Fizik, marchio tutto italiano specializzato nella produzione di selle per biciclette, ha recentemente annunciato con grandissimo entusiasmo l’avvio della propria, nuova collaborazione con i team UAE Emirates XRG e UAE Team ADQ. A partire dalla corrente stagione 2025, Fizik diventa dunque il fornitore ufficiale di selle per entrambe le squadre, consolidando il proprio ruolo di protagonista nell’innovazione e nella qualità nel mondo del ciclismo professionistico.
La partnership garantirà ai ciclisti l’accesso all’intera gamma di selle Fizik, inclusi i modelli Adaptive, realizzati con tecnologie di stampa 3D. Queste selle rivoluzionarie integrano imbottiture uniche con zone di comfort funzionali differenziate, adattandosi perfettamente alle esigenze specifiche di ogni atleta. Inoltre, grazie alla linea One-to-One, Fizik offrirà selle completamente personalizzate, progettate e prodotte in 3D su misura per ciascun corridore. Durante un recente ritiro in Spagna, il team Fizik ha lavorato a stretto contatto con gli atleti per analizzare le loro posizioni in sella e gli stili di guida. Questo approccio ha permesso di selezionare le soluzioni migliori per ogni ciclista, garantendo comfort e prestazioni ottimali in gara.
Fizik fornirà le selle anche alle atlete del UAE Team ADQFizik fornirà le selle anche alle atlete del UAE Team ADQ
Obiettivi condivisi
La collaborazione con Fizik arriva dopo un’eccezionale stagione 2024 per entrambe le squadre. Il team maschile UAE Emirates XRG ha dominato le classifiche UCI WorldTour, conquistando 82 vittorie con 20 diversi corridori. Tra i trionfi più significativi si annoverano il Tour de France, il Giro d’Italia, Il Lombardia e la Liegi-Bastogne-Liegi.
Anche la squadra femminile UAE Team ADQ ha ottenuto risultati di grande rilievo, con 14 vittorie complessive. Tra queste spiccano una tappa del Giro d’Italia Women e il Women’s Cycling Grand Prix Stuttgart & Region. Per il 2025, il team femminile si arricchirà della presenza di Elisa Longo Borghini, ciclista di fama internazionale, che nel 2024 ha aggiunto al suo già ricco palmarès un secondo titolo al Giro delle Fiandre e la vittoria finale al Giro d’Italia Donne.
Grazie a questa collaborazione, Fizik conferma il proprio impegno nel fornire innovazione e qualità al più alto livello del ciclismo mondiale, impegnandosi ad accompagnare UAE Emirates XRG e UAE Team ADQ verso nuovi successi nelle competizioni più prestigiose.
Riccardo Losio, Strategy & Brands Director Selle Royal GroupLa partnership tra e i team UAE andrà avanti per tutta la stagione 2025Riccardo Losio, Strategy & Brands Director Selle Royal GroupLa partnership tra e i team UAE andrà avanti per tutta la stagione 2025
Tecnologia e personalizzazione
Riccardo Losio, Direttore dei marchi del Selle Royal Group, ha espresso grande soddisfazione per l’accordo. «Siamo incredibilmente orgogliosi di collaborare con UAE Emirates XRG e UAE Team ADQ – ha dichiarato Losio – squadre tra le più vincenti, emozionanti e innovative del panorama ciclistico. Non vediamo l’ora di condividere numerosi successi insieme».
Alex Locatelli, Product Manager di Fizik, ha sottolineato invece l’importanza della personalizzazione. «L’impegno costante delle squadre verso alte prestazioni e innovazione tecnologica rispecchia perfettamente i nostri valori. Abbiamo lavorato individualmente con ciascun atleta per garantire che abbiano le selle ideali per la prossima stagione».
«Siamo molto soddisfatti di questa partnership – ha aggiunto Mauro Gianetti, il Team Principal e CEO di UAE Emirates XRG – in quanto ci riconosciamo come un team focalizzato su innovazione e sviluppo. Non a caso, puntiamo sempre a utilizzare i migliori materiali ed equipaggiamenti presenti sul mercato… Fizik è un’azienda con una grande storia e successi nello sport, e insieme speriamo di scrivere nuovi capitoli di questa storia».
«Cerchiamo costantemente i migliori partner per fornire ai nostri atleti gli strumenti necessari per eccellere nelle gare più prestigiose al mondo – ha concluso Melissa Moncada, Presidente di UAE Team ADQ – e siamo pertanto entusiasti di iniziare questa collaborazione con Fizik e di contribuire all’evoluzione dei loro prodotti nel ciclismo femminile, perseguendo insieme nuovi traguardi».
ROMA – Elegante e con la battuta pronta, Elisa Longo Borghini ha tenuto a battesimo il Giro d’Italia Women 2025 sul palco dell’Auditorium Parco della Musica con la naturalezza della padrona di casa (in apertura, con Barbara Pedrotti e Pierluigi Pardo). Vedendo scorrere le immagini delle due maglie rosa del 2024 – quella di Pogacar e la sua – la battuta è stata che per evitare di essere sconfitto, lo sloveno l’abbia portata con sé alla UAE. Chiaramente si fa per ridere: le due squadre sono mondi distinti, resta però il fatto che con lo stesso sponsor quest’anno correranno i vincitori uscenti di entrambi i Giri d’Italia.
«Se penso a quell’ultimo arrivo – dice Elisa ridendo davanti all’altimetria dell’ultima tappa, quella di Imola – mi ricordo il mondiale del 2020 con una punta di amarezza. Fui battuta nella volata per il secondo posto dalla Van Vleuten, spero che a luglio si possa sprintare per il successo».
L’Aquila, 14 luglio: ultima tappa del Giro Women 2024. Kopecky cede, Longo Borghini capisce di aver vintoL’Aquila, 14 luglio: ultima tappa del Giro Women 2024. Kopecky cede, Longo Borghini capisce di aver vinto
La Longo e un gruppo di compagne sono in partenza per il Teide. Un’altra parte della squadra è nuovamente in Spagna e un’altra in Australia per il Tour Down Under, guidata da Sofia Bertizzolo ed Erica Magnaldi. Nel parterre della presentazione di Roma, Elisa si muove a suo agio, salutata da chiunque passi, come si conviene per una campionessa dal palmares davvero importante. Il Giro è casa sua e le immagini sul traguardo de L’Aquila, nel momento stesso in cui si rende conto di aver staccato definitivamente Lotte Kopecky e conquistato la maglia rosa, sono ancora oggi da pelle d’oca.
Che effetto ti ha fatto rivedere certe immagini?
Ho ancora i brividi. Per questo, anche nel 2025 portare a casa questo trofeo sarà uno dei miei obiettivi stagionali. Il percorso mi piace, si adatta molto alle mie caratteristiche.
Cosa te ne sembra?
Sulla carta non sembra durissimo, però ci sono delle tappe particolarmente impegnative. Tipo quella di Valdobbiadene, la tappa di Monte Nerone e l’ultima di Imola, che secondo me sarà molto dura. Poi ci sono delle tappe un po’ strane da interpretare, come quella con il Tonale all’inizio e alcune ondulate, come quella di San Marino.
Il trofeo del Giro d’Italia Women riproduce il simbolo dell’infinito ed è ricoperto di oro biancoIl Giro d’Italia Women 2025 si gioca tutto in un fazzoletto di regioni. Gran finale a ImolaIl trofeo del Giro d’Italia Women riproduce il simbolo dell’infinito ed è ricoperto di oro biancoIl Giro d’Italia Women 2025 si gioca tutto in un fazzoletto di regioni. Gran finale a Imola
Ti sembra che lo schema ricalchi quello del 2024?
Sì, esatto. Il format sembra molto simile, con una cronometro iniziale e le ultime tappe dure. Sembra un bel Giro, ma non credo che si vivrà in attesa della salita di Monte Nerone: sarebbe sbagliato. Prima ci sono delle tappe belle movimentate e c’è anche spazio per qualche fuga. E si sa che su 8 giorni di corsa, se va via una fuga di corridori buoni che ti rientrano in classifica, poi è difficile riprendere terreno. Si è visto al Tour de France, quindi sarà un Giro da tenere sempre gli occhi aperti.
Dicembre era il mese dei programmi: nel tuo ci sarà il Giro oppure il Tour?
Tutti e due (ride, ndr).
Ci saranno tappe da andare a vedere?
Sì, mi piacerebbe andare a vedere la tappa di Valdobbiadene, quella di Monte Nerone e quella di San Marino. E poi andrò a provare il percorso della crono, ma quella è una cosa che fai anche nei giorni prima.
Hai parlato del percorso di Imola: a parte la rivincita rispetto a quella volata, sarà una tappa decisiva come l’anno scorso a L’Aquila?
Secondo me sì, anche perché verremo comunque da una giornata particolarmente impegnativa come quella del Nerone. Ed è una tappa dove se non hai recuperato bene, puoi soffrire molto.
La volata fra Longo Borghini e Van Vleuten a Imola 2020, in cui l’olandese batté l’azzurra per l’argento alle spalle di Van der BreggenLa volata fra Longo Borghini e Van Vleuten a Imola 2020, in cui l’olandese batté l’azzurra per l’argento alle spalle di Van der Breggen
Fra Giro e Tour ci sono appena 13 giorni di stacco: si può pensare di andare con lo stesso gruppo di compagne o ci saranno due blocchi distinti?
Si potrebbe pensare di avere un gruppo molto simile di atlete che fanno sia il Giro che il Tour. Però visto anche come si è mosso il mercato ultimamente, secondo me in ogni squadra ci saranno gruppi distinti per ciascuna corsa. Se penso alla FDJ, potrebbe essere così, idem la SD Worx.
E in casa vostra?
Probabilmente cercheremo di fare bene uno dei due Giri e poi andare magari per le tappe nell’altro.
Doveva essere così anche l’anno scorso, poi dalle dichiarazioni di Gaia Realini venne fuori che anche al Tour saresti andata per fare classifica.
Quelle parole hanno stupito anche me. Ma in ogni caso, dal Tour mi sono proprio autoeliminata con quella caduta, quindi ci ho proprio messo io la firma.
Giusy Virelli, direttrice del Giro d’Italia Women (qui con Marta Bastianelli), ha spiegato il percorso dell’edizione 2025Giusy Virelli, direttrice del Giro Women (qui con Marta Bastianelli), ha spiegato il percorso dell’edizione 2025
Come si recupera fra Giro e Tour con così poco tempo?
E’ un periodo che ti permette di riposare, fare un po’ di compensazione e ripartire. Se non si esce distrutte dal Giro, è fattibile. Penso che farò un paio di giorni a casa e poi andrò in altura anche solo una settimana. Però vediamo come si mettono le cose e soprattutto che cosa dice Paolo (Slongo: il suo allenatore, ndr). E’ lui che valuterà la situazione.
Ultima cosa, prima di lasciarti andare: non pensi che otto tappe siano poche per un Grande Giro?
Sfondate una porta aperta, due settimane dobbiamo raggiungerle. Romperò le scatole a Giusy (Virelli, direttrice del Giro d’Italia Women, ndr) fino a farle venire l’esaurimento. Ma su ieri sera una cosa voglio ancora dirla: credo che finalmente il Giro Women abbia avuto il palcoscenico che si merita.
Il 3° giorno del GP Liberazione si è aperto con la vittoria di Silvia Persico fra le donne. Poi il punto con Terenzi su un evento faticoso, ma ben riuscito
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BENIDORM (Spagna) – Elisa Longo Borghini al UAE Team Adq richiede un esercizio di concentrazione, almeno fino a che non ci avremo fatto l’abitudine. Anche lei nel riferirsi alla Lidl-Trek finisce col parlare della sua squadra, come se nulla fosse cambiato. Invece dopo sei anni è davvero venuto il momento del cambiamento ed è comprensibile che serva del tempo per ricreare riferimenti e meccanismi.
Il primo ritiro di Abu Dhabi, di cui Elisa ci aveva già raccontato quando andammo a casa sua, ha creato il clima. Quello spagnolo lo ha consolidato. C’è da scommettere che quando saranno al via del UAE Tour, importante per loro come il Tour de France per i francesi, le ragazze della squadra emiratina sapranno esattamente cosa fare.
«Non posso parlare di quello che questa squadra era prima perché non lo conosco – comincia a dire – però mi sono sentita accolta e ho sentito tanto affiatamento sin da subito. Mi sono trovata molto bene. Ho visto un gruppo di ragazze pronte per la prossima stagione e anche un po’ gasate, devo dire la verità. Questa cosa mi ha fatto tanto piacere, perché non sempre quando arriva qualcuno di nuovo è scontato che venga accolto così bene».
Pogacar e la maglia gialla sono da sempre il riferimento irraggiungibile per i manager del team femminile (foto UAE Team Adq)Pogacar e la maglia gialla sono da sempre il riferimento irraggiungibile per i manager del team femminile (foto UAE Team Adq)
La sensazione, avendo parlato con alcune ragazze di spicco del team, è che ti abbiano accolto bene e soprattutto come leader.
Mi fa molto piacere se le ragazze mi vedono in questo modo, perché allora posso dare anche io qualcosa a loro. A me fa sempre piacere lasciare qualcosa o comunque condividere la mia esperienza o un mio punto di forza per rendere il gruppo più forte. Perciò, se fosse davvero così, sarei molto contenta.
Riusciamo già a immaginare il gruppo Longo per una grande corsa a tappe, che sia la Vuelta, il Giro d’Italia oppure il Tour?
Ho visto tante ragazze che hanno del potenziale e tante scalatrici. Persico, Magnaldi, Chapman, Włodarczyk. Gasparrini per le tappe più ondulate, come pure Marturano. Siamo già quasi a fine roster, ma ce ne sarebbero anche parecchie altre da aggiungere. Quello che mi fa piacere è vedere anche che c’è un gruppo devo, che fa crescere le ragazze e le porta a correre le gare di seconda fascia con la WorldTour. Così possono fare un percorso lineare senza essere buttate nel World Tour a 18 anni, col rischio che si perdano.
Che cosa ti ha stupito di questo ambiente?
L’accoglienza calorosa che mi è stata data e l’aria di tranquillità che si respira, anche se c’è tanta ambizione. Vedo persone molto motivate, ma allo stesso tempo essendo una squadra abbastanza nuova e che si sta adesso affacciando alle competizioni più importanti, non hanno ancora fissazioni apparenti sulle corse da vincere o i piazzamenti da centrare.
Eleonora Gasparrini si è detta molto motivata dall’arrivo di Elisa Longo Borghini (foto UAE Team Adq)Eleonora Gasparrini si è detta molto motivata dall’arrivo di Elisa Longo Borghini (foto UAE Team Adq)
Non ci giriamo intorno: dicono da sempre di voler vincere il Tour come la squadra maschile.
Lo vogliono, però non ci mettono la pressione di dover essere alla fine dell’anno la prima squadra al mondo. E’ chiaro, tutti lo vogliamo, sarebbe strano non volerlo. Però ci siamo posti degli obiettivi che siano intanto raggiungibili. E poi sarà questione di avere fiducia nel processo che abbiamo appena iniziato a fare.
E’ una squadra araba, però la componente di base è latina, con spagnoli e italiani. C’è grande differenza rispetto alla Lidl-Trek?
E’ una delle prime cose che ho notato. Parlo tanto più italiano qui rispetto alla vecchia casa. Anche oggi mi sono ritrovata a fare un allenamento soltanto con ragazze italiane. E questa cosa mi ha colpito, perché ero abituata a essere l’unica italiana oppure ad averne al massimo due o tre intorno. E oggi in bici parlavamo solo italiano e mi ha fatto strano. E’ stata la prima volta in sei anni in cui in ritiro non ho detto una sola parola d’inglese.
Cosa si prova a essere leader di una grande squadra?
Mi motiva molto. Devo dire che questo è un ruolo che mi hanno sempre dato anche in Lidl-Trek, seppure là ci fossero più leader. Però confesso che una mia ambizione per questa squadra è che le ragazze prendano coscienza dei propri mezzi. Secondo me una ragazza molto forte è Silvia Persico. Forse agli occhi dei meno attenti sembra spavalda, invece è molto forte ma ha le sue insicurezze. Mi piacerebbe che nel 2025 capisse qual è la sua la sua vera forza, poterla spingere verso qualche bel risultato perché credo che sia nelle sue potenzialità.
La Longo sta facendo un passo indietro?
Non sarò sempre io l’unica leader. Loro devono capirlo e io continuerò a ripeterglielo. Alla fine siamo una squadra e una squadra secondo me non deve avere sempre e solo un leader. Per essere squadra devi avere totale fiducia nelle tue compagne e sapere che qualsiasi mossa tu stia facendo, non la fai per un dispetto alla tua compagna, ma per far vincere la squadra. La UAE Adq, in questo caso.
Federica Venturelli è uno dei punti di forza del devo team della WorldTour (foto UAE Team Adq)Federica Venturelli è uno dei punti di forza del devo team della WorldTour (foto UAE Team Adq)
Pogacar ha detto che ogni anno sale in bici per migliorare qualcosa: la opensi anche tu allo stesso modo?
Quest’anno mi piacerebbe lavorare ancora di più sulle corse a tappe, cercare di diventare più efficiente. Mi piacerebbe veramente poter finire il Tour de France, perché su tre edizioni l’ho finito solamente una volta e anche abbastanza male. Nella altre due occasioni ho messo insieme un ritiro e nella seconda, l’ultima, non sono neanche partita perché mi sono autoeliminata con una caduta. Mi piacerebbe molto arrivare al Tour de France in buona condizione e sfruttare un po’ l’occasione.
Il Giro al posto del Tour?
Non ne sarei così sicura, perché so quanto la società tenga alla maglia gialla. Al Tour sinceramente mi piacerebbe andare per le tappe, anche se è difficile restare fuori dai giochi, a meno che non prendi 40 minuti il primo giorno e non se ne parla più. Altrimenti, come si è visto quest’anno con Lucinda Brand, lei andava fortissimo, forse non era al livello delle prime cinque, però si è ritrovata a fare classifica. In un paio di occasioni si è trovata davanti ed è arrivata decima.
E se invece i capi volessero Longo Borghini tutta sul Tour?
Se mi obbligano, farò quello che mi dice la squadra. Non posso fare altro e nemmeno potrei dire che mi dispiaccia. Mi manderebbero al Tour, non a fare una corsetta di paese…
BENIDORM (Spagna) – Sivia Persico è moderatamente allegra. La giornata fuori è radiosa, i chilometri si stanno sommando e l’obiettivo di riguadagnare un buon posto nel gruppo motiva la bergamasca alla ripresa della stagione. La terza per lei che approdò al UAE Team Adq con il contingente della Valcar di Capo Arzeni. Cose sono andate bene, altre meno bene. Quel che si nota è che il 2024 ha segnato uno stop rispetto alla crescita avviata l’anno prima. Capirne i motivi è il modo giusto per dare una svolta al futuro.
«Il 2023 era andato bene – dice – il 2024 così così. Speriamo che il 2025 sia l’anno giusto, anche per trovare l’equilibrio che forse è mancato. Qualcosa di buono alla fine c’è stato. Ho corso le Olimpiadi e ho imparato tanto. Ad esempio a trovare qualcosa di positivo anche nei momenti negativi. Ho avuto accanto non troppa gente, però quella giusta. Quando si vince, tutti salgono sul carro, ma diciamo che le persone su cui contavo c’erano ancora e questo mi basta».
Alle Olimpiadi con Balsamo, Cecchini e Longo Borghini, guidate da Paolo SangalliAlle Olimpiadi con Balsamo, Cecchini e Longo Borghini, guidate da Paolo Sangalli
Sfinita dall’Amstel
Silvia parla veloce e con frasi corte. Mette in fila i passaggi come fasi di una corsa e li sottolinea con sguardi da fumetto con cui parallelamente commenta quello che dice. Le cose che deve dire e quelle che direbbe.
«Sono partita da gennaio con dei problemi al ginocchio – dice – poi per un po’ è andata abbastanza bene. Poi è morta mia nonna e di lì ho avuto un maggio un po’ così, perché non stavo benissimo fisicamente. Non lo so, sembrava che nella squadra ci fosse un po’ di disinteresse per la mia salute. Ne abbiamo parlato e loro dicono che non è così. Avrò capito male. Speriamo che nel 2025 vada meglio, sono sicura che sarà così. E alla fine comunque ho fatto il Covid prima delle Olimpiadi. Per fortuna nel finale di anno le cose sono andate meglio e mi sono ritrovata. Ero molto legata alla nonna, ma non è stata quella la causa di tutto. Però è arrivata in un momento della stagione un po’ particolare. Arrivavo dal Fiandre in crescendo di condizione (settima a 9″ dalla Longo Borghini, ndr) e ho fatto 5-6 giorni senza fare niente. E dopo sono andata a correre l’Amstel e lì secondo me mi sono finita».
In ritiro per Persico e la squadra anche sessioni di lavoro in palestra (foto Aymerik Lassak)In ritiro per Persico e la squadra anche sessioni di lavoro in palestra (foto Aymerik Lassak)
Le classiche in testa
Silvia Persico che sogna il Fiandre e lotta per il Giro ha visto arrivare in casa sua Elisa Longo Borghini, che ha vinto per due volte la classica dei Muri e nel 2024 finalmente ha conquistato la maglia rosa rincorsa per anni. E’ la situazione giusta per capire la serenità di chi hai davanti. Se arriva qualcuno da fuori e ha la pretesa di raccogliere nel tuo orto, potresti non prenderla troppo bene.
«Invece sono contenta – dice Persico – lavorare per qualcuno che sa finalizzare il lavoro può cambiare molte dinamiche in positivo. Lavorerò per lei, ma avrò anche i miei spazi, contando sul fatto che ora la pressione maggiore sarà tutta sua. Io ho capito che le corse a tappe non sono per me, fare classifica non è la mia passione. Però negli ultimi due anni la squadra mi ha spinto a farlo e posso anche capirli, visto che nel 2022 ero andata forte sia al Giro sia al Tour. Però io preferisco le classiche, andrei in un Grande Giro per puntare alle tappe. Doveva essere così anche nel 2024, così almeno era nella mia testa, ma in quella della squadra. Anche perché nell’ultima tappa del Giro Women ho scoperto di avere il Covid, quindi il mio Giro è finito così».
Europei gravel: il cittì Pontoni con Persico e Arzuffi, rispettivamente seconda e terza alle spalle di Sina Frei (foto FCI)Europei gravel: il cittì Pontoni con Persico e Arzuffi, rispettivamente seconda e terza alle spalle di Sina Frei (foto FCI)
Ritorno al cross?
Resta aperto il tema della preparazione, da quando la squadra emiratina fece sapere di non gradire il suo impegno nel cross. Si organizzò pertanto un percorso alternativo affidato a Luca Zenti che le desse ugualmente la brillantezza tipica dopo una stagione di cross.
«Secondo me non ha funzionato – dice lei – perché il cross mi dava tanto. E allora quest’anno a livello di allenamenti, ne inserisco uno di cross alla settimana. L’intensità magari non è paragonabile ai 50 minuti full gas di una gara, però comunque è già qualcosa. La tentazione di tornare a gareggiare c’è, ma non voglio andare a una gara senza supporto. La squadra dice che se volessi sarebbe al mio fianco, ma non abbiamo il materiale, non ho il camper e non ho il personale, quindi questo supporto non è che sia proprio tanto. In tutto questo, il cittì Pontoni continua a chiamarmi. Anche quando abbiamo fatto l’europeo gravel (Persico è arrivata seconda a 1’26” da Sina Frei, ndr) continuava a dirmi che mi aspetta. Anche io mi aspetterei, ma il fatto è che la stagione su strada è sempre più lunga, cominciamo sempre prima. Io parto da Mallorca e poi vado al UAE Tour, c’è poco spazio per altro. Ma se dovessi restare qui, magari potrei pensare di inserire qualcosa nel contratto».
Il UAE Tour è la corsa di casa del team. Qui Silvia Persico a inizio 2024, durante un’intervista. Accanto, Melissa Moncada, capo del teamIl UAE Tour è la corsa di casa del team. Qui Silvia Persico a inizio 2024, durante un’intervista. Accanto, Melissa Moncada, capo del team
Passaggio a Bilbao
Domani il ritiro si chiuderà e sarà tempo di Natale. Silvia racconta velocemente che ha fatto ferie a Gran Canaria dopo l’europeo gravel. Poi è stata ad Abu Dhabi per il primo ritiro e da lì è tornata a Bilbao, dove vive la sua compagna. I Paesi Baschi le piacciono, ammette ridendo, ma il loro clima proprio no.
«E’ molto bello per andare in bici – si dispera – ma d’inverno è freddo e piove sempre. In realtà piove anche d’estate, visto come è tutto verde? Però almeno d’estate non è così freddo. Per andare in bici è molto meglio che in Italia: si è molto più rispettati. Per cui da qui vado su a Bilbao, mi fermo pochi giorni e poi torno in Italia per fare Natale a casa. E poi ci si prepara per correre.
Il GP della Liberazione 2024 è stata la prima gara in Italia di Bastianelli come collaboratrice del cittì SangalliIl GP della Liberazione 2024 è stata la prima gara in Italia di Bastianelli come collaboratrice del cittì Sangalli
Nazionale alla “Bastia”
L’ultima annotazione Silvia la dedica alla nazionale. Il cittì Sangalli dal prossimo anno salirà sull’ammiraglia della Lidl-Trek e nel 2025 delle elezioni federali, ci si chiede chi andrà su e a chi affiderà la nazionale delle donne. Lei non ha dubbi.
«Chi sarà il cittì della nazionale? La Bastia! Io punterei su Marta Bastianelli – dice senza la minima esitazione – e la aspetterei fino a che non sarà in grado di partire, visto che aspetta una bimba. Mi piacerebbe che fosse lei. Ho imparato tanto quando l’ho avuta in squadra. Mi ha dato tanti consigli, ha una buona testa e una buona lettura di gara. La vedrei molto bene. Sapevo da tempo che Sangalli sarebbe andato via, si poteva immaginare, la voce era già nell’aria da un po’ di mesi. Forse voleva stimoli diversi, non so fino in fondo perché abbia fatto questa scelta».
Longo Borghini vince il quinto tricolore in linea e manda via i cattivi pensieri della crono. Un attacco da lontano ben preparato. Gasparrini miglior U23
BENIDORM (Spagna) – Alla fine di settembre ci aveva raccontato le tre vittorie e il podio degli europei U23. Ora Eleonora Gasparrini si guarda intorno e cerca di dare una dimensione alla squadra che i dirigenti del UAE Team Adq stanno ricostruendo attorno a Elisa Longo Borghini e le leader rimaste. Fra queste, a buon diritto c’è anche lei (in apertura con la madre Simona dopo la vittoria di Francoforte).
Dopo due anni di tentativi, rivoluzioni, alternanze e cambiamenti (alcuni traumatici), la squadra parrebbe aver trovato un equilibrio, che ha indotto anche la “Gaspa” a non accettare altre offerte, credendo nel progetto.
La prima vittoria 2024 di Gasparrini a Maiorca, davanti a Ruegg e QuagliottoIl secondo sigillo a maggio al Morbihan, battendo la polacca LachA Scarperia, conquista la maglia tricolore U23 davanti a Barale e CiaboccoSelfie sul podio degli europei: Souren scatta, Van Rooijen e Gasparrini alle sue spalleTerza vittoria a Stoccarda, la stagione si conclude con un bell’acutoLa prima vittoria 2024 di Gasparrini a Maiorca, davanti a Ruegg e QuagliottoIl secondo sigillo a maggio al Morbihan, battendo la polacca LachA Scarperia, conquista la maglia tricolore U23 davanti a Barale e CiaboccoSelfie sul podio degli europei: Souren scatta, Van Rooijen e Gasparrini alle sue spalleTerza vittoria a Stoccarda, la stagione si conclude con un bell’acuto
Vacanze finite
Nel gigantesco hotel che accoglie le formazioni emiratine, la hall è un andirivieni di staff, sponsor e atleti. Turisti non ce ne sono, la loro stagione si chiude di solito alla fine di ottobre e chi rimane lo fa pedalando sulle strade dei dintorni. I social l’hanno mostrata sbarazzina e sorridente nelle vacanze al mare e poi a Londra, ma ora che è arrivato il momento di ripartire, è evidente che nel suo sguardo sia scattato l’interruttore. E’ la determinazione di cui dopo un solo anno al suo fianco aveva parlato Marta Bastianelli: l’essere naturalmente decisa a portare avanti la sua carriera, facendo le cose come si devono. E a ben vedere, la traiettoria della piemontese è un continuo crescendo.
«Quest’anno è tutto più grande – dice guardandosi intorno – a un livello superiore. Noto tanti miglioramenti e sono contenta, si respira una bella atmosfera. Come tutte le cose, serve il tempo perché le cose funzionino. Questo è il terzo anno vero e la squadra sta iniziando a capire come muoversi.
«Sono arrivati nomi importanti, quindi secondo me anche questo produrrà un grosso cambiamento. Li vedo come vantaggio anche per me, perché saranno sicuramente un riferimento grandissimo. Credo che un’atleta come la Longo Borghini possa aiutare tanto anche noi più giovani e anche in generale, proprio come squadra, anche a livello tattico si partirà in maniera diversa. Avremo un approccio diverso alla gara quindi credo che sia un aspetto davvero positivo».
Vacanze finite. Prima al mare e poi a Londra con Kevin Colleoni: anche lui in ritiro in Spagna (immagine Instagram)Vacanze finite. Prima al mare e poi a Londra con Kevin Colleoni: anche lui in ritiro in Spagna (immagine Instagram)
L’arrivo della Longo
L’arrivo di Elisa Longo Borghini può avere due impatti sulla squadra. Quello positivo di chi vede la possibilità di salire di livello oppure quello geloso di chi teme di veder ridotto il suo spazio. Per ora la sensazione è che prevalga la prima opzione, che renderà agevole l’inserimento della campionessa italiana e ne farà il riferimento per le compagne.
«Elisa non la conosco super bene – prosegue Gasparrini – però comunque ho avuto modo di chiacchierarci ed è una bravissima ragazza. Mi sembra una persona semplice, però ha anche tanto carattere e credo che sarà una bella leader per questa squadra. Io nel frattempo sono cresciuta piano piano e sto crescendo ancora. Ogni anno porta qualche consapevolezza in più e anche sul piano fisico noto dei continui progressi.
«Dal 2024 mi porto via tante soddisfazioni in termine di vittorie e di prestazioni. Per esempio il campionato europeo non era la corsa più adatta a me, eppure me la sono giocata. Ho vissuto una bella annata. Ho qualche rammarico per il Giro d’Italia, perché sono stata malata la settimana prima, quindi ci sono arrivata un po’ in down. Per me è stato tutto in salita (quinta nella classifica delle giovani, ma senza acuti, ndr), però per il resto mi sono fatta trovare pronta dove dovevo, quindi sono andata in vacanza con la sensazione di aver fatto il mio dovere».
Longo Borghini e Gasparrini, la stretta di mano sul podio tricolore si estende al futuro gioco di squadraLongo Borghini e Gasparrini, la stretta di mano sul podio tricolore si estende al futuro gioco di squadra
Palestra e ore
La squadra si è data un nuovo assetto tecnico, in una struttura piramidale complessa, ma ordinata. Così il responsabile della performance è lo spagnolo Alejandro Gonzalez Tablas. La responsabile degli allenatori è Cristina San Emeterio. E gli allenatori sono Paolo Slongo, in funzione centrale, che si dovrà coordinare con Dario Giovine e Luca Zenti. Tuttavia, al netto di tutto questo, ci sono ragazze che proseguono la loro preparazione con allenatori esterni.
«Per quest’anno – spiega Gasparrini – non avrò grossi cambiamenti nella preparazione. Lavoro ancora con il preparatore che avevo già nel 2024, vale a dire Marcello Albasini. Però ovviamente gli anni passano, sono un po’ più matura e ad ogni inizio stagione si può partire da uno step superiore. Quest’anno ad esempio a casa ho curato di più l’aspetto della palestra, che adesso è una parte molto importante.
«Sono anche aumentati i chilometri in allenamento, ma questo già dallo scorso anno quando passai a lavorare con Marcello. Le gare sono sempre più lunghe per cui dalla fine del 2023 ho iniziato a fare molte più ore, cosa che non ero abituata assolutamente a fare. Il risultato è che quest’anno, tra virgolette, ho sofferto meno e probabilmente sarà così anche nel 2025, perché ci sono più abituata. La tendenza a fare sempre più ore è un dato di fatto. Bisogna alzare l’asticella e adattarsi».
Il 28 agosto 2020, Gasparrini vince l’europeo juniores a Plouay: i suoi passi avanti da allora sono stati notevoliIl 28 agosto 2020, Gasparrini vince l’europeo juniores a Plouay: i suoi passi avanti da allora sono stati notevoli
Altri due anni
Alla UAE Adq c’è arrivata attraverso la Valcar-Travel&Services. Arzeni si era affrettato a prendere la ragazzina che nel 2020 aveva vinto i campionati europei juniores di Plouay e che aveva nelle gambe anche un oro mondiale nell’inseguimento a squadre (2019) due titoli europei ancora nel quartetto e poi nell’omnium (2019). Di lì a poco la torinese avrebbe vinto ancora il quartetto U23 ad Apeldoorn 2021 e Anadia 2022, tanto che il tecnico varesino l’aveva indicata come l’erede in squadra di Elisa Balsamo. Quel gruppo di atlete, che nel frattempo sono diventate grandi, si è sciolto. Le ragazze però continuano a essere amiche e ad andare in vacanza insieme, lo spirito di quella squadra resta un ideale da rincorrere.
«Questo è ovviamente un ambiente completamente diverso – ammette Gasparrini – ma devo dire che fin dal primo ritiro ad Abu Dhabi, si è respirata una bella area tra noi ragazze, anche se non ci conoscevamo tutte. Ho visto una situazione serena e comunque anche di amicizia, che ricorda un po’ la Valcar. Ovviamente a quel tempo eravamo in un altro contesto. Era tutto molto molto più familiare, quindi è difficile da paragonare. Anche solo la quantità di persone che componevano la squadra era meno della metà di adesso.
«L’amicizia rimane? Certamente, infatti mi dispiace sia andata via la “Conso” (Chiara Consonni, passata alla Canyon//Sram, ndr), una persona a cui tengo. Ha fatto le sue scelte, che si possono condividere oppure no, ma forse per la sua crescita ha preso la strada giusta. Magari in un altro ambiente, con altri stimoli, potrà rendere ancora meglio. Anche io ho avuto offerte per andare via. Ho fatto qua già due anni, non sono pochi, ma neanche tanti. Sono giovane e ho ancora tempo per fare le mie scelte. Sto bene, è una squadra in crescita che deve ancora dimostrare tanto. Per questo ho deciso di avere fiducia per altri due anni».
Tour de Suisse 2023, Marta Bastianelli ha indicato Gasparrini come modello di atleta giovane e ben mentalizzataTour de Suisse 2023, Marta Bastianelli ha indicato Gasparrini come modello di atleta giovane e ben mentalizzata
Il cittì e la Sanremo
Quel che invece cambierà sarà la conduzione della nazionale. Il cittì Sangalli è passato sull’ammiraglia della Lidl-Trek e sfogliando la margherita dei possibili sostituti e in attesa delle elezioni federali, il nome che ricorre più spesso sulla bocca delle atlete è quello di Marta Bastianelli.
«Anche io avrei fatto il suo nome – ammette Gasparrini – ma quando ho visto la bella notizia che aspetta un bambino, mi sono detta che sarà difficile. E sinceramente non ho idea di quali candidati ci siano. Il commissario tecnico deve essere qualcuno in grado di prendersi le giuste responsabilità. Che non sia di parte, ma oggettivo. Qualcuno che però abbia anche un po’ di umanità. Una persona che sia in grado di interagire con noi atlete. Ad esempio una cosa che apprezzavamo di Paolo era la sua presenza alle gare, che è il modo per prendere meglio le decisioni. Purtroppo non si può accontentare tutti, quindi serve anche carattere. Perciò cominciamo e vediamo come va.
«Non ho ancora un calendario definito, lo faremo in questi giorni. Abbiamo parlato anche della Milano-Sanremo, che potrebbe essere un obiettivo anche per la Longo. Sarei veramente contenta di essere lì da supporto, mi piacerebbe un sacco. Anche perché sono strade su cui sono abbastanza abituata a pedalare. Quando faceva tanto freddo a Torino, mi capitava sin da piccolina di andare giù al mare e pedalare lì. Mi piacerebbe farne parte, insomma…».
La favola di Anastasia Carbonari nel WorldTour è durata un solo anno. Mancava poco alle Olimpiadi, quando il UAE Team Adq le ha fatto sapere che non l’avrebbe confermata per il 2025. Così lei, che a Parigi ha corso con la maglia della Lettonia, ha dovuto interrogarsi sul futuro nel momento in cui avrebbe dovuto pensare soltanto a dare il meglio di sé.
Fra le singolarità della decisione, c’è che il 4 ottobre nel comunicare che la WorldTour e il devo team continueranno anche nel 2025 aumentando la loro integrazione, una frase del team si riferiva proprio all’atleta marchigiana. «In questo periodo – si legge nel comunicato – l’UAE Development Team ha promosso alcune incredibili storie di successo, con Anastasia Carbonari e Lara Gillespie che sono passate all’UAE Team ADQ nel WorldTour, e Zahra Hussain che ha seguito le orme della sette volte campionessa nazionale degli Emirati Arabi Uniti Safia Al Sayegh». In che modo e perché una incredibile storia di successo viene lasciata andare così?
Carbonari era arrivata alla UAE dalla Valcar. Si era guadagnata il posto nella squadra di Arzeni grazie al bel Giro d’Italia del 2021, quando difendeva i colori della Born to Win di Roberto Baldoni. Un anno alla Valcar, uno nel devo team e uno nella WorldTour per la ragazza che, travolta da un’auto nel 2019, aveva rischiato di rimanere paralizzata. Sembrava una favola. E adesso?
Anastasia Carbonari sulla salita di Montmartre sommersa dal pubblico olimpicoAssieme a Skujins (quinto nella prova maschile) hanno rappresentato la LettoniaTris UAE a Cinque Cerchi. Carbonari con le compagne di club Bujak e PersicoAnastasia Carbonari sulla salita di Montmartre sommersa dal pubblico olimpicoAssieme a Skujins (quinto nella prova maschile) hanno rappresentato la LettoniaTris UAE a Cinque Cerchi. Carbonari con le compagne di club Bujak e Persico
Quando hai saputo che finiva quest’anno?
Poco dopo che ho rotto la clavicola alla Ride London ho capito che qualcosa stava cambiando. Diciamo che la certezza è arrivata poco prima delle Olimpiadi, quando il mio procuratore mi disse che sarebbe stato il caso di parlare con la squadra e chiedere un anno in più. Secondo lui si erano resi conto che avessi avuto sfortune e problematiche per tutto l’anno e magari mi avrebbero dato un’altra possibilità. Invece si sbagliava. Dopo il Baloise, una settimana prima delle Olimpiadi, ho capito che era finita.
Come è andata?
Ad aprile avevo cominciato a lamentarmi del fatto che non mi trovassi bene con la preparazione e che i miei valori erano molto lontani dal meglio. Loro continuavano a dirmi di non preoccuparmi, che avevo avuto problemi al ginocchio, quindi mi hanno chiesto di avere fiducia nel lavoro. Io ho provato, ma alla fine ho chiesto di cambiare, solo che ormai era tardi. Dopo il Baloise, dove avevo fatto una fatica come mai in vita mia nonostante sia una corsa adatta alle mie caratteristiche, ho chiamato Cristina (San Emeterio, la capo dei preparatori, ndr). Le ho detto di aver provato a insistere, ma che non mi trovavo bene.
Seconda tappa della Ride London, Carbonari si rompe la clavicola. Teme per Parigi 2024, ma rientra a tempo di recordSeconda tappa della Ride London, Carbonari si rompe la clavicola. Teme per Parigi 2024, ma rientra a tempo di record
E lei?
Mi ha chiesto che cosa volessi fare e io le ho risposto che ai campionati lettoni mi ero vista con il preparatore della nazionale, con cui mi trovavo abbastanza bene. Mi ha detto che ne avrebbe parlato con Alejandro (Gonzalez-Tablas, capo dell’area performance, ndr). Il giorno dopo mi ha richiamato e mi ha detto che avrei potuto prendere il mio preparatore di fiducia e proprio quello mi ha fatto capire che non interessavo più. La squadra preferisce gestire la preparazione internamente, il fatto di lasciarmi libera forse era un segnale…
Pensi di aver avuto un livello all’altezza?
Dal mio punto di vista, ho sempre fatto il massimo. Anzi, ero molto più motivata perché era la prima stagione nel WorldTour. Poi ovviamente non può essere sempre colpa degli altri, qualcosa avrò sbagliato anch’io. Però mi sono affidata al 100 per cento a queste persone. Ho seguito tutto quello che mi avevano detto di fare, ma a fine stagione faticavo a riconoscermi. In più sono successi mille intoppi che mi hanno tolto un po’ di motivazione. Però devo dire che dopo aver cambiato preparatore, mi sono rimotivata subito al 100 per cento. Agli europei ero determinata per far bene, ma mi è caduta la catena in volata ai 100 metri dall’arrivo. Non so come sia possibile che la catena cada in volata all’esterno del 52. Ero a ruota della Vas che ha chiuso ottava, io ho finito la corsa senza pedalare.
Persico, Carbonari, Consonni: è il 2022, la marchigiana ha da poco vinto il primo titolo lettonePersico, Carbonari, Consonni: è il 2022, la marchigiana ha da poco vinto il primo titolo lettone
Hai chiuso il 2024 in Cina, poi cosa è successo?
Tornata dal Tour of Guangxi, non volevo più sentir parlare di bici, infatti per un mese non l’ho proprio toccata. Intanto ero in contatto con Zini, che pareva dovesse fare la professional e mi diceva di aspettare, a patto che risolvessi i miei problemi di salute. Mi ha mandato anche a fare una visita da un suo ortopedico, perché sosteneva che in bicicletta fossi un po’ storta e questo mi portasse a non rendere al massimo.
E’ vero?
Io sono storta in bicicletta da dopo l’incidente con la Valcar, ma ugualmente l‘anno scorso nel devo team, pur facendo delle corse minori, ho avuto i valori migliori di sempre. E poi ricordiamoci che dal primo incidente, quello del 2019, almeno una volta al mese vado dal fisioterapista per farmi controllare. E’ normale che abbia una problematica, visto che mi sono schiantata, sono quasi morta e mi sono spaccata la schiena. Mi hanno chiesto di aspettare, anche se io avrei voluto cominciare la preparazione. Poi è venuto fuori che non faranno la professional e a quel punto, anche davanti all’assenza di risposte, mi sono detta che avrei smesso per non avere più a che fare con questo ambiente.
Giro d’Italia Donne 2021, questa la fuga verso Mortegliano che segnalò Carbonari alla ValcarGiro d’Italia Donne 2021, questa la fuga verso Mortegliano che segnalò Carbonari alla Valcar
E’ vero che nel frattempo hai risentito Baldoni?
Sono sempre stata in contatto con Roberto e gli ho raccontato la situazione, anche per farmi consigliare. E lui mi ha detto che se volessi, nella sua squadra un posto per me ci sarebbe, anche come ultima spiaggia. Finché un paio di settimane fa, mi ha chiesto se fossi nelle Marche e se volessi incontrarlo. Abbiamo parlato e mi ha detto che la soluzione secondo lui – e anche secondo Lanzoni, che è il diesse del team – è che per ripartire devo ricostruire il mio rapporto con la bicicletta. All’inizio non ero convinta, più che altro per la sensazione di tornare in una piccola squadra dopo essere stata nel WorldTour. Non sapevo se sarei riuscita a reggere l’impatto. Però insieme mi sono chiesta se arrivare in UAE fosse quello di cui avevo bisogno, perché è stata un’esperienza più drammatica che positiva. Ho corso la Roubaix e le Ardenne tre settimane dopo un infortunio, il Baloise tre settimane dopo aver rotto la clavicola.
Pensi di ripartire con loro?
Sono tornata dalle vacanze per la prima volta veramente riposata. Sono andato in Lettonia con mia madre Natasha e ho incontrato gli amici della nazionale e ci siamo divertiti. Poi con il mio ragazzo abbiamo girato tutta l’Europa con la macchina. Lubiana, Zagabria, Budapest e Vienna. Poi siamo tornati in Italia, a Vermiglio, allo Chalet al Foss di Vermiglio che gli avevo regalato per il compleanno. Uno di quei weekend da cifre folli che fai solo una volta nella vita e ne abbiamo approfittato. Ho girato tanto ed è stato bello vedere quante persone fossero felici anche senza andare in bicicletta, che per me non era una cosa scontata.
Una foto a Budapest con il compagno RiccardoA Riga, in Lettonia, con la madre Natasha. Anastasia è campionessa nazionale lettoneLa vacanza si è conclusa con un soggiorno a Vermiglio nell’esclusivo Chalet Al Foss Alp ResortUna foto a Budapest con il compagno RiccardoA Riga, in Lettonia, con la madre Natasha. Anastasia è campionessa nazionale lettoneCon le bici a spasso per Vienna, fino alla statua di MozartLa vacanza si è conclusa con un soggiorno a Vermiglio nell’esclusivo Chalet Al Foss Alp Resort
Un cambio di mentalità o resti un’atleta?
Semplicemente adesso sono serena. Mi sono messa sotto con l’università, perché ho capito che nel ciclismo siamo numeri: un anno vai e sei la rivelazione, ma se quello dopo vai meno, nessuno ti calcola più. E io sinceramente, ormai a 25 anni, voglio iniziare anche ad avere una mia stabilità. Non posso andare avanti anno per anno, per cui vedrò con Roberto se ho gli stimoli di ripartire per le gare. Intanto però ho iniziato ad allenarmi con la bici delle Olimpiadi.
E come va?
Sta andando bene. Sono a casa, faccio ciò che mi piace. Si vede che per me la vita non prevedeva che in questo momento io andassi avanti in un certo modo nella carriera di atleta. Ovvio che mi dispiace perché ho dedicato tutta la mia vita a questo sport, però non finisce con la bici. Anzi, prima uno se ne accorge e se ne fa una ragione, e prima inizia a capire di doversi comunque costruire un futuro.
Dopo averne parlato con Elisa Longo Borghini, era rimasta un po’ di curiosità, che abbiamo pensato di approfondire con il preparatore e poi con il medico. Quali accortezze richiede fare ciclismo con il ciclo, sostenere i carichi di lavoro in allenamento e andare in gara? E perché Paolo Slongo e la stessa campionessa piemontese dallo scorso anno hanno iniziato a redigere un diario che ne tenga conto? E perché su piattaforme diffuse e celebrate come Training Peaks e tutte le altre questa variabile non viene mai inserita?
«Premetto che non sono un medico – dice Slongo – però per la mia esperienza è un fattore che deve essere tenuto in considerazione. Sia per quanto riguarda la gara, dove l’atleta dà quello che ha. Sia per l’allenamento. Da quello che ho visto, la casistica ha variabili individuali, però le varie fasi del ciclo comportano un rilascio di diversi ormoni che determinano dei cambiamenti nella risposta dell’atleta».
Paolo Slongo ha allenato Nibali per le sue vittorie più belle. Ora ha vinto il Giro anche con la LongoPaolo Slongo ha allenato Nibali per le sue vittorie più belle. Ora ha vinto il Giro anche con la Longo
In che modo?
Dopo la prima fase di mestruazione in cui c’è il flusso che di solito dura a seconda delle individualità dai 4 ai 6-7 giorni, per l’azione di ormoni come l’estradiolo e il testosterone, l’atleta ha una predisposizione per l’allenamento alla forza. Invece nella seconda fase, dopo il quindicesimo giorno, quando ti avvicini al ventottesimo o al trentesimo giorno, a causa del progesterone e dell’estradiolo che si abbassa, l’atleta inizia a essere un po’ meno ricettiva alla forza e ad avere sensazioni di debolezza. Questa è per sommi capi la fisiologia, che vi invito ad approfondire con un medico. In più nella seconda fase la temperatura corporea può alzarsi e per alcune può essere un disagio.
Un problema in più per l’estate?
Se devi allenarti o gareggiare a luglio e agosto, è un disagio che si aggiunge. Per questo un allenatore deve stare attento a queste fasi, conoscere bene l’atleta e creare un dialogo aperto. In questo modo si può tendere a lavorare un po’ più sulla forza nella prima fase, prediligendo la resistenza e il fondo nella seconda.
Al punto da stabilire il calendario gare in base al ciclo?
Questo no, anche se è tema di dibattito. Il punto di partenza è che lavoriamo normalmente perché una ragazza deve essere comunque pronta ad affrontare certe sfide, anche importanti, pur avendo il ciclo mestruale. Quando parliamo con loro, capita di domandare cosa farebbero se avessero il ciclo durante un Giro d’Italia (in apertura il Tour Femmes, ndr). Qualche disagio c’è di sicuro, ma spesso ad esso si lega anche a un fattore psicologico. Se l’atleta si mette in testa che nel periodo del ciclo non riesce ad andare, si preclude tanto. E’ quello che nei maschi si è sempre pensato o detto a proposito del sesso. Se vai con la tua compagna qualche giorno prima, la prestazione ne risente? Non ci sono studi che lo dimostrino, a meno chiaramente di eccessi, però in tanti si crea il tarlo in testa, che può incidere sulla prestazione e l’approccio alla gara.
Elisa Longo Borghini ha raccontato di aver vinto il Fiandre 2024 nonostante avesse il cicloElisa Longo Borghini ha raccontato di aver vinto il Fiandre 2024 nonostante avesse il ciclo
Il fatto di scrivere il calendario con Elisa serve quindi più a programmare l’allenamento che le gare?
Esatto. Ho fatto un diario Excel dove metto i vari periodi. Così vedo l’allenamento che facciamo e magari lo posso anche modulare un po’ più sulla forza o sulla resistenza. In più dall’anno scorso ho aggiunto anche le fasi lunari, che penso non abbia mai fatto nessuno. Anche qui non trovi niente nella letteratura scientifica, però è un fatto che i processi naturali ne siano influenzati. Possono avere un’incidenza sulla sopportazione dei carichi di lavoro? Non lo so ancora, però intanto annoto e osservo. E’ ricerca anche questa.
Sarebbe utile avere il riferimento al ciclo nelle piattaforme di allenamento?
Secondo me sì. Non tanto per le fasi lunari, che magari è anche troppo avanti, però sarebbe utile per l’atleta nel rileggere i suoi lavori e ancora di più per l’allenatore. Ad oggi non è previsto, per cui chi lavora con atleti donna, si organizza come meglio può, cercando di aggiungere il ciclo ai vari parametri su cui impostare il lavoro.
A proposito di condizionamento psicologico, Elisa ha raccontato di aver vinto il Fiandre nonostante il ciclo.
Esatto, ma anche lei, come certamente vi ha detto, ha dovuto sconfiggere quel famoso tarlo. Successe quando vinse un campionato italiano a cronometro e si rese conto che più della fisiologia, contava la determinazione. Si rese conto che la prestazione era rimasta al suo livello e da lì c’è stato pian piano un cambiamento, che appunto ha portato alla vittoria del Giro delle Fiandre.
Dalla prossima stagione, Slongo sarà responsabile dei tecnici al UAE Team Adq (immagine Instagram)Dalla prossima stagione, Slongo sarà responsabile dei tecnici al UAE Team Adq (immagine Instagram)
Quindi il fatto che ci sia un flusso ematico non incide sulla fisiologia, portando ad abbassamento di valori?
Non sono un medico, lo ripeto, ma a me non risulta. E’ più un discorso di disagio e di squilibrio ormonale. Nella fase finale del flusso hai più forza, nella seconda fase quando manca circa una settimana prima di riaverlo hai una fase di spossatezza, dove hai poca forza e anche meno voglia di fare fatica.
Le ragazze parlano facilmente di questi argomenti con l’allenatore?
Bisogna creare un dialogo aperto e costruttivo anche con le giovani. E’ sempre un argomento che possono ritenere invasivo, quindi bisogna creare prima un rapporto di fiducia e poi eventualmente se ne può parlare. Non è per caso che negli anni scorsi alla Lidl-Trek e dal prossimo con il UAE Team Adq, il medico delle donne sia una donna.
Permette di aggirare il comprensibile pudore?
E’ un modo più facile, da donna a donna, per parlare di certi argomenti. Perché è difficile che possa avere con tutte lo stesso rapporto che ho ad esempio con Elisa e capisco che per le più giovani che arrivano in squadra sia meglio parlarne con una donna. Sarà poi il medico a offrire il feedback all’allenatore, tenendo conto di tutte le variabili. Perché ci sono i casi di atlete che hanno un ciclo regolare, quelle che ce l’hanno irregolare e addirittura quelle che non ce l’hanno da periodi più o meno lunghi. Le casistiche sono molteplici, il tema merita sicuramente attenzione.
La strada verso le Olimpiadi di Tokyo è in salita, soprattutto per le ragazze della pista. Lo spiega il cittì Salvoldi. Avremo un solo test: gli europei
Ogni volta che finisci un’intervista con Federica Venturelli senti di aver imparato qualcosa, se non altro per quanto riguarda la dedizione. Nonostante i 19 anni, la cremonese trasmette un senso di leggerezza nel vivere il rigore in cui è immersa. Il titolo di Alfiere del Lavoro ricevuto un anno fa dal Presidente Mattarella per essere stata uno dei migliori 25 studenti d’Italia e i risultati sportivi di vertice fanno di lei una notevole eccezione. Quando la intercettiamo in uno degli slot orari che ci ha detto di preferire, si trova a Brescia nello studentato in cui vive assieme alla sua bicicletta. Università e sport possono convivere, ma di solito lo studio finisce in secondo piano. Lei invece ha portato il ciclismo fra le mura accademiche e pagheremmo per vedere gli sguardi dei colleghi di Università nel vederla passare dai panni della studentessa modello a quelli dell’atleta ugualmente di vertice.
La seconda parte di stagione, come purtroppo abbiamo già raccontato, è stata falsata dalla frattura del braccio rimediata agli europei U23 su pista di metà luglio. E ugualmente su pista si è svolto il ritorno in attività, ai campionati del mondo, dato che la funzionalità del polso non era ancora al livello necessario per smarcarsi bene su strada. Quello che appare certo e anche comprensibile è che a causa di tutto questo, Federica non correrà la stagione del cross. Un po’ per dare modo al suo corpo di recuperare la piena efficienza e un po’ per la necessità di selezionare gli impegni, come già spiegava nelle scorse settimane Sara Casasola. Non si può chiedere troppo a se stessi. Strada, pista, cross, università: la dedizione non basta.
Dopo l’infortunio di luglio, Venturelli è rientrata in gara ai campionati del mondo su pistaDopo l’infortunio di luglio, Venturelli è rientrata in gara ai campionati del mondo su pista
Buongiorno Federica, hai ricominciato ad allenarti?
In realtà non ho mai smesso al 100 per cento. Avendo fatto quasi un mese ferma a causa degli infortuni, a fine luglio e inizio agosto ho diminuito un po’ l’intensità degli allenamenti. Ho fatto un paio di settimane con qualche uscita tranquilla, senza fermarmi per le solite tre di stacco. Invece dalla settimana scorsa, ho ricominciato la preparazione sia in bici che in palestra e per adesso sta andando tutto bene. Dall’infortunio direi che mi sono ripresa quasi al 100 per cento. Il polso va meglio, riesco ad andare in bici anche su strada e non mi ho più problemi neanche a fare allenamenti lunghi.
A cosa è legato il “quasi”?
Diciamo che mi fa ancora male fare dei movimenti estremi con il polso, però rispetto a prima non ho problemi.
L’infortunio ha chiaramente cambiato le prospettive, il ciclocross sarebbe stato nei programmi se non ci fosse stato questo lungo stop?
Non lo so. Come ho sempre detto, il ciclocross è una disciplina che mi piace tanto e che mi diverto a fare. Però è comunque impegnativo e si sovrappone a tutto il resto, soprattutto alla preparazione invernale per la strada e a quella della pista, perché a febbraio ci sono già i campionati europei. Quindi sicuramente l’opzione di fare una stagione completa, di concentrarsi sul ciclocross non ci sarebbe stata. Mi sarebbe piaciuto fare qualche gara, ma forse è arrivato il momento di scegliere e concentrarsi su qualcosa in particolare: fare tutto non è più possibile. L’università mi occupa del tempo e avere un’altra disciplina da preparare e cui dover pensare sarebbe troppo.
La Coppa del mondo di Anversa e Benidorm, il mondiale: così nel 2023 Venturelli nel cross (foto Dancerelle/DirectVelo)La Coppa del mondo di Anversa e Benidorm, il mondiale: così nel 2023 Venturelli nel cross (foto Dancerelle/DirectVelo)
Quindi condividi anche tu la visione di Sara Casasola?
Ovviamente il cross ti dà più esplosività a inizio stagione, si arriva al via della strada avendo fatto sforzi intensi. Però poi sicuramente si paga, se non si fa un periodo di stacco o comunque di scarico, perché la stagione della strada poi è lunghissima. Nel 2023 feci un paio di Coppe del mondo più il mondiale, però ebbi anche dei problemi con la schiena e il ciclocross non aveva aiutato. E questo è un altro motivo per cui sarebbe stato comunque difficile puntarci di nuovo. Quei problemi non sono più in fase acuta, però la schiena ogni tanto mi dà ancora un po’ fastidio e cerco di non bloccarmi del tutto. Detto questo, non so ancora molto dei miei programmi di allenamento e se farò una preparazione per compensare la mancanza del cross.
Quanto ti assorbe lo studio?
Richiede tempo per andare a lezione, perché a Farmacia avrei la frequenza obbligatoria. Fortunatamente sono nel programma Dual Career che mi permette di frequentare quando sono a casa, altrimenti non riuscirei neanche a dare gli esami. E poi c’è da studiare per gli esami. Ieri ad esempio avevo il giorno di riposo dalla bici e ho studiato otto ore. Come fare una distanza, però sui libri. E’ una cosa che non mi pesa perché mi piace, quindi lo faccio volentieri.
Per Venturelli si prospetta un inverno di lavoro su strada e anche in pistaPer Venturelli si prospetta un inverno di lavoro su strada e anche in pista
Sei mai riuscita quest’anno a portare con te i libri quando vai alle corse?
Beh (ride, ndr), in aereo nessuno mi impedisce di studiare. Sono anche riuscita a finire in tempo gli esami del primo anno, quindi per ora va bene. Studio a Brescia e vivo anche qui. Risiedo al Collegio di Merito Lucchini assieme alla mia bici. I compagni mi guardano un po’ come una mosca bianca. Da una parte fanno il tifo e dall’altra ogni tanto mi invidiano un po’, perché mi faccio cambiare le date degli esami (ride, ndr).
Come immagini la tua prossima stagione?
Sicuramente farò più gare su strada del 2024, perché comunque ho iniziato tardi per i problemi alla schiena. La prima corsa l’ho fatta ad aprile a Mouscron e l’ultima gara a fine giugno al Thuringen prima di rompermi il braccio (nel mezzo anche le prime vittorie al Giro del Mediterraneo in rosa, ndr). Quest’anno spero di riuscire a dare un po’ più di continuità alla stagione senza altri problemi fisici, così da riuscire a crescere con più continuità, che è quello che l’anno scorso mi è mancato e che potrebbe penso farmi migliorare tanto.
L’infortunio ti ha impedito anche di entrare in lizza per la pista alle Olimpiadi oppure era presto per pensarci quest’anno?
No, secondo me sarebbe stato presto (la voce tradisce un tremolio di esitazione, ndr) perché c’era già un gruppo formato e molto forte. Le ragazze si conoscevano bene e quindi penso che fosse giusto, visto che lavoravano già insieme da anni, che a Parigi andassero loro. Però sicuramente il mio obiettivo è quello di poterci andare tra quattro anni e certamente lavorerò per questo.
Venturelli ha lasciato la categoria juniores con il terzo posto nella crono iridata di Stirling 2023 e il titolo europeoVenturelli ha lasciato la categoria juniores con il terzo posto nella crono iridata di Stirling 2023 e il titolo europeo
C’è un obiettivo minimo che potresti darti per il prossimo anno?
Non vedo degli obiettivi precisi a livello di gare, però quello che voglio fare è migliorare, lavorare di più e migliorare di più a cronometro. Quindi se si dovesse parlare di un obiettivo preciso, magari mi piacerebbe fare bene al campionato italiano o comunque gare che possano darmi la misura della crescita. Poi sicuramente un altro obiettivo, sempre pensando in generale, è quello di continuare a crescere e fare esperienza e sicuramente potrò farlo, grazie alla maggiore collaborazione del prossimo anno tra il Devo Team e la UAE Team Adq. Faremo un maggior numero di gare miste e il confronto è quello che fa crescere. E’ così in ogni ambito.
ORNAVASSO – L’inverno è nell’aria. Gli alberi sono spelacchiati e la pietra delle torri sembra gelida. Jacopo guida, Elisa guarda fuori. La strada per la Madonna del Boden è la stessa di un anno fa quando salirono per sposarsi e dove la seguimmo per la festa di fine 2022. Questa volta indica la montagna e racconta che domenica l’hanno girata a piedi, restando fuori per otto ore. Siamo nel rifugio piemontese della vincitrice del Giro d’ItaliaWomen, un appuntamento preso da tempo e finalmente arrivato. Pomeriggio inoltrato, si sta fuori per le foto e poi tutti nel loro appartamento.
Il 2024 ha portato grandi vittorie e la delusione di Parigi. E alla fine, quasi a sorpresa, è arrivato il passaggio al UAE Team Adq. Quello con la Lidl-Trek sembrava un matrimonio indissolubile, invece è arrivato al capolinea. Elisa è seduta su uno sgabello del soggiorno, Jacopo versa il caffè. Sulla mensola alle nostre spalle, fanno bella mostra di sé il trofeo del Giro Women e le medaglie di bronzo dei mondiali. Un quadro con la maglia rosa ribadisce il concetto.
Jacopo Mosca ed Elisa Longo Borghini: questi due quando sono insieme non smettono mai di sorridere!Jacopo Mosca ed Elisa Longo Borghini: questi due quando sono insieme non smettono mai di sorridere!
Aria di casa
Quando è qui, Elisa cambia lo sguardo, pieno di una serenità potente come le montagne intorno. I trent’anni hanno portato solidità in gara e la capacità di fronteggiare i momenti difficili. E’ un fatto di esperienza ed equilibrio, che con l’arrivo di Jacopo Mosca nella sua vita è diventato un punto di forza. Il sorriso e la cocciutaggine “montagnina” – l’aggettivo che preferisce – sono le sue armi migliori.
«Tante volte sento la necessità dei miei monti – dice – della mia valle, di questa piccola comunità. Mentre vado a piedi dai miei, passo davanti alla casa della signora Rita, che ha fatto per una vita le faccende da noi e mi ha visto crescere. Le busso alla finestra e la saluto. Oppure al pomeriggio, senza dire niente, prendo e vado su da mio fratello dove ci sono i miei nipoti. C’è un senso di comunità e di protezione, oltre al legame con la mia terra. Quando sono lontana, sento la mancanza di aprire la finestra al mattino e vedere la Cava del Duomo o il Massone qua dietro.
«Sono partita abbastanza presto. A 20 anni sono andata alla Hitech e restavo in Belgio per tutta la primavera. Partire era bello, ma c’era anche la voglia di tornare. Sinceramente non credo che, facendo un altro mestiere, sarei rimasta qua. Mi piacciono le lingue straniere, volevo studiare interpretariato. Sarei sicuramente partita, però sono certa al 100 per cento che sarei sempre tornata».
Il Giro d’Italia è stato il coronamento del sogno di Elisa e forse non è per caso che sia arrivato quest’annoIl Giro d’Italia è stato il coronamento del sogno di Elisa e forse non è per caso che sia arrivato quest’anno
Che cosa significa allora cambiare squadra, non avere un posto in cui tornare? Come sono stati i tuoi passaggi di squadra?
Sempre un po’ traumatizzanti, ma questo è il più difficile, perché la Lidl-Trek è stato il gruppo in cui sono rimasta più a lungo. E’ stato difficile non solo per questo, ma anche per il legame che avevo con il personale e con la squadra. Perché l’ho vista nascere, crescere e diventare quello che è. E’ stata dura, non posso dire il contrario.
Allora perché cambiare?
E’ stata una scelta determinata da tanti fattori e fra questi non ci sono i soldi, questo vorrei dirlo chiaramente. Quello che mi ha fatto scegliere è stata la volontà di affrontare l’ultimo grande cambiamento nella mia carriera, perché credo che fra quattro anni potrei anche dire basta. Non mi pongo limiti, però mi piacerebbe arrivare a Los Angeles. A quel punto penso che mi sentirò in pace con me stessa e penserò a qualcosa di diverso.
Sulla porta i due gnomi – Al e Bert – sono i custodi della casa (il nome si deve ad Albert, cugino di Jacopo)Sulla porta i due gnomi – Al e Bert – sono i custodi della casa (il nome si deve ad Albert, cugino di Jacopo)
Dicevamo di belle vittorie come Fiandre e Giro d’Italia e un passo falso…
Sono partita bene e poi ho avuto un momento di calo fisiologico alla Vuelta, però sono riuscita lo stesso ad arrivare terza e non è poco. Ho resettato, sono stata in altura, ho fatto molto bene i campionati nazionali, il Giro di Svizzera e il Giro d’Italia. Poi sono andata alle Olimpiadi e ho preso una batosta. Uscivo da una corsa a tappe, a posteriori posso dire che qualche starnuto in più l’ho fatto, ma non è stata sicuramente quella la causa della mia debacle. Forse sono arrivata al limite psicofisico e lo dimostra anche la reazione tanto emotiva a fine corsa. Ci tenevo, alla maglia azzurra tengo veramente tanto. E quando mi sono trovata in quella situazione, mi sono vergognata come un cane, ve lo posso assicurare. Avrei pagato per essere completamente invisibile, tagliare il traguardo e sparire.
Poi c’è stata la caduta e addio Tour…
Dopo Parigi, mi sono auto eliminata con una scivolata in cui ho tirato giù anche Jacopo e quello forse è stato il periodo peggiore di questo 2024. In Francia sarei andata per puntare alle tappe, non come ho letto in qualche intervista, ma vabbè… Però mi sono ripresa e forse, chi lo sa, non essere andata al Tour mi ha fatto bene per il mondiale. A Zurigo avevo un’ottima condizione. Quindi in estrema sintesi, questo 2024 dimostra che sono un’atleta solida e che forse anche in una condizione non al top riesco lo stesso a portare a casa un buon risultato.
Dopo l’arrivo della prova su strada di Parigi, Elisa è affranta: le altre si fermano per tirarla suDopo l’arrivo della prova su strada di Parigi, Elisa è affranta: le altre si fermano per tirarla su
Come fra gli uomini, anche fra voi donne le grandi corse sono appannaggio di poche. Che rapporti ci sono fra voi?
Con Niewiadoma vado molto d’accordo, forse perché abbiamo fatto un percorso simile. Siamo divise da pochi anni e siamo sempre state rivali, eppure ci troviamo bene anche a chiacchierare. Demi Vollering è una brava ragazza, a volte in corsa non la capisco, però credo faccia parte dell’essere rivali. Ammetto che quando Niewiadoma ha vinto la Freccia, mi ha fatto tanto piacere. E quando poi ha vinto il Tour, sono stata particolarmente felice. Ho seguito tutte le tappe qui sul divano, sentendomi tra lo sciocco e l’attappirata. L’ultima mi ha proprio entusiasmato. Eravamo qua con il nostro osteopata che ci stava sistemando e a un certo punto eravamo sul bordo del divano a fare il tifo per Kasia. Non ha mollato un metro, è stata bravissima. L’ho ammirata molto perché penso che a livello mentale sia stato veramente tanto duro.
Non è stato facile neppure vincere il Giro all’ultima tappa, con Kopecky a un secondo…
Eppure ero stranamente tranquilla. Tutti mi davano per spacciata per cui nella mia testa dicevo: staremo a vedere! Avevo un solo obiettivo, sapevo che dovevo stare a ruota e batterla. Lei era il bersaglio e io la freccia. Lotte il giorno prima ha fatto un’ottima tappa sul Block Haus, ma forse per le diverse caratteristiche fisiche, quegli sforzi li recupero meglio io. Ogni tanto è bello convincersi di qualcosa che magari non è reale, ma la convinzione lo rende tale e ti fa dare di più. Quello che lei ha fatto il giorno prima, io l’ho fatto il giorno dopo.
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E così alla fine è arrivato il Giro d’Italia…
L’ho rincorso per una vita. Negli anni mi sono successe tante di quelle cose, da chiedermi perché continuassi a farlo. Invece questa volta da ottobre è stato chiaro che sarebbe stato il mio obiettivo, per cui più di una volta in allenamento mi sono scoperta a pensare solo a quello. Sai quanto fai quelle distanze di sei ore e fai l’ultimo lavoro negli ultimi 40 secondi che fanno male le gambe? Io pensavo che quel dolore mi avrebbe fatto vincere il Giro. E’ stato anche un percorso interiore, a volte anche inconscio. E ogni volta, magari mentre facevo dietro moto con Paolo Slongo sulla Marmolada, mi sono ritrovata senza volerlo a pensare che stessi soffrendo per il Giro. Ci avevo sempre creduto, ma forse ora sono arrivata a una maturità fisica e una tranquillità mentale in cui riesco a fare effettivamente quello che vorrei. Sono più forte, forse un po’ meno insicura, però sicuramente tranquilla.
Ha inciso il fatto di essere sposata con un corridore?
Jacopo mi ha fatto fare un salto di qualità importante. La stabilità emotiva di avere accanto qualcuno al quale non devi dare delle spiegazioni per la tua stanchezza o per i momenti in cui sei più vulnerabile perché sei stanca, fa tanto la differenza. E poi quando hai in casa una persona che fa le tue stesse cose, viene tutto più semplice. Dall’allenamento alla nutrizione. Se dobbiamo rinunciare insieme al dolce, rinunciamo e non è un dramma. Ci si fa forza a vicenda. E se la sera abbiamo fame, sappiamo entrambi di dover resistere e lo facciamo magari ridendoci sopra.
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Tuo padre è geloso di Jacopo?
Ma no, gli vuole più bene che a me (ride, ndr). Ogni tanto mi chiama e mi dice che voleva solo sapere come sta Jacopo, ma non lo chiama per paura di rompergli le scatole. Non gli manda messaggi, perché mio padre è l’unica persona che non ha lo smartphone: lui si reputa un uomo libero.
Alle corse vediamo spesso tua madre, invece il papà è spesso in disparte. Come lo descriveresti?
Beh, lui è il mio papà (un sorriso di vero amore le illumina il viso, ndr). E’ saggio. E’ una persona molto tranquilla e anche una delle più forti che io conosca, a livello di testa e a livello di forza fisica. Secondo me appartiene a un’altra categoria. Se ai suoi tempi avesse potuto fare l’atleta, sarebbe stato molto forte. Ha avuto la fortuna di fare il preparatore atletico e lo skiman della nazionale di sci di fondo per tanti anni, quindi ha avuto la sua bella carriera. E’ stato il mio primo allenatore. Quando ho veramente tanto bisogno, parliamo e so che lui c’è sempre. Però le nostre conversazioni al telefono durano a dire tanto un minuto: lui domanda e io rispondo. «Tutto bene? Sì, tutto bene. Bom, la bici funziona? Sì, sì, la bici funziona. Bom, ti trattano bene? Sì, mi trattano bene. Bom, Jacopo è contento? Sì. Bom, ok, ciao». Finita. Insomma, è il mio papà…
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La casa, la famiglia, questi posto… C’è un sapore che ti ricorda il tuo paese?
Ogni volta che arrivavo a casa da qualche trasferta, mia mamma faceva il budino con le uova di casa. Le uova e il cacao amaro, sotto ovviamente metteva il caffè con i biscotti. E’ un budino montagnino, un sapore dell’infanzia che mi piace ancora. Poi ci sono il brasato, la polenta, i formaggi di capra, i tomini, il latte della mucca di mio papà, che bevevo appena munto. Oppure l’uovo sbattuto, che da noi si chiama rusumà, con dentro il caffè e anche, si può dire, un po’ di vino! Il vino fatto dai miei, che è un vinaccio, ma sa di casa. La rusumà è un po’ che non la mangio e devo farla assaggiare a Jacopo, perché secondo me non la conosce (lui annuisce, ndr).
Pronta per ripartire?
Pronta per il primo ritiro e non vedo l’ora. Siamo stati ad Abu Dhabi e mi è piaciuto il clima della squadra. E poi so che tanto sarà per poco. Due settimane a dicembre e poi si torna per le feste di Natale. E poi da gennaio, si ricomincia a viaggiare sul serio. Però la prossima volta ti fermi a cena. Jacopo è un ottimo cuoco, ieri abbiamo fatto gli gnocchi e sono venuti davvero buonissimi. Peccato che abbiamo sbagliato la quantità e ne abbiamo fatti una tonnellata…