Villa indica la rotta perché Parigi sia un punto di ripartenza

09.08.2024
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SAINT QUENTIN EN YVELINES (Francia) – Fare sistema e non smettere di crederci. E’ quello che chiede il Ct della pista Marco Villa al ciclismo italiano, dopo il bronzo nell’inseguimento maschile e il quarto posto in quello femminile. Ieri sera Viviani ha chiuso l’Omnium al nono posto e dopo Parigi lascerà la pista. Villa di sicuro continua a credere che ci sia un futuro e lo dimostra con la sua analisi del percorso che ha portato fino a Parigi.

Prima le donne, non per galanteria, ma perché sono state le ultime a finire con il loro quartetto.

Ci sono mancati una decina di giorni di lavoro con tutte insieme. Non ne abbiamo avuto la possibilità. Basti pensare a tutti i problemi che ha avuto Elisa Balsamo:  prima l’infortunio, poi il Giro d’Italia dove si è ammalata. E la settimana successiva al Giro era l’unica in cui potevamo lavorare con tutte insieme, ma non si è potuto. La sua forza è che si riprende presto, se la chiami a gennaio, ad esempio, si fa trovare pronta. Ha avuto due operazioni, che significa due anestesie. E’ arrivata a Montichiari due giorni dopo essere stata in Val di Fassa, ha fatto due belle prove e questa è stata la chiave che mi ha fatto decidere di schierarla. E’ venuta due giorni, è andata via con la strada e poi è tornata qua. Abbiamo lavorato tanto prima, ma al momento di perfezionare il quartetto non ci siamo riusciti. Però se con questa preparazione precaria sono arrivate quarte, le invito a crederci ancora e a puntare alla prossima Olimpiade.

Perché?

Vittoria Guazzini è una che può dare di più, ma ha avuto sfortuna anche lei in fase di preparazione. Elisa Balsamo deve far suo questo quartetto. E può farlo. Deve solo essere più fortunata. Non è matematica preparare un quartetto con ragazze diverse tra loro che ancora si conoscono poco. Magari più avanti potrebbero aiutare me, se ci sarò io, nella gestione degli allenamenti. Speravo fossero già con le grandi ora, ma sono ragazze con margine di crescita. Possono lavorare bene nei prossimi quattro anni e arrivare a Los Angeles nel pieno della maturità professionale e atletica. Se fossi in loro, ci crederei. Sarò sempre un loro sostenitore, anche se non dovessi essere io ad allenarle. Una migliore conoscenza reciproca può aiutare. A Tokyo siamo arrivati tutti al 100% con i maschi e abbiamo vinto.

A proposito di maschi, l’Australia è un esempio di come si arriva al 100%?

Sicuramente. Sono arrivati tutti a posto e hanno fatto il record del mondo. Noi ci siamo arrivati altalenanti. Ganna ha preparato tanto la cronometro, ci teneva dopo la delusione di Tokyo. Ne è uscito perfetto. A Montichiari l’ho visto fortissimo. Poi ha accusato un piccolo calo. D’altra parte i giorni non sono tutti uguali. Jonathan Milan invece è andato in crescendo. E’ arrivato al top nel giorno clou. Simone Consonni era più in difficoltà rispetto a Tokyo. Non andava certo piano, ma sono piccole differenze che fanno sì che il quartetto non sia al 100 per cento. Nonostante ciò, sono arrivati al bronzo. Sono dettagli da non sottovalutare. Se è arrivato il bronzo però è frutto anche di un buon percorso a Parigi.

Come si sono ripresi i ragazzi dopo la semifinale?

La mattina a colazione ho detto loro di non sottovalutare le medaglie di bronzo olimpiche, perché io ho vinto solo quelle. Sono stato accontentato, hanno vinto una bellissima medaglia. Ci siamo parlati, si sono parlati tra loro. Abbiamo capito che sarebbe stato un altro giorno ed è andata bene. E’ un gruppo sano, si vogliono bene, si aiutano, si stimano.

Il quartetto ha preso un bronzo bellissimo, reagendo alla sconfitta con l’Australia
Il ciclo di questo quartetto finisce qui?

Decideranno loro. Sono maturi a sufficienza, per loro ci sarà sempre posto in pista. Pippo ci viene spesso, anche solo per preparare le cronometro su strada, non solo per preparare le gare in pista. Io per loro ci sarò sempre, se sarò ancora io il Ct. Da qui a quattro anni si vedrà.

Manlio Moro è pronto a entrare?

E’ un ragazzo giovane e forte, aveva i tempi degli altri. Mi spiace che non abbia corso a Parigi, ma loro gli vogliono bene e lo rispettano. Ci sono i quartetti juniores che stanno facendo bene, sono ragazzi di talento. Spero che possano valutare questo tipo di percorso che ha fatto chi li ha preceduti.

E’ difficile convincerli?

Sto facendo fatica. A livello primo anno under 23 faccio fatica a portarli in pista e a far capire loro che qualche lavoro in pista è propedeutico per la strada. Da lì mi piacerebbe costruire un altro gruppo come questo. Ma credo che vada stabilito un modo nuovo di operare, parlare con squadre, manager, procuratori. A 19 anni hanno già i procuratori. Altrimenti diventa difficile fare questa doppia disciplina. Abbiamo dimostrato che si può far tutto.

Per Villa l’esempio di Hayther (qui con Viviani) fa capire che pista e strada sono complementari
Per Villa l’esempio di Hayther (qui con Viviani) fa capire che pista e strada sono complementari
Ad esempio?

Welsford ha dimostrato che si può vincere su strada e tirare il quartetto. Hayter è campione nazionale in Inghilterra e qui ha portato in giro il quartetto della Gran Bretagna. Faulkner e Dygert erano nel quartetto americano. Noi abbiamo giovani che vincono da juniores in queste discipline e perché dobbiamo perderli per il loro futuro in strada, quando si possono fare le due cose fatte bene?

Qual è stata la difficoltà maggiore con i maschi?

Ognuno dei quattro ha fatto percorsi diversi. Lamon ha fatto più di Tokyo, ma un mese fa andava ancora più forte. Ero riuscito a lavorare con lui sulla resistenza. Anche nelle prove di Coppa del mondo aveva finito bene il quartetto. Aveva messo metri in più per la seconda tirata. Non ci siamo arrivati come a Tokyo, è vero. Non saprei neanche come si fa a preparare un quartetto insieme, perché non ce li ho mai avuti tutti insieme. Ma tanto di cappello a questi ragazzi per ciò che hanno fatto. L’Australia si è anche allenata con noi, non sembrava andare così forte. Se si è nascosta, si è nascosta bene. Se ha azzeccato la settimana giusta, complimenti.

Lamon incita i compagni dopo essersi rialzato: è arrivato a Parigi in gran forma
Lamon incita i compagni dopo essersi rialzato: è arrivato a Parigi in gran forma
Il miglioramento può passare anche attraverso i materiali?

Da quel punto di vista stiamo bene. Pinarello ci supporta ogni ciclo. Anche qui ci ha dato bici performanti. Castelli ha lavorato tanto in galleria del vento, parallelamente a Pinarello e con i caschi. Campagnolo ci ha fatto le lenticolari tubeless. Qualcuno le ha usate, qualcuno ha usato i tubolari. I tubolari sono stati quelli di Tokyo. Vittoria ha usato quattro versioni di tubeless. A livello tecnologico siamo sempre stati serviti bene e siamo al passo. La Federazione ci fa lavorare bene, ha ottimi partner.

In sintesi, cosa manca?

Gli atleti ci sono, i materiali ci sono. Dobbiamo fare sistema. Soprattutto con i giovani. Dobbiamo far imparare loro che pista e strada possono andare insieme e possono portare a grandi soddisfazioni.

E le donne? Vincono gli Usa, azzurre quarte senza rimpianti

07.08.2024
4 min
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PARIGI (Francia) – Ad un certo punto il sogno del bronzo sembrava possibile, poi è arrivato il sorpasso della Gran Bretagna. Le sensazioni delle azzurre sono un misto tra la soddisfazione per la prestazione di questi due giorni e l’amarezza per un sogno sfiorato.

All’inizio prevale la seconda e non mancano le lacrime, nascoste da un bell’abbraccio collettivo, prima di dedicarsi ai microfoni. Chiara Consonni, rientrata in finale al posto di Letizia Paternoster, Elisa Balsamo, Vittoria Guazzini e Martina Fidanza ci hanno provato fino all’ultima goccia di energia: partenza “a bomba” e cuore oltre l’ostacolo.

Le azzurre impegnate nella finale per il bronzo: (da sinistra) Martina Fidanza, Chiara Consonni, Elisa Balsamo e Vittoria Guazzini
Le azzurre impegnate nella finale per il bronzo: (da sinistra) Martina Fidanza, Chiara Consonni, Elisa Balsamo e Vittoria Guazzini

Cuore Guazzini

Inizia Vittoria Guazzini: «Siamo dispiaciute, abbiamo dato l’anima. Non possiamo rimproverarci niente. Ho visto Elisa molto dispiaciuta, ma con tutto quello che ha passato è già una grande cosa che sia stata qua. Si vince e si perde insieme. Voglio ripeterlo. Per noi, per Martina (Alzini, ndr) che è rimasta fuori, ringrazio tutti. La Nazionale, Marco Villa, Diego Bragato, lo staff. Non è facile mettere insieme ragazze così, ci vogliamo bene, a volte talmente tanto che discutiamo come se fossimo sorelle. Qualche piantino e poi si volta pagina». 

La sfida con la Gran Bretagna è stata intensa e Vittoria insiste nel suo racconto: «Siamo partite forte, avevamo visto il tempo che avevano fatto loro, sapevamo che non ci sarebbe stato modo di recuperare. I ragazzi ci hanno galvanizzato, come tre anni fa quando hanno vinto a Tokyo. Prima dei rulli abbiamo aspettato perché ci siamo preparati tutti insieme. Grandissimi loro, peccato per noi, ce l’abbiamo messa tutta. Sapevamo che avremmo avuto un calo. Ma era una finale, dovevamo ballare. E’ arrivata la botta alla fine. Ci abbiamo creduto, ma iniziare forte era l’unica strada. Ci sono mancate alcune centinaia di metri».

E il futuro? «E’ un gruppo giovane, ora c’è dispiacere, guardiamo a Los Angeles. Analizzeremo quello che non è andato, complimenti alle altre nazioni. Potremmo trovare tutte le scuse del mondo, ma non siamo fatte così».

Oro agli Stati Uniti, argento alla Nuova Zelanda e bronzo alla Gran Bretagna, che appunto ha battuto le azzurre
Oro agli Stati Uniti, argento alla Nuova Zelanda e bronzo alla Gran Bretagna, che appunto ha battuto le azzurre

Balsamo leader

Elisa Balsamo parla da leader delle azzurre. Era attesa ed è arrivata in gruppo. «Mi sento tanto responsabile di questo gruppo. Ho fatto l’ultima gara di coppa di qualifica per Rio e sono tanti anni che sono qui e mi sento responsabile. Abbiamo dato il massimo e questo fa sì che non abbiamo rimpianti. Semplicemente, fa male essere arrivati così vicino ad un sogno. L’ultimo anno per me è stato difficile, essere qui è già qualcosa. Non avevamo più di quello che abbiamo dato».

Olimpiade finita per Elisa? Non è detto a quanto pare. «Siamo in tre per la Madison, non so chi correrà. Il quartetto era la prova che abbiamo preparato di più. Anche se la mia Olimpiade dovesse finire qui, tornerò a casa con un bel ricordo, ed è questa la cosa più importante». 

A differenza delle compagne, Elisa non guarda molto avanti: «L’Olimpiade è importantissima, ma la vita e la carriera vanno avanti. Penso giorno per giorno, suddivido la mia stagione per obiettivi. Los Angeles non mi sfiora minimamente come pensiero». 

Un po’ di rammarico per non essere arrivata al top c’è. La storia è nota e per lei non è stato un anno fortunato. Su come sarebbe andata se si fosse presentata con più energie, ognuno può pensarla come crede e chissà cosa pensa lei. 

«La mia condizione non è al cento per cento, non mi nascondo, non è una scusa. Il mio avvicinamento non è stato facile. Sono sicura di aver fatto tutto quello che mi era possibile, forse anche di più».

Il gruppo di Marco Villa. Al centro in maglia bianca Letizia Paternoster, che aveva disputato i primi due turni del quartetto femminile
Il gruppo di Marco Villa. Al centro in maglia bianca Letizia Paternoster, che aveva disputato i primi due turni del quartetto femminile

Passione pista

«Ho avuto un pianto liberatorio. Troppa tensione e l’ho sfogata così – racconta Chiara Consonni Eravamo il quartetto dei nostri sogni, ci abbiamo provato».

La famiglia Consonni torna a casa con una medaglia, quella di Simone, fratello di Chiara. «E c’è ancora la Madison di Simone, noi siamo in tre, vedremo cosa deciderà Marco (Villa, ndr). Già essere qui e condividere queste emozioni con le mie compagne è bellissimo».

Le ultime parole spettano poi a Martina Fidanza, anche lei sospesa fra presente e futuro: «Siamo partite forti, forse un po’ troppo, non so. Ci abbiamo provato, dispiace, ma non credo potessimo far meglio». 

«Los Angeles? La pista rimane la mia più grande passione. Il mio sogno è quello: fare un’altra Olimpiade. Ma so che il tempo è lungo e le cose cambiano, basti pensare a ciò che è successo a Elisa. Quello che sogno è una medaglia tra quattro anni. Lavoreremo per questo e vedremo come andranno questi anni».

Caos crono: vince Guazzini, Longo retrocessa. Chi corre ai Giochi?

20.06.2024
7 min
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GROSSETO – Le 17,20. «Sapevano entrambe che chi avesse vinto la crono, avrebbe avuto il posto alle Olimpiadi – dice Velo – ma adesso mi hanno messo in una brutta situazione. Avrò bisogno di un po’ di tempo per riordinare le idee e valutare l’andamento della gara. Ho tempo fino al 5 luglio per decidere fra Guazzini e Longo Borghini…».

Tardo pomeriggio, è successo un bel pasticcio e adesso la storia è tutta da riscrivere. Elisa Longo Borghini non ha vinto il tricolore della crono con 0,950 di vantaggio su Vittoria Guazzini, perché è stata penalizzata. Al terzo posto resta invece Elena Pirrone, soddisfatta. Dice di essere venuta puntando al podio e che contro le prime due non avrebbe potuto fare nulla.

Gaia Masetti è 4ª a 1’05”: è così accaldata che Fabiana Luperini le versa acqua addosso
Gaia Masetti è 4ª a 1’05”: è così accaldata che Fabiana Luperini le versa acqua addosso

Guazzini seconda per 95 centesimi

Le 16,06, facciamo un passo indietro. Guazzini è scocciata, come sarebbe chiunque perdesse un campionato italiano per meno di un secondo. Ha lasciato la zona del podio per andare a prendere il necessario per cambiarsi, anche se quando torna indossa ancora il body delle Fiamme Oro. Se Elisa Longo Borghini non ne fosse uscita, il podio al completo avrebbe i colori granata della Polizia di Stato.

«Sapevo che ci giocavamo la partecipazione alla crono di Parigi – dice Guazzini – però non volevo farmi condizionare troppo. Sapevo che c’era tanto in ballo. Prima di partire mi hanno detto di divertirmi e di farlo per me. Adesso, che sia divertente fare mezz’ora così, a blocco, non è proprio detto. Però mi sono divertita. Ho fatto una bella crono, devo essere contenta di questo. Non voglio neanche pensare a dove ho lasciato il secondo che mi è mancato, perché magari a parti inverse lei potrebbe pensare la stessa cosa. Abbiamo fatto due ottime crono e devo fare i complimenti alla Longo. Ma non è che lo scopriamo oggi, va forte da tutto l’anno, quindi bravissima lei».

Il timore di Mosca

Le 16,15. Il tempo passa, in attesa della premiazione. Si va per le lunghe e il sole picchia così forte che qualcuno inizia a lamentarsi. Di colpo arriva Jacopo Mosca, che era nell’ammiraglia Lidl-Trek con Slongo e dice che la Giuria si è appena riunita. Pare che contestino la distanza fra la macchina ed Elisa durante la crono, teme che possano toglierle la maglia. Ci sarebbero dei video. Si avvicina anche il dottor Daniele e poi arriva Slongo, che si dirige verso la tenda in cui la Giuria sta prendendo la sua decisione.

Mosca ricorda che un giudice ha seguito tutta la crono e ci si chiede perché mai, se avesse ravvisato un’irregolarità, non abbia dato un avvertimento. Nessuno crede che il risultato della strada possa essere messo in discussione, anche se nel clan della campionessa piemontese inizia a serpeggiare qualche dubbio.

Longo Borghini dalla Giuria

Le 16,20. Un tale che fa parte dell’organizzazione si avvicina a Longo Borghini. Le ragazze sono sedute sotto il gazebo, al centro Elisa, ai lati le altre due: come sul podio. Nel frattempo a pochi metri da qui sta partendo la gara degli under 23, in questa giornata contro il tempo che sembra lenta come una messa cantata in latino.

Longo Borghini entra sotto il gazebo verde ai piedi del palco. Resta dentro due minuti, poi esce. Il sorriso con cui ha salutato la vittoria adesso è tirato, le guance arrossate per il sole e forse per la rabbia. Non dice nulla. Si avvicina a Vittoria Guazzini, le mette una mano sulla spalla, dice due parole e poi si abbracciano. Quindi si siede, alza lo sguardo, lo incrocia col nostro e solleva l’indice e il medio: seconda.

Mosca ha lo sguardo livido, preferisce non parlare. La domanda è sempre quella: c’è stato un reclamo oppure la Giuria ha fatto tutto in autonomia? La posta in palio è alta, un posto alle Olimpiadi non te lo giochi tutti i giorni.

Le premiazioni sono meno altisonanti di quelle degli uomini. Di colpo Pirrone e Longo Borghini si alzano e si dirigono verso l’antidoping.

In attesa delle premiazioni, l’unica cosa che Longo Borghini può fare è rassegnarsi e accettare
In attesa delle premiazioni, l’unica cosa che Longo Borghini può fare è rassegnarsi e accettare

20 secondi di penalità

Le 16,40. Avevamo camminato accanto a lei dopo la vittoria della Liegi, questa volta il quadro psicologico è diverso. In Belgio fu battuta dalla volata di Grace Brown, qui ha fatto la sua crono senza mai distogliere lo sguardo dalla strada, ha vinto e adesso si ritrova seconda.

«Prima ho vinto – dice Longo Borghini – poi mi hanno comunicato che sfortunatamente la macchina è stata troppo vicina a me. Di conseguenza ho ricevuto una penalità di 20 secondi e sono stata retrocessa al secondo posto. Però io personalmente non ci posso fare niente, non lo sapevo. Io la fatica l’ho fatta, ho fatto una buona performance. Cosa devo dire? Ci rifaremo l’anno prossimo, è ovvio però che dispiace. Oggi c’era in palio qualcosa di più grande, però questa non è una scelta che dipende da me. Come non è dipesa da me la vittoria o meno della maglia tricolore. Chiaro che brucia e che dà fastidio, sono cose che nello sport succedono e sono sempre successe. Dispiace che mi sia toccata a me.

«Ho iniziato a capire che c’era qualcosa di strano quando hanno posticipato la premiazione e mi hanno detto che sarebbe arrivata la Giuria a parlarmi. Sono scocciata, chi non lo sarebbe? Avrei voluto conquistare questa maglia tricolore, vediamo se potrò rifarmi sabato su strada. Il percorso non è adatto alle mie caratteristiche, però oggi a numeri ho fatto una buona crono. E la condizione c’è, l’ho fatto anche vedere in Svizzera, quindi vediamo un sabato come andrà…».

Per Vittoria Guazzini, oltre alla maglia tricolore, l’abbraccio di suo padre
Per Vittoria Guazzini, oltre alla maglia tricolore, l’abbraccio di suo padre

Guazzini frastornata

Le 16,48. Torniamo verso il podio e vediamo arrivare Vittoria Guazzini, con la maglia tricolore e una serie di gadget e trofei fra le mani. Suo padre poco fa le ha passato un cellulare, ma lei appare frastornata.

«Che è successo? Sinceramente non lo so. Ovviamente sono contenta di questo tricolore – dice – ma è stato un po’ strano. Ero soddisfatta della mia crono, mi dispiaceva per quei 95 centesimi. Poi è stato un vortice di emozioni, con questa decisione che ci è stata comunicata. Mi dispiace sinceramente per Elisa, tanto quanto sono contenta della maglia che indosso. Non so bene come siano andate le cose. C’è stata una pausa prima delle premiazioni, così ho detto che sarei andata a cambiarmi per non ammalarmi. Poi sono tornata e mi è stata detta questa cosa. Un po’ sono stata presa alla sprovvista, non è come passare l’arrivo e sapere di aver vinto. Però credo ci siano dei regolamenti. Potrebbe significare che andrò io alla crono di Parigi? Potrebbe, non so. Intanto mi godo la maglia, poi vediamo.

«L’estate sta andando abbastanza bene. Ho fatto un ritiro in altura con la Cec (Elena Cecchini, ndr), che mi ha veramente sopportato. Poi ho fatto qualche allenamento in pista, un paio di gare a tappe e ora tornerò in pista con quelle altre… disgraziate del quartetto. Farò il Giro d’Italia. Cerchiamo di fare l’avvicinamento migliore. Magari non sapremo se è effettivamente quello giusto, ma noi crediamo in quello che facciamo. Siamo veramente mentalizzati».

Gara nella gara, Federica Venturelli vince il tricolore U23 nonostante una caduta. Batte Cipressi e Pellegrini. Dominio UAE
Gara nella gara, Federica Venturelli vince il tricolore U23 nonostante una caduta. Batte Cipressi e Pellegrini. Dominio UAE

Il parere di un giudice

Le 17,10 e c’è ancora tutto da scrivere. Però sfidiamo ancora una volta il solleone per andare in partenza a chiedere un’informazione a un giudice. Vediamo Francesca Mannori che verifica le bici degli U23 e ricordiamo il grande quantitativo di multe che sono volate con lei al Giro d’Italia: sicuramente una conduzione severa. Ci avviciniamo a un suo collega. La domanda è semplice: se il giudice che segue l’atleta ravvede un comportamento scorretto, è tenuto ad avvisare l’atleta e la squadra oppure può decidere di passare direttamente alla sanzione?

«Non è che per ogni corridore devi metterti a dare gli avvertimenti – spiega – se il giudice ravvede l’infrazione, applica il regolamento. Non c’è bisogno necessariamente che qualcuno faccia ricorso. In questo caso sono stati 20 secondi di penalità. Non c’è l’obbligo di avvertimento».

E così prima di metterci scrivere torniamo alle parole di Velo che hanno chiuso questa gara delle donne elite. Elisa Longo Borghini ha vinto il campionato italiano su strada, Vittoria Guazzini è la nuova maglia tricolore. Starà a Velo adesso venire fuori dalla situazione in cui l’hanno cacciato.

La nuova Paternoster, dalla strada verso un sogno a 5 cerchi

31.05.2024
5 min
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E’ una Paternoster nuova quella che si approccia alla fase più importante della stagione (ma sarebbe più giusto dire della carriera, visto l’appuntamento olimpico). Anche la RideLondon ha confermato che la campionessa della Jayco AlUla ha ormai una nuova dimensione non solo su pista, ma anche su strada avendo lottato da pari a pari con le stelle del movimento, da Wiebes a Kopecky finendo quarta nella classifica generale a parità di tempo con l’iridata. Si era già capito alle classiche che eravamo di fronte a una Paternoster 2.0, le strade inglesi lo hanno ribadito.

La sua nuova dimensione nasce da una rinnovata consapevolezza: «Nel team, dove sono approdata lo scorso anno, ho trovato la mia dimensione, su di me è riposta tanta fiducia. Lo scorso anno è stato importante e delicato dopo tutto quello che era successo precedentemente, mi è servito per ritrovarmi, per creare una base di lavoro e la squadra ha avuto la pazienza di aspettarmi, ora ne stiamo godendo i frutti».

Il podio di tappa alla RideLondon Classique con Letizia seconda dietro la Wiebes
Il podio di tappa alla RideLondon Classique con Letizia seconda dietro la Wiebes
Già dalle classiche avevi espresso valori diversi dal passato…

Sì e guardando indietro posso anche dire che potevo ottenere anche di più. E’ da inizio stagione comunque che sto andando bene su strada, i valori sono sempre alti e questo mi conforta. Ho una nuova mentalità e consapevolezza e questo sarà importante soprattutto per gli anni a venire.

Se della Paternoster su pista si sa moltissimo, su strada eri quasi un oggetto sconosciuto, tanto che molti ti ritengono una velocista…

Io no, le mie caratteristiche non sono solo la velocità, anche se certamente in volata posso dire la mia. Ma tengo bene anche sugli strappi. Certo, non sarò mai uno scalatore e non potrò competere per la classifica delle grandi corse a tappe, ma anche quando passai professionista si vedeva che avevo caratteristiche multiple. Già quando passai pro’ vinsi il Festival Elsy Jacobs, gara a tappe battendo gente forte come Vos, Kopecky, Balsamo ed era una corsa con molti strappi, percorsi da classiche. Nell’ultima tappa arrivammo in 15 e vinsi io. D’altronde una velocista pura non posso esserlo, non ho leve lunghissime, ma so adattarmi a ogni percorso.

Un passo indietro nel tempo, la vittoria in volata di Paternoster in Lussemburgo. Era il 2018
Un passo indietro nel tempo, la vittoria in volata di Paternoster in Lussemburgo. Era il 2018
Il periodo nero, quello dei frequenti infortuni e conseguente naturale difficoltà a uscirne, sia fisicamente che psicologicamente, è messo finalmente alle spalle?

Sì, soprattutto mentalmente perché se mi guardo indietro non ho rimpianti per il tempo perduto. Sono giunta alla consapevolezza che anche quello è servito, mi ha fatto crescere, maturare. Quei momenti fanno parte del passato, bisogna andare avanti e guardare oltre.

Ora però la strada deve lasciare posto alla pista e al vero grande obiettivo…

Non ho mai perso il focus su quel che conta davvero in questa stagione. Appena tornata dalla Gran Bretagna sono stata due giorni a lavorare su pista a Montichiari e un paio di giornate saranno dedicate a quello anche nelle immediate settimane future, ma dopo il Women’s Tour potrò concentrarmi interamente sulla preparazione su pista. In programma avremo ancora un impegno in Belgio con Guazzini e poi sarà tempo del ritiro in altura.

Nel team australiano la trentina ha trovato l’ambiente giusto per tornare a crescere
Nel team australiano la trentina ha trovato l’ambiente giusto per tornare a crescere
Accennavi prima a Elisa Balsamo. Come hai vissuto il suo infortunio?

Un trauma. Eravamo a Livigno, io e Vittoria. Stavo guardando la corsa in tv, quando ho visto la caduta ho iniziato a urlare «Vittoria, Vittoria» perché Guazzini non stava guardando. Mi è venuto il cuore in gola, eravamo nel panico assoluto, con la gente intorno che ci chiedeva cosa stesse succedendo. Le corse che facciamo in questo periodo sono strane, le affrontiamo con uno stato d’animo particolare. C’è sempre un po’ d’ansia perché una caduta può significare perdere l’obiettivo a cui guardiamo da anni. Anche in Inghilterra, in certi frangenti ci pensavo due volte se buttarmi nella mischia e non nascondo che qualche tirata di freni la diamo…

Un problema che vi accompagnerà anche nelle prossime settimane, come a tutti coloro che, in qualsiasi sport, sono chiamati a partecipare a Parigi 2024…

Sì, perché basta un colpo d’aria, il più piccolo ostacolo a rimescolare le carte. Se uno ci pensa troppo, vive questo avvicinamento con terrore e sarebbe sbagliato. Bisogna fare attenzione, ma mantenendo sempre un atteggiamento positivo.

Alle classiche Paternoster ha mostrato un piglio nuovo, con ottimi piazzamenti
Alle classiche Paternoster ha mostrato un piglio nuovo, con ottimi piazzamenti
Come vivi le incertezze che ora circondano la presenza della Balsamo?

E’ stata una caduta terribile con conseguenze pesanti, ma spero tanto che non lo siano così tanto da impedirle di essere con noi e completare il cammino che abbiamo intrapreso. Dobbiamo confidare nella speranza, noi ci crediamo fortemente che Elisa sarà lì a lottare con noi.

Oltretutto la vostra gara, quella dell’inseguimento a squadre femminile, nei pronostici olimpici è considerata fra le 3-4 gare fra tutte le Olimpiadi con più possibilità di medaglia…

Stiamo toccando tutto il ferro che c’è – afferma ridendo la Paternoster – La pressione è tanta e fondamentale è anche l’approccio alla gara da vivere psicologicamente. In questo ci stanno aiutando molto Elisabetta Borgia come mental coach della nazionale e Paola Pagani che è la mia personale. E’ un bel gruppo il nostro, ci sosteniamo tutte, siamo 6 ragazze intercambiabili e ci diamo forza per esserlo. Lavoriamo su noi stesse per acquisire consapevolezza di quanto siamo forti e dove possiamo arrivare. Se arriviamo tutte al massimo della forma e diamo il 110 per cento, nessun traguardo è precluso.

Paternoster e Kopecky nell’omnium europeo 2024. Le ritroveremo rivali a Parigi 2024?
Paternoster e Kopecky nell’omnium europeo 2024. Le ritroveremo rivali a Parigi 2024?
Tu però non avrai solo l’inseguimento. C’è anche l’omnium che tra l’altro sarà l’ultimo giorno olimpico, quando ci sarà da completare la torta…

Infatti con Villa doseremo la preparazione, in questa prima parte ci stiamo concentrando sul quartetto, a luglio lavoreremo anche sull’omnium per essere pronta per il grande evento. Ho molta fiducia in Marco perché sa come si vince un’Olimpiade, l’ha fatto da atleta e da tecnico, è la persona migliore per trovare la quadra. Mi fido del suo metodo, so che può portarmi lontano.

Cronometro olimpica, Velo torna da Parigi con tante speranze

29.03.2024
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Velo è tornato da Parigi con nuove certezze. La trasferta con gli altri cittì per visionare i percorsi di gara, da un lato ha riconfermato le prime impressioni ricavate dopo l’ufficializzazione dei tracciati, dall’altro gli ha dato nuove consapevolezze sulle cronometro del 27 luglio e il tecnico azzurro non ha fatto mistero nelle sue prime dichiarazioni di essere entusiasta di quanto ha visto.

«Non abbiamo potuto girarlo proprio tutto – racconta appena tornato dalla capitale francese – perché alcune strade erano in senso contrario alla circolazione, ma si trattava di dettagli. Un conto poi è quando il percorso lo vedi su carta, un altro esserci sopra. E’ un tracciato per veri specialisti e dico finalmente, perché la gara più importante del quadriennio li metterà di fronte partendo alla pari. Ognuno potrà giocarsi le sue carte in base alle sue possibilità. E’ un percorso molto veloce, con poche curve dove bisogna azionare i freni, ma tutte ampie, per il resto si terranno sempre le mani sulle protesi e ci sarà da spingere. Io confido in una giornata positiva, non lo nascondo».

Ganna in azione alla Tirreno-Adriatico. Tutta la sua stagione è incentrata sull’appuntamento olimpico
Ganna in azione alla Tirreno-Adriatico. Tutta la sua stagione è incentrata sull’appuntamento olimpico
Appena visto il tracciato, hai detto di essere molto fiducioso sulle possibilità di Ganna, è un percorso adatto a lui?

Sicuramente, è ideale per le sue caratteristiche. Poi, è chiaro, all’appuntamento di Parigi bisogna arrivarci al massimo della condizione da ogni punto di vista, ma so che Filippo è uno che ama la responsabilità, che ha la testa sulle spalle e guarda da tempo a quelle due settimane, sia per la cronometro ma anche per la pista. Ha sempre detto che è questo l’obiettivo della sua stagione, vuole due medaglie pesanti ed è consapevole che dovrà essere al top per riuscirci.

Lo scorso anno, tornando da Glasgow, le tue sensazioni erano in netto contrasto con queste…

Io mi arrabbiai molto per il percorso della staffetta, che richiedeva ai corridori acrobazie per rimanere in piedi in curva, ma quello della crono individuale era nei canoni, anche se molto diverso da questo, con la sua salita finale che cambiava completamente le prospettive. Questo invece è un vero percorso da cronometro: come detto, qui si parte alla pari e non ci sono punti specifici dove fare la differenza in base alle proprie caratteristiche. Bisogna solo spingere il più possibile e chi ne ha di più vince.

Il percorso delle cronometro di Parigi, 33 chilometri con partenza e arrivo al Pont Alexandre III
Il percorso delle cronometro di Parigi, 33 chilometri con partenza e arrivo al Pont Alexandre III
Quindi non ci sono punti particolari, anche brevi strappi dove la situazione potrebbe ribaltarsi?

E’ una crono piatta, il dislivello è di 150 metri: non lunghissima, ma da veri passisti. Pippo ha il fisico ideale per quel tracciato, l’unico aspetto importante è che si parta tutti alla pari…

Dopo la crono mondiale 2023 si discusse molto su dove Ganna avrebbe potuto recuperare quei 12” di differenza con Evenepoel. Dove annullarli sul percorso parigino?

A me interessa che i due partano alla pari: a Glasgow non mi andò giù la protesi che Remco aveva sul busto. Le foto la ritraggono benissimo, è come avere una borraccia sul petto che fa vela. Parliamoci chiaro: su percorsi a cronometro dove ci si basa tantissimo sull’aerodinamicità, anche una piccola differenza può essere decisiva. La regola c’era, ma l’Uci non la fece rispettare, anche gli inglesi protestarono. Da allora so che le regole sono diventate più stringenti e non credo che a Parigi il belga potrà fare lo stesso, è chiaro comunque che saremo attentissimi a ogni particolare.

A Glasgow la carenatura anteriore (sul petto) di Evenepoel ha fatto molto discutere
A Glasgow la carenatura anteriore (sul petto) di Evenepoel ha fatto molto discutere
Un percorso simile secondo te a chi si adatta maggiormente?

Ai passisti puri, a gente abituata a prendere aria, quindi a corridori che hanno anche un certo fisico dalla loro, ma più che fisicamente io metterei l’accento sull’aspetto psicologico perché serve gente che sappia reggere la pressione. Chiaramente non so ancora chi affiancherà Ganna, dovrà comunque essere uno dei tre chiamati da Bennati a gareggiare nella successiva prova in linea.

E per quanto riguarda le ragazze? Tutti abbiamo ancora negli occhi le immagini della stupenda prestazione della Guazzini ai mondiali di Woollongong, quarta assoluta e prima U23, è un percorso che si adatta alle sue caratteristiche?

Sì, su Vittoria possiamo dire le stesse cose che abbiamo detto per Ganna. Anche lei ha grandi ambizioni per l’intera trasferta parigina: pensa fortemente alle possibilità del quartetto azzurro su pista ma vorrà farsi trovare pronta anche per la cronometro. La vedo molto motivata, ha messo finalmente da parte tutte le remore e le difficoltà della caduta dello scorso anno, si sta preparando come si deve e nelle gare disputate lo ha fatto vedere. Per le ragazze avremo purtroppo un solo posto a disposizione e Vittoria sa che deve guadagnarselo: la scelta sarà ancora più difficile.

Guazzini sul podio di Wollongong 2021. Quel risultato ha aperto scenari olimpici ricchi di speranze
Guazzini sul podio di Wollongong 2021. Quel risultato ha aperto scenari olimpici ricchi di speranze
Vedendo il tracciato di persona, ti sei fatto un’idea di che rapporti andranno usati?

Questo è un aspetto che poi si deciderà con i ragazzi al momento, dovremo valutare bene anche le condizioni del vento in quella data giornata, considerando anche che si tratta di un percorso classico di andata e ritorno. Io credo comunque che non ci di discosterà molto dall’utilizzo del 58.

Le Samyn poi Montichiari: Guazzini va veloce

29.02.2024
6 min
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Martedì Belgio per correre (e vincere) Le Samyn des Dames. Mercoledì mattina casa, a San Marino, per sbrigare le mille cose di quando rientri e poi subito riparti. Mercoledì pomeriggio autostrada, per andare a Montichiari. Oggi e domani pista, con la testa alle Olimpiadi e poi di nuovo l’autostrada verso casa. Prossima corsa il 10 marzo, la Miron Ronde Van Drenthe. Questa l’agenda più immediata di Vittoria Guazzini, che due giorni fa a Dour, nella regione vallone dell’Hainaut, ha centrato la prima vittoria in linea da quando è elite. In più lo ha fatto su strade in pavé scivolose, che certamente nella sua testa hanno riacceso più di qualche allarme, visti gli incidenti delle ultime stagioni sulle strade della Roubaix.

«Cosa è scattato quel mattino nella testa di Vittoria? Quando mi sono svegliata – sorride – ho visto la storia che avevano pubblicato sulla pagina della gara e ho detto: ma dove andiamo? Poi per fortuna è migliorata. E’ giusto prendere la situazione di petto e alla fine è andata bene. Comunque il pavé l’ho fatto sempre con calma e la cautela necessaria nelle curve in cui era messo peggio. Non volevo prendere rischi. Un po’ sarà l’esperienza, ma anche che botta dopo botta, c’è sempre meno voglia di prenderne altre. E’ vero che succede di cadere, però non ho voluto prendere rischi inutili».

La corsa stregata

La Samyn des Dames, molto in breve, si corre dal 2012 e in 12 anni era stata vinta da un’altra italiana solamente: Marta Bastianelli, lo scorso anno. Per il resto e per qualche insolita maledizione, le italiane hanno sempre girato attorno al podio, sin da quando nella prima edizione il secondo posto se lo prese Noemi Cantele. Anche Guazzini c’era già andata vicina, con il terzo posto nelle due edizioni precedenti e questo un po’ iniziava a starle sullo stomaco.

Per questo quando ha messo nel mirino la prima fuga, portando con sé altre due cacciatrici, l’idea era proprio quella di prenderle e lasciarle lì senza aspettare la volata, con il timore che da dietro la DSM-Firmenich arrivasse a tutta birra per la volata di Charlotte Kool.

«E così non è andata – racconta – nel senso che non sono arrivate e io sono riuscita a vincere la prima gara in linea. Non lo so perché non ci sia riuscita prima, forse perché mi impanicavo un po’ nel finale. Ho fatto qualche piazzamento a destra e sinistra, però ne combinavo sempre una. Invece martedì ho detto a me stessa: sarà meglio se questa volta faccio le cose per bene!».

Sul podio di Le Samyn, con Vittoria Guazzini salgono Anniina Ahtosalo (Fin, Uno-X) e Christina Schweinberger (Aut, Fenix)
Sul podio di Le Samyn, con Vittoria Guazzini salgono Anniina Ahtosalo (Fin, Uno-X) e Christina Schweinberger (Aut, Fenix)

Tra la fuga e la Kool

Quando ci sei dentro, la corsa non è semplice come guardarla con il telecomando in mano, che se non capisci mandi indietro e poi la riguardi. Forse è quello che dovrebbero capire quei coach convinti che non serva allenare la mente e l’istinto, ma bastino i dati raccolti alla fine dei test. Quando ci sei dentro devi ragionare alla svelta e prendere la decisione giusta.

«Nel penultimo giro, prima di andar via sul pavé – racconta Guazzini – avevo provato a dare qualche accelerata, più che altro per riavvicinarci un po’ alla fuga. Il vantaggio era bello ampio e insieme volevo provare a stancare un po’ anche le compagne della Kool, perché se c’è una squadra che controlla poi è difficile andare via e per me non aveva senso aspettare la volata. Perciò siamo partite in tre, anche se Wilma Aintila della Lotto-Dstny è caduta quasi subito sul pavé e sono rimasta con Christina Schweinberger. Più che altro il mio pensiero era che non rientrassero da dietro, mentre il vantaggio di quelle davanti calava, quindi l’obiettivo era riprendere le fuggitive e sperare che dietro restassero lontane, come poi è andata».

A Montichari fra una corsa e l’altra, girando dietro la moto guidata questa volta da Ivan Quaranta
A Montichari fra una corsa e l’altra, girando dietro la moto guidata questa volta da Ivan Quaranta

Obiettivo Parigi

Il tempo di godersela è durato per tutto il viaggio di ritorno e l’arrivo a casa, poi è arrivato il momento di voltare la pagina e puntare il fuoco sulla pista e il grande obiettivo olimpico. Tutti gli azzurri, Ganna in testa, sanno che il 2024 potrebbe essere un anno molto importante per la storia personale e per le loro carriere e Vittoria non si discosta.

«Nella mia testa – spiega Guazzini – l’obiettivo principale è Parigi, in particolar modo la pista. E’ da tanto che ci giriamo intorno. Ora dobbiamo cercare di fare il massimo, però prima volevo anche essere in forma in questo periodo per le classiche. Senza puntare a qualcosa in particolare, ma convinta che se ho una buona condizione, qualche cosa arriva.

«E poi c’è anche la crono, che non è affatto marginale e ce l’ho sempre in testa. Mi piace, come può piacere una specialità in cui sei sempre al limite, però anche ieri mattina sono uscita con la bici da crono e cerco di dedicarle più tempo possibile. Spero in un futuro non troppo lontano di potermi togliere delle belle soddisfazioni, anche perché il percorso di Parigi mi piace. A differenza di Tokyo, il prossimo sarà un percorso per specialisti, non ci sono grandi asperità e quindi sicuramente c’è intorno un cerchietto rosso».

Dopo il passo falso di Glasgow, arriva l’oro agli ultimi europei. Da sinistra, Fidanza, Paternoster, Balsamo e Guazzini
Dopo il passo falso di Glasgow, arriva l’oro agli ultimi europei. Da sinistra, Fidanza, Paternoster, Balsamo e Guazzini

Le montagne russe

Il ricordo di Tokyo è ancora fresco e da quei giorni il quartetto azzurro ha vissuto sulle montagne russe: con l’oro ai mondiali del 2022, il blackout di Glasgow e di nuovo l’oro agli ultimi europei. Eppure nella storia personale di Vittoria ci sono anche medaglie nella madison con Elisa Balsamo e chissà se bruci ancora essere stata sostituita agli ultimi Giochi da Letizia Paternoster.

«L’anno scorso – dice – le cose sono andate come sono andate. Non siamo state fortunate, però non possiamo sempre cercare scuse. Potevamo fare le cose diversamente, ma è stata un’esperienza utile. A volte le cose si capiscono meglio con le cattive, per cui la batosta ci ha dato una scossa. Agli europei abbiamo dimostrato di aver fatto un’inversione e ora siamo tutte motivate per l’obiettivo. Abbiamo la fortuna di essere amiche e questo aiuta per lavorare in armonia. E’ ovvio che ognuna di noi vorrebbe far parte del quartetto, ma siamo abbastanza mature per capire che il posto sarà di chi andrà più forte. Quindi fino a quel momento si faranno le cose insieme, perché è importante anche avere la sicurezza di un gruppo con cui si può lavorare bene.

«Quanto a me, ci sarebbe anche la madison. Parlo del quartetto, perché da quando siamo piccoline ci giriamo intorno, però la madison mi piace molto. A Tokyo stavo abbastanza bene e ci speravo. Però sono state fatte altre scelte e qualcuno comunque deve rimanere fuori. Non abbiamo la sfera di cristallo di sapere come sarebbero andate le cose se avessi corso, per cui accettai la scelta e punto».

La pista la richiama. Dopo Le Samyn, per la strada ci sarà tempo la prossima settimana e da lì si farà rotta sul Trofeo Binda. Una risata di spirito toscano e tanti saluti. La sensazione è che il bello debba ancore venire.

Villa, è già tempo di europei su pista: siete pronti?

06.01.2024
5 min
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Neanche il tempo di rimettere da parte albero di Natale e presepe, che già il ciclismo su pista inizia il suo calendario e lo fa con un evento dalla grande importanza, soprattutto perché darà punti pesanti nel cammino di qualificazione a Parigi 2024. Nel velodromo olandese di Apeldoorn da mercoledì prossimo si va a caccia dei titoli europei e un tale anticipo della manifestazione non può non condizionare il suo sviluppo: molte nazioni hanno dovuto fare delle scelte, anche perché neanche un mese dopo si sarà in Australia per la prima tappa della Nations Cup.

Come si presenterà la nazionale italiana? Quali le avversarie di riferimento proprio tenendo conto del periodo spurio di effettuazione? A queste e altre domande non si è sottratto Marco Villa (nella foto d’apertura con Milan e Ganna ai mondiali di Glasgow) già proiettato verso il primo passo di un cammino che porterà lui e i suoi ragazzi verso l’evento principe del quadriennio, la summa di tutto il lavoro effettuato in questi anni.

Davide Boscaro sarà uno dei nuovi ingressi nel quartetto azzurro ad Apeldoorn
Davide Boscaro sarà uno dei nuovi ingressi nel quartetto azzurro ad Apeldoorn

«Questi europei sono un appuntamento delicato – ammette Villa – proprio perché arriva così presto. Noi come tutti gli altri dobbiamo trovare un compromesso per non accelerare troppo la preparazione pensando che il culmine dovrà essere a inizio agosto. Resta però un evento importante perché dà punti per il ranking e soprattutto risposte utili proprio per l’estate».

E’ il primo atto della stagione, ma tu ci arrivi dopo una lunga serie di contatti con i team del WorldTour per impostare il cammino di avvicinamento olimpico. Che risposte hai avuto?

Ho trovato molta disponibilità da parte di tutti. Sono stato a Calpe, al ritiro della Lidl-Trek per parlare di Consonni e Milan, nuovi arrivi in quel contesto e abbiamo stabilito un programma che soddisfa sia l’esigenze del team che le mie. Lo stesso dicasi per la Ineos di Ganna e Viviani, ma con Cioni abbiamo una lunga collaborazione. Sempre a Calpe ho parlato anche della Balsamo, che punta a Parigi in doppia veste. Insomma, abbiamo gettato le basi.

Per Elisa Balsamo l’europeo sarà il primo appuntamento di una stagione ricchissima
Per Elisa Balsamo l’europeo sarà il primo appuntamento di una stagione ricchissima
Chi mancherà ad Apeldoorn?

Per quanto riguarda il quartetto maschile non avremo Ganna e Moro come anche Viviani, ma loro li avrò a disposizione in Australia a inizio febbraio. Fra le donne invece non ci sono defezioni, siamo quasi al completo.

Guardando alle altre Nazioni, vedi la stessa nostra situazione?

Questa è la mia quarta Olimpiade e so per esperienza che quello che si è visto finora ha un peso relativo. Tutti, quando si arriva all’appuntamento olimpico, sono al massimo. Noi a Tokyo non abbiamo certo vinto con vantaggi enormi, ma proprio sul filo e questo significa che tutti erano al limite e sarà così anche a Parigi. In campo maschile dei grandi team mancheranno solo Nuova Zelanda e Australia. Quindi in Olanda avremo contro la Danimarca nostro storico contraltare, ma io dico di fare attenzione alla Gran Bretagna, intanto perché hanno bisogno di fare punti dopo la debacle dei mondiali di casa e poi perché hanno un Tarling in più e sono curioso di vedere la sua incidenza nel team. Senza poi dimenticare la Francia che prepara le Olimpiadi di casa.

Joshua Tarling sarà il nuovo motore del quartetto britannico, uno dei motivi d’interesse degli europei
Joshua Tarling sarà il nuovo motore del quartetto britannico, uno dei motivi d’interesse degli europei
Quanto inciderà l’assenza di Ganna e Moro?

Io sono fiducioso, perché i ragazzi sanno che mi aspetto un buon risultato per molte ragioni: innanzitutto perché anche se non è in discussione la nostra qualificazione, abbiamo bisogno di punti per avanzare nel ranking e quindi partire più avanti nella gara olimpica che ho sempre detto essere un vantaggio. Questo significa che dobbiamo sì puntare al massimo risultato, ma facendo attenzione a non creare disastri: per dirla in parole povere, una presenza in una finale agli europei è comunque un buon risultato, altrimenti perdiamo terreno. Poi so di avere una rosa ampia nella quale dovrò fare scelte dolorose, ma voglio che chi gareggia mi metta in difficoltà. Chi corre deve dare il suo meglio, instillarmi dubbi positivi.

Dalla Guazzini ottimi riscontri in allenamento, il suo europeo sarà un test importante in ottica Parigi
Dalla Guazzini ottimi riscontri in allenamento, il suo europeo sarà un test importante in ottica Parigi
E fra le donne?

Qui la Gran Bretagna ha un certo margine, ma noi possiamo giocarcela. La Francia sarà anche qui uno spauracchio, vedremo poi se la Germania dopo il ritiro di metà quartetto olimpionico sarà riuscita a trovare i giusti innesti, come lo scorso anno non era riuscita a fare. Come si vede, i motivi d’interesse a questi europei così fuori dell’ordinario non mancano…

Le ragazze come si presentano all’appuntamento?

C’è chi è più avanti nella preparazione e chi un po’ indietro, ma questo è normale. Fra le prime c’è sicuramente la Guazzini, che dopo il 2023 così sfortunato ha iniziato prima e questo l’ha portata ad avere già ora una buona forma, mi aspetto molto da lei.

Federica Venturelli potrebbe essere la grande novità del quartetto femminile, da Apeldoorn in poi
Federica Venturelli potrebbe essere la grande novità del quartetto femminile, da Apeldoorn in poi
Hai già in mente come si schiereranno i quartetti? Quando manca Ganna, come cambia la disposizione degli uomini?

Devo certamente rivedere lo schieramento e gli impegni, ma ho più opzioni a disposizione. Posso ad esempio spostare Milan dal 3° al 4° vagone e far fare a lui le veci di Ganna, Consonni in questi giorni lo sto provando come 3°, con Lamon al lancio e Boscaro come 2°. Ma posso anche lasciare Milan al suo posto, mettere Lamon come 4° e Boscaro al lancio. Valuteremo come sfruttare al meglio la condizione di ognuno. Lo stesso dicasi fra le ragazze: in partenza posso schierare Guazzini o Fidanza, come seconda Paternoster o Consonni, come terza Balsamo, Alzini o Venturelli, in chiusura la stessa Venturelli oppure Guazzini. C’è forse ancora più abbondanza, il che può anche mettermi in difficoltà, ma averne di problemi simili…

Guazzini verso Parigi, con lo sguardo fisso sul quartetto

15.11.2023
5 min
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MILANO – L’ultima volta che avevamo incontrato Vittoria Guazzini, si era ancora tutti in Cina e nella sera di gala organizzata dall’UCI si respirava il profumo delle vacanze e del rompete le righe. Di lì a poco, la toscana sarebbe partita per le Maldive con Lorenzo Milesi per mettere il punto a capo di una stagione parecchio faticosa. Non solo atleticamente, ma anche e soprattutto psicologicamente. La frattura del bacino del 6 aprile durante la ricognizione della Parigi-Roubaix l’ha condizionata pesantemente. Il mondiale ad agosto e il sogno di difendere l’oro della crono conquistato a Wollongong hanno trasformato l’estate in una rincorsa frenetica. Per lei come pure per Elisa Balsamo ed Elisa Longo Borghini, mentre un’altra azzurra di rilievo, Marta Cavalli, stentava a ritrovare il passo dopo l’incidente del 2022. Un’estate a dir poco problematica.

Il ritorno di Guazzini alle gare è avvenuto ai campionati italiani crono del 23 giugno, chiusi al quarto posto. Un mese dopo Vittoria è partita per il Tour de France Femmes, cogliendo l’ottavo posto nella crono finale: un buon segnale di crescita. Ma quando dieci giorni dopo ha corso il mondiale di Stirling, quella condizione costruita probabilmente troppo in fretta le ha presentato il conto e il verdetto è stato spietato, portando con sé il crollo dell’umore. Un po’ meglio è andata all’europeo, con il secondo posto azzurro nel Mixed Team Relay, ma a quel punto non restava che la trasferta cinese e il bisogno di fermarsi.

Le vacanze alle Maldive con Milesi e poi subito a Noto con la nazionale: l’inverno di Vittoria Guazzini (foto Instagram)
Le vacanze alle Maldive con Milesi e poi subito a Noto con la nazionale: l’inverno di Vittoria Guazzini (foto Instagram)
Le vacanze durano sempre troppo poco…

Vero, sono finite e già si ricomincia. Lunedi scorso ho fatto tre pedalate veramente blande, ma più per dire che le ho fatte. Prima ero stata per due giorni in Francia dalla squadra per la posizione e quella prima uscita è servita per riprendere dimestichezza con la pedalata. Solo che quando sono salita sulla bici, come al solito ho pensato: «Boh, qualcuno mi ha toccato la bici oppure non è la mia». Però adesso si va in ritiro con la nazionale (gli azzurri si ritrovano a Noto a partire da oggi, ndr), quindi la testa è al 2024.

Quanto è stato necessario staccare la spina?

Il 2023 è stato veramente pesante, mi serviva sia fisicamente ma soprattutto mentalmente. E’ stato bello staccare, però l’anno che viene è ricco di appuntamenti, per cui bisognerà cercare di essere pronti. Non c’è tempo da perdere.

Il podio del Trofeo Binda dietro Van Anrooij e Balsamo era la conferma che durante lo scorso inverno Guazzini avesse lavorato bene
Il podio del Trofeo Binda dietro Van Anrooij e Balsamo era la conferma che durante lo scorso inverno Guazzini avesse lavorato bene
Con la squadra avete fatto un’analisi di cosa potrebbe essere andato storto?

Diciamo che già prima di finire la stagione, prima di andare in Cina ci eravamo trovati per qualche giorno. Ho parlato con i preparatori della FDJ-Suez e abbiamo cercato di capire cosa magari non abbia funzionato. Io dico che dalla caduta in poi è stata una parabola discendente. Quella non ha aiutato. Poi c’è stata una serie di cose che, messe insieme, sono state un po’ troppo per me soprattutto dal punto di vista mentale. Però va bene così, non tutte le stagioni sono uguali. E se devo dirla tutta, meglio che sia andato storto quest’anno che il prossimo.

Come ti sei spiegata il passaggio a vuoto di Glasgow?

Ci tenevo tanto ai mondiali di Glasgow, quindi ho cercato di fare di tutto per recuperare, magari anche più di quello che avrei dovuto fare quando sono tornata in bici. Però qua si parla di ipotesi e se fosse andato tutto bene e avessi vinto una medaglia, sarebbe stata la storia dell’anno. Non è stato così, ma va bene. Ormai ho resettato tutto, mi sembra quasi che questa stagione non ci sia neanche stata, perché veramente ho una sorta di blackout (sorride, ndr).

Alzini, Fidanza, Guazzini, Paternoster: gruppo azzurro della pista al Giro d’Onore. Ora tutte in ritiro
Alzini, Fidanza, Guazzini, Paternoster: gruppo azzurro della pista al Giro d’Onore. Ora tutte in ritiro
Ganna dice che il suo primo obiettivo a Parigi sarà la crono e subito dopo penserà al quartetto.

Bè, sicuramente la crono è un obiettivo, una disciplina che mi piace tanto, a cui dedico tanto tempo anche con la squadra. In questi giorni sono stata in Francia per valutare la posizione. Come tenere la testa, come mettere le spalle in modo che siano aerodinamiche. Quindi sicuramente sarà un aspetto su cui lavorerò. Però mi sento di dire che la priorità del prossimo anno è il quartetto e penso che le mie colleghe concordino con me. Sappiamo che è una buona occasione. Anche se ci sono tante nazionali forti, noi cercheremo di fare il nostro e semmai batteremo le mani a chi vincerà. Speriamo però di battercele da sole.

A dicembre si torna in Spagna con la squadra?

Sì, andremo sempre ad Altea, ormai per il terzo anno. Sarà più che altro un’occasione per ritrovarsi e ovviamente mettere dei buoni chilometri in vista del prossimo anno. Intanto però a Noto cominciamo a lavorare su strada. La pista sono sforzi brevi, ma intensi: magari ricominciare in quarta con lavori fatti a tutta non è la cosa migliore. E poi mi fa piacere ritrovare anche le mie compagne, è bello condividere le fatiche con le altre. L’allenamento passa più in fretta e si sente un po’ meno la fatica.

Guazzini, crono maledetta. Ma c’è qualcosa da rivedere

10.08.2023
5 min
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STIRLING – Guazzini arriva trascinando i passi, con la bici da un lato e il casco nell’altro. E’ rimasta a lungo ferma sull’arrivo facendo i conti col battito del cuore e come prima cosa ha prosciugato una bottiglietta d’acqua, tirando così forte da schiacciarne la plastica. Il cronometro è stato spietato: 32ª a 4’32, come su qualche montagna del Giro o del Tour.

Parlando brevemente con Roberto Amadio, è stato palese che la programmazione della stagione di queste ragazze sia stata disorganica: potrebbero vincere molto di più e meglio, ma corrono senza tregua e tantomeno programmazione. L’anno prossimo per preparare le Olimpiadi servirà mettere dei paletti.

La giornata storta ci può stare, ma non è facile incassare certe sconfitte, quando delle crono si è uno dei riferimenti mondiali. Comunque Vittoria arriva. Si ferma. Mostra un sorriso sfinito. Guarda negli occhi. Deve aver pianto.

Il riscaldamento prima del via, sperando che questo fosse un giorno buono (foto FCI)
Il riscaldamento prima del via, sperando che questo fosse un giorno buono (foto FCI)
Vittoria, la cronometro è bella, ma anche bastarda.

Che sia bella io non l’ho mai detto, neanche quando sono andata forte (ride, ndr). Oggi poi, guarda, già è tanto se sono arrivata al traguardo. A parte gli scherzi, alla prima svolta a destra, ho pensato seriamente che non ce l’avrei fatta.

E’ la somma di tutto quest’anno così balordo?

La caduta certo non ha aiutato (ad aprile Vittoria si è rotta il bacino, ndr), ma oggi proprio non andavo avanti. Al Tour è andata molto meglio, al di là del risultato. Non è che cerco scuse a destra e sinistra, ma erano un po’ di giorni che mi sembrava di non andare avanti. Quando dico certe cose è perché sono vere.

Una spiegazione sai dartela? La somma di troppe fatiche?

Forse, vediamo. Ormai è andata inutile starci a girare intorno. Ovvio che ci sono giornate sì e giornate no, da quello non si scappa. Però sapevo che oggi l’unica cosa era che succedesse veramente un miracolo, sennò… Ma tanto lo sappiamo che i miracoli li faceva solo uno lassù.

Al Tour Guazzini ammette di aver sofferto, ma di essersi risollevata nel finale con la crono
Al Tour Guazzini ammette di aver sofferto, ma di essersi risollevata nel finale con la crono
Ed è finito anche male. Adesso è il momento di fermarsi un po’ e fare il punto?

In teoria dovrei correre il Tour of Scandinavia dal 23 agosto, perché, non so come dire… Diciamo che questi giorni storti non erano pianificati, però siamo tutti umani e vedremo. Ora intanto mi levo questo body, poi penserò al resto.

Ieri mattina ti abbiamo visto parlare col tuo preparatore.

Ha cercato un po’ di tirarmi su di morale, perché comunque anche la testa fa la sua parte. Però lo sapevo che non era solo la testa. Nella crono lo capisci come va a finire. Non sai come o cosa possano fare le altre, però se la fai per vincere, è importante avere i parametri giusti.

Oggi cosa dicevano i tuoi dati?

Non ho visto ancora bene, ma credo che i miei parametri fossero più di 100 watt in meno, quindi di cosa stiamo parlando? Quando dico che pensavo di non finire è perché veramente pensavo di non arrivare al traguardo. Se non c’erano le transenne, davvero tiravo dritto.

Sin dai primi chilometri, le sensazioni erano pessime. Guazzini era parsa pessimista già dal giorno prima
Sin dai primi chilometri, le sensazioni erano pessime. Guazzini era parsa pessimista già dal giorno prima
Volendo immaginare il prossimo anno, vedendo com’è andato questo, c’è da cambiare qualcosa? Va bene l’incidente, però la sensazione è che corriate davvero tanto.

Diciamo che è una serie di cose che si sono incastrate. Una tira l’altra e poi per far quadrare tutto si mette una pezza…

Però nel taglia e cuci ci andate di mezzo voi…

E vabbè (sorride, ndr), si cerca sempre di fare tutto il meglio. Però la sfera di cristallo non ce l’abbiamo. Magari arrivavo qua dopo il Tour e, come si suol dire, planavo. Invece ci sono arrivata che sono finita.

E’ stato così duro il Tour?

Ho avuto alcune tra le più brutte giornate… No, al primo posto devo metterci oggi, siamo andati al top del ranking. Però al Tour ho avuto veramente dei quarti d’ora tremendi, anche se mi sono sentita meglio giorno dopo giorno. Infatti nella crono ho fatto l’ottavo posto, che è comunque un top 10 nel Tour. Ero contenta, sentivo che spingevo. Oggi invece sono scesa dalla rampa e nei primi 100 metri, che erano in discesa, avevo già mal di gambe.

Prima della strada, Guazzini ha corso anche nel quartetto, chiudendo al quarto posto
Prima della strada, Guazzini ha corso anche nel quartetto, chiudendo al quarto posto
Anche Vollering ha pagato il Tour e non ha fatto meglio del sesto posto…

Ma Demi ha fatto una bellissima stagione, fossi in lei sarei più che soddisfatta. Giornate no ci possono stare per tutti, ma nulla toglie a una campionessa del genere.

Non sarà che hai passato i superpoteri delle crono a Lorenzo (il suo compagno Milesi, che ieri ha vinto fra gi U23, ndr) e con te non funzionano più?

No, sono contenta per lui (ride, ndr). Insomma, se lo merita e mi ha fatto piangere. Oggi invece ho pianto io per altri motivi.

Dai, verranno sicuramente giorni migliori.

Migliori eh? Speriamo, perché peggiori sarà dura…

Hanno la priorità la nazionale o i team di appartenenza? Su questo equilibrio si giocano le Olimpiadi del prossimo anno
Hanno la priorità la nazionale o i team di appartenenza? Su questo equilibrio si giocano le Olimpiadi del prossimo anno

Qualcosa su cui riflettere

Alla fine di febbraio avevamo fatto un’intervista proprio con lei, dal titolo piuttosto eloquente: “Il 2023 di Guazzini, senza respiro da febbraio ad agosto”. Aveva tolto i ferri della caduta di Roubaix dell’anno prima, poi la stagione era cominciata con gli europei in pista: argento nel quartetto e bronzo con Elisa Balsamo nella madison. Poi sarebbe venuta la fase delle classiche, da lì il Tour Femmes e poi i mondiali. Poteva filare tutto alla perfezione se non si fosse verificata la frattura del bacino. Questo non avrebbe dovuto indurre a qualche cambiamento di programma? Lo stesso non sarebbe stato necessario per Elisa Balsamo, schierata al Tour dopo un recupero impegnativo?

Il WorldTour delle donne ha ritmi frenetici e sempre poche ragazze. La nazionale si trova a prendere le briciole possibili. Forse mettere dei paletti presto diventerà una necessità per le stesse ragazze. Altrimenti si andrà avanti a sfinimento, senza orizzonti né grandi prospettive.