Merida e Bahrain Victorious: avanti insieme

14.02.2022
2 min
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Il bike brand Merida è uno degli attori globali più strutturati per numero di biciclette prodotte e fatturato complessivo. Ultimamente ha annunciato l’estensione pluriennale del proprio impegno al fianco del team Bahrain Victorious di Sonny Colbrelli, Jonathan Milan e Damiano Caruso

Merida Bikes è al fianco della squadra sin dal 2017, stagione della propria costituzione, rappresentando in questi anni un vero e proprio partner integrale del team. Merida continuerà dunque a fornire al team Bahrain Victorious le proprie biciclette, ma anche ad apportare quel fondamentale “servizio” in termini di innovazione continua… Preziosissimo nel ciclismo di oggi: un’innovazione tecnica che Merida porta avanti con successo nel mondo del professionismo assieme a storici brand partner del calibro di FSA, Vision, Prologo, Continental e Shimano.

Sonny Colbrelli con Paolo Fornaciari, Presidente e CEO di Merida Italy
Sonny Colbrelli con Paolo Fornaciari, Presidente e CEO di Merida Italy

Una sfida tecnica vinta

«Sin dal nostro primo giorno di corsa – ha dichiarato Milan Erzen, l’amministratore delegato della squadra – Merida è stata parte integrante di questo progetto. Merida ci ha sempre fornito la migliore attrezzatura tecnica possibile, ed ha sempre avuto l’approccio ed il desiderio di innovare costantemente contando sui feedback dei nostri atleti. Abbiamo concluso una stagione incredibile, quella 2021, a testimonianza del nostro ottimo rapporto con l’azienda taiwanese. Siamo dunque entusiasti che il progetto possa continuare in futuro per poter ancora cogliere molte prestigiose vittorie assieme».

Dettagli della bici usata da Sonny Colbrelli per vincere la Parigi-Roubaix 2021
Dettagli della bici usata da Sonny Colbrelli per vincere la Parigi-Roubaix 2021

«Dal 2017 – ha ribattuto Wolfgang Renner, il CEO di Merida Europe – siamo stati in grado di entrare a far parte di questa grandissima squadra. E se guardiamo indietro vediamo con soddisfazione cinque stagioni di successo… Nel corso degli anni, siamo stati in grado di assistere all’eccezionale progresso del team unendoci a loro e celebrando numerosi grandissimi successi. Adesso un’altra stagione agonistica è appena iniziata, e noi siamo entusiasti di poter confermare il nostro continuo coinvolgimento nella squadra: continuando a lavorare a stretto contatto con personale esperto e fantastici corridori faremo senza dubbio del nostro meglio per consentire al team di raggiungere ambiziosi nuovi obiettivi».

Merida

Bugno 2021

Bugno, ci racconti quando disertasti il Giro?

09.01.2022
5 min
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Ci sono cose che nel ciclismo, pur in evoluzione, non cambiano mai. Le dichiarazioni di Javier Guillen a proposito del prestigio storico del Giro ma della maggior qualità che ormai la Vuelta (senza parlare del Tour) hanno nei confronti della corsa rosa continuano a far discutere e certamente scelte come quella della Bahrain Victorious, che ha già deciso la partecipazione di Damiano Caruso e Sonny Colbrelli al Tour disertando il Giro, attizzano il fuoco. Quando un italiano rinuncia al Giro per la Grande Boucle, si scatena sempre un putiferio e lo sa bene Gianni Bugno: nel 1992 la sua scelta riempì le pagine dei giornali per giorni.

Bugno, campione del mondo in carica, era stato vincitore al Giro nel 1990 e 4° nel 1991, ma dopo la corsa rosa fu protagonista di un eccezionale Tour de France, dove insieme a Claudio Chiappucci diede battaglia fino all’ultimo all’imperatore di allora, Miguel Indurain. Nel 1992 decise così di concentrare tutte le proprie energie per la prova francese: «Avevamo pensato che dovevo arrivare al Tour con più energie. Fra Giro e Tour non c’è mai stato grande spazio anche perché di mezzo c’erano altri impegni, al Giro della Svizzera come al Campionato Italiano. Allora la nostra stagione partiva con la Sanremo e finiva col Lombardia, eri sempre in gara, non ti focalizzavi su un appuntamento».

Bugno scelse di saltare il Giro per correre il Tour: finì 3° dietro Indurain e Chiappucci
Bugno scelse di saltare il Giro per correre il Tour: finì 3° dietro Indurain e Chiappucci
Venisti criticato per quella scelta?

Altroché, me lo ricordo ancora… Rinunciare al Giro era un sacrificio enorme, si scatenarono tante polemiche, molti lo videro come un tradimento, anche perché Indurain aveva fatto la scelta inversa, doppiare Giro e Tour, ma lui non puntava alle classiche… Era un modo per provare a ribaltare la situazione, ma le cose andarono diversamente, vinse ancora lui e io finii terzo. Era il più forte, non potevamo farci niente.

Ti sei mai pentito?

No, al tempo era quello che andava fatto proprio per provare a invertire la tendenza, avevamo fatto una preparazione puntata sul Tour. Ribadisco il concetto, io e lo spagnolo eravamo corridori diversi, lui puntava tutte le sue fiche sulle corse a tappe, io ero sulla graticola dall’inizio alla fine…

Bugno Gatorade 1992
Bugno e il suo team Gatorade in parata agli Champs Elysées (foto Flickr)
Bugno Gatorade 1992
Bugno e il suo team Gatorade in parata agli Champs Elysées (foto Flickr)
Secondo te dire che oggi il Giro ha più storia ma la Vuelta ha più importanza è vero?

Sì, perché il Giro è molto più compresso nel calendario, schiacciato tra le classiche e il Tour, col risultato che chi punta alle classiche del nord poi va al Tour. Su una cosa però dissento: la Vuelta conta di più non tanto perché è la rivincita del Tour, quanto perché è il trampolino di lancio per i mondiali, anche se rispetto ai miei tempi la corsa iridata ha perso molto del suo fascino e tanti non la pongono più come un obiettivo. Indossare quella maglia valeva un’intera carriera, caratterizzava ogni giorno di corsa, oggi non è più così.

Dal punto di vista tecnico il Giro ha perso peso?

Il Giro d’Italia è sempre stato impegnativo e la sua struttura non è cambiata, tecnicamente ha un grande valore. Allora chi andava al Giro voleva essere protagonista, c’era una partecipazione importante e si lottava per vincere, oggi coloro che realmente possono ambire al successo sono davvero pochi e vanno al Tour, così la corsa rosa perde parte del suo appeal.

Colbrelli Caruso 2021
Colbrelli e Caruso, il loro 2022 culminerà in estate col Tour, in base alle esigenze di squadra
Colbrelli Caruso 2021
Colbrelli e Caruso, il loro 2022 culminerà in estate col Tour, in base alle esigenze di squadra
Hai letto delle polemiche attorno alla scelta della Bahrain?

Certamente non parliamo di corridori che andranno per puntare al successo: Colbrelli può ambire alla conquista di qualche tappa, Caruso ha 36 anni, è stato secondo al Giro, può sicuramente far bene, ma quel che conta è la scelta della squadra che logicamente punta le sue maggiori forze sul Tour, perché è una vetrina planetaria, dà un’immagine unica. Io sono convinto che sia Sonny che Damiano avrebbero avuto piacere di correre in Italia, ma devono sottostare alle regole del team.

Cambierà questa situazione?

Non con il calendario attuale, con il Giro schiacciato in maniera tale da rendere pressoché impossibile la caccia alla doppietta che ha caratterizzato la storia di grandi campioni. Il Giro d’Italia non si può inventare, va preparato per tempo e con costanza e questo significa che bisogna sacrificare qualcosa della prima parte della stagione. Il Giro sconta un ciclismo più specialistico di quello che vivevamo ai miei tempi.

Vegni Giro 2021
Mauro Vegni, direttore del Giro, ha aspramente criticato la decisione della Bahrain
Vegni Giro 2021
Mauro Vegni, direttore del Giro, ha aspramente criticato la decisione della Bahrain
Bartali diceva «l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare…»

Tutto proprio no, perché a ben guardare quel calendario premia l’Italia a inizio stagione. Dalla Strade Bianche alla Sanremo, il meglio del ciclismo mondiale è qui, vediamo tutti i grandi campioni che poi caratterizzeranno la stagione e questa è una vetrina importantissima. E’ chiaro comunque che sul Giro bisogna fare riflessioni importanti per riportarlo ai fasti di un tempo.

Sidi Wire 2 Carbon, le scarpe ai piedi del campione

06.12.2021
4 min
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Sidi ha supportato Sonny Colbrelli in ogni sua vittoria quest’anno. Il campione bresciano ha rispedito in fabbrica le sue scarpe per ben due volte in questa stagione. Per merito sia chiaro, a lui sono state dedicate due livree speciali. La prima versione della Wire 2 Carbon aveva una colorazione ad hoc con il tricolore che avvolgeva la scarpa a testimoniare il successo di Imola. La seconda invece, che utilizzerà nella stagione 2022, vede affiancata alla bandiera italiana quella europea a celebrare anche il titolo conquistato a Trento

Vi abbiamo raccontato della sua visita in fabbrica a Maser. Dopodiché abbiamo sbirciato il dietro le quinte dell’adattamento della calzatura per le sue necessità. E’ arrivato il momento di sviscerare le caratteristiche che fanno della Wire 2 Carbon la scarpa vincente a cui si è affidato Colbrelli quest’anno. 

Sulle Wire 2 Carbon di Colbrelli in risalto il tricolore di campione italiano e le insegne di campione europeo
Sulle Wire 2 Carbon di Colbrelli in risalto il tricolore di campione italiano e le insegne di campione europeo

Comfort e chiusura 

La Wire 2 Carbon ha una tomaia confortevole grazie ai materiali premium ed eco-friendly che donano leggerezza e traspirazione. Per tradurre la massima espressione della potenza è fondamentale che la scarpa avvolga il piede e lo tenga ben saldo. Il meccanismo TECNO-3 centrale di questa calzatura crea equilibrio tra la parte interna ed esterna della scarpa. La chiusura simmetrica garantisce una chiusura in grado di adattarsi a ogni tipo di collo del piede. Sul rotore è presente un pulsante che se premuto, fa alzare la leva così da agevolare la regolazione anche durante le fasi più concitate della corsa

I sistemi di chiusura, sono completamente sostituibili. Inoltre sono stati migliorati grazie ad un nuovo tipo di cavo.

Tallone regolabile 

Per avere una pedalata performante la parte del tallone è fondamentale che sia salda e avvolgente. In questo modello il meccanismo di regolazione del tallone rinforza lo spoiler e migliora la calzata permettendo di chiudere la parte posteriore della scarpa in modo più sicuro. Ogni lato del tallone può essere regolato in modo indipendente, girando la vite in senso orario o antiorario. La parte posteriore è in plastica e anatomicamente modellata, con il vantaggio di ridurre lo scivolamento e fornire massima potenza di trasferimento. Il tacco è in poliuretano ed è sostituibile in caso di rottura o usura.

La suola

Grazie a leggerezza e rigidità, la suola VENT Carbon ha un’ottimo trasferimento di potenza. E’ disegnata con una presa d’aria integrata e canali per la ventilazione e dispersione del calore. Il condotto può essere aperto o chiuso, per un comfort ottimale in ogni stagione. La suola è fatta a mano, interamente in fibra di carbonio a tramatura intrecciata, che massimizza la rigidità consentendo un grado minimo di flessione controllata in punta. Questa flessione, allevia biomeccanicamente lo stress ai tendini plantari e contribuisce a migliorare la circolazione. La regolazione dei tacchetti è facilitata dalla scala di allineamento con un margine di 10 mm in avanti e indietro. 

Il prezzo consultabile sul sito delle Wire 2 Carbon è di 369 euro. 

Sidi

Il re della Roubaix a casa Merida. C’è una mtb che lo aspetta

01.12.2021
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Una grande vittoria, dicono che ti cambi la vita. Figuratevi tre. A Sonny Colbrelli di sicuro stanno cambiando l’inverno. I trionfi al campionato italiano, al campionato europeo e alla Parigi-Roubaix lo hanno reso uno degli uomini più ricercati per eventi celebrativi nel periodo di off season. Se nel 2021 ha disputato 61 giorni di gara, nell’ultimo mese e mezzo ha avuto l’agenda fitta di impegni quasi ogni giorno. E il suo telefonino non smette di notificargli chiamate e messaggi su whatsapp o profili social.

Il tour de force di Colbrelli lo porta nella zona artigianale di Reggio Emilia. Il cielo è terso, un bel sole caldo si fonde ad un’aria cruda. Forse per l’atleta della Bahrain Victorious sarebbe stata una giornata ideale per allenarsi ma l’appuntamento in questione vale la sua presenza.

Al centro del salone di Merida Italiy c’è un tavolino con sopra il trofeo della Roubaix e accanto un drappo rosso ricopre la sagoma di una bici. E’ una sorpresa per Sonny. Lui stesso e Dario Acquaroli, responsabile marketing di Merida Italia, sfilano il tessuto e scoprono una MTB.

La Ninety Six RC “Cobra One”. La livrea è semplice ma accattivante. Un verde acceso colora in modo predominante il telaio e la serigrafia richiama le squame di un cobra, appunto. Un esemplare unico, a Sonny brillano gli occhi. E’ il nostro momento per sentire da lui come sta gestendo questi impegni.

Merida ti ha appena consegnato una MTB limited edition in tuo onore. Stai realizzando quello che hai fatto quest’anno?

Intanto ringrazio la casa del regalo. Loro sanno quanto io ci tenga ad usarla, tant’è che la mia vittoria da bambino l’ho ottenuta su una mountain bike. Adesso però, vi dico la verità, che ho quasi paura ad usarla e rovinarla perché è davvero bellissima. Qualcuno mi dice che non ho ancora realizzato ma forse è meglio, perché così non mi pongo dei limiti. Voglio correre mentalmente sereno come ho fatto negli ultimi mesi della stagione. Dimostrare che questa annata non è stata solo fortuna o casualità ma frutto dell’impegno e dei sacrifici.

La pietra, premio per il vincitore della Roubaix, per un giorno ha… illuminato la sede di Merida Italy
La pietra di Roubaix, per un giorno ha… illuminato la sede di Merida Italy
Come ti è cambiata la vita?

Sono richiestissimo, anche a distanza di più di un mese. Vincendo questo masso (intanto accarezza la pietra-trofeo della Roubaix, ndr), che per me vale tantissimo, ora sono inserito in una lista di grandi campioni. Sono entrato in un albo d’oro importantissimo in cui leggo i nomi di Merckx, Moser e Boonen, al quale mi ispiravo. Non può che farmi piacere, ho realizzato un grandissimo sogno. Lo speravo fin da piccolo di vincere una grande classica.

Dai un aggettivo alla Roubaix.

Epica. Siamo arrivati ricoperti di fango, completamente irriconoscibili. E’ stata una gara che in tanti ricorderanno. Sono contento non tanto per la vittoria in sé ma perché ho riportato la Roubaix in Italia dopo Tafi, dopo più di vent’anni (ultima volta fu nel 1999, ndr). E in tanti adesso mi chiamano “il ragazzo dalla maschera di fango”.

In questo periodo sei alle prese con una lunga serie di celebrazioni…

Sì, ho sempre cercato di dare la massima disponibilità a tutti ma purtroppo non ho potuto essere presente ad ogni evento. E mi dispiace essere stato costretto a fare un po’ di selezione. Mi fa piacere che la gente mi cerchi, sia per i miei risultati sia per la persona che sono.

Richieste particolarmente strane ne hai avute?

Ne ho ricevute tante (ride, ndr). Alcuni su Instagram mi chiedono di fare gli auguri di compleanno a qualcuno, magari il padre o il fratello. Tutte cose belle. Sono miei fans, mi supportano e lo faccio volentieri.

Sei stato richiesto in modo esponenziale. Qualcosa era già cambiato dal campionato italiano in avanti?

Già ad Imola mi erano arrivati molti messaggi e mi avevano chiamato in molti. Ho risposto ad ognuno perché mi piace rispondere a tutti. Magari ci metto un po’ di giorni ma io sono fatto così. Stessa cosa dopo l’europeo. Infine alla Roubaix non vi dico quanti messaggi e telefonate perse ho trovato. Dopo la conferenza stampa, quando ho preso in mano il cellulare scottava letteralmente.

In quanti sono saliti sul carro del vincitore?

In tantissimi ma sono uno che capisce chi mi vuole bene veramente e chi ha sempre creduto in me. Quest’ultimo aspetto è fondamentale per me, perché in tanti fanno anche presto a scendere dal carro.

Hai fatto tanti piazzamenti in carriera. Ti senti di mandare un messaggio a qualche tuo detrattore?

Chi mi conosce veramente sa il Sonny che ero prima. Non ero mai riuscito a sbocciare prima come ho fatto quest’anno ma avevo già vinto gare o sfiorato vittorie all’Amstel o al Giro d’Italia. Ho sempre alzato l’asticella ogni anno e in questa stagione ho avuto la mia consacrazione. Spero però che non finisca qua.

Tutta questa popolarità rischia di distoglierti l’attenzione dalla preparazione per il 2022?

Sicuramente qualcosa comporta perché sono sempre in giro. Finora queste giornate le ho fatte tutte volentieri perché ho ritrovato molte persone che avevano stima di me. Tuttavia quello di oggi sarà uno degli ultimi eventi. Non sto snobbando gli allenamenti ma ultimamente non sto facendo la vita che dovrebbe fare uno sportivo al 100 per cento. Oltre ad allenarsi, bisogna anche recuperare mentalmente. La mia testa ora è già focalizzata all’anno prossimo.

Enrico Pengo, il meccanico che sussurrava alle bici

22.11.2021
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Lo avevamo lasciato alla fine del 2020 quando, per motivi familiari, aveva salutato la carovana del ciclismo. Ma per Enrico Pengo, storico meccanico della Lampre e della nazionale, era solo un arrivederci. E’ tornato a casa sua, a Camisano Vicentino, per curare il negozio di famiglia, aperto dal padre tanti anni fa. La passione non l’ha persa Enrico, che è nato riparando bici e non vuole smettere di farlo. Tornare non lo preoccupa, come i veri campioni anche lui non perde lo smalto e le capacità tecniche (nella foto di apertura è con Damiano Cunego alla Tirreno-Adriatico del 2011).

Enrico Pengo nell’officina di papà Adriano con Alessandro Ballan: i due sono stati in Lampre dal 2004 al 2009
Enrico Pengo con Alessandro Ballan nell’officina di papà Adriano
Che anno è stato?

Lo definirei un anno di transizione, mi sono occupato della mia famiglia, in particolare di mio papà, che ha avuto un anno complicato ma ora sta meglio. Ho curato la sua attività, un’officina meccanica, nella quale ho imparato tanto all’inizio della mia attività.

Ti manca il professionismo?

Certo, sono stato in quel mondo 29 anni, è stata una fetta importante della mia vita, è logico che mi manchi. Mi sono fermato per una scelta non mia, ma assolutamente doverosa. La mia famiglia mi ha dato tanto ed è stato giusto restituire un po’ di quel tempo che ho sottratto loro negli anni.

Quindi vorresti tornare?

Sì, mi piacerebbe molto. Ho alcuni contatti, ma nulla di certo ancora. Non tornerei a pieno regime come prima, mi basterebbe fare un 40 giorni di corsa, così da non sottrarre troppo tempo agli impegni familiari. Prima ero sempre a blocco, essendo poi capomeccanico ero la figura di riferimento, sempre reperibile. Era giusto fosse così, ma ora non me la sento più di farlo.

Enrico Pengo alla Bahrain
L’ultima squadra nella quale Enrico Pengo ha svolto il ruolo di meccanico è stata la Bahrain. Qui con Agnoli
Enrico Pengo alla Bahrain
La Bahrain è stata l’ultima squadra di Enrico Pengo
Eri alla Bahrain quando hai lasciato, con loro sei rimasto in buoni rapporti?

Ho rescisso il mio contratto con la Bahrain-McLaren a metà 2020 dopo il ritiro sul Pordoi, prima dell’inizio del Tour. Il rapporto con il personale e i corridori è rimasto ottimo, quando Sonny ha vinto la Roubaix l’ho chiamato per complimentarmi…

Sonny ti ha chiesto di tornare?

Ride Enrico, ma non risponde. Glielo avrà chiesto sicuramente. «Tutti mi chiedono come mai io sia a casa – dice -non ho mai divulgato la notizia, sono uscito dalla porta sul retro».

Com’è passare dal WorldTour ad un’officina di paese?

Il mondo in cui ho lavorato e il modo con cui l’ho fatto mi ha dato la credibilità per lavorare serenamente. Non ho problemi, a livello regionale mi conoscono tutti. E’ strano perché anche se sono stato 16 anni in Lampre quando incontro qualcuno che segue il ciclismo mi dice: «Ecco il meccanico della nazionale».

Ti sei mai chiesto il perché?

Ho seguito i vari cittì per 15 mondiali, è la corsa più seguita del panorama ciclistico e quindi rimane nella mente dei meno appassionati.

Per Pengo ben 15 mondiali con la nazionale. Qui con Oppici, Archetti, Franco Vita e Nieri
Per Pengo ben 15 mondiali con la nazionale. Qui con Oppici e Archetti
Con i clienti che meccanico sei?

Mi piace fare questo lavoro in officina, perché entrano sempre persone nuove. Mi diverto a cercare di capire dagli occhi e da come mi presentano la bici che problema hanno e come posso aiutarli.

Aver “perso” un anno potrebbe averti creato dei problemi?

Non penso, dal punto di vista tecnico non ci sono stati molti aggiornamenti. Per esempio: il Dura Ace a 12 velocità è arrivato a fine stagione, quindi pochissimi miei colleghi ci hanno avuto a che fare. Se ci pensate nessun grande marchio (Campagnolo, Sram e Shimano, ndr) tra le stagioni 2020 e il 2021 ha lanciato novità.

Ci sarà qualche prodotto che ti ha “stupito”…

Sì, il tubeless. Sinceramente non mi aspettavo potesse raggiungere questi livelli di affidabilità, sarei curioso di usarlo in corsa.

Insomma, il lupo perde il pelo ma non il vizio.

Colbrelli in FSA/Vision: si lavora già al 2022

18.11.2021
2 min
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E’ stata una giornata importante quella vissuta dallo staff di FSA/Vision Europe, che nei propri uffici di Busnago (Milano) ha ricevuto in visita Sonny Colbrelli. Il corridore bresciano, campione italiano ed europeo in carica, e vincitore uscente della Parigi-Roubaix, ha dunque visitato gli uffici di FSA/Vision Europe. E’ stata l’occasione giusta per celebrare al meglio la stagione agonistica ad oggi più importante della sua ancor giovane carriera.

Sonny Colbrelli con il manubrio K-force Compact
Sonny con il manubrio K-force Compact

Il “fattore ruota” di Roubaix

Colbrelli, che al gruppo di lavoro coordinato da Claudio Marra è legato da un rapporto davvero speciale. Il corridore del Team Bahrain Victorious è stato in assoluto il primo corridore professionista ad utilizzare quest’anno le nuovissime ruote Metron 60 SL Disc. Per questo nuovo set di ruote non poteva esserci debutto migliore se non quello del trionfo al Campionato italiano su strada nel mese di giugno. L’escalation agonistica di Colbrelli è poi proseguita con i buoni risultati colti al Tour de France e con il trionfo all’Europeo di Trento. Impreziosita dalla “perla” finale – il cui ricordo è ancora vivissimo nella nostra memoria – della Parigi-Roubaix.

In quest’ultima occasione proprio le nuove ruote Vision si sono rivelate un fattore fondamentale per il successo, grazie al canale interno più ampio (21 millimetri di larghezza interna nella versione copertoncino/TLR utilizzata dall’atleta bresciano). Un set specifico che ha consentito di montare un tubeless largo anche 32 millimetri. Ma non solo. Un altro vantaggio importante è stato quello garantito da un cerchio più largo, che ha permesso di utilizzare uno pneumatico maggiorato. Questo ulteriore dettaglio ha fornito maggior resistenza alle sollecitazioni di un terreno duro come il pavé francese.

FSA/Vision sta lavorando alle novità per la stagione 2022
FSA/Vision sta lavorando alle novità per la stagione 2022

Si valutano le novità in gamma

Oltre all’opportunità di celebrare assieme a tutto lo staff di FSA/Vision i trionfi della magica stagione 2021, la visita di Sonny Colbrelli in sede ha costituito anche lo spunto per conoscere in anteprima le principali novità tecniche proposte dalla gamma 2022.

Un gruppo di lavoro quello di cui Marra è il leader che è in grado di mettere il campione italiano ed europeo 2021 nelle migliori condizioni per poter ricalcare i successi di quest’anno.

FSA

Palestra e uscite lente: la settimana tipo di Colbrelli alla ripresa

18.11.2021
5 min
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Novembre inoltrato: tempo di ripartire. La ripresa è iniziata per tutti. Sonny Colbrelli, si è rimboccato le maniche giusto la scorsa settimana, ma è da questa che sta cercando di rimettersi al lavoro per bene.

E cercare appare un verbo assai indicato, in quanto il campione della Bahrain Victorious dopo una stagione in cui ha vinto tanto è indaffarato in moltissimi impegni. «Quante richieste dopo la Roubaix! Sponsor, eventi… ormai faccio le interviste mentre mi sposto in macchina», spiega Sonny che però non ha perso la sua innata gentilezza.

Con il campione italiano ed europeo, vogliamo fare la sua “settimana tipo” proprio alla ripresa. Come gestisce le prime settimane della stagione?

La colazione di Sonny è fortemente proteica, soprattutto in questo periodo
La colazione di Sonny è fortemente proteica, soprattutto in questo periodo
Sonny, prima di tutto: quanto è durata la tua pausa invernale?

Quest’anno sono stato fermo un mese e mezzo. Ho ripreso giusto la scorsa settimana, ma davvero ho fatto un mese totale senza toccare la bici. Soprattutto dopo questa lunga stagione devo dire che mi ha fatto bene. E poi di riposo non è mai morto nessuno!

Settimana tipo, un cult di bici.Pro. Con te analizziamo quella della ripresa, iniziamo?

Certo!

A che ora di ti svegli?

Tra le 7 e le 7,30, massimo, raramente alle 8 ma mai oltre. Ed è lo stesso orario per tutto l’anno.

Fai colazione subito?

Prima preparo il latte ai bambini e poi tocca a me!

Cosa mangi?

In base alla tabella scelgo cosa mangiare. Se per esempio ho la doppia seduta, palestra prima e bici poi, mi faccio un’omelette con quattro uova, ma solo due bianchi, del pane proteico, prosciutto e formaggio. E caffè a volontà.

Niente zuccheri?

In questi periodi mangio molte proteine. Anche per stare attento al peso. Gallette e marmellata le prendo nel pieno della stagione o se magari ho voglia perché devo fare qualcosa di più. Cerco di mangiare pochi zuccheri. Però giusto la settimana scorsa alla seconda uscita, dopo un’ora e quaranta minuti sono andato in crisi di fame. Il fisico si deve riabituare.

Palestra, bici… come ti organizzi?

Lunedì, mercoledì e venerdì faccio la doppia seduta: palestra e subito dopo esco bici.

Cosa fai in palestra?

Mi scaldo mediamente 20′-25′, non faccio rulli, ma tapis roulant, quindi corro. Poi esercizi di core zone, addominali e tanta pressa. L’unica cosa di pesi che faccio in palestra.

Come la fai?

Tantissime ripetute veloci intervallate dalla bici (rulli, ndr). Pressa e bici. Pressa e bici… così per tante volte. Io non amo molto la palestra, però abbiamo visto che dà i suoi benefici. Quest’anno l’abbiamo fatta anche in altura e ha dato i suoi frutti.

E poi esci in bici?

Esatto. Mangio una banana e porto una borraccia o due di maltodestrine.

In bici cosa fai?

Tutta scioltezza. Un paio d’ore, anche due e mezza.

Negli altri giorni (martedì, giovedì e sabato), invece cosa fai?

Esco in bici e faccio dalle 4 alle 5 ore se devo “sgrassare”. Io tendo ad ingrassare e, lo dico chiaramente, quando stacco… stacco. E’ importante anche per la testa. Anche per questo mangio più proteine. Quando invece reinserirò dei lavori specifici, di forza a colazione mi farò la mia bella tazza di latte e porridge con cereali, semi, noci e se non sono sazio ci aggiungo un paio di fette di pane (normale o proteico) con la marmellata.

Come gestisci queste prime uscite? 

La prima settimana vado molto tranquillo. Non sai mai bene come reagisci. Il fisico si deve riabituare. Faccio anche quattro ore, ma davvero “tranqui”. Porto a spasso la bici almeno per i primi 15 giorni. E poi sto facendo molta Mtb.

Davvero? Come mai?

Io non so se la mia abilità di guida alla Roubaix sia dipesa da questo, ma l’anno scorso ne ho fatta parecchia di Mtb, mi sono trovato bene, mi è piaciuto e quest’anno continuo. Le uscite del martedì, giovedì e sabato sono quasi tutte in Mtb per ora.

Tieni sotto controllo solo i watt o anche le pulsazioni?

Non guardo praticamente nulla, anche perché sennò mi scoraggio. In piena stagione certe salite le fai “a fiamma” e adesso vai pianissimo. Semmai butto uno sguardo sui battiti, ma più che altro per vedere che il cuore salga bene, segno che si è riposati.

A proposito, l’altro giorno Ballerini ci ha detto che alla ripresa sentiva un po’ di fastidio al soprassella, anche per te è così?

Sì, sì… confermo! Soprassella, ma anche schiena, ginocchia… sembra che è un anno che non vado in bici, non un mese! E questo è il motivo per cui da qualche stagione prima di risalire in sella faccio sempre una seduta o due dall’osteopata. Quando sei fermo, magari giochi a calcetto con gli amici, finisci la stagione con una caduta, fai delle camminate… non vorrei riprendere la preparazione e impostare il lavoro dell’intera stagione su un corpo che è storto.

Hai giocato a calcetto?

No, era per dire. Però con degli amici ho provato il padel.

Fai mai un giorno di riposo?

Sempre. Un giorno a settimana. Di questi tempi è la domenica, anche per stare un po’ con la famiglia, che ultimamente ho trascurato parecchio.

Sonny, riguardo all’alimentazione abbiamo parlato della colazione e il resto?

In queste settimane di ripresa cerco di rimettermi in riga. Per esempio sia dopo i giorni in palestra, sia quando vado solo in bici cerco di uscire a cavallo dell’ora di pranzo. In questo modo torno che sono le 15, più o meno. A quel punto mangio un frutto o due con dello yogurt e arrivo all’ora di cena. Qui, mangio preferibilmente un secondo, ma se il giorno dopo ho in programma di fare 4 ore e mezzo, un piatto di riso o di pasta me lo faccio.

Ti rimetti in riga, quindi niente dolcetto alla sera?

Eh… niente dolcetto. E non è facile, anche al pomeriggio: vedo i bambini che un pezzetto di cioccolato se lo mangiano e la tentazione c’è!

Sidi e le scarpe per Colbrelli: solo su misura

15.11.2021
4 min
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Vi avevamo raccontato pochi giorni fa della visita in Sidi di Sonny Colbrelli , il marchio che da quando corre per la Bahrain Victorious, gli fornisce le scarpe. Il campione europeo aveva detto come la forma particolare del suo piede fosse difficile da assecondare. E’ ormai diventato raro vedere un corridore con delle scarpe su misura visti i progressi dei materiali e dello sviluppo. Infatti, i pro’ tendono ormai ad utilizzare gli stessi prodotti che possiamo trovare in commercio.

Ce lo dice anche Denis Favretto: «I modelli che utilizzano i ragazzi in gruppo sono quasi del tutto simili a quelli che si trovano sul mercato. Le più grandi differenze si hanno per quanto riguarda la taglia o per le caratteristiche fisiche ed atletiche del corridore in questione. Nel caso di Sonny le scarpe che utilizza lui, le Wire 2, sono adatte a sostenere la grande esplosività degli sprinter. Oltre a lui in gruppo le usano anche Demare e Bettiol, tanto per dire due nomi…».

Sidi Wire 2, scarpe che Sonny utilizza dalla stagione appena conclusa, con le quali ha ottenuto i suoi più grandi successi
Sidi Wire 2, le scarpe che Sonny ha utilizzato per la stagione 2021
Qual è la particolarità nei piedi di Colbrelli?

Ha un piede lungo ma molto magro, ha una fisionomia più unica che rara se pensiamo che ha il 45 di taglia.

Come avete lavorato per assecondare questa particolarità?

Abbiamo delle forme in fabbrica che riproducono il piede di Sonny. La scarpa, dalla suola alla tomaia, viene assemblata intorno a questo stampo, praticamente è come fare un abito su misura. I materiali utilizzati sono gli stessi che utilizziamo per la produzione industriale.

Come siete arrivati a fare questo stampo?

Direi che è stato un processo naturale, le prime scarpe che ha usato non avevano modifiche, tuttavia non si è mai trovato male. A testimonianza della validità dei nostri prodotti. Man mano che lavoravamo assieme abbiamo perfezionato i vari dettagli e siamo arrivati a ricreare la forma del suo piede.

Quanto lavoro vi è servito?

Molto, prima di arrivare a quella che possiamo definire la scarpa definitiva. Il feedback con l’atleta era pressoché giornaliero e, lavorando insieme, lui affinava la sua sensibilità arrivando a darci informazioni sempre più precise.

Con le Sidi Wire 2 in colorazione tricolore Colbrelli ha corso e vinto il campionato europeo a Trento
Con le Wire 2 Colbrelli ha corso e vinto il campionato europeo a Trento
Quanto è difficile trasformare le sensazioni in parole?

E’ una questione di esperienza. Dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco, il lavoro ormai è semplice. Lo dice spesso anche Dino Signori: «Gli atleti una volta trovata la scarpa giusta non dovrebbero mai cambiarla». E’ un lavoro lungo, ci abbiamo messo 4 anni.

Come è arrivato alle attuali scarpe?

Sonny è con noi dal passaggio in Bahrain, nel 2017. Le Wire 2, invece, sono nate solamente tre anni fa. Essendo con noi da molto tempo ha provato tutti i nostri modelli. Inizialmente ha indossato le Shot, per le prime due stagioni, ma non avevamo ancora la “forma” del suo piede. Nel 2019 e 2020 ha usato le Ergo 5 per cambiare il sistema di chiusura. Solamente da questa stagione ha iniziato ad usare le Wire 2.

Quindi ci siete voi alla base dei numerosi successi di quest’anno?

No dai, noi abbiamo solo lavorato per dargli comfort ed il miglior sostegno possibile. Il talento ce l’ha Sonny, diciamo che noi gli abbiamo fornito lo strumento per esprimersi al cento per cento.

Quali sono state le maggiori difficoltà riscontrate?

Le più grandi problematiche erano legate alla suola e alla chiusura. Ma con il fatto che siamo riusciti a ricreare la forma del suo piede le abbiamo superate egregiamente.

Sidi Shot 2 è la nuova versione della scarpa utilizzata da Sonny nel 2017 e nel 2018
Sidi Shot 2, la scarpa usata da Colbrelli nelle stagioni 2017 e 2018
Come mai la suola?

Perché avendo il piede magro la suola andava adattata, tuttavia Sonny è un velocista, come detto prima, quindi sprigiona grande potenza. Dovevamo ridimensionare la suola ma senza fargli perdere il sostegno nelle volate.

Invece la chiusura? Sidi ha il suo sistema…

Ne andiamo molto orgogliosi. In quel caso il problema era che il corridore aveva la necessità di stringere molto la scarpa a causa della fisionomia del piede. Si è lavorato maggiormente sulla tomaia riducendola al minimo e risistemando, con piccole modifiche il sistema di chiusura.

Lo stesso Colbrelli ha detto che ormai non ha più neanche bisogno di “testare” le vostre scarpe.

Si riferivano a quelle con la livrea tricolore indossate al Tour de France. Sono parole che ci fanno immenso piacere perché vuol dire che lavoriamo bene insieme e che la strada percorsa ha portato ottimi risultati.