Il test su strada. Dati più reali, ma più complesso da eseguire

25.12.2022
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Il test del lattato su strada. Il ritiro in Toscana della Green Project Bardiani Csf Faizanè ci ha concesso l’occasione per assistervi dal vivo. Ed è stata un’esperienza interessante. Un lavoro sul campo che ci ha portato nei fatti. Nel concreto.

L’ormai nota triade dello staff medico appena arrivata in Bardiani, Maurizio Vicini, Borja Martinez Gonzalez e Andrea Giorgi, ci ha mostrato come si effettua questo test.

Tra l’altro è stata un’occasione interessante quella di questo test sul campo, che viene dopo aver assistito ad un test in laboratorio 

La salita ideale

«Il test – spiega il dottor Vicini – si svolge su una salita, la cui lunghezza è di 1.930 metri. Deve essere una salita abbastanza costante e senza curve troppo strette che interrompano la pedalata. Una volta arrivati in cima preleviamo dall’orecchio dei ragazzi una quantità minima di sangue, una goccia. Si prendono i dati sia del lattato che dei suoi watt».

«A quel punto l’atleta torna giù e ripete la salita con uno sforzo maggiore. Qui partiamo da un impegno medio (2 millimoli di lattato, ndr), per fare poi degli step crescenti di 20-30 watt per salita fino a che arriva alla soglia. Soglia che individuiamo nei canonici 4 millimoli di lattato nel sangue.

«Una volta raggiunta questa soglia, gli facciamo fare un ulteriore test, un’altra salita, questa volta a tutta. In questo modo vediamo la quantità massima di acido lattico che l’atleta riesce a produrre».

Sul campo

Nel giorno in cui abbiamo assistito al test, i ragazzi erano quattro: l’americano Jared Scott, l’eritreo Henok Mulubrhan, Luca Paletti che veniva dal ritiro in azzurro con la nazionale di ciclocross, e Matteo Scalco.

Apparentemente il test è molto semplice, è un classico test incrementale, ma poi ci sono tante sfaccettare che stando sul campo possono inficiare sullo svolgimento e quindi sull’esito dello stesso test.

Due esempi molto pratici. Il ragazzo eritreo era la seconda volta che lo faceva in quanto nella precedente non aveva capito che doveva incrementare il wattaggio già alla seconda salita (problema di lingua). Il giorno del test a cui abbiamo assistito, ad un certo punto si alzato il vento e questo è stato annotato dai medici. Hanno chiesto ai ragazzi se si sentiva effettivamente (problema ambientale). Ma tutto questo fa parte della realtà.

Come per esempio è stato curioso vedere come alla seconda salita a fronte di frequenze cardiache più elevate, il lattato registrato è stato inferiore. 

«E’ un adattamento fisiologico – ci dice il dottor Giorgi – nonostante per venire qui abbiano fatto 40′ e passa minuti di riscaldamento con due piccole “puntate” al medio, succede che pedalando in salita trovino un adattamento muscolare. Ma dalla terza salita tutto si ristabilirà. Vedrete…».

Tutti e quattro sono partiti da 240 watt, per poi proseguire, come accennato, con incrementi di 20 o 30 watt nella scalata successiva. Venti o trenta a seconda dei dati raccolti dai dottori. Infatti se l’incremento di acido era molto basso la forbice passava da 20 a 30 watt. E al contrario veniva abbassata nelle ripetute finali.

Da questo test poi si estrapolano le intensità, con le quali l’atleta poi si allena ed esegue le sue tabelle. Una volta erano chiamate fondo lungo, medio, soglia, fuori soglia… Oggi Z1, Z2, Z3…

Laboratorio o strada

Ma se il vento, o come è successo un cinghiale che si è affacciato dalla strada, possono influire sull’andamento dell’atleta durante la salita e quindi sulla prestazione, perché si dovrebbe fare un test su strada? Perché non si fa in laboratorio?

«Il test in laboratorio – prosegue Vicini – è un test di partenza che serve per valutare i ragazzi e per prendere i primi dati, comunque molto importanti, per farli lavorare e anche per questo test. Ma lì si pedala su cicloergometro, da fermi. Non c’è da affrontare la componente dell’equilibrio, dell’attrito con l’asfalto e con l’aria soprattutto, manca dunque tutta quella parte di lavoro lavoro meccanico-muscolare che si ha su strada. Il test in laboratorio ci dà le condizioni fisiologiche, di potenza dell’atleta, diciamo così, il test più corretto è quello su strada.

«In laboratorio di solito si ha un vantaggio. Con variazioni che oscillano dal 5% al 20% di watt in più». 

Una differenza pero, ci ha detto il dottor Giorgi che varia anche in base alla tipologia di test che si fa e di cicloergometro che si usa in laboratorio.

Da segnalare che una volta raccolti i dati, prima di darli agli atleti e renderli definitivi, questi vengono rivisti, “aggiustati”. Il vento, gli incrementi troppo rapidi o troppo bassi… I medici rendono precisi i dati finali. Ma si tratta davvero di aggiustamenti minimi, magari di un battito o due alla soglia o di poche unità di watt.

Orologio speciale e zainetto del sonno: il riposo dei pro’

15.12.2022
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Non è la prima volta che parliamo del sonno, di quanto sia importante nell’insieme della preparazione e nella vita dell’atleta. Questa volta però vi portiamo nella realtà. Nel raid fatto alla Green Project Bardiani Csf Faizanè, abbiamo “toccato” con mano questo aspetto con Borja Martinez Gonzalez che fa parte dello staff medico del team italiano. Borja, dottorato in scienze motorie, è un ricercatore spagnolo che lavora all’Università di Bologna. 

Abbiamo visto nel concreto come i ragazzi di Reverberi prestino attenzione a questo aspetto. E come in qualche modo vengano educati al sonno. Perché ci sono molte variabili che lo condizionano, specialmente nel mondo frenetico attuale.

Da quest’anno alla Bardiani, tra i vari aspetti medici Borja Martinez Gonzalez cura anche quello del sonno
Borja Martinez Gonzalez, da quest’anno alla Bardiani, tra i vari aspetti medici cura anche quello del sonno
Borja, parliamo di sonno e preparazione…

Ho fatto il mio dottorato focalizzandomi sulla valutazione e le contromisure per gli effetti negativi della privazione del sonno sulle prestazioni di resistenza presso l’Università del Kent (Regno Unito). Il sonno è recupero. E il recupero è performance. Meglio recuperi e più duramente puoi allenarti e pertanto migliorare le tue prestazioni. E noi cerchiamo sempre come migliorare le prestazioni. Per esempio la caffeina, visto che siamo in tema: se non hai un bel recupero, assunta più tardi durante il giorno potrebbe avere un effetto negativo sul sonno. E quindi, il giorno seguente potresti non essere in grado di fare un buon allenamento.

Ai vostri atleti fornite uno speciale orologio del sonno. Di cosa si tratta?

Il modo più accurato per valutare il sonno è fare un test in ospedale. Questo orologio non è così approfondito, ma ci dà importanti indicazioni e non richiede di recarsi in ospedale. In alcuni ospedali, l’unità del sonno fornisce ai pazienti questo orologio, utilizzato come valutazione preliminare, perché consente di raccogliere i dati a casa. Dopo una o due settimane, i dati degli orologi possono essere analizzati e quindi il personale medico può decidere se è necessario un test in ospedale o un intervento. C’è un algoritmo che li mette tutti insieme e analizza variabili, come l’ora in cui sei andato a letto, l’ora della sveglia, il tempo trascorso a letto, il tempo totale di sonno, l’efficienza, il tempo per addormentarsi, tempo trascorso a letto sveglio, eventi come svegliarsi nel cuore della notte per andare in bagno, livello di luce nella stanza.

E come si possono aiutare gli atleti?

E’ la prima volta che faccio questo lavoro con così tanti atleti e sarà curioso poi vedere tutti i dati. Dati che sono importanti anche per i medici, questa è ricerca applicata. Ad esempio, se c’è un atleta che non dorme abbastanza o ha molti disturbi, l’orologio lo registra e i medici della squadra possono intervenire rapidamente.

Lo speciale orologio dato in dotazione ai ragazzi della Green Project Bardiani Csf Faizanè
Lo speciale orologio dato in dotazione ai ragazzi della Green Project Bardiani Csf Faizanè
Come si fa a dire se un sonno è stato di qualità o no?

La qualità del sonno, quando non si valutano le diverse fasi del sonno in ospedale utilizzando gli elettrodi, è “soggettiva”. Quest’orologio misura la qualità come “efficienza” in base al tempo totale che il corridore è stato a letto e il tempo totale del suo sonno. E l’efficienza si calcola così: è stato a letto per 10 ore, ne ha dormite 8, la qualità è dell’80%. Però, vi dico, che secondo me non è questa la misura giusta della qualità del sonno. E infatti ogni giorno al risveglio, chiediamo ai nostri atleti di valutare il loro sonno da 1 (qualità ottima) a 5 (qualità pessima) .

Perché?

Perché alla fine prende in considerazione solo il tempo. Non si sa se è andato in un sonno profondo. Se ha avuto un sonno leggero. Questo si fa in ospedale con una polisonnografia. Però vedendo i suoi battiti cardiaci possiamo vedere quanto l’atleta si muove, se si alza per andare in bagno…

Il ritmo circadiano nelle 24 ore
Il ritmo circadiano nelle 24 ore
Perché un sonno può essere più o meno di qualità?

Magari perché il soggetto non è in una stanza idonea per dormire, perché sono in 2 o 3 in camera e si disturbano a vicenda, perché qualcuno durante la notte si alza e accende la luce o lascia la tv accesa…

Cosa stai notando in generale dei tuoi atleti? Dormono bene?

Non ho ancora iniziato l’analisi dei dati in modo approfondito, ma dando un primo sguardo posso dire che sono contento perché tutti riescono a dormire le canoniche 8 ore. E non è poco, perché spesso l’atleta di alto livello non ha il tempo per dormire tanto. Specie durante certe gare, quando arriva tardi in hotel, deve fare i massaggi, la doccia, cenare… Un’altra cosa che mi piace: sto notando che si addormentano in due o tre minuti.

In caso di problemi ad addormentarsi cosa consigli?

Di trovare una routine. Il cervello non sa se oggi è sabato o martedì. Tu devi andare a letto alla stessa ora cogliendo la tua “finestra di sonno”. Ognuno ne ha una. Sente proprio che ad un certo punto della serata rallenta. Per esempio, se uno ce l’ha alle 23, alle 22:30 magari fa una doccia rilassante o un po’ di stretching leggero, yoga, legge un libro…. Deve trovare un’abitudine.

Quanto incide il materasso?

Tanto e infatti anche in squadra ne stiamo parlando, ma certo non è facile e subentrano anche questioni di marketing. Giusto la scorsa settimana ho letto un articolo che parlava della temperatura corporea e del ritmo circadiano. C’era un materasso che in base al proprio ritmo circadiano cambiava la sua temperatura. Bisogna sapere infatti che quando ci addormentiamo la temperatura corporea scende. Poi ad un certo punto del sonno risale e in quel momento il corpo capisce che si è pronti ad alzarsi. Ma spesso accade che ci si svegli alle due o alle tre di notte. Questo materasso regola la temperatura e fa sì che non ci si alzi più nel cuore della notte. Tornando alla squadra in effetti il materasso incide. In una corsa di tre settimane se ne cambiano venti da hotel a hotel. Non fu un caso quando la Ineos-Grenadiers propose il suo motorhome per far dormire gli atleti, ognuno col suo materasso personale. Ma ci sono altri fattori da considerare, non solo il materasso.

Abbiamo capito che è un discorso complesso e allora, Borja, quali sono le tre cose peggiori per conciliare il sonno?

La caffeina. L’ultimo caffè dovresti prenderlo a pranzo. Poi direi andare a letto immediatamente dopo la cena, specie se è stata pesante. E usare il telefono fino a tardi o nel letto.

E invece le tre cose migliori che lo conciliano?

Tre sono poche! Come accennato, la miglior cosa è trovare una routine. La lettura va bene, così come abbassare le luce e i rumori. Ci si può aiutare con delle semplici mascherine da viaggio se c’è troppa luce. La stanza dovrebbe avere una temperatura fra 17° e 22°. E che sia buia davvero. Spesso i ragazzi portano del nastro isolante nero per oscurare i led delle tv e dei vari device nelle stanze. Sono utili anche i tappi per le orecchie. Costano poco e sono usa e getta. Orologio, tappi, mascherina, un libro… come c’è la borsa del freddo c’è anche quello che io chiamo zainetto del sonno.

Forza sui rulli: perché sì, perché no. Sentiamo Malaguti

13.12.2022
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Non è la prima volta che si sente dire che la forza, per essere fatta bene sui pedali, vada fatta sui rulli. Utopia, ricerca della preparazione naif, verità… forse c’è un po’ di tutto. Come da nostra abitudine ne abbiamo parlato con un preparatore, Alessandro Malaguti, il quale segue i ragazzi della #inEmiliaRomagna.

L’allenamento indoor è certamente migliorato rispetto al passato. Questo è stato possibile grazie ai nuovi strumenti e anche all’innegabile accelerazione che ha portato il Covid sia in termini di strumenti appunto, ma anche di conoscenze.

Alessandro Malaguti oltre a seguire i corridori della #inEmiliaRomagna ha un suo studio, Relab a Forlì (foto Instagram)
Alessandro Malaguti oltre a seguire i corridori della #inEmiliaRomagna ha un suo studio, Relab a Forlì (foto Instagram)
Alessandro, forza e rulli. E’ un “sacrilegio” affiancare queste due cose?

Dipende che forza vogliamo fare. La forza massima si può fare a secco con della ghisa e quindi con della palestra. E questa dipende da chi si ha davanti (se un velocista o uno scalatore) e da cosa si vuol fare. Poi c’è la forza resistente, quella che si fa sui pedali. E questa volendo si può fare anche sui rulli.

E tu cosa ne pensi?

Preferisco quella fatta in bici su strada, perché l’atleta lavora con il suo gesto specifico reale. Poi posso “giocare” con le rpm a seconda del lavoro neuro-muscolare che voglio andare a fare. Le SFR classiche con battiti relativamente bassi restano, ma si lavora anche ad intensità maggiori con cadenze più alte e durate inferiori della ripetuta.

Quindi meglio strada…

Sì, però va detto che i rulli moderni sono come dei videogiochi bellissimi, grazie ai quali puoi simulare tutto. Senza contare che sei al sicuro dai pericoli che invece ci sarebbero su strada. Puoi concentrarti meglio sul tuo gesto. Ti puoi allenare indipendentemente dagli agenti atmosferici. E in questo periodo è molto importante che un atleta non si ammali. Sul fronte tecnico un indubbio vantaggio è che puoi replicare esattamente ciò che intendi fare. Puoi “costruire” la tua strada perfetta. 

Realtà virtuale e rulli sempre più precisi migliorano l’allenamento indoor. Per i pro’ la differenza di battiti e watt con la strada è molto bassa
Realtà virtuale e rulli sempre più precisi migliorano l’allenamento indoor. Per i pro’ la differenza di battiti e watt con la strada è molto bassa
Questi sono i pro dunque. E i contro?

Il primo limite riguarda i volumi di lavoro. Magari in inverno non sono ancora altissimi e ci potrebbe anche stare, ma sui rulli difficilmente riuscirò a fare più di un’ora e mezza. O almeno così dovrebbe essere per non incappare in squilibri elettrolitici. Si possono fare anche tre ore al giorno in due sessioni da un’ora e mezza, ma ci deve essere un’adeguata pausa che consenta il recupero. E questo già da solo va a falsare l’allenamento. Senza contare che tre ore sui rulli sono davvero tante e c’è il rischio che nei giorni successivi non si renda come si dovrebbe.

Prima hai parlato delle pedalate che non possono essere reali come su strada: cosa intendi?

Il lavoro neuromuscolare per stare in equilibrio, per assecondare la bici, fare le curve, superare gli avvallamenti (dai più grandi a quelli infinitesimali, ndr), il vento… Anche questo fa parte del lavoro. Restando sul discorso neuro-muscolare il software che utilizzo io, Coach Peaking, mi consente di estrapolare il file di un allenamento, di caricarlo sul computerino e di replicarlo sui rulli con tutte le varie resistenze. Ma a me non piace perché è un lavoro passivo. A livello neurologico c’è un coinvolgimento inferiore.

Però alcuni preparatori sostengono che proprio l’eliminazione di questa variabile possa essere un vantaggio. In pratica si reclutano tutte le fibre a lavorare sulla forza e non se ne lascia nessuna a fare “un altro lavoro”…

Vero, è una teoria che più volte ho sentito. Ma siamo sicuri che quelle fibre sui rulli verrebbero coinvolte per esprimere la forza? Sarebbe curioso fare dei test ed avere un paragone scientifico. Io per esempio seguo dei triatleti e loro spesso si allenano con la bici da crono sui rulli. Faranno anche bene i loro lavori, ma poi quando li vedi sulla bici da crono sono imbarazzanti. E’ vero che quelle bici sono difficili da guidare, però il lavorare sui rulli non li aiuta.

Nello sci di fondo per esempio ci sono degli enormi tapis roulant sui quali si va con gli skiroll, si potrebbero fare anche con la bici?

Si tratta di rulli “mega galattici” e ci si è anche provato, ma hanno costi stratosferici… e le abitazioni sono sempre più piccole (in effetti bisogna pensare anche al marketing e non solo a quei pochi pezzi da laboratorio, ndr). E poi non so quanto siano allenanti perché non sei tu che lo azioni. I podisti che corrono sul tapis roulant infatti fanno un lavoro cardiovascolare, e va bene, ma riguardo al gesto non spingono quanto su strada. La spinta sull’appoggio del piede non è tutta loro.

Fra cross e strada, il piano di Arzeni per Silvia Persico

12.12.2022
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E per fortuna che Silvia Persico doveva partire piano nel ciclocross! Prime tre gare e prime tre vittorie per la campionessa italiana. La stessa Silvia (in apertura a Faè di Oderzo, foto Alessio Pederiva) ci aveva detto così nell’intervista di qualche settimana fa. E invece…  Tuttavia era stata onesta: ce lo conferma Davide “Capo” Arzeni.

Entrambi li abbiamo incontrati nel ritiro della loro futura squadra, con la quale però hanno già iniziato a lavorare, vale a dire il UAE Team Adq. Tecnico e atleta provengono da quella grande famiglia che è la Valcar Travel & Service e dalla relativa squadra di cross: la FAS Airport Services. Da anni si dividono fra strada e fuoristrada. Ma quest’anno con il WorldTour che incombe certi equilibri sono cambiati. O quantomeno stanno cambiando.

Davide Arzeni lavora con Silvia Persico da molte stagioni
Davide Arzeni lavora con Silvia Persico da molte stagioni
Davide, Silvia ci aveva detto che sarebbe partita più piano nel cross. Ci aveva detto che non pensava di andare subito forte e invece…

Non smentisco Silvia, perché in realtà è proprio così. Stiamo facendo una preparazione mirata più alla strada e agli appuntamenti importanti… della strada. Se vado a confrontare gli allenamenti dell’anno scorso con quelli attuali, non ci stiamo allenando meno… ci stiamo allenando molto meno. Poi c’è anche da dire che fino ad ora abbiamo corso comunque in Italia e il livello si sa non è stellare.

Il livello non alto, è vero, però ci sono ragazze che sono a pieno regime da due mesi…

In questi primi giorni di gare di Silvia, ciò che volevo era cercare un po’ di ritmo, ma ho visto qualcosa in più. Ho visto una Silvia che pur non essendo in condizione, ve lo garantisco, può essere già competitiva per entrare nelle prime dieci in Coppa del mondo. E’ una sorpresa perché, vi ripeto, la preparazione è davvero mirata alla strada e obiettivi che arriveranno più in là nella stagione. Tanto per rendere l’idea, l’anno scorso in questo periodo lavoravamo sulle ripetute 40”-20”… quest’anno non abbiamo fatto neanche un 20”-40”.

E allora possiamo dire che la Persico parte da un gradino più alto?

Silvia sta proseguendo la sua maturazione fisica e atletica. E lo vediamo anche dai test con gli altri coach del team. Sta mostrando di avere un motore di quelli importanti. Per ora le sta riuscendo tutto facile. 

Ieri l’atleta lombarda (classe 1997) ha vinto anche a Jesolo (foto Instagram)
Ieri l’atleta lombarda (classe 1997) ha vinto anche a Jesolo (foto Instagram)
Quanto è stato importante dunque il 2022 sia da un punto di vista fisico, relativo ai grandi Giri fatti, sia da un punto di vista mentale?

Certamente ha acquisito maggior consapevolezza mentale e poi credo che, nonostante sia stata ferma a lungo, abbia fatto il giusto riposo. La condizione attuale è frutto ancora del lavoro fatto fino a settembre, cioè quando ha chiuso la stagione con i mondiali. Se un’atleta comincia ad andare forte in queste gare così importanti, vuol dire che le gambe ci sono, ma anche la testa. Per correre a questi livelli significa che hai la consapevolezza di poter competere con le più forti al mondo. Vi dico un’altra cosa…

Vai!

Lei crede di poter competere per vincere addirittura il mondiale di ciclocross. Ci pensa… quantomeno pensa e punta a confermare il risultato dell’anno scorso, quando fu terza. 

E tu credi sia possibile?

Sì… ma come obiettivo intanto mi pongo l’italiano. Il prossimo sabato inizierà a confrontarsi anche con le più forti olandesi, belghe… E lì veramente inizieremo a vedere i valori in campo. O almeno come è messa Silvia rispetto a loro.

La Persico sta utilizzando un telaio Colnago con geometrie gravel… ma sembra essere super performante (foto Alessio Pederiva)
La Persico sta utilizzando un telaio Colnago con geometrie gravel… ma sembra essere super performante (foto Alessio Pederiva)
Quindi la Val di Sole sarà il vero termometro della sua condizione?

Direi di sì, perché comunque la ragazza che sta andando più forte è la Van Empel, che l’anno scorso tra l’altro ha vinto proprio in Val di Sole, e dovrebbe essere presente. In queste tre gare Silvia è veramente andata a fare allenamento: i primi allenamenti tirati. Ma ripeto, stiamo lavorando proprio in funzione della strada. Stiamo per esempio lavorando ancora tantissimo in palestra. 

E allora Davide, quali saranno i grandi obiettivi su strada? Vista come è andata la passata stagione possiamo immaginare siano le corse a tappe…

Il primo obiettivo è sicuramente il UAE Tour (9-12 febbraio, ndr) perché è la corsa di casa e qui ci tengono molto. Tra l’altro sarà qualche giorno dopo il mondiale di cross, quindi si presuppone che Silvia ci arriverà in condizione. Dopo questa gara, ci sarà ovviamente un periodo di stacco e questo ci porterà a cambiare in parte gli obiettivi per quanto riguarda le classiche del Nord. Mentre l’anno scorso abbiamo puntato di più sulle gare fiamminghe, quest’anno punteremo di più su quelle delle Ardenne. Silvia farà il giro delle Fiandre, ma con l’obiettivo di arrivare in condizione in corse come l’Amstel o la Liegi. E poi verrà tutto il resto.

A tu per tu con Heijboer, il coach della Jumbo-Visma

04.12.2022
6 min
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Mathieu Heijboer è il responsabile delle prestazioni della Jumbo-Visma. In pratica preparatori e atleti fanno riferimento a lui. Molti dei metodi della preparazione, ma anche della programmazione della squadra che ha vinto il ranking UCI 2022 passano da lui.

Con grande cortesia, Heijboer ci ha dedicato del tempo. Una lunga chiacchierata mentre i suoi atleti si apprestano a ricominciare la stagione. Parlando con il filiforme coach olandese (nella foto di apertura) emerge molto dell’identità dei gialloneri.

I ragazzi di Heijboer, qui in una ricognizione dell’anno scorso, hanno ripreso ad allenarsi. Presto saranno tutti insieme al caldo della Spagna
I ragazzi di Heijboer, qui in una ricognizione dell’anno scorso, hanno ripreso ad allenarsi. Presto saranno tutti insieme al caldo della Spagna
Mathieu, parlando con i tuoi ragazzi tutti ci hanno risposto che ancora non conoscevano i loro programmi 2023. Quando li farete?

Durante il prossimo ritiro in Spagna nei prossimi giorni. In questa fase siamo molto impegnati con questo – e indica il via vai di sponsor e pratiche preliminari all’interno del loro Service CourseCon gli allenatori e con i corridori ne parleremo tutti insieme. Prima noi, poi loro.

I ragazzi hanno iniziato già la preparazione?

Sì, ma non nello specifico. Hanno ripreso a pedalare. Per ora ci assicuriamo che tutta l’attrezzatura sia a posto. I ragazzi stanno iniziando i loro programmi e poi tra due o tre settimane ci riuniremo con tutti a Denia e da lì inizieremo davvero a preparare la stagione 2023.

La Jumbo-Visma ha stupito per i suoi risultati, ma anche per l’attenzione ai tanti dettagli: che cosa per te incide di più?

Ovviamente devi essere in grado di sprigionare la potenza, quindi dal punto di vista meccanico la posizione della bici è importante. Ma la cosa più importante alla fine è l’aerodinamica. Non proprio sempre, ma quasi sempre. Gli studi ci dicono questo. La resistenza dell’aria è sempre la più grande da superare. La leggerezza, il peso, contano davvero solo quando le salite sono molto ripide. Ma nell’80-90% delle situazioni in cui può ritrovarsi un professionista l’aerodinamica è la cosa più importante. 

Laporte è stato il corridore che più ha sorpreso Heijboer, anche più di Vingegaard (evidentemente conosceva il valore sei suoi atleti)
Laporte è stato il corridore che più ha sorpreso Heijboer, anche più di Vingegaard (evidentemente conosceva il valore sei suoi atleti)
Vingegaard ha vinto, Kooij è esploso, Van Aert ha impressionato… Ma c’è qualcuno dei tuoi atleti che ti ha colpito particolarmente? C’è stata per te una sorpresa?

Sì ed è Christophe Laporte – risponde secco Heijboer – Apro gli occhi e mi dico: “Ma quanto è forte!”. Sapevamo già che aveva un grande potenziale e avevamo molta fiducia in lui. Ma le sue prestazioni durante tutto l’anno sono state davvero molto buone. Bravo come uomo squadra, bravo come leader, sa vincere, bravissimo a posizionarsi in gruppo, ha senso tattico… È stato davvero molto meglio di quanto pensassimo.

Che Vingegaard abbia dei margini lo avevi già detto, ma Roglic? Primoz può ancora crescere e soprattutto può confermarsi?

Ovviamente sì. Tutti possiamo migliorare ogni anno, ma per farlo bisogna avere nuovi stimoli. Quindi dobbiamo dare ai ragazzi una nuova preparazione, cambiare qualcosa. Ma anche nuove attrezzature. Ed è, come vedete, quello che stiamo facendo qui con le nuove scarpe, con i nuovi gruppi, i nuovi pedali…  Sono cose che miglioreranno il ciclista nel suo insieme. Posso dire che il prossimo anno diventeremo più aerodinamici, biomeccanicamente superiori. Quindi non è solo in allenamento che si può migliorare ma anche in tutto ciò che c’è intorno.

Tra i corridori che invece hanno colpito noi c’è Tobias Foss. Lui può essere un corridore da corse a tappe?

Sì, sì – anche in questo caso Heijboer risponde senza indugio – ha davvero la capacità di farlo. Ma deve ancora migliorare qualcosa. Tobias ha ancora tre mesi davanti a lui. Può arrivare al livello che serve. C’è molta fiducia da parte del nostro team in lui perché sappiamo che ha le capacità per riuscirci. 

Tre mesi… Dunque Foss sarà al Giro il prossimo anno?

Non lo sappiamo ancora. Se va tutto bene con la preparazione, lui è corridore perfetto (pensando al percorso, ndr).

All’interno del Service Course anche una sala per i test degli atleti
All’interno del Service Course anche una sala per i test degli atleti
Mathieu, per te Wout Van Aert può battere il record dell’Ora stabilito da Ganna?

Dovrei studiare di più per poterlo dire, magari sì… Ma veramente dovrei analizzare di più i dati e sapere cosa è necessario per battere il record. Di sicuro, penso che nella nostra squadra sia l’unico in grado di farlo… 

Alla Jumbo-Visma Development avete scelto due ragazzi italiani: Belletta e Mattio: cosa ci dici di loro?

Dovreste chiedere al nostro direttore del team Development, Robbert De Groot. Lui è il nostro capo dello sviluppo ed è sempre alla ricerca di talenti. Ha molti contatti nel mondo. Se li ha presi è perché vede in loro molto potenziale. 

E come fate a stabilire questo potenziale?

Quando prendiamo dei ragazzi gli facciamo dei test qui, in questa sede. Abbiamo un laboratorio apposito. Ovviamente facciamo anche dei colloqui approfonditi. Cerchiamo sempre di scovare i ragazzi e non cerchiamo quelli che sono già i migliori negli ordini di arrivo. Nel caso dei due ragazzi italiani pensiamo che abbiano molto spazio per crescere in futuro. Ed ecco perché riteniamo che si adattino molto bene al nostro team. Speriamo di farne dei buoni professionisti. 

Heijboer vuole bissare il Tour, ma ha messo nel mirino anche i monumenti, a partire dal Fiandre e della Roubaix (in foto)
Heijboer vuole bissare il Tour, ma ha messo nel mirino anche i monumenti, a partire dal Fiandre e della Roubaix (in foto)
Cosa ti aspetti dalla tua squadra per il prossimo anno? Dopo aver vinto tanto non è facile ripetersi…

E’ difficile dire cosa ci aspettiamo, ma so cosa vogliamo. E ciò che vogliamo è diventare ancora migliori. Vogliamo vincere di nuovo il Tour, vogliamo vincere delle classiche monumento. Non abbiamo ancora vinto il Fiandre né la Roubaix, quindi lotteremo davvero per quelle gare. Le vogliamo. Vogliamo ancora vincere le grandi gare che non sono nel nostro palmares.

Sei uno dei preparatori più preparati e all’avanguardia, per te in questo ciclismo è possibile vincere Giro d’Italia e Tour de France nella stessa stagione?

Direi di no. Poi, aspettate, niente è impossibile. Ma penso che sia molto difficile, perché vincere il Giro significa dover fare molta preparazione in anticipo. E poi c’è la corsa. Devi tenere la concentrazione per tre settimane. E solo poche settimane dopo devi fare la stessa cosa al Tour. E nel mezzo non c’è abbastanza tempo per recuperare e non ti può allenare (nel senso di fare lavori specifici, ndr). 

Oggi però gli interpreti ci sarebbero: Pogacar, Vingegaard, Evenepoel…

Secondo me non è possibile. Da qualche parte in futuro ci sarà un corridore che potrà farlo. Per noi penso sia troppo difficile cercare di vincere il Giro e il Tour nello stesso anno.

Nautilus: il fitness club per i ciclisti è nel cuore di Milano

25.11.2022
3 min
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L’inverno del ciclista rappresenta da sempre un periodo importantissimo per tutti i praticanti, e questo sia per poter recuperare in maniera corretta le tante fatiche accumulate in sella, quanto per organizzare ed ottimizzare la preparazione in vista della stagione che verrà. Ed è proprio per questo che la valutazione di una palestra attrezzata e completa nei servizi diventa una scelta molto importante.

Nautilus – nel cuore di Milano – è più di un fitness club privato. Si potrebbe definire una “fitness lounge”, una boutique di strumenti e discipline selezionate in grado di offrire un’esperienza di benessere totale. Nautilus è sinonimo di uno spazio unico per allenare il corpo e la mente, e questo grazie all’ausilio di attrezzature innovative ed uno staff di professionisti specializzati e sempre a disposizione dei propri clienti.

Nautilus offre corsi e allenamenti specifici e personalizzati grazie ai suoi preparatissimi personal trainer
Nautilus offre corsi e allenamenti specifici e personalizzati grazie ai suoi preparatissimi personal trainer

Preparazione e benessere

Osteopatia, kinesiologia applicata, allenamenti funzionali e metabolici, personal training e preparazione post infortunio: i servizi offerti dal centro Nautilus sono davvero tanti e tutti estremamente funzionali per chi va in bici. Corsi settimanali di Yoga e Pilates, con la possibilità di lezioni in piccoli gruppi o in sessioni dedicate “one to one”. Più di 400 metri quadrati composti da un’ampia area fitness attrezzata con macchinari innovativi e performanti, una zona Pilates gestita da istruttori diplomati alla scuola di Anna Maria Cova, uno spazio dove fare Yoga. E poi l’hammam, i massaggi rigeneranti e terapeutici per completare un’offerta di totale benessere… Senza dimenticare che tutte le discipline che fanno parte del programma di Nautilus possono essere praticate singolarmente con personal trainer altamente qualificati.

Massaggio sportivo

Un altro punto di forza dei servizi offerti dal fitness club Nautilus sono i trattamenti di massoterapia. Tra questi si distinguono il massaggio sportivo, quello detox e il linfodrenante.

Il massaggio sportivo si caratterizza per essere profondo e tonificante delle principali fasce muscolari, permettendo di ridurre le tensioni e prevenire gli infortuni. E’ ideale per stimolare i muscoli in preparazione all’attività fisica o anche per favorire la rimozione dell’acido lattico prodotto durante l’attività sportiva. Massaggio detox invece è finalizzato all’eliminazione delle tossine ed è coadiuvante per la cura della cellulite. Il trattamento agisce sia sugli organi interni quanto sulla pelle, che riveste un importante ruolo per l’espulsione delle tossine dal corpo. Infine, il massaggio linfodrenante – particolarmente indicato per chi soffre di insufficienza venosa – che stimolando la circolazione linfatica favorisce il drenaggio dei fluidi riducendone i ristagni.

NautilusMi

Ripartire dopo 4 anni. Sentiamo il dottor Giorgi

23.11.2022
5 min
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Qualche giorno fa vi avevamo parlato di Andrea Innocenti, il ragazzo che è rimasto fermo oltre quattro anni per un intoppo con l’antidoping al primo anno tra gli U23. Al netto di questa vicenda (non è questo l’argomento), è scattata in noi la curiosità di sapere come si fa a tornare alle gare dopo uno stop tanto lungo. Una curiosità alla quale ha risposto il dottor Andrea Giorgi, in uscita dalla  Drone Hopper-Androni. Giorgi, va detto, è anche un eccellente preparatore.

Innocenti ci aveva detto che non aveva corso, ma che comunque si era allenato. E anche forte. Due picchi a stagione, con tanto di riposo e altura a seguire. Dietro motore con la bici da crono… Insomma non era rimasto a piangersi addosso.

Il dottor Giorgi con Bais…
Il dottor Giorgi con Bais…

L’aspetto mentale

«Quattro anni fermo sono davvero un tempo lungo – esordisce Giorgi – e soprattutto un tempo non facile da valutare specie per un adolescente. Intorno ai 17-18 anni, i ragazzi continuano a svilupparsi verso l’età adulta con importanti variazioni corporeo.

«Partendo dal caso di Innocenti, lui si è allenato e tutto sommato il suo “detraining”, il periodo di non allenamento, è stato più psicologico che fisico. Non ha continuato ad avere gli stimoli provenienti dalle competizioni: tensione, approccio alla gara, alimentazione prima, durante e dopo la la competizione… ma il resto tutto sommato c’era».

E infatti Innocenti stesso ha parlato di alcune difficoltà tecniche. Il ragazzo toscano, tornato in corsa questa estate al Giro del Friuli, ha detto di aver preso dietro lo Zoncolan in quanto si era staccato nella discesa precedente. Certe attitudini, certi automatismi si perdono a quanto pare. Non si ritrovano in un attimo, specie in questo ciclismo che corre veloce in tutti i sensi. Novità tecniche, materiali… anche il gruppo si muove diversamente.

Non è solo una questione di ritmo, stare fermi a lungo significa anche dover riprendere il feeling con il gruppo
Non è solo una questione di ritmo, stare fermi a lungo significa anche dover riprendere il feeling con il gruppo

Il detraining…

«Quando si parla di detraining – prosegue Giorgi – bisogna fare un distinguo tra breve e lungo periodo. Fino alle quattro settimane di stop si parla di breve periodo, sopra di lungo periodo. L’inattività rapidamente agisce negativamente sul sistema cardiovascolare e metabolico. Basti pensare che dopo due giorni si ha una riduzione del sistema cardiovascolare: iniziano a salire i battiti. Dopo quattro settimane diminuiscono le altre capacità. Il flusso ematico per esempio scende del 5-10 per cento. Poi si va a stabilizzare.

«Ci sono poi le variazione metaboliche: in cui l’organismo non è più grado di utilizzare certi sistemi energetici. Giusto ieri avete scritto quell’articolo con la Lombardi in cui si diceva che i grassi non si usano perfettamente come quando si è allenati. Infatti il sistema mitocondriale si “disallena” ad utilizzare i grassi, a favore degli zuccheri».

Giorgi prosegue e parla anche di importanti differenze ormonali. Ma in questo caso il capitolo è enorme e complicato. 

«Quel che invece va detto è che si assiste ad una perdita della forza muscolare. Con il tempo le fibre si riducono di volume».

In soldoni: si riduce l’attivazione e la dimensione dei muscoli e quindi meno forza.

«Però è anche vero che se una persona è abituata a fare sport e vuole ricominciare la sua attività, anche dopo un lungo stop non ripartirà del tutto da zero. Sarà uno step più avanti rispetto a chi inizia per la prima volta. Il suo organismo riconosce certi sforzi e si adatta meglio».

Già dopo un paio di giorni di inattività il battito cardiaco tende a salire
Già dopo un paio di giorni di inattività il battito cardiaco tende a salire

Perdite e guadagni

Stando fermi si perde parecchio, è vero. E si perde non solo da un punto di vista fisico, però si potrebbe pensare che questi anni di stop alla lunga potrebbero anche avere effetti positivi sulla carriera di un corridore. Di fatto per un certo periodo della sua vita da atleta, il soggetto in questione non si è logorato. Magari a 35 anni è più fresco di un coetaneo. Giorgi però non ne è convinto. 

«Non è detto che sia più fresco – dice il dottore – magari ha perso una fase importante della sua formazione in cui aveva determinati stimoli, come l’abituarsi a certi ambienti, viaggiare, fare certi sforzi massimali con l’obiettivo del traguardo… Il logorarsi di un atleta per me è più un discorso psicologico che fisico. Chiaramente se si gestiscono bene certe fasi e certi adattamenti sin da giovani. Ma vale il discorso che si fa spesso e cioè il crescere con pazienza.

«Faccio l’esempio di Masnada. Lui è passato con noi professionista a 25 anni. Se si avesse avuta fretta Fausto non sarebbe diventato un corridore da WorldTour. E’ uno di quei corridori che con il tempo va a migliorare specie nelle corse a tappe e in quelle dure. Ma nel ciclismo giovanile italiano, la maggior parte delle corse sono veloci e certi giovani come lui non hanno tempo per maturare e mettersi in mostra. E infatti oggi chi va avanti? Quelli più veloci. Chi ha le caratteristiche di Masnada fa più fatica ad emergere e quel ragazzo si perde».

Quindi un Innocenti della situazione senza aver corso potrebbe aver perso quella fase di adattamento che lo avrebbe visto emergere un po’ più là negli anni, ammesso che ne avesse avuto bisogno. O al contrario di accelerare i tempi.

«Quegli anni (17-18) non sono più importanti di altri nell’insieme della formazione di un atleta. Bisogna allenarsi in tutte le fasi della vita, ma in modo progressivo e nel rispetto dei tempi. Dal divertimento dei bambini, in cui subentrano anche aspetti sociali o la tecnica di guida… al professionista che cura i particolari. Ci sono stress che vanno gestiti a 360 gradi». 

Per Giorgi Masnada che aveva quasi smesso è un esempio di abnegazione
Per Giorgi Masnada che aveva quasi smesso è un esempio di abnegazione

Ritorno al top

Ed è complesso anche il discorso su quanto tempo ci si mette per tornare al top. 

«Dipende dall’obiettivo dell’atleta – conclude Giorgi – servono 4-5 settimane per tornare ad avere i primi adattamenti seri. Ci sono anche dei tempi tecnici per avere un certo livello d’ipertrofia muscolare. Pertanto direi un paio di mesi non dico per tornare al top, ma almeno per tornare alle corse (parlando di soggetti sani, ndr). Per stare bene in gruppo.

«Per la prestazione super, invece, serve più tempo, ma anche in questo caso molto dipende dal soggetto. Nel caso di Innocenti, che si è allenato molto, direi una mezza stagione. Per chi riparte da zero direi sei mesi di allenamento, due mesi di rodaggio con le corse e quindi alla fine ecco che è passata una stagione piena. Ma le variabili, ripeto, sono molte». 

Fra strada e cross, Silvia Persico al lavoro sulla forza

21.11.2022
5 min
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L’ultimo impegno su strada della stagione di Silvia Persico è stato il mondiale di Wollongong, il 24 settembre. Quel giorno la portacolori della Valcar Travel&Service, in procinto di passare alla UAE Adq, si è fermata dopo un’annata tanto intensa quanto ricca di soddisfazioni.

Per Silvia 55 giorni gara, 3 vittorie, l’ottimo piazzamento al Tour de France Femmes (quinta) e il bronzo proprio al mondiale. Stagione che a sua volta era stata preceduta da un’ottima chiusura nel ciclocross, ancora con un bronzo iridato.

Ebbene ora che il ciclocross per lei sta ricominciando, come si sta preparando? Come ha lavorato? Le direttrici a quanto pare sono due: sfruttare l’immensa base che le ha dato la stagione su strada e lavorare sulla forza.

Silvia, parliamo della tua preparazione: come ti sei traghettata dalla fine della strada alla ripresa con il cross?

Dopo l’ultima gara su strada ho fatto un mese di stop. Andavo a camminare e facevo qualche corsetta, mentre proprio non ho più voluto vedere la bici! Poi quando sono andata negli Emirati Arabi Uniti per il camp con la nuova squadra ho ripreso a fare qualche pedalata, ma molto, molto easy. Di fatto ho ripreso con la bici quando sono tornata, il 24 ottobre.

Giusto un mese dopo il mondiale…

Esatto. Non è stato facile ricominciare e non lo è ancora, in quanto non mi sono ripresa del tutto. E’ stata davvero una stagione dispendiosa sia dal punto vista mentale che fisico. E infatti adesso quando esco e faccio il confronto con qualche mese fa dico: «Aiuto!». Ma sono tranquilla…

Come stai lavorando?

Mi sto concentrando molto sulla forza. Speriamo che possa partire bene questa stagione di ciclocross, ma come ho già detto più volte non credo che sarà al livello dell’anno scorso, perché avevo cominciato molto prima. Però cercherò di prendermi il titolo italiano e di confermarmi al meglio di ciò che posso fare.

Hai detto di aver fatto un mese di stop, quando invece hai ripreso la bici hai ripreso anche la palestra?

Sì, sì…  Ho iniziato con palestra anche prima della bici. Già quando ero al camp negli Emirati, la mattina facevo sempre qualche esercizio. Poi da quando vado in bici, la faccio due volte a settimana.

Per Silvia Persico delle belle camminate dopo lo stacco dalla strada (foto Instagram)
Per Silvia Persico delle belle camminate dopo lo stacco dalla strada (foto Instagram)
Silvia, quando parli di palestra ed esercizi intendi solo core zone, stability o anche pesi?

Anche pesi. Gli esercizi più importanti sono gli squat: squat normale e squat bulgaro che sarebbe quello monopodalico. Sto insistendo parecchio sugli esercizi monopodalici perché puoi differenziare i carichi e io sto lavorando molto con la gamba sinistra perché spingo meno. In questo modo cerco di compensare. Per quanto riguarda questo lavoro a secco, Enrico Campolunghi mi ha dato le tabelle, mentre Giovanni Gilberti e Paride Piantoni mi seguono appunto in palestra a Cazzago San Martino.

La bici da cross la prendi spesso?

Non molto a dire il vero. La uso quando devo fare degli allenamenti specifici di cross o se devo fare un giretto tranquillo di scarico. Uso più la bici da strada.

Dopo parecchi mesi che non la usi non senti il bisogno di riprenderla per ritrovare il feeling giusto, rispolverare la tecnica…

Sicuramente dopo 7-8 mesi qualcosa di tecnica mi manca, ma per adesso è più importante concentrarsi su altri aspetti come quello della forza. E poi correndo si ritrova la tecnica. Io riprenderò le gare il 26 novembre (sabato prossimo, ndr) a Genova.

Anche se sta preparando il cross, Persico fa più chilometri (e lavori specifici) con la bici da strada (foto Instagram)
Anche se sta preparando il cross, Persico fa più chilometri (e lavori specifici) con la bici da strada (foto Instagram)
Visto che parliamo di un’attività che al massimo dura un’ora, che tipo di lavori fai?

Lavori in salita soprattutto. Per ora poca intensità, ma più lavori di forza. Quindi SFR, partenze da ferma, sprint in progressione. 

Quanto dura una seduta in bici in questa tua fase?

Su strada faccio più o meno tre ore. 

Ti alleni mai facendo la doppia seduta: mattina palestra e pomeriggio bici?

Non mi piace molto fare la doppia attività, però quando faccio il lavoro a secco prima di andare in palestra, corro a piedi per una ventina di minuti, faccio appunto palestra e a seguire vado un’oretta in bici. Un’oretta molto tranquilla.

Visto che stai curando molto la forza, osservi qualche accorgimento particolare in merito all’alimentazione?

Non troppo, ma ci sto attenta. Io sono seguita da Erica Lombardi. Mi trovo molto bene con lei. Inizialmente ci sentivamo tutti i giorni. Io le davo il programma giornaliero e lei la mattina mi scriveva cosa mangiare, ora invece seguo un suo protocollo. Si mangia sempre in modo equilibrato, i carboidrati non mancano, ma quando lavoro sulla forza ci si sbilancia leggermente sulle proteine.

La settimana tipo a novembre. Per Ulissi sedute “no stress”

20.11.2022
6 min
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Seconda metà di novembre, tempo di ripresa per i corridori. Le settimane iniziano a ritrovare una loro routine, ma non sono ancora del tutto quelle del pieno della stagione. Per la nostra “settimana tipo” relativa a questo periodo abbiamo sentito Diego Ulissi.

Il campione della UAE Emirates ci racconta che ha ripreso sì ad allenarsi, ma con molta tranquillità. Dopo un periodo di stacco totale il toscano sono già due settimane che ha dato il via alla suo 2023 ciclistico.

In stagione Ulissi ha vinto 2 corse: Gp Industria e una tappa al Limousin (in foto). Ha chiuso l’anno a metà ottobre con 74 giorni di gara
In stagione Ulissi ha vinto 2 corse: Gp Industria e una tappa al Limousin (in foto). Ha chiuso l’anno a metà ottobre con 74 giorni di gara
Diego, la tua “settimana tipo” in questi periodo: partiamo dalla sveglia?

Nonostante non debba fare uscite lunghe non mi alzo molto tardi in quanto ci sono le figlie da portare a scuola! Quindi mi alzo verso le 7:30 e faccio colazione.

Cosa mangi appunto a colazione?

Le solite cose di sempre: latte senza lattosio perché sono intollerante, fette biscottate con la marmellata, cerali semplici e per finire un’omelette. La differenza con gli altri periodi della stagione è che ne mangio in minor quantità, pertanto è più leggera. In accordo con il nutrizionista della squadra riduco i carboidrati.

Poi come procede la giornata? Inizi subito il tuo allenamento?

No, porto le bimbe a scuola. Torno, prendo un caffè e poi mi alleno.

Restiamo sull’alimentazione: a pranzo cosa mangi?

Non iniziando presto torno tardi e mangio quel che trovo perché la “cucina è chiusa”! Anche in questo caso è molto semplice, si tratta di un pranzo più sbilanciato sui carboidrati. Quindi riso o pasta, un po’ di bresaola o prosciutto e delle verdure crude con un po’ di pane.

Il corridore toscano (classe 1989) predilige il latte senza lattosio
Il corridore toscano (classe 1989) predilige il latte senza lattosio
Pasta e riso sempre in bianco o anche con dei sughi?

No, anche con dei sughi: pomodoro semplice, se c’è il ragù non dico di no, lo stesso con il pesto. Mi piace variare, soprattutto in questo periodo. Sempre in accordo con il nutrizionista abbiamo deciso di non stare super attenti al peso o di scendere subito molto, ma di tenerci quel paio di chiletti in più per affrontare meglio l’inverno. Avere un po’ più di scorte contro il freddo.

E pesi ciò che mangi?

Sinceramente io non sono il più preciso del mondo! Forse anche perché non ingrasso molto e quando devo butto già abbastanza facilmente quei chiletti in più. Comunque no: non peso i cibi, ma solo perché con il tempo ho imparato a valutare le quantità. Prima li pesavo, ora vado ad occhio e so più o meno quanto ho mangiato.

A merenda cosa prendi?

O uno yogurt proteico o della frutta secca tipo noci o mandorle, o disidratata tipo le albicocche secche.

E a cena?

A cena, al contrario del pranzo, il pasto è più sbilanciato sulle proteine. Alterno carne bianca, carne rossa e pesce. Meno le uova di cui non sono un grande amante. La carne rossa la mangio una, massimo due, volte a settimana. Poi mangio anche della verdura cotta di stagione. Mentre in altri periodi in base anche all’allenamento del giorno dopo inserisco dei carboidrati.

Le sedute in palestra di Ulissi iniziano con una camminata sul tapis roulant
Le sedute in palestra di Ulissi iniziano con una camminata sul tapis roulant
In questo periodo intermedio utilizzi gli integratori?

Quando faccio palestra sì. I soliti: aminoacidi, proteine. In più io da sempre utilizzo parecchio gli omega-3: li ho sempre ritenuti validi.

Accennando alla palestra, Diego, ci hai introdotto nella parte dell’allenamento. Come ti gestisci in questo periodo di ripresa?

Mi alleno tutti i giorni, salvo un riposo e faccio due-tre sedute in palestra a settimana anche in considerazione del meteo. Magari se piove anziché uscire si fa una seduta in palestra e un’oretta di rulli.

Iniziamo dal lunedì…

Esco in bici e faccio due ore, adesso anche due e mezzo. Sono allenamenti tranquilli, quelli per fare la cosiddetta base. Pertanto usciamo in Z1-Z2, però non è la “pascolata”, comunque si cerca di tenere un buon passo: tranquillo, ma neanche a guardare per aria. Faccio poca salita e più pianura.

Il martedì?

Faccio palestra e la faccio quasi subito dopo la sveglia. Ho la fortuna di averla in casa. Premetto che io non sono un amante della palestra. Essendo abituato a stare all’aria aperta non è troppo il mio terreno, anche per questo me la sono fatta in casa: per cercarmi di facilitare le cose. Comunque, quando faccio palestra, mi scaldo con una camminata di 15′ sul tapis roulant, quindi passo agli esercizi per le gambe (i soliti tipo squat, ndr) e poi alla parte del core stability. In tutto ci sto un’ora e 10′-20′.

Giusto ieri Diego è uscito in allenamento con Pozzovivo. Anche se lo sfondo può trarre in inganno erano con le bici da strada
Giusto ieri Diego è uscito in allenamento con Pozzovivo. Anche se lo sfondo può trarre in inganno erano con le bici da strada
E nel pomeriggio vai anche in bici?

No, ci vado a seguire. Non mi piace troppo fermarmi e poi riprendere. Quando esco in bici in questi casi faccio un paio di ore per velocizzare  un po’. Quindi cerco di non scendere sotto le 90 rpm e sempre con uno sforzo non intenso.

E siamo a mercoledì…

Sono ancora 3 ore, ma con qualche salitella in più. In questo periodo quando si parla di salita intendo quelle fino a 20′, non troppo lunghe. L’intensità dell’uscita è sempre quella della base, quindi Z1-Z2 e magari si tocca un po’ la Z3 bassa per qualche istante in salita, ma giusto per alzare un po’ i battiti. E poi nel pomeriggio faccio stretching, quello sempre. Credo serva molto… soprattutto alla mia età!

Giovedì?

Ripeto quanto fatto il marterdì.

Venerdì invece?

Ancora ore di sella. Si va dalle 3 alle 3 ore e mezza, ma sempre con le stesse modalità del lunedì.

In questo periodo è davvero raro vedere un pro’ che esce anche se piove. Anche Ulissi in questi casi preferisce lavorare al chiuso
In questo periodo è davvero raro vedere un pro’ che esce anche se piove. Anche Ulissi in questi casi preferisce lavorare al chiuso
Quindi il sabato?

Quattro ore, si allunga un po’. I ritmi però non aumentano. Sono gli stessi del mercoledì.

E siamo infine all’ultimo giorno della settimana?

Riposo. Ma questo vale in una settimana tipo. Poi la realtà è legata al meteo, come ho detto. Ho una tabella da rispettare, ma soprattutto fino al primo training camp è una tabella variabile. Insomma per ora sono allenamenti “no stress”.

Diego, prima hai detto “alla tua età”, quindi sei un esperto. Se dovessi fare un paragone rispetto a una dozzina di anni fa in cosa differisce questo periodo?

In realtà, almeno per me, cambia davvero poco. Quel che è diverso è che prima magari facevi anche 5 ore, ma era davvero una passeggiata. Era un “pascolare”. Adesso questo tipo di uscita non esiste più. Si fanno meno ore, sempre senza faticare, però un pizzico di ritmo, di buon passo c’è sempre.