennaio oppure inizieranno più tardi.

Samuel Marangoni allena i ragazzi della Polti- Kometa (foto Instagram)
Marangoni allena i ragazzi della Polti- Kometa (foto Instagram)
Samuel, pausa e movimento: è giusto restare attivi anche durante il riposo?

Prima cosa: il riposo serve. Noi, come squadra, lasciamo ai nostri atleti almeno due settimane di completo stacco dalla bici. E’ vero, alcuni fanno una passeggiata con amici, famiglia o partner, ma non si può considerare attività vera e propria. Tutti, però, hanno fatto almeno queste due settimane di fermo totale e qualcuno arriva fino a tre. E’ una filosofia che condividiamo come team di preparatori, perché riteniamo che questo distacco sia necessario sia a livello fisico che mentale. Alla fine della stagione, dico sempre ai ragazzi: «Non voglio sentirvi per le prossime due settimane. Andate in vacanza, fate quello che volete!».

Perché il riposo è importante, anche da un punto di vista fisiologico?

Dopo una stagione intensa, con allenamenti e gare costanti, il corpo ha bisogno di rigenerarsi. Il riposo serve a questo, a livello muscolare e fisico. Naturalmente, non può essere troppo lungo, altrimenti si rischia di scivolare nell’inattività e di perdere tono muscolare, il che richiederebbe poi più tempo per tornare in forma.

Uscite in mtb, camminate, corse a piedi: se domina la parte ludica e non si esagera sono rigenerative
Uscite in mtb, camminate, corse a piedi: se domina la parte ludica e non si esagera sono rigenerative
Chiaro…

Ogni atleta è diverso: c’è chi termina la stagione molto affaticato e sente proprio il bisogno di fermarsi e chi invece arriva meno stanco e dopo pochi giorni sarebbe già pronto a ricominciare. Ma in generale, questi 15 giorni di pausa sono importanti anche per il fisico.

E se un atleta preferisce mantenersi in movimento?

Se qualcuno sente il bisogno di fare attività leggera, come nuoto o corsa, va bene, purché si prenda almeno una settimana di inattività completa. Se per lui è importante sentirsi in movimento, non ci sono problemi con attività alternative. L’importante è evitare allenamenti intensi.

Chi cerca il movimento a tutti i costi lo fa per paura di prendere peso?

Sì, per alcuni può esserci la preoccupazione di aumentare di peso, ma è anche vero che oggi molti atleti si sentono meglio se mantengono un po’ di attività, anche minima, durante la pausa.

In generale oggi gli atleti non terminano le stagioni del tutto al gancio, anche se poi ci sono molte variabili (foto Instagram)
In generale oggi gli atleti non terminano le stagioni del tutto al gancio, anche se poi ci sono molte variabili (foto Instagram)
Quali sono gli effetti del riposo a livello biologico? Per esempio migliorano valori come l’ematocrito, del ferro…

In effetti durante il riposo, si verificano dei miglioramenti nei valori biologici, ma non è facile stabilire quanto salgano e come migliorino: ognuno ha una storia a sé. Quando c’è carico di lavoro, questi valori tendono a calare, mentre durante il riposo tornano a livelli più alti, permettendo al corpo di rigenerarsi. 

Che poi oggi si tende ad arrivare “meno finiti” a fine stagione…

Non tutti gli atleti arrivano alla fine della stagione stanchi, e chi è meno affaticato può comunque trarre beneficio dal riposo, anche se non è completamente esausto. In generale, cerchiamo di non portare gli atleti al limite prima della pausa, perché è meglio staccare quando hanno ancora energia. Così, alla ripresa, il loro corpo è pronto e non rischiamo di sovraccaricarli sin da subito.

UAE: quanti talenti all’ombra di Pogacar, riusciranno a sbocciare?

15.11.2024
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Nel tentativo di iniziare a prendere confidenza con le rose del 2025, ancora da completare in alcuni casi, abbiamo curiosato tra i nomi del primo team al mondo: il UAE Team Emirates. Gli emiratini hanno collezionato vittorie su vittorie, per un totale di 81 successi. Molti di questi portano la firma di Tadej Pogacar, ben 25. Ma alle spalle dello sloveno ci sono corridori che crescono, migliorano e cercano spazio. Tra loro ci sono tanti giovani, l’inverno ha portato alla promozione di Pablo Torres dal team di sviluppo al WorldTour. Il talentuoso spagnolo appena diciannovenne si aggiunge a una lunga lista di giovani fenomeni. 

I nomi sulla lista sono sei: Pablo Torres, Jan Christen, Antonio Morgado, Isaac Del Toro, Igor Arrieta e Juan Ayuso. Si capisce subito che stiamo parlando di talenti in grado di continuare ed estendere il regno di sua maestà Tadej Pogacar, ma saranno in grado di aspettare il loro turno alle spalle del Re? Difficile da dirsi e ancor più da pronosticare. Tuttavia si sa che la maggior parte delle volte alle spalle della caduta di un regno c’è la volontà di un principe di sovvertire le gerarchie. Chi è chiamato a mantenere l’ordine all’interno dei confini è Joxean Matxin, sport manager del UAE Team Emirates. 

Spazio

Come si trova il giusto equilibrio all’interno di un team in grado di vincere così tanto e che ha nella sua rosa il corridore più forte al mondo, in grado di vincere in ogni momento e su ogni percorso?

«I ragazzi hanno spazio sportivo – dice subito Matxin – siamo la squadra che ha vinto di più e con il maggior numero di corridori. Abbiamo portato alla vittoria più di 20 ragazzi nel 2024 e alcuni di loro sono proprio i giovani. A noi interessa il loro percorso di crescita, poi se arrivano anche i successi la gioia si moltiplica. Da un certo punto di vista abbiamo rotto una mentalità vecchia del ciclismo, ovvero che se un corridore forte vuole vincere deve farlo lontano da altri campioni». 

Da parte di Ayuso è arrivato qualche scricchiolio durante il Tour de France, si riusciranno a mantenere gli equilibri?
Da parte di Ayuso è arrivato qualche scricchiolio durante il Tour de France, si riusciranno a mantenere gli equilibri?
Vero, ma gli altri non si sono accontentati delle briciole?

Nelle corse WorldTour va analizzato il risultato finale, Almeida ha fatto quarto al Tour de France, mentre Adam Yates sesto. E poi ci sono state tante altre occasioni in altre corse, ad esempio Ayuso era il nostro capitano alla Tirreno-Adriatico, Yates ha vinto il Giro di Svizzera, McNulty la Vuelta a la Comunitat Valenciana. 

Anche i giovani sono stati in grado di mettersi in mostra?

Certo. Oltre alla Tirreno Ayuso ha corso e vinto il Giro dei Paesi Baschi e Del Toro ha vinto la Vuelta Asturias. Quello che chiediamo ai giovani è che migliorino gara dopo gara. Sono contento che Del Toro abbia corso il suo primo Grande Giro, anche se non nelle condizioni migliori. E penso che nel 2025 toccherà ad altri ragazzi fare questo passo, mi viene in mente Christen, ad esempio. 

La crescita esponenziale di Del Toro ha sorpreso in positivo, riuscirà a trovare lo spazio per continuare il suo cammino?
La crescita esponenziale di Del Toro ha sorpreso in positivo, riuscirà a trovare lo spazio per continuare il suo cammino?
Le ambizioni, com’è giusto che sia, poi aumentano e magari i ragazzi non si accontentano più di correre in gare di secondo livello. 

Penso sia una questione di ambizione. Voi vedete un possibile problema, io vedo ancora più occasioni per vincere. Ora nelle grandi corse a tappe ci sono due corridori che sono sopra a tutti gli altri (il riferimento è a Pogacar e Vingegaard, ndr). I corridori lo sanno e noi siamo molto chiari con loro fin da inizio anno. Con Ayuso, per fare un esempio concreto, siamo stati onesti. Gli abbiamo detto che se fosse venuto al Tour de France avrebbe lavorato per Pogacar. Vogliamo essere trasparenti con i corridori in ogni momento, anche alla firma del contratto. Sappiamo cosa chiedere e sappiamo cosa vogliamo. 

Nei Grandi Giri meglio avere in squadra certi corridori che contro?

Correre un Giro d’Italia o un Tour de France accanto a Pogacar è sicuramente meglio che correrlo da avversario. Alla fine chi mi assicura che Adam Yates o Almeida sarebbe arrivati sul podio o vicini al podio se avessero dovuto scontrarsi con Tadej? 

Pablo Torres, a colloquio con Matxin, arriva nel WorldTour dopo un solo anno al UAE Team Emirates Gen Z
Pablo Torres, a colloquio con Matxin, arriva nel WorldTour dopo un solo anno al UAE Team Emirates Gen Z
Torniamo ai giovani, vista la grande qualità e profondità della rosa, perché promuovere subito Torres e non fargli fare ancora un anno nel devo team?

Torres nel 2024 non ha fatto un passo di crescita, ma ben due. Questi ci ha portati a premiare il suo cammino con un contratto che gli dimostrasse la nostra fiducia e che gli potesse far capire quanto crediamo in lui. E’ arrivato vicino a vincere il Giro Next Gen e il Tour de l’Avenir, penso che nel WorldTour ci potrà stare benissimo. Non guardiamo molto all’età, se un ragazzo a 19 anni dimostra di poter far ben, noi lo promuoviamo. 

Ma come si garantiscono i giusti spazi?

Allo stesso modo in cui lo abbiamo fatto con gli altri, le gare ci sono e i passi da fare sappiamo quali sono. La squadra non dipende dalle sue vittorie, ha il suo cammino davanti e se arriveranno le vittorie sarà ancora meglio, ma non ci sarà pressione. In UAE gli spazi ci sono, lo abbiamo dimostrato e i nostri intenti sono chiari fin da subito. E’ così che si crea armonia.

Wegelius sicuro: «Con noi Albanese e Battistella vinceranno»

15.11.2024
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Con 24 vittorie, l’EF Education Easy Post è stata tra le squadre che ha chiuso il suo 2024 in attivo. Affiancando a un vincente di razza come Carapaz un emergente come Powless protagonista di fine stagione con i successi al Gran Piemonte e alla Japan Cup, valorizzando giovani rampanti come Rafferty al fianco di intramontabili come Rui Costa. Eppure la formazione americana cambia profondamente il suo assetto per la prossima stagione, investendo anche sull’Italia.

L’annuncio dell’ingaggio di Vincenzo Albanese sui social della squadra americana
L’annuncio dell’ingaggio di Vincenzo Albanese sui social della squadra americana

La squadra perde infatti il campione tricolore Bettiol, ma acquisisce Albanese e Battistella che arrivano all’EF Education EasyPost attraverso percorsi diversi e con prospettive apparentemente differenti, anche se alla realtà dei fatti non è proprio così. Per saperne di più abbiamo quindi sentito il direttore sportivo Charly Wegelius, decisamente soddisfatto di come sono andate le cose durante l’anno.

«E’ stata un’ottima stagione – ragiona – considerando non solo i successi dei ragazzi, ma vedendo che abbiamo ritrovato Carapaz ai suoi livelli e un comportamento generale della squadra sempre attivo e protagonista, in particolare al Tour dove al di là dei risultati ho visto grande dedizione e l’atteggiamento giusto. Ciò non toglie che a fine stagione abbiamo dovuto un po’ rivedere i nostri quadri come sempre avviene. In chiave italiana, ci mancherà Bettiol, che è stato molto importante per la nostra storia, per la nostra evoluzione, ma i corridori vengono e vanno, è una legge dello sport».

Neilson Powless sul podio della Japan Cup, ultima delle 24 vittorie del team
Neilson Powless sul podio della Japan Cup, ultima delle 24 vittorie del team
Il vostro team è stato, anzi è molto attivo sul fronte acquisti…

Siamo fedeli alla nostra filosofia, andare alla ricerca di un continuo progresso, cercare dei valori che altri non vedono, abbiamo sempre fatto i nostri acquisti così. In particolare abbiamo trovato in Albanese e Battistella due grandi opportunità che il ciclomercato ci ha dato e abbiamo voluto coglierle al volo. Albanese ad esempio è un corridore che ha fatto vedere belle cose già con Basso, che ha dimostrato di saper stare al più alto livello e che sa piazzarsi bene, portando molti punti ai suoi team.

Un ottimo piazzato, non rischia però di essere solo questo?

E’ questa l’opportunità di cui parlavo. Io sono convinto che con noi può fare quel salto di qualità, quell’ulteriore step per trasformare qualche piazzamento in vittoria. Se nelle gare più importanti, alla fine sei lì, insieme a chi lotta per vincere significa che hai tutto a disposizione per farlo tu. Serve solo fare quel piccolo passo in più e noi possiamo metterlo nelle condizioni di farlo. Per vincere devi mettere insieme tante cose e non è facile, ma Vincenzo ha dimostrato di essere costante come pochi, si allena per essere sempre nel vivo della corsa. Io credo che la prossima stagione potrà fare ancora bene come suo solito, ma mi aspetto la ciliegina sulla torta, ossia un paio di vittorie almeno.

La formazione americana si aspetta molto da Battistella, dandogli maggiori responsabilità
La formazione americana si aspetta molto da Battistella, dandogli maggiori responsabilità
Per Battistella il discorso è diverso: ex campione del mondo Under 23, poi ha svolto sempre ruoli di supporto…

Quando passi di categoria con la maglia iridata addosso è quasi un fardello. Nella storia si sono visti tanti corridori campioni del mondo poi finiti nell’anonimato. Noi pensiamo però che, se ha vinto quella maglia, del talento c’è, bisogna capire come ritrovarlo, farlo emergere. Io dico che ci sono corse nel calendario dove Samuele può correre pensando al risultato. Abbiamo molta fiducia in lui, può fare molto di più di quanto fatto vedere fino a ora.

La vostra squadra è da considerare più attrezzata per le gare d’un giorno o le corse a tappe?

E’ difficile dare una simile definizione così netta. Nel cercare i corridori noi pensiamo a quel che possono dare, tecnicamente e umanamente, non al tipo specifico di corse dove possono emergere. Abbiamo un team che è una buona miscela, che può essere forte su tutti i terreni, che può emergere nelle corse d’un giorno come nelle piccole o medie corse a tappe, perché è chiaro che nei grandi giri devi avere una struttura e uomini specifici che oggi pochissimi team hanno. Anche se Carapaz ha sempre dimostrato di poter dire la sua. Noi abbiamo gente forte per le salite e per le cronometro. E’ vero, ci manca il velocista, ma in quel caso avremmo bisogno di costruire una squadra completamente diversa.

Richard Carapaz resta il riferimento del team, soprattutto per corse a tappe e Grandi Giri
Richard Carapaz resta il riferimento del team, soprattutto per corse a tappe e Grandi Giri
La cosa che colpisce guardando il vostro team è che pur essendo affiliato  negli Usa, non ha una vera identità nazionale, come può essere per le formazioni francesi o britanniche…

E’ la nostra forza, lo dico sempre. Nel 2024 la nostra squadra aveva 32 corridori di 18 nazioni diverse, coprendo tutti i continenti. Noi abbiamo sempre creduto che questa commistione di linguaggi, culture fosse un valore aggiunto e a me è qualcosa che è sempre piaciuto perché credo che porti risultati migliori. Non c’è un solo approccio alle cose, noi viviamo sul confronto e vedere che questo sistema funziona è un ottimo esempio.

Horizons, una scelta forte dalla parte delle donne

15.11.2024
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All’orizzonte, è proprio il caso di dirlo, c’è una formazione che vuole continuare a crescere. La campagna acquisti dell’Horizons Cycling Club per il 2025 non è passata inosservata con un paio di colpi mirati e ben assestati, tenendo conto del suo status.

La formazione trentina, con forte vocazione vicentina, non è affiliata all’UCI, però sta mostrando anima e mentalità da “continental”. Gli importanti ingaggi di Martina Testa e Anita Baima proiettano la Horizons verso quella direzione, anche se nella prossima stagione la volontà è quella di portare avanti il proprio progetto. Lo farà diffondendo messaggi sociali fondamentali per il movimento femminile, come è stata Scarpetta Rossa con Giro Women. Attraverso le parole del presidente Marino Ongarato abbiamo approfondito la conoscenza della sua società.

Il presidente Marino Ongarato (il primo a sinistra in seconda fila) vorrebbe prendere la licenza “continental” nei prossimi anni
Il presidente Marino Ongarato (il primo a sinistra in seconda fila) vorrebbe prendere la licenza “continental” nei prossimi anni
Partiamo facendo un passo indietro. Come nasce la vostra realtà?

Prima ero presidente del Team 1971, formazione che è arrivata fino alle juniores poi l’abbiamo chiusa nel 2022. L’anno scorso ho conosciuto alcuni dirigenti della Acca Due O Manhattan ed è iniziata una collaborazione grazie alla quale siamo comparsi sulla loro divisa. Alla fine questa è stata la nostra prima vera stagione, in cui avevamo deciso di dare un nome diverso, con un senso.

Parlacene pure.

Qualche anno fa avevo conosciuto Alessandro Tegner (responsabile marketing e comunicazione della Soudal-Quick-Step, ndr) che ora ci cura la comunicazione, che mi raccontava aneddoti della sua vita lavorativa e da lì avevamo ragionato per il nostro attuale progetto femminile. Ci piace coniugare le storie delle nostre aziende a quelle delle ragazze. Ovvero pensare che le nostre ragazze hanno un orizzonte da raggiungere, un sogno da realizzare. Infatti il nome Horizons è nato proprio così, parlando con una nostra collaboratrice che ci intravedeva questo significato. Ed anche la nostra maglia l’abbiamo pensata con i colori di un ipotetico orizzonte che ammiri. In gruppo siamo ben riconoscibili e non è un aspetto secondario. Anzi, ci facciamo portavoce di messaggi importanti.

Sensibilizzazione fondamentale. Al centro della maglia della Horizons c’è il 1522, il Numero Antiviolenza e Stalking
Sensibilizzazione fondamentale. Al centro della maglia della Horizons c’è il 1522, il Numero Antiviolenza e Stalking
Quali?

Quando abbiamo iniziato questa avventura ci sono stati fatti gravissimi di violenze nei confronti di giovani donne. Così visto che avevamo una squadra di ragazze attorno ai vent’anni, abbiamo deciso di fare qualcosa di concreto. Abbiamo contattato i gestori del 1522, il Numero Antiviolenza e Stalking, dicendogli che volevamo metterlo al centro della nostra maglia per sensibilizzare questo importante tema. Ci ha ringraziato Elisa Ercoli, presidentessa di Differenza Donna, l’associazione che gestisce il 1522 per conto del Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Siamo l’unica squadra in Italia ad averlo fatto e questo simbolo ci riempie d’orgoglio.

Com’è andato il 2024?

Come dicevo prima è stato il nostro primo vero anno di vita. Non avevamo particolari aspettative. Ovviamente abbiamo incontrato alcune difficoltà perché non avevamo storia e quindi anche nella composizione del nostro organico inizialmente non trovavamo le atlete perché non ci conoscevano. Siamo andati per conoscenze dirette delle ragazze e per stima. E allo stesso modo abbiamo fatto per ricevere inviti a certe gare. Tuttavia, dopo un inizio contratto abbiamo avuto un forte crescendo. Con Sara Luccon siamo stati protagonisti al Giro di Lunigiana. Ha vinto la prima tappa a crono, ha fatto seconda il giorno successivo e seconda nella generale. Pertanto il bilancio è decisamente buono.

E’ stata questa la molla che vi ha spinto a prendere ragazze di spicco?

Abbiamo un po’ rivoluzionato la nostra squadra ed abbiamo colto alcune occasioni che si sono evolute. Tenete conto che a fine ottobre arrivano le telefonate dei team continental italiani che rilasciano le atlete in esubero. E contestualmente abbiamo cercato certi profili tra le juniores. Nel complesso, tra l’anno scorso e quest’anno, abbiamo pensato a quelle ragazze che per motivi di studio o intoppi fisici non sono riuscite ad esprimersi a dovere.

Fatto sta che avete messo sotto contratto una plurimedagliata della pista come Anita Baima. Com’è nato il suo ingaggio?

Conosco la famiglia di Anita e ci siamo consultati. Si è creata una determinata situazione per cui valeva pena sfruttarla. Anita è una delle migliori atlete del suo anno, che ha fatto benissimo con la BFT Burzoni, oltre che essere un vero talento. Il suo arrivo ci permetterà di andare a fare esperienze all’estero e sperare in qualche invito supplementare. Devo dire che sono estremamente contento perché abbiamo vinto la concorrenza, a sorpresa dirà giustamente la gente. Il problema è che tutte le continental sono sempre in cerca del talento o che le stesse ragazze vogliono farsi vedere per andare nei team più importanti, però non si capisce mai fino in fondo l’aspetto dell’esame di maturità per le ragazze al primo anno elite. Così poi nascono le scelte sbagliate oppure le ragazze si perdono o demoralizzano.

Che squadra sarà quella della Horizons nel 2025?

Avremo sette U23, una elite e tre juniores. Tra le “grandi” abbiamo riconfermato Ongarato e Trussardo, che per me è uno dei migliori prospetti tra le giovani scalatrici, ma che quest’anno è stata fortemente rallentata dalla mononucleosi. Sono arrivate Semoli dal Vaiano, Miotto dalla Mendelspeck e Testa dalla BePink. Quest’ultima è quella che ha fatto più esperienza internazionale col suo team ed è una ragazza forte su gare dure. Dalle juniores del Racconigi abbiamo preso Rabbia, ragazza tenace che ama andare all’attacco su ogni percorso. In uscita ci tengo a dire che Luccon e Foligno passeranno con la Top Girls Fassa Bortolo, che è una formazione molto importante e per noi è motivo di vanto avergli dato due nostre juniores.

La Horizon (qui al Cycling Stars Criterium) disputerà tutto il calendario italiano e diverse gare all’estero (foto facebook)
La Horizons (qui al Cycling Stars Criterium) disputerà tutto il calendario italiano e diverse gare all’estero (foto facebook)
Al presidente Marino Ongarato è mai venuta voglia di diventare un team continental?

E’ un’idea che avevamo e che abbiamo tuttora. Chiaramente non si può improvvisare e vanno ricercati più sponsor e comunque vanno coinvolti con uno sforzo economico maggiore. Tuttavia avevamo già deciso di restare così come siamo perché aspettiamo di capire come si evolverà la situazione delle professional. C’è in atto una riforma che non è ancora chiara e siamo curiosi di capire cosa sarà delle continental, specialmente quelle italiane. Al momento siamo piccolini, pensiamo a fare una bella stagione come ci auspichiamo, poi vedremo cosa fare fra qualche anno.

L’occasione mancata: Zanatta e la fuga di Pietrobon a Lucca

15.11.2024
4 min
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Hai presente quel giorno che ti sei mangiato le mani per una situazione che poteva essere gestita meglio? Dopo Cozzi, oggi tocca a Stefano Zanatta, direttore sportivo del Team Polti-Kometa, e il suo ricordo va dritto alla quinta tappa del Giro d’Italia, con Andrea Pietrobon terzo al traguardo. Si poteva vincere? Con un po’ di fortuna forse sì. Non è un’occasione da recriminare, se non contro la cattiva sorte e gli avversari che non hanno mai mollato un metro.

«Prima nella fuga c’era entrato Bais – racconta il trevigiano, voluto fortemente sull’ammiraglia da Ivan Basso – ma le squadre dei velocisti non lasciavano spazio. Poi è andato Andrea e magari con un po’ di fortuna in più, cambiava la stagione».

Zanatta, 60 anni, è tornato in ammiraglia con Basso per il lancio della Eolo-Kometa. E l’avventura continua
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La tappa andava da Genova a Lucca in 178 chilometri, 78 dei quali fatti in fuga proprio da Pietrobon. Il gruppo avrebbe affrontato in partenza il Passo del Bracco e nel finale il Montemagno da Camaiore. La squadra voleva andare in fuga: è la filosofia di corsa con cui nei suoi primi anni ha portato a casa la vittoria dello Zoncolan con Fortunato e quella di Bais a Campo Imperatore.

Si doveva andare in fuga anche quel giorno?

L’idea era di averne uno dentro sin dall’inizio e avevamo individuato Mattia Bais. Per noi il fatto di provarci è un leit motiv. Li obblighiamo a pensare fuori dagli schemi, a fare cose che nessuno si aspetta. Chi corre con noi deve essere disposto anche a fare cose tecnicamente non corrette. C’è uno solo che scatta in salita e arriva, noi dobbiamo correre diversamente. E la fuga di Pietrobon quel giorno a Lucca ci ha dato il morale per provarci ancora. Ad esempio per far andare Maestri in fuga con Alaphilippe.

Quindi prima Bais e poi Pietrobon?

Esatto. E quando dopo la salita ha visto partirei due francesi, cioè Benjamin Thomas ed Enzo Paleni, si è buttato dentro. Mattia aveva fatto la sua parte, toccava ad Andrea e devo dire che ha fatto tutto alla perfezione. Sapevamo che Thomas era più forte, per cui gli abbiamo detto di provare agli 800 metri. Sei nel finale di tappa. Sei andato per parecchi chilometri a 50 all’ora con il gruppo a 45 secondi. Se parti che manca un chilometro, ci sta che reggi. Se parti prima, ti pianti. Lui è partito bene. C’era una semicurva e poteva tenere certe velocità, conosco il mio corridore. Però l’uomo della Groupama (Paleni, ndr) non ha mollato un metro e lo ha messo nel mirino. Chissà se Andrea avesse tenuto le mani sotto…

Cambiava qualcosa?

Vedo che ormai hanno tutti la tendenza di abbassare il manubrio per essere aerodinamici, solo che poi non riescono a scendere e allora tengono le mani sulle leve dei freni. Lo stile di Andrea è buono, però lui è uno di quelli che tiene le mani sopra. Magari se le avesse tenute sotto sarebbe stato più aerodinamico in quei pochi metri. Oppure, al contrario, non avrebbe avuto la potenza che serviva. Di sicuro dietro non hanno calato un attimo.

Pietrobon ha attaccato, ma è stato ripreso da Thomas che ha vinto e Valgren
Pietrobon ha attaccato, ma è stato ripreso da Thomas che ha vinto e Valgren
E alla fine l’hanno ripreso…

Ma sono arrivati in tre, l’azione l’aveva fatta giusta. Ha vinto Thomas, poi Valgren e poi lui. Dietro Paleni a 3 secondi e poi Milan che ha vinto la volata del gruppo a 11 secondi. Sul pullman un po’ abbiamo respirato l’aria dell’occasione perduta, ma gli abbiamo fatto i complimenti. Pietrobon fatto tutto benissimo. Ha provato dove gli avevamo detto di provare, che cosa volevi dirgli?

Palestra a inizio stagione? La parola d’ordine è forza

14.11.2024
4 min
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Il mese di novembre per i professionisti ha un solo significato: la fine delle vacanze e l’inizio della preparazione. Seppure in maniera molto morbida i corridori tornano a fare fatica, sia in bicicletta che in palestra. Quello tra bici e pesi è un binomio che ha fatto vedere sempre più la sua importanza nel creare una solidità fisica per l’atleta. Nel momento in cui si parla di preparazione è facile sbagliare qualcosa e ritrovarsi in difficoltà durante la stagione.

La palestra è una parte fondamentale, anche perché molti atleti preferiscono partire da questa e poi montare in bici dopo qualche sessione. Marco Compri, preparatore del team performance della Federazione, ci dice in che modo si inserisce la palestra negli allenamenti di inizio stagione. Anzi, ancora prima, nella parte di off season.

«Va detto – ci anticipa – che l’atleta, a livello di prestazione, ha due facce: la forza e la parte metabolica. Quando parliamo della prima dobbiamo sapere che la si può allenare in due modi: specifico, in bici, e aspecifico, ovvero in palestra».

La base della palestra in off season è sulla forza, ma si lavora anche su potenza e ipertrofia
La base della palestra in off season è sulla forza, ma si lavora anche su potenza e ipertrofia

Base della piramide

La palestra ha un ruolo determinante nel costruire la componente muscolare che permetta al ciclista di performare durante tutta la stagione, ma come si inserisce al meglio all’interno della preparazione?

«Una cosa che voglio sottolineare – spiega Compri – è che la forza è la base della piramide, ma la differenza la fa la potenza. La forza non può trascendere dalla preparazione e ci permette di avere una condizione migliore, più la base è ampia  e più il vertice della piramide è alto. Se non la si cura non riuscirò mai ad arrivare al massimo del mio potenziale. Al fine di avere una buona efficacia bisogna inserire la palestra almeno due volte a settimana, altrimenti non si costruisce nulla».

Gli esercizi di effettuare sono quelli che richiedono una capacità multiarticolare, come gli squat
Gli esercizi di effettuare sono quelli che richiedono una capacità multiarticolare, come gli squat
Va inserita prima o dopo l’uscita in bici?

Nel caso di un doppio allenamento è bene inserire prima la palestra perché va fatta in condizioni di riposo per avere la migliore risposta del fisico. Ora siamo ancora nella fase di off season, questa va da quando si riprende fino al primo ritiro di dicembre. In questo momento, quindi, c’è più spazio per allenare la forza in palestra, inserendo lavori a bassa intensità in bici.

Cosa vuol dire allenare la forza?

Bisogna stare attenti, perché in palestra si allenano tre aspetti: forza, potenza e l’ipertrofia. Una sessione ideale prevede tutte e tre le componenti, cambiano solamente i volumi. In questa parte dell’anno si mette l’accento sulla forza. Si lavora con serie e ripetute basse: si parte dal 60 per cento del carico massimale fino ad arrivare all’80 per cento, con un numero di colpi basso (da 3 a massimo 5).

E’ importante anche la velocità d’esecuzione?

Assolutamente. Il fine è poi migliorare la potenza che in un’equazione è uguale alla forza per la massima velocità d’esecuzione: una velocità adeguata è nell’ordine degli 0,5 metri al secondo.

Eseguire gli esercizi in maniera corretta è fondamentale, serve quindi il confronto con tecnici e staff
Eseguire gli esercizi in maniera corretta è fondamentale, serve quindi il confronto con tecnici e staff
Quali sono gli esercizi che si possono fare al fine di allenare questo aspetto?

Innanzitutto multiarticolari, perché il cervello riconosce il movimento e non il muscolo in sé. Servono quindi movimenti complessi che abbinano una richiesta multiarticolare e alla capacità di controllo del core. Lo squat ad esempio è un buon esercizio perché unisce coordinazione, coinvolge più articolazioni e costringe l’atleta ad un movimento complesso.

Cosa è più importante, carico o velocità?

Velocità del gesto, perché il ciclista deve abituare il suo corpo a reagire velocemente. Se sono solo forte non avrò la massima performance. In pista, ad esempio, la maggior parte dei gesti avviene tra le 90 e le 130 pedalate al minuto.

La velocità di esecuzione deve essere sempre elevata
La velocità di esecuzione deve essere sempre elevata
Un pistard, come può essere Milan, in un anno dove correrà meno su pista avrà meno sessioni in palestra?

Lui è un corridore di endurance e lavorerà allo stesso modo che abbiamo descritto prima e con le stesse intensità, anche se non correrà tanto su pista.

Che la palestra sia importante durante tutto l’anno lo sappiamo, ma perché?

Innanzitutto impedisce il decadimento dei parametri massimali di forza e quindi mantiene elevata la capacità di performare. Inoltre continuare ad averla nel programma di allenamento garantisce una continuità di lavoro anche alla ripresa della nuova stagione. Se un corridore va in palestra solamente due mesi all’anno la ripresa sarà sempre più complessa o addirittura traumatica

Il Belgio a Pauwels, Gilbert mastica amaro

14.11.2024
4 min
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«Speravo di diventare allenatore della nazionale di ciclismo su strada – scrive Gilbert – per poter condividere la mia esperienza e la mia passione con la generazione attuale. Tuttavia, il posto non è mai stato pubblicizzato e gli accordi interni al ciclismo belga mi hanno impedito di candidarmi. Vorrei ringraziare i tanti corridori che hanno dimostrato il loro entusiasmo e le innumerevoli persone che mi hanno sostenuto».

Con queste poche righe su Instagram, Philippe Gilbert ha annunciato non senza amarezza che il suo progetto non è andato in porto. La sua candidatura a diventare tecnico della nazionale belga dei professionisti era emersa subito dopo l’annuncio delle dimissioni da parte di Sven Vantourenhout, ma era parso insolito che da parte della Federazione non fossero venute reazioni di alcun tipo. Il presidente Tom Van Damme aveva avuto un colloquio a suo dire costruttivo con Gilbert che vive a Monaco, ma nulla più di questo.

Negli ultimi anni Gilbert ha lavorato come commentatore di Eurosport
Negli ultimi anni Gilbert ha lavorato come commentatore di Eurosport

La scelta interna

A distanza di poche settimane, il motivo è stato chiaro: per la successione al tecnico plurimedagliato, si è scelta la soluzione interna, con la scelta di Serge Pauwels (in apertura con Koen Pelgrim e Remco Evenepoel). Se quanto a carisma non c’è storia, sul piano dell’esperienza il suo essere da anni nei meccanismi federali ha giocato certamente in suo favore.

«La visione della Federazione – ha spiegato il presidente – è più vicina a quella di Serge. Ci sono stati diversi colloqui, ma i candidati stessi erano piuttosto vaghi. Spesso non sapevano esattamente quale percorso volessero intraprendere, mentre internamente avevamo un candidato a pieno titolo. Il legame tra giovani e professionisti è diventato così importante che è necessario progredire. Abbiamo mantenuto questa linea».

Remco Evenepoel e il cittì Vanthourenhout dopo la vittoria di Wollongong 2022
Remco Evenepoel e il cittì Vanthourenhout dopo la vittoria di Wollongong 2022

Continuità tecnica

Serge Pauwels, classe 1983, è stato professionista dal 2010 al 2020 con le maglie del Team Sky, poi Omega Pharma-Quick Step, quindi Dimension Data e CCC. Il tempo di ritirarsi e già dal 2021 è entrato fra i tecnici federali. Inizialmente è stato collaboratore di Carlo Bomans e poi, quando questi è andato in pensione, è diventato il tecnico degli juniores, affiancando anche Vanthourenhout con gli U23 e i professionisti. La sua scelta suona come una promozione e la valorizzazione di una risorsa interna, che probabilmente alla fine risulterà anche meno onerosa per la federazione.

«Sono ovviamente felice e onorato di poter continuare a crescere – ha detto Pauwels nella conferenza stampa del suo annuncio – e lavorare con una delle generazioni più forti che abbiamo mai conosciuto. Inoltre è fantastico poter crescere con i ragazzi con cui ho lavorato nell’ultimo anno. Molti di loro nel 2025 saranno under 23 e anche io voglio rimanere coinvolto nel processo della loro crescita. Negli ultimi anni è stato fatto un ottimo lavoro lì. Dopo Remco Evenepoel, Wout Van Aert e Lotte Kopecky, c’è ancora tanto potenziale talento in sala d’attesa e voglio continuare a dare il massimo per questo. Voglio creare l’ambiente ottimale per quando saranno professionisti. Sono convinto che creeremo una squadra molto forte. Non solo in termini di corridori, ma anche di staff. In questo modo spero di continuare il lavoro di Vanthourenhout».

Campionati belgi a crono del 2023, Segaert in rampa di lancio: davanti a lui solo Van Aert
Campionati belgi a crono del 2023, Segaert in rampa di lancio: davanti a lui solo Van Aert

Il tocco di Pauwels

In effetti l’ondata di talenti belgi in arrivo è piuttosto consistente. Alle spalle di Evenepoel, Van Aert, Philipsen e Merlier, bussano nomi come Uijtdebroeks, De Lie, Segaert, Van Eetvelt, Verstrynge, Orins e altri come Widar, Schoofs e Van Kerkhove sono in arrivo. Mentre gli europei hanno segnalato le buone prove di Van Strijthem e Vandevorst.

«Quando a settembre, proprio in prossimità degli Europei – ha detto ancora Pauwels – si è saputo che Vanthourenhout non avrebbe continuato ad allenare la nazionale, ho subito espresso la mia ambizione. Sono stato anche il primo con cui ha parlato la federazione. Ero fiducioso che alla fine sarebbe stata presa la decisione giusta. La condizione che ho posto era che potessi continuare a lavorare con i giovani, è fantastico combinare entrambi i settori. Questo rende questo lavoro un sogno. Cosa voglio portare con me? Sven è stato un ottimo manager, sia per i corridori che per lo staff. Io voglio portare avanti il suo lavoro e portare il mio contributo. Conosco molto bene i giovani e mi piacerebbe guidare quei ragazzi».