Ricardo Scheidecker, l’uomo in più per la Tudor Pro Cycling

08.03.2023
7 min
Salva

Ci sono persone che non vedi, grazie alle quali le squadre si trasformano in gruppi vincenti. Per questo, al momento di dare vita al Tudor Pro Cycling Team, Fabian Cancellara ha chiamato Ricardo Scheidecker, con cui aveva lavorato ai tempi della Leopard-Trek. Il portoghese però era già impegnato con la Quick Step-Alpha Vinyl, in cui svolgeva il ruolo di Technical&Development Director e inzialmente ha declinato l’invito. Era lì da sei anni, quelli in cui la squadra è diventata il Wolfpack, ottenendo alcuni fra i risultati migliori della sua storia, fra cui il primo grande Giro.

Ricardo viene da Lisbona, ma vive fra l’Italia, Lussemburgo, Portogallo e Svizzera (foto Tudor Pro Cycling Team)
Ricardo viene da Lisbona, ma vive fra l’Italia, Lussemburgo, Portogallo e Svizzera (foto Tudor Pro Cycling Team)

Dietro le quinte

Ricardo non parla con i giornalisti e non ha account social. E’ uno tosto: una sola parola e lavorare dietro le quinte, ma questa volta ha fatto un’eccezione. Perché alla fine ha lasciato la squadra di Lefevere? E come si fa a far decollare una squadra appena nata?

«Con Fabian – racconta in questi giorni alla Tirreno – sono amico da sempre, da quell’anno in cui abbiamo lavorato insieme alla Leopard. Lui è uno di quelli di cui ho sempre tenuto il numero di telefono, perché si è creata negli anni un’amicizia importante, basata sul rispetto e la riconoscenza reciproca. Mi ha sempre detto che il giorno in cui avesse fatto una squadra, sarebbe venuto a prendermi. Io però ero nella Quick Step. Gli ultimi sei anni sono stati i migliori della storia, forse migliori anche di quando c’erano Museeuw e Boonen. Per questo inizialmente gli ho detto di no.

«Quando però alla fine del 2022 mi sono reso conto che non avrei più potuto portare altro valore al team, ci ho riflettuto e ho accettato la nuova sfida. Non è stato facile lasciare quel gruppo di amici, ma adesso che ho conosciuto bene la realtà Tudor, dico che sarei stato uno stupido a non accettare l’offerta».

Il team svizzero ha bici BMC, abbigliamento Assos e auto Mercedes: scelte al top (foto Tudor Pro Cycling Team)
Il team svizzero ha bici BMC, abbigliamento Assos e auto Mercedes: scelte al top (foto Tudor Pro Cycling Team)
Cosa facevi alla Quick Step?

Erano già un grande gruppo, ma gli mancavano la struttura, il metodo e il modo di mettere insieme i vari caratteri. Serviva qualcuno capace di fare da collante e io lo so fare. Alla fine dei conti, non sono un gestore. Non ho studiato alla Bocconi, come diceva il “Brama” per prendermi in giro. Ma alla fine siamo riusciti a ottimizzare il valore delle persone, spingendo tutti a dare di più. E qui alla Tudor si dovrà fare più o meno lo stesso. Sono felice di aver trovato un management capace di confronti costanti.

Siete partiti da zero?

Ho cominciato il primo ottobre e in questi cinque mesi abbiamo fatto tantissimo. Fabian ha investito nelle persone attorno ai corridori prima di investire nei corridori e questa è una cosa intelligentissima. Poi c’è Tudor. Li ho conosciuti a novembre, siamo andati a visitarli. Ecco perché dico che sarei stato uno stupido a rifiutare…

Cancellara è il proprietario del Tudor Pro Cycling Team. E’ stato lui a chiamare Ricardo Scheidecker
Cancellara è il proprietario del Tudor Pro Cycling Team. E’ stato lui a chiamare Ricardo Scheidecker
Perché?

Sono delle persone superlative. Degli uomini d’affari, logicamente, ma di un serietà, una classe, una riservatezza e una fiducia che non ho mai conosciuto nei 12-13 che faccio questo lavoro. Neanche quando eravamo alla Saxo Bank, che con Riis erano una cosa sola. Qui c’è il potenziale per arrivare lontanissimo. Se facciamo le cose per bene, saremo riconosciuti per la nostra competenza. 

Che cosa ti ha chiesto Fabian?

Data la serietà del progetto, voleva l’esperienza di qualcuno che avesse gestito il dipartimento sportivo di una squadra importante. Fabian conosce le mie caratteristiche umane. Sa che persona sono e io so che persona è lui. Mi ha detto che, dovendo crescere un passo per volta, sarei stato un asset fondamentale nella costruzione della squadra e specificamente del dipartimento sportivo.

Froidevaux è campione svizzero 2022, ha 24 anni. Lo scorso anno ha vinto anche la Serenissima Gravel
Froidevaux è campione svizzero 2022, ha 24 anni. Lo scorso anno ha vinto anche la Serenissima Gravel
Quanto è cambiato il Fabian manager rispetto al campione?

Questa è una bellissima domanda. La sua essenza non è cambiata. E’ un uomo buono e di grande umanità. Umile a 360 gradi, di un altruismo veramente agli antipodi dell’egocentrismo che si potrebbe immaginare dopo una carriera come la sua. Fabian Cancellara è un’icona dello sport: in Svizzera c’è Federer e poi c’è lui. L’avevo lasciato 13 anni fa e ovviamente siamo invecchiati entrambi, ma lui è veramente maturato… benissimamente. Si può dire? Magari è una parola che non esiste, ma rende l’idea.

Dove è nata la tua esperienza?

Ho smesso di correre nel 1996 e sono andato a fare il meccanico per la Federazione portoghese. Ho sempre assorbito quel che riguarda il ciclismo, perché è una grande passione. Nel 2000 ho lasciato la nazionale. Pur essendo praticamente astemio, sono stato per cinque anni nel marketing delle bevande alcoliche. Nel 2005 sono tornato al ciclismo accanto al direttore tecnico del Giro del Portogallo e altre corse internazionali. Poi sono entrato all’UCI, dove ho guadagnato un enorme bagaglio amministrativo e la comprensione delle dinamiche politiche del ciclismo. Finché sono stato chiamato per costruire la Leopard-Trek di Flavio Becca.

Pellaud è uno degli acquisti di quest’anno: era alla Trek-Segafredo, non ha resistito al richiamo svizzero
Pellaud è uno degli acquisti di quest’anno: era alla Trek-Segafredo, non ha resistito al richiamo svizzero
Con quale ruolo?

Facevo due lavori. La parte amministrava/finanziaria e un ruolo di raccordo con tutti i partner tecnici. E lì è cominciato il mio collegamento con la parte sportiva. Quando poi dopo due anni c’è stata la fusione con RadioShack, non mi identificavo più col progetto e sono andato via senza un lavoro. A giugno mi chiamò Riis. I budget erano chiusi, credo abbia fatto uno sforzo economico anche a livello personale per ingaggiarmi. Non mi scorderò mai di lui, è stato una persona molto importante nella mia vita e mi dispiace che non sia più nel mondo di ciclismo. Da Bjarne ho imparato tantissimo, lo spirito di squadra e tutto quello che poi ho portato con me alla Quick Step.

E adesso alla Tudor?

Io non sono bravo in niente, ma so capire le persone, la loro essenza, le capacità e le loro debolezze. Lo stesso studio che faccio su me stesso per dare il massimo, lo applico con gli altri. Questo è il segreto e credo che sia uno dei miei ruoli fondamentali, che non è scritto da nessuna parte, ma che per me è la priorità.

Reichenbach è uno degli uomini di esperienza. E’ pro’ dal 2013, nel 2019 è stato campione svizzero
Reichenbach è uno degli uomini di esperienza. E’ pro’ dal 2013, nel 2019 è stato campione svizzero
Sei uno che ha portato delle regole o inizialmente hai osservato?

Ho osservato. Lascio lavorare le persone, soprattutto se, come in questo caso, arrivano da ambienti e storie diversi. Solo pochi hanno già lavorato insieme. Per cui ora sono nella fase di conoscenza, poi alcune cose andranno raddrizzate e altre continueranno così. Si tratta di adattare persone diverse, perché il risultato sia positivo. Io non ho problemi ad adattarmi, ma soprattutto ad aspettare. Credo nelle persone e le loro capacità, solo che avendo provenienze diverse, vanno accompagnate perché si integrino al meglio. E poi probabilmente andranno indicate, regole, matrici, processi e procedure nel modo più veloce, perché sennò la barca non va nella direzione giusta. Il mio concetto è dare fiducia a tutti, per avere in cambio la loro. 

In questi primi mesi, segui la squadra o fai lavoro d’ufficio?

La squadra esiste nelle corse. Per cui in inverno abbiamo fatto tanto lavoro di ufficio e sulle varie piattaforme tecnologiche. Poi sono stato a entrambi i training camp, cosa che prima non facevo: stavo pochi giorni e andavo via. L’ultimo giorno del ritiro di gennaio, siamo andati in galleria del vento con cinque corridori. Cerco di essere presente il più possibile perché la squadra possa funzionare al meglio.

Tom Bohli, qui alla Tirreno, ha 29 anni e in precedenza ha corso alla BMC e poi alla Cofidis
Tom Bohli, qui alla Tirreno, ha 29 anni e in precedenza ha corso alla BMC e poi alla Cofidis
Si punta a crescere?

L’investimento sulla struttura tecnica è quella che permette ai corridori di crescere, con la speranza di attrarne in futuro anche alcuni di spessore, anche perché offriamo un servizio di alta qualità. Abbiamo bici BMC, abbigliamento Assos, tutti nostri partner sono al top. Siamo una professional con la mentalità della WorldTour. Faccio spesso l’analogia con la Alpecin degli ultimi anni, che per attività e risultati non si è mai discostata troppo dal livello WorldTour. Che è cresciuta e ha smesso presto di essere solo la squadra di Van der Poel. 

La struttura c’è.

Non abbiamo l’assillo della vittoria, ma vogliamo l’unione e l’aggressività in corsa. Poi le gambe faranno quello che possono, però dobbiamo essere uniti e dobbiamo dimostrare carattere. Questo è l’investimento per creare la nostra base, la nostra identità.

L’alimentazione di Masnada tra bici e palestra

27.12.2022
5 min
Salva

La preparazione invernale da tradizione include sessioni di palestra abbinate ad allenamenti su strada. Lunghe e stressanti giornate di carico di lavoro, che per essere ottimizzate devono essere accompagnate dalle giuste porzioni nel piatto. Per vedere come si applicano i consigli nutrizionali generali in questi casi, abbiamo intervistato Fausto Masnada (in apertura con Evenepoel e Cattaneo), di ritorno dal ritiro a Calpe con la Quick Step-Alpha Vinyl, in procinto di diventare Soudal-Quick Step.

Dieta calcolata al dettaglio

Per avere una dieta sempre adattata al fabbisogno di ciascun atleta, nel team belga ci sono tre nutrizioniste che seguono i corridori al dettaglio. Sono loro a calcolare a seconda della tipologia e durata di allenamento previsto, quello che potrebbe essere il loro consumo calorico e indicando così i pasti e gli spuntini della giornata.

Cappuccino a colazione per Masnada prima di partire (foto Quick Step-Alpha Vinyl)
Cappuccino a colazione per Masnada prima di partire (foto Quick Step-Alpha Vinyl)

«Da quando ho cominciato la preparazione invernale – racconta Faustola mia dieta è già cambiata parecchio. Le prime sedute in palestra di solito seguivano a un giorno in cui pedalavo due orette, mentre ora il carico di allenamento è aumentato, quindi la dieta deve sempre essere bilanciata per permettermi di recuperare al meglio. Mi capita di fare quattro ore il giorno prima. Poi a differenza di molti, preferisco fare l’opposto: prima bici e poi palestra. Quindi tre ore in sella alla mattina seguente e al pomeriggio altre due ore circa in palestra. In queste giornate, solitamente tre a settimana, arrivo a consumare anche 4.000-5.000 calorie».

Tra alimentazione e integrazione

«La nutrizionista mi ha spiegato che per fare i lavori di forza in palestra sono comunque necessari i carboidrati, quindi a differenza di quanto ero solito pensare, per pranzo mangio sia cereali che carne o uova, quindi sia carboidrati che proteine. In questo modo recupero meglio e dopo circa 2 ore posso iniziare la palestra».

Curare con precisione la qualità e la quantità degli alimenti nonché il timing nella dieta spesso significa sostenere l’organismo a sufficienza, senza dover ricorrere ad un’infinità di integratori.

«Grazie al pranzo completo – spiega Masnada – non necessito di particolari integratori per sostenere l’allenamento in palestra. Non prendo ulteriori amminoacidi, perché li ho già assunti con la giusta combinazione di alimenti a pranzo e per idratarmi durante la palestra bevo acqua. La nutrizionista mi ha solamente consigliato di assumere creatina in quantità sempre proporzionale al carico di lavoro, per cicli di quattro settimane».

Questo è un integratore utile negli sforzi anaerobici di forza massimale, spesso abbinato a periodi incentrati sullo sviluppo muscolare, ma che deve essere consigliato da un esperto sulla base della storia clinica dell’individuo per evitare effetti indesiderati.

Pausa durante l’allenamento, per mangiare qualcosa prima di ripartire (foto Quick Step-Alpha Vinyl)
Pausa durante l’allenamento, per mangiare qualcosa prima di ripartire (foto Quick Step-Alpha Vinyl)

Il recupero post-palestra 

In vista dell’allenamento del giorno successivo, per un corretto recupero muscolare al termine di una simile giornata di carico, Fausto fa uno snack con una parte di proteine ad alto valore biologico per la rigenerazione dei tessuti. Queste sono facilmente assimilabili e contengono una buona quantità di aminoacidi essenziali, e con una parte di carboidrati per il recupero delle energie.

«Al termine della palestra – spiega – mangio uno yogurt greco con delle gallette oppure bevo uno shake fatto con le whey proteins (ovvero le proteine del siero del latte che vengono digerite ed assorbite rapidamente, ndr) e del latte zuccherato, nel mio caso però mai vaccino. Non ho molta tolleranza per il latte quindi preferisco bevande vegetali come il latte di mandorla, di riso o di avena o altrimenti l’acqua. In quest’ultimo caso, devo poi mangiare anche qualche galletta o biscotto di avena per arrivare alla giusta porzione di carboidrati».

Il ritiro di Calpe ha confermato che per il 2023 Masnada sarà l’angelo custode di Remco (foto Instagram)
Il ritiro di Calpe ha confermato che per il 2023 Masnada sarà l’angelo custode di Remco (foto Instagram)

La distribuzione delle proteine

«Fino a un paio di anni fa ero convinto di dover mangiare anche 300 grammi di pollo e piuttosto rinunciare ai carboidrati in inverno. Seguendo i consigli della nutrizionista, ho capito che sia in estate che in inverno il fisico ha bisogno di tutti i nutrienti. Inoltre bastano molte meno proteine, però distribuite nell’arco della giornata».

In un complessivo stato di corretta idratazione, per la sintesi proteica sono infatti sufficienti più porzioni ridotte di proteine ad alto valore biologico.

«La mia porzione di pollo si è dimezzata rispetto a prima – continua Fausto – però ho introdotto anche uno snack proteico serale, prima di andare a dormire, che solitamente è uno yogurt».

La sosta caffè durante il ritiro è una pausa obbligata (foto Quick Step-Alpha Vinyl)
La sosta caffè durante il ritiro è una pausa obbligata (foto Quick Step-Alpha Vinyl)

Termina così la giornata di doppio allenamento di Fausto, almeno in questo periodo, visto che come lui stesso ha detto la sua dieta è già cambiata molto dall’ inizio della preparazione invernale. Tanti sono i dettagli, che grazie al supporto di un nutrizionista, si curano ogni giorno per arrivare a performance di livello. Anche se, come ripetiamo sempre, uno sgarro ogni tanto non compromette l’esito. E quindi Fausto per questo si è unito alla famiglia attorno alla tavola imbandita per le festività dove sicuramente non mancherà né polenta né panettone.

Un conto in sospeso tra Alaphilippe e Lefevere

11.12.2022
3 min
Salva

Da domani tutti in Spagna. Mentre mettiamo le ultime cose nella valigia, arrivano voci da chi in Spagna c’è già da qualche giorno. La Quick Step che a breve si trasformerà in Soudal è a Calpe da lunedì scorso. Alaphilippe ed Evenepoel hanno anticipato il viaggio di un giorno per impegni commerciali. Il belga è arrivato all’hotel Suitopia assieme a Bramati, dopo la massiccia dose di ricognizioni sui percorsi del Giro d’Italia. Alaphilippe invece è arrivato da Andorra, dove nel frattempo è scesa la neve, anticipato dalle parole di Patrick Lefevere.

Tour 2019, Alaphilippe è maglia gialla. Lefevere con lui in conferenza stampa
Tour 2019, Alaphilippe è maglia gialla. Lefevere con lui in conferenza stampa

Bastone e carota

Il grande capo sa come pungolare i suoi ragazzi. E anche se a volte ha modi sbrigativi e argomenti diretti, sa esattamente quali tasti suonare. E così parlando di Alaphilippe, ha usato da un lato il bastone del lauto ingaggio e dall’altro la carota, carezzandone l’ambizione.

«Rivoglio Julian – ha detto Lefevere al belga La Derniere Heure – perché mi deve qualcosa, un riscatto. Julian ha lo stipendio di un campione, ma deve confermare che lo è ancora. Non mi interessa se non è più un campione del mondo. Non ha vinto molto negli ultimi anni e sono consapevole che sia stato molto sfortunato. Però dopo tanti anni, ho notato che sono sempre gli stessi a essere sfortunati e sempre gli stessi che sono fortunati. Ma Julian è ancora motivato. E se tutto va bene, farà bene nelle gare fiamminghe, compreso il Giro delle Fiandre».

Remco ha girato l’Italia in lungo e in largo con Bramati, provando le strade del Giro
Remco ha girato l’Italia in lungo e in largo con Bramati, provando le strade del Giro

La gabbia di Remco

Un’assegnazione che fa pensare allo spazio da liberare per Evenepoel nelle classiche delle Ardenne. Su quelle cotes, Alaphilippe ha il record domestico di tre vittorie alla Freccia Vallone, ma in nove edizioni non ha mai vinto la Liegi. Un’impresa che invece a Remco è riuscita lo scorso anno al primo assaggio. Ma sul più giovane, prevedibilmente Lefevere frena. Attorno al fiammingo è stata costruita una gabbia. Lo stesso Bramati, scanzonato e sornione, quando c’è di mezzo Evenepoel cambia atteggiamento e modalità.

«Con Remco non vogliamo andare troppo veloci – dice Lefevere – e nemmeno lui. L’obiettivo è andare un giorno al Tour da leader, ma abbiamo sempre detto che farà prima la Vuelta e il Giro. Ci atteniamo a quel piano. Non devi vincere il Tour per essere un ciclista di alto livello, quei giorni sono ormai lontani. Remco può vincere su qualsiasi terreno e sono sicuro che un giorno sarà anche leader nelle classiche fiamminghe».

A Binche l’unica uscita 2022 di Evenepoel iridato, con Keijsse che invece annunciava il ritiro
A Binche l’unica uscita 2022 di Evenepoel iridato, con Keijsse che invece annunciava il ritiro

La legge di Lefevere

L’ultimo passaggio è una forchettata goliardica e ironica verso la Ineos Grenadiers, che avrebbe tentato di portargli via il giovane campione del mondo.

«La gente a volte pensa che io sia stupido – appunta Lefevere – ma con un contratto quinquennale sei preparato a tutto, a ogni scenario. Ho impegnato Remco fino al 2026, nel contratto abbiamo considerato ogni evenienza. Ora non mi resta che pagarlo. Se fosse andato con Ineos, sarebbe stato il corridore più ricco del gruppo. Ma sono contento che non l’abbia fatto».

Mononucleosi, Covid, soprasella: il calvario di Masnada

27.11.2022
5 min
Salva

Tra essere amatori e professionisti c’è un abisso. Ma alcune dinamiche che si verificano nella vita professionale di un pro’ possono aiutare anche i pedalatori della domenica. Soprattutto quando di mezzo c’è la salute. L’esperienza che ha vissuto Fausto Masnada nella stagione appena conclusa, cui aveva accennato l’altra sera durante la festa del suo Fans Club a Laxolo, è un caso pilota che offre spunti per evitare spiacevoli guai.

Il suo 2022 è stato tempestato di problemi di salute: la mononucleosi, il Covid e un’infiammazione al soprasella molto fastidiosa che non gli ha dato pace, dalla preparazione invernale fino all’ultima corsa di settembre. Per le prime due, mononucleosi e Covid, c’è poco da fare: malanni che capitano a tutti e i cui consigli lasciamo a medici ed esperti. Per l’infiammazione al soprasella invece la questione si fa più tecnica e “ciclistica”.

Già dalla primavera, finita la mononucleosi, Masnada si è trovato alle prese con l’infiammazione
Già dalla primavera, finita la mononucleosi, Masnada si è trovato alle prese con l’infiammazione

Il riposo trascurato

Masnada ha provato talmente tanto dolore, correndo sempre con un paio di marce in meno, che ha dedicato una buona fetta della pausa tra la vecchia stagione e la preparazione della nuova a capire l’origine del problema.

«Quando arrivi a fine anno – spiega – tiri una riga dei risultati. Le cose che sono andate bene e, soprattutto, quelle che sono andate male, per non ripetere eventuali errori commessi. Ebbene, l’infiammazione di cui sono stato vittima è iniziata poco dopo la mononucleosi. Fermarsi nuovamente significava chiedere alla squadra altre tre settimane di attesa e non volevo farlo. Il parere degli esperti era uno solo: riposo. Ma non me la sono sentita di ascoltarli e ho proseguito».

Durante il Giro, Masnada è ripartito da Livigno, ma la situazione non era davvero risolta (foto Instagram)
Durante il Giro, Masnada è ripartito da Livigno, ma la situazione non era davvero risolta (foto Instagram)

Prima bisogna guarire

Così facendo, il corridore della Quick-Step Alpha Vinyl Team si è messo a disposizione, ma non riuscendo mai ad essere al top della sua condizione, dovendo saltare – ad esempio – il Giro d’Italia e il Giro di Lombardia che nel 2021 lo aveva visto giungere sul traguardo di Bergamo secondo, alle spalle di Pogacar. Primo insegnamento: prima di ripartire, guarire al meglio.

«Ho continuato ad assumere antibiotici, antinfiammatori, antidolorifici – spiega – ma il dolore era davvero limitante. Alla Vuelta, dopo 10 minuti di corsa, sentivo un male atroce. Del resto la sella è una delle poche parti del corpo su cui poggia continuamente una parte delicata del nostro corpo».

Proseguire in queste condizioni ha sicuramente temprato nello spirito e nella grinta Masnada che è riuscito ad arrivare a Madrid, scortando la maglia rossa di Remco Evenepoel, solo grazie alla sua tenacia e al tifo dei suoi compagni: «Volevano tutti che arrivassi alla fine e ce l’ho fatta, è stata una dura prova, ma arrivare in fondo era il mio unico obiettivo».

Masnada ha concluso la Vuelta aiutando Evenepoel a vincerla, nonostante la grande sofferenza
Masnada ha concluso la Vuelta aiutando Evenepoel a vincerla, nonostante la grande sofferenza

Sei settimane di stop

Finita la stagione, si volta pagina e si correggono gli errori. «A proposito del recupero – spiega il 29enne bergamasco – ho deciso di rimanere lontano dalla bicicletta per 6 settimane dopo l’ultima corsa di settembre. Solitamente ne faccio solo quattro, ma quest’anno sentivo davvero il bisogno di guarire al meglio. Ho continuato con gli antibiotici, ma mi sono concesso una lunga vacanza prima di tornare a pedalare. Ora va decisamente meglio, sto seguendo i miei programmi e il dolore è solo un ricordo».

Quest’anno Masnada si è concesso uno stacco di 6 settimane: qui in Giordania con la compagna Federica (foto Instagram)
Quest’anno Masnada si è concesso uno stacco di 6 settimane: qui in Giordania con la compagna Federica (foto Instagram)

Una nuova sella

Riposo, certo, ma anche qualche fondamentale accorgimento per quanto riguarda l’assetto in bicicletta. Obbligatorio, per Masnada, rivolgersi al suo mentore: il bergamasco Aldo Vedovati.

«Insieme a lui – spiega Masnada – abbiamo corretto la posizione in sella per ridurre al minimo lo sfregamento del soprasella. Questo anche perché io sono molto delicato in quella zona, avendo subito un’operazione nel 2020. Ho cambiato il modello di sella, ho aggiustato il suo arretramento e corretto anche l’altezza del manubrio. Sto bene, mi sento stabile e riesco a dare il massimo».

L’infiammazione di Masnada potrebbe essere derivata da un’igiene non perfetta del fondello, lavato negli hotel
L’infiammazione di Masnada potrebbe essere derivata da un’igiene non perfetta del fondello, lavato negli hotel

L’igiene del fondello

Messi a posto riposo, recupero e assetto, c’è un altro aspetto però che andrà curato al termine di ogni uscita: l’igiene. Una delle cause dell’infiammazione che ha rilevato Masnada sta nella pulizia del fondello. 

«Il problema – spiega – è sorto in un periodo in cui ero sempre lontano da casa, alloggiavamo in albergo, lavavano lì i nostri indumenti, ma non si sa mai come li trattino. Curare la pulizia invece è determinante per prevenire problemi come il mio. Quest’anno dunque presterò particolare attenzione alla pulizia di maglietta, pantaloncini, calzini disinfettando sempre tutto ogni volta che li utilizzo».

Piccoli segreti da World Tour, che possono cambiare la vita a tutti.

Masnada, festa e spoiler: sarà l’angelo di Remco

24.11.2022
5 min
Salva

Fausto Masnada si presenta alla classica serata di fine stagione, organizzata dal suo Fans Club a Laxolo (Val Brembilla), con l’aria di chi sa di non aver vissuto la sua miglior stagione, ma con la testa alta di un bergamasco doc che è consapevole di aver dato il massimo ogni volta che ha attaccato il numero sulla schiena: una vittoria di tappa al Tour of Oman e la vittoria della Vuelta da gregario di Remco Evenepoel a referto. Accoglie ospiti, stringe mani, abbraccia forte amici di una vita, accarezza parenti meno giovani, felici di rivedere il proprio giovanotto come in famiglia ad un pranzo di Natale.

La cena del Fans Club Fausto Masnada si è tenuta nel weekend al ristornate La Trota di Laxolo (Bergamo)
La cena del Fans Club Fausto Masnada si è tenuta nel weekend al ristornate La Trota di Laxolo (Bergamo)

Incarico speciale

Il corridore della Quick-Step Alpha Vinyl Team si gode la serata, ma non toglie lo sguardo da tigre che lo contraddistingue da corridore e pone già obiettivi per il 2023. E che obiettivi. Lo dice un po’ tra i denti, inserendolo tra una considerazione generica ed un’altra, ma alla fine lo ammette.

«La squadra – rivela – vuole che io sia al fianco di Remco (Evenepoel, ndr) il più possibile. Il calendario e i programmi sono ancora da definire, ma secondo le prime informazioni che ho ricevuto, dovremmo correre insieme almeno per tre quarti della stagione».

Masnada ha già aiutato Evenepoel al Giro del 2021, qui nella tappa di San Giacomo, con Almeida nel mezzo
Masnada ha già aiutato Evenepoel al Giro del 2021, qui nella tappa di San Giacomo, con Almeida nel mezzo

L’uomo per la salita

Un’investitura che non può che fare onore a Masnada, considerando il colosso che è la squadra, ricordando che Evenepoel è campione del mondo in carica e vincitore della Vuelta, accennando al fatto che per molti è “il nuovo Merckx”. Ogni grande campione ha un suo scudiero fidato e Masnada si candida ad esserlo, soprattutto in salita.

«Ci troviamo molto bene insieme – ha spiegato Masnada – è un campione, è una stella nascente che però si è già affermata. Essere al suo fianco è un onore, ma anche una ghiotta occasione da non sprecare: dovrò giocare le mie carte nel migliore dei modi».

Non potevano mancare Rossella DI Leo e Gianluca Valoti, che lo hanno guidato fra gli U23 alla Colpack
Non potevano mancare Rossella DI Leo e Gianluca Valoti, che lo hanno guidato fra gli U23 alla Colpack

Gloria per sé

Scudiero sì, ma sempre con ambizione. Lo dimostra quando chiarisce che «i ruoli in corsa poi si decideranno sempre all’ultimo», riferendosi ancora alla coppia fissa con Remco. Di certo c’è che il team non smetterà di investire sempre di più sui grandi Giri. Masnada sulle tre settimane c’è e allora chissà che qualche ruolo di primo piano in una delle tre corse regine non possa assumerlo lui.

La buttiamo lì: il Giro, secondo qualcuno, è stato disegnato proprio per convincere il campione del mondo a correrlo. E quest’anno Bergamo – terra di Masnada – torna ad essere arrivo di tappa con transito a due passi da casa del 24enne di Laxolo. Chissà che non possa avere un giorno di “libera uscita”…

Sotto lo striscione del Fans Club, tutte le maglie vestite da Masnada in carriera
Sotto lo striscione del Fans Club, tutte le maglie vestite da Masnada in carriera

La spinta dei tifosi

Una provocazione rilanciata da Davide Manzoni, factotum del Fans Club e migliore amico di Masnada da sempre. Hanno corso insieme e pochi lo conoscono come lui.

«Sono sicuro – dice – che Remco abbia molte più possibilità di vincere con Fausto in quel ruolo, perché se a Fausto assegni un compito, lo porta a termine al meglio. Detto questo, mi auguro che riesca a togliersi qualche soddisfazione personale, ma nel WorldTour: so che vittorie come quella in Oman non lo soddisfano molto… (sorride, ndr)».

Masnada arriva in solitaria sul traguardo di Muscat: il Tour of Oman aveva aperto alla grande il 2022
Masnada arriva in solitaria sul traguardo di Muscat: il Tour of Oman aveva aperto alla grande il 2022

L’esame del Gabbione

Tornando agli obiettivi personali, Masnada guarda al 2023 con fiducia. La stagione conclusa è stata falcidiata da intoppi: mononucleosi, Covid e infiammazione al soprasella che lo ha tormentato per tutto l’anno. Si è concesso una lunga sosta invernale e ora è tornato in sella forte di una consapevolezza: una stagione nera in una carriera di alto livello capita a tutti e lui il suo jolly se lo è giocato.

Al secondo giorno di allenamento, dopo una vacanza in Giordania con la fidanzata Federica (nella foto di apertura, assieme a lui e al giornalista Renato Fossani), ha già affrontato il Gabbione: sono i primi tre chilometri della Roncola (da Almenno San Salvatore, versante più dolce) che incrociano poi l’altro versante della medesima salita, quello che inizia a Barlino dove le pendenze sono ben oltre la doppia cifra e dove il Giro passerà proprio nel 2023.

«Non mi piacciono gli allenamenti completamente piatti – spiega – e così, trovandomi a Bergamo dopo le vacanze, ho voluto inserire questa salita al 4-5 per cento per testarmi al termine dell’uscita. E’ stata davvero dura, succede anche a noi pro’: quando si torna in sella dopo un lungo stop ci si sente davvero indietro di condizione».

Tra Remco e Julian scoppia la pace. Per ora…

15.11.2022
4 min
Salva

E’ la vecchia storia dei troppi “galli nel pollaio”. Una storia che uno squadrone come la Quick Step-Alpha Vinyl  conosce bene. Quante volte volte hanno avuto tanti leader, capitani forti per questa e quella corsa. Solo che stavolta i leader in questione sono due veri super campioni e anche con un caratterino mica da ridere. Entrambi con un’ambizione gigante. Parliamo di Julian Alaphilippe e di Remco Evenepoel.

Sia chiaro: al momento non ci sono i presupposti che portano ad uno scontro, ma qualche segnale sì. E c’è perché non sarebbe la prima volta che un campione consolidato scivoli in secondo piano. Perché uno ha 22 anni e l’altro 30. E abbiamo già visto, anche in tempi recenti, che quando è servito, il team manager Patrick Lefevere, ci ha messo poco ad allontanare Cavendish e puntare su Jakobsen

Vout Van Aert, Mathieu Van der Poel, Julian Alaphilippe, caduta moto, Giro delle Fiandre 2020
Julian Alaphilippe ha preso parte a due Giri delle Fiandre: in uno (in foto) è caduto, nell’altro è arrivato 42°
Vout Van Aert, Mathieu Van der Poel, Julian Alaphilippe, caduta moto, Giro delle Fiandre 2020
Julian Alaphilippe ha preso parte a due Giri delle Fiandre: in uno (in foto) è caduto, nell’altro è arrivato 42°

Mani avanti

Ecco allora che per placare le acque emerge l’intelligenza di tutti gli attori sul palco. Da Lefevere stesso, ai corridori. E il primo a fare prove di distensione, ma forse sarebbe meglio dire a mettere le mani avanti, è proprio il francese. Una volta la testa calda era lui, adesso invece è il saggio!

In un video del suo team, Alaphilippe ha dichiarato che punta forte sul Giro delle Fiandre. La corsa dei muri fiamminghi sarà il grande obiettivo della prima parte del 2023.

«Non vedo l’ora di iniziare la nuova stagione – ha detto l’ex iridato – Vengo da un anno difficile. Spero di avere meno sfortuna. Lavorerò sodo per tornare ai massimi livelli. Voglio essere al 100% per il Giro delle Fiandre». 

Evenepoel e Alaphilippe corrono insieme dal 2019. Il belga ha un contratto fino al 2026, il francese fino al 2024
Evenepoel e Alaphilippe corrono insieme dal 2019. Il belga ha un contratto fino al 2026, il francese fino al 2024

Dichiarazioni al miele

Apparentemente è una dichiarazione che ci sta. Anzi, senza apparentemente: Alaphilippe è un campione ed è adatto alle classiche, anche se è più da cotes, anziché da muri in pavè. Ma perché tutta questa fretta nel fare una dichiarazione sugli obiettivi? 

Proviamo a dare una risposta, facendo il quadro della situazione.

Alaphilippe, francese, corre in un team belga, anzi “nel” team belga per antonomasia. Evenepoel è belga, ha vinto la Vuelta e la maglia iridata, tra l’altro sfilandola proprio dalle sue spalle. E’ normale che tutti lo vogliano protagonista in patria. Ed è normale che anche la sua squadra penda più per il suo pupillo. Questo riduce non poco il raggio d’azione di Julian.

Senza contare che oltre a Remco in casa Quick Step ci sono altri assi su cui poter puntare. Uno “a caso” è Asgreen che il Fiandre lo ha anche vinto. 

Ma Alaphilippe non è uno che smette di lottare. Sa come difendere il suo territorio, anche con astuzia.

«Sono super felice per lui – ha detto ancora Alaphilippe riferendosi a Remco – Al mondiale ha fatto qualcosa di speciale. Si è davvero meritato questa maglia. Se guardiamo la stagione, è il miglior corridore che poteva conquistare la maglia iridata».

E ancora sulla Vuelta: «Lottare con Remco per la maglia rossa aiutandolo ogni giorno è qualcosa che non dimenticherò mai. Sono rimasto davvero deluso quando ho dovuto abbandonare per la caduta. Vedere Remco e i miei compagni da casa non è stato facile. Abbiamo davvero visto lo spirito del Wolfpack e un Remco incredibilmente forte».

La foto (@gettysport) del post su Instagram della Quick Step. Julian vince una tappa ai Paesi Baschi e Remco esulta
La foto (@gettysport) del post su Instagram della Quick Step. Julian vince una tappa ai Paesi Baschi e Remco esulta

Palla a Lefevere

E a proposito di Wolfpack, quasi contestualmente a queste dichiarazioni la Quick Step, ha pubblicato un post e una stories in cui si vede Alaphilippe vincere ed Evenepoel esultare, esaltando così il mitico spirito del Wolfpack. Sarà di certo una coincidenza, ma qualche pensierino in più ce lo ha fatto fare.

Evenepoel ha vinto la Liegi, è il suo regno. Dopo il super 2022 se dovesse saltare il Fiandre e le altre classiche fiamminghe, non potrà dire no anche alle Ardenne. In Belgio ci sarebbe la rivoluzione. Alaphilippe pertanto sa che non potrà pensare troppo alla “sua” Liegi, tanto più se Remco punta, come sembra, al Giro d’Italia, e per quel periodo si presuppone avrà una buona condizione. Ecco allora che per Alaphilippe restano le Fiandre e le prime classiche… che non sono poco comunque, ma neanche le migliori per lui. 

Congetture dunque? Forse, ma ponderate. Alaphilippe non è tipo da dichiarazioni al “miele” e le tempistiche nel voler annunciare questo suo obiettivo così importante ci hanno colpito e hanno scatenato tutti questi pensieri.

Magari poi i due campioni si aiuteranno, Lefevere farà un altro capolavoro tattico-politico e tutte queste parole finiranno al vento. Tra l’altro non sarebbe la prima volta che il manager punzecchia Alaphilippe. L’ultima volta fu sulla sua partecipazione alla Vuelta. «Mi auguro – disse – che Julian sia andato in Spagna non tanto per preparare il mondiale quanto per aiutare la squadra».

Sarà solo la strada a dirci come andranno le cose, ma per ora ci teniamo i nostri pensieri.

Dieci anni dopo, Oppici torna da Bramati e Lefevere

12.11.2022
5 min
Salva

Fausto Oppici, che fu un buon dilettante e negli ultimi 10 anni è stato il capo dei meccanici al Team Bike Exchange-Jayco, lavorerà dal prossimo alla Quick Step, da cui era uscito nel 2012 per aiutare a creare il team australiano.

Il mercato degli uomini dello staff è meno frizzante di quello dei corridori e probabilmente fa meno notizia, però i direttori sportivi e i team manager sanno che gli uomini giusti nelle posizioni chiave permettono alla squadra di girare meglio. Perciò se con la chiusura della Drone Hopper-Androni la Bardiani si è presa tutto il suo staff della performance, il ritorno di Oppici sull’ammiraglia italiana di Bramati darà al tecnico bergamasco una sicurezza in più. Soprattutto alla vigilia di un anno in cui in Italia potrebbe arrivare in modo più massiccio baby Evenepoel.

E’ il 2004, Bettini non ha ancora vinto le Olimpiadi: qui siamo alla Tirreno
E’ il 2004, Bettini non ha ancora vinto le Olimpiadi: qui siamo alla Tirreno

Costruire un team

Fausto Oppici, classe 1970, vincitore di una Coppa Caduti Nervianesi e secondo alla Coppa San Geo del 1992, è stato una delle colonne portanti della Quick Step di Boonen. Per cui pensare al team belga ha sempre portato ottimi ricordi.

«Era un po’ che Bramati e Lefevere mi chiedevano di tornare – sorride –  e alla fine ho detto: ci provo. Volevo trovare altri stimoli dopo 10 anni qui alla Bike Exchange. Torno in un posto che conosco già. La struttura è rimasta quella, una parte del personale è la stessa. Ero venuto via per seguire il progetto di Alvaro Crespi e Shayne Bannan. Mi avevano offerto il posto di responsabile di tutta la parte legata alla meccanica e ho accettato, per provare anche la nuova sfida. Però adesso, dopo 10 anni, sono cambiate tante cose. Ci sono tante più incombenze e mi sono detto che forse è tornato il momento di fare nuovamente il meccanico. Quando torno da una corsa, ho bisogno di stare a casa…».

Mondiali 2010, lo staff dei meccanici azzurri: c’è anche il mitico Franco Vita
Mondiali 2010, lo staff dei meccanici azzurri: c’è anche il mitico Franco Vita
Invece negli ultimi anni?

Rientravo da una corsa e andavo in magazzino a lavorare. Non ci sono solo le biciclette. C’è da fare il programma, ci sono le macchine, i camion, ci sono tante cose da vedere e da fare. Magari vai per pensare solo alle biciclette, poi arrivi e trovi il tuo collega che lavora quasi solo in magazzino. Magari è lì che guarda i mezzi, quindi lo aiuti. Lo accompagni, perché sai che deve portarli in officina. Ogni volta che ci sono dei cambiamenti di programma, se per esempio arriva una nuova corsa da fare, devi organizzare gli spostamenti di tutti gli altri. Non sei da solo, ma ti metti lì col direttore sportivo. Erano le cose che di solito facevo con Vittorio Algeri o con Gene Bates. Ci mettevamo lì a vedere se c’era la possibilità di incastrare tutto.

E’ stata un’esperienza positiva?

Mi sono sempre trovato bene, mi è piaciuto, mi sono divertito. Mi sono tolto delle belle soddisfazioni. Non ho niente da recriminare. Ho voluto provare la nuova esperienza di una squadra nuova che nasceva completamente da zero. Ma erano già diversi anni che “Brama” mi chiamava e con Lefevere sono sempre rimasto in contatto. Non ho mai avuto problemi con lui. Quando mi vedeva, ci siamo sempre salutati, abbiamo sempre parlato. Anche solo per gli auguri di Natale o cose del genere. E così quest’anno ho detto di sì ed è stato come tornare a casa.

Cosa ricordi di quella Quick Step?

L’ultimo anno con loro fu il 2011. C’era Boonen e c’era Chavanel. Quell’anno arrivò Trentin, che venne a fare il Tour of Beijing da stagista. Poi l’anno dopo passò professionista con loro, ma io ero già andato. Però me lo sono ritrovato nel 2018 alla Mitchelton. Avevamo bici Specialized. Negli anni abbiamo cambiato un po’. All’inizio avevamo Time. Poi siamo passati a Merckx e dopo a Specialized.

Bramati è una delle colonne della Deceuninck. Qui con Tegner, responsabile marketing e comunicazione
Bramati è una delle colonne della Deceuninck. Qui con Tegner, responsabile marketing e comunicazione
Com’è fare il meccanico in una squadra così?

Fare il meccanico alla Quick Step, per quello che il ciclismo rappresenta in Belgio, è come essere alla Juventus. Nel mio piccolo, essere ancora ricercato da una squadra così importante vuol dire che, a parte l’amicizia, qualcosa posso dargli. Sennò certamente non avrebbero avuto bisogno di me. Con tutte le virgolette, forse qualcosa valgo anch’io.

Tanto onore e tanta responsabilità?

Non piccola. Più si alzano gli obiettivi, più si alza il valore dei corridori e più ce l’hai sulle spalle. Perché se poi qualcosa non funziona, tocca sempre a te. Durante la corsa hai sempre il timore che possa succedere qualcosa alla bicicletta che hai preparato. E poi quando magari qualcosa succede davvero, anche la più piccola, cominci a pensare a cosa possa essere successo. Ti fai venire mille paturnie.

Sai già che programma farai?

Bene o male, so il numero dei giorni. Se ne discute, nel senso che c’è il responsabile che farà il calendario. Però al momento di farlo, ti chiede se Ie corse che ha pensato vanno bene. Se hai qualche problema in un giorno particolare, in cui hai bisogno di stare a casa o cose del genere. Io ovviamente sarò orientato sulle corse in Italia. L’orientamento delle squadre è non far viaggiare troppo lo staff, se non è necessario. Sarebbe stupido che io andassi a fare le corse in Belgio, se lassù ci sono i meccanici belgi.

Oppici è stato per 19 anni meccanico della nazionale. Ha fatto anche 4 Olimpiadi: 2 con l’Italia e 2 con l’Australia
Oppici è stato per 19 anni meccanico della nazionale. Ha fatto anche 4 Olimpiadi: 2 con l’Italia e 2 con l’Australia
Solo Italia, dunque, per Oppici?

Magari capiterà di andare al Nord o altrove. Ad esempio Bramati in Belgio ci va di sicuro, ma è altrettanto sicuro che le corse italiane toccano a lui. Si cerca di dividere i compiti, anche se di italiani nella squadra non ce ne sono tanti. Siamo in quattro. Bramati, Tegner che però è un dirigente, un massaggiatore (Yankee Germano, ndr) ed io.

Sei già andato in magazzino?

Non sono ancora stato su, anche perché fino al 31 dicembre sono stipendiato dalla Bike Exchange. In realtà ho parlato con Copeland e loro mi hanno dato la disponibilità, qualora ne avessi bisogno, di dare una mano di là. Allo stesso modo in cui gli ho detto che posso ancora aiutarli. Però al momento non sono ancora andato. Se posso dire la mia opinione, aspettare il 31 dicembre è una gran stupidata. A dicembre le squadre vanno già in ritiro e i corridori iniziano a usare i nuovi materiali. I contratti dovrebbero finire il 31 ottobre. 

Raccani e la Eolo-Kometa: «L’ambiente giusto per crescere»

11.11.2022
4 min
Salva

Simone Raccani lo avevamo lasciato durante lo stage con la Quick Step Alpha Vinyl, un’avventura non molto fortunata, visto come è terminata. Il finale di stagione non è stato facile, le conseguenze della caduta alla Vuelta a Burgos si sono fatte sentire. Il veneto classe 2001 l’anno prossimo passerà professionista, correrà tra le fila della Eolo Kometa.

«Dopo 14-15 giorni di vacanza – ci dice dall’altra parte della cornetta Raccani – ho ripreso a fare un po’ di attività. Qualche camminata in montagna, mountain bike e palestra, nulla di che, solo un adattamento». 

L’avventura con la Quick Step per Raccani è durata solamente due tappe della Vuelta a Burgos, alla terza è caduto (foto Instagram)
L’avventura con la Quick Step per Raccani è durata solamente due tappe della Vuelta a Burgos, alla terza è caduto (foto Instagram)
Ti saresti aspettato un’offerta da parte della Quick Step?

Il problema è che con loro ho fatto solamente due giorni di gara: le prime due tappe della Vuelta a Burgos. Poi c’è stata quella maledetta caduta. Ho ripreso ad allenarmi dopo un ventina di giorni ma la condizione non c’era. 

Qual era il progetto iniziale con loro?

Avrebbero voluto farmi correre di più, ovviamente, ma non c’è stato modo. Dopo i tanti giorni fermo non sarebbe stato utile farmi correre in gare di livello superiore vista la condizione non adeguata. 

Il rapporto è finito lì?

No, da parte loro c’era la volontà di rivedermi e di farmi fare ancora qualche corsa. Tuttavia l’unica proposta concreta che mi è arrivata è stata quella di propormi un altro stage il prossimo anno. Questo però avrebbe voluto dire fare un altro anno alla Zalf.

Raccani nel 2021 ha vinto il GP Capodarco, un percorso in costante crescita il suo (foto Scanferla)
Raccani nel 2021 ha vinto il GP Capodarco, un percorso in costante crescita il suo (foto Scanferla)
Non te la sentivi di aspettare?

Ho sempre avuto le idee chiare fin dal mio primo anno da under 23. Volevo fare un bel percorso “completo” con tutti e tre gli anni da under, poi però una volta finiti l’intenzione era quella di passare. 

Ritieni il tuo percorso tra i dilettanti concluso e soddisfacente?

Ho preferito passare, il quarto anno lo vedevo un po’ rischioso, quasi sprecato. Nel senso che i risultati ottenuti tra gli under 23 mi hanno soddisfatto e quindi mi ritenevo pronto per il salto nei professionisti.

E così è arrivata la Eolo Kometa…

In realtà mi avevano già cercato alla fine dello scorso anno. Però io dissi che non me la sentivo di passare professionista subito ed avrei preferito aspettare. Durante questa stagione si sono sentiti spesso con il mio procuratore Luca Mazzanti, e quando è stato il momento di guardare a tutte le proposte ho riconsiderato anche la loro. 

Il rapporto con i compagni è profondo, anche con quelli più grandi, qui ad Acqui Terme con a sinistra Verza (foto Instagram)
Il rapporto con i compagni più grandi è stato importante per crescere, qui con a sinistra Verza (foto Instagram)
Cosa ti ha convinto del loro progetto?

E’ un progetto molto valido, un corridore come me che passa professionista deve fare un periodo di adattamento alla categoria. Avrò la fortuna di fare delle corse importanti, di prima fascia ma anche tante gare a tappe “minori”. L’esperienza non mancherà e mi troverò a gareggiare su terreni ed in Paesi diversi con corridori di ogni nazionalità, sarà un bel banco di prova. 

Con chi hai parlato?

Un po’ con tutti, da Basso ai membri dello staff. Ivan mi ha mostrato la sede, spiegato il progetto, il calendario, i ritiri… Quello che mi ha colpito di più è l’approccio di Basso nei miei confronti. E’ un ottimo dirigente, in più essendo stato un grande campione sa come funzionano certe dinamiche e riesce a capire fino in fondo i corridori. 

In questa stagione ha disputato il Giro della Valle d’Aosta con la maglia della nazionale, arrivando terzo in classifica generale
Nel 2022 ha corso il Giro della Valle d’Aosta con la nazionale, arrivando terzo in classifica generale
Hai già parlato anche con i tuoi futuri compagni di squadra?

Non ancora, però conosco già Piganzoli, anche lui farà parte della professional il prossimo anno. Altri ragazzi, invece, li conosco di vista, come Bevilacqua che è delle mie zone. 

Quando sarà il primo appuntamento?

A metà dicembre, a Oliva, vicino a Valencia, nel resort che ha l’accordo con la squadra.

Remco se ne va in Spagna. E in Belgio cosa dicono?

11.11.2022
5 min
Salva

Remco Evenepoel lascia il Belgio e va a vivere in Spagna. La notizia, come del resto tutto ciò che fa il campione del mondo, è stata ripresa da tutti media belgi, ma al tempo stesso non ha creato indignazione, o chissà quale scalpore, come ci si sarebbe attesi da un Paese dalle forti tradizioni ciclistiche. Nessuna levata di scudi contro il talento di Schepdael. Cosa che invece avvenne per Tom Boonen quando decise di andare a Monaco, ormai una ventina di anni fa.

Remco se ne va nella zona di Alicante sulla Costa Blanca, al fine di allenarsi meglio, di sfruttare il clima migliore. Si farà costruire anche una camera ipossica.

Evenepoel con sua moglie Oumaima di origini marocchine in abiti da cerimonia tipici (foto Instagram – @mirroreffect.co)
Evenepoel con sua moglie Oumaima di origini marocchine in abiti da cerimonia tipici (foto Instagram – @mirroreffect.co)

Fuga sì o no?

«Questo trasferimento – ha detto Evenepoel – renderà tutto più semplice. Nessuno saprà cosa sto facendo e dove sono. Potrò concentrarmi sulla mia quotidianità di sportivo in un periodo in cui gli inviti in Tv sono spesso troppo numerosi». Insomma vuol sfuggire alle pressioni mediatiche e, si dice, anche ai fan troppo pressanti.

Ma è davvero così? E come l’hanno presa i suoi connazionali, sempre molto attaccati al ciclismo?

Di fronte a tanta “normalità” abbiamo coinvolto tre esperti di ciclismo belga. Si tratta del giornalista di Het Nieuwsblad, Guy Van Den Langenbergh, di Alessandro Tegner colonna portante della Quick Step di Remco e di Valerio Piva, diesse della Intermarché Wanty Gobert, che da anni vive in Belgio.

Il numero dei tifosi di Evenepoel sta crescendo. Parecchi erano anche in Australia
Il numero dei tifosi di Evenepoel sta crescendo. Parecchi erano anche in Australia

Il giornalista…

«Nessuno è rimasto sorpreso – ha detto Van Den Langenbergh – di questa sua decisione. Ormai ci sono diversi corridori che hanno fatto la scelta di andare fuori dal Belgio. In più Remco neanche ha scelto un paradiso fiscale come Andorra o il Principato di Monaco. 

«Andare in Spagna è una scelta che lui fa per allenarsi, perché il suo unico obiettivo è vincere e laggiù ha i percorsi e il clima ideale. Tutto rientra in quest’ottica di atleta di grande ambizione».

«E’ vero, Remco è molto popolare, ma non è ancora ai livelli di Boonen. In più è passato del tempo da allora. Non si tratta di lasciare il Belgio per sempre, non credo sentirà la nostalgia. Lui va lì perché, come ho detto, è motivato a fare bene, a vincere.

«E poi è un cosmopolita. Viene dal calcio. Ha giocato anche in Olanda, oltre che nell’Anderlecht, è a cavallo con la parte vallone e quella fiamminga, sua moglie ha origini marocchine… Stare in Spagna per lui non farà troppa differenza».

Tegner, marketing & communication manager della Quick Step, con Boonen, vera star di quegli anni in Belgio e non solo
Tegner, marketing & communication manager della Quick Step, con Boonen, vera star di quegli anni in Belgio e non solo

Il manager

Alessandro Tegner è responsabile del marketing e della comunicazione della Quick Step-Alpha Vinyl. Da anni è nel gruppo di Lefevere e ha vissuto anche “l’emigrazione” di Boonen. Il quale però dopo un po’ di tempo volle tornare a casa.

«Era un altro periodo – spiega Tegner – e le cose venivano vissute diversamente. Si era in piena “Boonen mania”. Non c’era ragazzino fiammingo che non avesse il poster di Tom in cameretta. Era molto famoso. Si veniva dai Museeuw, Van Petegem… ma Tom era più internazionale. Inoltre parlando con lui c’era subito una certa empatia e ci sta che la notizia fosse accolta diversamente. Poi nel tempo le necessità cambiarono: la famiglia, la figlia… e decise di tornare».

«Per Remco è tutto diverso. Anche le squadre oggi danno un altro supporto ai corridori di vertice. Quindici anni fa c’ero solo io, ora ci sono altre strutture. S’impara e si cresce anche sotto questo profilo.

«Evenepoel va in una zona della Spagna in cui non ci sono solo altri corridori, ma tanti belgi in generale. Sono tanti i connazionali che vanno a svernare lì. Un po’ come i tedeschi a Palma di Mallorca».

Tegner parla di un cambio di residenza prettamente per fini sportivi: «Remco è un metodico. Vuole programmare per tempo la sua vita. Ama avere i suoi spazi. E quella per lui è la scelta migliore. Senza contare che ovviamente laggiù si può allenare bene.

«E poi è a meno di due ore di volo dal Belgio. Quando ha bisogno prende e va. Anche qualche giorno fa è stato tre giorni in sede. Ha sbrigato degli impegni ed è ripartito. Immagino possa fare così anche per le sue esigenze familiari. Insomma, non è una fuga».

Remco Evenepoel in allenamento sulle strade spagnole d’inverno. Molto tempo ci è stato anche in primavera (foto Instagram)
Remco Evenepoel in allenamento sulle strade spagnole d’inverno. Molto tempo ci è stato anche in primavera (foto Instagram)

Il diesse

E che non è una fuga ce lo conferma anche Valerio Piva. Il direttore sportivo italiano, ex corridore, da anni vive in Belgio. Lassù ha trovato l’amore e messo su famiglia. Se vogliamo, in questo caso, è un po’ “un Remco al contrario”.

«Non ha fatto tanto scalpore la scelta di Evenepoel di andare in Spagna – ha dichiarato Piva – Sono diversi i corridori che lasciano casa in cerca di destinazioni climatiche migliori. Tanti belgi hanno la residenza in Spagna, ma qualcuno vive anche in Italia o nel Sud della Francia. A mio avviso la sua è una decisione spinta da clima e possibilità migliori per allenarsi».

Piva poi non crede totalmente che Remco scappi via da pressioni mediatiche.

«Non sono così vicino al ragazzo per poter giudicare. Dopo il mondiale ci sono state tante feste, ma non so se ha problemi a tal punto da spingerlo a lasciare Belgio. Di certo è conosciuto e laggiù sarà più tranquillo».

«La popolarità cresce in funzione dei risultati. Lui è giovane e ha già conquistato grandi gare pertanto la sua popolarità sta crescendo enormemente e penso che presto si potrà paragonare a quella di un Boonen. Ma se dovesse continuare a vincere i grandi Giri presto potrebbe essere paragonato anche in termini di popolarità ad un Merckx».

«Malinconia? Non penso potrà essere questo il suo problema. Va lì per lavoro. Si tratta di una scelta momentanea. Io abito in Belgio ma le mie relazioni con l’Italia ci sono sempre. E Remco ha con sé i suoi affetti. Anche io senza quelli non sarei rimasto qui».