Wilier Filante Hybrid, ambiziosa e molto road

20.04.2022
5 min
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Il futuro delle e-road passa anche dalle nuove biciclette che si avvicinano sempre più a quelle tradizionali, per design e forme. La Wilier Filante Hybrid ne è un esempio

La Wilier Filante Hybrid non è solo una e-road, ma il nuovo progetto destinato a cambiare la categoria delle bici stradali con assistenza alla pedalata. Le sue forme e il design sono accostabili a quella Filante SLR utilizzata nel World Tour, così come la fibra di carbonio che è quella di altissima gamma. C’è però una geometria endurance e l’ultima unità di supporto X20 sviluppata da Mahle. L’abbiamo vista e fotografata alle giornate BCA di Massa Marittima.

Wilier Filante Hybrid con trasmissione Shimano Ultegra (@mirror_media BCA)
Wilier Filante Hybrid con trasmissione Shimano Ultegra (@mirror_media BCA)

Strada ed e-road, mai così vicine

Che piaccia oppure no, la categoria delle e-bike, nello specifico quelle delle e-road, sono una realtà consolidata. Queste biciclette hanno aperto la categoria a molti utilizzatori, rimasti lontani dal mondo delle due ruote a pedali per troppo tempo. Le biciclette che integrano una batteria e un motore, non sono da considerare alla stregua di un motorino, pur avendo uno strumento di erogazione che aiuta durante la profusione dello sforzo. Il concetto da metabolizzare e fare proprio è che una bicicletta dotata di unità di supporto, dà la possibilità di gestire lo sforzo fisico, anche nelle situazioni più impegnative, ad esempio in salita. La Wilier Filante Hybrid, oltre all’efficienza fa collimare anche un’estetica ricercata, che avvicina questa e-road di ultima generazione ad una bici da corsa tradizionale.

L’inserzione dei foderi obliqui al piantone, tipico del progetto Filante (@mirror_media BCA)
L’inserzione dei foderi obliqui al piantone, tipico del progetto Filante (@mirror_media BCA)

Filante Hybrid, come è allestita

Il kit telaio è costruito con la stessa fibra composita della sorella Filante SLR, si, proprio quella utilizzata da pro. Per la Wilier Filante Hybrid c’è un’applicazione differente delle pelli di tessuto composito, per ottimizzare dei carichi diversi che si generano sulla struttura e per via del suo DNA endurance. Concetto endurance che si riflette proprio sulla geometria, meno esigente e più adatta a chi non approccia la bicicletta con intento agonistico.

Il progetto può sfruttare la componentistica tradizionale, per trasmissioni (anche Sram) e per le ruote. Ci sono i freni a disco con i relativi perni passanti, ma in particolare quella dietro non è avvitata con dei bulloni. Un vantaggio, perché si può montare una ruota tradizionale (ovviamente viene meno il suo essere e-road). Il carro posteriore e la forcella non adottano la soluzione SpeedRelease, mentre il diametro dei perni è classico: 12×100 anteriore, 12×142 posteriore. Scompaiono i fili esterni.

Il pacchetto Mahle

Wilier Filante Hybrid utilizza l’unità Mahle, con la batteria integrata (250Wh) nel profilato obliquo e il motore nel mozzo della ruota posteriore. E’ completamente nuovo e possiamo considerare definire questo pacchetto come “miniaturizzato”. Ha un valore alla bilancia (dichiarato) di 3,5 chilogrammi ed eroga 60Nm di coppia. Inoltre è possibile usare una batteria supplementare, tramite il secondo portaborraccia e in grado di fornire 185Wh in aggiunta a quelli standard. La presa di ricarica è sopra alla scatola del movimento centrale. In questo punto il piantone ha un’inclinazione e un disegno particolari, pensati per evitare l’accumulo di acqua e umidità vicino alla presa elettrica.

Un altro dettaglio di primaria importanza è legato al sensore di torsione. Questo è posizionato nel movimento centrale a favore di un’efficienza maggiore, a prescindere dal numero di pedalate e forza impressa sui pedali. C’è un dialogo migliore e maggiormente sfruttabile, proprio tra l’unità elettrica, i suoi vari componenti e l’utilizzatore.

C’è anche il display Pulsar One

Il pacchetto elettrico prevede anche il display Pulsar One da 2,1”, da montare frontalmente al manubrio. Anche in questo caso abbiamo un accostamento ad una vera bicicletta stradale “normale”, con il device gps montato frontalmente al manubrio. L’accensione (iWoc) è sull’attacco manubrio integrato, full carbon e monoscocca; molto più che un valore aggiunto, ma un completamento del progetto che non tralascia nulla in termini di integrazione.

Sotto i 10 chili? Si può fare

Prima di tutto le taglie, che sono 6 in totale, dalla xs, fino ad arrivare alla xxl. Quattro è il numero degli allestimenti disponibili (due Shimano, Dura Ace Di2 e Ultegra Di2 2×12, due Sram, Red AXS e Force AXS 2×12, tutte con ruote Wilier), per due combinazioni cromatiche. I prezzi hanno un range compreso tra i 9400 euro e i 12300 euro. La versione al top del listino ha un peso dichiarato di 10,3 chilogrammi, un valore impensabile da raggiungere fino a qualche stagione a dietro.

Wilier

Wilier Kosmos, compagna di viaggio per la mezza stagione

18.03.2022
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Kosmos è la maglia unisex da ciclismo progettata e ideata da Wilier Triestina, ideale per le uscite autunnali e primaverili. Una solida compagna per le condizioni incerte che portano il ciclista ad adattare il proprio abbigliamento a seconda delle situazioni meteo altalenanti tra caldo, freddo, sole o pioggia. 

Disponibile in blu e in rosso, Kosmos vanta caratteristiche di traspirazione e idrorepellenza
Disponibile in blu e in rosso, Kosmos vanta caratteristiche di traspirazione e idrorepellenza

L’evoluzione 

Kosmos è l’evoluzione in termini di proprietà tecniche e di design della maglia che per anni è stata bestseller per Wilier Triestina, ovvero la maglia a manica lunga unisex Caivo. Kosmos eredita la morbida e leggera felpatura interna, oltre all’ottima traspirabilità. La principale miglioria è soprattutto la finitura superficiale idrorepellente ed ecologica che protegge il ciclista dall’umidità. Le gocce d’acqua quindi scivolano sulla superficie del tessuto lasciandolo asciutto. In conclusione tutte queste caratteristiche rendono la maglia ideale anche in giornate leggermente uggiose o in caso di nebbia. 

Il tessuto elasticizzato regala una confortevole vestibilità aderente ai fianchi e al collo
Il tessuto elasticizzato regala una confortevole vestibilità aderente ai fianchi e al collo

Contro l’umidità

Kosmos rappresenta una leggera protezione che non vuole sostituirsi alla funzione di una mantellina antipioggia. Una caratteristica sicuramente apprezzata dal ciclista durante le uscite in condizioni di alta percentuale di umidità. Il tessuto è elasticizzato e indemagliabile per una vestibilità aderente ai fianchi e al collo duratura nel tempo. Inoltre la forma a V del colletto coniuga la protezione dall’aria con la libertà di movimento del capo. Sul petto è cucito il bollino in gomma vulcanizzata con Alabarda, il simbolo di Wilier Triestina da più di 110 anni. 

Prezzo e taglie

Le taglie disponibili sono cinque da S a XXL. Komsos è disponibile in colorazione blu o rossa. Il prezzo consultabile è di 94 euro. Acquistabile sul sito online oppure presso i rivenditori autorizzati.

WilierTriestina

Wilier e Miche insieme: nasce un nuovo polo tutto italiano

27.01.2022
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Una notizia molto importante irrompe fragorosamente nel panorama italiano della “bike industry”. Wilier Triestina e F.a.c di Michelin (conosciuta come Miche, il nome del proprio brand produttore di ruote e componenti per biciclette) hanno raggiunto un rilevante accordo. Esso è finalizzato a dare forma ad un nuovo gruppo industriale – guidato da Wilier Triestina – e legittimamente proiettato a diventare un vero e proprio polo d’eccellenza per quanto riguarda il settore della bicicletta in Italia.

L’obiettivo dichiarato di questa operazione – finalizzata da Inside Partners, dallo studio legale Baker & McKenzie, da Itinera Rational Advisory, dallo Studio Vignolo e dallo studio legale Fivelex – è quello di organizzare un lavoro sinergico tra i due brand veneti. Condividere risorse, strumenti, “know-how” ed esperienza, mantenendo sempre l’indipendenza operativa, gestionale e di marchio.

L’estrema qualità manifatturiera dei due brand è ampiamente riconosciuta dal mercato, e lo scopo di questo accordo – meglio, di questa visione comune – va nella direzione di voler crescere in maniera più organica possibile per fornire un sempre miglior servizio ai propri clienti.

Andrea Gastaldello, Wilier Triestina

«E’ con piacere che annunciamo la nascita di questo nuovo gruppo – ha dichiarato Andrea Gastaldello, il presidente del gruppo Wilier Triestina – e lo facciamo in un mondo sempre più globale. E’ dunque corretto che aziende di medie dimensioni come le nostre uniscano le proprie forze. Vogliamo raggiungere obiettivi di crescita e di servizio che diventano ogni giorno più stimolanti.

«Le due società cercheranno sinergie industriali e commerciali. L’attuale proprietario di Miche continuerà nel proprio ruolo di amministratore delegato della società. Questo è ovviamente un primo passo che porterà il gruppo ad un fatturato aggregato di circa 80 milioni di euro. Non è da escludere per il futuro nuove acquisizioni di realtà industriali che condividano con noi valori e obiettivi».

Luigi Michelin, Miche

«Abbiamo condiviso il progetto strategico industriale proposto da Wilier Triestina – ha ribattuto Luigi Michelin, l’amministratore delegato Fac di Michelin – una società molto simile a Miche per storia e valori. Questa operazione societaria avviene nel momento di maggior crescita e sviluppo dell’azienda. Una situazione questa che mi ha fatto prendere serenamente, insieme con la mia famiglia, una decisione storica. Potremo così garantire un solido futuro al progetto aziendale Miche che vada oltre la dimensione familiare, valorizzandone le specificità. Sarà un piacere iniziare questo nuovo corso con Wilier Triestina. Si partirà da un forte coinvolgimento personale su un piano industriale di gruppo con chiari obiettivi di crescita. Le conseguenti ricadute saranno importanti per tutte le parti interessate, con particolare riguardo ai nostri clienti e ai nostri dipendenti».

wilier.com

miche.it

Un giorno nel vento con Nibali e Wilier studiando le crono

20.01.2022
7 min
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Un pomeriggio in galleria del vento, come non gli accadeva da tempo. Nei due anni scorsi, il lavoro sulla bici da crono si svolse in pista. Perciò venerdì scorso Vincenzo Nibali ha varcato i portoni del Newton Lab di Milano per dei test richiesti dalla squadra e da alcuni sponsor tecnici. Wilier Triestina con un prototipo. Limar per il casco. Giordana per i body. Nimbl per le scarpe. Con lui c’era anche De La Cruz, che ha cominciato di mattina e aveva di fronte interventi più importanti, tanto da aver sforato sui tempi.

«Sul fronte della posizione – conferma lo Squalo – sono messo bene, ho un bel Cx. Magari abbiamo anche ripetuto cose che per me direttamente non sarebbero state necessarie, ma se i feedback ti arrivano da un corridore esperto, per ricaduta sono utili a tutto il resto della squadra».

E allora andiamo a vedere con il campione siciliano su cosa si è lavorato nel pomeriggio contro il vento, con un collegamento dalla Spagna dove l’Astana Qazaqstan Team sta svolgendo il secondo ritiro e dove Vincenzo stesso resterà fino alla Vuelta Valenciana del 2 febbraio da cui partirà la sua stagione. La sensazione percepita è di ritrovato entusiasmo. Mentre parliamo Velasco è nel balcone della stanza a prendere il sole, si intuisce un pomeriggio molto luminoso.

La posizione delle mani è soggettiva, ma incide molto sul Cx (foto Astana Qazaqstan)
La posizione delle mani è soggettiva, ma incide molto sul Cx (foto Astana Qazaqstan)
Si è lavorato sulla bici da crono?

Su tutto il comparto, diciamo: dalla bici all’abbigliamento, passando per il casco. Abbiamo fatto due sessioni. In quella del mattino c’è stato De la Cruz, poi è toccato a me. Sono arrivato alle 13, ma ho cominciato leggermente più tardi per dar modo a David di concludere i suoi test.

Come è fatta la Wilier da crono?

E’ completamente nuova e non ho portato le misure dello scorso anno, perché non ho fatto prove in galleria del vento e non ho apportato variazioni alla mia posizione di sempre. La bici nuova è un prototipo da confermare, che a quanto dicono verrà fuori per il Giro d’Italia. Il telaio cambia e dovrebbe essere più leggero di 200 grammi. Il manubrio e le protesi saranno molto simile a quelli del 2021.

Durante il test sulla nuova Wilier, Nibali ha provato anche i copriscarpe (foto Astana Qazaqstan)
Durante il test, Nibali ha provato anche i copriscarpe (foto Astana Qazaqstan)
Come sono fatti?

Abbiamo montato delle protesi stampate che sono già nel catalogo di Wilier. Per usarle ho dovuto cambiare leggermente l’angolo di apertura delle braccia. Ci sono misure standard e volendo si possono personalizzare, ma io mi sono trovato benissimo con quelle che mi hanno proposto. La posizione delle mani è un punto cruciale…

Spiega…

Dipende da come ti trovi e da come impugni le protesi. Se ci fate caso, Ganna tiene le mani orizzontali, quasi aggrappato. Io le afferro dai lati, ma c’è stato un periodo in cui intrecciavo le mani sopra. Fra manubrio e casco si può lavorare tanto.

Come è fatto il casco Limar che hai provato?

Non è un casco a coda tronca, né lunga. Diciamo che è una via di mezzo. La coda corta, che va tanto di moda, è molto buona con il vento laterale. Quella lunga è veloce, ma ti costringe a una posizione perfetta, perché se abbassi la testa, la coda si solleva e ti frena. La soluzione di Limar per il 2022 è un casco di forma tondeggiante, che copre anche di più le spalle, riducendo le turbolenze di quella zona.

Parlando con Cattaneo e poi con Malori si è discusso della posizione da crono: se debba essere scomoda o confortevole…

La bici da crono non è mai comodissima. Quando si va in cerca della posizione migliore, si determina la migliore e quanto più riesci ad avvicinarti, maggiore sarà il guadagno. Per questo la differenza spesso la fa quanto usi la bici da crono. Oggi ad esempio (ieri per chi legge, ndr) abbiamo fatto tutti tre ore solo con la bici da crono.

Sul fronte dei body che cosa hai provato?

Diversi tipi, io credo di averne provati quattro. Semiforato, con le righe, con le palline, plastificato… Varie prove per valutare la vestibilità e ad esempio il taglio del collo, dove rischiano di formarsi delle pieghe, soprattutto se uno non ha le spalle larghissime, in cui si infila l’aria offrendo resistenza. Anche Giordana ha raccolto tutti i dati, li elaboreranno e alla fine si determinerà la soluzione più redditizia.

Sul fronte delle scarpe avete provato qualcosa?

Sì, ho usato dei copriscarpe, ma con Nimbl c’è un progetto per realizzare delle scarpe da crono speciali in carbonio. Loro hanno già una bella esperienza vincente in pista e quando saranno pronte, potrei anche non usare il copriscarpe.

Come ti trovi ad avere le scarpe su misura?

Sono molto leggere e performanti. Hanno fatto un calco del mio piede e su quella base hanno costruito una scarpa che ne asseconda le forme, le eventuali irregolarità. Le mie scarpe sono comode solo per me insomma (ride, ndr), qualcun altro potrebbe trovarle scomode, ma solo perché il mio piede… ce l’ho solo io. Sono come un guanto che asseconda alla perfezione la forma. Vengono fatte completamente in Italia, il valore non si discute.

Quanto peserà la crono nel tuo 2022?

E’ molto importante, è sempre stata l’ago della bilancia. Oggi magari non sono più lunghe come prima e forse proprio per questo la cura dei materiali è ancora più importante. Se risparmi un secondo a chilometro, è già tanto. Alla fine di una corsa, 30 secondi possono fare la differenza.

Il flusso d’aria mette alla prova l’efficienza del casco (foto Astana Qazaqstan)
Il flusso d’aria mette alla prova l’efficienza del casco (foto Astana Qazaqstan)
Passiamo per un attimo alle bici da strada: al Bahrain usavi la Reacto per le classiche e la Scultura in montagna…

Qui la situazione è simile, nel senso che abbiamo la Filante che è la più veloce e la Wilier 0 Slr che si presta di più per la salita. Io penso che userò più spesso la Filante, ma siccome gli angoli dei telai sono pressoché identici, magari prima di un tappone di montagna la 0 Slr è più prestante.

Soddisfatto di questi test?

Molto. La prova serviva soprattutto per i materiali e il fatto che sia stata la squadra a richiederla e non una mia esigenza dimostra che ci tengono e stanno investendo. Un bel modo di cominciare.

Wilier e Ride The Dreamland: uniti si fa del bene

29.12.2021
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Wilier Triestina e Ride The Dreamland: storia di una collaborazione e di una partnership molto attiva che ha visto la luce quest’anno. Proprio questo binomio ha generato un progetto molto importante, ovvero quello di sostenere la Fondazione Città della Speranza. L’obiettivo è quello di sensibilizzare tutti gli appassionati di ciclismo, e non solo, sull’importanza della ricerca scientifica.

Tre top di gamma uniche

Sin dalla propria nascita Ride the Dreamland e Regione Veneto hanno lavorato per la predisposizione di un progetto a sostegno della Fondazione Città della Speranza. Un sostegno concreto per omaggiare il fondamentale operato svolto dalla Fondazione stessa per regalare un sorriso ai più piccoli meno fortunati.

Wilier Triestina non si è tirata indietro, producendo tre dei suoi modelli top di gamma disegnati e “vestiti” con una speciale livrea Ride The Dreamland. La grafica è stata ideata dallo studio di design Jonny Mole.

Queste tre biciclette (0 SLR, Jena e Filante SLR) sono in questo momento all’asta sui quattro siti web degli eventi che hanno costituito il progetto Ride the Dremaland 2021. Facendo un’offerta è dunque possibile realizzare i sogni di tantissimi bambini, aiutare l’opera della Città della Speranza. Con l’opportunità di potersi aggiudicare uno di questi tre gioielli Wilier Triestina donati per un’opera davvero giusta.

Alexey Lutsenko vince Serenissima Gravel in sella alla Wilier Rave SLR
Alexey Lutsenko vince Serenissima Gravel

Una Fondazione, un’eccellenza…

La Fondazione “Città della Speranza” è nata il 16 dicembre 1994 in ricordo di Massimo, un bambino scomparso a causa della leucemia. L’obiettivo primario della Fondazione era raccogliere fondi per costruire un nuovo e moderno reparto di oncoematologia pediatrica a Padova. Quello esistente all’epoca era del tutto insufficiente e inadatto a ospitare in modo dignitoso i bambini ammalati e le loro famiglie.

Il nome “Città della Speranza” si ispira ad una analoga fondazione americana: “City of Hope” della quale si è voluto prendere spunto per le modalità operative. In particolare per quanto concerne trasparenza, gestione del denaro e concretezza.

Si è voluto immaginare che anche i bambini potessero vivere la loro quotidianità in una città felice, in grado di dare speranza al loro futuro. E così fu: il reparto, concepito secondo criteri modernissimi, diede una svolta nella qualità della cura e dell’assistenza ai piccoli pazienti. Consentendo anche ai medici e agli operatori di svolgere al meglio il loro compito.

Samuele Battistella vince la Veneto Classic 2021
Samuele Battistella vince la Veneto Classic 2021

Tanti nuovi progetti

Dopo aver realizzato la Clinica di Oncoematologia pediatrica di Padova, la Fondazione continuò il suo impegno e nel 1998 costruì il nuovo Day Hospital e i Laboratori di Ricerca. Nel 2003, invece, nacque il nuovo Pronto Soccorso Pediatrico di Padova.

Nel 2004 venne inaugurato il Day Hospital Pediatrico e nel 2010 il nuovo Pronto Soccorso Pediatrico di Vicenza. L’8 giugno del 2012 venne inaugurata a Padova l’ultima grande opera: l’Istituto di Ricerca Pediatrica Città della Speranza. Struttura che con i suoi 17.500 mq è il più grande centro di ricerca sulle malattie infantili d’Europa.

Oggi la Clinica di Oncoematologia pediatrica è collegata ai più importanti centri italiani e mondiali. In più, grazie ai finanziamenti erogati dalla Città della Speranza, è Centro di riferimento nazionale per la diagnosi delle leucemie acute e per la caratterizzazione molecolare di linfomi e sarcomi. E’ anche centro di coordinamento di protocolli nazionale ed europei di diagnosi e cura di linfomi, sarcomi, tumori cerebrali ed epatici, tumori rari.

Wilier

VenturoSport

Basso: i freni a disco, Moscon e il sogno di un grande Giro

11.11.2021
5 min
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Leonardo Basso ha ripreso a far girare il motore fra palestra e bici. Ultima corsa la Coppa Agostoni, la pausa è stata più breve del solito. Un paio settimane, ma in compenso una ripartenza per niente traumatica.

L’aria di cambiamento è frizzante, i prossimi due anni all’Astana sono una sfida diversa per il trevigiano che dalla Zalf passò direttamente al Team Sky e in quel gruppo è rimasto finora.

«Continuo ad allenarmi con quei colori e la mia Pinarello – sorride – un po’ perché il nuovo materiale ci verrà fornito in ritiro e un po’ perché quello che è successo a Higuita fa riflettere. I social sono un coltello a doppia lama, serve concentrazione. Siamo personaggi esposti, usarli con troppa disinvoltura può ritorcersi contro».

Sergio Higuita è stato licenziato un paio di giorni fa dalla EF Education-Nippo perché in un video si è fatto riprendere mentre provava la Specialized della Bora-Hansgrohe con cui correrà il prossimo anno. La consuetudine è che i team… uscenti diano una sorta di nulla osta, altrimenti i corridori non potrebbero neppure partecipare ai primi ritiri della nuova squadra. Evidentemente nel caso del colombiano qualcosa non ha funzionato.

Febbraio 2018, prima stagione da pro’. Dopo il debutto a Mallorca, ecco Basso ad Abu Dhabi
Febbraio 2018, prima stagione da pro’. Dopo il debutto a Mallorca, ecco Basso ad Abu Dhabi
A proposito di Pinarello, tu eri del partito dei freni a disco o dei freni tradizionali?

Se devo uscire da solo, preferisco i freni normali. Ma in gruppo eravamo gli ultimi ad averli e anche se in frenata le prestazioni sono molto elevate, eravamo costantemente a rischio. Quelli con i dischi staccavano all’ultimo momento e se fai parte del gruppo non puoi anticipare la frenata. Per cui ci ritrovavamo a frenare con loro, ma per noi era troppo tardi. Eri sempre in stato di attenzione. E quando siamo passati ai dischi, ci siamo sentiti tutti più sicuri.

Che cosa porti con te di questi quattro anni… britannici?

Sono stati i primi a darmi fiducia. Avevo fatto uno stage alla Trek, ma Sky mi propose un contratto grazie al quale ho vissuto per quattro stagioni in una delle squadre migliori al mondo. Partire dispiace sempre, ma io sono sempre uno che guarda avanti. Cosa mi porto dietro? Il livello altissimo di pianificazione e professionalità. Quando c’è un obiettivo, sono capaci di progettare, ragionare e raggiungerli con un metodo tutto anglosassone.

E’ cambiato qualcosa dagli anni di Froome a quelli di Bernal e Carapaz?

Non nella pianificazione e nel metodo di lavoro. Diciamo però che dal Finestre di Froome c’è stato un cambio di immagine poi ribadito dal Giro del 2020 con le tante tappe vinte e poi dall’ultimo. Ma anche quando eravamo la squadra di Froome, non ho mai avvertito ostilità da parte dei tifosi. Avvertivano l’importanza, mentre per me era fare parte di qualcosa di grande che mi spingeva a fare di più.

Nel 2013 è al secondo anno da U23 e corre nella Zalf in cui debutta anche Moscon (foto Scanferla)
Nel 2013 è al secondo anno da U23 e corre nella Zalf in cui debutta anche Moscon (foto Scanferla)
Che cosa porti in dote all’Astana?

La mia specializzazione è il ruolo di gregario per aiutare i capitani a finalizzare il lavoro. So che all’Astana si parte per vincere ogni corsa, conosco la mentalità di Vinokourov. Per cui darò il mio contributo per il leader, ma se la squadra mi riterrà all’altezza, magari proverò anche a entrare in qualche fuga.

Un passaggio per due, ci sarà anche Moscon…

Con lui c’è un rapporto di amicizia che inizia dagli anni alla Zalf, che con il tempo si è trasformato anche in collaborazione professionale. Mi piace aiutarlo e allenarmi con lui.

Credi che cambiare lo aiuterà a venir fuori?

Ogni cambio porta con sé nuovi stimoli, in ogni ambito lavorativo. Vivo Gianni da vicino e posso dire che ha la fame di sempre, la stessa di quando eravamo alla Zalf. L’ho visto fare palestra la mattina presto in cima allo Stelvio: se non hai voglia non lo fai. Lui ha sempre generato grandi aspettative, che a loro volta generano pressione. E la pressione non è sempre facile da sopportare, l’aspetto mentale è determinante. Alcuni fanno fatica, però poi tornano. Il motore non cambia, si è visto alla Roubaix. Il corridore c’è, mi sarebbe piaciuto vederlo in televisione, invece l’ho sentita alla radiolina, visto che ero anche io là in mezzo. Ora si aggiungono gli stimoli dall’esterno, come i nuovi materiali e i nuovi tecnici. Credo che faremo bene.

C’era anche Basso nella Roubaix in cui Moscon ha sfiorato il colpaccio
C’era anche Basso nella Roubaix in cui Moscon ha sfiorato il colpaccio
Cosa trovi in Astana?

L’ho sempre vista come una squadra di tanti campioni. Armstrong e Contador, poi Nibali e Aru. C’è un anima italiana, sono curioso di vedere come si fonderà con la nostra formazione anglosassone.

Intanto come cambia, se cambia, la tua preparazione?

Fino a quest’anno ho lavorato con Dario (Cioni, ndr) e visto il mio ruolo, ho sempre fatto una preparazione diluita lungo tutto l’anno ed equilibrata. Per ora ho ripreso come negli anni passati, forse dal primo ritiro si vedrà qualche cambiamento. Non si inventa niente, ma voglio vedere i benefici della nuova preparazione.

Programmi?

E’ ancora presto, ma ci chiederanno. E io dirò che vorrei tornare in Belgio, perché lassù mi sono specializzato. E poi mi piacerebbe fare un grande Giro. Ho 27 anni e non ne ho mai corso uno. Voglio vedere se è vero che faccia crescere il motore. Alla Ineos ci sono così tanti campioni e si parte sempre per la classifica generale, che non sono mai entrato nei giochi. Lo ammetto, sarebbe un sogno. E per il resto, porterò la mentalità di sempre. Ogni corsa che fai è la migliore. E serve sempre tanta voglia di fare fatica.

Torna Nibali e Tosello riprende la scheda con le misure

29.10.2021
6 min
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Il ritorno, ormai imminente, di Vincenzo Nibali all’Astana-Premier Tech riporta alla luce tutti i suoi più grandi successi vissuti con la maglia del team kazako. Oltre ai colori che tornerà vestire dal 2022, lo Squalo ritroverà gran parte dello staff, salutato nel 2016 con un addio che si è poi rivelato un arrivederci. Tra questi c’è il meccanico della squadra, Gabriele Tosello, nonché il sarto che cucirà la Wilier Triestina su misura addosso a Vincenzo.

“Toso” ha vissuto vittorie e sconfitte dal 2013 al 2016 (in apertura durante l’ultima tappa del Tour vinto nel 2014), per poi ritrovarsi alla vigilia della prossima stagione a rispolverare le misure che conservava dentro il cassetto e rimettere in sella il campione siciliano. Un déjà vu che Gabriele ci racconta con professionalità ed entusiasmo, nel ritrovare il fuoriclasse Nibali di nuovo da assistere tra richieste, consigli e aneddoti.

Sei in Astana dal 2010, Vincenzo lo conosci già?

Certamente. Ero presente al suo arrivo dalla Liquigas nel 2013 e alla sua partenza nel 2016 per la Bahrain-Merida. Nei quattro anni con noi allora la bici utilizzata era Specialized. 

Ora il vostro partner tecnico è Wilier Triestina. 

Sì, il prossimo anno sarà il terzo insieme. La transizione da Argon è stata naturale senza traumi. Wilier è una ditta italiana che sta investendo davvero tanto in ricerca e in materiali, una delle poche se posso dire. Si lavora molto bene perché è condotta a livello familiare, se hai qualche richiesta ti ascoltano, sai con chi parlare. E’ una qualità che si percepisce quando ce l’hai tra le mani, non solo a parole come a volte capita in questo settore. 

Torniamo a Vincenzo, che rapporto ha con la bici?

Lui è uno che ci capisce, è un corridore che saprebbe fare benissimo il meccanico. E’ abbastanza pignolo, se avesse gli tutti attrezzi del mestiere si potrebbe smontare e rimontare la bici. Le piccole riparazioni, le  registrazioni se le fa in totale autonomia. Montarla da zero no, perché non ha l’attrezzatura ma sarebbe in grado. Tranquillamente. 

Che bici gli fornirete?

Quest’anno abbiamo usato due modelli la Wilier Zero SLR per le salite e la Filante SLR, quella un più aerodinamica per le corse veloci. Lui per caratteristiche tecniche sarebbe adatto alla prima, ma conoscendolo vorrà sicuramente anche la Filante. Abbiamo già calcolato per lui, come per altri corridori, di mettere a disposizione entrambi i modelli. Poi c’è chi invece avrà solo uno o l’altro. Ma ad un leader come Vincenzo preferiamo dare tutte le possibilità per coccolarlo e stimolarlo. 

C’è già stato il primo incontro fra Tosello e Nibali?

Ci vedremo verso metà novembre per la consegna della bici, poi ci confronteremo giorno per giorno. Per il momento per contratto non può utilizzare la nostra attrezzatura. Ne approfittiamo per aspettare i gruppi nuovi. Non sappiamo ancora se la prima che riceverà sarà la Filante o la Zero SLR.

Le misure le avete già?

Sì, abbiamo quelle che aveva nel 2016 nel suo ultimo anno in Astana (nella foto sotto, ndr) e abbiamo anche quelle che ha usato ultimamente alla Trek-Segafredo. Saranno da adattare alle geometrie della Wilier, ma si parla di pochi aggiustamenti. E’ rimasto sempre lui. E’ un corridore all’antica, ha le sue misure può giocare con qualche millimetro, ma non si allontana. Naturalmente qualcosina dovremo cambiare passando a un modello nuovo, ma i suoi riferimenti sono quelli da sempre. Poi sarà Vincenzo che ci aiuterà a cucirgli addosso la bici. Tra arretramenti, avanzamenti e spostamenti di sella vari.

Ecco le misure della sua bici del 2016, ripescate da Tosello dal suo archivio. A metà mese, avremo le misure 2022
Ecco le misure della sua bici del 2016, ripescate da Tosello dal suo archivio. A metà mese, avremo le misure 2022
Che taglia ha?

A lui non piacciono i classici fuori taglia. Con un giusto fuori sella lui è sempre stato una taglia L, una 56. Non ha bisogno di aver misure piccole per guidare meglio. Anche perché a lui diciamo che nessuno gli può insegnare qualcosa in termini di confidenza con la bici.

E’ pignolo su qualche componente in particolare?

Sulla sella è molto pignolo. Quando passa a una sella nuova di un’altra marca, ci mette sempre un po’ ad adattarsi. Passa un paio di mesi prima che si trovi a suo agio. A meno che non sia cambiato in questi anni con l’età (scherza, ndr). All’inizio giocherà un po’ con i millimetri, poi se l’aggiusterà da solo come posizione

Per quanto riguarda freni e ruote cosa gli proporrete?

Siamo completamente su freno a disco. Nel bene e nel male. Nel bene per l’innovazione, nel male perché c’è più da lavorare per i meccanici (ride, ndr). In Astana fino al 2016 preferiva una ruota a basso profilo, con profili da 32 millimetri. Con la transizione al freno a disco si è passati a montare ruote con profili più alti da 47/50 millimetri. Ho visto che quest’anno anche lui montava ruote di queste misure, quindi credo che la scelta sarà la stessa. Ovviamente poi la decisione si adatterà in base alle esigenze delle corse, di salita o pianura.

Nel 2016, Tosello prepara per Nibali una Specialized rosa con cui sfilare a Milano
Nel 2016, Tosello prepara per Nibali una Specialized rosa con cui sfilare a Milano
La vostra scelta tra copertoni, tubolari o tubeless quale sarà?

Noi montiamo tubolari Vittoria. Probabilmente l’anno prossimo useremo in qualche gara il tubeless che quest’anno con Corima non abbiamo provato. Abbiamo testato il copertoncino nelle cronometro. Approfondiremo nel corso della stagione il discorso tubeless e copertonicini, perché qualche miglioramento in termini di watt sembrerebbe esserci. Poi si vedrà anche in base anche al tipo di corridore e alla tipologia di corsa, perché magari non tutti si adatteranno. Vincenzo sarà un riferimento anche per queste decisioni

Per la cronometro che bici avrà?

La Wilier Turbine. Quando si parla di cronometro la sua attenzione per i dettagli è totale. Per la bici da strada si riesce a mediare a volte. Sulla crono ogni sua parola va ascoltata con il calibro in mano. Sempre nel senso buono. Non è uno che ti chiede la luna. Le migliorie e gli accorgimenti che indica si rivelano utili anche per capire i materiali. Ha una sensibilità unica. Quello che dice ha dei riscontri effettivi, non dice mai cose a vanvera. Il bello di Vincenzo è che parli con un corridore che si intende di meccanica. Se ti dice una cosa che potrebbe portare ad un miglioramento, bisogna ascoltarlo. Sempre.

Vi aiuta anche nel vostro lavoro?

Sì, quando c’è del materiale nuovo o da testare, è uno dei pochi su cui fare affidamento. Ed è un riferimento per il team e per i compagni anche sotto questo aspetto. 

Wilier Rave SLR: competitiva su tutti i terreni

13.10.2021
3 min
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Wilier presenta la nuova Rave SLR, un telaio perfetto per l’all-road performance, le geometrie sono quelle racing. Un telaio leggero, reattivo con dei punti più rigidi per ottenere la massima risposta su tutti i terreni. La cosa più importante per chi entra nel mondo del gravel è la prestazione anche su strada, per questo la nuova Wilier Rave SLR è stata costruita con lo stesso mix di carbonio di Filante SLR e Wilier 0 SLR.

Trovare il punto di incontro tra la strada e l’off road è complicato, ma portarlo su un solo telaio lo è ancora di più. I tecnici Wilier si sono superati ed hanno mixato con maestria le necessità di questi due mondi, hanno mischiato il carbonio a speciali fibre viscoelastiche ed hanno così garantito una reattività del telaio incredibile.

La Wilier Rave SLR è maneggevole e performante su tutti i terreni, grazie ad una geometria da strada perfezionata anche per l’offroad
La Wilier Rave SLR è performante su tutti i terreni, grazie ad una geometria da strada perfezionata per l’offroad

Più facile da guidare

La guidabilità non è un fattore da sottovalutare, soprattutto se si considera la tipologia di terreno su cui la Rave SLR dovrà sfrecciare. Un reach leggermente più corto ed uno stack rialzato permettono alla bici di essere più maneggevole. Ma cosa sono reach e stack?

Il reach è la distanza orizzontale tra il centro del movimento centrale e la parte superiore del tubo di sterzo. Un reach più lungo obbliga il corridore ad assumere una posizione più “racing”, questa caratteristica si estremizza su strada dove si richiede una maggiore penetrazione aerodinamica.

Lo stack è la distanza tra il centro del movimento centrale e la linea di mezzeria della parte superiore del tubo di sterzo. Quel che fa maggiormente la differenza è l’altezza del tubo di sterzo, più è alto più si avrà stabilità sull’avantreno ed una maggiore precisione nella guida della bici.

La Rave SLR può essere equipaggiata con tutti i migliori gruppi da strada e da gravel per una adattabilità massima alle esigenze del ciclista
La Rave SLR può essere equipaggiata con tutti i migliori gruppi da strada e da gravel

I dettagli fanno la differenza

I manubri monoscocca 0-bar e J-bar, disponibili nei vari equipaggiamenti della Rave SLR, permettono il passaggio integrato dei cavi. Un dettaglio che però rende l’idea del lavoro meticoloso che i tecnici di Wilier hanno fatto nello studio della bici. L’integrazione dei cavi innanzitutto permette un guadagno aerodinamico, e questo fa la differenza su strada. Per quanto riguarda il garvel, invece, i cavi integrati sono coperti dagli agenti esterni e sono meno soggetti ad usura o rottura.

Per rimanere fedele alla sua natura di all-road la Rave SLR può essere equipaggiata con tutti i gruppi di maggior livello, da strada e gravel: Dura Ace Di2 9270, Ultegra Di2 8170 e Sram Force AXS per la strada, Campagnolo Ekar, Shimano GRX e Sram Force AXS XPLR per il gravel. Le coperture montabili sono fino alla misura estrema dei 42 millimetri, sia da strada che da off-road.

I prezzi della Rave SLR nella verisione con i gruppi gravel vanno dagli 8.300 euro con il gruppo Campagnolo Ekar agli 8.400 con i gruppi Shimano GRX e Sram Force AXS XPLR.

Per la versione con i gruppi da strada i prezzi invece sono: 9.000 euro per la bici con i gruppi Sram Force AXS e Shimano Ultegra 8170, mentre 11.000 euro per la versione con lo Shimano Dura Ace 9270.

Wilier

Semestre Wilier da record: fatturato a +46%

07.08.2021
3 min
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Wilier Triestina, uno dei brand italiani più riconosciuti e strutturati a livello mondiale, ha recentemente ufficializzato i dati che certificano la performance del valore del fatturato del primo semestre 2021. E che performance!

I dati economici aggregati relativi ai primi sei mesi dell’anno certificano un considerevole aumento del fatturato. Lo storico marchio veneto fa segnare un +46% rispetto all’analogo periodo del 2020! A questo dato estremamente soddisfacente se ne aggiunge anche un’altro, quello che fa riferimento ai dati ricavati dalla stagione commerciale riguardante la collezione 2021. Anche in questo caso la crescita del valore delle vendite a fine periodo è pari al 44%. Quale conseguenza generata da questi positivi indicatori, il piano industriale dell’azienda prevede al 31 dicembre 2021 un fatturato complessivo di 65 milioni di euro.

Da sinistra: Michele, Enrico e Andrea Gastaldello, titolari Wiliier Triestina
Da sinistra: Michele, Enrico e Andrea Gastaldello, titolari Wiliier Triestina


Investimenti nel comparto Mtb

I dati semestrali che riguardano i pezzi prodotti conducono invece ad un aumento stimato a fine anno del 32% di biciclette prodotte. Questi numeri confermano la risposta estremamente positiva del mercato all’introduzione dei nuovi modelli Wilier Triestina, con particolare riferimento alle biciclette da corsa d’alta gamma: i modelli 0 SLR e Filante SLR – utilizzate nelle gare World Tour dai team Astana-Premier Tech e Total Energies, nonché dal grande sviluppo di tutto il comparto gravel.
È naturale che questi risultati di vendita e di fatturato abbiano prodotto grande compiacimento nel management e nelle maestranze di Wilier Triestina. Il prossimo “step” al quale l’azienda di Rossano Veneto intende dedicarsi è adesso lo sviluppo della gamma fuoristrada, una gamma che è stata recentemente arricchita dal lancio sul mercato del modello Urta SLR: la nuova “full” top di gamma di casa Wilier rivolta all’XC ed impiegata in gara dal team Wilier 7C Force, capitanato dall’ex iridato Massimo Debertolis.

Qualità, precisione, passione i cardini di Wilier
Qualità, precisione, passione i cardini di Wilier

Parola ad Andrea Gastaldello

«Abbiamo avviato un prossimo ed importante programma di investimenti – ha dichiarato Andrea Gastaldello, il presidente esecutivo di Wilier Triestina – che riguarda principalmente la Mtb. E questo sia a livello di sviluppo prodotto per entrambe le tipologie di trazione (muscolare e a pedalata assistita), quanto in considerazione degli eventi e delle sponsorizzazioni. Vogliamo intervenire su un segmento di mercato che fino ad oggi riteniamo non sia stato esplorato in profondità. Ed è un settore in cui il nostro brand ha un potenziale di sviluppo enorme. Abbiamo voglia di affrontare questa sfida con la stessa energia che abbiamo profuso nel mondo del ciclismo professionistico su strada. Ci auguriamo che questo entusiasmo sia foriero di altri importanti risultati commerciali e di bilancio come quelli appena registrati per gli anni a venire».

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