Omloop Nieuwsblad 2025, Edoardo Affini

Affini e la Visma, manuale d’uso per Piganzoli, Fiorelli e Mattio

09.11.2025
6 min
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L’hanno chiamata Celeste, è nata il 13 ottobre. Da quel giorno la vita di Affini e della compagna Lisa gira attorno alla primogenita, che per arrivare ha scelto il periodo di vacanze del papà. La bicicletta si affaccia di tanto in tanto, consapevole che l’attesa stia per terminare. A partire dall’8 dicembre, i corridori della Visma-Lease a Bike affronteranno il primo ritiro in Spagna e allora verrà il tempo del lavoro serio. Quando lo sentiamo nel primo pomeriggio, Edoardo è fresco reduce da una seduta di cambio del pannolino.

«E’ chiaro che è tutto diverso – sorride Affini – cambiano le priorità, cambiano le giornate, però sicuramente è bellissimo. Specialmente sono contento del fatto che me la posso godere quasi per un mese. Manca ancora un po’ perché diventi più… interattiva, mettiamola così, però mi prendo il mio tempo per starci assieme e creare un certo legame. E poi anche per la mia compagna fa una certa differenza. Se fosse nata a giugno – ride – dopo il Giro e prima del Tour, magari io avrei dormito qualche ora di più, però sarebbe stato un bel casino…».

Foto Instagram nascita di Celeste Affini (Photos by Loef)
“La più grande felicità può essere molto piccola”, così su Instagram l’annunio della nascita di Celeste (Photos by Loef)
Foto Instagram nascita di Celeste Affini (Photos by Loef)
“La più grande felicità può essere molto piccola”, così su Instagram l’annunio della nascita di Celeste (Photos by Loef)

Altri tre italiani

Tra le novità della squadra per il prossimo anno c’è che Affini non sarà più il solo italiano, ma sarà raggiunto da Piganzoli, Fiorelli e da Mattio, che in realtà ha già trascorso tre stagioni nel devo team olandese. Racconta che i capi gli hanno chiesto qualche referenza sui nuovi arrivati e che Piganzoli lo ha contattato per avere informazioni sull’ambiente che troverà. E proprio per questo lo abbiamo chiamato anche noi, perché ci incuriosisce il punto di vista di uno che corre nel team olandese dal 2021 e forse si era abituato all’idea di essere il solo… giapponese sull’isola.

«Prima di me c’era stato solo Battaglin – racconta Affini – l’anno prossimo saremo in quattro. Onestamente non mi fa un grande effetto, salvo che sarà bello parlare ogni tanto la mia lingua se saremo nella stessa corsa. Al nostro livello, può far piacere avere un connazionale, ma poi le decisioni vengono prese dalla squadra sulla base di ben altri fattori. La Visma è quella, la conosciamo bene. Quando sono arrivato nel 2021, era ancora in fase di ascesa. Poi si può dire che il 2022 e il 2023 siano stati gli anni più prolifici. Nel 2025 abbiamo vinto due Grandi Giri su tre e nel terzo siamo arrivati secondi, non mi sembra tanto male. Però è vero che gli sponsor più grossi cercano il Tour, perché hanno la risposta mediatica più grande, come la Champions League. Il Giro, la Vuelta e le classiche sono importanti, c’è poco da girarci d’attorno, ma il Tour è di più. E noi il Tour abbiamo provato a vincerlo, ma Tadej e la sua squadra ci sono stati superiori».

Fiorelli arriva alla Visma a 30 anni: avrà margine per crescere e compiti più precisi di quelli riservati a Piganzoli e Mattio
Fiorelli arriva alla Visma a 30 anni: avrà margine per crescere e compiti più precisi di quelli riservati a Piganzoli e Mattio

Maniacali per i dettagli

In questo gruppo super strutturato che ha nel Tour la stella polare e si nutre del Giro e della Vuelta – vinti con Yates e Vingegaard – come di bocconi secondari, arriveranno tre italiani, provenienti da due professional e dal devo team, che ha le stesse dotazioni, ma un respiro per forza meno ampio. Che cosa troveranno? Quale mentalità? Che cosa sente di dirgli il mantovano in procinto di iniziare la sesta stagione in giallo-nero?

«Non conosco da dentro le realtà della Polti e della Bardiani – ammette Affini – non so bene a cosa siano abituati, però credo che Fiorelli e Piganzoli faranno un salto di qualità a livello di attenzione ai dettagli e alla nutrizione, che qua sicuramente è un aspetto molto curato. Mi viene a pensare specialmente a Piganzoli, se vuole migliorarsi come uomo da classifica, magari all’inizio come spalla importante per Jonas o Simon. Allo stesso modo, tutto il livello performance viene curato veramente al massimo.

«Non so se in altre squadre ci siano le stesse cure del dettaglio, non so se sia possibile. Magari ogni team ha il proprio accento su una cosa piuttosto che su un’altra, però credo che qui troveranno un ambiente molto professionale e in grado di supportarli perché possano migliorarsi. Quanto a Mattio, è con noi da tre anni. Se ancora non ha capito di quale ambiente si tratta (ride, ndr), forse abbiamo un problema…».

Pietro Mattio, Visma Lease a Bike, WorldTour, Tour of Oman 2025
Pietro Mattio, sale nel WorldTour dopo tre stagioni in crescendo nel Development Team di Robbert De Groot
Pietro Mattio, Visma Lease a Bike, WorldTour, Tour of Oman 2025
Pietro Mattio, sale nel WorldTour dopo tre stagioni in crescendo nel Development Team di Robbert De Groot

Il tempo di crescere

La mente va al suo primo impatto, nonostante provenisse da un’altra WorldTour: la Mitchelton-Scott. Il ricordo di quelle prime settimane è ben chiaro. Aveva 24 anni come quelli che avrà il prossimo anno Piganzoli

«Quando sono passato qua – ricorda Affini – sicuramente la differenza più grossa l’ho trovata nella nutrizione. Erano gli anni in cui si stava cominciando a spingere l’acceleratore sui carboidrati. Magari l’avrei fatto anche se fossi rimasto alla Mitchelton, ma qua ho trovato un cambio radicale. Mi servì un po’ di tempo per abituarmi, poi ha funzionato tutto molto bene. Cercano di farti crescere, ma valutano caso per caso.

«Un buon esempio può essere Brennan. Ha 19 anni e ha cominciato già a far vedere certi numeri, a piazzarsi e vincere corse. Quindi lo hanno portato dove ha potuto fare risultato, ma non lo hanno buttato in un Grande Giro o portato a correre perché facesse punti. Non ha fatto 90 giorni di corsa, anche con lui c’è l’idea che cresca per step. Per cui, pensando ai nostri due più giovani, dipenderà anche da come risponderanno ai diversi carichi di allenamento, alle diverse gare. Tutto sommato immagino che su uno come Piganzoli ci fossero più attese alla Polti, dove era la bandiera, di quelle che inizialmente avrà qui da noi».

Giro d'Italia 2025, Davide Piganzoli, Isaac Del Toro
Alla Polti, Piganzoli ha corso da leader anche al Giro, scoprendo le pressioni del ruolo
Alla Polti, Piganzoli ha corso da leader anche al Giro, scoprendo le pressioni del ruolo

Un’azienda con 250 dipendenti

Il solo limite dei mega squadroni è la dimensione della grande azienda che allenta i rapporti umani e rende tutto piuttosto schematico, a questo certamente Piganzoli e Fiorelli non sono ancora abituati. Affini concorda, ma non c’è una via d’uscita. Prendete una qualunque azienda con centinaia di dipendenti, è ragionevole pensare che tutti si conoscano e siano in confidenza?

«Per la mia esperienza – dice – credo che ci sia la volontà di provare a mantenere quanto più possibile l’aspetto familiare e umano. Però è inevitabile che da un certo punto di vista sia inevitabile che le squadre vengano gestite come aziende, lo leggevo in un’intervista che avete fatto a Sobrero. I team sono sempre più grandi. Anche noi, guardando tutti quelli che ci lavorano saremo circa 250 persone se non di più, diventa difficile avere un rapporto stretto con tutti. Magari tra corridori o col tecnico di riferimento hai più contatti, quindi riesci effettivamente a creare una sorta di familiarità. Se entri a far parte del gruppo che prepara una grande corsa, condividi i ritiri e allora il rapporto si crea per forza. Però alla fine la squadra nella sua totalità viene gestita come un’azienda, questo è fuori discussione. Con certe persone ti vedi quando fai il primo ritiro dell’anno e poi al primo ritiro dell’anno dopo».

Campionati del mondo, Kigali 2025, prova in linea U23, Alessandro Borgo, Pietro MAttio, Lorenzo Finn, Simone Gualdi sul podio

Un anno dopo, di nuovo lui: Lorenzo campione del mondo

26.09.2025
6 min
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KIGALI (Rwanda) – Campione del mondo, adesso il viaggio ha finalmente un senso. Cadono le tensioni, ci poggiamo alla transenna. Dicono sia bene vivere così le gare, si scrivono articoli migliori. Sarà vero, ma che fatica! Altre corse verranno, ma la vittoria di Lorenzo Finn pareggia i conti con i quarti posti e le disfatte. Uno così te lo leghi al cuore e lasci che ti porti via con i suoi scatti. Quando l’azzurro ha attaccato a 37 chilometri dall’arrivo selezionando il gruppetto dei cinque che si è giocato il mondiale, la sua sicurezza ha subito fatto capire che grazie a lui stavamo per vivere un’altra giornata speciale.

Campionati del mondo, Kigali 2025, prova in linea U23, Lorenzo Finn, attacco a 37 km dall'arrivo
Anche Lorenzo riconosce che l’azione decisiva è stata il forcing a 37 chilometri dall’arrivo, nel gruppetto dei cinque
Campionati del mondo, Kigali 2025, prova in linea U23, Lorenzo Finn, attacco a 37 km dall'arrivo
Anche Lorenzo riconosce che l’azione decisiva è stata il forcing a 37 chilometri dall’arrivo, nel gruppetto dei cinque

La corsa del Belgio

Gajdulewicz, Schrettl, Alvarez, Huber e Finn. A 32 chilometri dall’arrivo, l’azzurro guadagna ancora un piccolo margine e il solo capace di stargli dietro è Huber, svizzero ancora ignaro di essere sul tram per l’argento. Da quel momento l’azione di Finn è un inno di sicurezza e gestione. La memoria è andata subito ai discorsi del mattino, quando parlava con Pietro Mattio della distribuzione dei carboidrati in corsa. Un gel per giro e così ha fatto. La gamba gira, è quasi sempre lui a fare il passo: dietro iniziano a sparire. Mentre Finn attacca dal gruppo di testa, Widar prova da quello degli inseguitori. Ma per il belga non è giornata. A un giro dalla fine lo vediamo passare mestamente sul traguardo, staccato di cinque minuti. 

Eppure il Belgio ha lavorato più che duramente. Sono stati per cinque giri tutti in fila, con i nostri nascosti nella loro scia. Un lavoro meccanico e perfetto che ha permesso agli azzurri di risparmiarsi. Così che quando Mattio ha mostrato le sue doti di gigantesco uomo squadra, la corsa ha preso la piega voluta dagli azzurri. E Lorenzo Finn ha potuto sferrare il suo attacco nel momento che ha ritenuto più propizio.

Campionati del mondo, Kigali 2025, prova in linea U23, Lorenzo Finn, Jan Huber
Finn accelera, Huber è stremato: inizia la cavalcata solitaria di Lorenzo verso il secondo iride in due anni
Campionati del mondo, Kigali 2025, prova in linea U23, Lorenzo Finn, Jan Huber
Finn accelera, Huber è stremato: inizia la cavalcata solitaria di Lorenzo verso il secondo iride in due anni

Un podio tutto azzurro

Sotto al podio la festa degli azzurri è un pandemonio di urla e pacche. Gli chiedono di firmare la maglia, certi ricordi resteranno anche per loro. Nel mezzo s’è buttato anche il presidente Dagnoni, celebrando il corridore più giovane del mondiale con cui il futuro del ciclismo italiano entra in una coniugazione di grande concretezza. Poi arriva il momento in cui Finn e la sua faccia pulita iniziano il racconto. E la sua calma è ancora una volta sbalorditiva.

«E’ una sensazione davvero speciale – dice Lorenzo Finn, ligure di 18 anni – ho vinto il secondo mondiale in due anni, è davvero stupendo. C’erano anche i miei genitori. Non si sono persi una gara, mi hanno seguito e per me è molto speciale. Voglio ringraziarli per quello che hanno fatto per me, per il fatto di essere venuti sin qui. Credo che anche loro avranno pianto…».

L’anno scorso eri sembrato incredulo, questa volta è stato diverso?

L’anno scorso è stato uno shock, misi le mani sul casco e non ci credevo. Oggi sapevo di avere il potenziale per vincere, forse mi sono sentito più sicuro, ma c’erano anche più variabili. E’ stata la giornata perfetta. Sin dalla partenza abbiamo corso seguendo il Belgio. Hanno dettato loro la corsa e poi da metà gara in poi ci sono stati svariati attacchi. Il punto chiave è stato quando ci siamo avvantaggiati in cinque e ho visto che Jarno Widar non c’era. Per la prima volta ho pensato che avrei potuto vincere.

Ti ha stupito che Widar sia sparito nel nulla?

Widar era il netto favorito. E’ andato veramente forte tutto l’anno, quindi non credo che possano avere troppo rammarico. E comunque su questo percorso, quest’altitudine e il caldo si rischiava di pagarla molto cara.

Eri arrivato sapendo di avere questa ottima forma?

Dopo il Tour de l’Avenir stavo davvero bene. Le sensazioni dopo la crono invece non sono state fantastiche (Finn ha chiuso al 4° posto, a 5 secondi dall’argento, ndr). Dipendeva dall’altura, per cui l’ho considerato un buon risultato. Ma dopo una settimana, oggi le sensazioni sono state molto migliori. Era molto caldo, ma mi sono sentito bene.

Campionati del mondo, Kigali 2025, prova in linea U23, Lorenzo Finn solleva la sua bicicletta Specialized
La bici al cielo, così Lorenzo Finn celebra la vittoria dopo la linea
Campionati del mondo, Kigali 2025, prova in linea U23, Lorenzo Finn solleva la sua bicicletta Specialized
La bici al cielo, così Lorenzo Finn celebra la vittoria dopo la linea
Il progetto Red Bull sta dando i suoi frutti?

Sono davvero felice della scelta che ho fatto. In Red Bull hanno una visione a lungo termine per me e per tutti i corridori del gruppo. E’ un lavoro difficile che paga e tutti lavorano nella stessa direzione. Ho vinto con la nazionale, ma voglio ringraziare anche il mio team. Il mio allenatore, John Wakefield, a volte lo odio, ma è un buon ragazzo (sorride, ndr).

Amadori ha lodato la tua scelta di non passare professionista subito, ma di fare esperienza per un altro anno.

Confermo che sarà così. Magari non mi capiterà mai più di portare la maglia di campione del mondo, anche se ci spero, però è sempre una cosa speciale. Poi ho 18 anni, quindi non ho fretta di passare. So che accadrà, ma voglio costruire il futuro con calma, con la squadra e con la nazionale.

Hai tenuto con te lo svizzero fino all’ultima salita: ti ha aiutato in qualche modo?

Eravamo a due giri dal termine, 30 chilometri su questo percorso che non era affatto facile. Ho provato a fare il ritmo sulle salite, però ho visto che era forte, quindi ho deciso di dare il tutto per tutto sullo strappo in cui sono partito. Era poco lontano dall’arrivo e avevo le gambe per farlo, quindi è andata benissimo.

Campionati del mondo, Kigali 2025, prova in linea U23, Cordiano Dagnoni, Lorenzo Finn
Per la federazione di Dagnoni, quella di Finn è la prima medaglia d’oro del mondiale
Campionati del mondo, Kigali 2025, prova in linea U23, Cordiano Dagnoni, Lorenzo Finn
Per la federazione di Dagnoni, quella di Finn è la prima medaglia d’oro del mondiale
Cosa c’era nella testa di Lorenzo Finn quando ha staccato lo svizzero ed eri solo puntando verso il traguardo?

Ero un po’ contento e un po’ stravolto. E’ stata una gara veramente dura e sull’ultimo pavé le gambe hanno iniziato a cedere. Però quando sei a così poco dall’arrivo e vedi il distacco che aumenta e il pubblico che ti incita, diventa tutto più facile. Il gesto dell’arco? Qualche giorno fa abbiamo fatto la ricognizione con Borgo. E abbiamo deciso che se uno di noi avesse vinto, avrebbe fatto quell’esultanza. Eccolo spiegato

Come festeggerai stasera?

Non lo so, speriamo di mangiare un bell’hamburger e di goderci il momento. Meno male che abbiamo il volo tra due giorni, quindi possiamo goderci domani e dopodomani. A quel punto la testa sarà sull’europeo, poi la Coppa Agostoni con la squadra, la Coppa San Daniele in Friuli e poi chiuderò al Gran Piemonte.

Adesso c’è solo da scrivere. Di lui e di Amadori. E’ una serata che ricorderemo a lungo, ma occorre muoversi. Abbiamo da correre nell’hotel degli azzurri. Ci sarà di certo il brindisi, la torta non si sa. E poi vogliamo vedere in che modo lo accoglieranno i professionisti. Da quando sono nati i devo team, le distanze si sono ridotte. E forse dalla gara di Finn anche loro avranno tratto qualche utile spunto.

Mondiali ed europei a ranghi ristretti, ma Amadori ha le idee chiare

01.09.2025
5 min
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Il Tour de l’Avenir ha lasciato negli occhi del cittì della nazionale under 23, Marino Amadori, la certezza di aver tra le mani un futuro campione. Ma la corsa a tappe francese non ha solo mostrato le qualità di Lorenzo Finn, le risposte di tutti i ragazzi chiamati in causa sono state più che soddisfacenti. Così, una volta richiuse le valige e tornato a casa, il tecnico della nazionale si prepara per i prossimi impegni con le idee chiare (in apertura foto Philippe Predier/DirectVelo). 

«Lorenzo (Finn, ndr) ha fatto una bellissima corsa – racconta da casa Marino Amadori – era lì con i migliori e ci siamo giocati il podio fino all’ultimo momento. Le ultime tre tappe sono state divertenti, ma si è trattato di un Tour de l’Avenir complicato. La Francia ha corso all’attacco, anche quando la maglia gialla era sulle loro spalle. Sapevamo che i nomi da “bollino rosso” erano quattro: Seixas, Nordhagen, Widar e Torres. Tutti questi, a parte Widar, sono già nel WorldTour. Essere così vicini e riuscire a mettere dietro lo spagnolo (Torres, ndr) è stata un’ottima cosa per il nostro Finn».

Lorenzo Finn ha corso un grande Tour de l’Avenir e ha messo il suo nome tra i favoriti per i mondiali in Ruanda (foto Aurélien Regnoult/DirectVelo)
Lorenzo Finn ha corso un grande Tour de l’Avenir e ha messo il suo nome tra i favoriti per i mondiali in Ruanda (foto Aurélien Regnoult/DirectVelo)
Ci presentiamo ai mondiali e agli europei con una pedina importante…

Con una squadra importante, perché l’Avenir ha dimostrato questo. Siamo forti, e rispetto agli scorsi anni avevamo un nome concreto per la classifica generale. Però tutti gli atleti sono stati bravi, a partire da Turconi che è stato capace di inserirsi nella fuga dei diciannove atleti che ha caratterizzato la seconda tappa. Mattio e Donati hanno svolto un lavoro eccezionale, così come Borgo. Gualdi, invece, è stato bravo a risalire la classifica e arrivare nei primi 20. 

E’ mancata la vittoria di tappa?

Quando si corre con il mirino puntato alla classifica generale è difficile concentrarsi anche sulle vittorie di tappa. Nelle edizioni passate non arrivavamo con un corridore da podio, il nome di Lorenzo Finn faceva paura a molti. La Francia ci ha corso contro dal primo giorno, hanno tentato di metterlo in difficoltà in tutte le maniere. Essere arrivati a sette secondi dalla medaglia d’argento è un risultato notevole

Simone Gualdi e Lorenzo Finn saranno gli unici due a correre sia mondiali che europei (foto Aurélien Regnoult/DirectVelo)
In Ruanda sarà davvero una sfida a due con Widar?

Non saprei, perché le incognite per quella gara sono molte. Inoltre ci sono tanti altri corridori da attenzionare: Mateo Ramirez, Pavel Novak, Omrzel e soprattutto Jarno Widar. A Kigali arriveremo con una squadra ridotta, con quattro atleti. Visto che occupiamo la prima posizione nel ranking under 23 ne avremmo potuti schierare sei di ragazzi, ma la Federazione ha dovuto fare delle scelte legittime (l’Italia si presenterà a ranghi completi solamente nelle prove elite, ndr). 

Quattro nomi soltanto, scelte facili o difficili?

Facili, a essere onesti. Perché qualche corridore non mi ha dimostrato una solidità tale da poter pensare di schierarlo al mondiale. Sull’aereo per il Ruanda saliranno: Lorenzo Finn, Simone Gualdi, Alessandro Borgo e Pietro Mattio. I primi due sono le migliori pedine a disposizione per una gara come il mondiale, Mattio è una certezza e Borgo ha fatto vedere di essere forte anche in salita. 

Una trasferta impegnativa, non solo per la durezza del percorso…

Per tanti aspetti: il viaggio, i vaccini (non obbligatori ma consigliati, ndr), il fatto che si corre a quote elevate. L’obiettivo principale sarà di arrivare al giorno della gara, il 26 settembre. Partiremo il 18 settembre, perché Finn e Borgo faranno anche la cronometro, decisione presa insieme a Villa. 

All’europeo, invece, ci presenteremo con la squadra al completo?

No. La decisione, presa in accordo con la Federazione è di correre in quattro anche l’europeo in Francia. Anche perché il percorso sarà ancora più duro del mondiale, con una salita vera di sette chilometri da ripetere tre volte. Verrà fuori una gara individuale, se fatta a certi ritmi. Le uniche due certezze saranno Lorenzo Finn e Simone Gualdi, gli altri due nomi li capiremo strada facendo con le gare di settembre (Giro del Friuli, Pantani e Matteotti, ndr). 

Davide Donati, Italia, Tour de l’Avenir 2025 (foto Aurélien Regnoult/DirectVelo)
Davide Donati, Italia, Tour de l’Avenir 2025 (foto Aurélien Regnoult/DirectVelo)
Si correrà una settimana dopo Kigali, tempi stretti…

Strettissimi. Anche qui ci sarà da capire come rientreranno i nostri dal viaggio in Ruanda. Il ritorno è previsto per il 29 di settembre, quattro giorni prima dell’europeo. La cronometro non sarà un problema perché porteremo nomi diversi da quelli che correranno su strada, visto che si tratta di un percorso per specialisti pensavo a Davide Donati e Nicolas Milesi. Ma ci sarà modo di capire.

Mattio, il cammino continua: dal 2026 passerà nel WorldTour

01.07.2025
5 min
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Pietro Mattio è pronto a fare il salto definitivo, quello che può dare il via alla sua carriera da professionista, il cuneese dal 2026 entrerà nella formazione WorldTour della Visma Lease a Bike. Alla fine di tre anni nel devo team è arrivato il momento di cogliere i frutti del lavoro fatto. Una bella soddisfazione per uno dei primi ragazzi junior andato a correre in formazioni estere. Infatti nel 2023, quando fu annunciato il suo approdo nella squadra dei giovani calabroni, la curiosità intorno al suo percorso di crescita era molta. 

«E ora andrò a correre con i professionisti – ci racconta ai margini di una tappa del Giro Next Gen, in apertura foto DirectVelo/Xavier Pereyron – la musica cambierà ancora. Però se la squadra pensa che sono pronto mi fa sentire onorato e molto felice. Anche io penso sia arrivato il momento di fare questo step, in questi tre anni sono cresciuto molto grazie al lavoro fatto insieme al team. Non c’era prospettiva migliore che passare nel WorldTour con la formazione che mi ha fatto maturare sia atleticamente che umanamente».

Mattio aveva iniziato la stagione correndo con i professionisti. Qui al Tour of Oman
Mattio aveva iniziato la stagione correndo con i professionisti. Qui al Tour of Oman
In cosa senti di essere cresciuto?

Sotto tutti i punti di vista, sono arrivato che ero un ragazzino e mi hanno insegnato cosa volesse dire correre in una delle squadre più forti al mondo. In questi anni non abbiamo mai lasciato nulla al caso e sono riusciti a farmi sviluppare bene. L’obiettivo che ci eravamo posti è stato raggiunto e quindi proseguiamo verso altri

Qual era il vostro obiettivo?

Chiaramente ambire ad entrare nella formazione WorldTour. La Visma cerca di prendere ragazzi giovani da inserire nella formazione di sviluppo (quella under 23, ndr) e di portarli alla maturazione necessaria per poi entrare nel massimo livello del ciclismo. Non si parla tanto di risultati ma di crescita.

Uno dei primi obiettivi di Mattio per questa stagione era la Paris-Roubaix Espoirs chiusa al quinto posto (foto Visma Lease a Bike)
Uno dei primi obiettivi di Mattio per questa stagione era la Paris-Roubaix Espoirs chiusa al quinto posto (foto Visma Lease a Bike)
Vero, però gli atleti guardano anche al risultato, da questo punto di vista ti aspettavi qualcosa in più?

A essere sincero no. Mi aspettavo di raccogliere esattamente quello che avete visto. Il 2025 mi lascia soddisfatto, ho corso una bella Paris-Roubaix Espoirs che era l’obiettivo della prima parte di stagione e abbiamo fatto un buon Giro Next Gen (nel quale Mattio ha colto anche un terzo posto nella sesta tappa, ndr).

Con quali ambizioni e quale umore si entra nell’ultima parte del tuo cammino nel devo team?

Forse più rilassato perché non ho più la pressione addosso di dover dimostrare qualcosa. Era un fattore personale, la squadra non mi ha mai messo alcun tipo di fretta. Questa “rilassatezza” magari mi permetterà di correre più leggero e di provare a vincere una gara o qualcosa di più importante.

Al Giro Next Gen l’azzurro della Visma Lease a Bike Development ha ottenuto un ottimo terzo posto nella sesta tappa (foto La Presse)
Al Giro Next Gen l’azzurro della Visma Lease a Bike Development ha ottenuto un ottimo terzo posto nella sesta tappa (foto La Presse)
Magari chiudere il cerchio con una vittoria?

Questa sarebbe la cosa più bella ma vedremo come si svilupperà il resto della stagione. 

E con quali ambizioni inizi a pensare al prossimo futuro?

Sicuramente la stagione inizierà molto presto, di solito i primi anni partono dal Tour Down Under a gennaio. Non si sanno ancora i programmi ovviamente ma lavoreremo per arrivare pronti e dare subito supporto ai capitani. 

Mattio porterà con i professionisti tutto ciò che ha imparato in questi anni nel devo team, un percorso che gli ha fatto imparare tanto
Mattio porterà con i professionisti tutto ciò che ha imparato in questi anni nel devo team, un percorso che gli ha fatto imparare tanto
Che forse è una delle caratteristiche che ti ha contraddistinto maggiormente anche in questi anni da under 23?

Sì, mettermi al servizio dei miei compagni è la qualità che mi rispecchia maggiormente. L’ho fatto spesso e così come a questo Giro Next Gen lavorando per Nordhagen. 

Arrivi nella formazione WorldTour dove corre un altro italiano che ha caratteristiche simili alle tue, Affini. 

E’ uno degli uomini squadra più importanti della Visma, lo ha dimostrato in passato e al Giro accanto a Yates. Ora lo porteranno anche al Tour con Vingegaard. Ho già avuto modo di conoscere Affini lo scorso inverno in ritiro, abbiamo fatto un allenamento insieme. Sicuramente è un ragazzo dal quale posso imparare davvero molto. 

Guardando al Pietro che è entrato nel devo team giovanissimo e senza questi baffi qual è l’aspetto in cui ti senti maggiormente migliorato?

Il fisico (dice con un sorriso velato proprio sotto ai baffi, ndr). Sono cambiato molto con gli allenamenti, la squadra punta tanto sulla preparazione e mi hanno sempre permesso di arrivare al mio meglio negli appuntamenti più importanti. Mi hanno insegnato cosa vuol dire essere una squadra e questa cosa la porterò con me anche il prossimo anno.

Giro Next Gen: gli azzurri al via e le speranze di Amadori

13.06.2025
5 min
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Il cittì della nazionale under 23 Marino Amadori prepara il taccuino degli appunti e si dice fiducioso per il prossimo Giro Next Gen. Mancano poco più di ventiquattro ore al via della cronometro di Rho e poi ognuno avrà le risposte che cerca. La corsa rosa under 23 arriva dopo due prove interessanti di Nations Cup nelle quali gli azzurri guidati da Amadori sono stati assoluti protagonisti. E proprio insieme al cittì, alla vigilia di uno degli appuntamenti più importanti della stagione, facciamo un punto sulle forze dei nostri ragazzi

«Penso che per i team – dice Amadori – non ci sia gara più importante. Tour de l’Avenir, mondiali ed europei sono una faccenda diversa, riservata alla nazionale, mentre qui siamo davanti a un impegno fondamentale per tanti ragazzi. Il Giro Next Gen è il palcoscenico di riferimento nel quale mettere in mostra le proprie qualità e tanti atleti sono chiamati a fare bene in ottica futura. Noi come Italia arriviamo da due gare a tappe di Nations Cup nelle quali abbiamo dimostrato di essere competitivi. Gualdi è uno dei nomi che mi sono segnato per la classifica generale, in Repubblica Ceca ha corso bene e non era ancora al 100 per cento (in apertura sul podio finale con Pau Martì e Simon Dalby, ndr)». 

Filippo Turconi è stato protagonista di un buon inizio di stagione e ha corso molto bene anche all’Orlen Nations Cup (foto Tomasz Smietana)
Filippo Turconi è stato protagonista di un buon inizio di stagione e ha corso molto bene anche all’Orlen Nations Cup (foto Tomasz Smietana)

Risposte azzurre

Dalle due prove di Nations Cup, prima in Polonia e poi in Repubblica Ceca, l’Italia è uscita con un bottino più che soddisfacente: due vittoria di tappa e in entrambe le prove anche un podio finale. 

«Abbiamo dimostrato di essere competitivi – analizza il cittì Amadori – anche perché la concorrenza non era di certo bassa. Ci siamo scontrati con diversi ragazzi interessanti tra cui Pau Martì, che l’anno scorso è arrivato terzo al Giro Next Gen. Gualdi, Savino, Mellano e Turconi hanno fatto vedere delle belle cose. Peccato per Mellano che a causa della maturità non potrà esserci. Però dai ragazzi che ho portato con me in nazionale mi aspetto mantengano lo stesso livello, se non qualcosa in più».

Squadre italiane

Le formazioni italiane al via saranno quattordici e per i loro ragazzi la corsa di casa rappresenta un palcoscenico importante nel quale dimostrare di poter essere competitivi nel ciclismo che conta. 

«Tutti gli atleti delle nostre realtà – continua Amadori – che siano esse squadre professional, continental o di club possono fare qualcosa di interessante. Questo è il momento giusto per cercare di fare il salto di qualità e mettersi in mostra. Nelle prove con la nazionale ho portato ragazzi da ogni realtà e abbiamo fatto vedere belle cose, vuol dire che il livello di base è alto. Una cosa bella che ho notato è che tutte le formazioni italiane hanno preparato al meglio questo appuntamento correndo altre corse a tappe prima e con periodi di altura.

«Mi aspetto qualcosa – dice ancora – da ragazzi come Chesini, Nespoli, Lorenzo Masciarelli, ma anche dai tre corridori della Vf Group-Bardiani: Scalco, Paletti e Turconi. Il percorso è vario e aperto a tante occasioni differenti». 

I devo team

Dalle sedici formazioni development invitate escono una dozzina di nomi interessanti.

«Per le volate – analizza Amadori – mi aspetto qualcosa da Delle Vedove e Matteo Milan. Mi sono segnato anche il nome di Lorenzo Conforti che corre nella Vf Group-Bardiani ma è pronto per far vedere quanto vale. Una menzione speciale va fatta anche a Pietro Mattio e Federico Savino, loro sono dei riferimenti per la nazionale e sono convinto faranno un grande Giro Next Gen. Mattio sarà chiamato a lavorare per Nordhagen che viene qui per vincere visto che da quest’anno era già stato aggregato alla formazione WorldTour della Visma. Però le sue qualità le conosco bene e sono convinto che farà un lavoro eccezionale. Altro nome importante è quello di Alessandro Borgo, da lui mi aspetto di vederlo vincente almeno in una tappa». 

Per Lorenzo Finn il Giro Next Gen è un primo obiettivo e un banco di prova importante ma da vivere senza ansia (foto Twila Federica Muzzi)
Per Lorenzo Finn il Giro Next Gen è un primo obiettivo e un banco di prova importante ma da vivere senza ansia (foto Twila Federica Muzzi)

Capitolo Finn

Il campione del mondo juniores merita una parentesi tutta per sé. Le qualità non mancano ma il Giro Next Gen è un primo passaggio in un percorso di crescita ben delineato. E’ giusto che le aspettative intorno a lui siano alte ma, come detto dallo stesso Finn e come ribadisce Marino Amadori, questo è un momento nel quale imparare.

«Lorenzo Finn – conclude il cittì – è sicuramente la nostra punta in prospettiva futura, ma al momento non ci devono essere pressioni. Lui stesso è di questa idea. Si tratta della sua prima corsa a tappe di otto giorni e andrà a sfidare corridori forti e potenzialmente pronti ad altri palcoscenici. Lui sa cosa può prendere dal Giro Next Gen e penso sia un’esperienza importante anche in ottica di europeo, mondiale e Tour de l’Avenir». 

Mattio: pace fatta (a metà) con la Roubaix U23

16.04.2025
5 min
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Dopo la prima partecipazione, al suo secondo anno da under 23, Pietro Mattio si era dato appuntamento con la Parigi-Roubaix Espoirs. La corsa delle pietre dedicata alla categoria che fa da anticamera al ciclismo che conta. Nel 2024 le sfortune sono state tante e hanno messo fuori dai giochi il piemontese molto presto. Un anno dopo Mattio ha imparato a guardare negli occhi il pavé della Roubaix, nonostante la sfortuna lo abbia comunque colpito (in apertura foto Visma Lease a Bike). Anche se c’è da capire se sia corretto parlare di “fortuna” in una corsa dove gli imprevisti sono all’ordine del giorno. Sicuramente il corridore della Visma-Lease a Bike Development si è messo in mostra, giocandosi le sue carte e cogliendo un ottimo quinto posto nel velodromo più celebre del mondo. 

Per Pietro Mattio non è ancora tempo di tornare a casa però, c’è da correre ancora in Francia, questa volta più a sud. Infatti si è fermato nella casa del team olandese per qualche giorno prima di prendere parte alle prossime corse

«Passerò qui un paio di giorni – dice – perché questo fine settimana tocca mettere il numero sulla schiena di nuovo. Tornerò a casa, in Piemonte, domenica sera o lunedì. Correrò a Besancon e al Tour du Jura, con il team WorldTour».

Mattio nonostante la caduta finale è arrivato nel velodromo di Roubaix per giocarsi un piazzamento importante (foto Visma Lease a Bike)
Mattio nonostante la caduta finale è arrivato nel velodromo di Roubaix per giocarsi un piazzamento importante (foto Visma Lease a Bike)
Come sta andando questo inizio di stagione, considerando che la prima gara con il team U23 è stata proprio la Roubaix Espoirs?

Ho corso tanto con i professionisti, in gare dove il mio compito principale era quello di essere da supporto ai miei capitani. La Roubaix è stata la prima occasione per dimostrare che posso andare forte nella mia categoria, quella U23. Direi che è andata molto bene. 

E’ arrivato un quinto posto, forte anche dell’esperienza dello scorso anno…

Esatto, posso dire che è una gara in cui cadere è estremamente semplice. L’ho visto nel 2024 e questo dato è stato confermato anche domenica, bisogna metterlo in conto. Dopo quindici chilometri mi sono trovato a terra e mi sono detto: «Okay, la mia caduta l’ho fatta, ora dovrei essere tranquillo fino all’arrivo». Invece nel finale, quando ero nel gruppetto di testa e mi stavo giocando la vittoria, un corridore davanti a me è caduto e anche io mi sono cappottato. Non c’era molto altro da fare.

Le pietre della Roubaix sono state meno indigeste quest’anno, il piemontese sta imparando a conviverci (foto Visma Lease a Bike)
Le pietre della Roubaix sono state meno indigeste quest’anno, il piemontese sta imparando a conviverci (foto Visma Lease a Bike)
Eri lì per giocartela?

Si, siamo caduti sul Carrefour de l’Arbre. Il danno ormai era fatto, però sono riuscito a montare in bici subito e ripartire. Il treno giusto era andato, ma sono riuscito a restare con un altro gruppetto e giocarmi il piazzamento. 

Com’è stato vivere questa gara in testa?

Molto bello. In squadra partivo con i gradi di capitano, sapevo che i miei compagni avrebbero poi lavorato per me. Erano due settimane che studiavo la corsa e il percorso. Come detto era la prima gara tra gli under 23, quindi c’era un po’ di pressione nel dimostrare il mio valore. Negli ultimi cinquanta chilometri mi sono trovato davanti con i due della Lidl-Trek Future Racing (Albert White Philipsen e Soderqvist, ndr) e sentivo di pedalare bene. La condizione c’è, peccato per la caduta nel finale

Alle spalle di Whiten Philipsen e Soderqvist è arrivato Rejmin Senna, anche lui al primo anno da U23 (foto DirectVelo/Niclas Berriegts)
Terzo è arrivato Rejmin Senna, anche lui al primo anno da U23 (foto DirectVelo/Niclas Berriegts)
Che livello hai trovato tra i tuoi coetanei?

Ormai si va forte, anche quelli al primo anno da U23 fanno grandi cose. Basti vedere Albert Philipsen che ha vinto. Io al primo anno nella categoria non andavo così, ero molto più grezzo. Qui alla Visma mi hanno insegnato tanto e sento di essere migliorato piano piano. Invece ora arrivano ragazzi dalla categoria juniores che sono prontissimi. Bravi loro, perché imparare così presto è sicuramente una cosa che ti aiuta ad arrivare subito nel professionismo.

Qual è la cosa in cui senti di essere migliorato in questi anni?

Sia dal punto di vista dell’allenamento che tattico. Nel primo caso la cosa positiva di essere un devo team è la forza della struttura e degli studi che si possono fare in ambito di preparazione e sviluppo dei materiali. Tatticamente, invece, avere dei compagni di squadra forti permette di lavorare come un vero team e sapere cosa si può fare e cosa si può ricevere una volta in corsa. 

Il prossimo obiettivo per Mattio e i compagni del devo team della Visma è il Giro Next Gen a metà giugno (foto Visma Lease a Bike)
Il prossimo obiettivo per Mattio e i compagni del devo team della Visma è il Giro Next Gen a metà giugno (foto Visma Lease a Bike)
Correre tanto tra i professionisti e meno tra gli under ti crea qualche pressione a livello di risultati?

Più come una motivazione in realtà. Ho pochi obiettivi durante la stagione e quando ci arrivo voglio essere pronto. Prima della Roubaix Espoirs ho corso tanto con i professionisti, questo mi ha permesso di avere una condizione molto buona. 

Il prossimo obiettivo?

Correrò il Tour de Bretagne dove avrò più libertà d’azione ma è la prima gara a tappe lunga (sono sette tappe, ndr). Il vero obiettivo della prima parte di primavera era la Roubaix Espoirs, poi arriverà il Giro Next Gen

Mattio e la Visma in Norvegia: il primo ritiro è sugli sci

21.12.2024
5 min
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I corridori del devo team della Visma Lease a Bike sono volati in Norvegia, vicino a Lillehammer, per il consueto ritiro che dà inizio alla stagione. Una decina di giorni tra freddo e neve per conoscersi, divertirsi e fare sci di fondo. Sono passati due anni dalla prima volta che avevamo sentito parlare di questo nuovo modo di concepire il ritiro di dicembre. Ce ne avevano parlato con stupore e un tono divertito Dario Igor Belletta e Pietro Mattio. Ora che inizia la loro terza stagione nel team di sviluppo della Visma Lease a Bike questo ritiro è diventato una tradizione. 

Nel ritiro di Lillehammer i ragazzi del devo team della Visma hanno sciato quasi tutti i giorni
Nel ritiro di Lillehammer i ragazzi del devo team della Visma hanno sciato quasi tutti i giorni

Un lungo viaggio

Pietro Mattio poi sembra aver preso davvero gusto visto che nei giorni scorsi ha fatto un’uscita di 60 chilometri con gli sci da fondo. Il ragazzo piemontese è tornato a casa proprio ieri dal ritiro (mercoledì 18 dicembre, ndr) e ci racconta com’è andata.

«Sono rientrato a casa all’una di notte – ci racconta – dopo un viaggio di quasi sedici ore. Siamo partiti da poco sopra Lillehammer alle otto del mattino per arrivare a Oslo e prendere l’aereo per Amsterdam. Sono stato un po’ fermo in aeroporto per lo scalo e da Amsterdam sono arrivato a Milano. Per concludere il viaggio mi sono fatto anche un paio d’ore di macchina fino a casa».

Ormai questo è il terzo ritiro invernale per Mattio
Ormai questo è il terzo ritiro invernale per Mattio
Ci hai fatto l’abitudine ormai a questo ritiro di dicembre al freddo?

E’ la terza volta che vado su e devo dire di sì. E’ un bel modo per conoscere i nuovi compagni, stare tanto insieme e creare il legame giusto per affrontare la stagione. Poi quest’anno c’è stato un grande ricambio. Otto corridori sono andati via, tra chi è passato dal devo team al WorldTour e chi ha cambiato squadra. 

Come vedi i nuovi arrivati?

Ci sono dei ragazzi interessanti. Poi la squadra sceglie sempre corridori in grado di portare caratteristiche tecniche differenti. Dovremo trovare il modo di correre giusto, soprattutto per le gare a tappe. Diciamo che al momento ci manca il Nordhagen di turno, ovvero l’atleta di punta. Non che quelli che sono arrivati non siano forti, stiamo comunque parlando della Visma, non scelgono i corridori a caso. 

In una delle giornate di allenamento, Mattio ha fatto un’uscita sugli sci da fondo di 60 chilometri
In una delle giornate di allenamento, Mattio ha fatto un’uscita sugli sci da fondo di 60 chilometri
E sciare insieme com’è stato?

Divertente, come ogni anno. Dipende un po’ dal livello di ognuno, alcuni non avevano mai messo gli sci ai piedi. Nei primi quattro giorni siamo stati tutti insieme con l’istruttore, anche se io e altri non ne avevamo bisogno. Però è stato divertente anche stare accanto a chi stava imparando. 

Come avete suddiviso il tempo?

Uscivamo intorno alle nove del mattino per fare l’allenamento e rientravamo verso l’ora di pranzo. Ci dividevamo in gruppi in base alle abilità di ognuno. Devo dire che il livello era anche abbastanza elevato quest’anno, comunque abbiamo fatto belle uscite. 

Quella che sta per iniziare è la terza stagione nel team di sviluppo della Visma
Quella che sta per iniziare è la terza stagione nel team di sviluppo della Visma
Tu ne sai qualcosa, ne hai fatta una da 60 chilometri…

Eravamo io e un ragazzo norvegese, Jonas Hoydhal. In realtà l’ultimo giorno avevamo come obiettivo quello di fare 70 chilometri, ma la neve era troppo fresca e il percorso lento. 

Tra i 300 chilometri fatti un mesetto fa e in bici ei 60 sugli sci cosa preferisci?

In bici forse. Anche se 60 chilometri sugli sci da fondo si riassumono in quattro ore di allenamento più o meno. Lo stesso tempo di quando si fa un’uscita lunga durante la stagione. 

Nel 2025 Mattio correrà a metà tra la formazione WT e quella di sviluppo (foto Visma-Lease a Bike)
Nel 2025 Mattio correrà a metà tra la formazione WT e quella di sviluppo (foto Visma-Lease a Bike)
A livello fisico come l’hai gestita?

Alla fine è come se si pedalasse. I muscoli che si usano sono quelli, ovvero le gambe. Mentalmente penso sia un vantaggio però, perché mentre gli altri sono già in bici a fare chilometri noi abbiamo modo di allenarci ugualmente, ma di staccare ancora un po’. Aspettare così tanto tempo la bicicletta te la fa anche sognare, non vedo l’ora di riprenderla! 

Quindi ci si allena bene e con un buon riscontro anche sugli sci?

Assolutamente. Anche per l’alimentazione è simile alla bici, io mi portavo dietro la borraccia con dentro 60 grammi di carboidrati. E poi se si ha un po’ di tecnica si riescono a fare delle ripetute. Ad esempio noi prendevamo una salita e facevamo uno o due minuti forti e poi recupero, così per quattro o cinque volte. 

Mattio continuerà a essere una pedina fondamentale per la nazionale U23 (foto Tour de l’Avenir)
Mattio continuerà a essere una pedina fondamentale per la nazionale U23 (foto Tour de l’Avenir)
Tra quanto la riprendi la bici?

Già fatto. Domani (venerdì per chi legge, ndr) andrò nella casa al mare della mia famiglia a Bordighera per pedalare un po’ al caldo prima di Natale. Ci tornerò anche dal 28 dicembre al 6 gennaio, ho invitato con me due compagni norvegesi. 

Loro ti hanno portato al freddo, tu al caldo.

Esatto (ride, ndr). Sarà divertente e servirà per conoscerci un po’. Alla fine in Liguria le massime sono sui 13 gradi centigradi, magari finisce che loro pedalano in maniche corte!

Mattio: vacanze (quasi) finite, ora si guarda al 2025

30.10.2024
6 min
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Pietro Mattio ha concluso la sua stagione con il Giro di Lombardia U23, chiuso al nono posto. Una buona prestazione che ha messo il timbro a un 2024 che lo ha visto crescere, soprattutto negli ultimi mesi. Le prestazioni sono state di grande qualità, prima al Tour de l’Avenir e poi al mondiale di Zurigo nel quale si è fatto vedere spesso a inizio gara. A distanza di tre settimane dalla sua ultima gara il corridore del devo team della Visma Lease a Bike si appresta ad iniziare la sua terza stagione in giallo-nero. In quello che dovrebbe essere il suo ultimo valzer tra i piccoli (in apertura foto Instagram). Infatti il suo obiettivo è quello di trovare spazio nella formazione WorldTour

Una pedalata per godersi il semplice girare dei pedali e staccare la testa dall’agonismo
Una pedalata per godersi il semplice girare dei pedali e staccare la testa dall’agonismo

Il piemontese nei suoi giorni di vacanza non è riuscito a tenere a freno la sua passione per la bici e qualche giro se lo è goduto. Ritmo blando e compagnia con la voglia di pedalare per godersi il gesto e non per allenarsi o cercare la prestazione. 

«Sono troppo innamorato della bicicletta – racconta – per lasciarla in garage, dopo qualche giorno mi viene voglia di prenderla. Così ogni tanto mi concedo una pedalata con gli amici. E’ un modo per godermi il panorama e le strade sulle quali mi alleno tutto l’anno. Durante la stagione non posso alzare la testa per vedere cosa mi circonda, queste uscite durante la off season servono a questo: ammirare ciò che mi circonda. In più è un modo per mantenere amicizie diverse, perché in questi giri pedalo con gente che durante l’anno non riesco a vedere. Un’altra cosa che mi piace fare è andare in negozio da mio padre e parlare con dipendenti e clienti». 

Quanto è difficile per te non salire in bici per quasi un mese?

A me manca parecchio. Ci sono atleti che arrivano a ottobre e la bici iniziano a odiarla, e non vedono l’ora di andare in vacanza. Io la lascio giù perché mi riposo, ma pedalare con tranquillità mi permette anche di staccare la testa dall’agonismo. Ovvio che poi se prendo un aereo e vado in vacanza non la porto con me, ma se sono a casa un giretto me lo concedo, ma solo uno. Giuro. 

A proposito, le vacanze come sono andate?

Quasi finite in realtà (dice ridendo, ndr). Alla fine ho staccato a inizio ottobre dopo Il Lombardia U23, sono passate tre settimane. Mi sono concesso qualche escursione e delle gite in città nuove, l’ultima sarà Napoli questo fine settimana, insieme alla mia famiglia. Da lunedì riprendo ad allenarmi, in maniera molto blanda. Si riparte con palestra, corsa e qualche giro in bici. 

Il 2025 sarà un anno importante per Mattio così da concentrarsi sul passaggio nel WT (foto Instagram)
Il 2025 sarà un anno importante per Mattio così da concentrarsi sul passaggio nel WT (foto Instagram)
Il primo raduno quando sarà?

Il 17 novembre ci troviamo in Olanda per qualche giorno, conosceremo i nuovi compagni e fare qualche uscita tutti insieme. Poi come ogni anno, a dicembre, andremo in Norvegia per dieci giorni a sciare. Niente bici solo sci di fondo, è sempre divertente vedere chi non è capace. Due anni fa è toccato a me (ride ancora, ndr). 

Sarai al tuo terzo anno nel devo team, un veterano tra i giovani. 

Vero! Sarò uno dei più “anziani” visto che non abbiamo quarti anni. Mi aspetta una stagione carica di responsabilità verso i miei compagni più piccoli. In due stagioni sono cresciuto tanto e ho imparato altrettanto, ora mi tocca trasmettere qualcosa. 

Non è da nascondere che l’obiettivo del 2025 è entrare nel WorldTour. 

Firmare per il team professionistico è l’ambizione della prossima stagione. Per farlo dovrò continuare a crescere e perché no cercare di vincere. Non mi sono ancora fissato degli obiettivi sul calendario, per quello c’è tempo. 

Un grande step mentale è arrivato con il Giro Next Gen a giugno
Un grande step mentale è arrivato con il Giro Next Gen a giugno
Dal punto di vista fisico e atletico cosa dovrai fare?

Allora sono consapevole che dovrò implementare il lavoro in palestra, cosa che in queste due stagioni ho trascurato. Sicuramente è un punto sul quale penso di poter migliorare parecchio e dal quale potrei ricavare la potenza giusta per fare il salto definitivo. 

Magari aumentare le corse con il team WorldTour può darti una mano?

Sicuramente. Nel 2024 avrei dovuto fare qualche gara in più con i grandi ma il Tour de l’Avenir e il mondiale hanno un po’ cambiato i piani. L’anno prossimo dovrei fare un calendario maggiormente improntato sulle gare con i professionisti già dai primi mesi: ci sarà il Gran Camino e la Coppi e Bartali, ma vedremo le decisioni del team. Mi piacerebbe sempre fare le gare internazionali con gli under 23 come la Roubaix o la Liegi. Credo siano gare vicine alle mie caratteristiche e vorrei arrivarci pronto. 

Mattio alla Visma ha capito che serve anche lavorare per i compagni se si vuole far parte di un grande team (foto Instagram)
Mattio alla Visma ha capito che serve anche lavorare per i compagni se si vuole far parte di un grande team (foto Instagram)
Già dall’Avenir avevi trovato un grande miglioramento, ora manca poco?

Da giugno in poi sento di aver fatto uno step mentale importante. Ho trovato qualcosa e mi sono impegnato per dimostrarlo. Sento di aver fatto un ottimo finale di stagione: Avenir e mondiale, ma anche Il Lombardia U23. Nelle ultime gare ero stanco, ma grazie anche ai miei compagni ho trovato le giuste energie mentali e fisiche. Il gruppo è parecchio unito e aiutarsi a vicenda ci viene bene. 

Nel 2025 ti aspetti qualche spazio in più?

In realtà sento di averli sempre avuti. Con il passare degli anni ho capito che nel ciclismo ci sono dei fenomeni, sono pochi ma esistono. Quando si ha uno di loro in squadra è meglio aiutarli e vincere che provare a essere egoista per arrivare tredicesimo. Preferisco una vittoria del team. Un ragazzo davvero forte con il quale ho corso è Nordhagen e quando lo vedi andare in salita ti viene naturale dargli una mano. Così come lui l’ha data a noi in altri appuntamenti.

Amadori: «A Zurigo con una rosa competitiva e varia»

20.09.2024
5 min
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La lista degli otto corridori scelti da Marino Amadori per il mondiale under 23 è stata resa pubblica martedì insieme a tutte le altre dei vari cittì. I cinque nomi selezionati per la prova in linea di Zurigo sono: Giulio Pellizzari, Francesco Busatto, Davide De Pretto, Pietro Mattio e Florian Kajamini (in apertura, De Pretto e Pellizzari). A questi si aggiungono le tre riserve: Simone Gualdi, Federico Savino e Ludovico Crescioli. 

Il solito “problema”

Tre dei cinque nomi scelti da Amadori sono già nel mondo dei professionisti, un dato che però unisce tutte le selezioni nazionali di rilievo. Chi vuole provare a vincere ha portato i migliori atleti under 23, professionisti o meno. Da quando l’UCI ha aperto queste competizioni anche ai corridori che hanno messo nelle gambe corse WorldTour le scelte diventano obbligate. 

«La prima premessa che voglio fare – commenta Amadori – è che ci sono dei regolamenti e bisogna agire di conseguenza. Noi come Italia ci organizziamo per fare il massimo nella gara che assegna la maglia iridata. In una gara che vede 40 ragazzi che provengono da squadre professionistiche, noi dobbiamo agire di conseguenza per provare a essere competitivi. Con i ragazzi scelti mi auguro di esserlo, ma non sarà facile, non è che con questi andremo sicuramente a podio oppure a medaglia. Vi basti sapere che ci saranno Del Toro e Morgado, giusto per dire due nomi. Il primo ha fatto la stagione che ha fatto, mentre il secondo, al primo anno tra i professionisti, si è piazzato quinto al Fiandre. All’europeo abbiamo subito alla grande, al mondiale voglio portare una squadra che può essere protagonista».

Crescere e imparare

Ne abbiamo parlato anche con Pellizzari nell’ultima intervista. Per vincere serve imparare a farlo e abituarsi a vivere determinate situazioni. Il corridore della Vf Group-Bardiani ha detto di essersi pentito per non aver corso l’Avenir. La corsa a tappe francese, che racchiude il meglio del movimento under 23, sarebbe stata un punto importante per la sua crescita. 

«Il punto che mi va di sottolineare – riprende il cittì – è che noi come Italia facciamo fatica nel mondo dei professionisti. Portare ragazzi come Pellizzari, Busatto e De Pretto al mondiale under 23 può essere una bella occasione per migliorare e vivere queste gare da protagonisti. Sono corridori che tra uno o due anni magari  saranno protagonisti con la nazionale maggiore e lo saranno anche grazie a questo passaggio. E’ chiaro che mi spiace lasciare fuori i vari Zamperini, Crescioli, Gualdi, Savino e gli altri che erano nella mia lista. Però la maglia azzurra va onorata e andare al mondiale per fare piazzamento da “ennesima” posizione non è ciò che merita la nazionale italiana».

Questione di equilibrio

Cinque nomi in una lista dove tanti meriterebbero spazio, ma ciò che serve è avere equilibrio per partire competitivi e ricoprire bene tutto il percorso. 

«Dei cinque ragazzi – spiega Amadori – non tutti sono da ragazzi da ultimo momento e non ci sono solamente leader. E’ importante trovare il giusto compromesso. Mattio è una sicurezza, il suo Tour de l’Avenir corso sopra le righe mi ha fatto capire che potrà essere molto utile alla causa fin dal chilometro zero. Kajamini, ad esempio, è uno di quelli che non ha paura di prendere vento in faccia e anche lui all’Avenir ha fatto vedere di andare forte in salita. Poi lui è uno che attacca, da noi in Italia tanti ragazzi corrono sulle ruote per fare ottavo o quindicesimo, Kajamini invece è uno che si muove, anticipa e lotta.

«I leader – riprende – saranno Pellizzari, Busatto e De Pretto, almeno sulla carta. Li conosciamo bene e sappiamo quanto valgono. Pellizzari ha un valore, in salita, fuori dal comune e può lottare con i vari Torres, Nordhagen e Widar. De Pretto ha fatto un bell’avvicinamento, dimostrando ottime sensazioni visto anche il quarto posto al Matteotti. Busatto, infine, è colui che ha messo nelle gambe più gare di qualità in questo periodo e da dopo l’altura di luglio ha corso solamente in gare WorldTour».

In ordine due delle tre riserve scelte da Amadori: Gualdi e Crescioli. Tra gli esclusi anche il campione italiano Zamperini
In ordine due delle tre riserve scelte da Amadori: Gualdi e Crescioli. Tra gli esclusi anche il campione italiano Zamperini

Importante vedere il percorso

Non resta che fare la valigia e imbarcarsi verso Zurigo, il 24 settembre, martedì, Amadori e i suoi arriveranno in città. Poi sarà il tempo di entrare nella “bolla iridata”. 

«Il percorso è duro – conclude il cittì – ma non durissimo. Gli under 23 dovranno fare quattro giri del circuito finale, non sarà così micidiale. Vero anche che all’europeo il percorso non era proibitivo eppure i distacchi sono stati incredibili. La gara la fanno i corridori e se come all’europeo la prima ora si fa a 51 di media ci sarà da divertirsi e soffrire. Il mondiale sicuramente sarà selettivo, noi dovremo studiare bene ogni evenienza per farci trovare pronti. Partiamo martedì perché mercoledì dalle 8 alle 10 ci sarà il percorso chiuso al traffico. E’ importante vederlo visto che ci sono dei passaggi delicati in città. Provarlo in modalità gara sarà basilare».