Conti alla Corratec per ritrovare se stesso e il lato umano del ciclismo

09.11.2022
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Valerio Conti sarà un nuovo corridore del team Corratec, squadra nata la scorsa stagione come continental che dal 2023 sarà professional. Il corridore romano è il primo nome di spicco che si accasa alla corte di Parsani, la curiosità su dove possa arrivare questo progetto è tanta. Conti arriva infatti dall’Astana, dove ha corso solamente per una stagione, quella passata.

Conti ha corso solamente una stagione con l’Astana, quella appena conclusa
Conti ha corso solamente una stagione con l’Astana, quella appena conclusa
Come stai Valerio?

Bene dai, in questi giorni sono stato in un centro di fisioterapia per curare qualche problema che ho avuto. Si tratta di una protusione alla schiena con interessamento del nervo sciatico, che mi ha condizionato per gran parte del 2022, dal Giro in poi. Ora ho risolto il problema, però la prevenzione e la cura non sono da sottovalutare quindi abbiamo fatto dei trattamenti, sblocchi ed esercizi in vista dell’inizio di stagione. 

Hai corso solamente un anno all’Astana, come mai?

Inizialmente mi sono trovato bene, però negli ultimi periodi ci sono state delle incomprensioni dal Giro d’Italia in poi. Queste hanno poi portato allo scioglimento consensuale del contratto a stagione conclusa. Ho comunque voluto onorare l’impegno preso fino in fondo.

Ora sei alla Corratec, come è nato il contatto?

E’ nato tutto a fine stagione, è una cosa proprio nuova. Insieme al mio procuratore Carera ero alla ricerca di una squadra e parlando con Parsani abbiamo avuto la sensazione che la Corratec facesse al caso mio. Mi sono confrontato con tutti i dirigenti, con Frassi parlo quasi tutti i giorni, mi ha parlato delle situazioni tecniche e mi ha spiegato il progetto. Qualche volta mi chiede qualche consiglio anche se la stagione non è iniziata. E’ una squadra che ascolta molto i corridori e le loro sensazioni.

Nei precedenti cinque anni ha vestito la maglia della UAE Emirates
Nei precedenti cinque anni ha vestito la maglia della UAE Emirates
Che cosa ti ha convinto?

L’aspetto umano in primis, senza sapere di che tipo di contratto, si tratta di una professional che sta crescendo. Volevo trovare un’ambiente con tanta umanità e umiltà. Sono molto convinti di creare un bel progetto e stanno sentendo tanti corridori. Tra gli altri anche due che hanno appena concluso dei contratti con squadre WorldTour. Ho pensato alla parte umana, volevo stare in una squadra che credesse in me e con uno spirito umile e sincero.

La Corratec è una squadra che già lo scorso anno ha fatto un calendario interessante con tante corse all’estero

Delle gare parleremo più avanti e faremo un programma. Sicuramente uno degli obiettivi sarà quello di ottenere l’invito al Giro d’Italia, non sarà facile ma lavoreremo per meritarcelo. Anche correre all’estero aiuta ed è ormai diventato importante per avere un livello alto, il livello è alto in tutte le gare ormai, quindi si ha la possibilità di creare la forma in corsa. 

Visto che è una professional non è da escludere che arriveranno dei ragazzi giovani.

Sì, il mio ruolo sarà anche quello di essere un “uomo squadra”. Mi hanno preso perché mi considerano una persona intelligente con una buona esperienza alle spalle. Potrò insegnare qualcosa ai più giovani.

Il momento migliore della sua carriera è stata la maglia rosa al Giro 2019, qui con Carboni in maglia bianca
Il momento migliore della sua carriera è stata la maglia rosa al Giro 2019, qui con Carboni in maglia bianca
Le stagioni passate non sono state semplici, dopo la maglia rosa del 2019 hai avuto delle difficoltà.

Questo è vero e non si può negare, nel 2020 complici le poche corse effettuate a causa del Covid ho fatto fatica a trovare il colpo di pedale giusto. Nel 2021 ho avuto qualche problema fisico a inizio stagione ed in più non ho avuto un gran feeling con la UAE. Dal 2019 al (quasi) 2023 il tempo è volato, l’obiettivo è di ritrovare la serenità ed il piacere di correre. 

Moralmente che anni sono stati?

Non semplici – sorride amaramente – ovviamente quando non si rende come si può si è dispiaciuti. Un atleta quando non raggiunge il cento per cento non è felice, non sono mai stato infelice ma nemmeno entusiasta. 

Tu sei passato da giovane in una WorldTour, la Lampre, forse ti è mancato il passaggio intermedio?

E’ una cosa molto soggettiva. Ora se sei un corridore di alto profilo non ti accorgi del passaggio. Al contrario, se sei uno “normale” passare in una WorldTour piuttosto che in una professional è più difficile. Non si è sempre seguiti o comunque ascoltati fino in fondo. Io in Lampre sono stato fortunato, ho potuto pedalare fin da subito. Dal punto di vista umano la Lampre era come una professional. A parte di pedalare subito, dal punto di vista umano valeva molto.

Conti ha esordito tra i professionisti alla Lampre, l’ultima squadra WT italiana
Conti ha esordito tra i professionisti alla Lampre, l’ultima squadra WT italiana
Dici che in questi anni è cambiato così tanto il mondo del ciclismo?

Già dal 2014 al 2022 il mondo del professionismo è cambiato, si va più forte perché tutti sono obbligati a fare le cose in maniera perfetta. Non è concesso sbagliare, anche perché i contratti sono di due anni, il margine per riparare è minimo se non inesistente. 

Ai nostri giovani servirebbe una WorldTour italiana?

Sì, la Lampre era una squadra italiana, con organico italiano con un clima più tranquillo e sereno. I nostri ragazzi forse sarebbero più seguiti o comunque avrebbero più possibilità di essere ascoltati. 

Dal fallimento della Delko alla Bahrain. Rajovic dice grazie all’Italia

07.11.2022
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Con 7 vittorie in stagione, Dusan Rajovic ha visto schiudersi le porte del WorldTour, approdando alla Bahrain Victorious. Per il serbo rappresenta un passo importante, il chiudersi del cerchio che si era aperto un paio di anni fa, quando sembrava lanciato da buoni risultati nel Team Delko. Era tranquillo, Dusan, nel 2021, ma il fallimento della squadra professional francese lo ha improvvisamente gettato nella disperazione. Accettando il Team Corratec, ha fatto un passo indietro e sembrava che il sogno di diventare pro’ rimanesse tale. Invece è stata la scelta giusta.

Una delle 7 vittorie del serbo nel 2022, la volata vincente al Tour of Antalya
Una delle 7 vittorie del serbo nel 2022, la volata vincente al Tour of Antalya

Rajovic però ha imparato che non ci si può mai adagiare sugli allori, né sentirsi appagati e soddisfatti: «La stagione è andata bene – dice – sarebbe strano criticare ben 7 vittorie, ma sono convinto che potevo fare molto meglio. Dopo il problema avuto con il fallimento della Delko, è venuta fuori una stagione valida, grazie anche a un buon calendario in giro per il mondo. Purtroppo è finita presto, ad agosto ho preso la mononucleosi e ho dovuto chiudere la stagione anzitempo».

Che cosa rappresenta per te entrare nella Bahrain, c’è anche un po’ di rivalsa dopo la vicenda Delko?

E’ sempre stato il mio obiettivo entrare nel WorldTour e per com’erano andate le cose nel 2021 temevo davvero che rimanesse tale. Ho trovato un contratto con una delle squadre più forti del panorama mondiale, so che davanti a me ci sono le gare più importanti e questo mi dà molta voglia di rimettermi in gioco. Quello della Delko è stato un incidente di percorso che ha allungato i tempi: sono convinto che stavo ottenendo i risultati per proiettarmi nel “mondo dei grandi”, per fortuna ci sono riuscito altrimenti. Non posso però dire che sia una rivincita, piuttosto un filo che si è riannodato con il passato.

Nel 2021 Rajovic aveva “assaggiato” la Roubaix, chiudendola anzitempo
Nel 2021 Rajovic aveva “assaggiato” la Roubaix, chiudendola anzitempo
Tu hai vinto 7 corse, spesso allo sprint, ma dici di non essere un velocista. Che corridore sei allora?

E’ vero che molti pensano che sia uno sprinter, ma chi mi conosce e ha visto le mie gare sa che mi difendo bene in salita, in particolare su quelle corte e che la mia dimensione ideale è quando entro in una fuga con un gruppo ristretto, allora sì che posso far valere le mie doti veloci. Io penso di essere un corridore da classiche, anche abbastanza impegnative.

In Serbia le tue vittorie ti hanno reso popolare?

Il ciclismo dalle mie parti resta uno sport di nicchia. In Serbia da sempre si guarda agli sport di squadra: basket, calcio, quelli sono i più visti e l’obiettivo dei ragazzi. Poi c’è il tennis: da quando è arrivato Novak Djokovic tutti giocano a tennis e guardano le sue partite che hanno uno share enorme. Il ciclismo è uno sport piccolo anche se in ambito dilettantistico e giovanile e anche nella mtb c’è stato un aumento dei praticanti. Io non sono ancora molto conosciuto, le mie vittorie non hanno avuto grande risalto, spero però che le cose cambino presto…

Un giovanissimo Rajovic sulle strade serbe. Il ciclismo da quelle parti è ancora poco considerato
Un giovanissimo Rajovic sulle strade serbe. Il ciclismo da quelle parti è ancora poco considerato
Che cosa ti rimane dell’esperienza al Team Corratec?

L’ho detto, se sono passato pro’ è grazie al team italiano. Ho trovato un grande gruppo, persone eccezionali. In Italia mi sono fatto tanti amici, ho anche imparato un po’ la lingua insieme allo spagnolo e al francese. Mi è dispiaciuto lasciare quel gruppo, anche perché avrei voluto restare in Italia di più, ma con gli amici, gli altri corridori siamo rimasti in contatto, si è costruito qualcosa di duraturo.

Sappiamo che il tuo sogno è correre il Tour de France, che cosa rappresenta per te?

Il Tour è qualcosa di speciale perché nessun serbo lo ha mai corso. Da noi è visto come qualcosa di alieno, ma resta l’evento principale del ciclismo e io voglio davvero essere il primo del mio Paese a disputarlo e magari anche a lasciare il segno. In generale comunque voglio “assaporare” anche gli altri grandi Giri, spero di averne presto la possibilità.

La vittoria al GP E3 di Harelbeke junior nel 2015, quando Dusan si è innamorato delle corse belghe
La vittoria al GP E3 di Harelbeke junior nel 2015, quando Dusan si è innamorato delle corse belghe
La Bahrain è squadra molto forte nelle classiche. Ce n’è una che ti piace particolarmente e vorresti un giorno vincere?

Io credo che nel loro complesso le classiche belghe siano tutte abbastanza adatte a me. Le ho disputate da junior, ho visto quelle strade, ho anche vinto e soprattutto ho visto il calore della gente intorno. E’ un qualcosa di speciale, non nascondo che il primo pensiero che ho fatto approdando alla Bahrain Victorious è stato proprio quello delle opportunità che mi si aprono davanti per gareggiare da quelle parti. E magari fare anche qualcosa di importante…

Nuova Corratec fra le professional. Parsani, dicci tutto…

31.10.2022
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Il Team Corratec cambia faccia e dal prossimo anno entra a far parte delle professional. E’ un passaggio importante per la formazione guidata da Serge Parsani, che sta costruendo un’intelaiatura adatta alla nuova collocazione, perché passando di categoria molto cambia e soprattutto la crescita del livello degli impegni richiede una struttura adeguata.

Parsani nella sua vita, prima da corridore e poi da dirigente ne ha viste tante e sa bene che un minimo cambiamento (che poi tanto minimo non è…) provoca profonde mutazioni.

«Basti pensare – spiega – a quel che concerne l’aspetto economico. Per fare una continental di buon livello un milione di euro di budget è sufficiente, per una professional serve almeno il triplo. E non è facile, anche perché gli sponsor sono giustamente esigenti e vogliono di più, come visibilità attraverso i risultati. Dobbiamo presentare le fidejussioni, è un processo lungo e impegnativo che impegna molto le nostre giornate anche ora che le corse non ci sono».

Parsani con il suo team, in via di profondo cambiamento (foto Jorge Riera)
Parsani con il suo team, in via di profondo cambiamento (foto Jorge Riera)
La situazione cambia anche dal punto di vista numerico, ossia dei contratti da stipulare?

Sì, prima avevamo 16 corridori, ora dovremo superare la ventina. L’Uci ci ha dato il suo benestare, entro metà novembre dovremo presentare una base di 10 corridori e 6 componenti lo staff dirigenziale, entro la fine dell’anno completeremo il roster. Dobbiamo lavorare duramente per costruire una squadra all’altezza, considerando che cambierà molto il nostro calendario e ci confronteremo per la maggior parte delle occasioni con le formazioni WorldTour. Non sarà facile trovare spazi per emergere, ma vogliamo decisamente riuscirci.

Quanto cambierà nel nuovo team?

Contiamo di mantenere almeno 4-5 elementi del vecchio gruppo, pescando in particolare fra quegli under 23 che hanno mostrato voglia di lavorare e prospettive interessanti. Sicuramente rimangono nel nostro organico Stefano Gandin e il serbo Veljko Stojnic, come anche il giovane Matteo Amella. Per il resto siamo alla ricerca di corridori che ci diano garanzia di rendimento.

Come vi state muovendo?

Stiamo analizzando la situazione di svariate decine di corridori. Ci sono molti senza contratto, molti che vengono da un’annata difficile e cerchiamo di capire il perché e se possono attraverso di noi potersi riscattare. Dobbiamo però tenere conto che serve gente che sia all’altezza del calendario che andiamo ad affrontare. Non nascondo poi che siamo anche alla finestra per capire che evoluzione prenderà la squadra di Gianni Savio, nel caso non possa confermare molti dei suoi effettivi, vedremo di portarne alcuni da noi.

Stefano Gandin è stato il primo a essere confermato, grazie alla sua importante stagione 2022
Stefano Gandin è stato il primo a essere confermato, grazie alla sua importante stagione 2022
Quanti italiani contate di avere nelle vostre fila?

Almeno la metà del roster. Siamo una squadra italiana e ci teniamo a testimoniarlo anche con un nocciolo duro di corridori nostrani, considerando anche il difficile momento che il nostro ciclismo sta vivendo. A parità di rendimento preferiamo avere un corridore tricolore nelle nostre fila, è giusto cercare di fare quanto possiamo per dare sbocco alla passione di tanti ragazzi.

A tal proposito contate di avere una squadra giovane come età media?

Questo è sicuro, senza dimenticare che serve anche gente d’esperienza proprio visto il calendario che ci accingiamo ad affrontare. A noi preme prendere giovani e farli crescere fino ad arrivare a uno sbocco nel WorldTour, essere la chiave per realizzare i loro sogni. L’esempio di Rajovic (campione nazionale serbo, 7 volte vincitore quest’anno che approderà alla Bahrain Victorious, ndr) è un manifesto di quel che vogliamo e possiamo fare. Se un corridore passa di categoria, è una gratifica per il lavoro del team.

Tu hai una lunga esperienza nel ciclismo: raffrontando la situazione a quando eri tu dall’altra parte della barricata, come corridore, è più difficile oggi trovare spazio fra i professionisti?

Sì, per la semplice ragione che allora c’erano molte più squadre in Italia e trovare un team era più facile se avevi qualcosa da dare a livello di impegno, passione, voglia di dare tutto te stesso. Oggi è tutto più difficile, anche per gli stessi procuratori che vanno a prendere i corridori già da junior ma poi devono riuscire a piazzarli. E anche per noi non è facile, ma preferiamo muoverci cercando fra coloro che sono senza contratto se vediamo delle potenzialità inespresse.

Stojnic, qui vincitore di una tappa all’Uae Tour 2020, gode della fiducia del team
Stojnic, qui vincitore di una tappa all’Uae Tour 2020, gode della fiducia del team
La carta anagrafica è una discriminante?

Non in assoluto. Avremo un’età media bassa, ma questo non significa che non prenderemo anche atleti d’esperienza, anche corridori di 26-27 anni che non hanno ancora avuto la loro occasione. L’importante è che abbiamo “fame”, voglia di migliorarsi dando tutto loro stessi. Un giovane lo fai crescere, con un corridore già svezzato devi lavorare su quel che ha e può dare.

Che tipo di corridori cercate?

Gente come detto che ha voglia di mettersi in mostra. Non possiamo ad esempio cercare un giovane sprinter, perché non potremo mettergli un treno a disposizione. Dobbiamo prendere corridori che sappiano cercare il risultato in ogni situazione. Ci piacerebbe avere qualche corridore che ha già assaggiato l’alto livello, ma non possiamo permettercelo a meno che sia in cerca di rilancio e rientri nel nostro capitolo di spesa.

Sette delle 12 vittorie del Team Corratec nel 2022 sono opera di Dusan Rajovic, passato alla Bahrain
Sette delle 12 vittorie del Team Corratec nel 2022 sono opera di Dusan Rajovic, passato alla Bahrain
Seguirete il calendario italiano?

Sarebbe assurdo non farlo considerando che siamo una squadra italiana, ma guarderemo anche all’estero, stiamo selezionando gli inviti. Ad esempio esordiremo a gennaio con le gare sudamericane, la Vuelta al Tachira e la Vuelta a San Juan.

E se arrivasse un invito per il Giro d’Italia?

Non nascondo che ci speriamo, sappiamo che è difficile ma se l’Rcs ci aiuta… Noi però dobbiamo metterci del nostro, dimostrare che ne saremmo degni per prendervi parte non a solo titolo di presenza, ma per cercare di portare a casa soddisfazioni. Allora sì…

Maryland, 63 fra ritirati e fuori tempo! Baldaccini, come mai?

08.09.2022
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La Maryland Cycling Classic, disputata domenica scorsa a Baltimora potrebbe rappresentare una pietra miliare nel rilancio del ciclismo d’oltre Atlantico. La gara americana infatti ambisce senza mezzi termini a entrare nel WorldTour come classica di richiamo per i grandi campioni che agiscono in Europa, ma certamente c’è molto da ragionare su com’è andata l’edizione 2022. L’ordine d’arrivo della gara, che ha richiamato molti corridori in preparazione per le due classiche WT in Canada, lascia un po’ interdetti.

Volata a 5 per assegnare la vittoria con successo per il qualificato belga della Israel Premier Tech Vanmarcke e un ottimo Andrea Piccolo finito quinto a 6”. Poi altri 7 atleti nello spazio di un minuto e mezzo e si apre a quel punto una voragine, con arrivi spezzettati. In 46 sono rientrati nel tempo massimo, in 42 hanno chiuso oltre, 21 i ritirati. C’è da chiedersi che cosa è successo e a raccontarlo è Davide Baldaccini, presente con il Team Corratec, anche lui arrivato nel gruppo fuori i limiti orari.

La volata vincente di Vanmarcke, davanti a Zukowski (CAN) e Powless (USA), PIccolo arriva a 6″
La volata vincente di Vanmarcke, davanti a Zukowski (CAN) e Powless (USA), PIccolo arriva a 6″

Quattro WorldTour in gara

«E’ stata una gara particolare – racconta il 24enne di San Giovanni Bianco appena rientrato dagli Usa – erano presenti 4 formazioni WorldTour, un campo partenti molto qualificato, ma la corsa si è sviluppata in maniera strana. Appena partiti si è sviluppata una fuga di una quindicina di corridori che poi è quella che è andata all’arrivo. Dietro inizialmente la BikeExchange ha provato a organizzare l’inseguimento, ma poi si è instaurata una sorta di anarchia, si correva come fra i dilettanti con scatti e controscatti».

Vi siete accorti che la corsa stava sfuggendo di mano, a voi del team come a tutti gli altri?

Sì e non posso dire che non ci abbiamo provato. Io stesso a un certo punto sono partito insieme a un altro corridore, siamo arrivati a una quarantina di secondi dai primi rimanendo a bagnomaria per una decina di chilometri, ma poi ci hanno riassorbito. Il vantaggio è andato sempre aumentando perché davanti correvano dandosi cambi regolari, dietro non si è organizzato il minimo inseguimento.

Il Team Corratec alla presentazione. Unico classificato è stato Matteo Amella, 42° a 15’03”
Il Team Corratec alla presentazione. Unico classificato è stato Matteo Amella, 42° a 15’03”
Com’era il percorso?

Impegnativo. Quasi 197 chilometri con un dislivello di 2.200 metri e passa. Non c’erano grandi salite, ma era un continuo saliscendi, pianura neanche a parlarne, non si respirava mai. La cosa che mi ha colpito è stata l’estrema attenzione organizzativa: percorso completamente libero da traffico e ostacoli, tantissima gente soprattutto nel circuito finale nel centro di Baltimora, da affrontare più volte, con un grande tifo.

Avete avuto occasione per vedere da vicino la città?

Noi siamo arrivati al giovedì e, salvo i giri in bici, abbiamo potuto fare solo una veloce passeggiata nel centro città proprio perché avevamo in zona l’hotel. Ci siamo rifatti al ritorno quando abbiamo fatto scalo a New York, con un giro di 4 ore per la Big Apple.

Il mezzo del Team Corratec vicino la zona partenza, davanti a un murales sui Baltimore Orioles
Il mezzo del Team Corratec vicino la zona partenza, davanti a un murales sui Baltimore Orioles
Anche se il risultato non è stato positivo, con che spirito sei tornato dall’America?

E’ stata una bella esperienza, sicuramente. Ero già stato quest’anno dall’altra parte dell’Atlantico, in Venezuela e a Guadalupa, mai però negli Usa, secondo me si possono fare belle gare da quelle parti.

Come giudichi la tua stagione fino a oggi?

E’ stata davvero difficile. Avevo iniziato alla Vuelta al Tachira, ma dopo un paio di tappe ho avuto un brutto virus intestinale che mi ha completamente fermato per una settimana. Sono ripartito dalla Turchia, alla Coppi e Bartali sono incappato come altri nella bronchite ed ecco un altro stop, poi in Guadalupa dopo che avevo fatto 6° nella terza tappa ecco un altro virus. Non sono mai riuscito ad avere un minimo di continuità, anche se di giorni di gara ne ho fatti quasi una quarantina.

Il bergamasco in allenamento sulle strade americane. Per lui 38 giorni di gara e tanta sfortuna
Il bergamasco in allenamento sulle strade americane. Per lui 38 giorni di gara e tanta sfortuna
Come ti trovi al Team Corratec?

Molto bene, non ci fanno mancare davvero nulla e a ben guardare non si può neanche definire un team continental, perché facciamo un’attività molto qualificata. Il calendario è ricco di gare internazionali, si viaggia molto e si cura ogni aspetto della nostra attività con grande professionalità. In un anno ho davvero girato il mondo, dal Venezuela ai Caraibi, dalla Turchia alla Romania, chi può dire altrettanto?

Che cosa ti attende ora?

Domenica si va al GP di Fourmies, classica storica del calendario francese, poi faremo tutte le gare del calendario italiano. Ci saranno tante classiche e tante occasioni per mettersi in mostra. Come detto mi trovo bene, ma a 24 anni vorrei fare il salto in una professional, ma posso riuscirci solo ottenendo risultati. Non ho un procuratore e la mia unica arma sono i numeri…

Il “Giro” oltreoceano della Corratec, tra notti in tenda e vittorie

11.08.2022
7 min
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Quasi come un Giro: 18 giorni di gara su 23. E’ “l’altro Giro”, quello nato nella mente di Francesco Frassi, direttore sportivo del Team Corratec. Un’idea stimolante, diversa, se vogliamo anche simpatica, ma dai precisi risvolti tecnici. 

La Corratec, anche se continental, ha una mentalità rivolta più a quella dei pro’ piuttosto che al mondo degli U23. I ragazzi di Parsani e Frassi hanno corso parecchio all’estero. Sono andati alla ricerca delle gare con più professionisti. E si sono anche difesi alla grande. 

Se si pensa che la squadra nacque in fretta e furia sul fil di lana del 2021, ad oggi contano ben 12 vittorie e sono la terza continental per successi ottenuti.

Francesco Frassi, direttore sportivo del Team Corratec
Francesco Frassi, direttore sportivo del Team Corratec

Quasi un grande Giro

«Vuelta Ciclistica a Venezuela e Tour de la Guadeloupe contavano in tutto 18 tappe, otto la prima gara e dieci la seconda, così ho pensato di unirle in qualche modo e farne quasi un grande Giro – racconta Frassi – Noi abbiamo una mentalità professionistica, anche se siamo una continental e un grande Giro è un po’ una scuola. Come si dice ti dà motore, ti fa crescere. E’ lì che si forma davvero il corridore, sia a livello fisico che a livello mentale».

«Chiaramente so bene che parlo di due eventi non di primo piano e che non è la stessa cosa che fare un vero grande Giro, però ci si avvicinava. Ho provato a far fare ai ragazzi qualcosa di diverso e stimolante, specie se impostato in quest’ottica».

Logistica “Tetris”

Frassi e il team quindi si sono messi al lavoro. La logistica è stata forse la cosa più complicata.

«Un lavoro che ho fatto io, sono impazzito! Si tratta di qualcosa come 24 voli, 104 carte d’imbarco con i ragazzi che partivano da diversi aeroporti, allestire i bagagli. Però alla fine ci siamo riusciti».

Un altro problema logistico non da poco è stato il trasporto delle bici. Solitamente per queste corse quando ci sono le crono, l’organizzatore impone la bici normale proprio per questioni di trasporto per chi arriva da fuori. A volte succede per le corse di prima fascia, figuriamoci per queste più piccole, invece stavolta la scelta era libera: si poteva usare la bici da crono.

«E così – dice Frassi – abbiamo portato tre bici da crono per i nostri atleti di punta: Dusan Rajovic, Stefano Gandin e Veljko Stojnic. Oltre alle sei bici dei sei corridori, 4 di scorta. Più i grandi frigo per i rifornimenti, nei quali all’imbarco abbiamo messo condimenti, barrette, gel, borracce, cibi per la colazione. Una vera impresa credetemi! E anche un costo importante».

Sei vittorie

Al Tour de Guadalupe, che è ancora in corso, Veljko Stojnic ha vinto la quarta tappa. Laggiù alla fine il livello è discreto. In Guadalupe, terra francese, ci sono diversi team che ogni tanto si vedono in Europa. Mentre in Venezuela gli scalatori spuntavano ovunque.

Alla fine da questa trasferta si sono portati a casa, per ora, sei vittorie, due ciascuno per Stojnic, Gandin e Rajovic. La formazione schierata è stata quasi la stessa: loro tre più il 19 enne panamense, Jose Pitti, e Giulio Masotto. Unico cambio quello tra Marco Murgano e Davide Baldaccini: il primo ha corso in Venezuela , il secondo in Guadalupa.

«Tra le due corse di mezzo c’erano quattro giorni – dice Frassi – l’idea iniziale era di far fare ai ragazzi un paio di uscite lunghe per collegare appunto le due gare e simulare ancora meglio il nostro grande Giro, però la logistica ci è venuta contro.

«Nonostante il Venezuela e la Guadalupa siano vicine, non ci sono voli diretti e l’imprevisto era dietro l’angolo. Abbiamo preso tre voli. Uno è saltato e i ragazzi hanno passato una notte nello scalo a Santo Domingo. Risultato: per due giorni non si sono potuti allenare».

Dalle Ande ai Caraibi

Di certo non hanno recuperato bene, tanto più che venivano dai climi più “freschi” del Venezuela a quelli più caldi e umidi dell’isola caraibica. 

Ma esperienze così servono anche per conoscere meglio i ragazzi e mettono in luce il loro vero carattere. Corse, strade, hotel… non sempre sono comodi, anzi.

«In Venezuela – riprende Frassi – avevamo spesso dei trasferimenti impossibili. Trasferimenti che venivano effettuati con dei pullmini messi a disposizione dalla corsa. Spesso le strade erano malridotte e gli hotel non erano dei migliori… Dovevi essere bravo a tenerli tranquilli, a farli ridere. In Guadalupa invece le cose sono un po’ meglio, sembra esserci più entusiasmo in generale».

Il campo di tende allestito a La Desirade, alla vigilia del via della prima tappa del Tour Cycliste de la Guadeloupe
Il campo di tende allestito a La Desirade, alla vigilia del via della prima tappa del Tour Cycliste de la Guadeloupe

Notte in tenda

Entusiasmo sì, ma come diceva Frassi il carattere emerge e si misura anche in queste circostanze. Dopo la notte in bianco all’aeroporto, ecco che la prima tappa del Guadalupe era una crono. Una crono che si disputava su un’isola minore dell’arcipelago francese.

«Tutti gli atleti hanno dormito in tenda. Avete capito bene… come in un campeggio. Avevano allestito un campo con una tenda e un materassino per ognuno. I bagni erano quelli chimici e infatti c’era un po’ di coda.

«Però è stata un’esperienza anche questa, un’esperienza che fa gruppo. E’ quasi una missione. Vedi chi si lamenta di più, chi è più propenso ad adattarsi, chi si rimbocca le maniche, chi prende in mano la situazione… E certe cose si riflettono anche in corsa. I leader si vedono anche in queste circostanze. 

«Mi rendo conto che quando si corre, momenti così si vivono con stress, ma in futuro certe storie si racconteranno con piacere».

L’aspetto tecnico

Okay l’avventura, ma c’è anche l’aspetto tecnico da valutare e Frassi, da buon diesse, fa un confronto tra le due corse.

«In Venezuela – spiega Frassi – l’altimetria era molto dura e si correva un po’ all’impazzata. Un modo di correre più alla francese, con poco controllo da parte dei team. Il leader o chi puntava alla classifica doveva essere attento alle fughe, doveva anticipare.

«Per esempio due tappe che potevano essere per velocisti, sono state appannaggio della fuga. Non è come la Vuelta al Tachira, dove i percorsi sono più lineari. Alla Vuelta a Venezuela c’erano più circuiti, più saliscendi».

«In Guadalupa – conclude Frassi – invece la situazione è un po’ più regolare. Anche qui non c’è una squadra che controlla la corsa, ma i percorsi sono più duri, non mancano salite lunghe. Tuttavia resta la mentalità della corsa pazza alla francese. Anche in questo caso il corridore deve essere sveglio».

Team Corratec, la banda Parsani vuole diventare professional

27.07.2022
5 min
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Il Team Corratec era nato tra mille difficoltà lo scorso autunno. Quasi facevano fatica a trovare i corridori visto il periodo in cui è arrivato l’okay per allestire la squadra e invece… Questa continental italiana ha messo nel sacco ben otto vittorie e altri piazzamenti che danno speranza (in apertura foto @jorgerierafloresera).

Serge Parsani e Francesco Frassi, i diesse, hanno creato un buon gruppo. Hanno cercato di tirare fuori il meglio possibile dal materiale umano ed economico a disposizione. 

Serge Parsani (classe 1952) è stato un corridore negli ’70-’80 ed è stato diesse anche nella grande Mapei
Serge Parsani (classe 1952) è stato un corridore negli ’70-’80 ed è stato diesse anche nella grande Mapei
Dicevamo Serge, una squadra nata tra mille difficoltà che invece si sta comportando bene…

Direi una squadra nata all’ultimo minuto se non fuori tempo massimo! Alla fine siamo riusciti a mettere insieme un bel gruppetto, anche se i ragazzi non erano i migliori che c’erano sul campo visto che a novembre ormai i più bravi sono già tutti accasati.

E come è stato possibile tutto ciò?

Gli abbiamo dato fiducia e ci hanno ricambiato con impegno e senso del gruppo. Sono ragazzi volenterosi che si danno una mano in corsa. E grazie a questa sinergia è arrivato qualche buon risultato.

Dusan Rajovic: è il vostro mattatore con sei vittorie…

Dusan è colui che ha raccolto i risultati maggiori. Era anche il “più professionista”, veniva dalla Delko e si vedeva che aveva alle spalle un certo calendario e una certa esperienza. Ma penso anche a Stefano Gandin, un buon corridore: è “velocino” e tiene in salita. Al Giro di Sicilia ha vinto la maglia dei Gpm, ma non perché gliel’abbiano lasciata. No, l’ha vinta di forza, di tenacia e determinazione. Ha vinto al Sibiu e si è ripetuto in Venezuela. Sinceramente spero che lui possa raccogliere qualche buon risultato anche nelle prossime corse italiane di fine stagione.

Rajovic è campione di Serbia, quest’anno ha messo nel sacco ben sei vittorie (foto @Yucelcakiroglu)
Rajovic è campione di Serbia, quest’anno ha messo nel sacco ben sei vittorie (foto @Yucelcakiroglu)
Come lavorate? I vostri ragazzi vivono in ritiro?

C’è un gruppetto di 3-4 atleti che vive in zona Montecatini, gli altri sono a casa. Li seguiamo dai dati, telefonicamente… ma avendo fatto parecchie gare alla fine ci si vede spesso. Sotto questo punto di vista devo dire che Frassi è un ottimo organizzatore, li segue bene. Ma il merito è anche dei ragazzi stessi: sono umili, non pretendono, seguono e ascoltano…

In Corratec avete un vostro preparatore o ognuno ha il suo?

Ognuno ha il suo, però ci informiamo costantemente per avere uno status della loro condizione e cerchiamo di coordinarci con loro e gli impegni delle gare.

Hai parlato del gruppo, ma non vivono insieme: avete fatto dei ritiri? 

No, nessun ritiro. Anche perché con il Covid evitiamo di creare assembramenti e lavori di gruppo completo. Noi non abbiamo 30 corridori come una WorldTour, ne abbiamo 16-17 e se qualcuno si ammala e contagia gli altri sono problemi. Ci stiamo molto attenti, facciamo un sacco di tamponi prima delle gare e infatti negli ultimi sei mesi non abbiamo avuto nessun positivo al Covid.

Gandin, con la maglia dei Gpm al Giro di Sicilia. E’ arrivato alla Corratec dalla Zalf ed è un classe 1996
Gandin, con la maglia dei Gpm al Giro di Sicilia. E’ arrivato alla Corratec dalla Zalf ed è un classe 1996
C’è un leader, un uomo di riferimento?

Penso a Veljko Stojnic. Lavora bene, dispensa consigli, aiuta i giovani. Parla bene italiano e ha esperienza. Lui non eccelle in nessuna disciplina o terreno, e magari non passerà in una WorldTour, però c’è sempre. E’ un “duraccio”.

Da dove arriva la forza del Team Corratec?

Beh, alcuni di questi ragazzi già si conoscevano o correvano insieme tra gli under 23. E poi il gruppo solido è di 8-9 atleti. In Italia, e solo in Italia, la regola vuole che le continental abbiano in organico almeno il 50 per cento di under 23, ma la nostra idea di base era diversa. Era mettere su una squadra con più elite e poi eventualmente inserire dei giovani di tanto in tanto, tra i più esperti.

E quindi gli altri ragazzi?

I più giovani fanno principalmente attività con le gare in Toscana, con gli under 23. Come detto, volevamo privilegiare gli elite: fare con loro le gare internazionali che potevamo e disputare e gli eventi del più alto calendario italiano possibile. Anche perché il nostro obiettivo è quello di diventare una professional.

Veljko Stojnic conosce bene l’Italia ed è il leader carismatico del team (foto Federico Guasti)
Veljko Stojnic conosce bene l’Italia ed è il leader carismatico del team (foto Federico Guasti)
Sarebbe un bel salto. E a che punto siete?

Il nostro sponsor, Corratec, fra 15-20 giorni ci dovrebbe dare una risposta e decidere cosa fare. Poi inevitabilmente servirebbe anche un secondo sponsor per il budget. Chiaramente non penso ad una professional come quelle francesi, vedi Arkea-Samsic o Total Energies che hanno ben altre disponibilità e sono quasi delle WorldTour.

E a che tipo di squadra pensi?

A una squadra che faccia la sua bella attività internazionale (il calendario sarebbe più prestigioso) e che punta a far passare qualche corridore nel WorldTour. Ecco vorremo dare l’opportunità a qualche buon corridore. Io lo dico sempre ai miei ragazzi: i risultati sono importanti, ma prima ancora è importante fare le cose per bene. E se così fate, magari qualche WorldTour vi nota.

Gandin: sogni ed ambizioni con la Corratec

22.07.2022
5 min
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Per Stefano Gandin questa è una stagione da all-in, da dentro o fuori. Il suo anno alla Corratec lo sta vivendo così: sul filo del rasoio. Per il 26enne veneto le possibilità rimaste per dimostrare il proprio valore erano poche, anzi quasi nulle. La Zalf era diventata una squadra fin troppo “stretta” per un elite come lui, uno che ancora voleva dimostrare il suo potenziale. L’occasione ha bussato e sul biglietto da visita aveva scritto: Team Corratec, la neonata continental che sogna in grande. 

Stefano con la maglia amaranto della squadra guidata da Serge Parsani ha conquistato prima la maglia di miglior scalatore al Giro di Sicilia. Invece, poche settimane fa ha messo in saccoccia la prima vittoria, al Sibiu Tour (in apertura, foto Focus Photo Agency), sulle strade che hanno incoronato Aleotti per la seconda volta di fila. Nell’ultima tappa, divisa in due: al mattino cronoscalata, nel pomeriggio la frazione in linea.

La giornata era iniziata con un problema tecnico nella crono, ma nel pomeriggio si è preso la rivincita (foto Focus Photo Agency)
La giornata era iniziata con un problema tecnico nella crono, ma nel pomeriggio si è preso la rivincita (foto Focus Photo Agency)

La prima vittoria tra i grandi

Vincere è sempre un’emozione particolare, soprattutto se si tratta della prima vittoria nel ciclismo dei grandi. In particolar modo se non ci credevi, o per lo meno il destino sembrava avverso.

«L’ultimo giorno di corsa al Sibiu Tour – ci spiega Stefano – avevamo in programma due semitappe, prima una cronoscalata e nel pomeriggio l’ultima frazione in linea. Io partivo per la cronoscalata con delle buone sensazioni ed intenzioni, ma durante la prova mi si è rotta la bici e ho addirittura rischiato di finire oltre il tempo massimo. Il pomeriggio avevo voglia di riscattarmi e sono partito con il coltello fra i denti, ho cercato in tutti i modi di entrare a far parte della fuga, che è uscita di prepotenza.

«Una volta tagliata la linea del traguardo ero incredulo ma felicissimo, vincere una gara con sei squadre WorldTour e tante professional non me lo sarei mai aspettato. E’ stata una vittoria che mi ha dato consapevolezza dei miei mezzi, mi ha fatto capire che posso correre tra i professionisti. Alla fine quest’anno, al netto della maglia al Giro di Sicilia e questa vittoria, ho sempre corso davanti, sono andato spesso in fuga, diciamo che mi sono fatto vedere».

Ora Gandin si trova al Giro del Venezuela: aveva già corso laggiù a gennaio nella Vuelta al Tachira (foto Anderson Bonilla)
Ora Gandin è al Giro del Venezuela, dove aveva già corso a gennaio la Vuelta al Tachira (foto Anderson Bonilla)

Un’estate esotica

Ora Gandin si trova a Caracas, pronto per correre la Vuelta Ciclista a Venezuela. Domani mattina prenderà un altro aereo per arrivare a Puerto Ordaz, sede di partenza della prima tappa. 

«Siamo venuti a correre in Venezuela – ci racconta Gandin dall’altra parte del telefono, con la connessione che va e viene – perché uno dei nostri sponsor è di qui, di conseguenza la squadra ci tiene a far bene. Non è una corsa molto adatta alle mie caratteristiche, ha un percorso fin troppo semplice, ma serve anche per mettere chilometri nelle gambe. Una volta finito qui, il 31 luglio andremo a Guadalupe a fare un’altra corsa a tappe di una decina di giorni. Essendo un’isola francese ci saranno tante continental, quindi il livello sarà alto.

«Fare 20 giorni di corsa fra luglio e agosto non è da tutti, anche perché ora in Europa il calendario presenta solo gare WorldTour. Da un certo punto di vista devo ringraziare la Corratec e il ciclismo, senza di loro non avrei mai avuto modo di visitare luoghi come questi».

Gandin 2022
Gandin aveva già conquistato la prestigiosa maglia pistacchio per il leader della classifica dei GPM al Giro di Sicilia
Gandin 2022
Gandin aveva già conquistato la prestigiosa maglia pistacchio per il leader della classifica dei GPM al Giro di Sicilia

Tutto o niente

Quando a 25 anni ti trovi ancora nel limbo tra il dilettantismo ed il professionismo, non è facile prendere una decisione. Continuare diventa un rischio, ma smettere non è mai facile, anzi, fa male. Questa situazione ti porta a cogliere tutte le occasioni che ti si presentano davanti.

«Quando la Corratec mi ha contattato ero in Zalf – ci dice il corridore veneto – il motivo che mi ha spinto qui è stato quello di correre tanto all’estero e con i professionisti, ero al bivio. Non aveva senso correre con i dilettanti, la Zalf è una grande squadra ma ha più senso per un corridore giovane, un under 23, che ha la possibilità di mettersi in mostra fin da subito. La Corratec mi ha promesso un calendario più denso, impegnativo, l’obiettivo di questa squadra è ben figurare in mezzo a corridori più maturi.

«Mi sento di essere cresciuto, le prove con i professionisti, soprattutto quelle a tappe, ti permettono di alzare sempre più il livello. Gli anni scorsi disputavo una o due corse a tappe all’anno e le finivo stremato. Quest’anno sono alla sesta e sento di migliorare costantemente anche nel recupero. Dopo uno o due giorni sono pronto per rimettermi subito in gruppo».

La chiamata della Corratec è arrivata nel momento giusto, quello del riscatto (foto Jorge Riera Flores)
La chiamata della Corratec è arrivata nel momento giusto, quello del riscatto (foto Jorge Riera Flores)

Una futura professional?

A marzo, nell’intervista fatta a Serge Parsani, era emerso come la Corratec avesse intenzione di fare la squadra professional già nel 2022, per diversi motivi questo non è accaduto. Non è quindi da escludere che la prossima stagione il neo nato team possa fare il salto di categoria.

«Si parlava già dallo scorso anno che la Corratec avrebbe voluto fare la squadra professional – dice Gandin – e qualche voce di rimbalzo è arrivata anche a noi corridori. Queste voci ci danno maggior motivazione per continuare a far bene. Qui in Corratec la mentalità e il sostegno che la squadra offre ai corridori è da team professional. Anche queste trasferte fanno capire quanto gli investimenti e la voglia di crescere siano importanti. Il mio obiettivo è quello di passare professionista, non lo nego. E se dovessi farlo con la Corratec ne sarei ancor più felice».

Gandin 2022

Gandin, 26 anni e un sogno ancora intatto: passare pro’

10.05.2022
5 min
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Quando a 26 anni ti ritrovi ancora a battagliare con gli elite e vedi ragazzi molto più giovani che sono in procinto di passare pro’ mentre tu temi che quella possibilità sia ormai passata, è difficile riuscire a trovare le motivazioni per emergere. Ecco perché la prima parte di stagione di Stefano Gandin ha qualcosa che non deve passare inosservato: il corridore della Corratec ha già vissuto 24 giorni di gara, ha portato a casa un paio di Top 10, si è ben distinto al di qua e al di là dell’Atlantico fino alla vittoria a sorpresa nella classifica degli scalatori al Giro di Sicilia.

A distanza di tempo, Gandin assapora ancora quel risultato, sperando in cuor suo che non passi nel dimenticatoio e che magari gli possa valere qualche chance: «Io per ora sono comunque soddisfatto, ho corso molto, 24 giorni più un paio di gare dilettantistiche. La mia fortuna è stata partire bene, con la punta di rendimento in Sicilia proprio prima di staccare un po’ per riprendere e ritrovare smalto da giugno in poi».

Gandin Sicilia 2022
Il portacolori Corratec con Matteo Malucelli: due belle sorprese del Giro di Sicilia
Gandin Sicilia 2022
Il portacolori Corratec con Matteo Malucelli: due belle sorprese del Giro di Sicilia
I tuoi risultati fanno notizia soprattutto per la tua situazione: stai trovando la tua maturazione a 26 anni quando in questo ciclismo che tutto consuma sei ritenuto “vecchio” per il passaggio…

Io sono arrivato tardi ai miei limiti, forse ancora non li ho toccati. I primi anni sono stati un po’ travagliati, anche se il ciclismo ha sempre fatto parte della mia vita, avevo iniziato da G3 al Pedale Marenese dove sono rimasto fino ad allievo. Per emergere serve molto l’ambiente che hai intorno e devo dire che al Team Corratec ho trovato quello giusto per esprimermi. Ho trovato gli stimoli per impegnarmi al massimo, per giocarmi le mie carte. Oltretutto penso che proprio le corse a tappe siano l’occasione migliore per poter centrare i miei obiettivi.

Pensi che le porte possano ancora aprirsi?

Ne sono convinto, per questo ho scelto questo team, sapevo che poteva essere quello giusto. Alla Zalf mi trovavo benissimo, ma svolgevo un calendario prevalentemente con gli Elite che non mi permetteva di esprimermi al meglio. Io credo che a 25 anni sia importante confrontarsi con i pro’, solo così puoi ancora sperare di passare. Credo che nel sistema qualcosa vada cambiato, perché si guarda solo ai giovani, c’è tutta una categoria di corridori che così perde considerazione. Quei risultati non servono, io finivo quasi sempre fra i primi 5 ma in pochi se ne accorgevano.

Gandin Tachira
Gandin è nato il 28 marzo1996 a Vittorio Veneto (TV). E’ al Team Corratec dal 2022 (foto Anderson Bonilla)
Gandin Tachira
Gandin è nato il 28 marzo1996 a Vittorio Veneto (TV). E’ al Team Corratec dal 2022 (foto Anderson Bonilla)
Di te quest’anno si era già parlato alla Vuelta al Tachira in Venezuela dov’eri stato il miglior italiano, poi in Sicilia c’è stata questa sorpresa: come è nata?

Nella riunione prima della prima tappa avevamo pensato che la conquista della maglia poteva essere un obiettivo, ma in gara mi sono accorto che non l’avevamo pensato solo noi… La prima parte di frazione è stata quindi decisiva, ma siamo riusciti nell’intento. Sapevamo però che, se nella seconda e terza era abbastanza semplice difenderla, non così sarebbe stato nella frazione finale dove tutti i big avrebbero lottato per la classifica finale e questo poteva anche influire sulla lotta per la maglia degli scalatori. Io mi sono impegnato a guadagnare più punti possibili, ho fatto fughe lunghissime in entrambi i giorni. Il giorno dell’Etna sapevo che dovevo tenere fino al penultimo GPM, così è stato, poi ero tranquillo.

Gandin Tachira 2022
Alla Vuelta al Tachira Gandin è stato l’unico italiano a finirla, con un 8° posto nell’ultima tappa
Gandin Tachira 2022
Alla Vuelta al Tachira Gandin è stato l’unico italiano a finirla, con un 8° posto nell’ultima tappa
Sicilia a parte, quali sono stati i momenti migliori di questa stagione finora?

In Venezuela non ero mai andato, è stata una bella avventura, ma nel vero senso della parola perché abbiamo avuto qualche difficoltà per il mangiare e l’organizzazione non era proprio al top, ma quando affronti queste gare lo devi mettere in preventivo. I posti poi erano incantevoli e non nascondo qualche volta di essermi un po’ distratto, anche perché fuori dalla gara non avevamo possibilità di girare. In Turchia siamo stati un po’ più liberi e qualcosa ho visto. Nel complesso è stato molto bello, spero che la seconda parte di stagione mi faccia girare ancora, magari anche oltreoceano.

Proviamo a viaggiare con la fantasia: che gare ti piacerebbe fare?

Vorrei vivere una volta l’esperienza del Giro d’Italia, tre settimane continue di gara, di strategie, di corse una diversa dall’altra portando il proprio fisico al suo limite. Poi mi piacerebbero le classiche con percorsi misti, quelle dove emerge un corridore completo come penso di essere. Io vado bene in salita, almeno in quelle medie e sono anche abbastanza veloce, per giocarmi la vittoria in gruppi ristretti. Sì, quelle sono le gare per me ideali.

Gandin Lari 2021
Nel 2021 il veneto ha vinto a Gavardo e a Lari, qui precedendo l’eritreo Mulueberhan (foto Valerio Pagni)
Gandin Lari 2021
Nel 2021 il veneto ha vinto a Gavardo e a Lari, qui precedendo l’eritreo Mulueberhan (foto Valerio Pagni)
A questo punto, chiederti qual è l’obiettivo ha una risposta quasi scontata…

Che dire, io ci spero, c’è chi ci sta lavorando, ma per permettere che i contatti vadano a buon fine servono i risultati. Io ce la sto mettendo tutta, non mi adagio certo su quel che è stato fatto, serve molto altro perché un giorno quel telefono squilli e ci sia la notizia che attendo da tempo…

Just1 Racing con il Team Corratec: Sniper l’occhiale ufficiale

27.04.2022
3 min
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E’ il modello Sniper l’occhiale top di gamma, disegnato e prodotto dal brand Just1, quello in dotazione ai ragazzi del Team Corratec. La partnership tra le due realtà è stata recentemente definita presso il quartier generale di Just1 Racing di Massa e Cozzile, ad appena qualche chilometro da Montecatini Terme, la località che ospita la sede della squadra guidata in ammiraglia da Serge Parsani.

Ed è toccato al campione nazionale serbo Dusan Rajovic, uno dei giovani più promettenti della squadra toscana, posare come modello per le foto ufficiali. Per Just1 Racing questa partnership agonistica rappresenta in chiave di comunicazione il prosieguo di un’attività nel mondo del ciclismo, sia strada sia Mtb, che prevede nel prossimo futuro anche il lancio di nuovi prodotti legati al mondo delle due ruote. Parliamo dell’abbigliamento e dei caschi (questi ultimi già presentati l’anno scorso in occasione delle fiere e degli eventi di settore Eurobike di Friedrichshafen e Italian Bike Festival di Rimini).

Il campione nazionale serbo Dusan Rajovic
Il campione nazionale serbo Dusan Rajovic

Aerodinamica e leggerezza

Da un punto di vista prettamente tecnico, Just1 Sniper si caratterizza principalmente per la previsione di una lente “avvolgente” e spessa appena 2 millimetri, realizzata in policarbonato stampato a iniezione ULTRA HD, che ha l’obiettivo dichiarato di garantire una chiarezza ed una qualità ottica senza pari.

La stessa lente è poi sia antigraffio (elevata anche la resistenza agli urti) sia “idrobofa”, per resistere alla contaminazione di acqua e olio.
La costruzione a doppio telaio di questo occhiale, con densità diverse per massimizzarne la durata, è stata prevista anche in funzione dell’aerodinamica.

La locandina che annuncia la collaborazione tra il Team Corratec ed il brand Just1
La locandina che annuncia la collaborazione tra il Team Corratec ed il brand Just1

Debutto in Sicilia

Il materiale impiegato per la realizzazione è il Premium TR90. Questo offre un compromesso davvero eccezionale se si considera il rapporto tra peso (appena 33 grammi!) e resistenza. Il nasello e ovviamente entrambi i terminali delle asticelle sono in gomma e dunque possono essere facilmente rimossi e sostituiti.

L’occhiale Sniper di Just1 ha già debuttato quest’anno sulle strade del grande ciclismo in occasione del recente Giro di Sicilia. Corsa a tappe organizzata da RCS Sport, poi vinta da Damiano Caruso in maglia azzurra. Dove Stefano Gandin del Team Corratec si è aggiudicato la classifica dei Gran Premi della Montagna, conquistando la maglia Verde Pistacchio (foto di apertura).

Just1