Anche Chris Froome ha fatto… tappa in Sidi. Il campione britannico con Sidi ha vinto tutto: il Giro d’Italia 2018 e ben quattro volte del Tour de France. Froome ha recentemente approfittato della sua partecipazione alla Settimana Internazionale Coppi e Bartali per passare dalle parti di Maser (Treviso) dove sorge il quartier generale Sidi. E proprio nel corso di questa graditissima visita aziendale, Chrisha raccontato come stia recuperando il proprio stato di forma e quanto i prossimi appuntamenti siano fondamentali per avvicinarsi al meglio ai grandi obiettivi di questa stagione.
Froome è passato a visitare la sede di Sidi prima di partecipare alla Settimana Coppi e Bartali
Chris in azione durante la breve corsa a tappe
Froome è passato a visitare la sede di Sidi prima di partecipare alla Settimana Coppi e Bartali
Chris in azione durante la breve corsa a tappe
L’emozione del Giro
«Nel corso della mia lunga carriera – ha affermato Chris Froome in Sidi – ho avuto il privilegio di vivere tantissimi momenti a dir poco indimenticabili. Non nego che tra questi il successo al Giro d’Italia del 2018 sia stato probabilmente il risultato più straordinario. Ero difatti perfettamente cosciente che dovevo fare qualcosa di assolutamente sensazionale per ribaltare la classifica generale, e così ho attaccato sullo sterrato del Colle delle Finestre: dando tutto quello che avevo e senza sapere come sarebbe andata. E alla fine, come spesso succede nel ciclismo, il coraggio ha pagato…
«Parlando poi degli anni successivi a quel bellissimo successo – ha aggiunto con una punta di malinconia – sfortunatamente con l’incidente prima della cronometro del Critérium du Dauphiné le cose non sono andate così bene… Ma questo fa parte della vita e dello sport. Quello che oggi posso dire è che per me è davvero importante poter fare ciclismo ad alti livelli e correre con una mentalità che sento ancora più forte di prima».
Froome indossa scarpini Sidi da 12 anni, le sue preferite sono le Shot2Froome indossa scarpini Sidi da 12 anni, le sue preferite sono le Shot2
Shot 2: potenza e sostegno
Chris Froome ha ovviamente anche parlato del rapporto che lo lega a Sidi, raccontando in modo particolare quanto l’aspetto tecnico sia per lui una parte fondamentale nella professione del ciclista.
«Fidarsi di una squadra che lavora con te e per te – ha aggiunto Froome – è davvero molto, molto importante, ed io sono estremamente felice di poter affermare di avere un rapporto speciale con tutte le aziende che mi sostengono. E tra queste c’è la Sidi. Pensate, mi alleno e corro con calzature Sidi da ben 12 anni, e oggi sono affezionatissimo al modello Shot 2. Quel che amo di queste scarpe è il doppio rotore in posizione centrale in grado di eliminare tutta la zona di pressione sul collo del piede migliorando la sensazione di chiusura.
«Ma anche la suola – ha aggiunto – realizzata con l’impiego di fibra di carbonio di ultima generazione, grazie alla speciale conformazione della zona metatarsale, è in grado di aumentare la trasmissione della potenza direttamente sui pedali, garantendo un sostegno e un supporto davvero ideali. Due dettagli… concreti in grado di rendere questo paio di calzature davvero speciali».
Forse è destino che la carriera di Primoz Roglic sia così legata alla Parigi-Nizza. Nella domenica della sua conquista, la prima gara del WorldTour vinta in quella Francia dove aveva vissuto cocenti delusioni (l’edizione precedente, senza tornare al terribile Tour de France 2020 perso all’ultima cronometro) una marea di pensieri sono passati nella sua mente, una serie di ricordi che per certi versi contraddistinguono la sua carriera e che abbiamo voluto mettere in fila, prendendo spunto da alcune sue dichiarazioni rilasciate ai giornali d’Oltralpe.
Primoz con suo figlio Lev, che a giugno farà 3 anni, sul podio dell’ultima Parigi-NizzaPrimoz con suo figlio Lev, che a giugno farà 3 anni, sul podio dell’ultima Parigi-Nizza
Le radici di famiglia
In fin dei conti, se guardo alla mia carriera non posso lamentarmi, ho messo a frutto quel che mi hanno inculcato in casa. Vengo da una famiglia di minatori: i miei nonni facevano lo stesso mestiere e hanno vissuto gran parte della loro vita sottoterra, almeno 12 ore al giorno, sempre. Mio padre stava seguendo la stessa strada, ma non è vissuto poi tanto a lungo. Io sognavo un futuro diverso, ho iniziato a cercarlo fin da bambino e volevo trovarlo nello sport.
Ho iniziato nel calcio, ma se devo dire la verità lo sport di squadra non è mai stato il mio preferito. Certo, sembra strano dirlo appartenendo a un team di ciclismo, ma questo è uno sport strano, che unisce aspetti individuali e collettivi. Il mio sogno era il salto con gli sci, che per noi in Slovenia è una religione, basta vedere il risalto che hanno avuto le nostre vittorie ai Giochi di Pechino: Ursa Bogataj e Nika Kriznar sono famose quanto me e Pogacar. Volevo salire io su quel podio olimpico e quando ho vinto la cronometro di Tokyo, salendoci ci ho pensato: «Veramente non era questo quello che davvero sognavo, ma va bene lo stesso…»
Roglic ai Mondiali Juniores di Tarvisio 2007, dove vinse l’oro a squadre nel salto con gli sci (screenshot Eurosport)Roglic ai Mondiali Juniores di Tarvisio 2007, dove vinse l’oro a squadre nel salto con gli sci (screenshot Eurosport)
Lo sport di squadra
Dicevamo che il ciclismo è qualcosa di ben diverso. E’ vero, ma lo imparo ogni giorno e non sono ancora arrivato al termine di questo viaggio. Il rapporto con gli altri è ottimo, ma non è semplice, anche e soprattutto quando sei un leader e devi gestire le responsabilità Con i dirigenti della Jumbo Visma parliamo molto, il confronto è importante e tante meccaniche che potrebbero sembrare scontate per me non lo sono, le sto apprendendo, come nel giorno della vittoria di Laporte, della fuga con me e Van Aert. Era giusto vincesse lui, non c’è stato neanche bisogno di mettersi d’accordo, ma mi sono stupito di me stesso per questo, significa che ho fatto dei passi avanti e ne ero davvero felice.
In tanti mi hanno attaccato, lo scorso anno, per la vicenda del Col de la Colmiane, quando superai Gino Mader a 30 metri dal traguardo. Ci siamo ritrovati, poi, io e lo svizzero e ne abbiamo parlato a lungo. Non mi ha mai accusato, mi ha detto: «Se fossi andato più forte non mi avresti raggiunto». Perché Gino ha capito, conosce questo mondo, sa che ho fatto quel che andava fatto, anche se spesso ho pensato, in seguito, che in fondo potevo anche lasciargli la vittoria. Ma poi penso che no, ho fatto bene e vi spiego perché.
Un sorpasso che ha fatto tanto discutere: Roglic passa Mader a 30 metri dal traguardoUn sorpasso che ha fatto tanto discutere: Roglic passa Mader a 30 metri dal traguardo
Gli obblighi verso il team
E’ sempre un discorso legato al team. Se dite che il ciclismo non è uno sport individuale, allora bisogna accettare anche simili epiloghi. Quel giorno tutta la squadra aveva lavorato alla grande per un unico obiettivo: la vittoria. Io dovevo finalizzare tutto quel lavoro, perché non fosse andato sprecato. Se non ci avessi provato, avrebbero potuto dirmi «E allora che abbiamo lavorato a fare? Ci chiedi di tirare e poi non ci provi…». Avevo la maglia di leader, forse quella vittoria avrebbe aggiunto poco, ma dovevo farlo per gli altri, prima ancora che per me stesso.
Il giorno dopo, forse per una sorta di karma, ho pagato, ho perso. Ma non voglio che si dica che sono un egoista. L’ultimo giorno del Giro dei Paesi Baschi 2021, ero con David Gaudu e non ho fatto la volata, era giusto che quel giorno vincesse lui, ma cambiava poco.
Tutta la delusione sul suo volto dopo la crisi nella cronometro finale del Tour, che va a PogacarTutta la delusione sul suo volto dopo la crisi nella cronometro finale del Tour, che va a Pogacar
La maledizione del Tour
Sembrerà strano, ma il Tour dello scorso anno mi ha fatto più male di quello del 2020, da ogni punto di vista. Ci credevo, anche dopo la caduta, ma la tappa di Le Grand Bornand è stata un calvario vero e proprio. Io pensavo di riprendermi, non per la classifica ma almeno per lasciare un segno, ma poi mi sono accorto che faticavo come una bestia anche solo per rimanere nel gruppo dei velocisti… Molti dicono che sarebbe stato più saggio mollare, ma la gente mi incitava, lo dovevo a loro. Arrivato al traguardo ho preso coscienza della mia situazione e ho mollato, ma volevo andar via dal Tour con un bel ricordo, così il giorno dopo ho preso qualche cassa di birre e mi sono messo fuori dal camper e mi sono messo a distribuirle e condividerle con i passanti. In fin dei conti non ero finito in ospedale, era già qualcosa…
Dovevo partire per Tokyo e non ne avevo alcuna voglia. Con il cittì Andrei Hauptman abbiamo discusso a lungo, ha fatto una grande opera di convincimento, prima della gara in linea dove andavo pure bene, ma la schiena ha iniziato a farmi male. Figuriamoci l’umore dopo: la crono non volevo neanche farla, Andrei è stato ore a parlare, a convincermi che dovevo provarci, a dissipare i miei dubbi. Un bel po’ di quella medaglia d’oro è merito suo.
Sofferente per la caduta al Tour, Roglic si esalta sul percorso olimpico di Tokyo e vince l’oro a cronometroSofferente per la caduta al Tour, Roglic si esalta sul percorso olimpico di Tokyo e vince l’oro a cronometro
E ora un’altra avventura
Ora sono qui, a preparare altre avventure. Forse la maledizione delle gare francesi è sfatata ed è giusto che sia avvenuto rischiando fino all’ultimo metro, vincendo la Parigi-Nizza quasi come l’avevo persa l’anno prima. Soffrendo, come d’altronde è parte di questo mestiere. Tutta la mia carriera è così, ma devo dirmi fortunato: in quanti potrebbero iniziare la loro a 22 anni, senza quasi neanche saperlo? I miei sogni di bambino erano altri, ma è andata così, attraverso un cammino mai dritto, sempre tortuoso. Nel quale ogni giorno è una scoperta e io sono ancora tanto curioso…
Sabato il Tour proporrà la 3ª volata: Milan fa meglio a giocarsi le tappe o a rincorrere la maglia verde? Petacchi non ha dubbi: punti tutto sulle tappe
Tadej Pogacar e Dmt rinnovano oggi, in occasione della Milano-Sanremo, prima grande Classica della stagione, il proprio e “fruttuoso” accordo di collaborazione. Un “deal” importante, considerando la scadenza di questa partnership di sponsorizzazione che le parti hanno fissato, pensate, al 2027! Ancora 5 anni di contratto e di sviluppo del prodotto attendono dunque il campione sloveno, che con le calzature Dmt ha già fissato nel proprio albo d’oro ben due Tour de France, oltre a Classiche Monumento del calibro di Lombardia e Liegi Bastogne Liegi. E la strada da percorrere, in termini di successi prestigiosi, immaginiamo, sarà ancora molto, ma molto lunga…
Pogacar e Dmt hanno chiuso una collaborazione fino al 2027Pogacar e Dmt hanno chiuso una collaborazione fino al 2027
Lo sviluppo del prodotto
La collaborazione sportiva tra il brand calzaturiero di Bonferraro di Sorgà (Verona) ed il grandissimo campione sloveno si è avviata nel 2019. Partita come una vera e propria scommessa, la partnership si è rivelata da subito vincente. Nel 2020 Pogacar ha conquistato il suo primo Tour de France a soli 20 anni, lo ricordiamo tutti, con quella crono il penultimo giorno di gara dove ha letteralmente strappato la maglia Gialla al connazionale Primoz Roglic. Dopo un brillante bis in occasione del Tour 2021, oltre alle già citate vittorie nelle “Monumento” Liegi-Bastogne-Liegi e Lombardia, non va dimenticato che Pogacar con Dmt ha lasciato il segno anche alla Tirreno Adriatico e all’UAE Tour (entrambe le due brevi corse a tappe WorldTour sono state “centrate” sia nel 2021 che nel 2022).
Ecco la scarpa usata da Pogacar: la KRSL white
La suola anatomica è realizzata in fibra di carbonio SL con spessore variabile
Ecco la scarpa usata da Pogacar: la KRSL white
La suola anatomica è realizzata in fibra di carbonio SL con spessore variabile
«Siamo estremamente orgogliosi ed entusiasti – hanno dichiarato Federico e Philippe Zecchetto, i proprietari del Gruppo Zecchetto al quale il brand Dmt fa parte – di poter annunciare il rinnovo fino al 2027 di questo importantissimo accordo di sponsorizzazione con quello che tutti consideriamo il corridore più forte al mondo. Questa è una relazione sportiva unica, siglata da un giovane campione che si affida ad un brand che con lui non vuole porsi alcun limite in termini di successi e di sviluppo dei prodotti futuri».
Pogacar ha aggiunto alla sua già lunghissima lista di successi anche la Strade Bianche, considerata la “sesta monumento” Pogacar ha aggiunto alla sua già lunghissima lista di successi anche la Strade Bianche, considerata la “sesta monumento”
Il modello preferito? KRSL
In questi primi anni con Dmt, Tadej Pogacar ha optato per il comfort, il design e per la scelta future-vintage dei… lacci. E indossando il modello KRSL lo sloveno non ha davvero posto alcun limite ai propri sogni di gloria…
Questa specifica calzatura Dmt si caratterizza per essere una scarpa estremamente leggera (appena 205 grammi nella misura 42, la regolabilità dei tacchetti anteriore e posteriore di 8mm…) merito della tomaia ultraleggera e “mono-pezzo” senza cuciture in 3D Engineered Knit – una vera e propria “specialità della casa” in Dmt – della suola anatomica realizzata in fibra di carbonio SL con spessore variabile e delle strutture in maglia estremamente traspiranti a garanzia sia dell’eliminazione dei punti di pressione quanto di un comfort davvero elevatissimo.
Enrico Gasparotto sta per affrontare il primo Tour da direttore sportivo. Con lui debutterà anche Hindley, che il friulano ha guidato alla maglia rosa 2022
A un certo punto della Tirreno, tra le voci di cui prendere nota, è saltata fuori quella per cui Damiano Caruso farebbe uno strappo al programma e devierebbe sul Giro d’Italia. Se tanto era stato lo stupore nel sapere che per il 2022 avrebbe fatto rotta sul Tour, la possibilità di riaverlo sulle strade che lo scorso anno lo hanno in qualche modo consacrato, ha fatto drizzare le antenne a tifosi, giornalisti e organizzatori.
Intendiamoci, per ora non è nulla più d’una suggestione, che troverebbe terreno fertile se ad esempio Landa, sentendosi particolarmente sicuro, decidesse di giocarsi tutto sul Tour e in quel caso il Team Bahrain Victorious potrebbe puntare su Damiano in Italia, magari affiancandogli Gino Mader.
Nella crono di Camaiore passivo di 1’06” contro dei veri specialistiNella crono di Camaiore passivo di 1’06” contro dei veri specialisti
Apertura sul Giro
Che la sua affermazione all’inizio di un… tranquillo giorno di corsa potesse suscitare qualche curiosità, il siciliano probabilmente se l’aspettava. Non credeva però che la notizia partisse come la pallina di un flipper.
«Ho semplicemente detto – ha sorriso il giorno dopo – che è per ora il programma rimane di fare il Tour, però non si può mai sapere cosa succederà da qui a maggio. Quindi per ora rimaniamo legati al progetto Tour de France senza cambiamenti in vista. Però il periodo è quello che è. Abbiamo visto tanti cambiamenti dell’ultimo minuto legati al Covid e problematiche varie. L’importante sarà farsi trovare pronti, ma detto questo, lungi da me voler creare aspettative».
A Bellante, finale di 8 minuti in salita, anche per lui valori altissimi: sopra i 7 watt/kgA Bellante, finale di 8 minuti in salita, anche per lui valori altissimi: sopra i 7 watt/kg
Il primo italiano
Però intanto la Tirreno-Adriatico, ben lontana dai suoi primi obiettivi, ha detto che il miglior italiano della classifica generale è stato nuovamente lui (7° a 3’20” da Pogacar). E se anche, come ci ha raccontato, non ha grandi margini di miglioramento atletico, è pur vero che i lavori sulla qualità che ha incrementato nell’ultimo periodo potrebbero permettergli di salire un altro gradino. Non certo di raggiungere i numeri di Pogacar e Roglic, ma di lasciarsi indietro altri brutti clienti.
«Il risultato non rispecchia la condizione – dice – ma vi posso assicurare che stiamo parlando di un ciclismo incredibile. Stiamo facendo tutti i record di tutte le salite, dei wattaggi non comuni. Ci sono 15-20 corridori che stanno pedalando veramente forte, anche se Pogacar sembra di un’altra categoria. Con lui attualmente si corre per il secondo posto, con la consapevolezza che potrebbe vincere anche la Sanremo. Siamo andati come dei treni anche nelle tappe con tanto dislivello. L’obiettivo di squadra era cercare di centrare il podio, visto che eravamo in tre lì vicino e ci siamo riusciti con Landa. Abbiamo giocato bene le nostre carte e approfittato di qualche cedimento. In certe fasi bisogna fare così, non è che si possa inventare sempre chissà quale tattica».
Caruso quinto a Carpegna, 46″ dopo il compagno Landa, arrivato terzo, dietro Pogacar e VingegaardCaruso quinto a Carpegna, 46″ dopo il compagno Landa, arrivato terzo, dietro Pogacar e Vingegaard
Fondista a Carpegna
La classifica si è fatta nel giorno di Carpegna, in cui Caruso ha tagliato il traguardo in quinta posizione, a 1’49” da Pogacar, ma solo 46″ alle spalle di Vingegaard e Landa. La sua regolarità è stata quindi in parte premiata.
«La tappa di Carpegna – dice – è stata bella e difficile. Conoscevamo tutti la salita, meno la discesa che all’inizio era sporca e anche un po’ pericolosa. Alle fine sono venute fuori le mie doti di fondista. Per questo sono molto contento, perché mi sono sentito bene insieme ai più forti corridori al mondo. Se andiamo a vedere, nei primi 10 c’era solo gente fortissima, quindi per ora sono più che soddisfatto. E’ l’elite del ciclismo mondiale. Alcuni erano in Italia, pochi altri alla Parigi-Nizza. Stare con loro motiva ed è allenante».
Il programma di Caruso prevede il Tour, ma si apre ora qualche spiraglio sul GiroIl programma di Caruso prevede il Tour, ma si apre ora qualche spiraglio sul Giro
Direzione Tour
Che però la sua strada porti al Tour lo conferma il sopralluogo fatto alla vigilia della Omloop Het Nieuwsblad sul percorso della quinta tappa, quella del pavé da Lille Metropole ad Arenberg Port du Hainaut.
«La ricognizione è andata più che bene – dice – e l’abbiamo fatta in due giorni. Una proprio sul percorso della tappa e l’abbiamo provata nelle peggiori condizioni possibili, quindi con vento e pavé bagnato. E’ stata utile per trovare la giusta combinazione nel settaggio della bici ed era importante per non arrivare al giorno della gara con qualche sorpresa. Quindi tubolari da 30 a bassa pressione, fra 2,8 e 3 atmosfere. Invece il giorno dopo abbiamo fatto il percorso della Het Nieuwsblad e anche quello è stato interessante. L’abbiamo fatta con i ragazzi esperti del pavé e abbiamo capito che l’andatura con loro è veramente differente. Sarà sicuramente una tappa determinante, perché puoi perdere tutto in un solo giorno».
La stagione entra nel vivo con le prime gare di prestigio. Tra queste spicca la Parigi-Nizza, in pieno svolgimento in questi giorni. Tra le formazioni che stanno gareggiando in Francia c’è anche la B&B Hotels p/b KTM. I ragazzi del team sono soprannominati “Men in Glaz”, per il colore azzurro della divisa che ricorda il mare della Bretagna, regione del Nord della Francia dove la squadra è nata nel 2017.
Nella formazione transalpina spiccano atleti del calibro di Franck Bonnamour, vincitore del premio di combattività all’ultimo Tour de France, e l’esperto Pierre Rolland, oltre al nostro Luca Mozzato.
Anche per questa stagione gli atleti B&B Hotels p/b KTM potranno contare sulla qualità dei caschi e degli occhiali firmati Bollé. Stiamo parlando di un brand che ha un forte legame con il ciclismo. I primi occhiali da ciclismo firmati Bollé risalgono infatti al 1958 e furono addirittura indossati in corsa da una leggenda del ciclismo come Luison Bobet.
Anche per il 2022 la squadra francese sarà equipaggiata con occhiali e caschi Bollé (foto B&B Hotels p/b KTM)Anche per il 2022 la squadra francese sarà equipaggiata con occhiali e caschi Bollé (foto B&B Hotels p/b KTM)
Orgoglio francese
Jerome Pineau, Direttore Generale del team, si sente orgoglioso di poter lavorare con un brand così prestigioso. Una partnership resa ancora più importante dalla comune nazionalità.
«La partnership con Bollé è fonte di grande orgoglio per noi – dichiara Pineau – collaborare con un marchio così iconico, con profonde radici nel nostro sport, è una garanzia in termini di qualità e di affidabilità. Conosciamo tutti la storia di Bollé, i corridori sanno quindi di potersi affidare totalmente ai prodotti. Sono proprio loro i principali ambasciatori degli occhiali e dei caschi, usano i prodotti e forniscono i loro feedback ai brand manager. Il nostro primo anno di collaborazione ha dato una spinta a tutti consentendo miglioramenti fondamentali. Occhiali e caschi sono elementi essenziali per la sicurezza e le prestazioni dei corridori che hanno tutti una forte esigenza di qualità».
Frank Bonnamour. vincitore della classifica della combattività al Tour de France 2021 (foto Laurane Habasque) Frank Bonnamour. vincitore della classifica della combattività al Tour de France 2021 (foto Laurane Habasque)
Ancora al Tour
Per Bollé la partnership con il team B&B Hotels p/b KTM garantirà la possibilità di essere nuovamente presenti al Tour de France, come dimostrano le prime dichiarazioni di Louis Cisti, Vice-Presidente Marketing Bollé.
«Questa terza partecipazione consecutiva al Tour – dice – rappresenta un premio per i lunghi anni di lavoro di Jérôme e dei suoi collaboratori. I risultati ottenuti durante la scorsa edizione sono la dimostrazione di una giusta ricompensa. Siamo lieti di continuare la nostra partnership con il team e speriamo che quest’anno sia quello della consacrazione con una vittoria di tappa. Bollé è orgogliosa di equipaggiare la squadra con nuove montature performanti che gli atleti hanno già avuto modo di scoprire ed apprezzare, durante gli allenamenti pre-stagionali e durante le prime gare, e ovviamente anche con i nostri caschi da strada».
Il meglio di Bollé
Bollé ha messo a disposizione del team B&B Hotels p/b KTM il meglio in termini di caschi e occhiali. Per quel che riguarda questi ultimi Rolland e compagni potranno scegliere tra l’Icarus e il C-Shifter. Il nuovo occhiale Icarus ha conquistato tutta la squadra con i suoi 23 grammi di peso e una stabilità estrema grazie agli inserti in Thermogrip® su terminali e naselli. E’ disponibile con lente Phantom, la migliore lente fotocromatica di Bollé, che offre una visione senza compromessi in ogni condizione luminosa, e con la lente ad alto contrasto Volt per una visione incredibile dei colori. E’ disponibile anche con lenti correttive dotate delle stesse tecnologie.
Occhiali Bollé, ecco il modello C-Shifter
Rolland e compagni potranno contare anche sul modello Icarus
Occhiali Bollé, ecco il modello C-Shifter
Rolland e compagni potranno contare anche sul modello Icarus
Per quel che riguarda invece il C-Shifter, stiamo parlando di un modello top di gamma. La sua forma cilindrica a semi-cerchio migliora la ventilazione. La montatura in nylon TR90 è leggera, flessibile e confortevole, mentre i naselli regolabili in Thermogrip migliorano Fit e stabilità in ogni condizione di gara. Disponibile con la lente Volt, per un Boost incredibile dei colori.
Per quel che riguarda il casco, il modello attualmente utilizzato è il Furo Mips, un concentrato di aerodinamicità, leggerezza e ventilazione. La tecnologia Mips aggiunge protezione e comfort nelle lunghe distanze.
Una piccola anteprima: per giugno è previsto l’arrivo di un nuovo modello di casco pronto per essere utilizzato al Tour de France.
Ben O’Connor aveva deciso di smettere. La NTT Pro Cycling stava chiudendo i battenti e nessuno aveva chiesto di lui, l’australiano di 25 anni che pure nel 2020 aveva vinto una tappa all’Etoile de Besseges. Si trattava semplicemente di prendere la decisione che aveva già sfiorato in precedenza, spiazzato da un approdo forse prematuro nel WorldTour e da un inizio tardivo di carriera. Avrebbe finito il Giro e avrebbe appeso la bici al chiodo. Nessuno poteva prevedere quello che sarebbe successo proprio nei giorni in Italia…
Tour 2021, sfinito e incredulo dopo la vittoria di Tignes che lo ha fatto rientrare in classificaTour 2021, sfinito e incredulo dopo la vittoria di Tignes che lo ha fatto rientrare in classifica
Dubbi e domande
I dubbi gli facevano compagnia da qualche anno. Ad agosto del 2019, quando aveva 23 anni ed era sul punto di iniziare la prima Vuelta, Ben era fuggito dall’hotel svuotato di motivazioni e divorato dai dubbi.
«Ero in uno stato terribile – ha ricordato a margine del debutto alla Vuelta Andalucia – quella sera andai a nuotare e passai la serata in spiaggia, da solo. Avevo bisogno di pensare a qualcosa di diverso dalla bici. Mi sentivo davvero inutile. Non avevo più voglia».
Troppo in fretta
Al professionismo era arrivato tre anni prima, con qualche lampo interessante nel 2017 del debutto, compresa una vittoria al Giro d’Austria e poi due anni senza capo né coda.
«Invece di progredire, stavo regredendo – ha raccontato – sentivo di essere capace di cose belle, ma non riuscivo a raggiungerle».
Vincent Lavenu, 66 anni: è stato lui a portare O’Connor alla AG2R (foto Le Dauphinee)Vincent Lavenu, 66 anni: è stato lui a portare O’Connor alla AG2R (foto Le Dauphinee)
Se è vero che la carriera di un atleta professionista richiede step progressivi, la sua storia potrebbe apparire sufficientemente scombinata da spiegarne le difficoltà nei primi tempi. I genitori, entrambi britannici, avevano lasciato Liverpool molto prima che lui nascesse per stabilirsi in Australia, alla periferia di Perth, dove Ben iniziò a pedalare seriamente a 18 anni, approdando nel WorldTour due stagioni dopo.
«Quando sono arrivato in Europa – ha spiegato – non conoscevo nessuno, il mondo del ciclismo professionistico mi era completamente sconosciuto e facevo fatica a socializzare».
Arriva Lavenu
La storia era segnata. O’Connor sarebbe stato uno dei tanti destinati a smettere dopo la prima stagione del Covid. Invece si misero di mezzo il destino e quel brav’uomo di Vincent Lavenu, team manager della Ag2R. Chi doveva dirglielo a O’Connor che il francese si era accorto di lui da un pezzo, da quando nel 2016 lo aveva visto lottare al Tour de Savoie-Mont Blanc con Enric Mas e Tao Geoghegan Hart?
Il giorno dopo l’accordo con Lavenu, al Giro del 2020 arrivò la vittoria di CampiglioIl giorno dopo l’accordo con Lavenu, al Giro del 2020 arrivò la vittoria di Campiglio
E così, quando gli dissero che l’australiano era senza squadra per la stagione successiva, il francese gli offrì un anno di contratto. Parlarono la sera di San Daniele del Friuli al Giro, dopo la tappa vinta da Jan Tratnik, in cui l’australiano era arrivato secondo. Tanto fu l’entusiasmo, che il giorno dopo O’Connor vinse a Madonna di Campiglio.
Il Tour per caso
Lavenu aveva visto giusto. Il quarto posto all’ultimo Tour de France, dietro Pogacar, Vingegaard e Carapaz, lo ha confermato. Non lo avevano portato per fare classifica, ma per tutta la stagione il suo rendimento era stato costante. Sesto al Romandia, ottavo al Delfinato. E al Tour, oltre alla grande continuità, la vittoria di Tignes (foto di apertura) in cui guadagnò oltre 5 minuti fu decisiva per il bilancio finale.
«Non so cosa abbia visto in me Lavenu – disse a Parigi – ma gli sarò per sempre grato per avermi dato un’altra possibilità. E’ il manager più simpatico che abbia mai incontrato. Si dice spesso che i francesi non siano accoglienti: in AG2R, invece, ho trovato solo rispetto e gentilezza. Vado fiero del risultato del Tour, perché non è stato per fortuna né per caso. Ho avuto fortuna, ma sono certo di aver lavorato bene. Quello che mi è successo, l’ho provocato io».
Con il 31° posto nella crono di Saint Emilion ha difeso il 4° posto del Tour da Kelderman, passato da 32″ a 11″Con il 31° posto nella crono di Saint Emilion ha difeso il 4° posto del Tour da Kelderman, passato da 32″ a 11″
Cambio di pelle
Cosa cambia ora? Il periodo dopo il Tour è stato pesante. Da vergognarsi, sorride, di essere andato così piano. Tre corse e addio. Perciò ha staccato e non potendo tornare in Australia a causa della quarantena, si è concesso una vacanza in giro per l’Europa. Ma la fiducia fa miracoli e le sue parole al rientro nei ranghi raccontano di un atleta che ha cambiato pelle e attitudine.
«Quest’anno sarò seguito di più – ha detto a L’Equipe – e questo è un bene, non mi spaventa. Credo di essere fatto per il ruolo di leader nelle classifiche generali. Ci aspiravo da quando ho iniziato a pedalare. Avevo smesso di crederci, ma la AG2R mi ha rianimato. Ora è il momento di confermarlo. Non mi tirerò indietro. Voglio rivivere quello che ho vissuto al Tour dell’anno scorso».
Incontro con Hinault al Villaggio di Briancon. Si parla della tappa di ieri e dell'Alpe d'Huez. Pogacar, crisi inattesa. Ma in fondo resta lui il favorito
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Sarà Santini a firmare le maglie dei leader delle varie classifiche individuali dell’edizione 2022 della Parigi-Nizza. La gara a tappe francese, conosciuta anche come “La Course au soleil” (“La Corsa verso il Sole”) che prenderà il via domani da Mantes-La-Ville, comune francese situato nel dipartimento degli Yvelines nella regione dell’Île-de-France. La conclusione è prevista per domenica 13 marzo a Nizza con la tradizionale passerella finale sulla Promenade des Anglais.
Proprio per rendere omaggio a Nizza e al blu del suo mare Santini ha realizzato una capsule collection dal sapore elegante e raffinato che apre ufficialmente la collaborazione fra l’azienda italiana e A.S.O. Per i prossimi cinque anni sarà infatti Santini a realizzare le maglie di leader di tutte le corse organizzate dalla stessa A.S.O. a partire dal Tour de France fino ad arrivare a classiche come Parigi-Roubaix e Liegi-Bastogne-Liegi, senza dimenticare la Vuelta.
Maglia della capsule collection dedicata alla Parigi-Nizza
La scelta del colore blu è dedicata a Matisse che visse a Nizza per oltre trent’anni
Maglia della capsule collection dedicata alla Parigi-Nizza
La scelta del colore blu è dedicata a Matisse che visse a Nizza per oltre trent’anni
I colori del mare
La capsule collection realizzata per la Parigi-Nizza è composta da maglia, smanicato, calzoncino, baselayer e accessori. Tutti i capi sono caratterizzati da un mix di immagini e colori ispirati alla Promenade des Anglais, al blu del mare che bagna le spiagge della città e al giallo degli ombrelloni che le costellano.
Fergus Niland, creative director di Santini, ha così spiegato il design: «Con la scelta del colore blu abbiamo voluto fare un richiamo a Henri Matisse che visse a Nizza per oltre tre decenni. Una tonalità protagonista della serie di quadri “Nudo Blu” e utilizzata come dominante nei capi della linea Santini».
Sottomaglia che richiama i colori della corsa francese
Nella collezione è presente anche il cappellino dedicato a “La Course au Soleil”
Sottomaglia che richiama i colori della corsa francese
Nella collezione è presente anche il cappellino dedicato a “La Course au Soleil”
Un kit completo
La maglia a manica corta è realizzata nella leggerissima rete Silkiss Sahara, ideale per le uscite nei giorni più caldi. Presenta una banda elastica a fondo maglia con grip in silicone per mantenerla in posizione durante la pedalata, un morbido elastico a fondo manica e una zip lunga. Alla maglia è abbinato uno smanicato anti-vento, in perfetto abbinamento cromatico, da utilizzare magari prima di affrontare una discesa.
Sotto la maglia è invece possibile indossare la maglia intima senza maniche realizzata in microrete leggerissima. Anche qui un occhio attento al design grazie ad un vivace pattern che richiama gli ombrelloni sulla spiaggia visti dall’alto.
I guantini della Parigi-Nizza
Calze della collezione “La Course au Soleil”
Le calze della collezione hanno il motto di Nizza sul retro
I guantini della Parigi-Nizza
Calze della collezione “La Course au Soleil”
Le calze della collezione hanno il motto di Nizza sul retro
I pantaloncini sono realizzati in tessuto compressivo Thuderbike Power. Presentano il fondello GITevo con cuore in gel che assorbe gli urti in modo graduale, per il massimo comfort nelle lunghe pedalate. Completano il kit i seguenti accessori: cappellino, guantini e calzini, tutti ispirati a “La Course au Soleil”.
La collezione è già disponibile sul sito www.santinicycling.com e in selezionati negozi di ciclismo nel mondo. Sarà inoltre possibile acquistarla direttamente a Nizza, a place Masséna, l’11, 12 e 13 marzo.
Già disponibile
I prezzi consigliati al pubblico sono i seguenti: maglia: 99 euro; calzoncini: 139 euro; baselayer: 29 euro; smanicato: 89 euro; calzini: 16 euro; guantini: 30 euro; cappellino: 19,00.
Appena dopo un exploit le aspettative si alzano e la domanda che tutti si pongono è: riuscirà a mantenerle con gli occhi di tutti puntati addosso? Gli sguardi pesano e quando corri in bici, dove la leggerezza (in tutti i sensi) la fa da padrona, si sentono. Ti curvano la schiena, ti riempiono la mente di domande e a volte rischi di dubitare anche delle tue qualità. E se gli sguardi pesano, le parole di più e anche quelle possono far male. Ne parliamo con Damiano Cunego, uno che di aspettative se ne intende. Gli chiediamo come faranno Colbrelli e Caruso a lavorare serenamente cercando di ripetere la stagione passata.
Caruso e Colbrelli saranno chiamati al difficile compito di ripetere gli ottimi risultati ottenuti nel 2021 (foto Instagram) Caruso e Colbrelli saranno chiamati al difficile compito di ripetere gli ottimi risultati ottenuti nel 2021 (foto Instagram)
Il rapporto con se stessi e gli altri
«La prima cosa che cambia – incalza Damiano Cunego – e che il corridore nota, è la preparazione. L’anno precedente si ha avuto modo di poterla fare con calma preparando gli appuntamenti che più si desideravano. Ora, invece, viene il bello. Forte e consapevole dei risultati fatti il corridore alza l’asticella. Sei tu per primo che hai aspettative più alte su te stesso e quello che hai fatto l’anno precedente lo consideri la base dalla quale ripartire. Poi si aggiungono le aspettative e le pressioni di sponsor e tifosi, alla fine ci sono due ipotesi…».
La prima è quella che anche lavorando bene, con delle ottime sensazioni a livello di numeri, poi arrivi in gara e ti accorgi che ti manca la sicurezza. Non riesci a rendere come l’anno precedente e fai fatica, è la testa che pesa, piena di pensieri. Il cervello lavora il doppio e alla fine la paghi.
La seconda?
E’ quella secondo la quale anche con le pressioni che ti circondano rimani lucido e concentrato. C’è da aggiungere un particolare importante, questa piccola percentuale di corridori che non soffre le pressioni entra nella categoria dei campioni. Che è quella in cui spero rientrino Sonny e Damiano.
Colbrelli farà il suo esordio stagione alla Omloop Het Nieuwsblad sabato 26 febbraio Colbrelli farà il suo esordio stagione alla Omloop Het Nieuwsblad sabato 26 febbraio
Caruso cambia obiettivo, dal Giro al Tour, mentalmente potrebbe essere come ripartire da zero?
Ripartire nella stagione nuova con un nuovo obiettivo aiuta a resettare mentalmente, questa è una giusta chiave di lettura. Alla fine fare una competizione nuova potrebbe porlo ancora in una situazione di vantaggio, nessuno sa cosa aspettarsi da lui lì. E’ anche vero che la squadra gli ha alzato l’asticella, questo vuol dire che crede nelle sue potenzialità. Vedremo cosa succederà.
Al contrario di Sonny che torna subito dove ha vinto, in Belgio.
Per lui non c’erano molte scelte viste anche le sue caratteristiche.
La differenza è anche che lui ha vinto, deve difendere il titolo…
Nelle corse di un giorno hai anche un “obbligo” verso i tifosi, l’organizzazione e gli sponsor. In più una volta vinta hai anche voglia di dimostrare che non lo hai fatto per caso, poi dipende anche dalla mentalità dei corridori. C’è anche chi si sente più sereno e la vittoria non la vede come una pressione ma una carica in più, pensa: «Ho dimostrato di poter vincere una volta, lo posso fare ancora».
Colbrelli e Caruso, il loro 2022 culminerà in estate col Tour, in base alle esigenze di squadra Per Caruso e Colbrelli due approcci differenti alla nuova stagione
Di sicuro in gruppo non passano inosservati.
Lo senti che in corsa hai gli occhi tutti su di te, sia del pubblico che degli avversari. Cambia anche il modo di correre, non puoi nasconderti o tentare di anticipare perchè ora sanno tutti della tua forza e non ti lasciano libertà di azione.
Colbrelli e Caruso hanno avuto questo exploit rispettivamente a 31 e 34 anni che è diverso rispetto ad averlo da giovani.
Mentalmente sono più maturi e questo li potrebbe aiutare. Si dice che superati i 30-32 anni si abbia un calo fisiologico, si ha meno esplosività ma più fondo e scaltrezza. Sai correre meglio e posizionarti nei posti giusti senza sprecare energie.
I social hanno cambiato il rapporto con il pubblico, ora i corridori sono sempre sotto la lente d’ingrandimentoI social hanno cambiato il rapporto con il pubblico, ora i corridori sono sempre sotto la lente d’ingrandimento
Una cosa che è cambiata è anche il rapporto con i tifosi, ora ci sono i social, prima i corridori li vedevi solo alle gare ora sai sempre cosa fanno.
Sei alla mercé di tutti i tifosi: buoni o cattivi, gentili o maleducati. I commenti negativi si cerca di non leggerli ma alla fine quasi ci inciampi. Quelli positivi possono darti più motivazione e alzare il morale oppure metterti ancora più pressione, non è un mondo facile.
Anche la squadra deve cambiare modo di correre?
Sì, anche la squadra deve trovare un modo differente di correre, più di controllo e di presenza. Devi avere i compagni giusti al tuo fianco, soprattutto nei momenti cruciali altrimenti gli avversari ti mettono in mezzo. E’ capitato tante volte che il corridore dovesse vincere la grande corsa ma la squadra non lo ha supportato a dovere.
Per Simon Yates passano gli anni, ma non cambia l’obiettivo. Nel 2022 lo scalatore britannico punterà ancora al Giro d’Italia. Quello tra Simon e la Corsa Rosa è un conto aperto che va avanti ormai da 4 anni, quello che sta per iniziare è il quinto alla ricerca della vittoria. Quando a metà della scorsa stagione, dopo il terzo posto conquistato alle spalle di Bernal e Caruso, avevamo chiesto a Vittorio Algeri se quella di Yates non fosse diventata un’ossessione la risposta fu un timido: «Potrebbe essere».
Da un anno e mezzo, il corridore della Bike Exchange Jayco, è seguito anche da Marco Pinotti che vuole aiutarlo a conquistare il suo personale santo Graal, a forma di trofeo senza fine. Come un saltatore in alto Yates cambia la rincorsa ma non l’altezza dell’asticella…
Il Giro d’Italia 2018 sembrava poter incoronare il britannico, ma alla fine la spuntò Froome Il Giro d’Italia 2018 sembrava poter incoronare il britannico, ma alla fine la spuntò Froome
L’obiettivo del 2022 rimane il Giro?
Sì, cambia però l’avvicinamento. I giorni di corsa rispetto al 2021 non variano, è differente però la distribuzione. Il grande obiettivo dei primi mesi di gare è la Parigi-Nizza, corsa che non è mai riuscito a vincere (arrivò alle spalle di Soler nel 2018 per soli 4 secondi, ndr).
L’anno scorso fece Tirreno-Adriatico, Catalunya e Tour of the Alps…
Sì, infatti al Tour of the Alps era troppo avanti di condizione e al Giro d’Italia non ha mai avuto un picco di forma, è stato costante. Questo lo si intuisce anche dai risultati, fece bene dopo l’ultimo giorno di riposo a Sega di Ala, sintomo che avesse bisogno di riposo per assimilare gli sforzi fatti. Analizzando i dati e le sue sensazioni abbiamo capito che forse gli mancasse anche un po’ di base per il recupero, quindi si è deciso di cambiare approccio.
Nel 2021 il principale obiettivo dei primi mesi fu il Tour of the Alps, poi vinto Nel 2021 il principale obiettivo dei primi mesi fu il Tour of the Alps, poi vinto
Ora Simon è impegnato alla Ruta Ciclista del Sol, il suo debutto per il 2022, poi cosa farà?
Questa prima corsa serve per assimilare i lavori fatti in preparazione invernale. All’arrivo della seconda tappa si è visto come negli ultimi 200 metri abbia mollato, vuol dire che è ancora un po’ appesantito dal carico di lavoro fatto in altura fino a pochi giorni fa. I prossimi impegni saranno Parigi-Nizza e Volta a Catalunya, poi un periodo di altura ed infine una corsa proprio a ridosso del Giro.
La Corsa Rosa non rischia di essere un’ossessione? Soprattutto dopo così tanti anni di tentativi? Anche Simon soffre il freddo e il Giro non è mai clemente con il tempo.
Sono tutte considerazioni giuste, però, alla fine è una corsa che non ha vinto, come la Parigi-Nizza. Simon è un campione e come tale vuole tentare dove non è riuscito.
Nel 2022 la prima corsa è la Ruta Del Sol, giunta oggi alla quarta tappa
A marzo tornerà alla Parigi-Nizza, persa per soli 4 secondi nel 2018 per mano di Soler
Nel 2022 la prima corsa è la Ruta Del Sol, giunta oggi alla quarta tappa
A marzo tornerà alla Parigi-Nizza, persa per soli 4 secondi nel 2018 per mano di Soler
Cambiare obiettivo?
Alla fine la Vuelta, che è una corsa non adattissima alle sue condizioni, l’ha vinta. Cambiare obiettivo vorrebbe dire andare al Tour de France (pausa di silenzio, ndr). Non dico che non sia alla sua portata, ma corridori come Pogacar e Roglic sono difficili da battere. Soprattutto se si considerano le lunghe cronometro che ci sono. Per come è disegnato il Giro, direi che è più alla sua portata.
Si è lavorato molto anche in galleria del vento perché abbiamo visto che in questi anni si è allontanato dai suoi diretti rivali. Stiamo lavorando molto con lui, alla fine il Giro d’Italia di quest’anno anche per parterre è davvero più abbordabile…
L’anno scorso è arrivato al Giro con la condizione non al meglio, dopo aver raggiunto il picco al Tour of the AlpsL’anno scorso è arrivato al Giro con la condizione non al meglio, dopo aver raggiunto il picco al Tour of the Alps
Simon quest’anno farà 30 anni, quali sono i parametri e i campi su cui lavorare per migliorare, se ancora possibile?
Più si va avanti con l’età più aumenta la resistenza, a discapito della forza nel breve periodo. Lui a differenza del fratello (Adam, dal 2021 alla Ineos, ndr) non è uno che può far bene nelle corse di un giorno. Nelle corse a tappe di una settimana ha dimostrato di essere stra competitivo. Potrebbe concentrarsi su quelle e fare il cacciatore di tappe ai grandi Giri.
Quante stagioni potrà ancora lottare per la classifica generale?
Penso che per un paio d’anni, minimo, potrà ancora lottare per le corse a tappe. Alla fine con il passare dell’età migliori sotto alcuni aspetti, vedi Caruso che l’anno scorso ha fatto la sua miglior stagione a 34 anni…
Pogacar fa il bello e il cattivo tempo. Vince a Longwy e va in giallo. Controlla corsa, uomini con una lucidità disarmante. E se lo dicono i compagni...
Pogacar è il più forte quindi ogni giorno risparmia qualcosa: è in sintesi la tesi di Pino Toni. Anche a livello tattico lo sloveno è in una botte di ferro
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