XDS-Astana: inizio da incorniciare. Sentiamo coach Anastopoulos

21.04.2025
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E’ evidente che quell’aria di rinnovamento percepita già nei ritiri invernali fosse reale. In casa XDS-Astana le cose stanno davvero cambiando. Pensate che, al netto dell’Amstel Gold Race di ieri, se si stilasse la classifica per team dall’inizio della stagione, la squadra di Alexandre Vinokourov sarebbe terza, dietro solo a UAE Emirates e Lidl-Trek. Sei vittorie e la possibilità di riacciuffare il 18° posto, che garantisce il WorldTour, che resta difficile, ma non è più impossibile.

Un cambio di passo netto, che abbiamo voluto approfondire con uno dei coach del team turchese: Vasilis Anastopoulos. Già questo inverno, il capo dei preparatori Maurizio Mazzoleni – figura sempre più centrale nel progetto – ci aveva illustrato il nuovo piano tecnico. Ora il discorso si completa con la voce del tecnico greco.

Anastopoulos con Ballerini durante il training camp in Grecia (foto Instagram)
Anastopoulos con Ballerini durante il training camp in Grecia (foto Instagram)
Vasilis, partiamo da Ballerini, al netto della sfortuna alla Roubaix. E’ stato al training camp ad Atene con te, come Cavendish l’anno scorso. Come avete lavorato? Era la prima volta che veniva da te in Grecia?

Abbiamo notato che negli anni precedenti Ballerini si ammalava spesso dopo la Tirreno-Adriatico o la Parigi-Nizza. Così abbiamo deciso di cambiare qualcosa per portarlo nelle migliori condizioni alle Classiche del Nord. Invece di correre quelle gare a tappe, abbiamo preferito fare un training camp intenso di dieci giorni in Grecia, dove il clima è migliore.

Avete modificato qualcosa anche nella sua preparazione?

L’anno scorso Davide è stato sfortunato, ha avuto un infortunio al ginocchio proprio durante la campagna del Nord e ha saltato tutto. Quest’anno ci siamo concentrati molto sulla sua condizione generale. Abbiamo fatto anche un ritiro in altura al Teide, che si è rivelato perfetto come avvicinamento alla Sanremo e alle corse belghe. Abbiamo replicato scenari di corsa facendo dietro motore sia in salita che in pianura. Abbiamo lavorato tanto sulla resistenza alla fatica, perché oggi è fondamentale saper esprimere potenza non quando sei fresco, ma quando sei stanco. Su questo abbiamo lavorato molto, sia al Teide che in Grecia.

Ti aspettavi che andasse così forte a Gand e al Fiandre? E cosa ti aspettavi dalla Roubaix?

Credo che tutti abbiamo visto che Davide è stato tra i più forti e veloci. In questo momento è in una forma eccellente. Per la Roubaix, ovviamente, serve anche un po’ di fortuna (cosa che non ha avuto, ndr), ma penso che ci è arrivato davvero bene. Dal punto di vista della prestazione, sono pienamente soddisfatto.

Harold Martin Lopez (classe 2000) è il colombiano che ha vinto il Tour of Hellas
Harold Martin Lopez (classe 2000) è il colombiano che ha vinto il Tour of Hellas
Al Tour of Hellas avete vinto con Martin Lopez. In passato l’hai vinto anche tu: in questo caso sono serviti di più i consigli del coach o del corridore greco?

Direi entrambi. Una combinazione. Detengo ancora il record di vittorie di tappa e conosco ogni angolo di quella corsa. Abbiamo costruito la squadra attorno a Lopez e Ulissi, insieme ai nostri giovani della squadra devo. Abbiamo vinto la classifica generale, che era il nostro obiettivo. I bei ricordi da corridore ora si sono completati con quelli da tecnico grazie a questa vittoria con la XDS-Astana.

Lavori spesso con i velocisti: Malucelli ha vinto in Cina. Come avete lavorato con lui? Avete cambiato qualcosa?

“Malu” è seguito da Claudio Cucinotta giorno per giorno, secondo le linee guida che abbiamo stabilito nei training camp di dicembre e gennaio. Ha un piano specifico con sessioni mirate, che in passato hanno già funzionato bene con Cavendish e Ballerini, e ora sembra che diano risultati anche con lui.

In generale, si vede una XDS-Astana più viva e presente. Un bel cambio rispetto all’anno scorso. Come lo spieghi? Cosa è cambiato?

Da agosto 2024 lavoriamo a stretto contatto con il data analyst Morgan Saussine per costruire il miglior calendario possibile in base alle caratteristiche dei corridori. E’ stato necessario cambiare molto. Abbiamo inserito tante gare 1.1 e Pro-series, sempre su misura per ogni atleta. Volevamo partire forti fin dall’inizio. Abbiamo fatto due ritiri molto produttivi a dicembre e gennaio, con il supporto di Maurizio Mazzoleni. Poi sono seguiti i training camp in altura per i leader. Ora abbiamo anche Alex Dowsett come Performance Engineer e in questo momento è qui con noi in Belgio.

Malucelli ha vinto la 1ª tappa del Tour of Hainan, tre giorni dopo è toccato al compagno Aaron Gate
Malucelli ha vinto la 1ª tappa del Tour of Hainan, tre giorni dopo è toccato al compagno Aaron Gate
Chiaro…

I risultati che stiamo ottenendo dimostrano che abbiamo lavorato bene prima. Dobbiamo continuare così. Abbiamo avuto anche un po’ di sfortuna con infortuni e malanni, ma quando torneranno gli assenti ci aspettiamo altri risultati importanti.

C’è un corridore da cui ti aspetti molto o che può esplodere?

Mi aspetto molto da Sergio Higuita, che ha avuto brutte cadute e finora non ha potuto mostrare il suo vero potenziale. Sono dispiaciuto per la malattia di Bettiol, che in Belgio ha già dimostrato di saper vincere, ma spero che rientri forte. Tutti gli altri stanno rendendo al massimo. Scaroni è stata una bella rivelazione a inizio stagione, anche se sapevamo già dall’anno scorso che era forte e poteva ottenere risultati. Non voglio sottovalutare nessuno: tutti stanno dando il massimo per il team.

Romele: un gran debutto al Nord. Cosa puoi dirci di lui?

Alessandro è uno dei nostri progetti migliori. E’ salito dalla devo l’anno scorso e ha già ottenuto buoni risultati. Abbiamo deciso di dargli l’opportunità di correre le Classiche, per questo ha fatto tutta la preparazione con i big al Teide. Ha lavorato sodo e si sono visti i frutti anche qui in Belgio. Anche Davide Toneatti si sta mettendo in luce con prestazioni notevoli in gare così importanti.

Per Christian Scaroni dopo tanti piazzamenti ad inizio stagione è arrivato il successo alla Classic Var 
Per Christian Scaroni dopo tanti piazzamenti ad inizio stagione è arrivato il successo alla Classic Var 
C’è anche uno scambio continuo con il devo team, che ha già 5 vittorie. Chi può emergere da quel gruppo?

Tutto il gruppo sta andando bene ed è molto utile anche per la squadra WorldTour. Abbiamo un programma fitto e ci scambiamo spesso i corridori. Al Tour of Hellas, ad esempio, c’erano solo 2 atleti della WorldTour e 4 della Devo, ma ha funzionato tutto alla perfezione. Devo e WT: noi la consideriamo una squadra unica e siamo contenti di questo.

Per le Ardenne: cosa vi aspettate? E vedremo Scaroni? Come sta Christian?

Ci aspettiamo un buon Scaroni (ieri sfortunato e caduto, ndr), insieme a Champoussin e Velasco, che è andato molto bene al Giro dei Paesi Baschi. Sono curioso di vederli all’opera alla Freccia e alla Liegi.

Con Anastopoulos nel backstage di Progetto 35

25.07.2024
6 min
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Al netto dello strapotere di Tadej Pogacar e della sua strabiliante doppietta, l’altra grande news di questo Tour de France è stato il record di vittorie di Mark Cavendish. Vincendo a Saint Vulbas l’inglese dell’Astana Qazaqstan ha portato a termine “progetto 35”, come il numero di vittorie nella Grande Boucle. Ma per certi traguardi l’atleta da solo non basta: serve una squadra dietro e persone di fiducia totale, come Vasilis Anastopoulos.

Anastopoulos è il preparatore che lo ha seguito in questa sfida ambiziosa, sarebbe più corretto dire che lo segue da anni. Della squadra ci aveva detto già Stefano Zanini. Il direttore sportivo ci parlò di un team compatto attorno a Mark, di una disposizione totale nei suoi confronti, di una ricerca capillare dei materiali… Dopo la caduta dello scorso anno e il ritiro rimandato, l’obiettivo era solo questo. Ma serviva di più e in questo di più c’era il lavoro a stretto contatto con il suo coach storico.

Ex pro’, Vasilis Anastopoulos è oggi un preparatore affermato. Da anni lavora con Cav (foto Instagram)
Ex pro’, Vasilis Anastopoulos è oggi un preparatore affermato. Da anni lavora con Cav (foto Instagram)

Da corridore a coach

Originario del Peloponneso, Vasilis Anastopoulos oggi vive ad Atene, con la la moglie e i suoi due figli «Che – dice lui – sono i più grandi sostenitori miei e di Mark! Oltre al ciclismo seguo il calcio e sono un tifoso dell’Olympiakos. Il mio cognome è molto popolare in Grecia, poiché uno dei giocatori di calcio più famosi degli anni ’80, Nikos Anastopoulos, ha giocato per l’Olympiakos e anche in Italia, nell’Avellino». 

Non è cosa consueta vedere un greco al ciclismo di alto livello. In qualche modo Vasilis è stato un pioniere in tal senso. E’ stato infatti il primo ciclista greco a diventare professionista. Era il 2000 e firmò per la squadra austriaca, Vorarlberg. Ha corso fino al 2006 e nel 2003 ha vinto il Giro di Grecia. Dopo aver terminato la carriera Anastopoulos ha concluso i suoi studi all’Università, laureandosi in Scienze Motorie. Da lì è diventato coach della nazionale e man mano l’approdo nei team professionistici.

Saint Vulbas, ore 17,39 del 3 luglio 2024, Cavendish ottiene la 35ª vittoria al Tour de France e stacca Merckx
Saint Vulbas, ore 17,39 del 3 luglio 2024, Cavendish ottiene la 35ª vittoria al Tour de France e stacca Merckx
Vasilis, missione compiuta: ora che l’obiettivo è stato raggiunto: quanto credevi davvero fosse possibile? Oggettivamente era davvero difficile… 

Da novembre, da quando abbiamo iniziato a lavorare su Progetto 35, non potevo immaginare che Mark avrebbe ottenuto questa vittoria, era davvero lontana! Da allora abbiamo lavorato davvero tanto e non abbiamo mai smesso di credere che sarebbe stato possibile. Anche se in primavera abbiamo dovuto superare alcuni momenti difficili.

Ed è stato quello secondo te l’ostacolo più difficile in quest’ultimo anno?

Proprio la sua malattia a marzo. Quello è stato un periodo difficile che abbiamo dovuto gestire con molta attenzione, ma alla fine abbiamo modificato il suo programma di gare e siamo riusciti a rimetterlo in carreggiata.

Dopo tanto tempo, qual è secondo te un punto di forza e un punto debole del Cav?

I punti di forza sono il suo approccio mentale, la sua velocità, la sua potenza assoluta e la resistenza alla fatica. Per quanto riguarda una debolezza, direi il suo sistema aerobico, come per la maggior parte dei velocisti del resto.

Dopo la sua vittoria hai analizzato i suoi dati: com’è andata?

Quel giorno ha fatto uno dei suoi migliori sprint vincenti.

Come è iniziato il vostro rapporto di collaborazione?

Abbiamo iniziato a lavorare insieme nel dicembre 2020 quando lui si è riunito al gruppo Quick Step. La nostra collaborazione è continuata fino alla fine del 2022, quando poi lui è andato all’Astana e abbiamo ripreso a lavorare insieme in questa stagione, quando anche io sono arrivato in Astana (su richiesta di Cav, ndr).

Vi è mai capitato di litigare sui programmi o su alcune scelte? E se sì, quali?

Abbiamo iniziato la stagione con un ritiro in quota in Colombia e poi abbiamo fatto il Tour of Colombia, che è andato molto bene, dato che lì ha vinto una tappa. Successivamente si è ammalato, quindi abbiamo dovuto modificare il suo programma di gare, saltando alcune corse di un giorno in Belgio. Abbiamo aggiunto il Giro di Turchia nel suo piano, come parte della sua preparazione, ma abbiamo mantenuto il suo piano originale, come stabilito già a novembre, fino al Tour.. 

È insolito che un atleta, soprattutto uno di punta come il Cav, decida di venire in Grecia: perché? E quando tutto questo è iniziato?

Nell’aprile del 2021 gli ho chiesto di venire per un training camp ad Atene, così ha fatto e gli è piaciuto molto. Lì nessuno lo riconosce perché il ciclismo non è così popolare in Grecia e possiamo allenarci sulle strade che io conosco molto bene. Da allora è venuto in Grecia altre quattro volte e ogni volta organizziamo dei camp davvero di ottima qualità. C’è una serie su Netflix che rende bene l’idea…

Ad Atene spesso a fine allenamento Cav era stremato, voleva mollare, ma Vasilis insisteva (foto @nassostphoto)
Ad Atene spesso a fine allenamento Cav era stremato, voleva mollare, ma Vasilis insisteva (foto @nassostphoto)
Tecnicamente come hai impostato tutto il lavoro?

A seconda del periodo e delle esigenze del corridore modifico il mio programma ma mi piace mescolare le sessioni (base, potenza, sprint) e le componenti del fitness. Ad esempio lavoro sulla massima potenza e sugli sprint per tutto l’anno e non solo in periodi specifici. 

In queste bellissime storie ci sono sempre aneddoti particolari: qual è il tuo? 

Abbiamo trascorso molto tempo insieme in allenamento, sicuramente ci sono stati momenti in cui era stanco e non riusciva a finire una sessione di allenamento difficile. In quelle occasioni  ho dovuto spingerlo al limite, perché sapevo che poteva farcela. E lui si arrabbiava con me, ma poi era felice che avessi insistito per completare la sessione. 

Puoi raccontarci della giorno di Saint Vulbas?

Prima dell’inizio abbiamo discusso della possibilità di vincere e il direttore ha fatto un piano chiaro che tutta la squadra ha eseguito al meglio. Durante quella tappa ho fatto la ricognizione e ho passato tutte le informazioni aggiornate sulla direzione del vento, i punti pericolosi sulla strada… a Zanini e Renshaw che erano i direttori sportivi in ammiraglia. Successivamente mi sono seduto sul bus della squadra insieme ad Alex Vinokourov e ad altri membri dello staff per guardare gli ultimi 20 chilometri della gara. Devo dire che eravamo tutti davvero in ansia perché sapevamo di avere buone possibilità di vincere. L’ultimo chilometro è stato davvero stressante ma dopo aver tagliato il traguardo eravamo al settimo cielo a festeggiare sull’autobus. Per me è stato un enorme sollievo dopo una stagione molto difficile e un grande premio per tutto il duro lavoro che abbiamo svolto insieme in questi ultimi mesi. È stato un momento di pura gioia!

E la sera?

Ovviamente eravamo tutti molto contenti. Più tardi in serata, durante la cena, Mark ha tenuto un discorso e ha ringraziato tutti i corridori e lo staff che hanno creduto in lui e in questo progetto a cui tutti lavoriamo da novembre. Abbiamo bevuto dello champagne, ma a parte questo si vedeva che tutti erano davvero felici e sollevati perché la missione è compiuta!

Un mese in Grecia, così Anastopoulos ha rimesso in forma Cav

14.05.2024
4 min
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Mark Cavendish è tornato a ruggire. Lo ha fatto al Giro di Ungheria, spazzando via la sua primavera complicata. Anche se tutto sommato la stagione era iniziata benino, con dei buoni allenamenti in quota in Colombia e una vittoria sempre nella corsa sudamericana.

Poi ecco marzo ed e con esso i problemi, che si sono ufficialmente materializzati alla Tirreno-Adriatico. Tirreno finita con zero sprint disputati e un ritiro anticipato, per il corridore dell’Astana Qazaqstan. Hanno provato a fargli fare la Milano-Torino qualche giorno dopo, ma ancora nulla di buono. Calendario rivisto: tra Grecia, Turchia, ancora Grecia e Ungheria.

Mark Cavendish con Vasilis Anastopoulos sulle alture attorno Atene (foto Instagram)
Mark Cavendish con Vasilis Anastopoulos sulle alture attorno Atene (foto Instagram)

Un mese in Grecia

Al Giro d’Italia le imprese magiare di Mark non sono passate inosservate, così come non è passato inosservato il suo training camp in Grecia. Il suo storico coach, Vasilis Anastopoulos, se lo è portato a casa. E chi conosceva il tecnico greco sapeva che lì avrebbe messo l’ex iridato a regime.

«Ho deciso – spiega coach Antastopoulos – di portarlo in Grecia perché così era previsto dall’inizio della stagione. Mark si è venuto ad Atene all’inizio di aprile per allenarsi insieme a me. È la terza volta che viene in Grecia per un camp. Gli piace molto, quindi abbiamo deciso di ripetere questa sessione anche quest’anno». 

«In più il fatto che in Grecia il ciclismo non sia così popolare, fa sì che quasi nessuno riconosca Cav, ed è una cosa che Mark stesso gradisce. Lui ama allenarsi senza ricevere troppa attenzione e restare concentrato».

A Valle Castellana, alla Tirreno, Cav scortato da Morkov, è fuori tempo massimo
A Valle Castellana, alla Tirreno, Cav scortato da Morkov, è fuori tempo massimo

La forma arriva

Antastopoulos conosce Cavendish come pochi altri. Sa i suoi punti forza e le sue debolezze. Probabilmente la sua presenza costante fa bene al corridore inglese. Da una parte lo esalta, dall’altra gli dà la tranquillità necessaria, la sicurezza che sta lavorando bene. E infatti i risultati si sono visti, anzi, rivisti in Ungheria.

«L’inizio della stagione – va avanti Vasilis – è stato molto positivo con il ritiro in Colombia e la vittoria di tappa lì, ma poco prima della Tirreno Cav si è ammalato. Ha preso un raffreddore molto forte che è durato circa due settimane e mezzo. Quindi insieme allo staff medico della squadra abbiamo preso la decisione di annullare la sua partecipazione alle gare primaverili in Belgio e di lasciargli invece del tempo per recuperare bene».

«E infatti anche per questo non sono stupito che abbia vinto in Ungheria. Tutto sommato era vicino a vincere anche la tappa finale in Turchia, che si è tenuta due settimane prima. Quel giorno ebbe un problema meccanico».

A Kazincbarcika, Cavendish (classe 1985) ha colto la sua vittoria numero 164
A Kazincbarcika, Cavendish (classe 1985) ha colto la sua vittoria numero 164

Volume e intensità

In Grecia quindi Cavendish ha trovato le condizioni migliori per allenarsi. Clima buono, percorsi giusti e appunto un coach che lo ha seguito passo, passo… ogni giorno. La gara ungherese era un passaggio importantissimo per l’ormai mitica 35ª vittoria del Tour de France.

In Ungheria Cav è persino andato in fuga nella tappa finale: pensate che motivazione…

«Qui in Grecia – dice Antastopoulos – possiamo combinare alcune lunghe pedalate di resistenza con un po’ di lavoro a ritmo elevato senza problemi. Abbiamo trascorso quasi un mese ad allenarci in qui. Il piano includeva un po’ di tutto. Abbiamo iniziato con alcune pedalate lunghe e facili per concludere con un po’ di lavoro ad alta intensità e sprint da dietro moto».

Non solo ha vinto: in Ungheria Cav è anche andato in fuga. Un ulteriore ottimo allenamento
Non solo ha vinto: in Ungheria Cav è anche andato in fuga. Un ulteriore ottimo allenamento

Verso il Tour

«Come sono i suoi valori? Abbiamo ancora del lavoro da fare – specifica Anastopoulos – ma per il momento il suo livello è abbastanza buono».

Infine abbiamo chiesto al tecnico greco se c’è mai stata l’idea di portare Cavendish al Giro d’Italia. Si poteva pensare che senza più troppe gare nelle gambe, la corsa rosa potesse essere un buon viatico per lui. Ma si sa, di questi tempi, correre senza essere al top è controproducente.

«No, l’idea di portarlo al Giro d’Italia non è mai stata presa in considerazione. Siamo rimasti fedeli al nostro piano. Dai prossimi giorni faremo un ritiro in quota a Sierra Nevada, poi ci sarà il Tour de Suisse e quindi ecco il Tour de France».

Il rientro in corsa di Ballerini: ce ne parla il fisioterapista

13.05.2024
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Davide Ballerini è tornato a correre e di quanto questo gli fosse mancato ne abbiamo già parlato. La prima corsa in maglia Astana Qazaqstan è stata il Giro di Turchia, dopo il quale è arrivata la convocazione al Giro d’Italia. Una ripresa che gli è costata tanta fatica e delle rinunce importanti, come la partecipazione alle Classiche del Nord. La sofferenza nel riprendere in mano la bici e riallacciare il filo della sua carriera è stata tanta. Una grande mano gliel’ha data Martino Donati, fisioterapista responsabile del Centro Rehability Lugano

«Davide è arrivato da noi – racconta Martino Donati – l’11 gennaio per un problema al ginocchio sinistro, ma con un dolore difficile da classificare. Aveva un danno alla cartilagine che portava scompenso alla pedalata che a sua volta causava l’infiammazione ai tendini sottorotuleo e sovrarotuleo, i quali agivano per proteggere la parte danneggiata. Il danno era causato da tre traumi consecutivi: il primo avvenuto a marzo 2023 in occasione del Fiandre, il secondo ad aprile alla Roubaix e il terzo a fine luglio. Quello più importante è l’ultimo, avvenuto al Giro del Belgio che ha portato al trauma rotuleo e ad una conseguente perdita di potenza e fluidità nella pedalata».

Davide Ballerini e Vincenzo Nibali: al centro Martino Donati fisioterapista che ha lavorato con entrambi
Davide Ballerini e Vincenzo Nibali: al centro Martino Donati fisioterapista che ha lavorato con entrambi

Riposo

Ballerini stesso ci aveva raccontato che il trauma rotuleo fosse stato in qualche modo sottovalutato ed aveva continuato a pedalarci sopra. 

«Continuando l’attività – spiega il fisioterapista – il dolore non si è mai riassorbito. Davide aveva giorni in cui soffriva parecchio e altri in cui poteva allenarsi tranquillamente. Questo era dovuto al fatto che se la cartilagine viene lasciata a riposo, il dolore diminuisce. Il problema è che nel gesto della pedalata la rotula sfrega contro il femore e se si ha un’infiammazione alla rotula continuare ad allenarsi non aiuta».

Quindi in primo luogo cosa avete fatto?

La prima visita l’abbiamo fatta su richiesta del dottor Magni, medico dell’Astana che ha chiesto un nostro parere. Con lui abbiamo già collaborato ai tempi di Nibali e Pozzovivo. Ballerini è arrivato l’11 gennaio e abbiamo fatto subito un quadro anamnestico per capire la storia medico-clinica. Questa operazione l’hanno fatta il dottor Jeanclaude Sedran, massimo esperto per l’articolazione femoro-rotulea e il dottor Magni. Hanno effettuato una risonanza con contrasto che ha evidenziato un danno cartilagineo non riparato. 

Cosa si è fatto poi?

La guarigione, non ancora totalmente avvenuta, è stata portata avanti in tre fasi che hanno occupato altrettanti mesi di lavoro. 

La prima parte di lavoro è stata effettuata in palestra con lavori a secco
La prima parte di lavoro è stata effettuata in palestra con lavori a secco
In cosa consisteva la prima parte?

E’ quella che si chiama infiammatoria o fase acuta, dove il dolore è forte e insistente. Per prima cosa abbiamo subito tolto la bici e si è lavorato per ridurre l’edema osseo. Cosa che abbiamo fatto attraverso la magnetoterapia, camera iperbarica e terapia di rinforzo. Si è fatta anche un’infiltrazione con liquido PRP e Acido Ialuronico. Per accelerare la riparazione del danno alla rotula abbiamo sottratto del sangue e usato la parte corpuscolare, ricca di cellule staminali, per far ripartire il processo di infiammazione. Una tecnica che ha permesso un recupero molto più rapido. 

Poi è stato il momento della seconda fase?

Sì, quella subacuta dove il dolore è lieve e c’è stato un processo di riparazione tissutale. E’ iniziata così la fase di recupero della massa muscolare persa, sia sui rulli che in palestra. Per prima cosa abbiamo fatto una visita biomeccanica e corretto la posizione in bici dando un assetto neutro all’atleta. Il rinforzo vero e proprio è partito dalla palestra, con dei lavori a secco con stacchi, affondi e squat. Da un test effettuato era emerso che Ballerini aveva un deficit del 23 per cento sulla gamba sinistra. Dai dati si vedeva come la gamba destra compensasse in fase di spinta e frenata. 

Ballerini ha sempre curato la forza per recuperare il deficit del 23 per cento tra la gamba sinistra e quella destra
Ballerini curato tanto la forza per recuperare il deficit del 23 per cento tra gamba sinistra e destra
Avete usato tecniche particolari?

Per accelerare il recupero è stata utilizzata la tecnica BFR (Blood Flow Restriction). In poche parole si tratta di una fascia che nel caso di Ballerini è stata applicata nella zona dell’anca. Funziona come un laccio emostatico, la gamba lavora senza ossigeno e si può così caricare sul muscolo senza stressare l’articolazione. E’ come lavorare con un bilanciere da 200 chili ma senza nessun peso addosso. 

Sui rulli che cosa si è fatto?

Questa fase è stata curata dal suo preparatore Vasilis Anastopoulos. Le sessioni di allenamento erano brevi, di quaranta minuti massimo, e tutte in Z2. Il lavoro da fare era di mantenimento. 

La rimessa in sella ha comportato innanzitutto una seduto biomeccanica per riequilibrare l’asetto
La rimessa in sella ha comportato innanzitutto una seduto biomeccanica per riequilibrare l’asetto
Terza e ultima fase?

La riatletizzazione, avvenuta nell’ultimo mese. Ballerini è tornato in bici e si è messo a fare blocchi di lavoro di tre giorni in maniera progressiva. Siamo partiti con un’ora e mezza di allenamento due giorni consecutivi per poi riposare nel terzo. Se il corridore non lamentava dolori si aumentava di 30 minuti, così ogni blocco fino ad arrivare a cinque ore di pedalata. Anche in questo caso solo fondo, niente lavori specifici. Il giorno di riposo però non era fermo, ma caricava tanto in palestra. 

Venivano fatti altri controlli?

Solo per monitorare vari dolori da assestamento come ai glutei, schiena o gamba destra. Infine abbiamo sistemato nuovamente la posizione in bici e il 29 marzo Davide è partito per il Teide con la squadra. 

Il miglior piazzamento di tappa in questo Giro, fino ad ora, è il sesto posto ad Andora
Il miglior piazzamento di tappa in questo Giro, fino ad ora, è il sesto posto ad Andora
Lavoro finito per voi?

No. A distanza, mentre era in ritiro, il nostro preparatore Tommaso Doro che lo ha seguito in tutte le fasi, gli indicava comunque dei lavori di forza in palestra. Sessioni meno intense, ma volte a rinforzare sempre la gamba sinistra, anche perché il recupero era avvenuto, ma non ancora in maniera totale.

In che senso?

Che Ballerini è arrivato ad avere un deficit tra gamba sinistra e destra del 6 per cento. Ancora compensa con l’altra gamba nella fase di spinta, ma è normale. Ora con il ritorno in corsa avrà modo di recuperare definitivamente.

Ballerini ci ha detto che ancora deve tenere sotto controllo la gamba infortunata.

Sì, a fine Giro andremo avanti con il lavoro per recuperare al massimo e lo porteremo, compatibilmente con le gare, fino a fine stagione. La cosa importante sarà lavorare bene fin dal prossimo inverno per ripianare completamente tutto. Fino a fine stagione migliorerà, poi ci sarà una ricostruzione da fare che partirà dal prossimo inverno.

Cavendish in altura. Coach Anastopoulos ci va con le pinze

25.01.2024
4 min
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Mark Cavendish, forse l’emblema del velocista, sta lavorando in altura in Colombia. Altri colleghi sprinter invece non vogliono sentir parlare di training camp in quota. Uno su tutti? Mads Pedersen. Ma dopo tanti anni di esperienza e con il ritorno del suo allenatore, Vasilis Anastopoulos approdato quest’inverno all’Astana Qazaqstan, Cav ha trovato nuove certezze. Cerchiamo dunque di capire come sta lavorando.

Cavendish inizierà la sua stagione proprio in Sudamerica. Dopodiché andrà al UAE Tour e quindi affronterà la Tirreno. Tre corse a tappe prima della Milano-Sanremo, primo appuntamento da bollino rosso della stagione. Ma il suo grande obiettivo è un altro… L’inglese vuol essere al suo massimo per luglio quando ci sarà di scena la Grande Boucle.

Anastopoulos (a destra) è l’allenatore di Cavendish (foto Instagram)
Anastopoulos (a destra) è l’allenatore di Cavendish (foto Instagram)

Cav in Colombia

La rincorsa al fatidico record assoluto di vittorie al Tour è il nocciolo della questione. Cavendish vuol staccare anche Merckx. E sarebbe tra i pochi ad esserci riuscito! Scherzi a parte in Colombia l’ex iridato è con diversi compagni di squadra. Molti di questi condivideranno con lui una buona fetta della stagione agonistica. Si lavora dunque anche sulle affinità del treno e del gruppo che dovrà scortare Mark.

«Cavendish – spiega Anastopoulos – inizierà la sua stagione con la tournée in Colombia e questa va inquadrata come parte della sua preparazione iniziale. Le sue condizioni per ora sono okay. Sin qui abbiamo lavorato principalmente sulle ore di bici e meno sugli sprint».

Il programma di Cavendish è sostanzioso. Sarà in Colombia per tre settimane: due di allenamento e una di gara. Pertanto il suo approccio all’esordio stagionale, soprattutto perché sarà in quota, è ben calibrato. Anastopoulos non vuol sbagliare nulla e conosce bene certe dinamiche.

Lo scorso anno a Bordeaux, Philipsen tolse a Cavendish la gioia del record assoluto di vittorie al Tour. Forse ora non sarebbe di nuovo in pista
Lo scorso anno a Bordeaux, Philipsen tolse a Cavendish la gioia del record assoluto di vittorie al Tour

Più ore che intensità

Tanti coach infatti ci hanno detto in questi anni che in quota è difficile, se non controproducente, eseguire lavori massimali. Il lavoro di Cav va preso con le pinze.

Viene dunque da chiedersi come farà Cavendish ai 2.125 metri di Rionegro, nei pressi di Medellin ad uscire più forte di come è arrivato. In fin dei conti un velocista è chiamato a fare determinati sforzi massimali per migliorare. Almeno così è lecito pensare.

Ma Anastopoulos ha le idee chiare: «Il motivo principale per cui Mark fa il ritiro in quota in Colombia è perché vuole migliorare la sua capacità aerobica. Combina alcune lunghe pedalate con un po’ di lavoro anaerobico, in questo caso si tratta di sforzi la cui durata è breve». Il coach greco dunque non va ad intaccare la parte metabolica anaerobica a quanto pare.

Quindi sprint e lavori massimali sì, ma con moderazione. E sempre Anastopoulos riferisce che a parte alcune sessioni specifiche a corpo libero, Cav non solleverà pesi in palestra durante questo training camp sudamericano.

L’inglese (classe 1985) durante uno dei suoi sprint brevi in Colombia (foto Instagram)
L’inglese (classe 1985) durante uno dei suoi sprint brevi in Colombia (foto Instagram)

Massima attenzione

L’argomento “alta quota e lavori intensi” resta questione di dibattito. Lo dicono la scelta differente di alcuni sprinter, ma anche di cacciatori di classiche.

Abbiamo visto per esempio che Battistella quest’anno punterà solo sulle corse di un giorno e sulle brevi gare a tappe (niente grandi Giri), andrà in altura mentre molti belgi da classiche non lo faranno. Lo stesso Pogacar ha detto che eviterà l’alta quota prima del Giro per essere più brillante per le Ardenne. E ci ricordiamo ancora dell’esperienza di Consonni e Rota dopo l’altura, proprio in Colombia, dell’anno scorso. I due lavorarono forte. Al ritorno, all’inizio volavano, poi però pagarono dazio. E furono loro stessi a raccontarci di determinate difficoltà.

«Esistono molti modi per affrontare l’altura – spiega Anastopoulos – ma bisogna sempre stare attenti a ciò che si fa. Come detto, Cavendish sta facendo soprattutto ore di sella e solo delle brevi sessioni esplosive e per ora sembra rispondere bene.

«Per me anche se si è uno specialista delle classiche fare almeno un ritiro in quota è necessario. Se non è possibile, si può fare un camp al livello del mare, ma credo davvero che i benefici che si ottengono con l’altura siano maggiori. Anche per questo Mark tornerà in quota a maggio. Andremo a Sierra Nevada».

Anastopoulos, il gruppo e Remco: i giorni del Teide…

23.04.2023
5 min
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Tra poche ore scatta la Liegi-Bastogne-Liegi. Remco Evenepoel è arrivato in Belgio giusto in tempo la ricognizione del venerdì. Ma forse stavolta correrà la Doyenne con un pensiero in più: il Giro d’Italia, come del resto ci ha detto anche Cattaneo pochi giorni fa. Il campione del mondo ha concluso il suo lungo ritiro sul Teide. Con lui c’erano molti (alcuni) dei ragazzi che lo seguiranno nella rincorsa alla maglia rosa e il coach Vasilis Anastopoulos.

Il preparatore greco segue in prima persona i ragazzi del team. Ed è anche un buon “amuleto” se così possiamo dire. Visto che non è la prima volta che Remco scende dall’altura quando c’è lui e poi vince.

Ad Anastopoulos abbiamo chiesto come sono andati i lavori in mezzo all’Oceano Atlantico. E lo abbiamo fatto partendo dal gruppo. Un gruppo che sembra davvero divertirsi. Remco che getta l’acqua addosso a Masnada mentre scherza su un gioco per bambini ad un parco giochi. Le foto che scherzano sulle posizioni a crono, quelle dei ragazzi durante la “sosta Coca Cola”. E chiaramente allenamenti molto intensi, come i 220 chilometri e oltre 3.500 metri di dislivello di qualche giorno fa.

Arrivato nella notte in Belgio, Evenepoel venerdì mattina ha fatto la ricognizione coi compagni nel finale della Liegi
Arrivato nella notte in Belgio, Evenepoel venerdì mattina ha fatto la ricognizione coi compagni nel finale della Liegi
La prima cosa che ci ha colpito è che si è visto davvero un gruppo affiatato. Tante battute sui social… Cosa significa per un allenatore? E per una squadra…

È un bel gruppo di corridori. L’atmosfera a tavola è molto buona e rilassata, quindi è un piacere lavorare con questi ragazzi. Rende il mio lavoro molto più semplice, poiché completano il piano di allenamento quotidiano senza problemi e soprattutto vedo che sono felici di farlo! Significa molto per una squadra avere un gruppo i cui componenti hanno un rapporto buono e rilassato tra loro perché aiuta a lavorare come una macchina ben oliata!

Soudal-Quick Step è sempre stata una squadra per le classiche, ma dall’ultima Vuelta (e con Remco) qualcosa è cambiato. Rispetto ad una UAE Emirates e a una Jumbo-Visma, ti manca ancora qualcosa in termini di uomini per aiutare il leader? Anche l’esperienza conta…

Penso che abbiamo dimostrato l’anno scorso alla Vuelta, dove abbiamo corso metà gara con sei corridori, Serry si è dovuto fermare alla tappa 9 a causa del Covid e Julian (Alaphilippe, ndr) alla tappa 11 a causa della sua caduta, che abbiamo una squadra forte per aiutare i nostri capitani. Certo, abbiamo bisogno di qualche aggiunta al nostro team per i grandi Giri, ma sono sicuro che è qualcosa su cui Patrick Lefevre sta già lavorando.

Quanto tempo siete stati in quota? E perché così tanto?

Siamo rimasti all’altitudine del Teide per tre settimane, poiché ci sono forti prove scientifiche che questa quantità di tempo è necessaria per vedere i benefici nelle prestazioni. Lo abbiamo fatto anche in passato e abbiamo visto che questo periodo funziona perfettamente per la maggior parte dei nostri corridori per ottenere il profitto più fisiologico da un campo.

Remco ha corso poco e oggi va fortissimo: come si fa a superare il “problema” del passo gara? Soprattutto andrà direttamente a Liegi …

Ha appena completato un ottimo blocco di allenamento e la mancanza di gare non è un problema per lui. L’anno scorso ha fatto un grande blocco di allenamento in quota a Livigno, poi è andato a San Sebastian dove ha vinto “in solitaria”. E’ lo stesso percorso che seguirà quest’anno verso Liegi.

Molta resistenza o anche lavoro esplosivo (intenso)?

Poiché il gruppo proveniva dal Catalogna, abbiamo lavorato su un buon recupero nella prima settimana. A questo è seguito un blocco di molta resistenza, unita a dei lavori più intensi per le due settimane successive.

Dall’esterno ho visto un super feeling tra Masnada e Remco: sarà l’ultimo uomo per la salita? O l’uomo di fiducia?

“Masna” gioca un ruolo fondamentale nella nostra squadra, ma in questo momento ci sono dieci corridori nella lunga lista del Giro. Se passerà questa selezione finale, sarà uno dei corridori che aiuteranno Remco in montagna sicuramente.

Per Anastopoulos, Remco alla Liegi non avrà problemi di ritmo gara. Lo scorso anno dopo essere sceso dall’altura dominò San Sebastian
Per Anastopoulos, Remco alla Liegi non avrà problemi di ritmo gara. Lo scorso anno dopo essere sceso dall’altura dominò San Sebastian
C’è un aneddoto, un fatto durante questo training camp che ti ha colpito molto? 

Non posso dare una buona risposta a questa domanda, ma posso dire che lascio il training camp con un grande sorriso e una grande soddisfazione per il lavoro svolto dai ragazzi!

Seguirai i ragazzi direttamente al Giro d’Italia?

No, sarà il nostro head coach (capo allenatori, ndr) Koen Pelgrim a seguire la squadra per il Giro, visto che io sarò in Sierra Nevada per un ritiro in quota con il team che poi andrà al Tour de France.

Vasilis, ma con tutta questa altura tu andrai più forte dei corridori! Una curiosità: come trascorre il tempo un allenatore in ritiro in quota?

La mattina seguo i ragazzi in allenamento. Dopo l’allenamento devo analizzare la seduta e le schede degli altri ragazzi che alleno in squadra, ma che non sono presenti. Poi programmare la giornata successiva. Quando finisco, è già ora di cena. C’è giusto il tempo di fare quattro chiacchiere con la mia famiglia a casa. Ed è già ora di andare a letto. Quindi non c’è poi molto tempo libero in un training camp in altura!

Sauna in quota, tra relax e feeling con il caldo

14.08.2022
5 min
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Andare in altura per sfuggire al caldo… e poi ricercarlo facendo la sauna. Può sembrare una contraddizione, ma non è del tutto così. Di questa pratica ci parlò lo scorso anno Alberto Dainese. Domenico Pozzovivo ci aveva detto che andava sull’Etna per potersi allenare al caldo porprio per evitare di fare la sauna come fanno molti corridori a Livigno. E sulla sua falsariga anche Paolo Alberati. Quest’ultimo aveva aggiunto che andando sul vulcano siciliano anziché sulle località alpine si evitava il successivo passaggio del riadattamento del pedalare con le alte temperature.

Ma quali vantaggi apporta la sauna in altura? E come si fa? Per saperne qualcosa in più ci viene incontro Stefano Oldani (e non solo lui). Il corridore della Alpecin-Deceuninck, che dell’altura è un vero habitué (dopo il Giro di Danimarca ci tornerà per la quarta volta in stagione), è tra coloro che si sono avvicinati a questa pratica… ma con le dovute proporzioni.

Oldani e la sua squadra hanno lasciato il Polonia per dei casi di Covid. Il re della tappa di Genova al Giro sarà al Danimarca
Oldani e la sua squadra hanno lasciato il Polonia per dei casi di Covid. Il re della tappa di Genova al Giro sarà al Danimarca

Tossine via

E’ dimostrato che, sopratutto per gli atleti, uno dei benefici della sauna, oltre al relax mentale, sia il rilascio di endocrina energizzante, più conosciuta come l’ormone del benessere psicofisico.

«Ci sono diverse utilità della sauna – spiega Oldani – io non sono un super amante di questa pratica se così possiamo definirla, ma comunque ci vado, anche se non tutti i giorni. La faccio per smaltire qualche tossina al termine di un blocco di allenamento e se il giorno dopo ho un giretto di scarico».

Quindi se Stefano fa due o tre giorni di carico, al termine del “microciclo” apre la porta della sauna e ci passa il canonico quarto d’ora. In quei 15 minuti si rilassa e si fa la sua bella sudata.

«Ma c’è chi la fa per restare acclimatato, o per non dimenticare del tutto le alte temperature quando poi scende in pianura. In questo modo il fisico riconosce le condizioni estreme di caldo.

«Però c’è anche a chi la sauna piace e la fa un po’ più spesso, anche solo per rilassarsi». Vedi Alessandro Covi.

L’idratazione è centrale nell’affrontare la sauna, specie per uno sportivo di endurance (foto Getty Image)
L’idratazione è centrale nell’affrontare la sauna, specie per uno sportivo di endurance (foto Getty Image)

Accorgimenti particolari

Prima di entrare in sauna però si devono osservare dei piccoli accorgimenti. Solitamente, ma non vale per tutti, vi si entra dopo aver recuperato un po’. Troppo elevato il rischio di un forte abbassamento di pressione entrandoci diretti dall’allenamento.

Senza contare che bisogna tenere conto dell’idratazione.

«Io solitamente – dice Oldani – a Livigno tornavo dall’allenamento, mi facevo la doccia, andavo a mangiare, mi rilassavo nel pomeriggio e poi prima di cena andavo in sauna. Ma non facevo solo quella. All’Alpen Resort, dove hanno anche la vasca di acqua calda e acqua fredda, facevo i miei 15′ di sauna, uscivo e alternavo le due vasche di acqua calda e fredda per attivare la circolazione delle gambe e quindi migliorare il recupero». 

«Si suda molto, è vero, ma l’importante alla fine è sempre reidratarsi bene. Se tu sai che in quei 15′ suderai tanto dovrai bere un po’ di più. Poi molto dipende anche dal soggetto. Io ad esempio non sudo tantissimo. Non ho bisogno di una grande integrazione di sali minerali, altrimenti mi gonfio come un pallone. Mi fanno grande ritenzione idrica, quindi per me è sufficiente bere dell’acqua».

«Ma non vuol dire che si debba trascurare questo aspetto, anche io devo calibrare l’acqua. Non bisogna andare in sauna dopo aver sudato molto in allenamento e senza magari aver bevuto correttamente dopo pranzo. Altrimenti si rischia davvero di pagarla cara».

L’austriaco Felix Gall (meno abituato al caldo) fa spesso la sauna. Da juniores, prima di Doha 2016 faceva i rulli indossando sacchi di plastica
L’austriaco Gall (meno abituato al caldo) fa spesso la sauna. Da juniores, prima di Doha 2016 faceva i rulli indossando sacchi di plastica

Stakanovisti della sauna

Ma c’è chi invece con la sauna ha avuto parecchio di più a che fare, come per esempio Jakub Mareczko.

«Kuba – dice Oldani – era con me a Livigno. A lui la sauna piace e la faceva spesso. Idem i ragazzi della Quick Step-Alpha Vinyl. Loro per esempio l’alternavano con delle docce fredde, qualche gironzolata per far passare il tempo necessario e poi rientravano nell stanza calda».

E c’è chi sempre nella sauna addirittura ci ha pedalato: almeno così si dice.

«Sì, vero – conferma Oldani – so che qualcuno lo ha fatto. Vogliono acclimatarsi alle condizioni estreme. Così come so di gente che ha fatto i rulli con i sacchi della spazzatura addosso per sudare di più. Sinceramente io non l’ho mai fatto e non penso che lo farò, mi sembra una pratica un po’ estrema e che va a stressare troppo il fisico».

Anastopoulos con i suoi ragazzi ha soggiornato presso l’Alpen Resort di Livigno, famoso anche per la sua grande spa
Anastopoulos con i suoi ragazzi ha soggiornato presso l’Alpen Resort di Livigno, famoso anche per la sua grande spa

In casa Quick-Step…

Vasilis Anastopoulos, preparatore della  Quick Step-Alpha Vinyl ha avuto sott’occhio i suoi ragazzi proprio a Livigno. Anche lui come Oldani ci dà indicazioni preziose.

«Perché facciamo la sauna in quota? Ci sono molte ricerche sull’uso della sauna – spiega il coach greco – ed è stato dimostrato che questa, soprattutto durante i giorni di riposo, è vantaggiosa per i ciclisti. Aumenta il flusso sanguigno, il volume del sangue ai muscoli e aiuta il corpo a disintossicarsi».

Anastopoulos ci dice anche che per questa pratica i corridori non sono seguiti direttamente da un medico. Tuttavia lo staff sanitario della Quick Step-Alpha Vinyl è ben al corrente di tutto ciò e ha messo a punto un protocollo.

Infine, Anastopoulos chiarisce forse la curiosità più ghiotta e cioè se davvero si fanno i rulli nella sauna oppure no.
«Accanto alla sauna alcuni corridori hanno fatto una sessione di allenamento (sui rulli, ndr) per abituarsi al calore. Si tratta di una pedalata della durata di 30-40 minuti in una stanza calda o nella sauna stessa, ma con una temperatura non superiore a 40 gradi».

La forza del Wolfpack, insieme anche a Livigno. Vero Vasilis?

10.07.2022
4 min
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La forza di una squadra sta nella squadra stessa. Può sembrare una frase fatta, ma questo è. Questo è quel che sta dimostrando la Quick Step-Alphavinyl in questi giorni a Livigno. E se il Wolfpack c’è ed è qualcosa di concreto, un motivo c’è.

Il super team belga è in ritiro in quota a Livigno. Nulla di speciale, se non fosse che non ci sono tre o quattro ragazzi, ma quasi una squadra “intera”. Sono in diciassette! Ritiri di tale entità di solito si vedono solo ad inizio stagione. 

Vasilis Anastopoulos, al centro con alcuni dei suoi ragazzi in questi giorni a Livigno
Vasilis Anastopoulos, al centro con i suoi ragazzi in questi giorni a Livigno

Anastopoulos per tutti!

Li dirige uno dei preparatori della Quick Step-Alpha Vinyl, Vasilis Anastopoulos. Il preparatore greco ci “apre le porte” del training camp e ci spiega più o meno come lavorano, con così tanti rider. Organizzare le uscite nel pieno della stagione, quando stati di forma ed obiettivi sono diversi da corridore a corridore, non deve essere semplice.

«Inizialmente – dice Vasilis – era previsto che in ritiro ci fossero due allenatori e un direttore sportivo, ma a causa dei casi Covid che la squadra ha avuto al Tour, Davide Bramati è dovuto andare in Francia. Presto arriverà a darmi una mano Koen Pelgrim, il capo allenatore della squadra. Arriverà per la seconda settimana.

«Così sono rimasto solo con 17 corridori, ma sono tutti professionisti! E tutti seguono il piano di allenamento quotidiano».

Un piano che è davvero ben cadenzato. Tutto avviene con un ordine quasi militare, si potrebbe dire. Ma è giusto così, altrimenti non sarebbe facile lavorare come squadra.

«Una nostra giornata tipo si presenta così: alle 8 colazione. Alle 9,20 esercizi di attivazione di base. Dieci minuti dopo partiamo per l’allenamento, che solitamente termina verso le 15. Alle 15,30 andiamo a pranzo. Un po’ di relax e alle 17 ci sono i massaggi. Alle 19,30 si cena e poi verso le 22 tutti in stanza per andare a letto».

Le gallerie di Livigno. La sicurezza è garantita non solo dall’ammiraglia, ma anche dai supporti di Garmin (foto Instagram)
Le gallerie di Livigno. La sicurezza è garantita anche dai supporti di Garmin (foto Instagram)

Preparatori interni

Si diceva del lavoro di squadra. Molto è legato anche al fatto che i corridori hanno dei preparatori interni. Non succede che l’atleta arriva con la sua tabella e poi si rivede con i compagni a sera.

Tante volte ci si lamenta delle differenze fra WorldTour e professional, ma spesso non si tratta solo di questioni economiche o di budget. Le squadre, tutte, siano esse WorldTour o professional, i coach li hanno e li mettono a disposizione. Sono i corridori che preferiscono altre strade.

Non solo. Tante volte i preparatori esterni vedono l’atleta a inizio anno e poi, tra gare, trasferte, impegni, periodi di stacco, non li vedono più. Lavorare solo sui file a certi livelli non basta. Per chi ha i preparatori interni questa problematica non sussiste.

Quali sono dunque i vantaggi di avere tutti i preparatori interni al team in un training camp? «Nella squadra ci sono quattro allenatori – spiega Anastopoulos – e i corridori sono divisi tra noi. Non permettiamo ai corridori di lavorare con preparatori esterni, quindi abbiamo il controllo di ciò che i corridori stanno facendo anche quando sono a casa.

«Prima dei ritiri ci incontriamo e disegniamo un piano per i corridori, pertanto siamo tutti sulla stessa linea. In questo modo noi, i preparatori, rimaniamo sempre connessi e sappiamo esattamente che tipo di allenamento deve fare ogni ciclista».

Ballerini su un tratto in ciottoli presso Andermatt. Il pavè per il Wolfpack non manca mai, neanche in quota!
Ballerini su un tratto in ciottoli presso Andermatt. Il pavè per il Wolfpack non manca mai, neanche in quota!

Crono, forza e pavè

Certo però che lavorare con 17 ragazzi tutti insieme non è facile. Ci sono atleti dalle diverse caratteristiche e con obiettivi agonistici differenti, per tipologia e distanza temporale da questa o quella gara.

«Tutti insieme hanno pedalato nei primi tre giorni (quelli dell’adattamento all’altura, ndr). Poi in alcuni giorni, i ragazzi vengono divisi in due o anche tre gruppi – dice Anastopoulos – poiché fanno diversi tipi di allenamento. Sedute per scalatori, per sprinter, per cacciatori di classiche».

Ciascuno lavora su qualità e obiettivi specifici. Davide Ballerini, per esempio, quando ha visto un pezzo di ciottolato in uno dei giri che passava anche per Andermatt, ne ha approfittato per “ripassare” un po’ di pavè nel centro storico di questa località in Svizzera!

«Nella prima settimana – conclude il tecnico greco del Wolfpack – il focus principale è stato sull’adattamento alla quota, sull’aumento del volume e sulla forza, principalmente SFR. Nella seconda settimana, invece, aumenteremo l’intensità, gli allenamenti di interval training e aggiungeremo anche un po’ di lavoro sulla crono a squadre».