Battistella lancia la rivincita italiana: svolta nel 2023

24.12.2022
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Battistella ha ancora i capelli biondi. Aveva deciso di tornare al suo colore naturale, ma la nonna gli ha detto che stava bene e per non contraddirla, li ha mantenuti. Se i punti derivanti dai piazzamenti in gara fanno in qualche modo testo, la sua progressione rispetto al 2021 è stata netta, anche se è mancata la vittoria. Nella stagione di rincorsa, fatta anche del ritorno a casa a poche ore dall’inizio del Tour per un tampone positivo, non sono mancate le occasioni per vincere e forse quella che più brucia è il terzo posto al campionato italiano. I podi in tutto sono stati quattro, le cose buone fatte vedere nelle gare WorldTour restano. E la convocazione per i mondiali è stata una bella ciliegina sulla torta.

Terzo nella volata che valeva il tricolore: questo forse il rammarico maggiore del 2022 di Battistella
Terzo nella volata che valeva il tricolore: questo forse il rammarico maggiore del 2022 di Battistella

Perciò avendolo incontrato nel ritiro di Altea della Astana Qazaqstan Team, la sua voglia di prendersi gli arretrati fa pensare a un 2023 di altissimo livello, che lo vedrà tornare a marzo sulle strade italiane per poi puntare forte sulle Ardenne.

«Sì, penso che nel 2023 se tutto va come deve andare e senza incidenti o Covid – dice – vincere è il mio obiettivo. Anche le gare che non ho vinto quest’anno. Io sono fatto così. Sto cercando di limare tutto quello che posso proprio per iniziare a vincere. Per me e per la squadra. La Astana mi dà fiducia e la fiducia diventa una responsabilità che voglio onorare».

I criterium in Oriente sono stati le vacanze di Battistella (con la mascherina), qui con Antonio Nibali
Che cosa significa limare?

Quest’anno sto lavorando molto di più sull’alimentazione, in allenamento e in gara. L’obiettivo è arrivare a un peso minimo, sempre però avendo forza. Rispetto all’anno scorso mi sono presentato al primo ritiro con lo stesso peso che avevo a gennaio. Sto cercando di fare le cose con calma, non voglio essere magro e svuotato, insomma. Poi sto cambiando qualcosa anche negli allenamenti, per cercare di arrivare alle classiche e alle gare più lunghe con una base migliore.

Come si fa?

Lavoro a intensità diverse e faccio anche più volume, più distanza. Sto cercando di abituarmi al tipo di corse in cui voglio far bene. Abbiamo incrementato i carichi rispetto allo scorso anno, perché nel frattempo è passato un anno e il corpo è cresciuto. Ho fatto un altro grande Giro che sicuramente mi ha fatto maturare ulteriormente.

Si nota la differenza?

Personalmente, dal primo Giro d’Italia ho sentita. E anche dopo la Vuelta, quest’anno, l’ho sentito ulteriormente. Ovviamente si arriverà un limite, non è che andrà avanti sempre così, però sicuramente per gli atleti giovani fare un grande Giro di anno in anno ti aiuta a crescere.

Dopo il Giro 2021, nel 2022 Battistella ha provato la Vuelta. Prosegue il processo di crescita
Dopo il Giro 2021, nel 2022 Battistella ha provato la Vuelta. Prosegue il processo di crescita
Punterai forte sulla primavera?

Il mio programma è incentrato sulle Ardenne. Partirò abbastanza presto, con la Valenciana e poi la Ruta del Sol. Quest’anno invece della Parigi-Nizza, farò Strade Bianche, Tirreno e Milano-Sanremo. E poi ci sarà ovviamente la preparazione alle classiche e al Tour. L’anno scorso non sono riuscito a farlo, quindi ci riproviamo. La cosa vantaggiosa è che dopo il Tour, due settimane dopo, ci saranno i mondiali. Quindi nell’eventualità di essere convocato, avrò la forma del Tour.

Wollongong è stato il ritorno ai mondiali dopo quello vinto nel 2019 da U23: che esperienza è stata?

Bella. Un po’ difficile perché siamo andati là dieci giorni prima, quindi si è trattato di tenere la grinta alta per tanto tempo, allenarsi e fare tutte le cose nel modo giusto. Però penso che abbiamo dimostrato di esserci riusciti. Siamo partiti come la nazionale più sfigata, passatemi il termine, e alla fine abbiamo quasi fatto medaglia con Rota e preso il quinto posto con Trentin. Abbiamo corso bene.

Secondo Elisa Balsamo il percorso è stato sottovalutato, sei d’accordo?

Sicuramente era selettivo. Siamo partiti a tutta perché la Francia ha fatto forte la prima salita e quella era l’incognita della gara. E’ stata tirata fin dall’inizio, quindi alla fine è diventato un percorso a esclusione. Anche perché erano 270 chilometri e quello strappo giro dopo giro ha tagliato le gambe.

Battistella ai mondiali di Wollongong, tre anni dopo averli vinti da U23: una buona prova
Battistella ai mondiali di Wollongong, tre anni dopo averli vinti da U23: una buona prova
Non c’è più Lopez, come si fa senza un leader per i Giri?

Può essere sì un lato negativo, ma cerchiamo di trovare anche il positivo. Ad esempio quando sono andato al Giro e anche alla Vuelta, si andava a caccia di tappe, ma avevo sempre il pensiero del leader dietro, quindi si correva sempre un po’ al risparmio. Adesso magari non è un bene non avere nessuno per la classifica, però saremo più liberi di fare le nostre tappe.

Ti hanno mai proposto di pensare alla classifica di un Giro?

Nelle gare di tre settimane, ho visto che non sono in grado di tenere duro. Può essere che se miglioro ancora un po’ in salita ci si possa fare un pensiero. Ma al momento si tratterebbe di perdere troppo peso per stare al passo con gli scalatori e non so francamente se ne valga la pena.

Sei tra i giovani italiani attesi a un segnale, cosa ti senti di dire?

Sicuramente le critiche vengono perché non ci sono risultati, però alla fine non siamo macchine. La stagione è lunga e difficile e possono capitare tante cose. Non è matematica e se anche un corridore ha valori buoni, può capitare che non faccia risultato. Moscon è stato l’esempio più evidente. A dicembre stava bene, poi ha avuto quel batterio nel sangue che l’ha messo fuori tutta la stagione. Io ho avuto delle brutte cadute e il Covid prima degli appuntamenti importanti. Al Tour c’ero arrivato davvero bene. Però se tutto va come deve andare, secondo me l’anno prossimo daremo una bella inversione.

Prima del via del mondiale, Battistella accanto a Trentin. Davanti c’è Conci
Trentin e Battistella, prima del via del mondiale di Wollongong
Come si vive il rapporto col Covid?

Siamo molto meno in ansia rispetto al 2020 e al 2021. La verità è che ci si può fare poco. In due anni sono sempre stato attento. Anche prima del Tour, mi sono praticamente rinchiuso. Non dico che sia destino a prenderlo, ma prima o poi tocca a tutti. Quindi lo stiamo vivendo con più fatalismo. Ovviamente si sta attenti, si evitano posti dove c’è tanta gente. Però ad esempio i viaggi sono la cosa più pericolosa, perché in aeroporto non si sa mai. Penso che indossando le mascherine, si possa essere tutelati. E tutti noi lo facciamo negli aeroporti e nei luoghi pubblici.

Hai aiutato tuo padre in azienda quest’anno?

Ho lavorato quando è finita la stagione, perché mio papà non riusciva a trovare operai e aveva del lavoro da smaltire (l’azienda di famiglia produce macchine per stirare, ndr). Quindi il mio è stato un periodo di riposo per metà lavorativo. Non ho fatto vacanze, sono rimasto a casa. Ho fatto il Criterium di Singapore e Tokyo, prendendoli come vacanza. Poi, tornando da Tokyo, mi sono fermato quattro giorni a Dubai con la fidanzata che era lì per lavoro quindi ci siamo incrociati. In totale saranno stati 20 giorni di stacco. E poi per il resto sono sempre andato in bici. Ci tengo davvero a fare un grande 2023

Battistella-Conci, la miglior difesa è l’attacco

26.09.2022
4 min
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A Conci e Battistella era stato affidato il compito di entrare nelle fughe. E se il primo non è riuscito a entrare in quella partita sul Monte Keira, Battistella ha preso il largo di buon mattino ed è rimasto allo scoperto per tutto il giorno.

«Personalmente dovevo stare attento già sul Monte Keira – ha spiegato Conci dopo l’arrivo – però in partenza ho fatto veramente fatica. Un po’ il viaggio, un po’ gli ultimi giorni che abbiamo fatto poco, poi non nascondo che l’agitazione un pochino c’era e secondo me anche quella può aver inciso. Quindi ho mancato quella fuga grossa sul Monte Keira, però sapevo che a 6-7 giri dall’arrivo, sarebbe successo qualcosa e così è stato. Poi ci sono stati tanti tatticismi, io non è che avessi grandi gambe, però nel finale sono arrivati gli altri e abbiamo raccolto un buon risultato».

Conci è entrato nella fuga portata via dai francesi, in cui viaggiava anche Rota
Conci è entrato nella fuga portata via dai francesi, in cuo viaggiava anche Rota

La squadra al coperto

Uscito prima dalla Vuelta per qualche acciacco, Battistella ha trascorso i giorni di vigilia del mondiale cercando di recuperare. Ha corso in Toscana per fare il punto poi ha continuato a crescere nei giorni australiani. E quando ieri si è ritrovato in fuga tanto a lungo, ha avuto finalmente la sensazione di essere tornato.

«Il lavoro che dovevo fare era questo – ha spiegato – stare davanti, entrare nelle fughe importanti e fare in modo che la squadra dietro riposasse. Quindi questo è stato il mio lavoro fin dall’inizio e penso di averlo svolto bene. Avevo una buona gamba, infatti quando il gruppo è arrivato a un minuto, un minuto e mezzo da noi, Daniele mi ha detto di attaccare comunque per smuovere un po’ la situazione e ho visto che le sensazioni erano buone, la gamba c’era ancora. Sennò 230 chilometri di fuga non li facevo».

La condizione di Battistella, qui con Bennati, è andata migliorando con il passare dei giorni
La condizione di Battistella, qui con Bennati, è andata migliorando con il passare dei giorni

L’azione dei francesi

La sua presenza là davanti ha permesso davvero al resto della squadra di gestire le prime ore con relativa calma. Poi, quando il girare nel circuito si è fatto pesante anche per gli uomini di testa, la Francia ha fatto esplodere la corsa.

«Dovevo coprire le fughe dove c’erano le nazionali importanti – ha detto ancora Battistella dopo l’arrivo – e poi, quando la Francia ha attaccato in salita sono entrato subito e siamo riusciti ad andar via. Lì sinceramente, non essendoci le radio, ero convintissimo che ci fossero anche Trentin, Bettiol e Bagioli. Non so come sia stata la dinamica dietro, perché non avendo la radio appunto non ho capito, però fortunatamente poi siamo riusciti a rientrare e fare una top 5 con Trentin».

Casco Limar personalizzato per “Samu Batti”, corridore dell’Astana
Casco Limar personalizzato per “Samu Batti”, corridore dell’Astana

Radio e lavagne

E qui il discorso passa al tema delle comunicazioni in corsa, perché l’assenza delle radio per 2-3 giorni all’anno sembra davvero un grande controsenso. Al punto che Rota davanti non sapeva dell’arrivo di Trentin e Trentin dietro non sapeva di avviarsi allo sprint per l’argento e il bronzo.

«Noi avevamo punti di informazione ai due box – ha spiegato Battistella – poi c’erano Zana e Sobrero sul ponticello ai 4 chilometri, con lavagne su cui scrivevano cosa dovessimo fare. Ma senza radioline è un casino. Quando dopo 250 chilometri provi a leggere una lavagna, di sicuro non è facile. Però sono soddisfatto di me e della squadra. Molti avevano detto che non eravamo all’altezza, però penso che abbiamo dimostrato di esserlo stati. Magari è mancato il podio, però abbiamo lavorato bene tutti insieme».

Sidi chiude La Vuelta con quattro “firme” di grande prestigio

16.09.2022
4 min
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Quella che si è appena conclusa con la bella vittoria di Remco Evenepoel è senza dubbio stata una Vuelta spettacolare, combattuta e ricca di emozioni in gara. E per Sidi, che da moltissimi anni affianca e supporta alcuni dei migliori corridori professionisti in circolazione, quelle appena terminate sono state tre settimane di grande ciclismo con ben cinque vittorie di tappa conquistate in terra di Spagna, oltre a due numeri rossi – quelli che quotidianamente vengono destinati ai più combattivi – e una maglia di leader della classifica generale degli scalatori.

I testimonial Sidi protagonisti alla Vuelta sono stati quattro: Samuele Battistella, fresco di convocazione in nazionale per il prossimo mondiale australiano, Marc Soler, Richard Carapaz e Rigoberto Uran. Mentre Uran e Carapaz si sono affidati al modello Shot, un vero e proprio “bestseller” Sidi, Soler e Battistella hanno scelto per affrontare al meglio la corsa spagnola la nuova calzatura nella versione DZero

Tecnica e performance

Battistella e Soler hanno entrambi ottenuto il dorsale rosso riservato ai più combattivi di giornata. Non solo un premio all’attitudine, ma un’ulteriore motivazione per inseguire gli obiettivi futuri… Lo spagnolo della UAE Emirates si è inoltre aggiudicato anche l’insidiosa tappa che da Irun ha portato il gruppo nella bellissima Bilbao: una vittoria spettacolare, colta dopo un assolo di qualche chilometro proprio a ridosso del traguardo.

Sidi Shot2 nella colorazione nero-antracite
Sidi Shot2 nella colorazione nero-antracite

Per Richard Carapaz quella che stiamo ancora vivendo potrebbe definirsi correttamente come una vera e propria “stagione… d’oro”, considerandolo anche come il campione olimpico in carica! Alla Vuelta 2022 Carapaz ha messo a segno ben tre vittorie, aggiudicandosi, già al termine della 18ª tappa, anche la speciale classifica riservata agli scalatori.

«Far bene a questa Vuelta – ha dichiarato Carapaz – era il mio obiettivo sin dall’inizio. Sapevamo che sarebbe stata dura, che c’erano molte cose in gioco, e che soprattutto la classifica generale sarebbe stata complessa da presidiare. Ho corso questa Vuelta facendo le mie mosse, quando dovevo. Vincere tre tappe, tutte molto dure e tutte e tre in solitaria, mi ha riempito d’orgoglio. Adesso ho davvero una grande motivazione per chiudere bene la stagione, la mia ultima con il team INEOS Grenadiers».

Sidi è sinonimo di tradizione e artigianalità 100% Made in Italy
Sidi è sinonimo di tradizione e artigianalità 100% Made in Italy

Shot e DZero per la vittoria

Per Rigoberto Uran, invece, la vittoria alla Vuelta di quest’anno è stata la prima assoluta centrata dallo stesso corridore colombiano sulle strade del grande giro spagnolo. Un successo conquistato in occasione della 17a tappa, quella che da Aracena ha condotto il gruppo fino in cima al Monastero de Tentudìa. Ed enorme è stata l’emozione di Uran, che dopo svariati piazzamenti tra i primi dieci è così finalmente riuscito a cogliere il proprio obiettivo.

«E’ sempre molto bello poter vincere – ha commentato “Rigo” Uran – e personalmente, nel corso della mia oramai lunga carriera, ho sempre inseguito un successo alla Vuelta. La mia squadra ha corso alla grande, rendendo possibile tutto questo. Ma anche la mia famiglia mi ha supportato, ed io ho creduto in me stesso! Spesso, quando gli obiettivi non vengono raggiunti, bisogna essere realisti… ma alla Vuelta, quest’anno, siamo tutti estremamente felici».

Sidi

Zambanini, dopo Les Praeres sei pronto a riprovarci?

01.09.2022
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Il giorno dopo la “grande fuga”, sul lettino dei massaggi al termine della tradizionale sgambata del giorno di riposo, Edoardo Zambanini ripensa a quel che ha fatto. Se glielo avessero detto prima di imbarcarsi alla volta della Spagna, per il suo primo grande giro che avrebbe raggiunto un podio di tappa non ci avrebbe creduto neanche un po’. Col passare delle ore quel terzo posto a Les Praeres ha un sapore sempre più dolce ed è stato capace di restituirgli un grande sorriso.

«Io di solito sono sempre un po’ negativo nell’approccio alle cose – ammette il 21enne della Bahrain Victorious – ma sono anche molto tenace quando mi trovo in ballo e su quella salita non volevo proprio mollare, poi con tutta quella gente, quel tifo, era come se volassi».

Zambanini Battistella 2022
Zambanini sulla scia di Battistella: entrambi sul podio a Les Praeres, ci riproveranno?
Zambanini Battistella 2022
Zambanini sulla scia di Battistella: entrambi sul podio a Les Praeres, ci riproveranno?
Che cosa significava pedalare in mezzo a quella folla?

E’ esaltante. Di gente ce n’era davvero tanta ma non solo nell’ultima salita, anche in quelle precedenti. Con un tifo simile senti molto meno la fatica, sei completamente avvolto da quelle urla d’incitamento. Io avevo già partecipato al Giro dei Paesi Baschi e mi ero accorto del calore popolare, ma non posso negare che quello che ho provato a Les Praeres non lo avevo mai provato prima.

Com’è nata questa azione?

Con i responsabili ne avevamo parlato, se capitava l’occasione potevo lanciarmi in fuga, ma come si è visto dall’inizio della Vuelta le fughe partono con difficoltà, ci vogliono almeno 40 minuti perché si sviluppi l’azione giusta. Quando ho visto che si è formato un gruppetto di 5-6 corridori e il gruppo stava per fermarsi e lasciarli andare mi sono lanciato. Sentivo le gambe che mi dicevano di lasciar perdere, non sembrava, la mia, una grande giornata, invece mi sono ritrovato dentro.

Zambanini Bahrain
Il 21enne di Riva del Garda è al suo primo anno alla Bahrain: prima della Vuelta era stato 4° in Ungheria
Zambanini Bahrain
Il 21enne di Riva del Garda è al suo primo anno alla Bahrain: prima della Vuelta era stato 4° in Ungheria
Che cosa ti dicevano dall’ammiraglia?

Innanzitutto di collaborare fino all’ultima salita e così abbiamo fatto tutti, poi di non rispondere a tutti gli attacchi. Appena imboccata l’ascesa ci hanno provato prima Van Baarle e Battistella, poi ancora l’olandese, poi Meintjes e io l’ho seguito, ma non volevo strafare, sono andato su col mio passo per evitare di andare in crisi. Era una salita dura, c’erano belle rampe, sentivo che da dietro il gruppo si stava avvicinando ma sentito dentro di me che si poteva ancora fare.

Dietro intanto stava arrivando Evenepoel come una furia…

Sì, sentivo che era sempre più vicino, ma mi hanno insegnato di non mollare mai, potevo comunque farcela a conquistare almeno il podio e così è stato.

Viste le caratteristiche della tappa, possiamo ora definirti uno scalatore?

Sicuramente in salita vado bene e aver tenuto su un’ascesa del genere significa che non mi trovo male sulle ascese lunghe, quelle che durano molti minuti. Questa poi era una tappa completa, 170 chilometri e passa con un dislivello di oltre 3.000 metri con salite brevi e lunghe. Resto però un corridore che predilige gli strappi secchi e che ama le fughe, quelle con gruppi ristretti dove posso mettere a frutto anche le mie doti di velocità, perché allo sprint non sono proprio fermo…

Zambanini crono
Zambanini è orientato verso le corse a tappe, per questo dovrà lavorare sulla crono
Zambanini crono
Zambanini è orientato verso le corse a tappe, per questo dovrà lavorare sulla crono
Risultati del genere confermano anche una tua certa predisposizione per le corse a tappe…

Effettivamente in squadra stanno cercando di farmi specializzare. Quest’anno ho fatto poche classiche d’un giorno, ad esempio la Strade Bianche che mi è piaciuta molto, ma ho corso soprattutto gare a tappe di lunghezze medie, anche di una settimana, proprio perché dicono che sono le più adatte a me. Sono però contento di essere alla Vuelta, non era nei miei programmi.

E come la stai vivendo?

Scoprendola ogni giorno. Non posso sapere quale sarà la mia resa nell’arco delle tre settimane, ne è passata solo una, diciamo che mi sto sperimentando, ma chi ha più esperienza di me mi garantisce che corse del genere ti cambiano da ogni punto di vista, come gamba, come motore, come mentalità…

In squadra come l’hanno presa?

Molto bene direi, Io ho solo 21 anni ed ero partito soprattutto per lavorare per gli altri, ma il fatto che mi sia ritagliato un mio spazio è molto piaciuto.

Zambanini Europei 2021
Azzurro lo scorso anno agli europei, Amadori lo richiamerà per i mondiali?
Zambanini Europei 2021
Azzurro lo scorso anno agli europei, Amadori lo richiamerà per i mondiali?
Come sta andando per la Bahrain Victorious?

Non male direi. Abbiamo fatto finora 3 terzi posti, ci manca solo la vittoria e poi Gino Mader è ancora in lizza per riuscire a risalire la classifica e entrare nella Top 10. Io sono pronto a dargli tutto l’aiuto necessario, ci aspettano due settimane intense.

E se capitasse un’altra occasione?

Potete star certi che non mi tiro indietro, mi sono troppo divertito a lottare per quella vittoria e chissà che non capiti un’altra possibilità nella quale potrei essere ancora più fortunato…

Battistella alla Vuelta, replay di una volata già vista

27.08.2022
4 min
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«Cercasi qualcuno che mi insegna a fare le volate ristrette! Un secondo posto che brucia, ma ci saranno altre occasioni». Scrive così Samuele Battistella su Instagram dopo la volata di ieri alla Vuelta. E quando stamattina parliamo dopo colazione, il… rodimento s’è solo parzialmente attenuato.

Sul traguardo di Cistierna è sembrato di rivedere il film dei mondiali U23 di Harrogate 2019. Il vicentino divenne sì campione del mondo, ma perse allo stesso modo la volata contro Nils Eekhoff, poi squalificato per rientro irregolare.

«Una volata identica – conferma con una punta di amarezza. Anche quella volta ero in fondo, poi presi la ruota dell’olandese e invece di passarlo a destra, mi spostai a sinistra. Identica. E feci pure secondo».

Il video del mondiale U23 di Harrogate 2019: la volata dal minuto 2’10”

Volata dalla coda

Era riuscito tutto alla perfezione, compreso prendere la fuga che in questa Vuelta sempre a cento all’ora non è affatto scontato. Dall’ammiraglia Martinelli gli aveva detto di stare attento a Herrada e Wright, i due più veloci. Per questo Samuele si era messo in ultima posizione, pronto a partire in rimonta. Prima di parlare con lui abbiamo anche riletto il pezzo in cui Ulissi spiegava come si faccia a non fallire certi arrivi, anche se la ricetta non è uguale per tutti. Anche se a parole siamo tutti campioni.

Quindi?

Sapevo che Herrada era veloce, ma stando in fondo ho perso due metri quando è partito. Ho visto che avrebbe fatto la volata a sinistra. Ero nella sua scia e avrei potuto passare dalla stessa parte, ma ho pensato che se si fosse allargato, mi avrebbe portato fuori. In quel momento si è aperto il varco a destra e mi sono infilato. Andavo a doppia, ma non è bastato. Ho rivisto il video e ho capito di aver fatto una cavolata. Per questo il giramento c’è ancora.

Il pianto di Herrada dopo la vittoria: non alzava le braccia da febbraio 2021
Il pianto di Herrada dopo la vittoria: non alzava le braccia da febbraio 2021
L’hai rivisto da solo?

No, insieme a Martinelli, Zanini e Mazzoleni

Capirai, Zanini certe volate sapeva farle alla grande, ti avrà mangiato…

A dire il vero Zazà è stato anche pacato, invece Martinelli proprio no. Mi ha detto che sono in debito con lui di due vittorie. Quella di ieri e il campionato italiano…

Sono attimi, le volate ristrette non sono facili da interpretare…

Non sai mai chi sia più veloce, chi abbia fatto il furbo. Servono occhio ed esperienza e io sto imparando. Appena trovo la formula giusta, applico sempre quella e sono a posto (sorride, ndr). Copia e incolla.

Per esempio hai pensato di partire tu per primo?

Ero dietro per evitare che qualcuno mi fregasse. Janssens e Wright erano quelli che in pianura erano sembrati più forti ed erano davanti pronti a prendere la ruota del primo che fosse partito. Non ho voluto rischiare, ho preferito giocarmela così.

Con quale rapporto hai sprintato?

Il più lungo, il 54×11, anche perché la strada un po’ scendeva. Il lato positivo, perché va sempre cercato il lato positivo, è che adesso manca solo la ciliegina. La torta l’ho costruita e forse una vittoria dal nulla avrebbe un altro sapore. Sono certo che ci saranno altre occasioni, fra la prossima e la terza settimana.

Battistella si è giocato la sua carta nella tappa di ieri a Cistierna, 7ª della Vuelta
Battistella si è giocato la sua carta nella tappa di ieri a Cistierna, 7ª della Vuelta
Hai già visto dove riproverai?

Onesto, non ancora. In questi giorni ho lavorato parecchio per Lopez e Nibali e posso assicurarvi che è una Vuelta pazza, si va a tutta tutti i giorni.

Bennati si è fatto sentire?

Mi ha chiamato due giorni fa. Mi ha chiesto di farmi vedere e ieri sono andato in fuga. Non so se mi porterà ai mondiali, ma di sicuro l’ho preso alla lettera. Certo però (fa una breve pausa, ndr), se vincevo era meglio…

Le Ardenne saltate e il peso da scalatore: Battistella, a te…

08.08.2022
4 min
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Nell’area dei bus prima della cronometro al Tour de Pologne c’era un gran via vai di tifosi, ammiraglie e corridori. Era la sesta e penultima tappa della corsa polacca, nonché quella decisiva e i pronostici si sprecavano. Molti guardavano a Higuita, altri a Carapaz. Pochi pensavano di mettere tra i favoriti Arensman, poi vincitore di giornata o magari Samuele Battistella, dell’Astana Qazaqstan, che è andato ben più forte di molti nomi attesi.

Dopo l’esclusione forzata dal Tour de France, causa Covid, il veneto è tornato alle corse. Ed è partito senza grandi certezze, ma solo una grande voglia.

«Dopo la delusione del Tour ho staccato per qualche giorno – diceva Battistella, ancora in “borghese” prima della partenza – non era possibile portare avanti la condizione per così tanto tempo. Sono rientrato ufficialmente alle corse in Spagna, al Villafranca, ed ho fatto un buon piazzamento. In Polonia cercavo la condizione».

Nella crono del Polonia per Battistella un ottimo settimo posto a 30″ da Arensman
Nella crono del Polonia per Battistella un ottimo settimo posto a 30″ da Arensman
Com’è stato il Covid? Ti ha colpito duramente?

Ho avuto una leggera tosse ma niente di più. Mi è durata una settimana più o meno. Poi ho fatto tutte le necessarie visite del cuore, ma non mi è stato riscontrato nulla. E quindi ho potuto riprendere.

Visite che, dopo il caso Garofoli, sono ancora più approfondite nella vostra squadra?

Sì, con il fatto che Gianmarco ha avuto la miocardite la squadra ha deciso di monitorare tutti. Meglio una visita in più che una in meno. 

Ora come stai?

Sereno, so che la condizione è buona. Devo e voglio arrivare alla Vuelta molto bene, quindi ho un obiettivo sul quale lavorare. Anche perché quest’anno, fino ad oggi, ho fatto meno di trenta giorni di gara, che a questo punto della stagione sono proprio pochi. 

Terzo all’italiano in Puglia, Battistella, a destra, era pronto (e in ottima condizione) per il Tour. Poi il Covid ci ha messo lo zampino
Terzo all’italiano in Puglia, Battistella, a destra, era pronto per il Tour. Poi il Covid ci ha messo lo zampino
Non sei riuscito a trovare la condizione giusta?

Troppi pochi giorni di gare e troppe interruzioni per trovare la gamba giusta. Penso che la condizione che avevo prima del Tour non fosse possibile prolungarla per molto tempo. Nel mese di luglio ho sacrificato un po’ la forma anche perché dovrò arrivare a correre fino a metà ottobre. Di conseguenza ho preferito fare un periodo di stacco nel mezzo, una settimana tranquilla, senza bici. 

Quindi ora mirino puntato sulla Vuelta…

Esatto, quelli di agosto, settembre ed ottobre saranno tre mesi di fuoco. Per la Vuelta mi sento bene, peso quasi scalatore! Quindi potrò essere d’aiuto a Nibali e Lopez. Non so che aspettarmi perché è la prima grande corsa a tappe dell’anno.

Dal dispiacere del Tour al fare una corsa a tappe con Nibali e Lopez, è andata male ma non malissimo, sarà una bella esperienza…

Ripiegare sulla Vuelta non è stato così male. Visto anche il tanto lavoro fatto per arrivare pronto al Tour abbiamo deciso, insieme alla squadra, di non buttarlo via. 

Tenacia e sorriso non li ha mai persi Battistella (foto Instagram – @Gettysport)
Tenacia e sorriso non li ha mai persi Battistella (foto Instagram – @Gettysport)
Le sensazioni in corsa come sono?

Buone, i miei compagni in Polonia mi hanno dato supporto (ne aveva parlato anche Scaroni giorni prima, ndr). Peccato per l’arrivo esplosivo, quello della quarta tappa vinta da Ackermann, perché lì è mancata un po’ di potenza. E’ normale essendo alla prima corsa importante dopo un po’ di tempo. 

Ti proietti già in là nel tempo, pensando anche alla prossima stagione?

Sicuramente. Ci sono stati tanti errori, o meglio tanti momenti, che non ho potuto controllare. In questa stagione non ho disputato le corse che avevo cerchiato nel calendario. Soprattutto le classiche delle Ardenne, l’anno scorso dopo la caduta non ero riuscito a farle ed è già il secondo anno che le salto per problemi fisici. E mi dispiace proprio.

Quanto ti ha condizionato aver avuto così tante interruzioni nell’arco della stagione?

Beh, sicuramente non mi ha aiutato – Battistella risponde con un sorriso amaro – andare in bici, allenarsi, correre e poi di punto in bianco stare fermo per un mese non è facile. Soprattutto dal punto di vista mentale, perché sai che quando ci sono di mezzo dei problemi fisici il tempo di recupero è lungo. Sono stato fortunato a rimanere sempre “duro” di testa. Sono stato bravo a rimanere concentrato, sempre. 

Il coltello del Tour nella piaga, ma Battistella ha già svoltato

09.07.2022
4 min
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Quando nella tappa di Longwy, due giorni fa, ha capito che Pogacar avrebbe messo il suo timbro, Samuele Battistella ha preso il cane ed è andato a farsi una passeggiata. La tappa era una di quelle che il veneto aveva cerchiato di rosso nei giorni di vigilia a Copenhagen, prima che il medico gli desse la brutta notizia.

«Ero partito dall’Italia avendo fatto il tampone – racconta Samuele (in apertura nella foto Astana/Getty) – ed ero a posto. Lassù ci hanno fatto prima i controlli del sangue, poi il tampone molecolare. Ero in camera a guardare il libro di corsa, quando il medico mi ha chiesto di scendere. Sono andato in paranoia. Ho pensato che non potessi essere positivo, perché ero stato attentissimo. Non avevo neanche visto gli amici. Invece la notizia era proprio quella. In più avevo un indice di positività molto alto e non se la sono sentita di farmi partire per tre settimane di corsa a quel modo. Il contrario di Jungels, che evidentemente era meno positivo e comunque corre per una squadra francese. Per cui sono tornato sopra. Ho richiuso la valigia e sono tornato a casa».

Nelle locandine dell’Astana, Battistella era parte del team. La squadra è andata alla presentazione con un uomo in meno
Nelle locandine dell’Astana, Battistella era parte del team. La squadra è andata alla presentazione con un uomo in meno

La mazzata tricolore

All’aeroporto lo ha accompagnato il massaggiatore Ballerini con il furgone Volkswagen a 9 posti dell’Astana Qazaqstan Team. Lui davanti con la mascherina Fpp2 e Samuele in fondo con mascherina identica. Finestrini tutti aperti e alta velocità per non rischiare niente. Il racconto fa sorridere, ma a tratti si mischia con il ricordo delle attese sul Tour durante i giorni di ritiro sul Pordoi, quando tutto sembrava possibile. Quando raccontava che sarebbe sceso pochi giorni prima dei campionati italiani in Puglia, per giocarsi anche quella carta.

«Invece – sorride amaramente – c’è scappata un’altra mazzata. Sono arrivato terzo, ma ho sbagliato tutto il finale. Dovevo attaccare in salita, perché sentivo di stare bene. Nei discorsi che si fanno dopo l’arrivo, ho capito che gli altri erano tutti giusti. Io sentivo la gamba, ma invece di attaccare come faccio di solito, ho aspettato e buttato un’occasione che non sarà facile da ricreare. Credevo che avrei sofferto di più il passaggio dal Pordoi alla Puglia. In realtà ho sofferto il caldo, ma i watt e i battiti erano quelli giusti. E’ stata una… cappellata tutta mia. E non è che la botta del Tour l’abbia cancellata, si è sommata. Nei primi giorni che non potevo uscire e dovevo restare chiuso in camera (sorride, ndr), credo di aver avuto un po’ di depressione».

Nel finale del tricolore sentiva di stare bene, ma non ha attaccato per troppi dubbi
Nel finale del tricolore sentiva di stare bene, ma non ha attaccato per troppi dubbi
Più che altro dispiacerebbe buttare la condizione trovata…

Ho faticato tanto per andare al Tour. La forma c’è ancora, magari è un po’ calata. Diciamo che ho riposato e ora va ritirata fuori la gamba. Sto cercando di mantenere la forma con uscite blande di tre ore e un po’ di palestra in attesa di avere il via libera per riprendere sul serio.

Hai già un obiettivo su cui concentrarti?

Stiamo definendo un programma. Non so bene quale sarà la gara del rientro, è ancora tutto da definire, ma potrei fare tutte le corse spagnole fino alla Vuelta. Se ho un obiettivo, riesco a seguire bene tutti i lavori.

Hai letto nei giorni scorsi le parole di Chicchi su di te?

Certo che ho letto. Francesco è stato per me un grande direttore sportivo, perché ha occhio ed esperienza. Uno che ha vinto così tanto da professionista è un ottimo riferimento per dei corridori giovani e credo che l’anno con lui sia stato il migliore negli U23. Eravamo quattro amici, con Sobrero, Konychev e Mozzato.

Sul podio di Alberobello, la smorfia di Battistella la dice lunga sulla sua delusione
Sul podio di Alberobello, la smorfia di Battistella la dice lunga sulla sua delusione
Ti aspettavi che proprio Mozzato andasse così bene al Tour?

Ho sempre creduto in Luca, perché ha capacità di correre che altri non hanno. Se guardiamo i miei watt e i suoi alla fine di una corsa del Nord, lui spenderà sempre meno. Ha una capacità di limare davvero speciale. Quando deve essere davanti, sui muri o sul pavé, Mozzato c’è.

Stati sentendo i compagni in Francia?

Sento a volte i compagni. Ho sentito Lutsenko per sapere se stesse bene dopo la tappa del pavé, ma non li chiamo ogni giorno. Il Tour è già stressante per dover rispondere anche a me.

Da martedì in bici?

Lo spero, mi sento bene. Ho avuto un po’ di raffreddore, ma in bici mi sento già bene. Comunque sia è andata, voglio pensare ai prossimi obiettivi. Quello che mi scoccia è non aver ancora vinto, speriamo di cancellare subito almeno questo.

Dal Mozzato del Tour, risalendo fino a Chicchi…

07.07.2022
5 min
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Cosa hanno in comune Luca Mozzato, Samuele Battistella, e Alexander Konychev? Lo stessa squadra da under 23, la Dimension Data, diretta all’epoca da Francesco Chicchi, grande ex velocista.

In teoria ci sarebbe anche un quarto ragazzo, Matteo Sobrero (che probabilmente ha scattato la foto in apertura, per descrivere il loro legame), ma Matteo ha compiuto un percorso più “importante” anche tra i pro’… se così possiamo dire.

Francesco questi ragazzi li ha visti crescere in una fase molto delicata nella carriera di un corridore. I 20 anni o giù di lì, rappresentano infatti il definitivo passaggio dall’adolescenza alla maturità sportiva.

Francesco Chicchi (classe 1980) è stato pro’ fino al 2016. Poi è stato diesse. Adesso fa parte della carovana di Rcs (foto Instagram)
Francesco Chicchi (classe 1980) è stato pro’ fino al 2016. Poi è stato diesse. Adesso fa parte della carovana di Rcs (foto Instagram)

Da Lucca al mondo

«Tre ragazzi molto bravi e che possono fare tanto – dice Chicchi – ma credo che alla fine tutti e tre siano passati al momento giusto».

«Di strada ne hanno fatta. Una volta li avevo sempre sottocchio. Vivevano insieme nella casa a Lucca, c’era un clima più familiare. Poi si sono ritrovati al gennaio successivo con il biglietto aereo per presentarsi alle corse. Un bel salto. Con loro ho un bel rapporto. Li sento spesso, ma è anche giusto che compiano la loro strada con i loro tecnici».

Per Chicchi, grazie alla sua potenza Konychev può avere un grande futuro nella classiche delle pietre
Per Chicchi, grazie alla sua potenza Konychev può avere un grande futuro nella classiche delle pietre

Konychev: quanta forza

«Konychev è stato l’unico dei tre a passare al terzo anno da under 23. Era chiaro che un anno in più lo avrebbe fatto alla stragrande con la sua forza e la sua testa. Avrebbe vinto moltissimo, ma si è presentata l’occasione di una WorldTour (la BikeExchange, ndr) e trattenerlo non sarebbe stato semplice.

«Quando dico la forza e la testa di Konychev – spiega Chicchi – intendo che Alex per andare forte doveva avere la consapevolezza di essere forte, appunto. E probabilmente vincendo sarebbe stato deciso anche dal punto di vista mentale. Mentre fisicamente è una vera potenza. 

«Era forte, nonostante molte volte non avesse il peso giusto. Quando Sobrero ha vinto Mercatale, per esempio, ha fatto quasi tutto lui. Ha tirato sempre. Per dire che anche lui aveva un potenziale enorme. 

«Alex ha sempre fatto, come dire, il minimo indispensabile per essere competitivo».

 

«In futuro può essere un uomo per le classiche del Nord: Fiandre, Roubaix… Ripeto: ha davvero tanta forza».

«Mi rendo conto che stia facendo un po’ fatica, perché in quella squadra con 24-26 corridori di quel calibro non è facile trovare spazio, ma sta crescendo piano piano… L’importante è che in questo “piano, piano” si faccia trovare pronto quando toccherà a lui. Ha tre anni di professionismo alle spalle, il prossimo sarà molto importante e dovrà iniziare a concentrarsi sulle corse che contano».

Mozzato Danilith 2021
Mozzato è alla seconda stagione con la B&B Hotels. Per il veneto già dieci top ten in corse anche importanti come il Tour
Mozzato Danilith 2021
Mozzato è alla seconda stagione con la B&B Hotels. Per il veneto già dieci top ten in corse anche importanti come il Tour

Mozzato: zitto, zitto…

E poi c’è Mozzato. Luca sembrava quello più in sordina, quello che ha trovato più difficoltà a passare tanto da dover emigrare in Francia alla B&B Hotels e ora eccolo piazzarsi addirittura al Tour.

«Il problema di Luca è che è troppo buono! – dice Chicchi – Per essere un velocista gli manca un po’ di cattiveria. Può andare bene per qualche corsa più piccola forse, ma per Giro, Tour e Vuelta ti serve il coltello fra i denti, tanto più con i velocisti di oggi».

«Mozzato non è mai stato un super vincente, come detto gli mancava la cattiveria. Una volta al Circuito del Porto gli dissi: “Oggi la volata la gestisci da solo”. Lui si sentì responsabilizzato. Organizzò il treno nel finale, fece bene quel che doveva fare e vinse in volata con dieci bici di vantaggio».

Mozzato è il classico esempio del bravo atleta che fa fatica a passare. Proprio perché “poco” vincente e se vogliamo neanche uno sprinter purissimo.

«Io – riprende Chicchi – ho anche provato a dargli una mano. Parlai con alcune squadre italiane, ma un po’ per le sue caratteristiche e un po’ perché team italiani non ce ne sono tanti, alla fine mi sono rivolto all’estero».

«Andai da Jerome Pinot (general manager della B&B, ndr) e gli dissi che un corridore così per il calendario francese sarebbe stato ideale. Tante gare di Coppa di Francia sono veloci, ma hanno pur sempre 1.000-1.500 metri di dislivello: uno come Luca gli avrebbe garantito parecchi piazzamenti. E di conseguenza parecchi punti, che per le squadre francesi sono importanti per l’accesso al Tour. E così è andata».

Per Chicchi, Battistella è un corridore completo. Unico limite il peso per le lunghe salite, ma ha un “motore” gigantesco
Per Chicchi, Battistella è un corridore completo. Unico limite il peso per le lunghe salite, ma ha un “motore” gigantesco

Battistella, la classe

Infine ecco Battistella. Ora all’Astana Qazaqstan, Samuele è stato anche iridato U23 nel 2020. E infatti Chicchi non ha dubbi.

«Lui è stato il corridore più forte sia fisicamente che mentalmente – commenta il toscano – mi sarebbe molto piaciuto vederlo al Tour, ma con il Covid non è stato possibile. Ma statene certi, lo vedremo a breve».

«Battistella è un corridore completo. Magari rispetto agli scalatori puri paga qualcosa in termini di peso, ma gli ho visto fare dei numeri alla Bassano-Monte Grappa che dicono quanto sia forte anche in salita.

«Se dovessi paragonarlo a qualche campione del passato direi Ivan Basso o Indurain… Ma più Basso».

«Samuele è forte di testa e sa sempre dov’è. Se prima del via ti dice: “Oggi mi vedi davanti”, stai pur certo di trovarlo lì. Così come se ti dice che è in giornata no, ci sta che si stacchi in pianura».

Battistella, l’italiano più giovane del Tour: il tagliando e via…

19.06.2022
5 min
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Della sparuta decina di italiani al Tour de France farà parte anche Samuele Battistella, che con i suoi 23 anni, sarà anche il più giovane della spedizione. Campione del mondo U23 nel 2019, prima che il Covid appiattisse tutto, alla fine del secondo anno il veneto ha preso le misure al professionismo, con il Giro a 22 anni, qualche piazzamento e finalmente la vittoria centrata nell’ultima corsa del 2021 nella Veneto Classic. Quest’anno sembrava lanciato verso una rapida conferma, ma un drammatico incidente all’Amstel Gold Race lo ha fermato sul più bello. Lui però si è rimboccato le maniche e ha ripreso subito col passo giusto.

Samuele Battistella è nato a novembre del 1998. E’ pro’ dal 2020 (foto Astana Qazaqstan Team)
Samuele Battistella è nato a novembre del 1998. E’ pro’ dal 2020 (foto Astana Qazaqstan Team)

Base sul Pordoi

In questo momento chi passasse sul Pordoi potrebbe riconoscere la sua pedalata su qualche salita. Ma fra qualche giorno anche lui scenderà dal passo e si sposterà in Puglia per i campionati italiani e poi volerà in Danimarca per l’inizio della contesa.

«Ho beccato una settimana stupenda – racconta dai 2.239 metri del passo trentino – con 26 gradi di massima, mentre giù in valle si arriva quasi a 40. Quest’anno ho fatto tantissima altura. Tre settimane sul Teide prima del Delfinato, tutto per il Tour. Aiuterò Lutsenko, ma avrò spazio per provare a vincere qualche tappa. Andrò giù martedì, sperando di non risentire troppo del caldo. Non so come arriverò ad Alberobello. Ricordo che ero andato in altura anche prima dei mondiali U23 di Harrogate, ma non finivo le gare. Credo che Amadori abbia anche pensato di non portarmi più, ma per fortuna lo fece e vinsi. Ho bisogno di tempo per metabolizzare i lavori in quota. Ma questa settimana me la sono presa per recuperare».

Dopo l’incidente all’Amstel, è passato un mese prima del rientro in gara di Battistella al Giro di Ungheria
Dopo l’incidente all’Amstel, è passato un mese prima del rientro in gara di Battistella al Giro di Ungheria

Sangue e sudore

A proposito di programmi saltati, che per l’Astana sono stati il filo conduttore di una prima parte maledetta, le sole corse del calendario che Battistella sia riuscito a rispettare sono state la Volta ao Algarve e l’Amstel. Le altre sono saltate, a causa di malattie, bronchiti e cadute. A causa dell’incidente nella corsa olandese, Samuele ha infatti dovuto rinunciare al resto delle classiche.

«Il Tour me l’hanno proposto a dicembre – racconta – e ho accettato subito. L’anno scorso ho fatto il Giro, il Tour a detta di tutti è più grande e la sola idea di andare mi mette entusiasmo e tensione. Il fatto di aver saltato le classiche mi scoccia ancora molto, perché ci avevo messo sangue e sudore. Per questo conto di arrivare al Tour con una cattiveria da paura. Quando le cose vanno storte, cresce la frustrazione che poi diventa voglia di riprendersi tutto».

Foto ricordo dopo quasi tre settimane sul Teide alla vigilia del Delfinato (foto Astana Qazaqstan Team)
Foto ricordo dopo quasi tre settimane sul Teide alla vigilia del Delfinato (foto Astana Qazaqstan Team)

Ventun giorni filati

C’è la testa che fa la differenza, con la sensazione che il Giro d’Italia dello scorso anno abbia davvero permesso di salire un gradino importante.

«Quasi sicuramente – dice – i 21 giorni di gara consecutivi sono stati qualcosa che non avevo mai fatto e che ripeterò al Tour. La testa conta tanto. Prima era solo fatica e sofferenza, adesso è fatica e buone sensazioni. A questo aggiungo che aver messo mano in modo importante alla nutrizione fa sì che il mio fisico sia cambiato. Lo vedo da come recupero anche dopo le corse. Il Delfinato è stato tosto, alcuni lo hanno paragonato alla prima settimana del Tour e mi ha dato una bella base di ritmo gara. Quassù prima ho recuperato e poi ho cominciato a lavorare, con distanze mai eccessive. Cucinotta preferisce farmi puntare sull’intensità, perché rispecchia quello che succede in gara».

Al rientro dopo l’infortunio, subito terzo al Giro di Ungheria, dietro Dunbar e Rodrigues
Al rientro dopo l’infortunio, subito terzo al Giro di Ungheria, dietro Dunbar e Rodrigues

Parla Cucinotta

Ieri qualche lavoro di forza, oggi la prima distanza fra medio e soglia, avendo fatto abbastanza ritmo gara al Delfinato. Tirato in ballo da Samuele (i due sono insieme nella foto Astana, in apertura), Claudio Cucinotta riallaccia i fili di questa primavera scombinata e spiega in che modo il veneto arriverà al Tour.

«La sua fortuna – sorride il preparatore dell’Astana – è essere flessibile e duttile. Samuele prende la forma abbastanza facilmente, gli basta qualche settimana per arrivare a un livello discreto da cui provare a raggiungere il top di forma. Dopo l’incidente dell’Amstel abbiamo ricostruito la base aerobica ed è andato al Giro di Ungheria, che ha chiuso al terzo posto. Poi due settimane abbondanti di altura sul Teide e via al Delfinato. Ora altri 10 giorni in montagna per recuperare, lasciando che l’altura faccia il suo corso, quindi il campionato italiano per fare bene e poi il Tour. I corridori che seguiamo impiegano fra 7 e 15 giorni per andare a regime dopo l’altura, per questo fare un altro periodo dopo il Delfinato servirà a ridurre il tempo di latenza, favorendo l’adattamento. All’italiano magari non sarà al massimo, ma avrà un buon livello».

Nella seconda tappa dell’Algarve, Battistella ottiene il secondo posto dietro Gaudu in rimonta
Nella seconda tappa dell’Algarve, Battistella ottiene il secondo posto dietro Gaudu in rimonta

Potenza e recupero

Quel che interessa è il discorso del cambiamento atletico di un ragazzo che ha corso il Giro a 22 anni e si accinge al Tour a 23.

«Lo step di miglioramento – spiega Cucinotta – si nota nel lungo periodo e nella potenza sulle salite lunghe. Non è uno scalatore puro, ma le passa molto meglio. In più, rispetto allo scorso anno, recupera e sopporta meglio carichi di lavoro superiori. Il Tour sarà il modo per fare esperienza in un contesto di livello altissimo, che più alto non c’è. Il Giro a 22 anni non fa più notizia, perché c’è chi alla stessa età è capace di vincerlo. Ma ognuno ha i suoi tempi e Battistella sta facendo un percorso per raggiungere il suo massimo nei prossimi 3-4 anni».