Tarozzi dalla Turchia fino al Giro, con un sogno da realizzare

06.05.2024
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Per la VF Group Bardiani CSF Faizané, il Giro di Turchia rappresentava per alcuni la prova generale per il Giro d’Italia, per altri la strada per arrivarci. Difficile dire se Manuele Tarozzi prima della partenza fosse da una parte o dall’altra e in fin dei conti non è più così importante, perché ora il faentino è nella carovana della corsa rosa.

Per il team la corsa in Turchia è stata una prova generale per il Giro d’Italia
Per il team la corsa in Turchia è stata una prova generale per il Giro d’Italia

L’esperienza turca resta però nella memoria e per molti versi nel cuore, considerando che proprio su quelle strade ha colto un 12° posto finale che ha un suo peso, in un contesto importante considerando che erano al via 4 squadre WorldTour. Tarozzi, ripensando alle premesse della trasferta, sorride.

«A dir la verità quando siamo partiti la principale raccomandazione non era di tenere a bada questo o quel corridore, di attuare questa o quella strategia. Sì, c’erano anche questi aspetti, ma la cosa più importante era evitare ogni caduta, visto quel che ci sarebbe stato in ballo di lì a poco. Non nascondo che raramente ho avuto tanto timore e quando ci hanno detto che l’ultima tappa sarebbe stata annullata ho tirato un sospiro di sollievo, anche se potevo ancora entrare nella Top 10».

La corsa turca ha visto il successo dell’olandese Van den Broek su Kudus (ERI) e Double (GBR)
La corsa turca ha visto il successo dell’olandese Van den Broek su Kudus (ERI) e Double (GBR)
Come definiresti la corsa turca?

Su 8 tappe (anche se una è stata come detto cancellata) solamente una contava davvero per la classifica e infatti si è costruita lì, nella sesta frazione. Per il resto la soluzione più probabile era sempre la volata di gruppo. Io da parte mia ho provato a far saltare il banco nella quarta tappa.

Sei stato in fuga per ben 114 chilometri…

Era la mia ambizione trovare una fuga buona, sperando che arrivasse al traguardo e anche per testarmi in vista del Giro d’Italia. La quarta frazione avevo visto che era abbastanza mossa, sapevo che poteva essere quella giusta. La maglia ce l’avevano quelli della Polti Kometa che sapevo non avevano grande interesse a tenere la corsa, quindi dovevo entrare nella fuga. Ci sono riuscito e a quel punto ho giocato le mie carte. Ho sognato di vincere fin quasi alla fine…

Per il faentino 114 chilometri di fuga nella quarta tappa con vittoria sfumata nel finale
Per il faentino 114 chilometri di fuga nella quarta tappa con vittoria sfumata nel finale
Ti hanno ripreso a 500 metri dalla conclusione…

Sì, purtroppo il finale era su un leggero strappo e da dietro il gruppo è rinvenuto fortissimo proprio perché si sono messe a lavorare le squadre WorldTour. Se l’arrivo fosse stato in pianura forse ce l’avrei fatta, ma il ciclismo non è fatto di “se”.

Com’è correre in Turchia?

Per certi versi è molto utile, soprattutto se una corsa simile è posta prima di un grande evento come il Giro. Le strade sono larghe, piatte e senza curve il che significa che se ti metti nella pancia del gruppo fai velocità senza spingere, senza prendere vento. A ruota si sta bene… Il problema semmai può essere il vento che spesso spira forte da quelle parti, se hai ambizioni devi stare sempre all’erta perché la possibilità di ventagli è dietro l’angolo.

Il passaggio sullo stretto del Bosforo nell’ultima tappa, alla fine neutralizzata per il maltempo
Il passaggio sullo stretto del Bosforo nell’ultima tappa, alla fine neutralizzata per il maltempo
E’ una corsa che ha seguito da parte della gente?

Di gente nelle città ne abbiamo vista, ma lungo i percorsi eravamo davvero in mezzo al nulla. Non è certo come in Belgio, in Turchia c’è praticamente solo quest’evento e la gente lo vive con attenzione, ma il ciclismo non è certamente lo sport nazionale. I posti però sono magnifici, soprattutto quando siamo passati nella zona dei laghi. Poi da quel che ho visto, il mare è davvero bellissimo, infatti conto di tornarci in vacanza.

Ripensandoci non hai un po’ di rammarico per come si era messa la corsa?

Se avessimo fatto l’ultima tappa, il proposito era di andare a caccia di abbuoni, ne sarebbe bastato uno per entrare tra i primi 7-8.

Grande festa nelle città per il passaggio della carovana, ma fuori era il deserto…
Grande festa nelle città per il passaggio della carovana, ma fuori era il deserto…
Come arrivi al Giro?

Credo di avere la gamba giusta e proprio per come sono andate le cose in Turchia credo di poter far bene. Certamente non sarò io l’uomo per la generale, gli stessi Pozzovivo e Pellizzari partono come capitani per guardare innanzitutto alle tappe, poi vedremo come si metterà la corsa. Io lavorerò per loro, ma tutti quanti guardiamo con interesse a centrare le fughe di giornata sperando che qualcuna arrivi al traguardo, che sia lasciata libera dai team che puntano alla maglia. Io voglio entrare in una di queste e giocarmi le mie carte, una vittoria è un sogno che voglio trasformare in realtà.

Pozzovivo diventa “maggiorenne” ed è pronto per il suo 18º Giro

24.04.2024
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Domenico Pozzovivo, mentre scriviamo, è in ritiro con la Vf Group Bardiani-CSF-Faizanè sull’Etna. Il lucano si appresta a correre il suo diciottesimo Giro d’Italia, anche questo rincorso e conquistato con un approdo tardivo nella formazione dei Reverberi. A differenza di altre volte, Pozzovivo è arrivato davvero in extremis alla Vf Group-Bardiani, iniziando la sua stagione a marzo. 

«Innanzitutto – racconta “Pozzo” – non avrei mai pensato di correre 18 Giri d’Italia, è un traguardo che più ci penso e più mi sembra considerevole. Però lo affronterò con la stessa attenzione ed entusiasmo del primo, negli anni ho mantenuto questa mentalità e ne sono felice. Uno dei motivi nel voler correre anche nel 2024 era la grande voglia che mi spingeva a farlo».

Pozzovivo ha già corso sei Giri d’Italia guidato dai Reverberi, dal 2005 al 2012 (saltando 2006 e 2009)
Pozzovivo ha già corso sei Giri d’Italia guidato dai Reverberi, dal 2005 al 2012 (saltando 2006 e 2009)
In questo avvicinamento qual è stata la fase più dura?

La biomeccanica. Ogni volta che cambio materiale – bici, scarpe, sella e tutto il resto – devo fare i miei adattamenti. Dopo l’incidente del 2019 è diventata una fase fondamentale e molto difficile, ma ne sono pienamente consapevole. Arrivare in una squadra nuova e correre subito è stata una scelta rischiosa, ma giusta. Il processo di avvicinamento al Giro è esattamente come me lo ero immaginato. 

Su cosa ti sei concentrato di più?

Sul ritrovare le giuste sensazioni in sella. Ogni anno sono riuscito a costruire un buon feeling con la bici e i materiali, era importante farlo anche quest’anno. L’aspetto su cui devo riporre maggiore attenzione è il fatto di avere il braccio sinistro meno mobile. Di conseguenza, ho meno forza e ciò condiziona l’anca destra in fase di appoggio. Ma devo dire che ho trovato il giusto equilibrio.

La 20ª stagione da pro’ di Pozzo è iniziata dalla Tirreno-Adriatico
La 20ª stagione da pro’ di Pozzo è iniziata dalla Tirreno-Adriatico
Sei partito dalla Tirreno, corsa non semplice…

Ero l’unico che esordiva in quella gara. Tutti gli altri atleti in gruppo erano al settimo giorno di corsa, come minimo. Però è stata la cosa migliore da fare. Ho ritrovato il colpo d’occhio nel pedalare in gara. In quei giorni la mia principale preoccupazione era la sicurezza, quindi evitare cadute. Ero spesso, più del solito (dice con una risata, ndr) in fondo al gruppo, cosa che mi ha penalizzato.

In che senso?

Dal punto di vista della prestazione correre in fondo non aiuta, si fa molta più fatica, soprattutto nel ciclismo di oggi. A me questa fatica maggiore è servita per migliorare.

L’obiettivo primario al debutto era trovare la giusta posizione in bici e il feeling con i materiali
L’obiettivo primario al debutto era trovare la giusta posizione in bici e il feeling con i materiali
La condizione a che livello era?

Mi sono allenato a casa, in autonomia, fino alla firma del contratto con i Reverberi. Mi sentivo bene, il mio livello di condizione l’ho ritenuto soddisfacente. Ho cambiato un po’ programma rispetto a quanto fatto negli ultimi anni. Non sono passato dal Tour of the Alps e dalla Liegi ma ho preferito correre il Giro di Abruzzo. La scelta è dovuta al fatto che l’Abruzzo si è corso prima e ho avuto più tempo per venire in altura a preparare il Giro. 

Come sta andando?

Le sensazioni crescono giorno dopo giorno. Il periodo di altura è di due settimane, tranne che per Pellizzari, Covili e Fiorelli che sono arrivati dopo. Personalmente è cambiato un po’ il modo di lavorare, nel senso che con TotA e Liegi prima del Giro si facevano pochi allenamenti specifici. Ora che l’ultima gara è terminata il 12 aprile, ho avuto più tempo, così mi sono trovato a fare più lavori dedicati al ritmo gara. Poi prima di venire sull’Etna avevo comunque fatto dell’altura, ad una quota più alta, 3.200 metri. Sono stato una settimana e mi ha fatto bene. 

La condizione è in crescita, l’ultima gara è stato il Giro d’Abruzzo: ora “Pozzo” è in altura con la squadra
La condizione è in crescita, l’ultima gara è stato il Giro d’Abruzzo: ora “Pozzo” è in altura con la squadra
Al Giro quale sarà il tuo obiettivo?

Sarebbe bello centrare la top 10, un risultato che alla mia età farebbe un gran piacere. In più una presenza in quella parte di classifica sarebbe un motivo di orgoglio e di visibilità per la squadra. Avrò al mio fianco tanti compagni giovani, penso che durante le tre settimane sarò un punto di riferimento per loro. In particolare penso di poter insegnare tanto a Pellizzari, sulla strada saremo spesso vicini vista la caratura fisica. 

Tu sei al diciottesimo Giro, lui al primo: che effetto ti fa?

E’ al suo primo Giro d’Italia, ma in un ciclismo molto diverso rispetto a quello del mio esordio nella Corsa Rosa. Io dovevo preoccuparmi di stare in piedi e di terminare le tre settimane di gara. Pellizzari, invece, arriva già pronto e con tutte le possibilità di puntare ad una vittoria di tappa. Avere me al suo fianco gli potrà togliere delle pressioni e riuscirà a correre più leggero. Sarò anche un po’ il suo parafulmine.

Pellizzari: prove di personalità in salita, sfidando i big

18.04.2024
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SCHWAZ (Austria) – In conferenza stampa il vincitore di tappa Juan Pedro Lopez risponde ad una domanda dicendo di aver voluto seguire «il ragazzo della Bardiani» perché aveva visto che, rispetto al tentativo meno convinto di Bardet, stava facendo subito la differenza. Il riferimento dell’andaluso della Lidl-Trek (nuovo leader del Tour of the Alps) è per Giulio Pellizzari, partito deciso sulle pendenze in doppia cifra dello strappo di Pillberg a meno di 30 chilometri dalla fine.

Il ventenne di Camerino si siede accanto alla ringhiera di un ponticello appena superato il traguardo mettendosi prima le mani sul viso e poi appoggiando le braccia sulle ginocchia. Sul suo viso appare poco alla volta un mezzo sorriso ripensando a quello che ha appena fatto. Il rammarico del secondo posto si mescola alla soddisfazione di essere scattato in faccia a tutti ed aver fatto il vuoto. La prestazione di Pellizzari, in una giornata climaticamente più invernale che primaverile, denota un’altra bella dose di personalità. E le parole di Lopez su di lui diventano un bell’attestato di stima.

Pellizzari a Schwaz chiude secondo a 22″ da Lopez. Ora è ottavo nella generale e vorrà difendere il piazzamento
Pellizzari a Schwaz chiude secondo a 22″ da Lopez. Ora è ottavo nella generale e vorrà difendere il piazzamento

Meglio di un anno fa

Al Tour of the Alps del 2023, Pellizzari aveva ottenuto un terzo posto a Predazzo al termine di una lunga fuga in una giornata molto simile a quella di ieri. Pioggia, freddo, vento e la discesa finale lo avevano condizionato. Stavolta il piazzamento è migliore, ma la gioia non è solo per quello.

«Sinceramente è stata una corsa folle – racconta lo scalatore della VF Group Bardiani CSF Faizanè – Ad un certo punto non sapevo nemmeno che davanti c’era Ganna tutto solo con un vantaggio alto che aveva fatto il pronti-via. Nella prima parte della tappa ho solo pensato a non prendere troppo freddo, resistere il più possibile e non ritirarmi. Non vedevo l’ora che arrivassero le salite perché sapevo che ci sarebbe stata selezione e mi sarei potuto scaldare. L’anno scorso mi ero congelato, oggi (ieri per chi legge, ndr) meno, benché avessi molto freddo alle mani. Sotto questo aspetto sono migliorato.

L’abbraccio tra Pellizzari e Lopez. I due si sono aiutati, ma nel finale lo spagnolo ne aveva di più
L’abbraccio tra Pellizzari e Lopez. I due si sono aiutati, ma nel finale lo spagnolo ne aveva di più

«Rispetto alla tappa dell’anno scorso – prosegue – questa ha un altro valore perché ho attaccato nel gruppo dei migliori. Credo di essere cresciuto abbastanza da quel giorno ad oggi. Via radio dall’ammiraglia Roberto (Reverberi, il general manager, ndr) inizialmente mi diceva di stare calmo. Poi vedendo che stavo bene, mi ha incitato indicandomi i distacchi. Sono contento di questo secondo posto. Vale tanto per me in termini di consapevolezza.»

Un’azione da WorldTour

Il nome di Pellizzari è sui taccuini dei team WorldTour da tanto tempo. I rumors si rincorrono e lo danno già promesso sposo ad una di queste formazioni. Lui glissa comprensibilmente sull’argomento, adesso c’è da pensare alla maglia che indossa, nella squadra che lo ha fatto diventare un professionista. Però la sua azione non è stata per mettersi in mostra, ma per lasciare il segno. Adesso questo non è il suo obiettivo principale.

Sul severo strappo di Pillberg, Pellizzari attacca deciso e fa il vuoto. L’unico a tornargli sotto è Lopez
Sul severo strappo di Pillberg, Pellizzari attacca deciso e fa il vuoto. L’unico a tornargli sotto è Lopez

«Io ho un problema – ci confida sorridendo – ovvero che quando sto bene, si vede. Attacco perché mi piace attaccare. Mi sono trovato lì e ho visto che gli altri boccheggiavano, quindi mi sono detto che era il momento. Ho rischiato, ho pensato che fosse un mezzo suicidio, ma in realtà non avevo nulla da perdere.

«Quando Lopez mi è tornato sotto – continua – sinceramente ero contento. Ci siamo parlati e aiutati. Lui era in ballo per andare in testa alla generale e forzava in salita. D’altronde è stato maglia rosa al Giro per dieci giorni e non lo è stato per caso. Eravamo entrambi alla ricerca della prima vittoria da pro’ e forse l’ho trovato nella sua giornata migliore. Alla fine Lopez ha attaccato dopo che gli ho chiesto il cambio. Subito volevo seguirlo, ma ho preferito gestirmi visto che mancava ancora qualche chilometro. Speravo si piantasse sui punti più duri, invece è stato semplicemente più forte di me. In ogni caso mi fa piacere ciò che ha detto di me.»

Pronti-via. Ganna parte forte e si farà quasi cento chilometri di fuga solitaria. La corsa si accende quando viene ripreso
Pronti-via. Ganna parte forte e si farà quasi cento chilometri di fuga solitaria. La corsa si accende quando viene ripreso

Guardando a breve termine

C’è un “TotA” da portare a termine con lo stesso piglio mostrato nelle prime tre tappe ed uno stimolo forte potrebbe arrivare da quella che partirà fra poche ore. Poi fari puntati sulla Corsa Rosa.

«Domani (oggi per chi legge, ndr) – ci dice con un pizzico di emozione – corro quasi in casa perché la mia fidanzata (Andrea Casagranda della BePink-Bongioanni, che nello stesso giorno ha corso nel gelo della Freccia Vallone, chiudendo al 95° posto, ndr) è di Borgo Valsugana. Sono spesso su quando entrambi non siamo via alle corse. Forse potrebbe rientrare dal Belgio in tempo proprio per l’ultima tappa, speriamo. Ecco perché, come vi dicevo prima, non volevo ritirarmi!».

Appena passato il traguardo Pellizzari sembra sconsolato, ma qualche minuto dopo troverà un sorriso di soddisfazione
Appena passato il traguardo Pellizzari sembra sconsolato, ma qualche minuto dopo troverà un sorriso di soddisfazione

Giulio è innamorato del Tour of the Alps. Qualcuno gli ha detto che ha caratteristiche adatte per fare bene nelle classiche come Amstel o Liegi, ma finché il “TotA” sarà in questo periodo lui vorrebbe correre sempre qui.

«Ora mi trovo in classifica – conclude Pellizzari – e lotterò per difendere la top 10. Anche perché finora in stagione non avevo fatto granché, quindi dovevo dare un segnale. Al momento il percorso di avvicinamento sta andando secondo i piani. In vista del Giro la gamba è buona, ma andrò per centrare qualche tappa. Non faccio differenze, ne va bene una qualsiasi (dice sorridendo, ndr). Qua al Tour of the Alps ci sono nove squadre WorldTour, al Giro ce ne saranno il doppio, quindi sarà più difficile fare quello che sto facendo qua. Domenica 21 corro il Giro di Romagna, poi andrò in altura sull’Etna prima di tornare a Torino per il Giro. Vedremo quello che verrà».

Pellizzari a tuttotondo: Del Toro, il Giro e le gare tra gli U23

11.04.2024
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VILLA DI VILLA – Il nome di Giulio Pellizzari è tra quelli che attraggono più attenzione se ci si concentra sul movimento giovanile italiano. Vero che il marchigiano è ormai professionista da tempo, nel 2024 ha iniziato la sua terza e forse ultima stagione alla Vf Group-Bardiani CSF-Faizanè. I passi in avanti fatti sono stati notevoli, ma con il Tour de l’Avenir corso in grande stile e chiuso solo alle spalle di Del Toro, qualche domanda è emersa. Soprattutto alla luce delle prestazioni del messicano che da una formazione continental è passato al UAE Team Emirates. 

Gli appuntamenti tra gli U23 come il Recioto (qui in foto) servono per imparare a vincere
Gli appuntamenti tra gli U23 come il Recioto (qui in foto) servono per imparare a vincere

Senza fretta

L’inizio di 2024 ha scavato una differenza, più sul percorso di crescita che sulle qualità, tra il primo e il secondo classificato della corsa a tappe più importante nel mondo degli under 23. Del Toro corre e vince nel WorldTour, mentre Pellizzari lo vediamo impegnato nel professionismo, ma con ancora qualche salto fra gli under 23. Voci dall’interno danno per prossimo il suo approdo nel WorldTour dal 2025, noi approfittiamo della sua presenza al Giro del Belvedere per approfondire il discorso. 

«Ognuno ha i suoi ritmi – dice Pellizzari con serenità e un mezzo sorriso – sono al terzo anno da under 23, a questa età una volta si iniziava a vincere. Vedere che Del Toro va forte mi fa pensare, ma io guardo il mio, con calma. La sfida è arrivare dov’è lui, ma tempo al tempo».

Pellizzari procede nella crescita, convinto del suo cammino
Pellizzari procede nella crescita, convinto del suo cammino
Pensare che lui sia in determinate corse, come la Tirreno, e tu no cosa ti fa pensare?

Che sarebbe bello farle, soprattutto la Tirreno che era in casa, ma non è semplice. Poi in quei casi vai per tirare, metterti a disposizione, invece io posso mettermi in evidenza e provare a vincere. Correre ancora tra gli under 23 serve anche a questo: imparare a vincere. Mi serve come passaggio, anche perché ho vinto poco, quindi… 

Com’è iniziato quest’anno?

La stagione non è proprio iniziata nel migliore dei modi, sono partito dalla Turchia e mi aspettavo una vittoria, invece nulla, nemmeno nei dieci. Poi sono andato in Croazia, all’Istrian Spring Trophy, e ho fatto meglio.

Hai corso anche alla Coppi e Bartali…

Sì, l’ho finita da poco, è andata bene ma non benissimo: sto crescendo piano piano. Le prime corse diciamo che le ho usate per mettere su condizione e gamba. 

In squadra c’era anche Pozzovivo, com’è stato correre con lui?

Bello, in particolare per i momenti pre e post gara. Ci spiegava qualcosa di inerente alle tattiche o ci raccontava eventi del passato. Siamo stati molto curiosi e lui ha risposto molto volentieri alle nostre domande. 

Qual è la cosa che gli hai chiesto? O quella che ti ricordi.

Come si fa a fare classifica al Giro – ride – ma la risposta è semplice, andare forte tutte e tre le settimane. In realtà una cosa che ci ha detto e mi ha realmente stupito è che al Giro si va più forte in salita rispetto al Tour, negli anni in cui lo fece lui.

Pellizzari ha già partecipato al ritiro di febbraio, insieme agli atleti pre selezionati per il Giro (foto Instagram)
Pellizzari ha già partecipato al ritiro di febbraio, insieme agli atleti pre selezionati per il Giro (foto Instagram)
Ora che calendario farai?

Andrò al Tour of the Alps. Da lì in ritiro sull’Etna e, in teoria, il Giro d’Italia, quello dei grandi. Rispetto al 2023 ho corso meno fino ad ora, ma era programmato, questo perché nella preparazione è stato inserito un ritiro in altura a febbraio. Cosa che l’anno scorso non ho fatto. 

Un ritiro per preparare il Giro, con i corridori che sono nella pre selezione?

Sì. Essere tra i selezionati fa tanto piacere, ma dovrò meritare di andare. Il Tour of the Alps sarà un passaggio importante.

VF Group-Bardiani: le tante strade che portano al Giro

10.04.2024
5 min
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PESCARA – Il colpo di reni con cui Zanoncello ha infilato Malucelli sul traguardo è stato a dir poco chirurgico. Fino a un metro dalla riga, il romagnolo era davanti e poi di colpo si è ritrovato incredulo a chiedersi se fosse tutto vero. Il Giro d’Abruzzo si è aperto nel segno della VF Group-Bardiani e del velocista veneto, che ha così consacrato la sua presenza al prossimo Giro d’Italia. Anche se lì ci saranno altri clienti con cui fare i conti, la condizione è quella giusta. Anche per questo il veronese di 26 anni ieri sorrideva soddisfatto. Quella di Pescara è stata anche la prima vittoria in Italia da quando è professionista: l’ultima risaliva all’agosto del 2020 quando vestiva ancora la maglia della Zalf. Accanto a lui, dopo l’arrivo, anche Domenico Pozzovivo tirava il fiato e anche lui ormai ha gli occhi e i denti sulla corsa rosa.

Il Giro d’Abruzzo si era corso l’ultima volta nel 2007: torna quest’anno su iniziativa di RCS Sport
Il Giro d’Abruzzo si era corso l’ultima volta nel 2007: torna quest’anno su iniziativa di RCS Sport

Percorsi diversi

L’avvicinamento dei ragazzi di Reverberi al Giro prosegue seguendo binari diversi. E se ad esempio l’esperto lucano ha chiesto di non correre il Tour of the Alps, preferendo spostarsi sull’Etna subito dopo l’Abruzzo, c’è chi come Giulio Pellizzari non corre fra i professionisti dalla Coppi e Bartali e nel frattempo si è visto soltanto al Giro del Belvedere e al Palio del Recioto. Per fare il punto della situazione, abbiamo intercettato Roberto Reverberi, che dopo la tappa è partito alla volta dell’hotel con Pozzovivo accanto.

«Al momento – ha detto – ci sono cinque-sei corridori in procinto di andare in altura perché sono pressoché sicuri del Giro. Dobbiamo ancora trovarne altri due o tre per completare la rosa. Ne abbiamo diversi fra cui scegliere, osservando le varie corse che faremo: qui al Giro d’Abruzzo, come pure al Tour of the Alps che inizia la prossima settimana. Faremo anche tre corse impegnative in Francia nello Jura, mentre sarà difficile vedere al Giro i ragazzi che correranno al Turchia, perché tornerebbero a casa solo otto giorni prima. Zanoncello però era già in predicato di venire come velocista, perché dall’inizio dell’anno è sempre stato fra i primi. Chiaramente al Giro dovrà vedersela con altri avversari, però è comunque uno che l’anno scorso ha vinto le sue quattro corse. E’ un ragazzo serio e ha delle doti, non va piano neanche in salita: su quelle medie tiene bene. Non è il classico velocista che si stacca: alla Guardini, per capirci».

La tappa di ieri da Vasto a Pescara è stata il 13° giorno di gara di Pozzovivo nel 2024
La tappa di ieri da Vasto a Pescara è stata il 13° giorno di gara di Pozzovivo nel 2024
Per la volata di Pescara ha ringraziato Fiorelli: potrebbe essere il suo ultimo uomo al Giro?

Potrebbe, anche perché Fiorelli al Giro ha ottenuto qualche piazzamento, ma le volate di gruppo non le vince. Potrebbe dargli una mano a patto che anche lui trovi la condizione, perché ha avuto un po’ di problemi in avvicinamento a queste corse e non è proprio al 100 per cento. Speriamo che migliori, anche perché abbiamo bisogno di qualcun altro, magari uno Zoccarato o anche Tarozzi, che entrino in fuga nei giorni in cui gli attaccanti possono arrivare.

Quali sono i corridori sicuri del Giro che andranno sull’Etna?

Non sono sicuri al 100 per cento, tranne un paio. Però parliamo di Martinelli, Pozzovivo, Pellizzari, Covili e Marcellusi.

E qui veniamo ai vari avvicinamenti: in che modo avete differenziato l’attività dei singoli? Perché Pozzovivo è qui in Abruzzo, mentre ad esempio Pellizzari farà il Tour of the Alps?

Abbiamo concordato questo percorso con il dottor Giorgi e il suo staff. Come squadra, abbiamo dato indicazioni sugli appuntamenti in cui vorremmo avere i corridori pronti. Pozzovivo ha scelto da solo: ci ha chiesto di non fare il Tour of the Alps, ma di venire in Abruzzo e poi andare direttamente in altura. Pellizzari invece sarà in Trentino in funzione del Giro, poi andrà anche lui sull’Etna. In base a queste nostre esigenze, i preparatori hanno disegnato il calendario.

Dopo l’arrivo, scortato da Gianluca Mirenda, Zanoncello (26 anni, 1,70 per 64 chili) va verso il podio
Dopo l’arrivo, scortato da Gianluca Mirenda, Zanoncello (26 anni, 1,70 per 64 chili) va verso il podio
Uno come Pellizzari non avrebbe avuto più bisogno di correre fra i professionisti anziché andare alle corse under 23?

Abbiamo pensato che gli basti fare il Tour of the Alps. Al Giro tutti si aspettano chissà cosa, ma bisognerà partire senza stress. Nei primi giorni magari si vedrà dove può arrivare e se non dovesse essere impegnato nella classifica, potrà provare a far bene una tappa. Quando abbiamo avuto dei giovani che andavano in salita, abbiamo sempre fatto così. Ma non è detto che abbia le gambe per tenere duro, per cui vediamo…

Immagini di metterlo in camera assieme a Pozzovivo?

Potrebbe essere proprio così, in effetti. Non so ancora chi ci sarà al Giro, ma di solito mettiamo in stanza il più giovane con il più vecchio e probabilmente Giulio e “Pozzo” finiranno insieme. Sarà un bell’esempio cui guardare.

In effetti sul più anziano non dovrebbero esserci dubbi…

Aspettate che glielo dico, è qui accanto. Anche “Pozzo” dice di non avere dubbi, a meno che al Giro non venga Sevilla (ride, ndr). Ma non credo che verrà e poi comunque non nella nostra squadra…

La risata sommessa di Pozzovivo e poi i saluti. Mancano tre settimane e mezzo all’inizio del Giro. Zanoncello ha fatto la sua parte, oggi a Luco dei Marsi e più ancora domani a Prati di Tivo potrebbe esserci spazio per Domenico. Il mosaico si va componendo, a metà fra la voglia di conferme immediate e quel sogno rosa che si sveglia con i primi raggi della primavera.

Al Recioto la “redenzione” di Pinarello che vince e cresce

02.04.2024
4 min
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L’ultima curva, ai 300 metri dall’arrivo, ci fa intravedere due maglie, quella della Vf Group-Bardiani CSF-Faizanè di Pinarello e quella di Pescador della GW Shimano. Nell’avvicinarsi allo sprint Pinarello, che parte secondo, prende il riferimento all’avversario e lo brucia. Ha anche il tempo di girarsi ai 25 metri per controllare e poi esplode nella felicità che tanto ha cercato. 

«Non vincevo da quando ero junior – dice Pinarello con ancora la fatica cucita addosso – è sempre bello passare per primo sotto la linea del traguardo, mi mancava. Il sapore della vittoria ha qualcosa di unico, per tanto tempo l’ho inseguito, compreso ieri al Belvedere, oggi sono tornato a gustarmelo».

Più forti, senza dubbio

Un titolo al plurale, perché oggi ha vinto Pinarello, è vero, ma il grande lavoro fatto dai compagni ha fatto da cornice alla sua bellissima prestazione. I Vf Group-Bardiani sono stati spesso davanti, poi negli ultimi chilometri anche i calabroni della Visma – Lease a Bike si sono messi a tirare per fare selezione. 

«Probabilmente – prosegue Pinarello – come vittoria vale anche qualcosa in più rispetto alle altre. Il Palio del Recioto, tra le internazionali è la più dura e quella di maggior importanza che c’è in Italia: 3.000 metri di dislivello in 140 chilometri sono davvero tanti, fanno capire quanto impegnativa sia. Oggi è servito rimanere molto concentrati sulla corsa rispetto al tenere le gambe fresche».

«La corsa è stata un lungo braccio di ferro tra noi e la Visma – Lease a Bike. Sulla salita finale loro hanno provato ad imporre il ritmo ma non era altissimo. Paletti si è messo in testa e ha spinto forte, facendo un bel danno in gruppo. Una volta in discesa ero indeciso se provare ad arrivare da solo oppure no, ma con il senno di poi è stato meglio restare con Pescador e giocarmi la volata. Sapevo di essere più veloce e così è stato».

L’abbraccio del pubblico per il veneto è stato fortissimo, tanta gioia per la vittoria di un corridore di “casa”
L’abbraccio del pubblico per il veneto è stato fortissimo

E’ ora di crescere

Alessandro Pinarello è arrivato al terzo dei suoi quattro anni previsti con la squadra di Reverberi. E’ arrivato quando appena passato da junior a U23, si è adattato, ha visto come si corre e lo ha messo in pratica. La sua crescita è stata graduale, impreziosita da alcune corse con i professionisti, che nel tempo sono diventate sempre più frequenti

Sia ieri al Belvedere, che oggi al Recioto, il vincitore è uscito dalla Settimana Internazionale Coppi e Bartali. 

«Sono partito molto bene quest’anno – ammette – fin dal Tour of Antalya (terminato secondo, ndr). Ho corso molto con i professionisti, visto che dopo la corsa turca sono andato all’Istrian Spring Trophy e alla Coppi e Bartali. Correre con i grandi è bello, stimolante e parecchio utile per crescere e avere un colpo di pedale diverso».

«Nei primi due anni qui – continua a spiegare – ho visto tanti miglioramenti, ma i più concreti sono arrivati questo inverno. Reggo meglio le corse lunghe e insieme al nutrizionista abbiamo lavorato sull’alimentazione. Ho perso qualche chilo e si vede in gara. Tutto è curato perfettamente».

Festa in casa

Oggi la squadra di Rossato ha fatto il diavolo a quattro, lavorando e rendendo la gara dura. Non si sono spaventati nel confronto con il resto del gruppo e hanno massimizzato il risultato. Durante la conferenza stampa di Pinarello è entrato anche Pellizzari. La squadra si basava sulle due punte di diamante. La vittoria è arrivata e questo è quello che conta.

«La gara – spiega il vincitore – era impostata per noi, ma senza un vero capitano designato. Nel 2023, qui, siamo arrivati secondo (Pellizzari, ndr) e terzo. Quindi eravamo appaiati nei ruoli. Pellizzari ha provato a fare il forcing, poi però l’occasione è arrivata a me».

Approfittiamo della presenza del compagno e gli chiediamo di fare lui una domanda a Pinarello. 

«Niente domande – dice un sorridente Pellizzari – solo i complimenti ad Alessandro che ha vinto meritatamente una bella corsa».

Cetilar Nutrition, approccio rivoluzionario con l’integrazione

14.03.2024
5 min
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Cetilar Nutrition, brand della casa nutraceutica e farmaceutica PharmaNutra, quest’anno approda nel ciclismo rifornendo gli atleti della VF Group-Bardiani-CSF-Faizanè. L’azienda italiana, già impegnata nel mondo dello sport, da 20 anni opera nell’ambito specifico della nutrizione clinica e della medicina sportiva con rigore scientifico e una forte spinta all’innovazione tecnologica. Ne abbiamo parlato con il dottor Valerio Miale, che ha curato lo sviluppo dei prodotti della linea nutrizione di Cetilar® Nutrition

In cosa consiste la grande innovazione nella supplementazione di Nutrition?

La nuova linea di prodotti è dedicata alla nutrizione e al miglioramento della performance dell’atleta agonista. Le nostre tecnologie e i nostri brevetti sono il risultato di anni di studi in ambito nutrizionale e rappresentano un nuovo approccio sicuro ed efficace per supportare le esigenze dell’organismo impegnato in un’intensa prestazione sportiva.

La tecnologia Sucrosomiale® di Cetilar è un delivery system che permette di avere integratori più stabili
La tecnologia Sucrosomiale® di Cetilar è un delivery system che permette di avere integratori più stabili
Qual è la tecnologia che avete brevettato?

Abbiamo brevettato la tecnologia Sucrosomiale®, ovvero un delivery system che permette di avere integratori più stabili, più facilmente assorbibili, evitando sintomi come il gonfiore, la diarrea o la nausea. Questa tecnologia, già conosciuta per gli integratori a base di ferro, la applichiamo anche ad altri minerali fondamentali per sostenere lo sportivo, come il selenio, il magnesio, il cromo, lo iodio e lo zinco. In forma Sucrosomiale® essi non entrano in competizione tra loro, permettendoci anche di formulare degli integratori completi e garantendo l’assorbimento di ciascun principio funzionale.

In che modo migliora l’assorbimento?

La tecnologia Sucrosomiale® mette al centro il minerale, che viene avvolto da una matrice di fosfolipidi e da un altro strato di sucrestere, un emulsionante che lo rende gastroresistente. Con questa struttura riesce quindi a raggiungere intatto gli enterociti nel duodeno, dove poi può essere assorbito senza il vincolo di legarsi ai recettori specifici per quel determinato minerale, un po’ come se fosse un “cavallo di troia”.

Cetilar ha investito sul ciclismo, realizzando studi mirati: a breve verranno annunciati prodotti total carbo specifici
Cetilar ha investito sul ciclismo, realizzando studi mirati: a breve verranno annunciati prodotti total carbo specifici
Di quanto può migliorare l’assorbimento?

Nel caso del ferro si passa dal 25% delle forme comuni all’85% nel caso della tecnologia Sucrosomiale®. Per il magnesio ad esempio si raddoppia. Dal 40% massimo quando assunto sotto la classica forma di sale di magnesio, ad oltre l’80% nel caso dell’Ultramag, il magnesio Sucrosomiale®.

Quali sono gli altri punti di forza della vostra linea?

Abbiamo posto molto l’attenzione sulla palatabilità e sull’assorbimento di ciascun prodotto, selezionando le materie prime migliori. Ad esempio nell’integratore con azione immunomodulante e antiossidante, abbiamo abbinato ai minerali in forma Sucrosomiale® e alle vitamine D e C, il coenzima Q10 e il licopene che agiscono come antiossidanti in maniera diversa. Il primo oltre ad essere un tonico-adattogeno con azione ricostituente, agisce direttamente nei mitocondri, le centrali energetiche all’interno della cellula. Il licopene invece fortifica la membrana cellulare esterna, e riduce lo stress ossidativo delle cellule muscolari.

Nel Recover, che amplifica la capacità di sintesi proteica non mancano le proteine e i carboidrati
Nel Recover, che amplifica la capacità di sintesi proteica non mancano le proteine e i carboidrati
Oltre a integratori di Sali minerali da sciogliere nella borraccia, nella linea prodotti ci sono anche gli immancabili carboidrati. Avete usato una formula particolare anche in questo caso?

Sì, abbiamo cercato anche per quanto riguarda i carboidrati di fare un prodotto utile all’atleta di endurance, con carboidrati a differente velocità di assorbimento. Accanto ai classici – maltodestrine e fruttosio – abbiamo inserito il trealosio: uno zucchero semplice, ma con una conformazione difficilmente aggredibile dagli enzimi digestivi e che quindi viene assorbito più lentamente, garantendo energia ad effetto prolungato.

E per quanto riguarda il recupero?

Ci siamo concentrati sull’implementare la capacità di sintesi proteica, attraverso l’aggiunta della leucina, del suo catalizzatore, lo zinco, e dell’idrossimetilbutirrato (HMB), che è normalmente prodotto dal nostro organismo a partire dalla leucina. Questo abbinamento è giustificato dal fatto che la leucina raggiunge il picco a 60 min dall’assunzione dell’integratore, mentre l’HMB agisce dopo 3 ore. Nel Recover ovviamente non mancano le classiche proteine e i carboidrati.

I gel hanno una densità tale da evitare riversamenti di liquido zuccherino sulle mani
I gel hanno una densità tale da evitare riversamenti di liquido zuccherino sulle mani
A completare la linea attuale ci sono delle barrette con suddivisione tra carboidrati, proteine e grassi pari a 40-30-30, che si discosta un po’ da ciò a cui noi ciclisti siamo abituati. Quali sono le ragioni?

Le barrette 40 30 30 non sono sostitutive del pasto, ma possono comunque essere un ottimo snack per sport con durata molto lunga, tale da comportare la rinuncia a uno dei pasti principali di giornata. A breve comunque verrà implementata la linea endurance, con prodotti total carbo specifici per il ciclismo.

Dottore, cosa può dirci di più su queste novità?

Oltre a quanto già detto, gli ultimi aggiornamenti riguardano la sicurezza che i carboidrati disciolti in borraccia siano in soluzioni isotoniche per non causare problemi intestinali. Poi abbiamo lavorato molto anche sulla densità dei gel, per evitare i fastidiosi riversamenti del liquido zuccherino sulle mani, e sul gusto e quindi la palatabilità dei prodotti.

Martinez: il WorldTour è un esempio, non un modello

13.03.2024
4 min
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Dall’intervista di Marcellusi è emerso un passaggio importante: «I diesse e i preparatori – ci aveva detto – in accordo tra di loro hanno deciso di cambiare il metodo di lavoro… Lo staff ha preso come modello quello dei team WorldTour».

Una frase che ha aperto alcune domande, una delle quali è stata affrontata anche nell’editoriale di questo lunedì: «Marcellusi è in grado di fronteggiare una programmazione così simile a quella di Pogacar e Van der Poel?». 

Marcellusi è tornato in corsa oggi alla Milano-Torino dopo un mese e mezzo (terminata in 8ª posizione)
Marcellusi è tornato in corsa oggi alla Milano-Torino dopo un mese e mezzo (terminata in 8ª posizione)

Approccio scientifico

Lo staff performance della Vf Group-BardianiCSF-Faizanè, guidato da Andrea Giorgi e Borja Martinez. è entrato in punta di piedi nel team di Reverberi, portando però tante novità. Una di queste ha riguardato il metodo di allenamento dei ragazzi, in particolar modo di quelli seguiti direttamente da loro. Conforti, che abbiamo sentito di recente ne è una prova. Allora in quale modo Marcellusi è stato indirizzato nel suo nuovo modo di lavorare?

«Il discorso di Marcellusi – ci spiega Borja Martinez – secondo me è diverso. Lui ha cambiato preparatore da tre settimane, passando da quello che aveva prima a me. E’ da poco che lavoriamo insieme quindi. Il concetto che deve passare è che noi non imitiamo il WorldTour, crediamo in quella mentalità. Si cerca l’ultima evidenza scientifica, questo non vuol dire fare copia e incolla, ma studiare e sviluppare. E’ giusto guardare in quella direzione, perché ci confrontiamo tutti i giorni con corridori e staff che vengono da quel mondo. E’ da tanto tempo che Giorgi e io cerchiamo un modo per alzare il livello».

«La mentalità all’estero è diversa – continua Borja – se andiamo a vedere Ineos o la UAE sono tutti team che hanno come capo dello staff performance un dottore di ricerca. In alcuni casi queste persone sono professori universitari. Nel WorldTour c’è un livello accademico alto e professionale, sono sempre stato interessato a portarlo nel mondo delle professional».

L’atleta romano è passato da tre settimane sotto la preparazione di Martinez
L’atleta romano è passato da tre settimane sotto la preparazione di Martinez
Cosa ha portato Marcellusi a lavorare con te?

Nel 2023 ci siamo resi conto che Martin ha un bel motore, ma secondo il nostro concetto di squadra gli mancava qualcosa. Abbiamo parlato con lui e abbiamo visto come non sfruttasse il suo talento, a me è arrivato un messaggio e da tre settimane lavoro con lui. 

Una mentalità WorldTour, per un ragazzo che ancora sta crescendo potrebbe essere la chiave giusta?

Non deve copiare il metodo di lavoro di Pogacar e di Van Der Poel, non gli si chiede questo. Ma l’evidenza scientifica che emerge è che l’allenamento ad alta intensità che riesce a preparare come una gara. Chiaro che lo stimolo, soprattutto mentale, non è uguale, in corsa è più semplice andare al massimo. 

Allora quale sarebbe questa mentalità?

Nel WorldTour è passato il concetto che allenarsi in fatica, quindi ad alta intensità, funziona. E’ un passaggio utile per arrivare pronti alle gare, perché in allenamento si simula la fatica. Ora non posso dire che per Martin questo funzionerà al 100 per cento. Sapete cosa fa davvero la differenza?

Non si vuole imitare il WorldTour ma avere lo stesso approccio scientifico
Non si vuole imitare il WorldTour ma avere lo stesso approccio scientifico
Cosa?

Che quando ti alleni in fatica una volta in gara sei pronto. Alle corse vince chi dopo aver fatto tanti sforzi è in grado di andare avanti. Questo risulta più semplice quando hai lavorato bene in precedenza. Molte volte bisogna andare oltre certi limiti. Alla fine si deve allenare la durata per l’intensità. 

Come lavorate quindi?

Con i ragazzi della squadra mi sento ogni giorno. Con quelli che seguo direttamente io il passaggio è più semplice perché mi trovo un contatto diretto. Se uno è stanco me lo dice e si cambia allenamento oppure si riduce l’intensità. La cosa difficile è avere a che fare con ragazzi che hanno preparatori diversi, perché poi ognuno ha la sua esperienza e il suo metodo.

Sarebbe meglio avere tutti sotto il vostro controllo?

Per comodità di lavoro sì. Ma in squadra ci siamo solamente Giorgi ed io non potremmo seguire 22 atleti. Con i ragazzi che seguiamo noi possiamo programmare, abbiamo più potere. Il modello ideale sarebbe quello di avere tutti i preparatori della squadra. 

Il nuovo metodo di allenamento ha rivoluzionato anche la preparazione di Conforti (foto Vf Group-Bardiani)
Il nuovo metodo di allenamento ha rivoluzionato anche la preparazione di Conforti (foto Vf Group-Bardiani)
E’ ancora presto per capire se questo metodo per Marcellusi risulta funzionale?

Lo si vedrà dai dati e dalle prestazioni, potrebbe essere che andrà benissimo oppure meno del previsto. Il focus di Martin non sono le gare di inizio stagione, ma da primavera inoltrata in poi (Marcellusi è nella selezione del Giro, ndr). Allora possiamo dire che ci sentiremo a metà stagione o a fine anno, per trarre le conclusioni insieme. 

Prendiamo già appuntamento.

Vi aspetto con piacere!

Conforti in crescita e ora nuovi lavori con Giorgi

11.03.2024
5 min
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Ci sono sempre differenze tra la prima e la seconda stagione da pro’. Lorenzo Conforti lo ha notato immediatamente in queste corse d’inizio anno. Le ragioni possono essere tanto diverse quanto concatenate fra loro.

Proprio ieri il diciannovenne di Montecatini Terme ha chiuso la lunga serie di gare in Croazia con la sua VF Group Bardiani CSF Faizanè mettendo in valigia qualche certezza in più ed un bel filotto di risultati. Quarto posto a Umag a fine febbraio, poi secondo a Porec qualche giorno dopo ed infine all’Istrian Spring Trophy (breve gara a tappe) ha centrato un’altra seconda piazza dietro, anzi di fianco è il caso di dire, a Pinazzi. In questo caso il grande merito di Conforti è l’aver saputo tirare magistralmente la volata per la prima vittoria da professionista del suo compagno. Alla luce di queste recenti prestazioni, abbiamo chiesto a Lorenzo quanto abbia inciso il cambio di preparatore atletico.

Primo e secondo. Conforti (a sx) lancia la volata a Pinazzi che vince la prima tappa dell’Istrian Spring Trophy (foto ufficio stampa)
Primo e secondo. Conforti (a sx) lancia la volata a Pinazzi che vince la prima tappa dell’Istrian Spring Trophy (foto ufficio stampa)
Restiamo sull’attualità e i piazzamenti nelle corse croate.

Sono contento sia per me che per la squadra. In ognuna di queste gare siamo sempre partiti con l’obiettivo di fare risultato o comunque essere nel vivo. Ad esempio al Giro dell’Istria puntavamo sia alle tappe che alla generale e direi che è andata bene. Come avversari avevamo diversi devo team importatanti, tra cui quelli di Visma e Decathlon. Ecco perché siamo soddisfatti, anche se si poteva fare qualcosa in più.

Com’è correre contro queste squadre?

Bisogna dire che sono formazioni continental sui generis, perché alcune corrono davvero con una mentalità da WorldTour e si vede. Me ne parla spesso Mattio (del Team Visma | Lease a Bike Development, ndr), che conosco bene. Personalmente ad Umag sono stato in una fuga di una decina di uomini con dentro tre Visma. Un’azione andata via di forza voluta da loro. Quando ho visto chi c’era, mi sono trovato nel limbo. Tiravo poco perché dietro avevo Pinazzi deputato alla volata, ma contemporaneamente ero anche stimolato a giocarmi le mie carte. Copione più o meno simile anche a Porec (in entrambe le occasioni ha vinto il britannico Brennan, ndr). Complessivamente ho avuto buone indicazioni da queste gare e dal contronto con rivali di qualità.

Conforti sta crescendo sia fisicamente che mentalmente. Ha notato quanto la testa possa fare la differenza anche in allenamento
Conforti sta crescendo sia fisicamente che mentalmente. Ha notato quanto la testa possa fare la differenza anche in allenamento
Quest’anno hai cambiato preparatore passando da Giovanni Visconti ad Andrea Giorgi, quello della squadra. Ti aspettavi di raccogliere così presto dei risultati?

Prima di tutto penso che sia dovuto per una mia questione quasi fisiologica. In due stagioni passare da juniores ad avere un anno in più di esperienza tra i professionisti ti aiuta ad approcciarti meglio alle corse. Poi sicuramente ha influito anche il cambio di allenatore e dei lavori da fare.

Che differenze hai notato tra i due preparatori?

Ci tengo a dire che, così come mi trovo bene adesso con Andrea, mi sono trovato bene con Giovanni. La scelta di cambiare è stata fatta assieme, visto che aveva altri progetti, però ci sentiamo ancora per sapere come sto e come va. Differenze fra loro ce ne sono. Visconti è un preparatore che si basa di più sulla pratica e di conseguenza anche sulle sensazioni. Era abbastanza flessibile.

Puoi farci un esempio?

Certo. Giovanni essendo stato corridore ed avendo corso ad alti livelli fino a pochi anni fa, riesce a immedesimarsi meglio nel constesto gara-stress. Ovvero quanto ti può condizionare la fatica mentale dopo una corsa nell’allenamento dei giorni successivi. Qualche volta mi è capitato che magari dovessi seguire una tabella ben precisa, ma sentendomi un po’ stanco dopo una gara chiedevo a Visconti di fare qualcosa di diverso in alternativa. E lui mi veniva incontro.

Ora invece cos’è cambiato?

Con Giorgi lavoro molto in VO2 max e curo di più i dettagli. Ma vi faccio un altro esempio. Nel test incrementale si guarda quanto riesci ad andare oltre il tuo limite fisico, ma anche oltre quello mentale. La differenza la fai lì. Ed è questo che è cambiato in me con la preparazione di Andrea. Dal Lorenzo Conforti dell’anno scorso a quello di quest’anno c’è un abisso. Sono cresciuto tanto sia di gambe che di testa.

Che tipo di allenatore è Giorgi?

Andrea è sicuramente un preparatore che si base sull’aspetto teorico e scientifico. Lui guarda i dati dei test e su quelli ti dice cosa puoi fare. La stessa situazione che descrivevo prima con Giovanni, con lui ho dovuto gestirla diversamente (sorride, ndr). Mi è comunque venuto incontro con l’allenamento, però mi ha esortato a non bloccarmi mentalmente. Infatti una volta mi aveva programmato quattro ore in Z2, che per lui dati alla mano è quasi scarico, ed ero un po’ spiazzato. Quando non sei concentrato a dovere, diventa dura anche fare un allenamento più leggero. Invece ho imparato a non farmi turbare mentalmente se magari talvolta non avverto certe sensazioni. Anche perché ho visto che poi sto bene.

Da quest’anno Conforti è seguito da Andrea Giorgi, preparatore della squadra. Con lui ha cambiato anche l’approccio mentale (foto ufficio stampa)
Da quest’anno Conforti è seguito da Andrea Giorgi, preparatore della squadra. Con lui ha cambiato anche l’approccio mentale (foto ufficio stampa)
Quindi hai trovato la tua dimensione con la preparazione?

Si potrebbe trovare un compromesso tra i due metodi di allenamento, tra quello di Visconti e Giorgi. Sto lavorando per il giusto equilibrio. Ho capito che alla fine in bici ci siamo sempre noi corridori e siamo noi che dobbiamo essere la parte pratica del preparatore. In questo senso mi piace dare dei riscontri pratici al mio allenatore. Così come apprezzo che loro ci insegnino la teoria e gli aspetti mentali dell’allenamento.