L’anno scorso di questi tempi, a bassa voce come un segreto, iniziò a circolare la notizia che uno junior italiano sarebbe andato all’estero. Fulmini e saette, sembrava di essere in pieno attacco. Un anno dopo quel ragazzo, Lorenzo Mark Finn, è diventato campione del mondo degli juniores. Ha lavorato in modo diverso. Si è interfacciato spesso con il cittì della nazionale. E in Germania ha trovato un ambiente che lo ha fatto crescere.
Il regista di questi suoi progressi si chiama Christian Schrot. Lo conoscemmo qualche tempo fa, quando decidemmo di guardare un po’ meglio dentro alla Auto Eder che arrivava dalla Germania e si portava via le migliori internazionali. E se nel ritiro sul Garda di inizio marzo gli chiedemmo di spiegarci come avrebbe lavorato con Lorenzo, questa volta dopo il mondiale gli abbiamo chiesto se se lo aspettasse (nella foto di apertura, il tecnico tedesco accoglie Finn sull’arrivo di Zurigo).
Contento di questa vittoria?
Sono molto contento soprattutto per lui. E’ stato l’ottimo finale di una stagione fantastica. Un bel risultato anche per la squadra e tutti coloro che vi hanno partecipato.
Pensavi che Finn potesse vincere i mondiali oppure è stata una sorpresa?
Non per me. Vincere è sempre la cosa più difficile, ma sicuramente era il favorito guardando i nostri corridori in gara. Lui e Paul Fietzke. Dipendeva da come si sarebbe svolta la gara, perché tutti sapevano che sarebbe stata dura. Ma era abbastanza difficile perché vincesse uno scalatore in solitaria? Questo non lo sapeva nessuno. Ma con le condizioni difficili che abbiamo avuto, come la pioggia e il freddo, sapevamo dal giorno prima che c’era un’altissima probabilità che Lorenzo potesse salire sul podio o vincere la gara.
Siamo rimasti tutti molto sorpresi dal suo atteggiamento nel finale, l’apparente distacco. Forse non ci credeva ancora?
Il grande favorito era Albert Withen Phillipsen e tutti lo sapevano. Sarebbe stato difficile batterlo, in più c’era anche Paul Seixas che aveva dimostrato di essere in grandissima forma. Quindi sognavamo sicuramente di vincere e abbiamo dato tutto nella preparazione, ma credo che esserci riuscito sia stato travolgente e per un po’ non ci abbia creduto.
In cosa lo hai visto crescere durante la stagione?
Credo che con l’allenamento fatto insieme, Lorenzo sia migliorato in diversi aspetti. Prima di tutto, dal punto di vista fisico. Abbiamo potuto fare dei grossi passi avanti nei suoi livelli di resistenza, ma anche nella capacità di essere più potente e anche più esplosivo. Era quello che gli mancava per vincere le grandi gare. Però abbiamo lavorato molto anche sulla tattica e sulla comprensione delle situazioni di gara. Credo che anche questo sia stato una conquista importante di questa stagione.
E’ ben inserito all’interno della squadra?
Ha certamente una dimensione internazionale, perché suo padre viene dal Regno Unito e sua madre dall’Italia. Ha una mentalità aperta e fin dall’inizio si è integrato bene. In squadra si parla inglese e il suo è eccellente, quindi la comunicazione non è mai stata un problema. E’ un corridore aperto e facile da gestire. Una persona intelligente, capace di ragionare, quindi è bello parlare con lui e approfondire i discorsi. E questo è stato molto apprezzato anche dai compagni.
In Italia si è parlato molto del lavoro fatto dal cittì Salvodi: che tipo di rapporto avete avuto con lui?
In generale, abbiamo avuto un ottimo scambio. Lorenzo era nella nostra squadra, tutto il coaching veniva da me, quindi lavoro quotidiano e programmi. Ma è molto importante anche che i corridori siano integrati nelle nazionali, perché alla fine le grandi corse come gli europei e i mondiali sono gestite dalle federazioni. Per questo sono stato a stretto contatto con Salvoldi e ho apprezzato molto il suo lavoro con Lorenzo. Io l’ho tenuto informato sugli allenamenti e sugli step fatti, in modo che lui sapesse cosa aspettarsi nelle gare. E poi per la preparazione finale, la Federazione ha fatto un ritiro e abbiamo parlato anche di cosa aspettarsi e quale fosse il suo livello. Infine abbiamo concordato l’avvicinamento per il campionato del mondo e tutto è andato bene.
Sei rimasto un po’ sorpreso quando hai visto Lorenzo, uno scalatore, nella squadra degli europei su quel percorso da velocisti?
Non tanto, perché proprio il tecnico della nazionale mi aveva informato in anticipo che lo avrebbe portato. E penso che proprio guardando i grandi corridori come Pogacar, sia molto importante per un corridore giovane non concentrarsi solo sulle salite, se è uno scalatore. E’ utile anche imparare a gestire la bicicletta e a provarla in diverse situazioni. Sapevamo che avrebbe corso in supporto dei compagni, ma anche alla Grenke-Auto Eder a volte non è capitano, ma aiuta gli altri. Credo che anche questo faccia parte dell’apprendimento nelle categorie giovanili, quindi mi è piaciuta molto l’idea di portarlo. E anche Lorenzo voleva andarci, è stato subito un suo desiderio.
Hai capito qualcosa di più su di lui, sul corridore che potrebbe diventare?
Credo che il prossimo passo sia quello di passare al livello under 23 e dimostrare allo stesso modo ciò che è in grado di fare. Nel calendario del prossimo anno si punterà a gare di un giorno più dure, come certe classiche più famose. E poi sicuramente anche le corse a tappe, che gli si addicono molto se ci sono salite. Ai campionati del mondo ha dimostrato anche di essere tra i migliori nella cronometro e questo è molto importante se si vogliono vincere le gare a tappe. Quindi penso che questo sia il prossimo passo. Andare magari al Giro Next Gen oppure al Tour de l’Avenir, il piccolo Tour de France. Queste gare saranno i prossimi passi della sua carriera.
E’ presto per fare previsioni, insomma?
Vedremo dove porterà tutto questo. Credo che abbia le carte in regola per raggiungere un livello top anche nel professionismo, ma senza mettergli pressione. Penso che sia troppo presto per dire dove arriverà, ma ha tutte le capacità per raggiungere grandi obiettivi anche da grande.
I tecnici della WorldTour si sono mostrati interessati?
Voglio dire, la Grenke Auto Eder è lo junior team della Red Bull-Bora-Hansgrohe, quindi Lorenzo è molto conosciuto nel team maggiore e rimarrà nella struttura per continuare il suo sviluppo. Credo che questo sia il prossimo passo e non passare troppo presto fra i professionisti. Credo che la categoria under 23 sia molto importante per avere un livello stabile di prestazioni prima di fare il salto nella grande avventura del WorldTour.
Però adesso, Christian, parliamo un po’ di te. E’ vero che lascerai la squadra?
Sì, è così. Per me questo campionato del mondo è stato la fine di una lunga avventura. Sono stato per 14 anni con la stessa squadra, con la Bora-Hansgrohe. Ho creato con il Team Auto Eder, da quest’anno Grenke-Auto Eder, la migliore squadra juniores del mondo. Zurigo è stato il terzo mondiale di fila in cui abbiamo avuto da festeggiare. Abbiamo vinto con Herzog nel 2022, preso l’argento lo scorso anno con Fietzke e l’oro con Finn pochi giorni fa. Ora ho deciso di iniziare un nuovo capitolo, il campionato del mondo a Zurigo è stato la mia ultima gara con il gruppo Bora. Dove andrò adesso non posso dirlo, probabilmente verrà fuori entro un paio di settimane, ma resterò nel ciclismo professionistico. Vi tengo aggiornati. Spero presto di potervi raccontare qualcosa di interessante.