Doppietta crono e arrivo in salita: una gestione delicata

08.05.2024
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Questo Giro d’Italia propone due doppiette particolari: la crono e la tappa di montagna a seguire. Sarà così dopodomani con la tappa contro il tempo di Perugia e il successivo arrivo a Prati di Tivo, e  fra otto giorni con la crono di Desenzano del Garda e l’arrivo di Livigno a seguire.

Doppiette simili mettono un filo di più in allarme gli uomini di classifica, specialmente gli scalatori. La gestione è importante e va inquadrata nelle due giornate, come ci spiega Paolo Artuso, preparatore in seno alla Bora-Hansgrohe, squadra che tra l’altro ha Daniel Felipe Martinez, un papabile del podio di Roma.

Artuso è approdato alla Bora-Hansgrohe nel 2023
Artuso è approdato alla Bora-Hansgrohe nel 2023
Paolo iniziamo dall’avvicinamento alla crono. Forse dalla tappa precedente, quella di Rapolano in questo caso. Come ci si approccia alla crono e alla doppietta che dicevamo?

Il protocollo di recupero di base è sempre quello che precede una crono, almeno noi in Bora facciamo così. L’obiettivo resta uno: recuperare il più velocemente possibile dalla tappa precedente. La vera differenza più che nella doppietta in sé sta nel tempo fra luna e l’altra. La prima infatti arriva dopo sette tappe, la seconda dopo 14. 

Con gli atleti che saranno più stanchi…

Esatto. Per questo ragioniamo su una doppietta alla volta. Intanto affrontiamo al meglio questa, poi fra sette, otto giorni si vedrà. Si valuteranno i ragazzi e vedremo.

Quanto conta il tipo di percorso della crono?

Noi, come altri, abbiamo già fatto i sopralluoghi. Abbiamo i nostri dati, i filmati. Sono due cronometro lunghe, specie la prima. Verso Perugia ci sono 33 chilometri pressoché piatti che vanno in una direzione, poi c’è questo chilometro e mezzo molto duro, e a seguire un tratto ondulato che porta al traguardo: pertanto abbiamo studiato una strategia “no aggressive”. Cioè non bisogna andare in over pacing…

Cioè fuorigiri nella prima di queste tre parti. E allora come si fa? Si balla attorno alla soglia?

Consideriamo che durerà sui 50′ e quindi non si può andare a tutta dall’inizio alla fine. Quindi nella prima parte si viaggerà tra un 4-6% sotto la soglia. Sullo strappo si guarda il Vo2 Max e non la soglia e nel finale si dà tutto. Poi molto dipenderà dal vento.

Cioè?

Se è contro, per fare un chilometro orario in più si spreca di meno. Se è a favore, con le aerodinamiche che ci sono, per aumentare di un chilometro orario si spende molto di più.

Hai parlato del recupero: a livello d’integrazione come si fa?

Come dicevo prima, tutto resta uguale, poi ogni team ha la sua strategia specifica e il suo protocollo. Adesso prima delle crono si è soliti usare il bicarbonato, che aiuta l’atleta ad andare un po’ più in profondità negli sforzi ad alta intensità (prolunga la resistenza allo sforzo lattacido, ndr). Però il suo utilizzo è molto soggettivo. In più ha l’effetto collaterale, chiamiamolo così, che trattenendo i liquidi, il giorno dopo si pesa quel chiletto in più… non è il massimo per fare una tappa di montagna.

Il bicarbonato di sodio, qui in forma pura ma presente negli integratori, si utilizza in previsione di sforzi massimali
Il bicarbonato di sodio, qui in forma pura ma presente negli integratori, si utilizza in previsione di sforzi massimali
Però è anche vero che il giorno dopo, magari prima della scalata finale quel chiletto in più di liquidi si è perso strada facendo…

Sì, ci sta. Come detto è molto soggettivo l’uso del bicarbonato. E tutto sommato, in una tappa come quella di Prati di Tivo in cui la vera parte dura è quella finale, si ha tempo di “svuotarsi”.

Pozzovivo ci diceva che gestire questa due giorni non è facile, anche a livelli di posizione, di muscoli, di utilizzo di materiali diversi… Cosa ne pensi?

Che ha ragione. Si utilizzano muscoli differenti a partire da alcune parti del quadricipite e del gluteo, tuttavia non credo che le difficoltà derivino, almeno se non hai problemi di base con la bici da crono, dall’utilizzo di materiali e posizioni diverse. Perché comunque oggi i ragazzi escono molto con la bici da crono. Il fisico ci è abituato. Si fanno i lavori. Un accorgimento è che nel defaticamento post gara per le due tappe precedenti, sui rulli si mette la bici da crono, così da riprendere il feeling con la posizione. Insomma, non è tanto un problema di posizione, ma di sforzo della due giorni.

Già dalla prima tappa Pogacar ha iniziato a fare il defaticamento con la bici da crono
Già dalla prima tappa Pogacar ha iniziato a fare il defaticamento con la bici da crono
E come si gestiscono questi sforzo?

Appunto con una buona strategia a partire dalla crono. Magari spendi e spandi per fare 15” in meno nella crono e poi il giorno dopo a causa di quello sforzo ulteriore ne perdi 30”. Poi nella tappa in salita non puoi fare troppe tattiche, devi spingere e basta nella scalata finale.

A livello di massaggi, si fa qualcosa di differente? Magari s’interviene più sulla parte alta…

Non è il mio terreno, ma di base direi no. A meno che non ci siano problematiche specifiche. Come dicevo, gli atleti sono abituati ad utilizzare le due bici. Se ci sono così grandi problemi c’è qualcosa che non va nella preparazione. Noi da mesi abbiamo lo scheletro di quel che si deve fare giorno per giorno.

Paolo, hai parlato di defaticamento: come avviene nelle tappe che precedono questa doppietta?

Non è diverso dagli altri defaticamenti. Di solito si fanno dai 10′ ai 12′ in Z1, con qualche breve passaggio in Z2, in agilità. Almeno noi in Bora facciamo così.

Chi è più a rischio in questa doppietta: lo scalatore o il cronoman?

Se parliamo di scalatori che sono anche uomini di classifica, ormai c’è poca distinzione, visto che gli stessi scalatori vanno forte anche a crono. La doppietta va a sfavore di chi non sta bene. Per esempio crono così lunghe piacciono a Dani Martinez. E’ uno che la bici da crono la usa spesso, riesce a restare concentrato a lungo, cosa affatto banale, e in salita va bene.