“Longo” come Stuyven: «All or nothing!». Il Binda è suo

21.03.2021
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Quasi 30 chilometri da sola in testa al Trofeo Binda, in cui per la testa le sono passati mille pensieri e una sola frase, quella detta ieri da Jasper Stuyven nel vincere la Milano-Sanremo: «All or nothing!». Sarà che nell’ammiraglia alle sue spalle c’era ugualmente Luca Guercilena, Elisa Longo Borghini ha messo nei pedali tutto quello che aveva. E anche se le chiedono come mai non sembrasse stanca, la sua risposta è eloquente: «Magari il vantaggio cresceva, ma aumentava anche il mal di gambe. So soffrire e ho sofferto fino all’arrivo».

Da sola per quasi 27 chilometri al comando del Trofeo Binda: tutto o niente!
Da sola per quasi 27 chilometri: tutto o niente!

Azzurre in vista

Trofeo Binda, Cittiglio, il capolavoro di Mario Minervino e della sua Cycling Sport Promotion. La gente non può assieparsi alle transenne e i bar ti invitano cortesemente ad accomodarti fuori, mentre le ragazze si danno battaglia sulle rampe di Casal Zuigno e poi di Orino. Si va veloce, prima con Tatiana Guderzo allo scoperto e poi con Marta Cavalli a fare le prove di attacco. Mancano soltanto Van der Breggen e Van Vleuten, ma il campo partenti è di primissimo piano.

Per questo quando Longo Borghini decide di rompere gli indugi, ci si chiede se non sia troppo presto. Ma in fondo nel gruppetto alle sue spalle fa buona guardia Lizzie Deignan e sembra quasi che la piemontese sia stata mandata all’attacco per preparare il terreno altrui. Ma questa volta nelle sue gambe c’è la forza giusta. Forse c’è anche la voglia di scrollarsi di dosso il sapore beffardo del secondo posto alla Strade Bianche. E aver visto Stuyven vincere ieri la Sanremo in maglia Trek-Segafredo le ha dato il morale giusto. Ora il racconto va avanti con le sue parole e le nostre domande.

Stamattina dicevi che ogni occasione è buona per vincere, pensavi già ad una corsa del genere?

Stavo bene davvero, visto? E’ venuta come l’aspettavo. Siamo venute per fare una bella corsa e il mio ruolo era renderla dura attaccando da lontano. «All or nothing», come ha detto Jasper. Mi ci sono ritrovata alla perfezione.

Hai mai pensato di aspettarle quando il vantaggio non cresceva?

No, onestamente andava bene così. Dovevo sfiancarle. Più fatica facevano e più eventualmente Lizzie avrebbe potuto batterle

Dopo tanti attacchi, ecco quello vincente…

A me va sempre male, ma questa volta non ho mollato fino all’ultimo chilometro. E poi ho evitato di voltarmi, cosa che mi capita troppo spesso. Ma Giorgia (Bronzini, ndr) era dietro con l’ammiraglia e mi ha detto in modo abbastanza esplicito di non farlo. Ho capito che avrei vinto soltanto agli ultimi 200 metri.

Più difficili i tratti in pianura o l’ultima salita?

Sull’ultima salita ho sofferto. Per fortuna ho avuto il supporto dall’ammiraglia, che mi dava il tempo e quasi mi dicevano quando rilanciare. Avere dietro Giorgia e il team manager (Luca Guercilena, ndr) dà parecchio morale.

Ha vinto il Trofeo Binda con una Trek Emonda
Ha vinto il Trofeo Binda con una Trek Emonda
La vittoria…

E’ una grandissima soddisfazione, che dà grandi motivazioni e grande sicurezza. Ogni gara è una storia a parte, per cui adesso non voglio montarmi la testa e continuerò a lavorare e a fare fatica. Non voglio pensare a quello che sarà, alle Olimpiadi, al mondiale. Voglio portare ancora davanti la mia maglia tricolore, che è speciale all’estero e anche in Italia. E’ il mio orgoglio e non sarà per sempre.

Hai abbracciato tua madre e anche Elisabetta Borgia, che lavora con voi come psicologa e sembrava più contenta di te.

Bè, la mamma è sempre la mamma. Mentre Elisabetta lavora con noi dall’anno scorso. Ci ha unito molto. Spesso si sottovaluta l’unità del team, senza rendersi conto che il team veramente vincente è quello unito. E adesso vado. Starò per qualche giorno a casa e poi si parte per il Belgio. Le mie corse stanno per arrivare. Ci vediamo lassù.

Classicissima a Stuyven che scatta (e ragiona)

20.03.2021
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E come spesso accade, quando qualcuno è “troppo” favorito non vince. Stavolta a cogliere l’occasione e a portarsi a casa la Milano-Sanremo numero 112 è Jasper Stuyven. Il belga della Trek-Segafredo, come ha detto Cioni, ha colto l’attimo. Non ha rubato nulla ed è stato autore davvero di un bel colpo. Onore a lui!

Nino Daniele soccorre e abbraccia Stuyven stremato
Nino Daniele soccorre e abbraccia Stuyven stremato

Attacco a sorpresa

Ci ha messo un po’ il gigante di Leuven a conquistare il suo primo Monumento, almeno stando ai tempi dei fenomeni di oggi. Lui ha la “veneranda” età di 28 anni. Ma la sua crescita è stata costante e di certo non è una meteora. Nel suo palmares ci sono corse come la Omloop Het Nieuwsblad o una tappa alla Vuelta.

Nel finale è stato chirurgico. Freddo. Dalla radio gli hanno detto che doveva provare e lui non se l’è lasciato dire due volte. Quando Kragh Andersen lo ha riacciuffato non è andato nel panico. A quel punto, non ha ascoltato neanche più la radio e ha fatto tutto da solo. Era facile perdere le staffe con un avversario che ti riprende a 1.200 metri dall’arrivo e tutti i super fenomeni dietro a pochi secondi.  Stuyven invece ha cercato di risparmiare il più possibile, come se si potesse risparmiare, e poi ha scaricato a terra tutti i suoi cavalli.

Dopo l’arrivo cade stremato a terra. Non ci crede. Lo assiste subito il medico della squadra, Nino Daniele. Poi man mano passano tutti gli altri. A partire da Nibali che gli dà un cinque sincero.

Stuyven è sull’Aurelia. Si volta e capisce che dietro il primo che si muove è spacciato
Stuyven è sull’Aurelia. Si volta e capisce che dietro il primo che si muove è spacciato

Nervi d’acciaio

«Sapevo – ha detto Stuyven – che sul Poggio tutti aspettavano gli scatti di uno di quei tre. Il mio obiettivo in quel momento era restare lì. E ci sono riuscito, ma come me me ci erano riusciti anche i velocisti e così mi sono detto che avrei dovuto provare in discesa per vincere. I miei compagni non c’erano più, i tre favoriti erano anche più veloci di me e così ho dato il tutto e per tutto. Credo siano stati i chilometri più duri della mia vita».

Ma il vero capolavoro Stuyven lo ha fatto non solo sull’asfalto, ma anche nella sua mente. Già ragionare in certi frangenti non è facile, farlo quando si hanno nelle gambe quasi 300 chilometri è impresa quasi impossibile, tanto più con l’adrenalina della corsa nel sangue. Sentite qua.

«Quando sono partito ho pensato che proprio perché c’erano quei tre poteva essere il momento buono. Sia io che loro sapevamo che il primo che avrebbe chiuso, avrebbe perso la corsa. E così è stato. Poi quando è arrivato Kragh Andersen lui ha provato un po’ a rilanciare e io lì ho faticato tantissimo. Ho pensato a limitare i danni».

Jasper vive a Montecarlo. Il finale della Sanremo lo conosce bene, ma causa Covid nell’ultimo anno ci era venuto solo quattro volte. Due di queste però nell’ultima settimana.

«Giusto per ripassare un po’ il percorso. Quest’anno sono partito un po’ più piano, volevo crescere gradualmente e ci sono riuscito. Devo dire che proprio questa settimana mi sentivo molto bene». E infatti giusto la sera prima la Trek-Segafredo aveva assegnato i ruoli e Stuyven era uno dei due capitani, l’altro era Nibali.

I compagni della Trek tornano al bus con il bottino in mano!
I compagni della Trek tornano al bus con il bottino in mano!

Nessuno è imbattibile

Dal bus della Trek-Segafredo si sentono le grida di gioia. Due di loro arrivano con la bottiglia di spumante in mano, presa direttamente dal podio. Ogni corridore che arriva abbraccia l’altro e tutto lo staff. I ragazzi di Guercilena sapevano di non essere favoriti e forse per questo hanno speso meno energie mentali degli altri. 

L’alta velocità poi forse li ha anche aiutati. In fin dei conti è stata una corsa “facile” da controllare.

«Vero – afferma Stuyven – è stata una corsa velocissima e non c’è stato un team dominante anche negli ultimi chilometri. Siamo arrivati in tanti all’imbocco della Cipressa. Poi su questa salita il ritmo è stato ancora altissimo e nessuno è riuscito a muoversi. Si andava davvero troppo forte. 

«Se mi dà fastidio di non essere stato inserito tra i favoriti alla vigilia? No, visto come quei tre erano andati alla Tirreno era normale che si parlasse di loro. Sì, probabilmente nell’uno contro uno sono più forti di me, ma oggi ho dimostrato che nessuno è imbattibile».

E forse è proprio questo il bello del ciclismo. Tattiche e testa ancora contano. 

Pirelli P Zero Race: nuova era della velocità

15.03.2021
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Embargo fino al 15 marzo (oggi) alle 14,30: gli amici di Pirelli sono stati chiari. Poco male, pensiamo, c’è più tempo per capire come sono fatti i nuovi P Zero Race. Ci hanno chiesto di sceglierne un tipo e francamente non è stato facile, fra un modello da gara e uno da allenamento. Alla fine però ha prevalso l’anima corsaiola ed ecco qui questi nuovi copertoncini con sezione da 26, disponibili tuttavia anche da 28 e 30. Abbiamo scelto di montarli e scoprirli presso un’officina Pirelli, Cicli Antonelli di Villanova, per avere il riscontro di chi maneggia questi prodotti già da un po’.

Test WorldTour

Quando sviluppi un prodotto da gara, devi per forza sapere che cosa ne pensino i corridori. Così i test sulla nuova gamma sono iniziati da tre anni a questa parte. Ricordate il mondiale di Harrogate, con il sole al sabato e il diluvio la domenica? Anche lì i corridori della Trek-Segafredo, della attuale Team Bike Exchange e della AG2R furono pregati con preghiera di riservatezza di dire che cosa ne pensassero.

La versione che abbiamo ricevuto è quella con sezione da 26 e peso di 205 grammi
La versione che abbiamo ricevuto è quella con sezione da 26 e peso di 205 grammi

Tubolari addio?

Come annunciato anche da altri marchi concorrenti nei primi giorni di gare in Belgio, Pirelli punta a rendere più affidabile e performante il pneumatico con camera d’aria, cercando di voltare la pagina sui tubolari. Non è stato semplice però, i test come detto sono andati avanti per tre anni e la ricerca ha portato all’impiego della nuova mescola SmartEVO e alla concezione della struttura TechBELT.

La struttura Tech Belt, con uno strato al di sotto della mescola, riduce il rischio foratura
La struttura Tech Belt, con uno strato al di sotto della mescola, riduce il rischio foratura

Gomme da gara

Una volta montati su cerchi con il canale largo, la sensazione è quella di una consistenza da gomma da corsa per auto. E il perché è presto detto. Il nuovo compound SmartEVO utilizza una mescola di 3 diversi polimeri, ognuno dei quali fornisce prestazioni specifiche e garantisce un perfetto equilibrio di caratteristiche, come grip e scorrevolezza. Per ottenere la composizione voluta, Pirelli ha sfruttato la sua eccezionale esperienza sviluppata in oltre 100 anni di corse nel modo dei motori e ha individuato una miscela di polimeri con caratteristiche di comportamento “intelligenti”. Ottenendo una superiore aderenza su asciutto e bagnato e riduzione della resistenza al rotolamento

Ecco la tabella pressioni in base al peso
Ecco la tabella pressioni in base al peso

Anti foratura

La struttura Tech Belt è ciò che rende il P Zero Race anche più resistente alle forature. Trattandosi di una gomma da gara, va da sé che il ritardo causato dal dover cambiare la ruota costituisca un imprevisto da esorcizzare.

La carcassa da 120 tpi è stata resa pertanto più resistente grazie a uno strato aggiuntivo di tessuto sottostante la mescola, appositamente studiato per aumentare la protezione alla foratura in diverse condizioni di utilizzo. Nonostante questo, il peso della gomma è di 205 grammi, che sale a 245 con sezione da 30.

Al Team Bike Exchange si preparano le ruote della crono, con copertoncini Pirelli
Al Team Bike Exchange si preparano le ruote della crono, con copertoncini Pirelli

Pressioni inferiori

La sezione maggiore del copertoncino permette pressioni inferiori, come nell’orientamento di questa fase utilizzando cerchi dal canale largo. Scordatevi i gonfiaggi a 9 atmosfere e fidatevi della tabella fornita da Pirelli, con pressioni fino a 8 bar per atleti di 85 chili, ma inferiore ai 7 per corridori sotto i 70 chili e sotto agli 8 per quelli fino agli 85.

Ruote montate con i nuovi P Zero Race, si può partire per il test
Ruote montate, si può partire per il test

Casi estremi

Ovviamente poi la casistica è ampia. La stessa Pirelli suggerisce di diminuire di 0,3 bar all’anteriore se si va in cerca di comfort, mentre per la guida aggressiva sarà meglio non avere differenze fra le due ruote. Altra variabile da considerare invece è la pioggia o il freddo sotto i 7 gradi, nel qual caso può essere utile ridurre la pressione di 0,3 bar in entrambe le ruote.

La guida conferma le sensazioni del primo sguardo, con un appoggio clamoroso nelle curve veloci e la grande scorrevolezza. Ma il parere che davvero conta è quello dei corridori. E non c’è nessuno nelle squadre che li usano ad aver storto il naso.

Trofeo Laigueglia 2021

Il Laigueglia ad uno strepitoso Mollema

03.03.2021
3 min
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«Sono super contento del buon inizio di questa stagione». Il volto di Bauke Mollema è il ritratto della felicità e della serenità. Lo si percepisce anche da dietro la mascherina. Lo spilungone olandese ha messo a segno la seconda vittoria stagionale (aveva vinto una tappa al Tour des Alpes Maritimes) e soprattutto si è mostrato il più forte in salita. Brillante tatticamente, sereno e sicuro… è già in forma.

Rispetto al passato sembra anche più scattante, una bella anomalia con il passare degli anni.

Trofeo Laigueglia 2021
Mollema ha tagliato il traguardo di Laigueglia da pochi secondi e cerca un’aranciata
Trofeo Laigueglia 2021
Mollema ha tagliato il traguardo di Laigueglia da pochi secondi e cerca un’aranciata

Brindisi con l’aranciata 

Appena dopo l’arrivo, che si è goduto alla grande alzando le braccia al cielo per tanti secondi, Mollema si fa dare una lattina di aranciata. Lo cercano subito ai microfoni Rai, ma lui declina l’invito. “Pedalicchia” ancora per qualche secondo. Duecento, trecento metri in cui lascia scorrere la bici in attesa che arrivino gli altri e si gode questa vittoria. Intanto sopraggiungono anche gli inseguitori che, forti della volata, gli piombano addosso. Si scambia il cinque con Ciccone.

«Abbiamo fatto un buon gioco di squadra – dice Mollema – Eravamo in tre prima della salita finale e poi in due. E’ una bella vittoria per il team. Questo percorso mi piaceva davvero tanto e sono partito con l’idea di fare bene. Ci credevo».

Trofeo Laigueglia 2021
L’olandese (34 anni) spianato sulla bici.
Trofeo Laigueglia 2021
L’olandese (34 anni) spianato sulla bici

Mollema scalatore…

E oggi il 57° Trofeo Laigueglia lo ha deciso totalmente lui. Il passaggio chiave è stato non tanto il momento dell’attacco, cioè la penultima volta che si scalava Capo Mele, quanto piuttosto l’aver rintuzzato Bernal verso Colla Micheri, la salita più dura, pochi chilometri prima.

In quel frangente Bauke ha mostrato di essere il più forte in salita e “ha fatto perdere” la corsa all’asso colombiano della Ineos-Greandiers che ci ha provato in ogni modo. Ciccone non riusciva a chiudere proprio su Egan. A quel punto è salito in cattedra Mollema. Ha saltato tutti nel gruppetto e in poche centinaia di metri ha messo nel mirino Bernal e Champoussin, azzerando il gap. Quando si è protagonisti di queste azioni è perché la gamba è piena. E il corridore lo sa.

Trofeo Laigueglia 2021
Bauke Mollema è stato formidabile anche in discesa
Trofeo Laigueglia 2021
Bauke Mollema è stato formidabile anche in discesa

Passista e discesista

E una volta in fondo alla discesa, visto che in quel drappello di 7-8 corridori erano in due della Trek-Segafredo, appunto Mollema e Ciccone, Bauke ci ha provato.  A quel punto è emerso il passista che in lui. Si è “spianato” sulla bici: mani sulle leve, gomiti a novanta gradi, sedere in punta di sella e rapporto da cronoman. I secondi di vantaggio diventano 5, poi 7, 12, 16… Uno così non lo prendi più.

Il terreno a quel punto giocava a suo favore. Strada larga mentre lo vedevano scappare (e nessuno che tirava) e poi curve strette che lo nascondevano. 

E a proposito di curve. Deve averci lavorato su non poco. Forse è anche merito dei materiali, ma da quando lo scorso anno in Trek-Segafredo si sono affidati ai consigli di un downhiller per migliorare traiettorie e staccate con i freni a disco, le cose sono migliorate. Bauke, lo ricordiamo ai Giri d’Italia di qualche anno fa, non era un drago quando la strada picchiava in giù. Invece oggi ha fatto la differenza anche scendendo da Colla Micheri. Ma d’altra parte lo abbiamo detto mille volte: siamo nel ciclismo moderno dove non si lascia nulla al caso. 

Kuurne: VdP incendia la corsa, Pedersen la vince

28.02.2021
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Sul rettilineo di Kuurne sfilano una dopo l’altra la splendida follia di Mathieu Van der Poel e il lucido cinismo di Mads Pedersen. Fra l’uno e l’altro, passano Turgis con un boccione di vino gigantesco, Pidcock con la smorfia di quando il capolavoro non gli riesce e Trentin che si è buttato nello sprint per rifarsi della iella di ieri e ha portato a casa il quarto posto.

«Siamo venuti qui con poche corse – commenta Matteo – quindi tutto sommato ho scoperto di stare bene. Mi sono ammalato dopo il Tour de la Provence, per cui me ne torno a casa con un bel weekend di gare in valigia e due top ten. Si vede che ho cambiato preparazione, con tanta più qualità. Si è visto ieri sui muri dell’Het Nieuwsbland, anche se oggi sul Qwaremont mi è mancato qualcosa…».

Il rettilineo è deserto, la gente a malapena si affaccia dalla finestra e così la corsa che per lo show offerto avrebbe meritato oceani di tifosi, si conclude con le voci dei protagonisti mascherati come banditi.

Narvaez-Van der Poel, insolita coppia d’attacco
Narvaez-Van der Poel, insolita coppia d’attacco

Pazza idea

Lo hanno preso a 1.600 metri dall’arrivo, dopo una fuga cominciata ai meno 83. Davanti alla zona mista passa Narvaez e fa un sorriso quando gli chiediamo di confermare il momento dell’attacco. Si era voltato per fare l’appello del gruppo e si è accorto con la coda dell’occhio di un movimento di Van der Poel. Si è preparato mentalmente, si è spostato sulla sinistra per trovare un varco e quando lo ha visto passare, si è fiondato nella scia.

Dove volesse andare Mathieu inizialmente non era chiaro. Durante le chiacchiere alla partenza si era premurato di ribadire che la corsa sarebbe stata il perfetto rodaggio prima di partire per l’Italia: un ottimo allenamento e di certo lo è stato.

«Volevo lasciarmi gli sprinter dietro – dice – speravo che dopo il Qwaremont si sarebbe formato un bel gruppo di grossi nomi, ma non è successo. Sperare di arrivare con quel gruppetto, in cui cinque erano superstiti della prima fuga, era pura utopia».

Trema come una foglia. E’ magro come un chiodo e gli hanno dato soltanto un giubbino leggero, mentre sul rettilineo è scesa l’ombra e il vento fa gelare chi è vestito, figurarsi un atleta affaticato e sudato. L’addetto stampa della squadra lì accanto si tiene stretta la giacca a vento e gestisce le interviste.

Il team Uae Emirates tira per Kristoff, ma alla fine allo sprint arriva Trentin
Il team Uae Emirates tira per Kristoff

Boomerang

Stamattina alla partenza, in un scambio di vedute con John Degenkolb, la presenza in corsa di Van der Poel veniva raccontata con un po’ di inquietudine.

«Quando c’è lui – diceva il tedesco – le corse cambiano, quasi mai seguono lo schema che ci si prefigge. Però, se si evita di farsi prendere dallo sconforto, magari si può volgere la situazione a proprio favore. E’ forte, ma questi non sono percorsi adatti per spaccare tutto».

Stava dicendo una grande verità, ma era presto per dargli ragione. Mentre sul pullman della Trek-Segafredo, in una riunione serena ma ferma, Pedersen si raccomandava di evitare lo smarrimento di ieri. L’arrivo in volata vinto da Ballerini, sulla carta poteva essere anche per lui, ma sul più bello si era accorto di essere solo e con poche gambe.

Trentin riparte da Kuurne con buone sensazioni
Trentin riparte da Kuurne con buone sensazioni

Un bel test

Quando Van der Poel ha capito che si sarebbe arrivati in volata, si è guardato intorno e ha visto parecchie facce inferocite. In quel momento si è reso conto di aver sparato tutte le sue cartucce e se si è buttato nello sprint, è stato per onore di firma.

«Dopo 80 chilometri di fuga – dice – anche solo pensare di avere le gambe per fare la volata sarebbe stato illogico. Però alla fine ho ottenuto quello che volevo. Una giornata di bella fatica e un grande divertimento. Il mio obiettivo sono le classiche monumento, mi piacerebbe riuscire a vincerne un’altra. E sono contento che qualcuno pensi che con me le corse diventano imprevedibili. E’ il mio gusto per il ciclismo».

VdP ha provato in tutti i modi ad animare la fuga verso Kuurne, ma senza successo
VdP ha provato in tutti i modi a rianimare la fuga

Trek ritrovata

Pedersen arriva con un somarello di peluche sul manubrio, coperto di tutto punto che al confronto Van der Poel sembrava un ragazzo povero. E’ soddisfatto, ma forse per uno che ha vinto il mondiale, la vittoria di Kuurne ha il sapore dell’avvicinamento a qualcosa di migliore. Oppure semplicemente non è tipo che mostra le emozioni.

«Una vittoria è una vittoria – dice – non saprei inquadrarla diversamente. Sono stato molto meglio di ieri, una giornata che preferirei dimenticare in fretta. Se mi avessero detto che saremmo andati alle sfide del Nord con la squadra di ieri, avrei avuto qualche preoccupazione, ma oggi ho visto il team che vorrei sempre. Abbiamo dimostrato che ci siamo, abbiamo fatto vedere che la forma c’è. A questo punto, sono consapevole del fatto che non sono al top, ma per arrivarci ci sarà la Parigi-Nizza, che darà il tocco finale alla mia preparazione».

Kuurne è la città degli asini: ecco spiegato l’omaggio a Pedersen
Per Pedersen, l’asino simbolo di Kuurne

Kuurne e gli asini

Il somarello è il simbolo di Kuurne. Il paese, che sorge alle porte di Kortrijk è chiamato “comunità degli asini”. In passato infatti, gli agricoltori che coltivavano da queste parti le loro verdure all’alba si recavano con un asino e un carretto al mercato della vicina città e così l’asino divenne il simbolo della comunità.

«Mi piacciono gli asini», dice Pedersen, che verrebbe voglia di portarlo a casa di Marzio Bruseghin. Poi si mette a spiegare come mai fosse sicuro che sarebbe arrivato a fare la volata.

«Niente è impossibile a Van der Poel – dice – tanto di cappello per averci provato, ma forse stavolta ha osato troppo. Ci sono corse che non si possono giocare in questo modo e quando sono rientrato nel primo gruppo inseguitore con tutti i miei compagni e mi hanno dato il distacco, ho capito che lo avremmo preso. Mancava troppo però, è stato giusto aspettare fino all’ultimo. Abbiamo messo sulla strada un treno perfetto, ho tanta fiducia per le prossime corse».

Senza saperlo ha messo in atto la tattica suggerita al mattino da Degenkolb, che ci aveva visto giusto, ma allo sprint si è fermato in 17ª posizione.

Si torna in Italia con la vittoria di Ballerini e segnali interessanti da Trentin e Colbrelli. Dalla Francia è rimbalzata la notizia della vittoria di Bagioli e i nostri che si sono visti al Uae Tour, da Ganna a Nibali, Nizzolo e Viviani, sono parsi sulla buona strada. Ci avviamo verso una bella primavera, avendo però la consapevolezza che il livello su tutte le strade sarà altissimo.

Nibali attacca e Pallini non c’è. Nostalgia canaglia…

25.02.2021
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Pallini è a casa e oggi che al Uae Tour Vincenzo ha finalmente attaccato, le sue sensazioni sono davvero strane. Tornerà con lo Squalo dalle prossime corse e nel frattempo lo segue con messaggi e chiamate ogni due, tre giorni. L’inverno no, l’inverno lo ha trascorso tutto con il siciliano. Lo ha visto lavorare bene e con motivazione in palestra, lo ha salutato quando soltanto all’ultimo momento è andato in Sicilia per abbracciare la famiglia.

Jonas Vingegaard, 24 anni, vince la tappa di Jebel Jais
Jonas Vingegaard, 24 anni, vince la tappa di Jebel Jais

Doppia tinta

Ci sono due aspetti che oggi stridono nel raccontare Nibali. Da una parte lo scherzo delle Iene e dall’altra la morte prematura di Giuseppe Milone, il ragazzino siciliano che indossava la maglia della sua squadra.

«Non so bene come l’abbia presa – dice Pallini – perché probabilmente questo ragazzo non era intimo con la sua famiglia come Rosario Costa. Comunque non è mai bello, perché pensi che lui magari corresse in bicicletta per imitare te e ti senti addosso questa responsabilità. Quanto allo scherzo delle Iene, quella caduta uscendo dall’albergo poteva costargli caro, per fortuna ha preso soltanto un colpo ad una costola. Poi, tra l’altro, la scena hanno anche dovuto rifarla. Uscendo infatti, Vincenzo si è accorto che sull’auto di Carera c’era qualcuno con una telecamera e ha mangiato la foglia. Per cui il finale dello scherzo è stato girato una seconda volta».

La Uae Team Emirates si è stretta attorno a Pogacar
La Uae Team Emirates si è stretta attorno a Pogacar
Come ti sembra che stia andando, guardandolo alla televisione?

In realtà sto guardando molto poco le tappe in diretta, avendo i bimbi cui pensare, però riguardo i filmati la sera e leggo sui social. Mi pare di aver capito che sul primo arrivo in salita abbiano fatto il record di scalata, quindi anche il tempo di Vincenzo deve essere stato buono. La gamba c’è. In realtà mi fa strano non esserci, per questo cerco di distrarmi.

Proprio con Vincenzo qualche tempo fa abbiamo parlato delle sue motivazioni.

Sicuramente è molto concentrato e con voglia di fare bene. Dopo un anno come l’ultimo, è comprensibile che abbia voglia di riscatto, per la stagione in sé e per avviarsi meglio eventualmente alla fine della carriera. Forse è l’unico momento in cui è in difficoltà è a tavola, perché fa proprio fatica. Però magari si ritroverà tutto questo dalla primavera in avanti, quando andrà forte anche grazie al fatto di non essere partito subito a tutta. Comunque è innegabile che quando hai famiglia, le cose cambiano.

Pallini e Nibali hanno condiviso momenti indimenticabili: qui al Tour 2014
Pallini e Nibali hanno condiviso momenti indimenticabili: qui al Tour 2014
In che senso?

Prendiamo uno come Tiberi, lasciando stare il fatto che sia caduto. Lui è partito per gli Emirati, poi senza nessun problema potrebbe andare a Laigueglia e semmai soltanto dopo tornare a casa. Vincenzo invece ha la quotidianità della famiglia, le cose che deve fare a Lugano e quindi anche stare lontano da casa a lungo andare diventa più pesante.

Non ha cominciato propriamente piano…

A Besseges, su percorsi non certo adatti a lui, è andato abbastanza bene. Poi è tornato a casa ed ha trovato temperature intorno ai 5 gradi, alle quali non è mai facile allenarsi. Quindi è andato negli Emirati dove ha trovato corridori che vanno già a mille. Per uno come Pogacar, quella corsa viene appena dietro il Tour de France. Anche Adam Yates è andato fortissimo. Il primo giorno Vincenzo mi ha mandato una foto in cui lo si vedeva in fondo al gruppo ed ha scritto che non riusciva a tenere le ruote.

Pogacar mantiene saldo il comando
Pogacar mantiene saldo il comando
E tu che cosa gli hai risposto?

Gli ho detto di ascoltare molto le sue sensazioni e che con il passare dei giorni le cose sarebbero migliorate e per fortuna così è stato.

Cosa ti ha detto invece oggi?

Che si sente meglio rispetto alla prima tappa. E rimasto molto impressionato quando lo hanno passato i primi, dalla velocità che avevano.

Quando ricomincerai a massaggiarlo?

Spero di essere nuovamente in gruppo alla Strade Bianche e poi di continuare con il solito programma. Ci sono un sacco di cose da fare

Longo, debutto in Belgio con la testa fra Giro e Giochi

24.02.2021
4 min
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Quella sera sull’Etna, Salvoldi ha parlato chiaro: a Tokyo avremo su strada le stesse chance di medaglia che in pista, perché Elisa Longo Borghini e Marta Bastianelli sono in grado di andare a segno. La frase ha continuato a risuonarci nella testa e l’intervista con Giorgia Bronzini che parlava degli obiettivi della piemontese ci ha convinto a parlare proprio con lei che in apertura è sul podio di Rio 2016.

A Denia con la squadra, prima di volare in Belgio (foto Instagram)
A Denia prima di volare in Belgio (foto Instagram)

Elisa risponde dal Belgio e sorridendo dice che ieri per la prima volta si è allenata in pantaloncini su quelle strade. La primavera è in anticipo, ma pare che sabato all’Het Nieuwsblad ci saranno i soliti 10 gradi.

Quanto è presente Tokyo nei tuoi pensieri?

Sicuramente è un pensiero che c’è. Ma non è una fissazione, non voglio sacrificare le altre corse. Il ciclismo è uno sport attivo, se punti tutto su un obiettivo e ti va male, ti volti e pensi a quante corse ti sei lasciato indietro. E ti mangi le mani…

Pare che Salvoldi a maggio andrà a vedere il percorso.

Sarebbe ottimale vederlo prima. Ma se anche non si riuscirà, avrò certamente il tempo per farci… amicizia quando andremo in Giappone. Immagino, visto il fuso orario, che andremo con il dovuto anticipo.

Gli europei di Plouay e poi i mondiali hanno confermato la sua crescita
Gi europei e poi i mondiali hanno confermato la sua crescita
Giorgia Bronzini ha parlato di Tokyo come di un tuo obiettivo personale, mentre sul Giro convergono anche le ambizioni della squadra.

E’ vero. Il Giro è uno degli obiettivi stagionali, ma non mi piace sbilanciarmi dicendo che andrò a fare chissà cosa. Sarà la strada a decidere. Ma di certo il Giro può anche darmi la gamba per arrivare bene a Tokyo.

Pensi sia stato giusto togliere il Giro Rosa dal WorldTour?

Non è mio compito dare giudizi, spero abbiamo fatto le riflessioni giuste.

Abbiamo visto alcune tue foto in Costa Azzurra, hai cambiato strade di allenamento?

Mi sono allenata bene finora, ma come in tutti gli inizi di stagione ci sono un sacco di incognite. Di buono c’è che non ho ancora preso un raffreddore, mentre di solito a quest’ora ne avevo presi 28. Sono curiosa di vedere come sto davvero. Mi sono allenata nella zona di Mentone e questo ha influito sulla qualità del lavoro.

Si è allenata anche in Costa Azzurra per sfuggire dal freddo (foto Instagram)
Si è allenata anche in Costa Azzurra per sfuggire dal freddo (foto Instagram)
Dobbiamo prepararci a Elisa che lascia la montagna e passa al mare?

No, no, non rinnego le mie radici. Ma a casa mia fa freddo e quest’anno ne ha fatto anche di più. Non ci si allena bene con 3-4 gradi sotto zero.

Bronzini ha anche detto che dopo l’esperienza nel 2020 prima del Giro tornerete a fare un ritiro in altura: sarà un passaggio importante per te?

Molto, perché l’altura mi fa sempre molto bene. E poi a livello mentale, essere supportati dalla squadra mi aiuta molto. Dalla squadra e anche dalla Polizia di Stato, che dal 2015 è al mio fianco.

A Rio 2016, l’Italia con Guderzo, Cecchini, Bronzini e Longo Borghini
A Rio 2016, l’Italia con Guderzo, Cecchini, Bronzini e Longo Borghini
E’ credibile che Lizzie Deignan venga al Giro per aiutarti?

Verrà al Giro e mi darà una mano. Anche per lei sarà una buona base per le Olimpiadi. Anzi, lei è la mia favorita per le Olimpiadi.

Bè, le nostre favorite sono altre ma per scaramanzia stiamo zitti. E poi a lei l’hai già tirata tu…

Sorride, guardiamo avanti. Sabato si debutta in Belgio. Il 2021 sta finalmente per cominciare.

La Francia porta bene: Brambilla tappa e maglia

22.02.2021
4 min
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La fortuna in certi giorni devi andartela a prendere, pensa Brambilla in Francia infilandosi nel primo gruppo in fuga. La terza tappa del Tour des Alpes Maritimes et du Var ha sette colli e neanche un metro di pianura. Strade che Gianluca conosce benissimo, dato che vive a Monaco e nei suoi allenamenti le percorre quasi tutti i giorni. La Trek-Segafredo sa che il giorno può essere decisivo. Mollema, vincitore della prima tappa, in partenza confida a un giornalista che oggi correranno per Ciccone e per Brambilla, che ha il compito di infilarsi nella prima fuga. E Brambilla la fuga la prende e va via.

Era partito per la Francia in supporto a Ciccone
Era partito per la Francia in supporto a Ciccone

Strade di casa

«Giorno duro – racconta Brambilla – per fortuna conoscevo le strade. Mi sono infilato nella prima fuga e all’inizio sono stato furbo. Ho giocato bene le mie carte, approfittando del fatto che quelli della Groupama stavano facendo un lavoro enorme. Il guaio è stato che ho avuto problemi con la radio e alla fine non sentivo niente. Per fortuna a un certo puto è venuto Gregory Rast con l’ammiraglia e mi ha detto che per vincere la tappa, avrei dovuto provare a staccarli. E forse a quel punto c’erano anche possibilità per la classifica. Ma io pensavo alla tappa, se devo essere onesto…».

Il Col de la Madone, punto spettacolare della terza tappa
Il Col de la Madone, punto spettacolare della terza tappa

Un anno duro

Il 2020 e tutto il periodo del lockdown non sono stati semplici da gestire, ce lo aveva raccontato proprio lui qualche settimana fa.

«Non è stato un bel periodo – ci aveva detto – e per fortuna il lockdown l’abbiamo passato in Italia, altrimenti in appartamento a Monaco saremmo impazziti. Io ne ho approfittato per togliere una ciste che mi ha fatto perdere 10 giorni prima di andare al primo ritiro a San Pellegrino. Ho ripreso a correre un po’ indietro, ma dalla Tirreno ero a posto. Non so come abbiano fatto gli altri ad avere la testa per stare tutto quel tempo sui rulli…».

Nell’ultima tappa per Ciccone una giornata dura: quasi 9 minuti di passivo
Nell’ultima tappa per Ciccone quasi 9 minuti di passivo

Missione compiuta

A cinque chilometri dall’arrivo, Brambilla capisce che ce la può fare. Per la tappa e anche per la maglia, che è gialla come in tante altre corse francesi (come se in Italia la dessero rosa ogni volta!). Il suo ritardo da Woods in partenza era di 13″ e ora il canadese viaggia intorno ai 20″. Il Col de la Madone e le sue spire sono alle spalle. La discesa del Col de Nice la pennella come uno di casa. E alla fine quando piomba sul traguardo, i distacchi sono minimi, ma bastano a riscrivere la storia. Tao Geoghegan Hart e il suo gruppetto arrivano a 13″. Fuglsang guida il drappello a 18″ in cui è rimasto imbrigliato Woods (alle prese con non meglio precisati problemi meccanici) con Gaudu, Mollema che ha fatto buona guardia e Quintana. Lo sguardo di Brambilla è quello di un bambino contento. «Se ci saranno Nibali e Ciccone in classifica – aveva detto anche questo – correrò per loro, altrimenti ogni corsa sarà buona anche per me». E così è andata.

Maglia gialla in terra di Francia, la vittoria è sua
Maglia gialla in terra di Francia, la vittoria è sua

A Laigueglia

«Voglio ringraziare John Burke di Trek e Luca Guercilena – dice fra le prime parole – che hanno creduto in me anche se nel 2020 ci sono stati momenti difficili. Ma io ci ho sempre creduto e ho fatto il mio lavoro al 100 per cento e credo che questo sia il modo migliore per ripagarli. Adesso ci riposiamo un po’ e poi torniamo per Laigueglia, un po’ più vicino a casa. E’ bello aver cominciato la stagione in questo modo».

Il biberon e la bici: la nuova vita di Antonio

20.02.2021
4 min
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Se chiedete ad Antonio Nibali quali siano le novità di una bimba nata da poco, farà un grosso sorriso da padre innamorato e vi racconterà che anche la notte scorsa si è svegliato ogni quattro ore e ha preparato il biberon, lo ha portato a sua moglie Michela e si è rimesso a dormire. Poi, ripensandoci, aggiungerà che quest’anno per la prima volta da quando è al mondo, non è sceso a Messina per le Feste.

«Siamo rimasti sempre a casa – sorride – facendo Natale con i genitori di Michela. Andare in aereo con una bimba di due mesi soprattutto di questi tempi non era tanto il caso. E anche farle fare otto ore di macchina. Però il tempo che cresca un po’ e che le cose magari cambino e andiamo giù per far conoscere Mariasole ai nonni».

Nel 2019 all’elezione di Miss Ciclismo, Antonio assieme ad Andrea Garosio
Nel 2019 a Miss Ciclismo, Antonio con Andrea Garosio

Il giro delle case

Antonio prosegue nel suo giro d’Italia che lo ha portato a Mastromarco sulle orme di Vincenzo, poi a Guanzate in provincia di Como e ora nelle Marche, nella splendida Filottrano, che agli amanti del ciclismo ricorda Michele e non potrebbe essere altrimenti. Per un giovane padre che di mestiere fa il corridore probabilmente è la dimensione ideale: non per nulla e per non tradire le sue radici, Scarponi rifiutò sempre di trasferirsi in località più convenienti. E Antonio per ora ci ha messo le radici.

Come è andato l’inverno?

Abbastanza tranquillo, passato praticamente fra casa e bicicletta. Mi sono sempre allenato perché il tempo me lo ha permesso. Il 2020 è stato brutto per tutti, ma devo dire che soprattutto per me il Giro è stato un bel momento. Sono stato sempre davanti cercando di dare il massimo. Magari non vinci né fai piazzamenti, ma te ne accorgi se in salita rimani in un gruppo di 20 oppure resti indietro. E io alla fine sono sempre migliorato, anno dopo anno.

Antonio ha seguito Vincenzo dal Team Bahrain alla Trek-Segafredo
Ha seguito Vincenzo dal Bahrain alla Trek-Segafredo
Che cosa ti aspetta nel 2021?

Un bel programmino. Nel prossimo fine settimana correrò in Francia: Ardeche e Drome. Poi verrò in Italia per fare Laigueglia e Larciano e da lì Coppi e Bartali, un ritiro in altura con la squadra e uno fra Tour of the Alps e Romandia. In teoria dovrei essere riserva nella prima e correre in Svizzera, ma ho chiesto di invertire per avere più stacco prima del Giro d’Italia.

Quando ti incrocerai con Vincenzo?

Probabilmente per Laigueglia e Larciano, al Tour of the Alps se riesco a farlo e ovviamente al Giro.

Il tuo ruolo nella squadra del Giro sarà lo stesso del 2020?

Bisognerà prima capire le tattiche di squadra. Se avremo Vincenzo e Giulio (Ciccone, ndr) in classifica, ovviamente non si potrà neppure andare in fuga. Quando le altre squadre vedono che i compagni di due come loro provano ad anticipare, immaginano che vogliano preparare un attacco e per sicurezza vengono a prenderti. Anche se magari volevi solo andare in fuga. Se invece non saranno in classifica, allora magari ci sarà spazio. Non abbiamo ancora deciso come correremo.

Da quello che ci ha raccontato, Vincenzo vorrebbe essere libero da obblighi di classifica.

Visto l’anno da cui veniamo, si può anche capire. E’ stato strano il 2020, siamo arrivati al Giro a ottobre facendo poche gare prima e una sola corsa a tappe: la Tirreno-Adriatico. Quindi non è stato un test molto attendibile. Io ho idea che se quest’anno nelle corse prima si rendesse conto di essere competitivo, anche l’approccio al Giro potrebbe essere diverso e farebbe classifica. Bisogna solo cominciare…

Nel 2019 corre il secondo Giro e si mette in luce in supporto di Vincenzo
Nel 2019 corre il secondo Giro e si mette in luce
Con chi ti alleni di solito?

Per ora sono uscito spesso con Stacchiotti, che abita a Porto Recanati. Abbiamo da fare un quarto d’ora a testa per incontrarci. Oppure con Garofoli, che viene da Castelfidardo che sta a 10 minuti. Altrimenti se loro non ci sono, qualche amico cicloamatore. Qui si sta veramente bene, c’è una buona qualità di vita e non c’è tanto traffico. Il mare è abbastanza vicino, la temperatura è buona e nell’entroterra ci sono delle belle salite. Quelle su cui si allenava anche Scarponi.

Hai già cominciato ad Almeria?

Esatto, ma lì salite poche… Era una corsa per velocisti e sono stato in gruppo. Diciamo che è stato un giorno di allenamento diverso, facendo ritmo. Come sapete, le volate non fanno per me.