Un giorno al Giro-E, sulle strade dello Squalo

Giada Gambino
18.05.2022
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Partecipare al Giro d’Italia è il sogno di tutti i corridori, ma lo è anche degli appassionati che pedalano. Forse capita a qualcuno di tanto in tanto di sognare di stare in sella alla bici per le strade della Corsa Rosa, magari come gregario di un grande campione. E se dicessi che questo è in parte possibile?

Ho partecipato infatti alla seconda tappa del Giro-E (Barcellona Pozzo di Gotto-Messina), percorrendo gli ultimi 60 chilometri della tappa di giornata del Giro d’Italia. Ho fatto parte del team Enit, una delle 15 squadre dell’edizione 2022, ma completamente femminile, capitanata dalla triathleta Alessandra Fior (compagna di Davide Cassani, ex ct della nazionale di ciclismo). E’ stato importante far subito gruppo, conoscerci, scherzare, essere amiche.

L’edizione 2022, causa la partenza dall’Ungheria, è composta da 18 tappe, per una distanza complessiva di 1.033,1 chilometri, 24.780 metri di dislivello e 57,39 chilometri medi giornalieri.

Prima di prendere il via con Alessandra abbiamo pianificato la strategia di squadra. Durante la tappa avremmo dovuto affrontare tre prove in cui bisognava mantenere una determinata velocità (diversa per ogni squadra), in modo da prendere punti per portare a casa una delle maglie del Giro e, nel finale, il capitano di ogni squadra sarebbe andato a fare lo sprint. Dovevamo, pertanto, rimanere compatte, aiutarci l’una con l’altra ed essere il più precise possibili.

Fra mare e tifosi

Le nostre bici, delle Olmo elettriche nere e rosa, nonostante fossero molto pesanti erano abbastanza scorrevoli e comode. Appena raggiunta la velocità di 25 km/h la batteria si staccava, secondo regolamento, e bisognava pedalare con la sola forza delle gambe. In una tappa come questa, completamente pianeggiante, si superavano abbondantemente i 30 km/h e bisognava, quindi, affidarsi principalmente alle proprie forze. 

Per Enit si è puntato su bici Olmo E-Bro 2.0
Per Enit si è puntato su bici Olmo E-Bro 2.0

Lungo il percorso, il mare siciliano e i bei paesaggi illuminati dal sole rendevano il tutto ancor più piacevole. In gruppo si respirava un bel clima, tutti cercavano di aiutare gli altri e si era pronti a ridere e scherzare. Sul ciglio della strada i tifosi, che aspettavano il passaggio dei professionisti del Giro d’Italia, ti incitavano e incoraggiavano riuscendo, così, a darti una vera e propria spinta verso il traguardo. 

Le strade di Nibali

Mentre mi avvicinavo a Messina, pensavo che quelle erano le strade su cui Nibali si allenava e che dopo un paio d’ore sarebbe passato anche lui, per l’ultima volta come professionista. Se ero in sella a quella bici, nel percorso del Giro d’Italia, è proprio grazie a lui e alla passione che fin da quando ero una bambina mi ha trasmesso, portandomi ad avvicinarmi sempre più al ciclismo sia come appassionata che come sportiva. Se avessi saputo che all’arrivo avrebbe annunciato il suo ritiro a fine stagione, probabilmente, avrei vissuto quelle strade con un po’ di malinconia

Dopo quasi 60 chilometri lungo la Settentrionale Sicula, il gruppo fa il suo ingresso a Messina
Dopo quasi 60 chilometri lungo la Settentrionale Sicula, il gruppo fa il suo ingresso a Messina

Pedalata assistita

Gli ultimi chilometri sono stati un po’ più duri. Avevo aiutato più volte alcune mie compagne a rientrare in gruppo, staccandomi e spingendo per poi rientrare con loro. A un certo punto, dietro una curva, mi sono ritrovata davanti ad una piccola salita e, allora, ho deciso di attivare la batteria.

E’ stata una sensazione molto particolare. Ho come sentito, inizialmente, una vera e propria spinta che mi ha subito permesso di raggiungere il limite massimo di velocità e di superarlo. Sicuramente in salita l’assistenza del motore agevola molto e toglie gran parte della fatica, permettendo di affrontare il tratto con un’elevata velocità. 

Al traguardo

Arrivata all’ultimo chilometro, Simona, una ragazza del mio team, mi ha affiancata e mi ha detto: «Siamo arrivate, godiamoci gli ultimi metri». E spinte dalle ali della folla, come se fossimo delle vere cicliste del Giro d’Italia, abbiamo attraversato il traguardo con il sorriso e un po’ di stanchezza nelle gambe. 

«Vincenzo, io ti capisco». Parla (dal cuore) l’amico Visconti

12.05.2022
5 min
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Sarà bello fra qualche tempo incontrarli sulla cima di Lamporecchio, nella Toscana che li ha uniti dopo che la Sicilia gli ha dato la vita, davanti a una birra e con le bici poggiate al muro. Giovanni e Vincenzo, Visconti e Nibali. Due nomi che hanno pedalato accanto per una vita e che hanno scelto di ritirarsi nella stessa stagione.

«Quando ho annunciato che stavo smettendo – dice Visconti – Vincenzo mi ha chiamato e aveva qualcosa di strano nella voce. Credo che anche lui stesse vivendo un momento difficile…».

Al Giro del 2013, Giovanni vince sul Galibier, Vincenzo consolida la rosa
Al Giro del 2013, Giovanni vince sul Galibier, Vincenzo consolida la rosa

Giovanni è appena rientrato a casa da tre giorni al Giro d’Italia, portando in giro per la Sicilia il marchio MCipollini di cui è testimonial e raccogliendo a ogni tappa splendide dimostrazioni di affetto. E ieri che il suo rivale di sempre, poi diventato amico e comunque accomunato da una storia simile, ha annunciato che a fine anno smetterà di correre, quello che li ha sempre uniti è diventato anche più forte.

Te lo aspettavi?

Non avevo collegato il fatto che la tappa arrivasse a Messina e che potesse essere un bel momento. Ma sì, avevo capito che si stesse avvicinando anche il suo tempo.

Hai parlato di un momento difficile.

A Vincenzo ho sempre invidiato la capacità di fregarsene di tutto, di farsele scivolare addosso. Però provo a mettermi nei suoi panni. Negli ultimi tempi potrebbe aver pensato: “Io sono Vincenzo Nibali, ho vinto quello che ho vinto, perché devo subire tutte queste critiche?”. E’ sempre andato forte, ma ultimamente i risultati arrivavano meno. La gente ti dice di tenere duro, ma non sa da quanto tempo uno è lì che ci pensa e ripensa. Il mio travaglio interiore è durato due anni, chissà lui da quanto ci riflette.

Insieme in azzurro a Geeolong 2010, nel primo anno del cittì Bettini
Insieme in azzurro a Geeolong 2010, nel primo anno del cittì Bettini
Perché tante critiche?

Lo trovo incredibile. Cosa vogliono chiedergli ancora? Ha 37 anni, non pensano sia normale che ci siano atleti giovani che vanno più forte? E’ assurdo come attorno a lui si sia concentrato lo stesso gruppo di persone che prima ha sminuito le sue vittorie, attribuendole alle cadute degli avversari. E adesso che non vince perché il tempo è passato, lo attaccano ancora. Giuro che lo capisco Vincenzo.

La sensazione è che nel dirlo si sia tolto un peso.

Un peso enorme, anche se forse sarà difficile convivere con questa cosa sino alla fine dell’anno. Spero che adesso cominceranno a volergli nuovamente bene ed elogiarlo, perché pur avendo deciso di smettere, sarà sempre lì a onorare le corse. E poi diciamoci una cosa…

Che cosa?

Uno come lui non può smettere da oggi a domani, come magari ho fatto io. Se ti chiami Nibali, se sei Vincenzo Nibali hai la squadra che poggia su di te e dei contratti con gli sponsor. La gente la fa facile, ma non si tratta di scendere di sella e chiuderla lì.

Insieme in azzurro anche al Memorial Pantani del 2015, sulla via dei mondiali di Richmond
Insieme in azzurro anche al Memorial Pantani del 2015, sulla via dei mondiali di Richmond
Credi che essersi tolto quel peso gli permetterà di correre questo Giro divertendosi di più?

Forse sarà più tranquillo e, come ha detto anche lui, riuscirà a divertirsi. Spero solo che esca ancora un po’ dalla classifica, perché le gambe per arrivare nei dieci le ha di certo. Solo che penso sarebbe più bello nell’ultimo Giro della carriera riuscire a tagliare un traguardo con le braccia al cielo piuttosto che lottare per arrivare quinto.

Ha parlato di voglia di stare più in famiglia.

Poi sarà finalmente più libero e potrà divertirsi ad andare in bici. Ma come sintesi, credo che la cosa da dire sia una e una sola.

Quale?

Io sono fiero di aver diviso tutta la mia carriera con lui. Contro e assieme. E in futuro sarà anche bello ricordarlo, perché Vincenzo Nibali è la storia del ciclismo e io a modo mio l’ho vissuta con lui. Abbiamo cominciato la carriera insieme. E poi, come ho già detto altre volte, lui si è avviato verso un altro pianeta (in apertura, i due sono assieme nel Tour del 2014 vinto dal messinese, ndr). Ci siamo stuzzicati e motivati a vicenda e negli ultimi tempi mi è capitato anche di difenderlo da tutte quelle critiche ingiuste. Perché quando è troppo, è troppo. Ora spero che possa godersi quel che resta del suo viaggio nel ciclismo.

Hanno corso insieme al Team Bahrain-Merida nel 2017 e nel 2018. Qui al Giro del primo anno
Hanno corso insieme al Team Bahrain-Merida nel 2017 e nel 2018. Qui al Giro del primo anno
Sai qual è l’altra cosa da dire?

No, qual è?

Che alla fine voi avrete mollato, invece Pozzovivo sarà ancora lì a lottare almeno per un altro anno. Della squadra di Verona (dei mondiali U23 del 2004), Domenico si rivelerà il più longevo.

Scoppia a ridere. E’ stato un onore raccontare le loro carriere, anche noi ne siamo fieri. E magari quel giorno, se lo vorranno, ci siederemo accanto ordinando un’altra birra. Rinfrescando i ricordi o parlando volentieri anche d’altro.

A Messina la decisione, svelata a Pallini davanti alla lavastoviglie

11.05.2022
7 min
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Vincenzo piange. Le immagini scorrono a capo di una carriera che in realtà non è ancora finita. Ha scelto Messina, la sua città, per annunciare la fine del viaggio. Un cammino lungo una vita. Diciotto anni da professionista e prima i tanti avanti e indietro dalla Sicilia alla Toscana, fra i sogni di bambino e il crescere dei risultati.

«Il ciclismo è prima di tutto passione – dice collegato con Colbrelli – poi dalla passione ne fai un lavoro. Sacrificio, dedizione. E la famiglia è complice di tutto questo. A volte abbiamo lo stress a fior di pelle e la famiglia ci sa aiutare. Anche senza dire niente».

Nibali si dirige al Processo alla Tappa, Pallini corre accanto a lui
Nibali si dirige al Processo alla Tappa, Pallini corre accanto a lui

Il sorriso di Michele

Vincenzo piange. Nel video al Processo di Fabretti (foto di apertura) scorre il sorriso di Scarponi, ma la decisione è matura e per questo sul viso dello Squalo alla fine prevale il sorriso. L’anno è iniziato alla finestra, avrebbe deciso poi. Finché a un certo punto la decisione è arrivata. Forse si trattava soltanto di ammetterlo. E un giorno a Lugano, mentre infilava i piatti nella lavastoviglie, si è girato verso Pallini e gliel’ha detto.

«A fine anno smetto di correre!».

Il Quartier Tappa a Messina si trovava nel Municipio e sulla facciata, spiccava un cartello per Nibali
Il Quartier Tappa a Messina si trovava nel Municipio e sulla facciata, spiccava un cartello per Nibali

L’annuncio a Lugano

L’altro è rimasto in silenzio. Pensava fosse una delle cose che non accadranno mai e ancora adesso fatica a metterlo a fuoco. 

«Era la settimana prima che iniziasse il Giro – dice – era indeciso, poi alla fine ha fatto le sue riflessioni e ha preso la decisione. Penso che gli sia pesato tutto l’avvicinamento al Giro, lo star fuori. Non so cosa gli sia scattato esattamente nella testa. Se non si senta più competitivo… questo bisognerebbe chiederlo a lui. Sono rimasto un po’ così, però eravamo in un momento di quotidianità in casa sua a Lugano, quindi l’ho presa con tranquillità. Dopo la Liegi praticamente sono andato su tutti i giorni tranne uno, perché ero in magazzino. 

«Abbiamo fatto le cose come vanno fatte. Lui è ancora concentrato – riflette – vuol fare bene in questo Giro. Anzi, era un po’ demoralizzato per quello che è successo ieri, perché poi la testa è quella solita. Al Giro si viene per fare bene. La corsa è lunga, possiamo ancora inventarci qualcosa. Era demoralizzato, ma non è avvilito o arreso».

Pallini ha seguito Nibali in tutta la carriera, inclusa la vittoria del Tour 2014
Pallini ha seguito Nibali in tutta la carriera, inclusa la vittoria del Tour 2014

Le solite critiche

Lavorano insieme da quando Pallini, seguendo Di Luca, passò dalla Saeco alla Liquigas e si ritrovò fra le mani il ragazzino di cui si diceva un gran bene. Michele ha visto sbocciare il talento e nascere il campione. Sono andati d’accordo e hanno anche discusso, perché quanto a carattere nessuno dei due ha nulla da invidiare all’altro. E dato che nei commenti a questo articolo qualcuno troverà lo spunto per osservazioni al limite del ridicolo, una riflessione sul costume italiano va fatta.

«In Italia denigriamo sempre quello che abbiamo – ammette – in qualsiasi cosa, non solo nello sport. Anche per quel che riguarda le bellezze italiane. E’ normale che sia così, le apprezziamo sempre a posteriori. Magari un giorno diranno: “Se c’era Nibali, magari poteva fare qualcosa”. Ma questo succede a chiunque, in qualunque sport e in qualsiasi tipo di attività. Magari per attutire la nostalgia, l’anno prossimo veniamo qua con Mediolanum e un altro ruolo (ride, ndr) e restiamo nel ciclismo».

Un’accoglienza da trionfatore per Nibali nella sua Messina, lasciata tanti anni fa per diventare un pro’
Un’accoglienza da trionfatore per Nibali nella sua Messina, lasciata tanti anni fa per diventare un pro’

«Il rapporto fra me e Vincenzo – prosegue – è di quelle cose che nascono per lavoro e finiscono per amicizia. E’ normale che sia così. Io non riesco a vedere l’atleta, io vedo la persona. E la prima cosa che penso appena parte è gara è: speriamo che non cada. Poi dopo, se vince siamo tutti contenti. Se non vince, siamo meno contenti. Ma l’importante è che non succeda niente».

Il peso delle attese

Ripensiamo alle parole di Vincenzo in quel mattino alla Coppi e Bartali e si capisce che forse alla base di tutto ci sia la difficoltà a confrontarsi ogni giorno con le attese e quello che il ruolo di campione impone.

«La pressione – dice Pallini – inizi a soffrirla quando vedi che non riesci più a ottenere quello che una volta era alla tua portata. Quindi dentro di te la pressione aumenta. Se i risultati arrivano facilmente, invece cala. Lui ha notato questo gap. E come tutti gli sportivi che dicono che di non guardare i social o leggere i giornali, come i calciatori che dicono di non leggere le pagelle e invece le leggono eccome, anche Vincenzo legge e ascolta. A volte accetta. E altre si arrabbia per certe critiche che sono inutili e inconcludenti e non servono a niente».

Ritiro per due

Quando smise Bettini, il suo massaggiatore Stefano Cerea disse che per un po’ sarebbe rimasto fuori dai riflettori e oggi lavora bene alla Trek-Segafredo. I ragionamenti di Pallini invece portano in una diversa direzione.

«Al 99 per cento – conferma – questo è anche il mio ultimo anno. E’ una cosa di cui abbiamo già parlato. Penso di essermi già organizzato, anche se probabilmente potremo venire qui sotto altre vesti. Non mi vedo a tempo pieno con un’altra squadra o a ricominciare con un altro corridore. Non lo so, mai dire mai, però non mi ci vedo. Il problema è che dopo tanti anni in cui basta uno sguardo e ti capisci, ripartire diventa difficile. Sarebbe faticoso.

«Magari con Vincenzo abbiamo avuto un buon rapporto, perché penso che abbiamo lo stesso carattere, quindi ci capiamo al volo. Magari con un’altra persona farei più fatica. Ripeto: ci sono stati anche momenti di tensione, come in tutti i rapporti. Sarebbe stato peggio se non ci fossero stati, ma ci siamo sempre chiariti».

Con il saluto di Nibali a Messina, il Giro lascia la Sicilia e si trasferisce in Calabria
Con il saluto di Nibali a Messina, il Giro lascia la Sicilia e si trasferisce in Calabria

A scoppio ritardato

Resta un anno da vivere e correre. Resta un Giro d’Italia che è partito da meno di una settimana. Restano pagine da scrivere.

«Sarà un anno vero – dice – in cui puntare alle corse che a lui piacciono di più. Magari adesso non vuole pensare ad altro che al Giro, per cui nemmeno risponderebbe. Però nulla vieta di pensare che correrà la Vuelta per fare un ottimo Lombardia. Sicuramente, anche se sarà la sua ultima gara, non vorrà fare la comparsa. Di questo sono sicuro.

«Lui si è commosso, io non lo so. Normalmente vivo le cose sempre dopo. Sono preso, dall’organizzare. Dobbiamo andare velocemente al traghetto, deve esserci la macchina pronta e dentro da mangiare. Perciò quando finirà tutto e si abbasserà la tensione, magari ci ripenso. A scoppio ritardato. Adesso non riesco, perché sono preso da mille pensieri».

Nibali al Giro d’Italia calza Nimbl Ultimate (personalizzate!)

11.05.2022
3 min
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Vincenzo Nibali è da quest’anno un testimonial Nimbl. Il siciliano, in questi giorni in corsa al Giro d’Italia, calza il top di gamma della collezione di calzature per ciclismo proposto dal brand marchigiano: il modello Ultimate. E proprio per celebrare e accompagnare Nibali durante queste importantissime tre settimane di gara, i tecnici assieme ai designer Nimbl hanno messo per lui a punto una livrea esclusiva delle stesse scarpe.

Hanno ideato una grafica speciale – ed unica – per poter mettere in evidenza sia i grandi successi colti negli anni di carriera dal capitano del team Astana Qazaqstan nei rispettivi tre grandi Giri, quanto i simboli e le immagini più riconoscibili e caratterizzanti la personalità dello Squalo dello Stretto.

Corridori che indossano scarpe Nimbl al Giro d’Italia 2022
Corridori che indossano scarpe Nimbl al Giro d’Italia 2022

Leggerezza e rigidità

Le Nimbl Ultimate sono prodotte interamente a mano in Italia: meglio, nelle Marche, nel cuore del distretto mondiale della scarpa di qualità. La suola, realizzata in fibra di carbonio monoscocca e caratterizzata dalla curiosa forma “a vassoio”, è combinata alla tomaia in microfibra ad alta densità. Il risultato? Un supporto davvero “premium” a beneficio di tutti coloro che ricercano qualità e comfort in un unico prodotto… e ad un “peso” di appena 200 grammi!

La rigidità extra della suola in fibra di carbonio monoscocca, interamente realizzata a mano in azienda, consente un supporto davvero ottimale a tutto il piede. Inoltre, questa tipologia di suola fornisce una performance superiore per massimizzare il trasferimento di potenza e l’efficienza della pedalata, Il sistema di chiusura è il BOA Fit System in grado di assicurare una distribuzione uniforme della pressione attorno al piede ed un comfort davvero ottimale.

Le scarpe del brand marchigiano sono interamente fatte a mano
Le scarpe del brand marchigiano sono interamente fatte a mano

In realtà, tutte le scarpe proposte ed inserite nel catalogo Nimbl sono di altissima qualità, ma con le Ultimate il livello raggiunto è davvero al top.

«Sul modello Ultimate – ci ha confidato Francesco Sergio, Sport Marketing di Nimbl – abbiamo aggiunto il nasello per dare una protezione in più alla parte anteriore. Inoltre, siamo riusciti a ridimensionare la microfibra nella parte superiore della scarpa per ricavare la leggerezza necessaria senza alterarne le prestazioni. Siamo felici che Vincenzo Nibali ci abbia scelto: beneficiare della fiducia di un ciclista così esperto ed attento, relativamente un componente così delicato e spesso decisivo, ci gratifica ed al tempo stesso ci conferma che la strada che abbiamo deciso di intraprendere con il progetto Nimbl è proprio quella giusta».

Nimbl

Sull’Etna il Giro dell’Astana crolla come un castello di carte

10.05.2022
7 min
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L’Etna viene inesorabilmente inghiottito dalle nuvole, quando Nibali scende dal pullman dell’Astana Qazaqstan Team e viene circondato dai tifosi. Firma autografi. Sorride. Cerca di farsi largo. Lo aspetta l’ammiraglia con dentro la ciotola del riso. Suo padre accanto confabula con Vinokourov. Lopez è appena rientrato sulla terza ammiraglia. Il Giro della squadra kazaka è venuto giù come un castello di carte al chilometro zero quando il colombiano si è ritirato con un’infiammazione al tendine del quadricipite. E adesso l’atmosfera è un po’ incredula e un po’ afflitta.

Nibali scende dal pullman e va verso l’ammiraglia. Ha provato a tenere duro, ma ha ceduto intorno ai meno 5 dall’arrivo
Nibali scende dal pullman e va verso l’ammiraglia. Ha provato a tenere duro, ma ha ceduto intorno ai meno 5 dall’arrivo

Dal primo giorno

Prima che i corridori cominciassero a scenderne, Shefer tirava dalla sigaretta e spiegava col pragmatismo di sempre.

«Lopez – diceva – è arrivato dal primo giorno con quella contrattura. Abbiamo cercato in tutte le maniere di andare avanti, sperando che tenesse duro, ma oggi non ce l’ha fatta. E’ stato così dal primo giorno, sapevamo che era a rischio. Ieri siamo andati a fare un’ecografia e sapevamo com’era. Sapevamo che l’unico di noi che poteva fare qualcosa era Lopez, ora il Giro cambia. Speriamo di vincere qualche tappa».

Al momento del ritiro, un collega spagnolo sorrideva dicendo che Lopez fosse partito per il Giro già in condizioni precarie. E questo un po’ si sposa con le parole di Shefer. Ma quello che domina più che il dubbio è la delusione.

Vinokourov ha provato a incoraggiare Lopez, ma si è arreso: delusione palpabile
Vinokourov ha provato a incoraggiare Lopez, ma si è arreso: delusione palpabile

Delusione Vinokourov

Vinokourov parla con un filo di voce. Il figliol prodigo, rientrato dall’Astana e messo al centro del progetto, si è dissolto nella prima tappa importante.

«Sapevo che stava male – dice – ma non sapevo che fosse così. Pensavo che a fine tappa avremmo valutato. Ma se stai male, stai male… Dispiace per la squadra e per tutto. Perché era arrivato per fare bene al Giro. Adesso bisognerà rimotivare i ragazzi e partire per vincere le tappe, cambiare le strategie. Non pensavo – quasi ci ripensa – che Lopez stesse male così. La tendinite… E’ così dai, non possiamo farci niente».

Anche Martinelli prende atto del ritiro, ma forse si sarebbe aspettato che Lopez provasse di più?
Anche Martinelli prende atto del ritiro, ma forse si sarebbe aspettato che Lopez provasse di più?

Martinelli rimugina

Martinelli s’è fatto il giro dei corridori, come è giusto che sia prima di parlare. Nel 2020 proprio nella tappa che arrivava qua in alto, la Ineos Grenadiers perse Thomas e si riorganizzò con la maglia rosa e un piccolo record di tappe vinte. Anche loro erano venuti per fare classifica. E come l’Astana si ritrovarono con un pugno di mosche.

«Se non ce la fa, non ce la fa – dice il diesse dell’Astana – ma in un Giro prima di mollare, si muore. Stamattina eravamo anche abbastanza sereni, perché sembrava che fosse meno di quello che si pensava. Proprio dopo aver fatto l’ecografia, non a caso. Invece appena è partito, già durante il trasferimento ha detto che non ce la faceva. Si è fermato subito. Non avevamo la seconda ammiraglia per caricarlo, altrimenti non avrebbe fatto neanche un chilometro. Abbiamo provato a convincerlo, ha provato anche Vino a dirgli di tenere duro, ma se non ce la fai, non ce la fai. Il muscolo è il muscolo…

«Dopo cala tutto – prosegue – non dico il morale perché sono tutti professionisti. Ma cala il fattore che tiene in piedi un po’ tutto».

La corsa di Nibali

Di Nibali si ha quasi pudore a parlare, perché non doveva fare classifica, ma ha provato a tenere duro e invece prima dei meno 5 ha dovuto rialzarsi, cedendo quasi un minuto a chilometro da lì al traguardo.

«Da Vincenzo – dice Martinelli – mi aspettavo una difesa come quella che è stata. Se ci fosse stato un minuto meno, sarebbe stato molto meglio, ma non è che dalla mattina alla sera si possono cambiare certe cose. Davanti sono rimasti tutti i migliori, perciò… Lui ha detto che da star bene a staccarsi è passato niente. Un momento prima stava lì e poi ha ceduto. Ha tenuto duro. Magari se fosse riuscito a stare con loro fino allo stradone, poi stava a ruota. Ma noi sapevamo di essere venuti al Giro con un leader che era Lopez, non ci siamo improvvisati».

Il mantello del santo

E di colpo nel tono delle sue parole sembra di riconoscere le motivazioni che ci hanno spinto ieri a scrivere l’editoriale sull’attaccarsi al mantello del santo, sperando nel miracolo. Con lo stesso Nibali che in mattinata s’è trovato a rispondere su un social a chi gli ha attribuito una dichiarazione roboante sulle sue intenzioni per questa tappa.

«Io voglio che Vincenzo faccia questo – dice Martinelli – che ci provi. Oggi ha tenuto duro. E’ andato bene, ma non benissimo. E’ questo il mio Vincenzo, capito? Io non ho mai pensato di fare classifica. Poi magari oggi ci pensi, perché corri in casa, sei sull’Etna, non puoi mica fare gruppetto. Ma piuttosto che arrivare 11° o 13° a Verona, meglio che vinca una tappa. E’ quello che io voglio, che vorrei. E’ ancora troppo vicino per entrare nelle fughe, ma lui è abituato a correre, non devo spiegargli troppe cose.

«Ora però la squadra va rimotivata. Quando perdi un leader, sicuramente devi reinventarti tutto e abbiamo gli uomini per poterlo fare. Scalatori ne abbiamo. Certo, bisogna motivare, essere certi di quello che si fa. Non è che puoi dire: voltiamo pagina e un attaccante lo metti in difesa e viceversa. Siamo l’Astana, non dimentichiamolo».

Yates ferito

Mentre camminiamo verso la sala stampa per raccontare tutto questo, dall’ambulanza scende Simon Yates con una contusione al ginocchio. Per sicurezza gli hanno appena fatto una radiografia che ha escluso complicazioni al di fuori del dolore.

Per essere che l’Etna non doveva provocare grossi sconquassi, il Giro stasera va a dormire con la classifica riscritta. Kamna ha vinto la tappa, il Lopez della Trek ha preso la maglia rosa. Quello dell’Astana è andato a casa e Dumoulin s’è portato via oltre 9 minuti di ritardo. E’ andata meglio a Fortunato, arrivato con Nibali. Nel gruppetto dei migliori tirato da Carapaz, è rimasto Ciccone.

EDITORIALE / Il ritorno di Gilbert e il mantello del santo

09.05.2022
5 min
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Philippe Gilbert compirà 40 anni il 5 luglio e ieri, dopo due anni e mezzo senza risultati (l’ultima volta risaliva alla Vuelta del 2019), è tornato alla vittoria. Occasione è stata la Quattro Giorni di Dunkerque, in cui il vallone della Lotto Soudal ha conquistato giovedì la tappa di Mont Saint Eloi, una sorta di piccola Liegi, e ieri la classifica finale.

«Mi rende davvero felice – ha detto Gilbert, in apertura nell’immagine Photo News – ho passato due anni difficili con molti problemi e tempi duri (la doppia frattura del ginocchio non è stata facile da recuperare, ndr). Ma voglio chiudere la mia carriera ai massimi livelli.  Non ho mai dimenticato cosa si deve fare per essere al top. Le Classiche sono state difficili per me, perché per motivi di salute non ho mai potuto allenarmi come previsto. Questa volta, con il tempo migliore e in una gara più breve, sono riuscito ad ottenere la vittoria. Grazie anche alla squadra, che è stata grande. Perciò, prima mi sposo, a fine mese. Poi per le gare successive sono molto ambizioso. Voglio vincere ancora un po’».

Due fratture al ginocchio per Gilbert. La prima nel 2018 al Tour (qui sopra), la seconda nel 2020 e sempre al Tour
Due fratture al ginocchio per Gilbert. La prima nel 2018 al Tour (qui sopra), la seconda nel 2020 e sempre al Tour

Abbondanza belga

Sarà che in Belgio hanno Van Aert ed Evenepoel (oltre a un’altra manciata di ottimi corridori), quando alla vigilia della Liegi ci trovammo con Gilbert a parlare della sua ultima Doyenne, la sensazione fu di trovarsi davanti a un grande campione cui nessuno si sarebbe sognato di chiedere più di quel che poteva dare. Una leggenda. Uno da ringraziare. Uno davanti al quale, al pari di Valverde, al via della Liegi i giovani corridori facevano quasi l’inchino. E nei commenti dei tifosi sui social, la gratitudine per le grandi emozioni prevaleva palesemente sull’invidia. Segno di equilibrio e rispetto.

Come in Spagna, dove pur dovendo attendere perché sboccino Ayuso e Rodriguez, nessuno si sogna di mandare a processo Valverde perché non ha vinto la Liegi. E intanto Alejandro va avanti leggero a correre con l’animo libero, nel segno del suo consiglio preferito: disfrutar bicicleta, goditi la bicicletta.

Valverde secondo alla Freccia Vallone: al via era calmo, come chi non ha niente da perdere
Valverde secondo alla Freccia Vallone: al via era calmo, come chi non ha niente da perdere

La scelta di Nibali

Al via di una tappa della Settimana Coppi e Bartali, in un mattino un po’ pigro e finalmente tiepido a Riccione, ci siamo ritrovati a parlare con Vincenzo Nibali.

Simone Carpanini gli aveva appena fatto una breve intervista (trovate ancora il video sulla nostra pagina Facebook) e così parlando con lui del più e del meno, c’è scappata la tipica frase di quando non ci si vuole svegliare da un bel sogno.

«Non so se sia davvero il tuo ultimo anno, ma per come stai e la sensazione che ancora in bici ti diverta, potresti anche valutare di non appenderla al chiodo».

Nibali è stato zitto. Si è fatto serio. E poi ha risposto.

«Hai ragione – ha detto – a volte ci penso anche io e forse lo valuterei. Il guaio è che non posso viverla come vorrei, perché ogni volta viene fuori che devo vincere il Giro e ogni volta mi mettete addosso delle pressioni che di anno in anno sono più difficili da sopportare».

Al via da Budapest, abbiamo visto un Nibali super rilassato, che nella crono però ha lasciato il segno
Al via da Budapest, abbiamo visto un Nibali super rilassato, che nella crono però ha lasciato il segno

Il vuoto alle spalle

Ha ragione. Magari qualche pressione il campione se la mette anche da sé, ma nell’Italia che non ha Van Aert ed Evenepoel, che ha una manciata di ottimi corridori disseminati in squadre straniere e non ha una grande squadra un cui farli crescere, attaccarsi al mantello del santo è la cosa che sappiamo fare meglio. Con grandi attese, grandi titoli, poco equilibrio e a tratti anche poco rispetto. Lasciamo stare poi la gratitudine

Eppure, quando lo speaker della Liegi s’è messo ad annunciarlo in francese, non sono bastate le dita di due mani per tenere il conto del palmares. Nel suo francese plateale, lo speaker è partito dai due Giri d’Italia. Poi ci ha messo il Tour de France. Ha aggiunto la Vuelta. E poi ha calato in un ritmare da deejay consumato i due Lombardia, i due campionati italiani. E alla fine, da attore consumato, ha piazzato sul tavolo anche la Sanremo. Con quale coraggio si punta il dito?

Cassani annuncerà la nascita di una squadra WorldTour? Tanti la attendono con grande speranza
Cassani annuncerà la nascita di una squadra WorldTour? Tanti la attendono con grande speranza

La formula sbagliata

Come già scritto in più occasioni, è la formula italiana che non funziona. I talenti nascono e, al pari dei cervelli, sono costretti ad andarsene. Non ci sono alternative. E chi potrebbe effettivamente offrirne soffre della già citata bulimia. Mangiano e buttano via.

Perciò, dopo aver visto vincere Gilbert e in attesa che Nibali trovi il modo di fare brillare la sua classe, ci chiediamo se la Federazione abbia effettivamente le capacità per bloccare la deriva e se davvero Cassani sia sul punto di annunciare la sua squadra. Mentre la Eolo-Kometa cresce in modo convincente, la Drone Hopper-Androni recita il solito copione affidabile e la Bardiani-Csf macina da qualche anno corridori come noccioline, non avendo altro ci aggrappiamo anche noi al mantello del santo. Quello dello Squalo. E quello di San Davide da Solarolo, messo via con troppa fretta, nonostante il buono che ha realizzato e che avrebbe ancora potuto realizzare.

Dalla galleria a Budapest, Nibali porta al Giro la Turbine SLR

07.05.2022
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Le foto di Nibali in galleria del vento lasciavano già intravedere qualcosa, ma era troppo presto per parlarne. Era la metà di gennaio. Oggi, a distanza di cinque mesi, Wilier Triestina ha portato in gara al Giro d’Italia la Turbine SLR, evoluzione della Turbine su cui nelle ultime stagioni hanno corso i corridori dell’Astana. La stessa con cui ad esempio Matteo Sobrero lo scorso anno ha conquistato il tricolore di specialità.

Cura dimagrante

Il confronto con il modello 2021 fa notare immediatamente che ad essere cambiata è soprattutto la parte posteriore della bici. Il nuovo disegno del piantone, che prima seguiva una sorta di sagomatura per integrare la ruota posteriore, è ora molto più snello, copiando la soluzione già adottata ad esempio su Filante.

Il reparto Innovation Lab di Wilier Triestina, viene indicato dalla casa veneta, ha realizzato alcune importanti modifiche per migliorare le prestazioni, arrivando a una nuova versione che su percorsi con dislivello e continui cambi di direzione è nettamente più veloce. 

Chiaramente questo sfinamento del piantone e aver reso il carro molto più snello porta a una forte riduzione del peso complessivo del telaio di ben 300 grammi. Minor peso che significa una superiore facilità di rilancio: uno degli obiettivi nel mirino di Wilier e Astana Qazaqstan Team, dopo aver notato che probabilmente la vecchia Turbine soffriva un po’ troppo nei percorsi più nervosi.

Dai test in galleria del vento di Nibali si erano riconosciute le linee della nuova bici
Dai test in galleria del vento di Nibali si erano riconosciute le linee della nuova bici

Più guidabile

Sostanzialmente immutato è invece l’avantreno, con il generoso rinforzo previsto nella zona del tubo di sterzo. Questa solidità, unita all’utilizzo del perno passante, fa sì che la bici sia reattiva e molto guidabile.

A livello di design e soluzioni tecniche, il nuovo telaio è stato ottimizzato per l’utilizzo di gruppi di ultima generazione, come il nuovo Shimano Dura Ace 12V: il tubo obliquo, ad esempio, non presenta più alcun foro per il passaggio dei cavi della centralina.

A Budapest i corridori del team kazako hanno corso con guarnitura 44-58 e pignoni 11-30. Ruote Corima Chrono Three Spokes all’anteriore e Corima Disc C+ al posteriore con gomme Vittoria da 25.

Nuovo cockpit

Fra gli elementi di novità, spicca il comparto del manubrio: questo proprio fu reso evidente da quei test di Nibali in galleria del vento. Le nuove protesi su misura disegnate da Wilier Triestina e poi ottimizzate in galleria del vento e in velodromo, segnano un bel passo avanti per gli atleti dell’Astana. Se fino allo scorso anno le protesi da crono sulla loro Turbine erano piuttosto elementari rispetto alla dotazione dei rivali, ora gli atleti del team kazako non hanno nulla da invidiare agli specialisti di altri colori.

Il percorso di Budapest non era dei più filanti e… gratificanti per le bici veloci, ma ha mostrato – assieme a un Nibali in grande spolvero – che proprio quelle doti di guidabilità e la nuova leggerezza hanno sortito l’effetto sperato. «Veloce come il vento», ha scritto il siciliano su Twitter. Per avere la controprova decisiva, dovremo ora aspettare la crono di Verona.

Wilier Triestina

Un giorno sull’Etna, aspettando l’assolo di Caruso

Giada Gambino
16.04.2022
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Sta per prendere il via l’ultima tappa del Giro di Sicilia. Caruso si dirige verso il foglio firma, posa la bici e mentre sta per salire sul palco pensa a quante emozioni finora gli ha regalato questa corsa

«La vittoria della seconda tappa – dice – è stata qualcosa di indescrivibile. Avevo la maglia della nazionale, ero con un gruppo di giovani al mio fianco e ho vinto, cosa che non è mai facile. Soprattutto quando in gara i tuoi avversari sono dei campioni. E’ stato come ritornare ragazzino, sulle strade della mia terra. Ogni tanto sentivo qualcuno gridarmi qualcosa in dialetto e di volta in volta avevo la conferma e realizzavo sempre più il fatto che fossi davvero a casa (sorride, ndr)». 

Dalla partenza è chiaro che Caruso sarà il faro della corsa. Fedeli è pronto ad aiutarlo
Dalla partenza è chiaro che Caruso sarà il faro della corsa. Fedeli è pronto ad aiutarlo

Il giudice Etna

Sale sul palco per la presentazione della squadra, i tifosi lo applaudono, i suoi occhi brillano di felicità e nascondono tanta determinazione. 

«Nonostante non mi manchi l’esperienza – racconta ai nostri microfoni – sono davvero emozionato. Potermi battere per la vittoria finale con Nibali e Pozzovivo sicuramente mi dà tanta motivazione. Questi giorni non li dimenticherò mai, magari non sarà l’ultima edizione della corsa a cui parteciperò, ma voglio godermi il presente. Finora ci sono state piccole battaglie, ma la guerra vera e propria si fa oggi. L’Etna deciderà chi è il più forte, non in assoluto, ma della giornata. Sarà lunga e nel finale le energie sicuramente verranno a mancare». 

Scontro fra amici quello fra Caruso e Nibali. E alla fine prevale il ragusano in maglia azzurra. Ma lo Squalo c’è
Scontro fra amici quello fra Caruso e Nibali. E alla fine prevale il ragusano in maglia azzurra. Ma lo Squalo c’è

Un affare di famiglia

Così prende il via l’ultima tappa della corsa sicula. Sull’Etna ad attendere il ragusano c’è la sua famiglia al completo. Ornella, la moglie, sembra rilassata: sa quanto vale suo marito, quanto si è allenato, quante volte ha percorso questa salita in allenamento e quanto si meriti la vittoria.

Oscar, il figlio maggiore, sembra divertirsi con i nonni e gli zii in attesa dell’arrivo del padre. Ha imparato a comprendere lo strano e complesso lavoro che fa il papà e si lascia travolgere dal clima di festa. Federico, il fratello, è teso, desidera la vittoria di Damiano più di ogni altra cosa. Vuole vederlo a braccia alzate, vuole vederlo sorridere, vuole vederlo felice. Ed ecco che, mentre mancano gli ultimi chilometri, stringe tra le sue braccia la nipotina Greta che, sentendo che il suo papà è in testa e vedendo tutti intorno a lei festeggiare, sorride.

Un campione vero

Damiano stacca tutti i diretti avversari, le energie a lui non mancano. Spinge sempre più sui pedali. Il cuore gli batte forte, il traguardo è sempre più vicino. I tifosi gridano il suo nome e così giunge a Piano Provenzana da solo, bacia la maglia, alza le braccia al cielo, chiede al pubblico di essere ancor più applaudito. Sono tutti pazzi per lui. La gioia negli occhi di chi gli sta quotidianamente accanto è visibile e qualche lacrima scende lungo il viso. Il nuovo vincitore del Giro di Sicilia è indiscutibilmente Damiano Caruso. 

«Oggi ho vinto io – dice – la salita non mente. L’effetto di competere al fianco di Vincenzo è stato bellissimo. Due siciliani al Giro di Sicilia che davano spettacolo. Nel finale ne avevo semplicemente di più ed ho fatto la differenza. Questa vittoria non cambia nulla nei miei programmi, rimane tutto uguale. Il Sicilia è una bella corsa che aggiungo al palmarés che non è così ricco. Vincere fa sempre bene comunque».

Si dirige verso i suoi bambini, li abbraccia, bacia sua moglie. E’ lui il più forte di giornata. E’ lui, oggi, il Re della Sicilia. Lui, che spesso viene classificato come un gregario, ancora una volta ci ha dimostrato quanto sia un campione

Gobik “veste” il Giro di Sicilia: accordo ok con RCS Sport

12.04.2022
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Parte oggi da Milazzo, per poi concludersi in cima all’Etna venerdì 15 aprile, l’edizione 2022 del Giro di Sicilia Eolo, la breve corsa a tappe che conta su ben diciannove squadre al via, ma anche e soprattutto sulla presenza nel gruppo di due siciliani doc. Il vincitore dell’ultima edizione Vincenzo Nibali e il ragusano Damiano Caruso, secondo classificato lo scorso anno nel Giro d’Italia vinto da Egan Bernal.

L’evento, che ricordiamo essere organizzato da RCS Sport in collaborazione con la Regione Sicilia, presenta quest’anno un’importante novità legata alla “new entry” di un partner “di peso” per quanto riguarda la realizzazione delle maglie dei quattro diversi leader di classifica. Parliamo di Gobik, azienda spagnola attiva sul mercato dal 2010, già ben presente nel gruppo dei professionisti attraverso partnership di rilievo quali quelle con UAE Team Emirates e Eolo Kometa.

Una strategia di crescita

Le maglie dei leader di classifica che Gobik ha disegnato per il Giro di Sicilia Eolo sono tutte prodotte con tessuti dell’italiana SITIP. La maglia giallo-rossa – i colori distintivi della Regione – è quella che verrà vestita primo della classifica generale, mentre la ciclamino è quella che verrà destinata al leader della classifica a punti. Come avviene al Giro d’Italia, la maglia verde pistacchio, sponsorizzata da Enel Green Power, è quella che verrà riservata al miglior scalatore, mentre quella bianca con l’evidente logo ENIT sarà assegnata al miglior giovane nato dopo il 1° gennaio 1997.

Alcune divise di squadre professionistiche, tra cui il UAE Team Emirates, sono disegnate da Gobik
Alcune divise di squadre professionistiche, tra cui il UAE Team Emirates, sono disegnate da Gobik

Gobik prosegue dunque decisa nella propria strategia di ampliamento, di promozione e di diffusione sul mercato italiano. Questa rilevante partnership con RCS Sport segue la nomina di Andrea Scolastico quale brand manager Italia, ma segue anche la definizione dell’accordo che Gobik ha definito con la Gran Fondo Internazionale Nove Colli – probabilmente l’evento Gran Fondo più famoso al mondo – che già da quest’anno annovera lo stesso brand spagnolo produttore di abbigliamento per ciclismo tra i propri sponsor ufficiali.

Gobik