Liberazione, UAE Adq in parata: la prima di Consonni

25.04.2024
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ROMA – «Quest’anno sicuramente c’ero andata tante volte vicino – dice Chiara Consonni – non è sempre la sfortuna, però essere lì e non riuscire mai ad arrivare con le braccia al cielo… Questa vittoria è un po’ una Liberazione in tutti i sensi, scusa il gioco di parole. Non mi era mai capitato di arrivare in tre. Andare in fuga è stato durissimo, il misuratore parla di 270 watt normalizzati, non sono pochi. Però ci sta, dai. Abbiamo provato qualcosa di diverso, magari non quello che si aspettavano. Volevamo anche vedere come stavamo, quali sensazioni e ce l’abbiamo fatta».

Gruppo al via: 18 squadre, 96 chilometri di gara
Gruppo al via: 18 squadre, 96 chilometri di gara

Dominio di squadra

Il Coati-Liberazione Donne si è da poco concluso con lo strapotere del UAE Team Adq, finalmente in una giornata di sole. L’organizzazione di Claudio Terenzi è impeccabile, peccato che la politica romana sia così avara di slanci e certe volte sembra di essere ospiti indesiderati al cospetto degli imperatori di turno.

Scorrendo l’elenco dei partenti, appariva chiaro che il team emiratino guidato da Arzeni avesse poche rivali e proprio questo poteva diventare motivo di rischio. Quando è più facile vincere che perdere, non sai mai come va a finire.

«A volte queste gare che sembrano tanto facili – dice Eleonora Gasparrini, atleta più combattiva di giornata – in realtà sono più difficili di quello che si pensa. Siamo riuscite comunque a fare un lavoro di squadra straordinario, quindi grazie anche a tutte le altre compagne. Siamo contenti. Perché è passata prima Chiara? E’ giusto così. Io quest’anno ho già vinto, Silvia (Persico, ndr) aveva già vinto questa gara, quindi mancava la “Conso”. Per me è stata comunque una prima parte di stagione abbastanza buona. All’Amstel sono riuscita a ottenere anche un sesto posto, quindi sono molto contenta. La condizione sta crescendo e la stagione è ancora lunga. Ho diversi obiettivi e cerchiamo di continuare così».

Il UAE Team Adq ha preso in mano la corsa da subito e l’ha girata in suo favore
Il UAE Team Adq ha preso in mano la corsa da subito e l’ha girata in suo favore

Le azzurre a Parigi

Mentre le ragazze giravano sotto lo sguardo interessato e curioso di Marta Bastianelli, la vicinanza del cittì Sangalli è stata il modo per fare il punto sul movimento femminile. Fra una decina di giorni, un gruppo di otto atlete volerà a Parigi per provare il percorso olimpico. Fra loro anche Elisa Balsamo, chiamata a valutare e scegliere.

«E’ importante che un corridore veda il percorso – dice il cittì azzurro – perché io posso farmi un’idea, ma sta a loro poi valutarlo davvero. Sarà difficile sceglierne quattro, perché il livello anche in Italia è alto e quindi le scelte saranno fatte in parte per la condizione e anche un po’ per il passato, quello che uno ha dato in nazionale e le sicurezze che ti offre. Perché in una corsa senza radioline c’è bisogno di ragazze sveglie, che sappiano cogliere il momento o aiutare le capitane nel momento importante.

«Sono stato all’Amstel – prosegue – e mi è piaciuta la gara di Eleonora Gasparrini: arrivare e tenere sul Cauberg e dopo il Cauberg non è una cosa banale. Le elite del giro azzurro stanno confermando il loro valore, qualcuna anche al di sopra delle aspettative, vedi Longo Borghini e vedi Balsamo. Persico la stiamo aspettando. Non è stata fortunatissima nell’ultimo periodo perché ha perso sua nonna, cui era legatissima, e l’ha un po’ pagata nel momento in cui poteva fare la differenza. Aspettiamo, da qua ad agosto c’è tanto tempo. In Olanda ho parlato a lungo con Dannyy Stam, il team manager della SD Worx. Sono contento di questo, perché si riesce a programmare, altrimenti sarebbe impossibile fare attività. Loro hanno in squadra Cecchini e Guarischi: per lui Elena è fondamentale. Noi vediamo gli ordini d’arrivo, ma chi come me in questi anni segue le corse, vede che nei primi 100 chilometri, quando c’è da portare davanti la Kopecky o la Wiebes, ci sono loro».

Venturelli quarta all’arrivo del Liberazione viene accolta dalle tre compagne con grida e pacche
Venturelli quarta all’arrivo del Liberazione viene accolta dalle tre compagne con grida e pacche

Le squadre del Giro

Discorso a parte per il movimento femminile italiano. Le tante continental di Roma, nella corsa organizzata dal Team Bike Terenzi, hanno fatto fatica a reggere il passo del UAE Team Adq, un po’ come succede in gare come il Giro d’Abruzzo degli uomini, in cui sfilavano in ordine le WorldTour, poi le professional e solo poi le continental. Se la riforma dell’UCI, che vede la nascita delle professional anche fra le donne, dovesse andare avanti, in Italia potremmo avere qualche grosso problema. Già sarà interessante vedere quali squadre italiane saranno invitate al Giro d’Italia.

«Tutelare le piccole squadre italiane è qualcosa che la FCI ha sempre fatto favorendo gli inviti al Giro – dice Sangalli – ma adesso le cose stanno cambiando e la tutela deve essere fatta dall’UCI. Riguardo certe riforme, non possiamo fare nulla. Al Giro correranno 22 squadre. Ci sono le 15 WorldTour, le 2 prime continental dell’anno scorso e poi ci sono altri 5 posti. Alla Vuelta hanno invitato la Laboral Kutxa e la Cofidis che comunque sono due squadre di livello WorldTour. Vediamo cosa farà RCS, ma certo dopo la Strade Bianche si è visto che il livello di alcuni team italiani non sia all’altezza del gruppo. Sicuramente il Giro d’Italia è una gara World Tour di livello altissimo e porteranno il meglio. La Federazione da anni cerca di tutelare le giovani che passano. Se non ci fossero le squadre continental italiane, tantissime ragazze che magari a 18 anni non sono ancora pronte, si perderebbero. Bisogna tutelarle, però i tempi cambiano e bisogna anche adeguarsi alle cose».

Davide “Capo” Arzeni portato in trionfo dalle ragazze del suo team, dominatrici del Liberazione
Davide “Capo” Arzeni portato in trionfo dalle ragazze del suo team

Le juniores in Olanda

E proprio con le più giovani Sangalli e Marta Bastianelli sono volate nel gelo del Nord Olanda, su un’isoletta piena di mare e vento. Il responso è stato duro ed è proprio quello che i tecnici azzurri volevano.

«Esatto – sorride Sangalli – abbiamo ottenuto quello che volevo, cioè che facessero esperienza. Volevamo far capire alle ragazze, che alla domenica vincono qua, che di là è un’altra storia. E’ servito loro per fare un punto e capire dove bisogna migliorare. Siamo arrivati in un ambiente climatico estremo, perché c’era un vento esagerato anche per la crono però è giusto così. Nell’ultima tappa è arrivato un gruppetto di 15 e c’era la Iaccarino, che l’aveva già corsa l’anno scorso. E questo fa capire che partecipare serve: nei prossimi appuntamenti faranno meglio e quando torneranno a casa, sapranno di dover lavorare di più.

«Di certo però il movimento sta crescendo. Cat Ferguson è alla Movistar e quindi ha fatto tutta la preparazione d’inverno con loro. Questo ti fa fare un salto di qualità, che secondo me è fin troppo esagerato. Dal mio punto di vista la via di mezzo è sempre la cosa migliore, specialmente per le junior. Le nostre hanno stretto i denti e so che c’erano in giro gli osservatori di tutte le squadre, per cui prima o poi anche loro potrebbero essere chiamate lassù».

Con Augusto Onori, responsabile del ciclismo nelle Fiamme Azzurre, dopo la vittoria al Coati-Liberazione
Con Augusto Onori, responsabile del ciclismo nelle Fiamme Azzurre, dopo la vittoria al Coati-Liberazione

L’aria di Parigi

Chiara Consonni riprende la via di casa. Per la squadra è arrivata una messe di punti non banale, dopo che i risultati sulle strade del Nord sono stati non proprio entusiasmanti. Per la bergamasca ci saranno altre gare su strada, poi l’attenzione si sposterà sulla pista. L’esclusione dai Giochi di Tokyo fa ancora male.

«Questa volta – dice – arrivo più consapevole. Tre anni fa ero ancora piccolina, un po’ più inesperta. Però adesso so cosa devo fare, so dove migliorare, sto cercando di farlo e sono contenta. So quali sono i miei mezzi e cercherò di mettere tutta me stessa per arrivare a Parigi o da qualche altra parte (ride, ndr). Per cui adesso farò un po’ di gare in Belgio per tenere il ritmo gara, poi Londra, poi farò altura prima del Giro d’Italia. E nel frattempo, abbiamo già stabilito degli allenamenti in pista almeno due volte a settimana, per trovarci insieme e provare. Creare anche un po’ più di feeling. E speriamo che tutto vada per il verso giusto».

La banda intona l’inno, Roma si va stiracchiando sotto un sole finalmente primaverile. Un gigantesco elicottero bianco volteggia sul centro. Si annunciano manifestazioni in tutta la città. Il Liberazione, nato nel 1946 quando la libertà non c’era, porta con sé la solita ventata di ottimismo.

Giro Next Gen: otto tappe e devo team favoriti. Parola a Valoti

18.04.2024
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ROMA – La Città Eterna propone un “ordinario disordinato giorno” infrasettimanale, con gente che va e che viene. Autobus, metro, macchine. E mentre in basso scorre il traffico di Via Veneto, nei piani alti del bellissimo Palazzo degli Specchi viene presentato il Giro Next Gen (in apertura foto LaPresse). E’ questa la sede del Ministero del Made in Italy.

E pochi “prodotti” sono più Made in Italy di un Giro ciclistico. Anche se questo per ovvi motivi non può abbracciare l’intero territorio, ricalca molte eccellenze della Penisola. Ogni tappa non è stata cucita in modo casuale. Dall’aspetto tecnico dei percorsi, a quello degli sponsor.

Da sinistra: Federico Eichberg, Cordiano Dagnoni, Adolfo Urso, Paolo Bellino, Giulio Grosjacques e Lino Ferrari (foto LaPresse)
Da sinistra: Federico Eichberg, Cordiano Dagnoni, Adolfo Urso, Paolo Bellino, Giulio Grosjacques e Lino Ferrari

Quasi mille chilometri

Scopriamolo dunque questo Giro Next Gen 2024. Otto tappe per un totale di 986 chilometri e 13.000 metri di dislivello. Una cronometro individuale e tre arrivi in salita per determinare l’erede di Staune-Mittet, ieri uno dei 44 superstiti della Freccia Vallone.

Si partirà il 9 giugno davanti all’Università di Aosta e si arriverà il 16 giugno a Forlimpopoli, in Romagna. Romagna che nell’estate che verrà sarà la capitale del ciclismo, visto che oltre al Giro Next Gen ospiterà anche quello Donne, quello dei professionisti e persino il Tour de France. 

«La prossima edizione sarà caratterizzata da otto tappe spettacolari – ha dichiarato il direttore Mauro Vegni, il quale però non era presente a Roma – che offriranno opportunità a tutte le tipologie di corridori. Crediamo che il vincitore finale sarà un atleta completo e che possa portare avanti la tradizione dei grandi nomi che fanno parte dell’albo d’oro di questa corsa».

Corsa più aperta

Rispetto all’edizione passata, la prima dell’era Rcs, i chilometri sono circa 70 in meno, mentre i metri di ascesa verticale crescono di un migliaio. Su carta sembra un po’ più abbordabile di quello del 2023, con più tappe mosse e senza una salita monster, stile Stelvio. Questo potrebbe lasciare più aperta la classifica. Il cerchio potrà non essere chiuso alla portata degli stretti scalatori puri.

Durante la presentazione, Lino Ferrari, ha fatto notare un aspetto interessante: «La tappa finale di Forlimpopoli affronta più volte il Bertinoro (storica prima scalata della Nove Colli, ndr) e se i distacchi non dovessero essere ampi questo strappo potrebbe essere un perfetto trampolino di lancio per sparigliare le carte.

«Mentre la frazione più dura è la Borgo Virgilio-Fosse con i 145 chilometri e oltre 3.200 metri di dislivello. I nove chilometri finali sono davvero tosti».

Juan Ayuso a colloquio con Gianluca Valoti: era il 2021 e lo spagnolo guidato dal diesse bergamasco dominò quel “baby Giro”
Juan Ayuso a colloquio con Gianluca Valoti: era il 2021 e lo spagnolo guidato dal diesse bergamasco dominò quel “baby Giro”

E se questo è il prossimo Giro Next Gen, con Gianluca Valoti (ultimo direttore sportivo italiano ad averlo vinto, con Juan Ayuso) cerchiamo di farne una disamina tecnica. Ecco dunque le impressioni del tecnico della MBH Bank-Colpack.

Gianluca che Giro Netx Gen ti sembra?

Un Giro in cui bisognerà farsi trovare pronti sin dall’inizio. In attesa dei percorsi ufficiali e guardando le località di arrivo, già dopo tre tappe la classifica potrebbe ben delineata. Si parte con una crono e, almeno per quel che ci riguarda, bisognerà perdere meno secondi possibili. E alla terza frazione c’è Pian della Mussa, salita che conosciamo in quanto classica del dilettantismo.

Che salita è?

Una salita molto lunga, quasi 20 chilometri, e impegnativa. La prima parte è un grande vallonato pedalabile che sale, ma gli ultimi 7 chilometri sono alquanto tosti. Per questo dico che già nelle prime tre frazioni ci si gioca il Giro.

Insomma, come si suol dire, magari non si sa chi lo vince, ma si sa chi lo perde. Le altre due scalate sono Fosse e Zocca.

Una è nel veronese e la conosco poco, l’altra mi dicono sia una salita appenninica abbastanza dura. Bisognerà vedere bene anche come si arriva a queste salite finali, che percorso si farà prima. Mentre trovo interessante l’ultima tappa col Bertinoro.

Perché?

Perché questo è uno strappo classico. Ripetuto più volte può fare danni. E può farli anche perché arriva a fine Giro, le forze potrebbero iniziare a mancare e tutto potrebbe essere in bilico. Magari i ragazzi dei Devo Team potranno essere più abituati alle corse a tappe, ma sono pur sempre otto giorni di corsa consecutivi. Ci potrebbero essere dunque dei bei distacchi.

E poi?

E poi cosa dire. Anche se non siamo certi dell’invito, siamo comunque contenti di vedere che una tappa partirà da Bergamo, la nostra città.

Il Giro Next Gen 2023 è stato vinto dalla Jumbo-Visma Development di Johannes Staune-Mittet (foto LaPresse)
Il Giro Next Gen 2023 è stato vinto dalla Jumbo-Visma Development di Johannes Staune-Mittet (foto LaPresse)
Rispetto allo scorso anno il percorso sembra essere più equilibrato. Manca lo spauracchio stile Stelvio, ma ci sono più tappe mosse e due che si annunciano allo sprint…

Non so mica se poi si arriverà davvero allo sprint. Anche lo scorso anno doveva essere così e invece arrivò la fuga persino in pianura. Le squadre saranno composte da 6 elementi, la corsa dovrebbe essere più controllabile, ma al tempo stesso stiamo parlando di una corsa under 23. Un corsa in cui c’è battaglia dall’inizio alla fine.

Abbiamo più volte accennato ai devo team: restano i favoriti indiscussi?

Direi di sì, sono nettamente avvantaggiati. Sono più abituati a fare corse a tappe e a tenere certi ritmi. Anche noi da parte nostra cercheremo di arrivare al massimo al Giro Next Gen. Ci arriveremo con tre corse a tappe, abbiamo già fatto un ritiro in quota e un altro lo faremo a maggio. 

Gianluca, come detto, sei stato l’ultimo direttore a vincere il Giro. Hai visto cosa significasse avere tra le mani un ragazzo come Ayuso. Quali sono dunque i nomi in assoluto più accreditati?

Direi i primi tre dell’ultima Liegi Under 23 (Joseph Blackmore, Robin Orins e Jorgen Nordhagen, ndr), in particolare l’inglese e il norvegese. Nordhagen, lo sciatore di fondo, è in una squadra la Visma-Lease a Bike Development che lo ha vinto l’anno scorso con Staune-Mittet e magari il suo gruppo ha un po’ di esperienza. Senza contare che lui e la sua squadra possono disporre delle risorse e delle informazioni del team principale.

Argentin, la (sua) dura verità sull’AIR 2023 cancellata

05.10.2023
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ROMA – La verità di Argentin prende definitivamente forma attorno alle 13,30. Arriva dopo due ore di spiegazioni e ipotesi, nella conferenza stampa che si è svolta nell’Hotel Albergo Senato, affacciato sul Pantheon e un mare di turisti. Ha preso prima la parola l’avvocato Fiorenzo Alessi, che assiste Moreno nella spinosa vicenda della cancellazione della Adriatica Ionica Race a meno di 24 ore dal suo inizio. Poi è toccato al veneziano, che ha parlato con vigore e calore, a tratti ha tradito la commozione, ma non ha mai abbassato lo sguardo. Nella sala, c’erano Gianni Bugno, Silvio Martinello, Renato Di Rocco e Mario Valentini.

Le panetterie di Corropoli avevano raddoppiato la produzione, il Comune aveva organizzato una festa
Le panetterie di Corropoli avevano raddoppiato la produzione, il Comune aveva organizzato una festa

Sparita dai calendari

Quella che leggerete è chiaramente la versione dei fatti di Argentin, ricostruita secondo i suoi presupposti e raccontata con la consapevolezza delle responsabilità che ciò comporta. Il Commissario della Lega e il Presidente Dagnoni avranno diritto alla replica per fare luce su eventuali aspetti mancanti. In ogni caso, quello che abbiamo sentito e letto (sono tante le carte fornite a supporto delle parole) conferma la sensazione di quei giorni: è stata e resta una brutta storia.

«Ho scritto una mail a David Lappartient, presidente dell’UCI – dice Argentin – che mi ha risposto dopo due giorni. Gli chiedevo notizie sulla possibilità che la corsa torni nel 2024 e lui ha risposto che la Adriatica Ionica Race non è fra le corse che la Federazione Ciclistica Italiana e la Lega del Ciclismo Professionistico hanno inviato all’UCI. Certe cose si decidono nelle riunioni del CCP, che però non si è riunito a Glasgow, ma prima. Verrebbe da pensare che la corsa avesse già sopra un bollo rosso. E il membro italiano del CCP è Cordiano Dagnoni».

Il presidente Lappartient ha confermato ad Argentin che la Adriatica Ionica Race non si terrà nel 2024
Il presidente Lappartient ha confermato ad Argentin che la Adriatica Ionica Race non si terrà nel 2024

Scarsa collaborazione

L’avvocato parte raccontando di una mail arrivata proprio oggi a tutti gli associati della Lega. Non si tratta di una coincidenza: la data e l’orario della conferenza stampa erano noti da tempo. Vi si legge una ricostruzione preventiva dei fatti, quasi a voler tenere il punto in attesa di ascoltare le parole di Argentin, diffuse anche in streaming.

Malgrado quello che si dice nella lettera, l’avvocato Alessi racconta che nei giorni che hanno condotto alla cancellazione della gara non ha visto da parte della Lega alcuna collaborazione, mentre asserisce che dal suo punto di vista prende piede la sensazione che si sia voluto stroncare la manifestazione. Nel raccontare quelle ore convulse, racconta di aver avuto a che fare sempre con Marcel Vulpis, incaricato dalla Lega di verificare che la ASD Sportunion rispettasse tutti gli adempimenti.

La prima ricostruzione è venuta dall’avvocato, a seguire ha preso la parola Argentin
La prima ricostruzione è venuta dall’avvocato, a seguire ha preso la parola Argentin

La scorta tecnica

Uno dei motivi per cui la corsa non avrebbe potuto disputarsi era l’assenza della Scorta Tecnica. Non essendo stata pagata per il 2022, la Polizia non sarebbe stata presente. L’avvocato spiega che la richiesta del Commissario Eugenio Amorosa voleva la regolarizzazione del pregresso e la stipula di una garanzia assicurativa prima della partenza. L’assenza di Argentin nel giorno di Corropoli sarebbe stata dovuta proprio all’attesa della documentazione da parte di Generali, arrivata proprio il 21 settembre. Il pagamento delle spettanze 2022 della Scorta tecnica, stando alle carte fornite, è stato effettuato il 18 settembre.

«Moreno Argentin – dice l’avvocato Alessi – ha pagato nei tempi previsti. Nelle telefonate della tarda serata del 20 settembre, il dottor Vulpis diceva di voler salvare la corsa. Viene richiesto che Argentin si impegni a garantire in prima persona la copertura dei costi. Abbiamo redatto un comunicato, che è stato dettato dallo stesso Vulpis e poi condiviso da me, perché la manifestazione si svolgesse. Ci hanno sollecitato la sua diffusione. Perché perdere tempo a farlo e richiedere che venisse pubblicato, se l’annullamento della gara porta la data del 20 settembre alle 19?».

Questa la polizza delle Generali stipulata a tutela della scorta della Polizia Stradale
Questa la polizza delle Generali stipulata a tutela della scorta della Polizia Stradale

La sicurezza

Un altro dei motivi indicato dalla Lega come “criticità” è la mancanza delle condizioni di sicurezza, emerse da un incontro che si sarebbe tenuto alla Prefettura de L’Aquila (confermato ad Argentin dalla Capo Scorta della Polizia, convocata per l’occasione) su richiesta della Lega: in presenza del Commissario e di Vulpis, ma non di Argentin.

«Non si è mai visto – dice l’avvocato – che due alti dirigenti si mettano in macchina e vadano in Prefettura a discutere di un tema così importante senza neppure avvisare l’organizzatore. Noi nel frattempo eravamo alle prese con il comunicato e la richiesta di farne uscire un altro in cui si comunicava alle squadre che la corsa si sarebbe fatta, per arginare la loro voglia di tornare a casa. Invece lo stesso Vulpis ci ha impedito di farlo, dicendo di non procedere con iniziative differenti da quelle concordate».

Martinello, presente a Corropoli, ha lodato la gestione dell’emergenza da parte dello staff di Argentin
Martinello, presente a Corropoli, ha lodato la gestione dell’emergenza da parte dello staff di Argentin

La Prefettura dell’Aquila

A questo punto, la domanda arriva spontanea: perché mai il commissario della Lega dovrebbe avercela con Argentin, al punto di boicottare la sua corsa?

«Da febbraio 2023 – spiega l’avvocato Alessi – Argentin è stato visto come un dissidente rispetto alla cessione dei diritti televisivi della sua gara e come lui un altro ex corridore veneto. A dicembre avevano dato disponibilità a lasciare che la Lega trattasse a nome loro, ma quando il 28 febbraio Argentin ha visto che non si facevano passi avanti, ha preferito sganciarsi e andare avanti da sé. E’ seguito un contraddittorio fra lui e il Commissario, sfociato in due segnalazioni a censura di Argentin davanti alla Procura Federale. La prima per aver definito Dagnoni “il gran burattinaio”, la seconda per atteggiamenti minacciosi durante un incontro con l’avvocato Di Cintio. La prima è stata archiviata, la seconda è ancora aperta. Moreno non è immune da difetti di intempestività nel suo agire. Si è fidato di persone che dichiaravano di voler tutelare l’attività ciclistica, invece è finita malamente. Per il ciclismo e per lui, che si troverà a fronteggiare le rivendicazioni di chi da questa storia ha avuto dei danni».

A Corropoli i direttori sportivi hanno atteso sino alla fine una decisione sulla corsa
A Corropoli i direttori sportivi hanno atteso sino alla fine una decisione sulla corsa

Pagamenti e ritardi

Argentin ha ascoltato e scalpitato e quando prende la parola, fa fatica a trattenersi. E se l’avvocato ha mostrato con il riscontro delle carte che i pagamenti sono stati fatti e che le condizioni richieste dalla Lega sono state esaudite, Moreno allarga lo spettro del dibattito.

«Non mi sono presentato a Corropoli – dice – perché ero a casa ad aspettare la fideiussione, con la valigia chiusa e l’auto pronta. Nel frattempo qualcuno ha messo in giro la voce che non si sarebbe corso, era stato già tutto deciso? Non avevamo problemi economici, come dimostra la comunicazione del rendiconto gestionale inviata il 25 agosto alla Lega. Non nascondo che nei primi tre anni di questa corsa, Lega e FCI hanno concesso delle proroghe. Ci sono stati ritardi, ma queste sono attività che vivono su fondi pubblici, per cui a garanzia finora era bastata l’erogazione del contributo, nell’attesa che i soldi arrivassero davvero.

«Quest’anno avevamo trovato un equilibrio economico, invece ci hanno tolto la soddisfazione di andare avanti e l’hanno negata ai territori. Mi sento di chiedere scusa a loro, alle persone che ci aspettavano. E mi sento anche di chiedere le dimissioni oltre che del Commissario Di Cintio, anche del presidente Dagnoni. Probabilmente avrà qualcuno che gli suggerisce di stare in disparte perché questo non lo riguarda, invece è lui che ha dato mandato alla Lega».

Bugno, critico a suo tempo su alcuni passaggi della gestione federale, si è detto d’accordo con Argentin
Bugno, critico a suo tempo su alcuni passaggi della gestione federale, si è detto d’accordo con Argentin

Vivo e lucido

Moreno si commuove, neppure dopo le vittorie più belle lo abbiamo visto così scosso. Parla di suo figlio che ha vissuto il tutto con attacchi di panico e di chi ha cancellato la corsa infischiandosene delle conseguenze.

«Forse qualcuno avrà voluto distruggere Argentin – dice – perché continuava a mettere tutto in discussione. Oltre ad avermi cancellato la corsa, ho perso anche la qualifica di associato alla Lega, non esisto più. Questo Commissario doveva riscrivere lo Statuto, non lavorare sull’attività, che invece compete al Consiglio Federale. Il fattore veramente decisivo sono stati i diritti televisivi. Hanno accompagnato alla porta PMG, che tutti noi dobbiamo ringraziare, e hanno venduto il Giro Donne a RCS, scrivendo un bando su misura. A quel punto sono spariti gli articoli sulle sponsorizzazioni irlandesi e le famose 5 domande a Dagnoni. Con altri organizzatori di cui conservo le deleghe e alcuni operatori della comunicazione, avevamo in ballo un pacchetto con 46 giorni di diretta, ma senza il Giro Donne è crollato tutto. La causa civile è stata comunicata alla Federazione e alla Lega, ci sono avvocati che studiano. Volevano che firmassi un contratto in bianco, ma piuttosto dovrebbero uccidermi. Mi hanno solo ferito. Sono vivo e lucido di mente e voglio proprio che lo sappiano».

Lombardo, Rudy Project e Veloplus: piena fiducia all’AIR 2023

04.09.2023
3 min
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Mancano poco meno di tre settimane al via dell’edizione 2023 dell’Adriatica Ionica Race. La recente presentazione ufficiale si è tenuta in grande stile presso il Museo dello Sport allo Stadio Domiziano di Roma. Questa ha messo in evidenza la volontà degli organizzatori di rendere la corsa sempre più uno strumento di narrazione dei territori coinvolti. Quest’anno saranno l’Abruzzo, la Puglia e la Calabria. Una presentazione importante quella romana, che ha registrato la partecipazione di alcune delle principali figure istituzionali del settore. A partire dal Ministro del Turismo Daniela Santanché e dall’amministratore delegato di Enit Ivana Jelinic

E con l’avvio della corsa oramai all’orizzonte, la società organizzatrice Sportunion ASD, guidata da Moreno Argentin, ha recentemente ricevuto importanti adesioni a livello brand sponsor di realtà che hanno già deciso di salire a bordo di questo rinnovato viaggio alla scoperta di nuove ”bike destination”. 

Ricordiamo che la prossima Adriatica Ionica Race si disputerà dal 22 al 24 settembre. Tre le tappe in programma: il via dall’Abruzzo (da Corropoli ed arrivo a Trasacco) per scendere in Puglia (da Conversano a Castellaneta). Si terminerà sulle coste della Calabria con l’ultima tappa che porterà da Cassano allo Ionio fino al centro di Crotone, dopo aver attraversato la Sila.

Le divise dell’AIR saranno realizzate da Veloplus. Nella foto, Silvio Martinello durante i sopralluoghi
Le divise dell’AIR saranno realizzate da Veloplus. Nella foto, Silvio Martinello durante i sopralluoghi

Tre partner, una visione

Tra i nuovi partner di Adriatica Ionica Race 2023 è confermata la presenza di Veloplus, di Rudy Project e di Cicli Lombardo. Veloplus, azienda lombarda che produce abbigliamento personalizzato per il mondo del ciclismo, con una spiccata attenzione verso i clienti ed un costante investimento in ricerca e sviluppo, realizzerà le maglie dei leader delle differenti classifiche. La collaborazione tra AIR e Veloplus in realtà era già stata avviata in coincidenza della realizzazione dello speciale kit (maglia, salopette, gilet smanicato e cappellino), indossato da Silvio Martinello e da Daniele Marcassa durante le video-ricognizioni dei percorsi. 

Anche la collezione di caschi ed occhiali Rudy Project, frutto di oltre 30 anni di esperienza sul mercato e nel mondo delle corse professionistiche, e da sempre alla costante ricerca dell’eccellenza, eleva il livello di sicurezza, comfort e performance degli sportivi, fondendo loro tecnologia d’avanguardia e design innovativo con stile italiano, artigianalità e minuziosa cura dei più minimi particolari. L’azienda trevigiana, di proprietà della famiglia Barbazza, è oggi presente in oltre sessanta paesi nel mondo a conferma della propria vocazione internazionale. Questo grazie soprattutto all’impulso della seconda generazione di imprenditori: Cristiano e Simone Barbazza. 

L’AIR si disputerà dal 22 al 24 settembre, con partenza dall’Abruzzo e arrivo in Calabria
L’AIR si disputerà dal 22 al 24 settembre, con partenza dall’Abruzzo e arrivo in Calabria

«Il legame con Moreno Argentin – ha dichiarato Barbazza – ha radici che rimandano ai primi anni della nostra azienda, collaborare con lui è sempre un piacere. L’Adriatica Ionica Race contribuisce a valorizzare il nostro paese e le sue bellezze, e siamo entusiasti di condividere questo fantastico spettacolo con tutto il pubblico degli appassionati».

E’ invece una concezione di pura libertà, di curiosità e di un vero e proprio approccio attivo alla vita il “fil rouge” che unisce l’Adriatica Ionica Race a Cicli Lombardo. La realtà siciliana, fondata da Gaspare Lombardo nel 1952, sostiene da sempre il sogno di uno stile di vita ecologico, pratico e libero. Un approccio che rende oggi Cicli Lombardo un brillante esempio di Made in Italy – una vera e propria eccellenza nel mondo – garantendo lavoro a ben settanta dipendenti, di cui la metà donne. Commercialmente, le bici Lombardo possono contare su una rete distributiva costituita da ben 1.300 punti vendita, mentre 500 sono le biciclette prodotte e assemblate ogni singolo giorno. 

Adriatica Ionica Race

Abruzzo, Puglia e Calabria: Argentin rilancia la sfida

06.08.2023
7 min
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Moreno Argentin riparte dall’Abruzzo. La Adriatica Ionica Race ha visto la luce nei giorni scorsi a Roma, nella veste che già lo scorso anno fece della corsa l’ambasciatore dei territori su cui si snoda. L’hanno svelata alla presenza di Daniela Santanchè (Ministro del Turismo) e Ivana Jelinic (Amministratore delegato di Enit) e nel corso della mattinata sono stati snocciolati concetti molto cari a chi opera nel ciclismo, che finora erano rimasti fuori dalla porta dei Palazzi. Il legame fra una corsa e il turismo sta nel traino di immagine che l’evento sportivo esercita sull’utente: si va in vacanza per riposare, scoprire, mangiare, ma anche per vivere esperienze. Un evento sportivo fruibile come una corsa è fra queste ed è molto efficace: il Tour de France ne è la conferma più evidente.

La corsa di Argentin ha sposato questa filosofia, traendone nuova linfa. E per essere certa che la comunicazione non si limiti al racconto sportivo, ha coinvolto la Communication Clinic di Marco Pavarini, uno dei due fondatori di Extra Giro. Si occuperanno loro di curare la comunicazione legata ai territori e la valorizzazione delle iniziative enogastronomiche già messe in atto nel 2022.

Tre tappe per l’edizione numero 5 della Adriatica Ionica Race: al timone sempre Moreno Argentin
Tre tappe per l’edizione numero 5 della Adriatica Ionica Race: al timone sempre Moreno Argentin

Tre regioni, tre tappe

La Adriatica Ionica Race 2023, spiega Argentin, avrà tre tappe, dal 22 al 24 settembre: in Abruzzo, Puglia e Calabria. Prima tappa da Corropoli a Trasacco: 226,2 chilometri e 3.961 metri di dislivello. Seconda tappa da Conversano a Castellaneta: 184,4 chilometri e 1.774 metri di dislivello. Terza tappa da Cassano allo Ionio a Crotone: 193,6 chilometri e 2.296 metri di dislivello.

La riduzione dei giorni di gara (lo scorso anno erano 5) deriva dalla necessità di essere concreti e di operare con le spalle coperte: ci sono organizzatori che negli ultimi 2-3 anni hanno speso di tasca loro per avere, ad esempio, la copertura televisiva e sono alle prese con bilanci non proprio esaltanti.

Moreno, promuovere i territori permette di aprire altre porte ed è anche il modo per sostenersi, giusto?

E’ un bel modo per disegnare la corsa. L’Italia da questo punto di vista ha potenzialità pazzesche, non nascondo che la sto scoprendo io per primo, dopo anni a girarla con le mani sul manubrio e la testa fissa alla ruota di quello davanti. Quello che manca per programmare a lungo termine è un calendario che offra a tutti possibilità di lavorare, la capacità di attrarre squadre senza che vadano via per delle sovrapposizioni. Però la nostra formula funziona e da questa abbiamo deciso di ripartire.

La presenza del Ministro del Turismo acquisisce un’importanza particolare?

Per noi è stato un regalo e il riconoscimento per quello che facciamo. Abbiamo chiesto e ottenuto la sua presenza e dobbiamo ringraziare anche Marco Pavarini che si è impegnato a trovare la location e a mettere insieme il puzzle.

In ogni città, cucina del piatto tipico e degustazione di prodotti del territorio
In ogni città, cucina del piatto tipico e degustazione di prodotti del territorio
Turismo e corse: hai lanciato la suggestione di una corsa che si sposta in nave di mare in mare su una nave da crociera…

Spero che ci possa essere una buona collaborazione. L’idea pazza della crociera permetterebbe di unire turismo, cicloturismo e sport in una festa di sette giorni, in cui diamo al turista la possibilità di percorrere un pezzo di percorso. Il nome di Adriatica Ionica nasce dall’idea di unire i due mari: nulla vieta che si faccia sulle sponde di altre Nazioni che su essi si affacciano.

Nel 2022 si corse a giugno, questa volta a settembre. Cambia qualcosa?

Siamo andati a settembre perché a giugno eravamo insieme al Giro del Belgio, allo Slovenia e in parte anche al Delfinato. Dobbiamo crescere e trovare risorse, magari anche nei territori. Dobbiamo diventare sempre più efficaci e potenti dal punto di vista comunicativo. A settembre ci siamo trovati il campionato europeo e il Giro di Lussemburgo, per cui dovremo essere bravi a barcamenarci e trovare piano piano la data giusta. Se non la troviamo, non riusciamo a crescere e diventare sempre più importanti. 

Che cosa possiamo aspettarci dall’edizione 2023?

E’ una corsa che dà la possibilità a diversi tipi di corridori di mettersi in mostra, anche ai giovani. Forse la prima tappa era meglio posizionarla al secondo giorno, ma il territorio è questo e abbiamo dovuto adattarci. Non è detto che grazie all’improvvisazione, non si possano creare cose nuove: per questo abbiamo previsto abbuoni ai traguardi volanti e sui GPM, per costringere chi fa classifica a scoprirsi. La prima tappa è dura. La seconda comunque è nervosa, con l’arrivo in leggera salita e uno strappo di 2-3 chilometri ai 20 dall’arrivo, che potrebbe propiziare un’azione. Nella terza invece spazio ai velocisti. Insomma, non diamo per scontato che la prima tappa uccida la corsa.

Rimane il programma enogastronomico di ogni giorno?

Rimane e sarà potenziato rispetto al 2022. Vogliamo puntarci molto, facendo leva sulle esigenze dei Comuni e delle Regioni di far conoscere anche delle realtà più piccole, che non hanno la possibilità di andare sui grandi schermi. E anche il modo per scoprire la nostra cultura, per consolidarci e capire quanto valiamo. Io credo che su questo fronte, abbiamo un patrimonio inestimabile.

Lo scorso anno sul pul podio finale della corsa di Argentin, oltre a Zana c’erano anche Tesfatsion e Pronskiy
Lo scorso anno sul pul podio finale della corsa di Argentin, oltre a Zana c’erano anche Tesfatsion e Pronskiy
Ci sarà copertura televisiva?

Stiamo puntando a una differita di 70 minuti come l’anno scorso, chiamata tecnicamente Silver Plus, quindi con l’elicottero. Però non vi nascondo che stiamo lavorando per passare alla diretta, che è il prodotto più richiesto a livello internazionale. Questo ci permetterebbe di arrivare a 100-150 Paesi e spero che il Ministro si sia resa conto che la RAI deve aiutarci. Forse non l’abbiamo capito, ma l’Italia deve vivere di questa economia. Quindi è anche nell’interesse della Rai fare il possibile per darci la diretta. Stiamo cercando una coproduzione, perché se non andiamo in diretta, facciamo fatica a trovare collocazione.

Squadre al via?

Qualche WorldTour, per ora ci hanno confermato Astana e Intermarché, con la speranza di avere la Soudal Quick Step. Le professional, certo anche le italiane, e qualche continental davvero all’altezza. Tre tappe sono una bella formula, c’è modo di raccontarle bene. Abbiamo in progetto di inserire itinerari cicloturistici nel Marco Polo – il libro di corsa, da veicolare con gli organi di informazione – se non quest’anno, il prossimo. Le idee ci sono e vengono fuori dalla passione. Questo mi pare che il Ministro l’abbia ben compreso.

Davide Martinelli: consigliere, aiutante e un po’ diesse

29.07.2023
5 min
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Davide Martinelli ha già spedito la valigia in Polonia giovedì, destinazione Poznan, sede di partenza dell’80° Tour de Pologne. L’Astana-Qazaqstan ha allestito una squadra giovane, nella quale è stata inserita un po’ di esperienza, tra cui quella del bresciano (nella foto di apertura alla presentazione delle squadre di venerdì). 

«Sono rientrato da poco dall’altura – ci aveva detto poco prima di partire per la Polonia – ho fatto una quindicina di giorni nelle zona di Brescia. Riprendo le gare dopo un mese di assenza (il Baloise Belgium Tour, sua ultima corsa, era terminato il 18 giugno, ndr). Ormai siamo a stagione inoltrata, quindi una volta rientrato in corsa, le sensazioni saranno diverse rispetto a quelle degli allenamenti».

Martinelli torna in gara al Tour de Pologne dopo più di un mese a casa
Martinelli torna in gara al Tour de Pologne dopo più di un mese a casa
Si diceva potessi fare il Tour de France come parte del treno di Cavendish

Era un’ipotesi molto remota di cui si era parlato con la squadra. La verità è che non è stata un’esclusione, non mi aspettavo di partecipare al Tour. “Cav” ha il suo zoccolo duro di uomini di fiducia, è difficile inserirsi. 

Sei al Polonia per preparare la Vuelta? 

E’ una corsa davvero molto dura, dove la squadra viene decisa sempre un po’ all’ultimo perché bisogna fare i conti con le energie rimaste. Il caldo non mi fa impazzire e alla Vuelta è tanto, potrebbe non essere una situazione ottimale. 

Rischia di essere una stagione senza grandi Giri, sei dispiaciuto?

Non troppo. Ci sono molte corse, anche di una settimana, proprio come il Tour de Pologne, che aiutano a mettere insieme tanti giorni di gara. Un grande Giro è certamente una vetrina importante, nella quale però si accumula molto stress ed una fatica mentale e fisica non indifferente. Ti porta davvero al limite. 

Per Martinelli durante le gare tanti avanti e indietro dall’ammiraglia per dare supporto ai compagni
Per Martinelli durante le gare tanti avanti e indietro dall’ammiraglia per dare supporto ai compagni
A 30 anni che tipo di corridore senti di essere?

Uno che dà supporto ed apporto alla squadra, in ogni gruppo ci sono i leader e chi li aiuta a performare al meglio. Ho fatto una prima parte di stagione accanto ai capitani della nostra squadra. Mi sono accorto di essere un corridore che ha un buon colpo d’occhio, anche alla Quick Step, a inizio carriera svolgevo questo ruolo.

Ti piace?

In gruppo ci sono i leader e gli ultimi uomini, poi c’è un universo dietro che è quello dei gregari. Quelli che fanno il “lavoro sporco”, vanno a prendere la borraccia in ammiraglia, tirano fin dai primi chilometri, in TV non si vedono. 

Nei grandi Giri, con le dirette integrali, sì.

E’ vero, lì c’è l’occasione, ma non corro per farmi vedere a casa. I diesse vedono tutti gli aspetti del corridore, sia quando è in bici sia quando è fuori dalle corse. 

La felicità di Martinelli passa anche dalla vittoria dei compagni di squadra, come quella di Velasco alla Valenciana
La felicità di Martinelli passa anche dalla vittoria dei compagni di squadra, come quella di Velasco alla Valenciana
Che tipo di corridore sei lontano dalle corse?

Mi piace essere di supporto ai ragazzi giovani, aiutarli a crescere ed in particolare mi piace dare supporto ai compagni di squadra, dando qualche parola di conforto quando ce n’è bisogno. Diciamo che con la figura di mio padre (Giuseppe Martinelli, ndr), mi ha portato ad avere già la mentalità da diesse (ride, ndr). 

Ti è dispiaciuto non essere stato al Giro a goderti la vittoria di Cavendish?

Essere parte della squadra quando si raccoglie qualcosa è bello, ricevi quel “grazie” che arriva dal profondo del cuore e ti senti bene. Quest’anno mi è capitato con Lutsenko all’UAE Tour, ha vinto in una giornata molto calda. Io gli sono stato vicino portandogli le borracce, il ghiaccio… La felicità del post tappa è qualcosa che ti rimane dentro. 

E per la vittoria di “Cav” a Roma?

Sei parte della squadra anche quando non sei direttamente in gara. Quando un mio compagno vince sono sempre felice. La vittoria di Velasco alla Valenciana è un esempio. Noi eravamo dall’altra parte del mondo, al Saudi Tour. La felicità che abbiamo provato nel sapere del suo successo è stata uguale a quella che avremmo provato stando lì. 

Martinelli si trovo molto bene anche con i giovani come Garofoli (qui in foto), ai quali cerca di essere di supporto (foto Instagram)
Martinelli si trovo molto bene anche con i giovani come Garofoli (qui in foto), ai quali cerca di essere di supporto (foto Instagram)
Dicevi di trovarti bene con i giovani, da voi in Astana ce ne sono molti, anche italiani…

Mi piace condividere la mia esperienza con loro. Ad inizio anno sono andato in ritiro con Garofoli, prima ancora del ritiro ufficiale di squadra. Abbiamo pedalato insieme e parlato molto, mi piace aiutarli perché non voglio far ripetere loro i miei stessi errori. Quando sei giovane hai tanta euforia e vorresti strafare, invece devi essere capace di fermarti ogni tanto. 

Che giorni sono stati quelli insieme a Garofoli?

Eravamo insieme prima del ritiro di Calpe, sapevo che poi avremmo pedalato tanto una volta in Spagna, così nei giorni insieme gli ho consigliato di non esagerare con gli allenamenti. I corridori sono cocciuti, tutti, e a volte credono che vuoi remargli contro, bisogna essere bravi con le parole. Ve l’ho detto, un po’ la mentalità da diesse ce l’ho già. 

L’intervista con Davide Martinelli si chiude con un’altra risata. Oggi parte il Tour de Pologne e il bresciano sarà accanto a tanti giovani, pronto a spendere una parola per loro…

Sara Assicurazioni affianca la RomaXXIVh 2023

27.06.2023
4 min
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Manca meno di un mese al via della terza edizione di RomaXXIVh, l’unica 24 ore in bicicletta in Italia da disputarsi all’interno di un circuito. L’appuntamento è difatti fissato presso l’Autodromo “Piero Taruffi” di Vallelunga (Campagnano di Roma) nel weekend del 15 e 16 luglio. E ad accompagnare l’evento – con numeri complessivamente in grossa crescita – saranno anche quest’anno numerosi partner, sia commerciali che istituzionali. 

Non mancherà “in primis” il supporto di Sara Assicurazioni, l’importante compagnia e gruppo societario italiano assicuratore Ufficiale dell’Automobile Club Italia. Sara Assicurazioni da anni affianca il mondo dello sport, quello del ciclismo in modo particolare. Al punto da essere anche sponsor ufficiale del Giro d’Italia. 

Sara Assicurazioni sarà sponsor della RomaXXIVh
Sara Assicurazioni sarà sponsor della RomaXXIVh

La polizza Bici&Co

E proprio lo spettacolare evento romano rappresenterà un’occasione propizia per Sara Assicurazioni per presentare agli appassionati la nuova polizza Bici&Co: una soluzione innovativa che pensa alla bicicletta ed a tutta la mobilità alternativa. Sicurezza e libertà sono due parole fondamentali quando si parla di mobilità alternativa, una mobilità che non è più solo ed esclusivamente legata al mondo dei pedali, ma racchiude anche tutti i velocipedi in “sharing” o a noleggio: parliamo di monopattini, scooter, auto e biciclette elettriche.

Le esigenze dei cittadini legate al tema mobilità alternativa dunque si allargano, Sara Assicurazioni ha così pensato di ideare una soluzione perfettamente “su misura”. Bici&Co è sinonimo di una polizza assicurativa ideale per chi vuole garantirsi la sicurezza di una copertura flessibile, modulare e innovativa, che tutela la persona e il mezzo, in Italia e all’estero. Una assicurazione che può essere sistemata e personalizzata a seconda delle esigenze di ognuno di noi, e tra le principali garanzie Sara Assicurazioni offre: la responsabilità civile, ovvero una tutela fino a 2.000.000 di euro in caso di danni causati a terzi.

Un’altra copertura importante è quella contro i furti, con un rimborso fino a 5.000 euro se il mezzo viene rubato da una proprietà privata. La copertura assicurativa protegge anche da eventuali infortuni durante l’utilizzo del mezzo ed è compresa anche la tutela legale. Inoltre, e non da ultimo, l’assistenza dell’assicurazione Bici&Co è aperta h24, grazie ad una centrale operativa.

L’evento si terrà all’interno dell’Autodromo di Vallelunga
L’evento si terrà all’interno dell’Autodromo di Vallelunga

L’assicurazione Bici&Co è acquistabile anche online sul sito ufficiale Sara Assicurazioni e il prezzo parte da 50 euro all’anno. E’ possibile registrare il proprio mezzo sul Registro Velocipedi Sara, creando così un NFT univoco. Utilizzando questo metodo sarà applicato uno sconto del 10%. Ai soci ACI è riservato invece uno sconto ulteriore del 15%…

Tre eventi in uno

Altro partner di rilievo della manifestazione di Vallelunga è il maglificio Alé, brand tra i più importanti a livello internazionale per la produzione di abbigliamento tecnico per il ciclismo. Ed è proprio firmata da Alé la divisa ufficiale di Roma XXIVh 2023: una maglia ed un pantaloncino della linea PR-R, il top della gamma Alé, “generati” dopo ben sette mesi di riflessioni e di attento studio per cercare di descrivere attraverso un completo l’essenza di Roma XXIVh, celebrando al tempo stesso la città di Roma e la sua grandezza…

La maglia disegnata da Alé Cycling per la manifestazione
La maglia disegnata da Alé Cycling per la manifestazione

Non solo sport

Roma XXIVh nasce dal desiderio e dall’intuito di Emiliano Cantagallo e di Giancarlo Fisichella, i due organizzatori (insieme nella foto di apertura). RomaXXIVh non è solo un evento ciclistico che unisce sport, competizione e agonismo all’insegna del divertimento, spettacolo e musica, ma anche e soprattutto una “experience” da vivere per grandi aziende ed un autentico gala della mobilità su due ruote. La manifestazione gravita attorno a tre eventi “endurance” che partono in contemporanea.

Il primo è la Roma XXIVh in bicicletta, la gara di 24 ore in sella per ciclisti solitari e squadre pronte a sfidarsi lungo il circuito dell’autodromo di Vallelunga. C’è poi Roma XXIVh Group Cycling, il primo evento in Italia di 24h indoor cycling. Infine Minifondo Roma XXIVh, un circuito per bambini e ragazzi, dove imparare le tecniche fondamentali del ciclismo, immersi in un meraviglioso villaggio dedicato all’intrattenimento, alla musica ed alla gastronomia, arricchito dalla presenza di aziende espositrici riconosciute al livello nazionale e internazionale. 

Sara

RomaXXIVh

Dal Giro con Petacchi: oggi Milan, domani Dainese

03.06.2023
7 min
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Torni a casa e dopo tre settimane di Giro, ti trovi con il lungo elenco di cose da fare. Se poi, come nel caso della famiglia Petacchi, sei anche alla fine di un trasloco e hai un bel giardino, l’elenco si allunga. Visti la pioggia e il caldo, già nel primo giorno di riposo Alessandro era rientrato a casa per tagliare l’erba, ma quando è tornato dopo la tappa di Roma, ha trovato una nuova giungla ad attenderlo.

Forse per questo, fermarsi una mezz’ora per parlare di velocisti gli ha ridonato il sorriso. I bambù erano arrivati a due metri d’altezza, per tirarli giù è servito lavorare forte col decespugliatore.

Roma, il Giro è finito. Scatto ricordo per Petacchi, Pancani e Fabio Genovesi (foto Instagram)
Roma, il Giro è finito. Scatto ricordo per Petacchi, Pancani e Fabio Genovesi (foto Instagram)

Due velocisti all’opposto

Gli abbiamo chiesto di parlare di due velocisti come Milan e Dainese – uno alto 1,93 per 84 chili, l’altro alto 1,76 per 70 chili – due che più diversi non si potrebbe. Eppure entrambi hanno vinto una tappa al Giro e altre avrebbero potuto vincerne. Con quali occhi li ha guardati il ligure che di tappe ne ha vinte 22, ben 9 nel 2004?

«Oggi cominciamo con Milan – dice in riferimento al fatto che il pezzo su Dainese sarà pubblicato domani – che è un corridore ancora molto acerbo e ha vinto la magia ciclamino (foto di apertura, ndr). Deve sicuramente migliorare un po’ nella gestualità, perché si muove molto. Potrebbe anche essere una sua caratteristica per andare a cercare il massimo dello sforzo, però sicuramente curare il gesto ti fa migliorare la prestazione. Ti permette di concentrare l’energia e la forza in un solo punto, mentre a livello aerodinamico, se continui a muoverti continuamente, interrompi un flusso. E al giorno d’oggi conta tutto…».

La volata vinta a San Salvo ha evidenziato secondo Petacchi la grande potenza di Milan e il suo pedalare scomposto
La volata vinta a San Salvo ha evidenziato secondo Petacchi la grande potenza di Milan e il suo pedalare scomposto
La forza però non gli manca…

Questo è fuori di dubbio, ora deve incanalarla. Ha commesso qualche errore per la posizione in gruppo, ma capita a tutti e lui lo sa benissimo dove può aver sbagliato. La mancanza di gambe l’abbiamo vista a Roma, le altre volate che non sono venute dipendevano dalla posizione, dalla distanza dello sprint e dai rapporti.

In fondo ci sta che al primo Giro fosse sfinito nell’ultima tappa.

Certo, anche perché alle Tre Cime di Lavaredo ha avuto una giornataccia, non stava bene. Il giorno dopo col fatto che è friulano l’hanno seguito tanto con la telecamera ed effettivamente soffriva anche nella crono, nonostante abbia potuto farla tranquillo. Ha tribolato, quindi era un po’ cotto e alla fine di un primo Giro così duro, con tutte le salite concentrate negli ultimi giorni e i suoi 84 chili, ci può stare. 

Può migliorare?

So che cambierà squadra e probabilmente quella in cui andrà sarà attrezzata. Se hanno investito su un corridore così, non lo hanno fatto per la pista e basta. Se gli mettono vicino qualche uomo giusto che lo piloti bene, secondo me può fare cose buone.

Quale pensi sia il suo livello?

I velocisti più forti al Giro non c’erano. Non so se adesso Jonathan sia al livello di Groenewegen o Jakobsen, però sicuramente ha le qualità per arrivarci. Va un po’ raddrizzato il tiro, magari cambiando la posizione in bici, cercando di abbassarlo un po’. Essendo molto alto, per lui è più frequente il rischio di essere scoordinato.

La forza non basta, insomma?

Che compensi tanto coi watt è sicuro. Però è anche vero che gli arrivi non sono mai tutti uguali e lui deve essere indubbiamente lanciato. Se si trova una curva ai 300 metri come a Tortona, per quando s’è lanciato, gli altri sono già all’arrivo, ma questo è normale con i rapporti che usano oggi… Fanno le volate con il 54 e il 55, ho sentito addirittura uno con il 56: mi sembra una cosa folle. Evidentemente non useranno l’undici, ma il dodici per avere la catena più dritta, non lo so. Queste sono scelte loro: se hanno beneficio, ci mancherebbe altro…

Milan e la sua Merida Reacto: secondo Petacchi il miglioramento allo sprint passa anche per le geometrie della bici
Milan e la sua Reacto: secondo Petacchi il miglioramento allo sprint passa anche per le geometrie della bici
Come si fa a migliorare il gesto della volata?

Ci deve lavorare, pensando a cosa sta facendo, perché è chiaro che quando è a tutta, gli viene di fare così spontaneamente. Allora deve allenarsi a ritmi più bassi. E’ chiaro che non può fare 10 volate a quel livello. Ne farà 10, pensando al gesto più che alla velocità. Poi c’è da ragionare sulla bici.

Cioè?

Se bisogna allargare il manubrio oppure stringerlo, abbassare o allungare il telaio. Finora forse non avevano mai pensato a lui come un velocista, probabile che si troveranno cose da cambiare. Per questi aspetti bisognerà fare delle prove. Potrebbe anche avere due bici: quella con una posizione un po’ più estrema che usa quando si arriva in volata e magari una più comoda per la salita.

Un bel capitolo da scrivere…

C’è da lavorarci e vedere se è un tipo di lavoro che possa fare anche in pista. Dovrebbe usare una bici con le stesse misure di quella da strada, col manubrio e la sella alla stessa altezza. In pista si sta tanto seduti e si pedala ad alta frequenza e lo vedi che in volata spesso fa così. Infatti ha commesso anche qualche errore di rapporto. Ha perso la volata di Napoli perché era troppo agile, ma sono tutte cose su cui deve prendere le misure. E’ normale, ma è giovanissimo e ha grandi potenzialità. 

Avrà bisogno di un treno?

Non puoi pensare di portarlo a un Tour de France senza che abbia tre uomini per lui, che sappiano fare bene il loro lavoro nel finale. Pasqualon è stato bravissimo, però poverino ha dovuto fare tutto da solo. E’ chiaro che Sutterlin può essere un bel passista, però se non ha mestiere ci fai poco. Il corridore del treno deve avere scaltrezza e mestiere. Deve passare al momento giusto, sincerarsi che il compagno non rimanga chiuso. Nei finali ormai c’è tanta confusione, gli uomini sono meno e non puoi pensare di averne cinque che stiano ancora là. Quindi se investi su un corridore così e non hai un uomo da classifica, fai a squadra per lui. Altrimenti la dividi a metà, sapendo che quelli delle volate possono aiutare in pianura.

Prima vittoria dell’anno a Shalal Sijlyat Rocks, al Saudi Tour. L’intesa con Pasqualon va alla grande
Prima vittoria dell’anno a Shalal Sijlyat Rocks, al Saudi Tour. L’intesa con Pasqualon va alla grande
Il treno si costruisce anche in ritiro, no?

Certo, non è che ne prendi quattro e li butti dentro alla prima corsa. Se però hai un corridore di mestiere, che fa un certo tipo di lavoro da 5-6 anni, sa già come deve muoversi. Poi è chiaro che deve prendere un po’ le misure. Ho visto che ogni tanto Jonathan aveva timore nelle curve, frenava un po più degli altri. Ci sta, perché essendo molto alto e avendo baricentro alto, è più difficile per lui fare le curve. Un corridore col baricentro basso le fa molto meglio. Insomma, ha bisogno di lavorare, ma il potenziale di Milan è davvero immenso.

DOMANI SU DAINESE

Domani alle 16 pubblicheremo l’analisi di Dainese. Corridore completamente diverso, dotato di baricentro più basso, grande aerodinamica ed esplosività. L’appuntamento con Petacchi è per domani pomeriggio.

Cavendish, Thomas e gli amici: il punto di Guarnieri

01.06.2023
5 min
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«Well, if I couldn’t win, I thought I might as well try and help an old mate out. Call it an early retirement pressie, Mark Cavendish. Chapeau mate»

Questo post di Geraint Thomas su Instagram, completato dalla foto che vedete in apertura, è stato il suo modo di salutare l’amico Cavendish alla fine del Giro. Bene – dice il gallese – visto che non potevo vincere io, ho pensato che avrei ugualmente potuto aiutare un vecchio amico. Consideralo un regalo anticipato per la pensione. Complimenti, amico.

Il gesto più bello del Giro, certe cose te le aspetti solo nei film. Venivamo già dalla spinta a Roglic da parte dell’amico ritrovato sulla strada, per cui quando nell’ultima tappa del Giro abbiamo visto Thomas lanciare Cavendish nella volata, qualche brivido c’è venuto. Thomas che aveva appena perso la maglia rosa e Cavendish pieno di dubbi per lo sprint smarrito.

Van der Poel che manda a Pogacar un messaggio con le dritte per vincere l’Amstel. Il giovane Enric Mas che tira per il suo mentore Contador nel giorno della sua ultima vittoria sull’Angliru. Corridori di squadre diverse che si aiutano fra loro. Ne parliamo con Jacopo Guarnieri, un uomo che non ha mai smesso di farsi domande e di approfondire gli aspetti meno evidenti di uno sport che corre così veloce da far passare inosservati i piccoli gesti. 

Guarnieri, qui con Mosca, è alla Lotto-Dstny da quest’anno
Guarnieri, qui con Mosca, è alla Lotto-Dstny da quest’anno

Caleb vince ancora

Jacopo è tornato dal Belgio, dove finalmente ha scortato Caleb Ewan alla prima vittoria. Da ultimo uomo, il piacentino si è ritrovato a fare il penultimo e a scandire i tempi dello sprint. Visti anche gli anni che passano, non dover più sgomitare come un kamikaze non lo disturba. Dopo gli ultimi due anni sotto tono, il piccolo tasmaniano si era messo a fare tutto da solo, mentre da poche settimane il meccanismo del treno ha preso a funzionare. Così sabato ha vinto la Van Merksteijn Fences Classic davanti a Merlier. Lunedì invece è arrivato secondo, con una foratura agli ultimi 6 chilometri, dalla quale è rientrato come un missile.

Ma veniamo al dunque, Jacopo: che cosa hai pensato vedendo il gesto di Thomas?

E’ stato super bello. Thomas si è trovato davanti, perché lo hanno portato ai 3 chilometri per salvaguardare il secondo posto. E quando ha visto Cav, si è detto: «Vabbè, diamogli una mano». Secondo me sono cose che succedono molto più spesso di quello che magari si è potuto notare al Giro. Questa cosa è stata evidente soprattutto perché Mark ha vinto, aiutato dal secondo in classifica generale. 

Sabato nella Van Merksteijn Fences Classic è arrivata la vittoria per Caleb Ewan (foto Cor Vos)
Sabato nella Van Merksteijn Fences Classic è arrivata la vittoria per Caleb Ewan (foto Cor Vos)
Succedono davvero così spesso?

Sono gesti possibili nei contesti dove non ci sono interessi che vanno a collidere. La Ineos non aveva velocista, oltretutto era anche l’ultima tappa, quindi cascava proprio a pennello. “G” si è ritrovato secondo me nella posizione giusta per dargli una mano e l’ha fatto ben volentieri

A te è capitato mai di aiutare uno di un’altra squadra perché era tuo amico?

Capita ai campionati italiani, visto che comunque i percorsi non sono mai particolarmente simpatici per noi velocisti. Visto che spesso sono l’unico atleta della mia squadra, perché sono da tanti anni all’estero, mi capita di appoggiarmi a qualche altro team. Ad esempio, a Imola 2020 mi ero organizzato con la Bahrain di Colbrelli. Durante la corsa sono andato più volte a prendergli le borracce. A Sonny e anche a Damiano Caruso. C’era Milan che tirava e così ne ho prese un paio per tutti. Non è che Sony abbia vinto perché gli ho dato le borracce, però mi venne spontaneo farlo in quel contesto di amici. C’era anche Eros Capecchi, fu naturale dargli una mano. Una volta invece mi aiutò Luis Leon Sanchez…

In quale corsa?

Una tappa del Tour 2016 che arrivava in Normandia e vinse Cav. Se non ricordo male, c’era la maglia gialla in ballo e io ero da solo a fare il treno per Kristoff. Quelle fasi dai meno 30 ai meno 5, dove praticamente sei in una linea unica: dalle telecamere sembra non succeda nulla, invece è battaglia. E Sanchez fece per me la stessa cosa. Mi fece segno di stargli a ruota e mi portò tranquillamente fino ai meno 5. Lui non aveva uomini di classifica o velocisti. Se non hai niente da perdere è uno scambio che fai molto volentieri e non solo verso chi vince. Un’altra volta a un Eneco Tour c’era Felline che combatteva per una posizione buona. Io sapevo che poco dopo mi sarei staccato e allora l’ho riportato su. Insomma, a volte sono gesti meno plateali, però capitano molto spesso.

Vuelta 2017, Mas aiuta Contador che sull’Angliru vincerà la sua ultima corsa (foto Getty Images)
Vuelta 2017, Mas aiuta Contador che sull’Angliru vincerà la sua ultima corsa (foto Getty Images)
Alla base deve esserci stima?

Assolutamente. Lo fai per una persona per cui hai stima e amicizia e in questo fra italiani ci aiutiamo spesso, perché siamo un bel gruppo. Generalmente siamo molto uniti ed è una cosa che si nota molto spesso quando andiamo a fare le corse con la nazionale. Non a caso Thomas e Cavendish hanno la stessa nazionalità e si conoscono da una vita.

Nei treni c’è spazio per l’amicizia?

Ci sono corridori di cui hai rispetto, nei confronti dei quali sei corretto. Di recente, in una corsa vinta da Groenewegen, c’era Moschetti da solo. Mi è bastato chiamarlo un paio di volte e mi ha lasciato passare per seguire il treno. A volte è un bel gesto anche lasciare… la porta aperta, è una forma di aiuto.

Al prossimo Tour, se Ewan fosse fuori gioco, aiuteresti Demare?

Più che altro non gli farei dei torti, non di proposito. In questi contesti, può capitare di mettersi a lato, sapendo che l’avversario è lì. Ti piazzi e non ti sposti, perché almeno gli hai bloccato la volata. Queste cose non si dovrebbero fare, ma sicuramente capitano con corridori che non stimi. Invece il rispetto, quello c’è per tutti.