Francesco Gavazzi, Polti VisitMalta (foto Maurizio Borserini)

Gavazzi e la nuova vita da diesse: «Il richiamo era troppo forte»

10.12.2025
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Francesco Gavazzi sta per chiudere le valigie e imbarcarsi verso il suo ennesimo training camp in Spagna, ma dopo diciassette anni passati in sella questo sarà il primo ritiro che lo vedrà nelle vesti di diesse. La Polti VisitMalta di Basso e Contador si è rinnovata e in ammiraglia quest’anno sale il quaratunenne di Morbegno, affiancato da pezzi da Novanta come Ellena e Zanatta

Stesso viaggio, valigia diversa

I bagagli sono presto fatti, rispetto a quando correva Gavazzi ha meno pensieri sui materiali che bisogna portarsi dietro (in apertura foto Maurizio Borserini). Adesso basta un computer, il resto lo si imparerà strada facendo. L’ammiraglia e la bici a volte funzionano allo stesso modo. 

«E’ una sensazione strana – ci racconta – quella di partire con un ruolo diverso. Sono passato dalla dipendenza dei pedali a quella della tecnologia, ammetto che un pochino devo prenderci la mano: call, riunioni, file excel, programmi vari…».

«Per fortuna – prosegue Gavazzi – dopo il primo ritiro a Malta insieme agli atleti abbiamo fatto un secondo incontro, questa volta a Madrid, solo con lo staff. Ci siamo coordinati per capire quali linee guida seguire in ottica calendario e gettare le basi della stagione».

Nelle ultime due stagioni Gavazzi è comunque rimasto nel giro della formazione di Ivan Basso (foto Maurizio Borserini)
Nelle ultime due stagioni Gavazzi è comunque rimasto nel giro della formazione di Ivan Basso (foto Maurizio Borserini)
Una volta smesso di correre avevi detto che non saresti mai salito in ammiraglia… 

Avevo bisogno di prendermi del tempo, di respirare e distaccarmi un attimo dalla vita frenetica del corridore. Penso sia normale, per una vita ho fatto avanti e indietro da gare, ritiri, alture. Era necessario rallentare i ritmi, godermi la famiglia e stare fermo per qualche tempo. 

Cos’è cambiato?

Che a un certo punto questo mondo ti manca, ho accumulato talmente tanta esperienza che sarebbe stato un peccato “buttarla”. L’aspetto principale che mi ha spinto a tornare in questo mondo sono i contatti umani, due anni fa avevo lasciato una squadra nella quale mi ero trovato bene. Spesso si dice che il team è come una seconda famiglia, nel nostro caso però era vero. C’erano, e ci sono ancora, dei rapporti che vanno oltre il ciclismo. 

Con il primo ritiro da diesse Gavazzi avrà modo di prendere le misure con il nuovo ruolo (foto Maurizio Borserini)
Con il primo ritiro da diesse Gavazzi avrà modo di prendere le misure con il nuovo ruolo (foto Maurizio Borserini)
Va detto che non eri uscito del tutto.

Vero, non ho mai lasciato definitivamente l’ambiente in questi due anni. Tante volte sono stato di supporto al team in corse come il Giro d’Italia. Questo ruolo da “jolly” ha fatto sì che in me tornasse la voglia di respirare ancora l’aria del ciclismo: le corse, i trasferimenti, stare con i ragazzi. 

Difficile adattarsi al nuovo ruolo?

Sono ancora all’inizio, quindi devo prendere le misure con tutte le dinamiche che si stanno innestando. Ho avuto modo di vedere quanto è complicato incastrare gli impegni di ventiquattro corridori, con la corsa ai punti si devono fare scelte ponderate anche in relazione a quelle degli altri team. Per fortuna al mio fianco avrò figure come quella di Zanatta e di Ellena, da loro potrò imparare molti trucchetti del mestiere. 

Francesco Gavazzi, Steano Zanatta, Polti VisitMalta (foto Maurizio Borserini)
Lo stesso Zanatta ha detto che Gavazzi può essere quel trait d’union tra staff e corridori, un ruolo cruciale in un team (foto Maurizio Borserini)
Francesco Gavazzi, Steano Zanatta, Polti VisitMalta (foto Maurizio Borserini)
Lo stesso Zanatta ha detto che Gavazzi può essere quel trait d’union tra staff e corridori, un ruolo cruciale in un team (foto Maurizio Borserini)
Zanatta stesso ci ha detto che una figura come la tua sarà importante per rapportarsi con i giovani…

Entrare in un team dove ritrovo molti atleti con i quali ho corso durante gli anni in cui ero corridore è un vantaggio. Creare un forte legame tra diesse e ciclista è importante in una stagione. Con i giovani sarà comunque una sfida. I ragazzi che ora hanno vent’anni sono una generazione molto diversa dalla mia, c’è quasi un abisso tra me e loro. 

Come si colma il gap generazionale?

Ascoltandosi a vicenda e con il confronto. Io sicuramente posso insegnare tanto a loro, ma non escludo che anche i giovani possano trasmettermi qualcosa. Sarà strano perché il mio figlio maggiore ha tredici anni e i ragazzi più giovani in squadra ne hanno venti.

Francesco Gavazzi, Ludovico Crescioli, Mirco Maestri, Polti VisitMalta (foto Maurizio Borserini)
Da sinistra: Gavazzi, Crescioli e Maestri, tre generazioni diverse e tre modi di vedere e interpretare il ciclismo (foto Maurizio Borserini)
Francesco Gavazzi, Ludovico Crescioli, Mirco Maestri, Polti VisitMalta (foto Maurizio Borserini)
Da sinistra: Gavazzi, Crescioli e Maestri, tre generazioni diverse e tre modi di vedere e interpretare il ciclismo (foto Maurizio Borserini)
Hai già avuto modo di parlare con loro?

Abbiamo gettato le basi per lavorare insieme. In queste settimane ci sono state le visite mediche a Firenze, venivano a gruppi di quattro o cinque ogni giorno. Ho parlato un po’ con loro, in particolare con i nuovi, per capire come stanno andando questi primi impegni. Ma il gruppo si costruirà nei prossimi giorni in ritiro. 

Pronto a salire in macchina?

Sì. Anche se, guardando il programma, ho notato che ci sono due allenamenti da sette ore. A un certo punto sarò stanco di seguirli guidando a trentacinque all’ora e chiederò una bici (ride, ndr). A parte gli scherzi sono pronto, durante il ritiro capirò anche in quale gara farò il mio esordio da diesse. Sicuramente avverrà a fine gennaio, vedremo se in Francia o Spagna.

Manufacturas GES

RMS S.p.A. acquisisce l’azienda spagnola Manufacturas GES

03.12.2025
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Nei giorni scorsi la commerciale lombarda RMS S.p.A. ha ufficializzato un’importante operazione: l’acquisizione del 100% di Manufacturas GES S.A., storica azienda basca specializzata nella produzione di selle e accessori tecnici. Questa operazione rappresenta un punto di svolta strategico per entrambe le società, creando un modello di crescita in grado di generare valore industriale, commerciale e territoriale

RMS
I prodotti di Manufacturas GES entreranno a far parte del catalogo di RMS
RMS
I prodotti di Manufacturas GES entreranno a far parte del catalogo di RMS

Eccellenza basca

Manufacturas GES nasce nel 1941 grazie alle famiglie Guisasola, Elzo e Sarasua. La sede è a Ermua, nel cuore dei Paesi Baschi. L’azienda ha costruito la propria reputazione su competenze manifatturiere avanzate e una filiera interna completamente integrata. Oggi Manufacturas GES è riconosciuta a livello internazionale come produttore OEM di selle per motocicli, affiancando marchi prestigiosi con soluzioni tecnologiche e di design di alta qualità. 

Negli anni, GES ha ampliato il proprio portafoglio includendo caschi, scarpe e occhiali, sviluppati secondo standard rigorosi di sicurezza, ergonomia e innovazione. Parallelamente, l’azienda ha applicato le proprie competenze al settore ciclistico, con linee dedicate a MTB, road e e-bike, dimostrando flessibilità produttiva e capacità di customizzazione. 

Lo stabilimento di Ermua mantiene internamente tutti i processi produttivi, dal taglio e cucitura alla schiumatura, dal banco prova alla finitura, assicurando controllo totale e standard elevati. La distribuzione, consolidata in Spagna, Francia e Portogallo, ha reso GES un punto di riferimento per qualità, affidabilità e precisione industriale. 

RMS
Il vantaggio di questa acquisizione è reciproco e porterà un vantaggio a entrambe le realtà
RMS
Il vantaggio di questa acquisizione è reciproco e porterà un vantaggio a entrambe le realtà

Vantaggi reciproci

L’acquisizione da parte di RMS del 100% di Manufacturas GES porta vantaggi tangibili per entrambe le realtà. Per la commerciale lombarda rappresenta un impegno strategico finalizzato a rafforzare la mobilità sostenibile, unendo competenze produttive e commerciali in Europa. Entrando più nello specifico RMS rafforza la propria catena del valore, integrando produzione e distribuzione così da offrire un servizio più efficiente e completo. Nello stesso tempo Manufacturas GES accede a mercati più estesi, valorizzando il proprio know-how tecnico. Lo stabilimento storico di Ermua viene elevato, promuovendo un modello di manifattura europea ad alto valore tecnologico e culturale. 

Andrea Panzeri, CEO di RMS, si è espresso con queste parole su questa nuova acquisizione: «Abbiamo una chiara visione strategica di far diventare Manufacturas GES un player fondamentale per la distribuzione aftermarket ciclo in Spagna e Francia, attraverso investimenti mirati in logistica e tecnologia, sfruttando appieno l’esperienza di RMS in questi ambiti. Questo ci permetterà di offrire un servizio più efficiente e di rafforzare la nostra presenza in mercati chiave».

Manufacturas GES
Manufacturas GES produce selle e accessori tecnici per le due ruote
Manufacturas GES
Manufacturas GES produce selle e accessori tecnici per le due ruote

Nel segno della continuità

Per garantire stabilità e continuità, David Berges, CEO di Manufacturas GES, manterrà il suo ruolo operativo e assumerà la responsabilità del coordinamento delle attività di RMS in Spagna. Questo approccio consentirà di unire la profonda conoscenza industriale di GES con la capacità commerciale e distributiva di RMS, creando una governance integrata e rispettosa delle identità aziendali. 

Aspettative importanti

Nel 2024 RMS ha registrato un fatturato di circa 47 milioni di euro, con una previsione che raggiunge i 48 milioni nel 2025. A questi si aggiungono i risultati di Manufacturas GES, che ha chiuso il 2024 con circa 7 milioni di euro e stima di superare i 7,5 milioni nel 2025. L’integrazione delle due realtà porta quindi il fatturato aggregato atteso oltre i 55 milioni di euro nel 2025, consolidando la nuova dimensione europea del gruppo. 

Una maggiore offerta

L’unione delle competenze di design e produzione di GES con la rete commerciale di RMS dà vita a un’offerta più ampia e coerente, capace di rispondere con maggiore precisione alle esigenze dei mercati moto e bici. La collaborazione permette inoltre di migliorare l’efficienza logistica, garantendo una migliore disponibilità dei prodotti, un servizio post-vendita più puntuale e programmi formativi più strutturati: elementi che si traducono in maggiore soddisfazione e fidelizzazione dei clienti. 

L’acquisizione rappresenta anche un investimento mirato nel capitale umano: il bagaglio tecnico di GES arricchisce le competenze interne di RMS, mentre l’approccio formativo e la gestione delle partnership da parte di RMS supportano una crescita condivisa e più solida. 

RMS Academy
La collaborazione permetterà ai prodotti di Manufacturas GES di entrare a far parte anche della RMS Academy
RMS Academy
La collaborazione permetterà ai prodotti di Manufacturas GES di entrare a far parte anche della RMS Academy

La parola al CEO

Lasciamo la chiosa finale ad Andrea Panzeri, CEO di RMS. «Siamo molto orgogliosi -dice – di accogliere Manufacturas GES all’interno della famiglia RMS. Questa acquisizione rappresenta per noi un importante passo nella strategia di crescita internazionale e nell’ampliamento della nostra offerta prodotto.

«Manufacturas GES porta con sé non solo una lunga storia di eccellenza e innovazione nel settore delle selle per moto e degli accessori tecnici, ma anche un know-how produttivo unico che rafforzerà la nostra capacità di rispondere alle esigenze di un mercato globale sempre più esigente. Lavoreremo con passione e impegno per integrare al meglio le nostre realtà, valorizzando il patrimonio di competenze e la qualità riconosciuta dell’azienda GES».

RMS

Tudor Pro Cycling Team 2025, ritiro in Spagna

I ritiri di ieri e di oggi, ne parliamo con Tosatto

14.11.2025
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A breve tutte le squadre inizieranno i ritiri invernali, durante i quali prepareranno la prossima stagione. Da qualche anno praticamente tutte le formazioni si trasferiscono in Spagna, continentale o sulle isole, ma non è sempre stato così.

Anzi, meno di vent’anni fa era l’Italia ad ospitare tutto il meglio del ciclismo mondiale durante questo periodo. Cos’è cambiato nel frattempo? Potrebbe il nostro Paese tornare agli antichi fasti? L’abbiamo chiesto a Matteo Tosatto, che dopo una lunghissima carriera tra i professionisti ora è direttore sportivo del Tudor Pro Cycling Team.

Matteo Tosatto
Dopo un carriera da pro durata dal 1997 al 2016, ora Matteo Tosatto è direttore sportivo del Tudor Pro Cycling Team
Matteo Tosatto
Dopo un carriera da pro durata dal 1997 al 2016, ora Matteo Tosatto è direttore sportivo del Tudor Pro Cycling Team
Matteo, dove andavate in ritiro ai tuoi tempi, e dove andrete invece quest’anno?

Avendo avuto una carriera lunga ho visto, anzi vissuto, il passaggio tra Italia e Spagna. Fino al 2005 si andava in Toscana, e non solo noi, venivano anche tantissime squadre straniere. Mi ricordo per esempio la Telekom, la Rabobank, la Lotto e anche molte francesi. Poi un po’ è cambiato il clima, un po’ il bisogno di un altro tipo di infrastrutture. Nel frattempo la Spagna è cresciuta molto e adesso quasi tutti vanno lì, anche noi. Credo che in 50 chilometri di costa tra Valencia ed Alicante ci siano tutte le squadre del mondo.

Il cambiamento è stato causato dal clima e dalle strutture quindi?

Direi di sì. Lì a dicembre c’è ancora un’ottima temperatura e poi certamente gli hotel sono più strutturati. Sono attrezzati con la palestra, parcheggi spaziosi per i mezzi, sale riunioni per poter fare molte cose. Nelle strade interne poi c’è anche molto meno traffico, un altro fattore importante ovviamente. Per fare un paragone, negli anni 80 tutte le squadre andavano nella costa ligure, ora col traffico che c’è sarebbe impossibile. E poi c’è il dato economico. In Spagna fanno prezzi ottimi per i ciclisti. A volte mi è capitato di andare anche da solo per dei lavori specifici e mi ricordo che era davvero molto conveniente.

Tinkoff Gran Canaria 2015
La Tinkoff al ritiro di dicembre a Gran Canaria nel 2015, quando Tosatto era in squadra
Tinkoff Gran Canaria 2015
La Tinkoff al ritiro di dicembre a Gran Canaria nel 2015, quando Tosatto era in squadra
Da che anno c’è stato il cambiamento?

Con la Quick Step nel 2006 abbiamo fatto il ritiro di dicembre in Italia e poi quello di gennaio a Calpe. Poi dal 2008 in poi siamo andati solo in Spagna, a Gran Canaria. Secondo me quello è il miglior posto in assoluto, ci sono sempre tra i 18 e i 26 gradi, e puoi fare di tutto. Salite lunghe, salite brevi, pianura, tutto quello che serve per allenarsi bene.

La Sicilia non potrebbe essere un’alternativa? Dopo tutto l’Etna assomiglia un po’ al Teide…

In Sicilia ci sono stato una settimana nel 2015, ed eravamo appunto sotto l’Etna. Il clima era ottimo, si stava bene, il problema mi ricordo che erano le strade. La principale era buona, invece quelle interne molto meno per via del traffico. Ho letto giusto ieri un’intervista di Fiorelli che è di quelle parti e anche lui dice lo stesso. Poi c’erano anche tanti cani randagi che in bici possono essere un problema. D’altronde la salita dell’Etna è il paesaggio più bello che si potesse vedere credo, e ci si allenava molto bene. Ma non si può fare solo su e giù per quella salita tutto il tempo.

Etna Giro 2022
Il Giro sull’Etna nel 2022. Secondo Tosatto la Sicilia ha clima e paesaggi perfetti, ma mancano strutture e strade adeguate
Etna Giro 2022
Il Giro sull’Etna nel 2022. Secondo Tosatto la Sicilia ha clima e paesaggi perfetti, ma mancano strutture e strade adeguate
Ci sarebbero altri posti adatti in Italia secondo te?

Un’altra volta, sempre con la Quick Step, siamo andati in Puglia e mi è sembrato un ottimo posto. Sia come clima che come strutture. Il problema lì è che mancano le salite ed ora anche a dicembre si inizia già a fare lavoro di qualità. Una volta l’Italia tirava anche per il cibo, era vista come una parte importante.

Ora non lo è più?

Adesso anche quello è cambiato perché tutte le squadre hanno il loro cuoco. Una volta invece si guardava molto la qualità della cucina, che in Italia è e resta imbattibile. Mi ricordo che gli stranieri rimanevano colpiti anche solo per un cappuccino, e anche soltanto per quello venivano da noi molto volentieri. 

A livello tecnico invece i ritiri sono cambiati?

Secondo me non è cambiato tantissimo rispetto a 15 anni fa, l’idea di base è sempre quella. Il primo ritiro, quello di dicembre, è quello in cui ci si trova tutti assieme e serve per fare gruppo, anche perché è l’unica occasione durante l’anno in cui si è davvero tutti, dagli atleti allo staff. Si allena più il fondo, senza troppa intensità. Invece il secondo, quello di gennaio, è più specifico anche come lavori, e si formano già i diversi gruppi, per esempio non c’è chi va a correre poco dopo in Australia.

Ballan Bettini Tosatto
Ballan, Bettini e Tosatto, tre illustri esponenti dell’ultima generazione che durante l’inverno si è allenata in Italia
Ballan Bettini Tosatto
Ballan, Bettini e Tosatto, tre illustri esponenti dell’ultima generazione che durante l’inverno si è allenata in Italia
Qual è stato il posto più bello in cui sei stato in ritiro, e quello che invece ricordi meno volentieri?

Secondo me il luogo migliore in generale è Gran Canaria. Ci siamo stati ai tempi di Bjarne Riis, in una bellissima struttura, un golf club molto grande in cui avevamo una villetta ogni tre corridori. Anche come qualità di allenamento, clima, un po’ tutto. Il ricordo peggiore forse è del 2013, quando a gennaio siamo andati in Corsica una settimane per vedere le prime tappe del Tour che iniziava da lì. Il posto era molto bello, ma abbiamo preso 5 giorni di pioggia e vento e con Riis ci si allenava sempre e comunque.

Matteo, ultima domanda. Durante quest’inverno preparerete un corsa in particolare tra quelle di primavera?

In generale puntiamo a fare bene in tutte le classiche fin dalla Sanremo, tanto più che ci siamo rinforzati con corridori di qualità come Kung e Mozzato. In più nel 2026 saremo presenti a tutte le corse WorldTour e vogliamo fare bene anche anche all’Amstel e alla Liegi con Alaphilippe e Hirschi. Se proprio dovessi dire due corse che fanno per noi però, forse direi che Fiandre e Roubaix sono i due grandi obiettivi di primavera. Sono sicuro che abbiamo la squadra per fare molto bene. 

Volta a la Provincia de Valencia, Jaspar Lonsdale, Ciclistica Rostese

Lonsdale: un danese in Piemonte per rincorrere un sogno

27.09.2025
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Questo mese di settembre Jaspar Lonsdale se lo ricorderà a lungo, di colpo tra Spagna e Italia ha raccolto due vittorie e ha trovato una fiducia che non pensava di poter avere. Il danese classe 2003 che da due stagioni veste la maglia della Ciclistica Rostese sta raccogliendo i frutti di un lungo lavoro. L’italiano lo mastica, ma quando si tratta di raccontare le sue emozioni e le sensazioni di tre settimane intense preferisce farlo in inglese. 

«Sono un po’ a corto di parole – dice sorridendo – perché in questi due anni in Italia non ero mai riuscito a entrare in una top 10, e ora nell’ultimo mese ho raccolto due vittorie e tre piazzamenti importanti. La prima alla Volta a la Provincia de Valencia è stata una liberazione, mi ha aiutato a togliermi qualcosa da dentro, come un peso. Penso di riuscire a correre in maniera più libera, senza pensieri».

Volta a la Provincia de Valencia, Jaspar Lonsdale, Ciclistica Rostese
Lonsdale alla Volta a la Provincia de Valencia ha trovato la sua prima vittoria in maglia Rostese
Volta a la Provincia de Valencia, Jaspar Lonsdale, Ciclistica Rostese
Lonsdale alla Volta a la Provincia de Valencia ha trovato la sua prima vittoria in maglia Rostese
Te l’aspettavi?

Sinceramente no, quando siamo arrivati in Spagna sapevo di stare bene ma non avevo idea di cosa aspettarmi. Il livello non è alto come qui in Italia, diciamo che vincere era importante per avere una svolta e una buona iniezione di fiducia. Ora penso di credere realmente in me stesso. 

In Spagna hai corso due gare a tappe, è un aspetto che ti ha aiutato?

Non saprei, direi che il concetto è più largo. Rispetto alla mia prima stagione in Italia quest’anno ho corso molto di più. Gli allenamenti sono diventati meno impegnativi e dedicati più al ricercare il giusto equilibrio tra ritmo e riposo. Insieme al mio nuovo preparatore mi sono concentrato sul rimanere “fresco” e arrivare alle gare pronto.

E’ cambiato qualcosa rispetto allo scorso anno?

Sento che il team ha davvero tanta fiducia in me e nelle mie potenzialità, quando siamo in corsa percepisco che credono nelle mie qualità e che si possa fare qualcosa di buono. Il primo anno in Italia non è stato semplice, ambientarsi e imparare a correre in un ciclismo totalmente diverso è stato difficile. 

Come mai dalla Danimarca sei andato fino in Piemonte per correre?

Volevo provare a giocarmi le mie chance per diventare un ciclista professionista. Un mio amico, Magnus Henneberg, si è trasferito anche lui dalla Danimarca alla Rostese per correre. Lui non è riuscito nel suo intento di diventare professionista ed è tornato a casa, ma quando abbiamo parlato mi ha consigliato di venire qui. Devo ammettere che mi trovo bene, dedico tutto il mio tempo al ciclismo e sto provando a realizzare il mio sogno.

Jaspar Lonsdale, Ciclistica Rostese
Per Lonsdale (qui al centro) questo è il secondo anno con la Ciclistica Rostese
Jaspar Lonsdale, Ciclistica Rostese
Per Lonsdale (qui al centro) questo è il secondo anno con la Ciclistica Rostese
Cosa facevi in Danimarca?

Una volta finiti gli studi sono andato a lavorare in un negozio di biciclette, facevo il meccanico. Riuscire a incastrare lavoro e allenamenti non era semplice. Ora posso concentrarmi su una cosa sola ed è bellissimo. 

Ti trovi bene qui da noi?

Moltissimo, mi piace tutto. La squadra mi ha dato un appartamento ad Alpignano, un piccolo comune poco fuori Torino. Dell’Italia mi piace tutto, il meteo, le strade e la vita. Avere tanti percorsi diversi dove allenarsi è bello e stimolante. Penso che stare qui mi abbia dato una mano a migliorare e crescere come ciclista, ad esempio mi sento più forte nelle salite corte. Credo ci sia ancora margine. 

Jaspar Lonsdale, Ciclistica Rostese
Il danese si è trasferito alle porte di Torino e ha imparato ad apprezzare e allenarsi sulle strade piemontesi
Jaspar Lonsdale, Ciclistica Rostese
Il danese si è trasferito alle porte di Torino e ha imparato ad apprezzare e allenarsi sulle strade piemontesi
Un mese di settembre che può rappresentare davvero una svolta?

Fino a poco tempo fa pensavo fosse impossibile riuscire a diventare un professionista o avere qualche chance in formazioni continental. Adesso, invece, ci credo davvero. Sono felice e voglio fare un ultimo passo importante e mettermi alla prova anche nelle ultime corse di fine stagione. L’obiettivo è il Lombardia U23, voglio sfidare i ragazzi dei devo team e vedere cosa posso fare ancora.

Volcano: il gioiello di Conor totalmente personalizzabile

19.09.2025
4 min
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Conor all'Italian Bike Festival ha presentato il modello Volcano con telaio WRC Line nel nuovo colore azzurro e allestimento personalizzabile

MISANO ADRIATICO – Conor è un marchio spagnolo che nasce nella regione della Navarra, dove è nato tutto quello che è il mondo di Conor e dove vengono prodotti e assemblati i telai. L’obiettivo è quello di avere una crescita costante nel mercato, e dopo essere arrivato in gran parte dell’Europa il brand spagnolo si è ampliato e ha raggiunto anche il mercato del Sud America. Prendendo ispirazione dal ciclismo professionistico Conor progetta e realizza le proprie biciclette con l’obiettivo di ricercare la miglior performance

Il design e la ricerca di componenti tecnici di alto livello permette a queste biciclette di poter competere con i migliori marchi del settore. Proprio per questo è nata la linea WRC (World Race Conor) che identifica una serie di prodotti premium all’interno del brand Conor. La gamma WRC Line comprende modelli con telaio in carbonio assemblati in maniera artigianale, dettaglio che permette al cliente di avere una maggiore personalizzazione. 

Volcano

Uno dei modelli che fanno parte della gamma di biciclette WRC Line è la Volcano. Stiamo parlando di un telaio realizzato con carbonio Toray T700, una fibra estremamente resistente che rende la bicicletta rigida e reattiva grazie alle proprietà del materiale utilizzato. Il modello Volcano nasce per rispondere alle esigenze di un pubblico che cerca una bicicletta performante e che sia in grado di esprimersi su diversi terreni e situazioni. E’ disponibile anche nella versione aero.

Infatti le geometrie del telaio risultano più comode, dettaglio che emerge dalla differenza tra reach e stack che è di poco inferiore ai due centimetri. Un rapporto che porta il ciclista ad avere una posizione meno estrema in sella

Personalizzazione e dettagli

La linea WRC permette all’utente di poter scegliere e personalizzare alcuni dettagli andando a comporre la propria bici a seconda di esigenze diverse. Il telaio è disponibile in quattro misure: XS, SM, MD e LA. Per trovare il miglior equilibrio Conor offre libertà di montare diverse misure per quanto riguarda l’attacco manubrio. Anche la larghezza della piega è personalizzabile, un dettaglio importante che asseconda la fisionomia e le abitudini di guida del ciclista.

Conor per quanto riguarda l’allestimento della Volcano offre cinque modalità diverse per quanto riguarda il gruppo: SRAM Red, SRAM Force, Shimano Dura-Ace Di2, Ultegra Di2 e 105. Per tutte le scelte si parla di cambio elettronico a 12 velocità.

Ruote e mozzi sono Prototipe con possibilità di scegliere tra due altezze profilo: 42 millimetri e 60 millimetri. In questo caso la scelta influenza la guida e la reattività del mezzo. Le misure delle pedivelle vanno dai 165 ai 175 millimetri

Sono disponibili tre colorazioni: rosso, bianco e azzurro.

Prezzo: a partire da 4.799 euro. 

Conor

Coden e i suoi ragazzi in Spagna: tra vittorie e prove di futuro

19.09.2025
4 min
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Alessandro Coden e i suoi ragazzi sono tornati a casa dopo il viaggio che li ha condotti in Spagna per correre la Volta Ciclista a Galicia. A cavallo tra le verdi colline a picco sul mare i corridori della Campana Imballaggi-Geo & Tex-Trentino hanno raccolto una vittoria di tappa con Leonardo Volpato. Dopo 2.250 chilometri per riportare in Italia i mezzi, Coden è stanco ma felice: questa esperienza entra in un contesto più grande che prevede una crescita costante del team (in apertura foto Volta a Galicia). 

«Siamo partiti domenica alle tre del pomeriggio – racconta Alessandro Coden – e siamo arrivati lunedì mattina alle undici. Io in ammiraglia e il meccanico in furgone, un viaggio lungo ma siamo contenti di com’è andato. Abbiamo preso anche le misure con questo genere di trasferte: non è la prima fuori dall’Italia, ma la Spagna era davvero lontana. Ad esempio, per una questione di costi e trasporto, il massaggiatore l’ho preso direttamente sul luogo».

Per la Campana Imballaggi-Geo & Tex-Trentino la trasferta in Spagna è stata estremamente produttiva (foto Volta a Galicia)
Per la Campana Imballaggi-Geo & Tex-Trentino la trasferta in Spagna è stata estremamente produttiva (foto Volta a Galicia)
Come mai siete andati fino in Spagna?

Perché mi piace fargli fare certe esperienze ai ragazzi. La Volta ciclista a Galicia è una corsa a tappe nazionale ma c’erano squadre giovanili di alto livello e anche corridori elite di grande spessore. In Spagna è diverso perché si trovano anche ex professionisti di 30 o 32 anni in queste gare. Gente che ha corso e ha un certo tipo di esperienza. Mentre in Italia le corse a tappe di questo livello hanno per lo più atleti under 23.

Si corre in maniera diversa?

Diciamo che non c’è un meglio o un peggio. Tutte le gare sono importanti, noi siamo venuti in Spagna perché in gruppo ci sono corridori esperti che vedono la corsa in maniera differente. Si apprende un modo nuovo di vivere la gara, dal chilometro zero si va a tutta, senza rispiarmiarsi. Chi ha le gambe tiene il ritmo e vince.

I tuoi ragazzi come si sono comportati?

Bene, sono contento di quanto fatto. Abbiamo anche vinto una tappa con Leonardo Volpato. Per molti di loro questa era la prima esperienza all’estero, quindi era un passo necessario per la crescita e la maturazione. Le tappe erano impegnative, ma noi siamo stati sempre nel vivo della corsa. Il giorno in cui Volpato ha vinto, la squadra ha tenuto testa a tutti. Siamo andati in fuga, poi eravamo presenti nel contrattacco e poi abbiamo dato la stoccata finale. 

Esperienza che entra in un’ottica di crescere sotto tutti i fronti?

Dal 2026 vogliamo fare un calendario ancora più impegnativo con tante corse all’estero. Al 99 per cento saremo continental e questo è un salto importante, ma necessario. Terremo i migliori atleti, come Volpato, e ci saranno innesti interessanti. L’idea è di avere una decina di ragazzi e fare una formazione competitiva

Come mai fate questo passo?

Vogliamo vedere se cambia qualcosa, l’obiettivo è di risultare più appetibili per prendere atleti strutturati e ampliare il bacino d’utenza. La società e gli sponsor, tra cui ovviamente Campana Imballaggi, hanno deciso di fare degli investimenti. Non nascondiamo che l’impegno economico sarà maggiore, abbiamo già misurato la febbre con la trasferta in Spagna.

In che senso?

Parlo dei costi. In Galizia eravamo ospitati dall’organizzazione e questo ci ha dato una grande mano. I biglietti aerei, la benzina e tutto il resto lo abbiamo pagato di tasca nostra. Però siamo decisi e fiduciosi, dovrebbero entrare anche due nuovi sponsor. Quindi direi che siamo pronti.

Caro Crescioli, com’è cambiata la tua vita tra i pro’?

19.03.2025
5 min
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La prima stagione di Ludovico Crescioli con la Polti VisitMalta sta procedendo un po’ a rilento. Dopo i primi appuntamenti in Spagna, dai quali è scaturito anche un ottavo posto all’esordio, è arrivato un piccolo stop a rallentare il tutto. In questi mesi il toscano, alla sua prima annata tra i professionisti ha comunque assaggiato un mondo diverso e con il quale ha già imparato a prendere le misure (in apertura foto Maurizio Borserini). 

«Si tratta solo di un leggero dolore al ginocchio – racconta Crescioli – ma piano piano sto recuperando, la squadra mi sta dando una grande mano e non mi fa mancare nulla. E’ un peccato perché avevo iniziato bene, sia nei ritiri di dicembre e gennaio che nelle prime gare tutto stava andando alla grande. Il team era contento e anche io lo sono, in particolare dopo l’esordio alla Classica Camp de Morvedre».

Crescioli ha esordito in maglia Polti VisitMalta alla Classic Camp de Morvedre cogliendo un ottimo ottavo posto (foto Maurizio Borserini)
Crescioli ha esordito in maglia Polti VisitMalta alla Classic Camp de Morvedre cogliendo un ottimo ottavo posto (foto Maurizio Borserini)

Sempre meglio

Come cambiano la vita e la quotidianità di un ragazzo che passa da under 23 a professionista? Il salto non è solamente sportivo e atletico, ma anche nella gestione di tanti piccoli dettagli. 

«Già lo scorso anno – racconta Crescioli – che correvo in una formazione continental ho avuto una buona impostazione sia per il calendario che per l’organizzazione. Tra tutti i vari impegni ho corso una ventina di gare tra i professionisti con la Technipes #InEmiliaRomagna. Quindi quello che ho trovato ora con la Polti VisitMalta non è totalmente nuovo, ma tutto sta diventando sempre più specifico. Con il modo di correre dei professionisti ho già avuto modo di confrontarmi e mi trovo bene».

I primi giorni di ritiro sono serviti per conoscere il nuovo ambiente (foto Maurizio Borserini)
I primi giorni di ritiro sono serviti per conoscere il nuovo ambiente (foto Maurizio Borserini)
E nella tua routine?

Nei due ritiri che abbiamo fatto questo inverno si vede l’organizzazione del team. Tutto è curato affinché noi ciclisti possiamo fare la vita dell’atleta. Dovevamo solo preoccuparci di fare colazione, uscire in bici e riposare in vista del giorno successivo. Poi c’erano momenti in cui, anche se era giornata di scarico, le ore si riempivano comunque con foto per gli sponsor, riunioni con lo staff, ecc…

Sei passato in una squadra con molte più persone all’interno…

Sia con i compagni che con lo staff ti trovi a rapportarti con tante persone nuove. I primi giorni si fa un più fatica ma poi inizi a conoscere tutti e si trovano le misure. Nel team la lingua principale è l’italiano, ma si parla anche tanto spagnolo. 

Gli shooting aiutano a creare un legame con i compagni (foto Maurizio Borserini)
Gli shooting aiutano a creare un legame con i compagni (foto Maurizio Borserini)
Ora che hai avuto bisogno di fare alcune visite come ti sei organizzato?

Il medico della squadra Giulio Tempesti, che tra l’altro è toscano, mi ha indicato le strutture alle quali rivolgermi. La comodità è sapere che tutto viene gestito comunque dallo staff del team.

Come ti sei trovato con tutte le attività esterne in ritiro?

Mi sono piaciute, senti di far parte di un gruppo e di essere nel mondo dei professionisti. Sono un ragazzo molto tranquillo ma queste attività mi fanno piacere, così come le varie interviste. Il nostro fotografo, Maurizio Borserini, è davvero bravo e simpatico. Quando organizziamo i vari set per fare tutti i contenuti degli sponsor ci mette sempre a nostro agio. Anzi, a volte sembra che non voglia disturbarci, è molto attento da questo punto di vista. 

Nei ritiri invernali non mancano le visite degli sponsor, colonna portante per l’attività dei corridori (foto Maurizio Borserini)
Nei ritiri invernali non mancano le visite degli sponsor, colonna portante per l’attività dei corridori (foto Maurizio Borserini)
In che modo vivi tutto?

E’ bello, anche perché è un modo per socializzare e conoscere i compagni sotto altri aspetti. E’ vero che passiamo tanto tempo in bici, ma non esiste solamente questo. In ritiro c’è il tempo di conoscersi e di stare tutti insieme. Quando si va alle gare si è sempre in sette o otto corridori e si è tanto concentrati sulla prestazione, com’è giusto che sia. 

Che sponsor hai incontrato?

Al ritiro di gennaio sono venuti dei rappresentanti di Kometa e Francesca Polti (Presidente e Amministratrice Delegata presso Polti Group, ndr). Sono iniziative belle, che ti fanno conoscere le persone dietro al nome sulla maglia. 

Altri particolari sono cambiati?

In gara, ad esempio, c’è da prendere la sacchetta ai rifornimenti mentre da under 23 non capitava così spesso. Un’altra cosa diversa sono le radioline, gli anni scorsi qualche volta le ho usate ma ora sono parte della routine

Crescioli ha corso anche alla Classica Valenciana prima dello stop per l’infiammazione al ginocchio (foto Maurizio Borserini)
Crescioli ha corso anche alla Classica Valenciana prima dello stop per l’infiammazione al ginocchio (foto Maurizio Borserini)
A proposito di sacchette del rifornimento, per l’alimentazione in corsa è cambiato qualcosa?

Non tanto. La quantità di carboidrati che assumo è molto simile all’anno scorso, già da under 23 facevo molto caso a questi dettagli. 

Ci sono altre cose che ti hanno emozionato?

Beh quando ho ricevuto lo scatolone con tutto il materiale tecnico è stato bello: magliette, kit per allenamenti, giacche e tutto il resto. Anche salire sul pullman del team è stato particolare, fin da bambino sei abituato a vederli da fuori, entrarci è stata un’emozione. La riunione tecnica si fa con VeloViewer e i diesse ci mostrano tutte le insidie del percorso e i punti cruciali. Tante cose che fanno capire che sono arrivato tra i professionisti.

Da CTF a devo team Bahrain: cosa cambia?

31.01.2025
5 min
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In ordine cronologico una delle ultime novità per la nuova stagione è stata la conferma che da quest’anno il CTF Victorious avrebbe cambiato nome. La squadra coordinata da Bressan e da Boscolo era entrata nel panorama della Bahrain Victorious qualche anno fa e ora ne è diventata ufficialmente il devo team. Si tratta di un ultimo passaggio, quasi di una formalità, ma che cambia comunque le carte in tavola. Di fatto la formazione friulana cambia affiliazione e diventa un team continental registrato presso il Regno del Bahrain

Renzo Boscolo è diesse del team da quando era Cycling Team Friuli, qui al Trofeo Piva nel 2022
Renzo Boscolo è diesse del team da quando era Cycling Team Friuli, qui al Trofeo Piva nel 2022

Tutto vecchio, tutto nuovo

I ragazzi del devo team hanno appena terminato il loro ritiro in Spagna, nel quale hanno gettato le basi per la stagione che sta per aprirsi. La prima novità è che Boscolo e i suoi ragazzi non saranno presenti alla Coppa San Geo, la gara nazionale che apre il calendario under 23 italiano. Questo perché alle gare nazionali non sono ammessi i team registrati presso Paesi diversi dal nostro.

«Il ritiro è andato bene – racconta Boscolo – siamo contenti di come abbiamo lavorato e del tempo trascorso insieme. Anche per noi, tra poco, sarà ora di cominciare e direi che non vediamo l’ora. Partiremo con una novità, ovvero delle corse nell’isola di Rodi a inizio marzo: due brevi gare a tappe e una di un giorno. Poi il calendario sarà simile a quello degli scorsi anni con le gare internazionali in Italia e Belgio. Ci sarà da lavorare per organizzare le varie trasferte tra staff e corridori, anche se non sarà tanto diverso dagli altri anni».

Boscolo e i suoi ragazzi frequentavano già le classiche under 23 in Belgio (foto Koksijde – Oostduinkerke)
Boscolo e i suoi ragazzi frequentavano già le classiche under 23 in Belgio (foto Koksijde – Oostduinkerke)
Il vostro modo di lavorare quindi non sarà diverso?

Da quando siamo entrati nella sfera del team Bahrain abbiamo preso questo respiro internazionale. Ora sicuramente sarà ancora più ampio e organizzato, direi che per noi è un ulteriore passo in avanti. Dal primo giorno che Bahrain ha iniziato a lavorare con noi il cammino di crescita è stato continuo.

Siete parte di una struttura che avete già avuto modo di conoscere…

La forza di una squadra WorldTour è diversa e farne parte al 100 per cento è diverso, in qualche modo. La struttura e il metodo di lavoro già lo conoscevamo, nel tempo siamo cresciuti e il team Bahrain da questo punto di vista ci ha dato una grande mano. Ora ci troviamo ancora con più forza, personale e mezzi.

Nel devo team correrà anche Jakob Omrzel, entrato nel panorama Bahrain già da junior (photors.it)
Nel devo team correrà anche Jakob Omrzel, entrato nel panorama Bahrain già da junior (photors.it)
La gestione della squadra è diversa?

Dal punto di vista di come lavoriamo con i ragazzi, no. Sia per quanto riguarda la selezione che per il metodo di allenamento e la mentalità di lavoro. Il ritiro in Spagna è un bel segnale, ma ormai lo fanno in tanti, anche formazioni continental più piccole della nostra. Quello che è cambiato è ciò che non si vede, ci sono tante figure nuove: il massaggiatore in più, il nutrizionista, ecc…

Per la scelta dei corridori, si lavora allo stesso modo?

Già gli anni scorsi il team Bahrain ci segnalava dei ragazzi che erano nel loro panorama di interesse. Da noi sono passati corridori come Van Der Meulen, Erzen, Bruttomesso, Buratti, Skerl… Il Bahrain negli anni ha fatto una scelta molto intelligente, ovvero quella di avere una filiera che parte dagli juniores. Da questa sono usciti Borremans e Omrzel, per citarne due che quest’anno correranno con noi. 

Uno dei corridori osservati dalla Bahrain e che hanno corso con la maglia del CTF è Max van Der Meulen (foto Direct Velo/Florian Frison)
Uno dei corridori osservati dalla Bahrain e che hanno corso con la maglia del CTF è Max van Der Meulen (foto Direct Velo/Florian Frison)
La rosa rimane comunque ricca di corridori italiani, dalla categoria juniores ne sono arrivati tre: Consolidani, Andreaus e Basso. 

Non abbiamo il vincolo di prendere ragazzi italiani, ma di selezionare dei profili interessanti e che abbiano delle potenzialità. A nostro modo di vedere il confronto con i migliori apre panorami di crescita per i corridori e per le squadre. Una cosa che ci dispiace è rinunciare alle corse nazionali.

Un prezzo da pagare se si vuole fare il salto in una categoria internazionale, no?

Da un lato sì, ma ci sono tanti ragazzi italiani che corrono nei devo team che non potranno partecipare a queste gare. Sarebbe bello vedere più spesso il campione del mondo juniores (Lorenzo Finn, ndr) correre nel nostro Paese. Ma visto che fa parte di un devo team non potrà farlo. 

Il devo team della Red Bull-BORA-hansgrohe non ha magari interesse nel correre le nostre gare nazionali…

Vero. Però aprire le gare nazionali anche agli atleti italiani tesserati all’estero permetterebbe a questi ragazzi di correre nel nostro Paese e di confrontarsi con i loro coetanei. A mio modo di vedere sarebbe anche un modo per alzare il livello generale in Italia. 

Si troverebbero a correre contro ragazzi di squadre continental o di club che non hanno i mezzi di un devo team.

Il discorso è ampio, questo potrebbe essere uno stimolo per tutti a migliorare. Poi a noi non cambia tanto. Ma avere dei ragazzi italiani al primo anno da under 23 e non poterli far correre alle gare nazionali lo considero un peccato. A noi farebbe piacere e per loro sarebbe un modo di approcciare la categoria in maniera progressiva.

Nuovo inizio alla Biesse-Carrera: i gemelli Bessega raccontano

30.01.2025
5 min
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I gemelli Bessega sono tornati a correre con un team italiano: Gabriele e Tommaso saranno due atleti della Biesse Carrera Premac. Alla fine della stagione 2022 erano passati under 23 con la Eolo-Kometa U23 (poi diventata Team Polti Kometa U23). La decisione da parte di Ivan Basso e Fran Contador di chiudere la squadra a favore di una formazione juniores ha costretto i due gemelli lombardi a cercare una nuova sistemazione. E’ stato facile allora riprendere la strada di casa, tornando a gareggiare vicino a dove tutto era iniziato. 

Il periodo a cavallo tra gennaio e febbraio i corridori della Biesse-Carrera-Premac lo stanno passando in ritiro in Spagna. Andiamo a fare un bilancio con loro di questi due anni vissuti nel team under 23 di Ivan Basso e cosa rappresenta per loro il ritorno in Italia. 

Gabriele Bessega nei due anni passati nel team U23 di Basso e Contador ha detto di aver imparato un metodo di lavoro
Gabriele Bessega nei due anni passati nel team U23 di Basso e Contador ha detto di aver imparato un metodo di lavoro

La versione di Gabriele

Il primo dei fratelli con il quale parliamo è Gabriele, dei due è quello che ha ottenuto dei buoni piazzamenti ma qualche vittoria in meno. Lui parla al plurale, anche se poi andremo ad ascoltare anche la voce di Tommaso, che al momento della chiamata si trova nella stanza accanto. 

«Per noi – dice Gabriele Bessega – e per me, sono stati due anni di crescita sia personale che formativa. Sono migliorato anche dal punto di vista prestazionale, ma il più grande passo in avanti sento di averlo fatto nell’imparare un metodo di lavoro. Non siamo riusciti a passare nella professional (la Polti VisitMalta, ndr) ma siamo arrivati alla Biesse per meritarcelo. Grazie al periodo con la Eolo-Kometa sento di aver imparato a essere professionale: nello strutturare gli allenamenti, nel correre e come comportarmi con i compagni in gara. Il passo in avanti rispetto agli anni da juniores è stato netto».

Il calendario spagnolo ha permesso ai fratelli Bessega di correre molte gare a tappe
Il calendario spagnolo ha permesso ai fratelli Bessega di correre molte gare a tappe

Calendario

Gabriele e Tommaso Bessega hanno corso molto in Spagna, disputando diverse gare a tappe di livello nazionale. Sono venuti poco in Italia, e anche in quel caso le gare a cui hanno preso parte erano nazionali. 

«Sicuramente ci è mancato fare delle esperienze di calibro internazionale – continua Gabriele Bessega – anche se la squadra è andata all’estero, noi non siamo stati selezionati. Però il livello dei corridori nelle corse spagnole è alto, basta vedere cosa ha fatto Pablo Torres. Di certo i percorsi non erano i più adatti alle mie caratteristiche, ma i risultati sono arrivati. Sicuramente nei due anni in Spagna ho imparato a correre e disputare gare a tappe, cosa che in Italia si fa più fatica a fare».

Tommaso Bessega è riuscito a raccogliere più risultati rispetto al fratello, per lui tre vittorie nei due anni in Spagna
Tommaso Bessega è riuscito a raccogliere più risultati rispetto al fratello, per lui tre vittorie nei due anni in Spagna

La voce di Tommaso

Chiusa la prima chiamata il telefono passa nella stanza vicina, dove ci attende Tommaso Bessega al quale chiediamo subito cosa prova ad allenarsi in Spagna con una maglia diversa da quella che era abituato a indossare a queste latitudini.

«Pedalare intorno a Denia, dove ci troviamo – racconta – è sempre bello. Poi con che maglia cambia poco, questa stagione la vedo come una nella quale devo crescere e maturare. Sono felice di essere alla Biesse-Carrera perché la ritengo una delle realtà italiane più attrezzate, forse la migliore. In Polti ho scoperto i miei punti forti, sono un passista con un buono spunto veloce. Ora mi piacerebbe migliorare a 360 gradi.

«Se dovessi fare un bilancio di queste due stagioni da under 23 – continua Tommaso Bessega – direi che sono felice dei risultati ottenuti. Sono riuscito a vincere sia da primo che da secondo anno. L’obiettivo grande era di passare professionista, c’è un po’ di delusione per non esserci riuscito, ma ci riproverò quest’anno. Il fatto che la squadra abbia chiuso da un lato la vedo come un’interruzione del nostro percorso, d’altra parte siamo pronti a continuare qui alla Biesse-Carrera. A giudicare dai risultati ottenuti in queste due stagioni in Spagna mi considero pronto per fare bene nel calendario italiano, staremo a vedere come andranno le prime uscite». 

La chiusura della squadra ha interrotto un cammino ma i Gabriele e Tommaso sono pronti a ripartire (foto Madrid Cycling)
La chiusura della squadra ha interrotto un cammino ma i Gabriele e Tommaso sono pronti a ripartire (foto Madrid Cycling)

Provarci subito

Dalle parole di Tommaso Bessega si intuisce, per sua stessa ammissione, che una delle ambizioni del corridore lombardo fosse quella di passare professionista già al termine del 2024. L’appuntamento è rimandato e la stagione che si apre, a suo avviso, sarà fondamentale

«La speranza – conclude – è quella di passare professionista il prima possibile. Sarebbe un buon segnale sia per la mia crescita che per una maggiore sicurezza. Arrivare al quarto anno under 23 porta una serie di pressioni maggiori e si vivono le gare con un po’ più di aspettative. Poi al terzo anno si ha già esperienza nella categoria, quindi chi deve andare forte già lo fa. Ci sono delle eccezioni ma meglio pedalare bene fin da subito».